di Jacopo Ventura
Macerata, abbonamento Apm invalidato dopo delibera comunale. "Una prepotenza verso i cittadini"
Occhi sulla città, ma non sui cittadini. Il Comune di Macerata ha già predisposto ogni cosa in vista del periodo natalizio, vestendo a festa le vie e le piazze del centro storico. E, soprattutto, ‘agevolando’ il traffico automobilistico dando persino il via libera nei fine settimana. Una misura, quest’ultima, che torna utile ai commercianti impegnati a far cassa in queste settimane clou, rispetto a chi - venendo da fuori - deve fare invece i conti con il ‘dramma del parcheggio’. Il tutto ‘ça va sans dire’ rimanda agli effetti della delibera n.368 del 13 ottobre 2022 in materia di ‘revisione e adeguamento della sosta tariffata, firmata a doppie mani dal sindaco Sandro Parcaroli e dal segretario generale Francesco Massi Gentiloni Silveri, con il benestare di Apm. Fra i passaggi più interessanti dell'ordinanza, l’aumento del prezzario dei singoli ticket - 6 euro/24h nelle strutture, 80 cents/h in zona Garibaldi e Tribunale - e degli abbonamenti, con maggiorazione fino al 50% (leggi qui). Dov’è l’inghippo? Non tutte le vie limitrofe al centro storico sono state incluse nella suddetta delibera. Come ad esempio quelle della Zona L compresa fra viale Trieste, viale Don Bosco fino a via Annibal Caro. Chi aveva rinnovato il proprio abbonamento in anticipo sul 1° novembre 2022 (data di decorrenza della delibera), oggi si ritrova con un servizio invalidato e non rimborsabile. In più, è costretto a parcheggiare altrove il proprio mezzo, con ulteriore esborso per il ticket giornaliero. “Mia moglie lavora alla Coop di via Dante Alighieri - racconta Michele, residente nel quartiere di Collevario - e come altri dipendenti possedeva l’abbonamento annuale (pagato 160 euro, valido fino ad agosto 2023) per parcheggiare nelle strade adiacenti e più funzionali, come via Alfieri. Con la delibera, adesso la sosta è vietata. E lasciare la macchina su altre strisce blu comporta una spesa di circa 18 euro a settimana. Fatto il calcolo, sono almeno 60 euro al mese”. A riprova del disagio, dagli uffici dell’Inps siti nella stessa area sono già partite le lettere di protesta dirette ad Apm. Che lo ricordiamo, in quanto affidataria del servizio, ha unicamente seguito le direttive del Comune di Macerata. “Ci hanno invitato a sporgere reclamo - continua Michele - ma a questo punto manderemo la segnalazione tramite l’associazione dei consumatori. O viene ripristinato il vecchio servizio oppure ci rimborsano l’abbonamento. Abbiamo pagato per un servizio che non c’è, stipulato di fatto un contratto. Non si possono cambiare le condizioni in corso d’opera senza avvisare. È un atto di prepotenza verso i cittadini”.
“Qualità della vita 2022”, Macerata paradiso dello spaccio: aumentano i reati per stupefacenti
L’anno 2022 si appresta al termine e come di consueto è stato pubblicato il report del Sole 24 Ore relativo alla “Qualità della vita” delle 107 province d’Italia. Fioccano le bocciaure anche per Macerata, che continua a perdere terreno scivolando dal 51° posto del 2021 al 59° (leggi qui). In base ai valori suddivisi secondo le 6 diverse macro categorie considerate – ricchezza e consumi, affari e lavori, ambiente e servizi, demografia e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero – il podio vede le città di Bologna, Bolzano e Firenze come le migliori in assoluto, a dispetto dei primi segnali di recessione economica (shock dei prezzi, caro energia, aumento dell’inflazione). A colpire particolarmente è il ritorno ai vertici del capoluogo toscano: l’ultima volta nel 2003, quando a fare paura erano la Sars e la guerra in Iraq. All’interno della Regione Marche, la provincia di Macerata chiude il 2022 in quarta posizione dietro quelle di Pesaro Urbino (25°, +21), Ancona (28°, +2) e Ascoli Piceno (42°, -7) che segnano in alcuni casi sensibili margini di miglioramento rispetto all’anno scorso. Sul piano nazionale, pesa l’inflazione sui prodotti alimentari: 105° posto in classifica. A fare da èco sono le variazioni dei principali indicatori, tutti in calo netto con maggiore riguardo per “affari e lavoro” (-48 punti, +6,6% il valore pro capite aggiunto) e “demografia e società” (-39 punti, +3,1% il tasso di natalità). Solo nella macro categoria “giustizia e sicurezza” si registra un plus di 28 punti che assicurano la 21^ posizione rispetto alle altre province italiane. Un dato che, però, si pone in forte contrasto con gli indici relativi alla criminalità, seppure invariati a confronto con il 2021. Macerata prosegue nel trend negativo legato ai reati per traffico di stupefacenti: con 46,8 denunce segnalate ogni 100 mila abitanti, è la 15^ provincia d’Italia (in termini relativi) con i maggiori casi registrati di spaccio.
Lavorare con i ‘matti’ della Comunità di San Claudio. “La follia è una dote, ma fa ancora paura” (FOTO e VIDEO)
“Abbiamo tutti una parte schizofrenica, psicotica. Di fronte a ‘loro’ sei messo a nudo, disarmato: e questo ci rimette in contatto con la parte primitiva di noi stessi”. Con queste parole Martina Monterubbiano e Stefania Pietracci, rispettivamente coordinatrice e psicologa della Comunità di San Claudio, provano a spiegarci il perché di quella paura ancestrale nei riguardi della ‘malattia mentale’. E, anche, cosa significa avere a che fare con i loro pazienti psichiatrici. Una mole di lavoro che da ormai 25 anni si sostiene grazie alla sinergia costruitasi nel tempo fra responsabili e operatori OSS, in riferimento alla missione (senza scopo di lucro, ndr) portata avanti dall’associazione di Capodarco sin dal 1966 (leggi qui). La realtà di San Claudio nasce ufficialmente l’11 febbraio 1998 in applicazione della legge Basaglia: venti persone, all’epoca, furono trasferite dal manicomio di Macerata alla struttura corridoniense. Persone con cronicità psichiatriche, riconosciute dal resto del mondo come ‘diverse’. E ancora oggi, sfogliando i vari referti clinici, non vi è alcun dubbio sulla patologia principe che le accomuna fra di loro, seppur con diverse sfumature e declinazioni, più o meno gravi: la psicosi. La follia. "Il turnover nel corso di questi anni è stato piuttosto basso - spiega Stefania - e in questo momento ospitiamo 20 pazienti di età compresa fra i 45 e i 74 anni, di cui: un’ex manicomiale e 19 provenienti dal nostro bacino d’utenza territoriale che si estende fino a Civitanova e Recanati (8 da casa e 11 da altra struttura sanitaria)". Delle 60 persone finora transitate, inoltre, vanno conteggiate quelle decedute (10), le trasferite in altre strutture (26) e i rientrati in famiglia (4). La Comunità di San Claudio si impegna da sempre anche a mantenere il rapporto con amici e parenti del singolo ospite, anche se nel più dei casi questo va a decedere per almeno due ragioni: il carico di sofferenza insopportabile per il gruppo dei familiari e/o l’inizio tardivo del percorso di riabilitazione. Per cui il paziente, già in età adulta, finisce suo malgrado col sopravvivere ai propri genitori e conoscenti. "La malattia mentale è ancora uno stigma - sottolinea Martina - e la patologia cambia in base alla società e i suoi mutamenti storici. Per noi che andiamo verso il concetto di una Comunità integrata, inclusiva e compartecipe, parlare di diversità è come parlare di qualcosa che non esiste: tutto ciò che è diverso da noi concorre alla costituzione di un sistema vivo, costruttivo e duraturo. Per questo preferiamo la parola ‘differente’, ovvero portatore di un’altra cosa. Ed ecco che quello che magari manca a noi può essere portato da altri: in questo modo scompaiono discriminazioni e preconcetti, accettando l’idea di una realtà fatta di tante tessere di puzzle, ognuna differente ma importante". Contemporaneamente, però, non è escluso per gli operatori il richio del cosiddetto ‘burnout’, ovvero lo stress (sia fisico sia mentale) che in questo caso unisce l’impegno lavorativo e al coinvolgimento umano nei confronti del paziente. All’uopo, gli OSS usufruiscono di una supervisione psicoterapica che accompagna la loro ri-scoperta di se stessi (e della personale componente più archètipa), scongiurando la possibilità di rimanere ‘bruciati’ dall’esperienza. "Dopo 25 anni qui - afferma Filomena - ho capito che la follia è una dote: ti permette di fare cose che in un mondo ‘troppo normale’ non è permesso. Io ho cominciato con i bambini disabili, e mai avrei creduto di entrare a far parte di questa realtà. Gli stimoli sono sempre tanti e la motivazione a sostenere queste persone ancora forte: per questo ho sempre cercato di conciliare lavoro e vita privata". Come la collega, anche Adriano espone stralci della propria esperienza ventennale cominciata quando don Vinicio Albanesi chiamò a raccolta esclusivamente operatori giovani per dare il via alla missione, 25 anni fa. “E’ iniziato tutto quasi per scherzo, come puro assistenzialismo. Nel tempo è diventato un percorso professionale e di crescita umana, grazie anche ad un gruppo di compagni con i quali siamo riusciti a superare persino i momenti più difficili. Ricordo le prime gite fuoriporta organizzate per i pazienti, con la gente del territorio che ci guardava in maniera torva e gridava ‘Arrivano i matti, arrivano i matti!’ ". "Visti da fuori, loro sono i ‘malati’ - spiega Serena, da due anni infermiera nella struttura - perché nella mentalità della maggior parte della gente non sono mai usciti dai manicomi. In realtà, sono persone che reagiscono in base a come li tratti, ed è una cosa che credo valga in qualunque contesto sociale, dalla famiglia agli amici. Si pensa che l’infermiere sia semplicemente deputato a stare in una corsia d’ospedale e a somministrare medicine. Qui è diverso, c’è molto rapporto umano e ne sono affascinata: è bello sostenerli nella riabilitazione e riuscire magari a strappargli un sorriso in una giornata no”. Di seguito, le video interviste complete:
Pollenza, ancora fiamme alla Rimel. L’ultima volta nel 2007. “Il clima non aiuta la dispersione del fumo” (FOTO e VIDEO)
Proseguiranno almeno per tutta la giornata di domani i lavori dei vigili del fuoco per domare l’incendio tuttora attivo all’interno degli stabilimenti della Rimel Srl (ecco in quali comuni le scuole restano chiuse), l’azienda in via dell’Industria a Pollenza, dove ha preso fuoco la scorsa notte uno dei capannoni per lo stoccaggio di materiali plastici ed elettronici (computer, frigoriferi, elettrodomestici vari). Sul posto anche i dipendenti Arpam per i rilevamenti, insieme agli agenti di polizia locale e Arma dei carabinieri intervenuti a delimitare il perimetro di accesso e il transito degli autoveicoli. Ancora sconosciute le cause che avrebbero scatenato la conflagrazione, ma dalle prime informazioni è emerso che le fiamme hanno raggiunto durante la notte temperature approssimative di oltre mille gradi, andando a compromettere i pannelli della sezione posteriore del fabbricato. Il rischio maggiore attualmente è quello di un possibile crollo: per i vigili del fuoco risulta difficoltosa la rimozione dei materiali che continuano a bruciare all’interno dello stabile favorendo la propagazione incessante dei fumi tossici. L’intervento richiesto per scongiurare del tutto il problema è quello di rimozione dei materiali ancora in fase di combustione, reso infattibile senza un rischio concreto della sicurezza degli agenti, che rimangono in attesa di nuove istruzioni. Impegnati sul posto circa trenta uomini dei vigili del fuoco, compreso il nucleo Nbcr (nucleare - biologico - chimico - radiologico) per la decontaminazione dei locali. Nella mattinata odierna, si è tenuto alla Prefettura di Macerata un confronto congiunto fra i funzionari locali, il comandante provinciale dei vigili del fuoco Mauro Caprarelli e alcuni dipendenti Arpam accorsi dopo i nuovi rilevamenti effettuati stamattina. “Il problema non è più l’incendio in questo momento”, ha dichiarato Caprarelli a margine dell’incontro. “Alcuni pannelli della struttura si sono spanciati e stiamo prestando attenzione. Siamo attivi con tre squadre per spegnere i focolai residui, dopodichè procederemo a rimuovere i materiali”. “Abbiamo attivato alle 6 di questa mattina il primo campionatore per la qualità dell’aria a Casette Verdini - comunica la direttrice Arpam Paola Ranzuglia. “Un secondo dispositivo è stato predisposto a Pollenza Scalo: attendiamo i dati ufficiali nelle prossime ore. Contemporanetamente, siamo andati a monitorare con dei campionatori passivi negli altri comuni più interessati, ovvero Sforzacosta, Urbisaglia Corridonia e Tolentino. Le condizioni climatiche non favoriscono la diffusione della nube di fumo e la dispersione degli inquinanti verso l’alto, per cui la cappa rischia di rimanere sospesa a lungo negli strati bassi dell’atmosfera. Con i colleghi dell’Asur stiamo provvedendo ad allestire anche i campionamenti per le eventuali ricadute”. Nel corso della giornata, i sindaci di Pollenza, Macerata e comuni limitrofi hanno seguito lo sviluppo della vicenda, arrivando a procedere in via cautelativa alla chiusura dei plessi scolastici e raccomandando la cittadinanza di rimanere in casa. “Si informa che a seguito dell'incendio sviluppatosi nella notte - si legge in un post Facebook del primo cittadino di Pollenza Mauro Romoli - e tuttora in corso presso la ditta Rimel di Casette Verdini, la scuola primaria ‘C. Urbani’ e la scuola dell'infanzia ‘Arcobaleno’ stamattina 06/12/2022 rimarranno chiuse a scopo cautelativo. Rimarranno chiusi anche i due asilo nido ‘Fate e Folletti’ e ‘Piccole Canaglie’ e il nido domiciliare ‘Le Formiche di Tatanna’ tutti ubicati a Casette Verdini”. Successivamente è stata diffusa l'ordinanza sindacale che prolunga la chiusura delle prime due strutture scolastiche, raccomanda la chiusura degli stabilimenti produttivi presenti nel raggio di 1 km e impone il diveto di raccogliere e consumare frutta e ortaggi provenienti dalle zone di Casette Verdini e Pollenza Scalo. “A seguito dell'incendio divampato questa notte - recita la nota del Comue di Macerata - il sindaco Sandro Parcaroli ha emesso un'ordinanza per la chiusura delle scuole ‘Natali’ e ‘Liviabella’ di Sforzacosta che hanno già ricevuto comunicazione diretta nelle ore precedenti. Si consiglia, inoltre, ai residenti della frazione, di tenere chiuse le finestre e di non utilizzare i condizionatori. Gli Uffici comunali, in sinergia con la Polizia locale e con le autorità preposte, stanno seguendo l'evolversi della situazione”. “A titolo cautelativo si consiglia di chiudere le finestre e di restare a casa. Nella giornata di oggi rimarranno chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado”, le direttive del Comune di Urbisaglia. “Tenuto conto delle condizioni meteo con il vento che spinge i fumi verso l’entroterra, si invita la cittadinanza a rimanere in casa e uscire solo per necessità, tenere chiuse porte e finestre, lavare accuratamente frutta e verdura del proprio orto”, per il Comune di Colmurano. La situazione mantiene in allerta anche i residenti locali della zona di Pollenza. “Alcune persone sono venute questa mattina, anche per curiosità”, afferma Roberto, titolare del bar H7 situato ad appena 350 metri dalla Rimel. “Personalmente ho seguito gli aggiornamenti della vicenda sui social, ma non sono particolarmente preoccupato. Ormai qui ci siamo abituati a questi episodi, con tutte le volte che ha preso fuoco il Cosmari. L’ultima volta alla Rimel era successo 15 anni fa”. Risale infatti al 21 settembre 2007 l’ultimo incendio per il quale si aprì un’inchiesta sulle cause che non risultano essere state mai del tutto accertate. Al tempo, l’esplosione avvenne ai danni di un macchinario di triturazione dei materiali. Ma secono le ricostruzioni dei carabinieri, l’impianto di aspirazione che prese fuoco non si trovava in funzione. Di seguito, il servizio:
Macerata, Pos a 60 euro. I commercianti: “Il vero problema sono i tassi d'interesse alle banche” (VIDEO)
Il neo-eletto governo di Giorgia Meloni ha ufficialmente presentato alla Camera la bozza della prossima Legge di Bilancio 2023, già controfirmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una manovra da 35 mld di euro, che annovera fra le misure di alto spicco la riduzione fino all’annullamento del reddito di cittadinanza, una soglia della flat tax alzata fino ad 85.000 euro, tetto al contante di 5.000 e l’obbligo per i commercianti di rifiutare i pagamenti tramite Pos (quindi con carte di credito, debito o bancomat) per acquisti inferiori ai 60 euro (prima erano 30). Se nei circa 174 punti dell'articolato vengono toccati altri temi - come il lavoro, il cuneo fiscale, i nuovi finanziamenti alle imprese, il taglio dell’Iva dal 10 al 5% per combattere l’inflazione, i sostegni (seppur minimi) a scuola e sanità -, l’attenzione generale in quel di Macerata è rivolta oggi ai negozianti che cercano, nell’attesa di approvazione della Legge entro fine anno, di farsi un’idea preliminare sull’effettiva utilità del nuovo 'pagamento elettronico' e dell'innalzamento del limite al denaro contante. Arrivando a dubitare, in alcuni casi, anche della paventata risolutezza in termini di evasione fiscale. “Per noi non cambia niente - spiega Gloria, titolare di una cartolibreria in Corso Cairoli - perché di norma accettiamo pagamenti senza alcun limite. Da commerciante avrei preferito una diminuzione delle tariffe fisse e mobili sul Pos”. Dello stesso parere anche Emanuel, gestore di un bar. “Penso che sia una cosa buona per altri tipi di commercianti, cioè quelli che processano versamenti pari o superiori a 60 euro”. “Se per 10 centesimi di gomme da masticare 5 sono di commissione, allora è giusto mettere un freno ai pagamenti elettronici - aggiunge Stefano, proprietario di una tabaccheria vicina allo Sferisterio - altrimenti non c’è margine di guadagno. Sono d’accordo anche con l’innalzamento del contante: così saremo liberi di girare con qualche soldo in più in tasca, senza problemi”. “Fare acquisti con le carte di credito è diventato per molte persone più semplice - afferma Cristina, bazar 48 nel centro storico - soprattutto quando vengono i turisti da fuori. Il vero problema sono le banche, che dovrebbero agevolare i tassi d’interesse sulle transazioni per noi negozianti. Io di contante a chiusura di giornata ne calcolo ormai poco, pur accettando ogni tipo di pagamento: diversamente, sarebbe una scorrettezza nei confronti del cliente. E penso anche che ci sia malafede sui famosi pagamenti in nero (io gli scontrini li faccio sempre!), ma questo dipende dal comportamento civile che ogni cittadino decide o meno di assumere”. Di seguito, il servizio:
Dalla depressione all’attivismo sociale: storia di Giulia e di 'Univox'. “La rivoluzione parte dalla scuola”
“Se soffri di depressione o d’ansia, vieni qui e abbracciami”. La prima volta è stato il 10 ottobre, Giornata mondiale della ‘salute mentale’. La seconda il 13 novembre, stavolta ‘della gentilezza’. Giulia si è fatta trovare fra il Corso e Piazza della Libertà in queste occasioni, cartello alla mano con la frase di cui sopra e abbracci gratis (‘free hugs’) da dispensare ai passanti del centro storico. Uno di questi me lo son voluto prendere anch’io, insieme a un bigliettino con messaggio motivazionale pescato dal cappello: ‘Non sei solo’ - Univox. Rincorro Giulia tramite i social per qualche settimana, prima di chiederle di incontrarci e parlarmi di questa 'Univox - Scuola del cambiamento' di cui fa parte solo da pochi mesi. “Si tratta di un progetto - mi spiega - divenuto da poco una vera e propria associazione, che porta con sé l’ambizione di cambiare questa società. A partire dalla scuola”,il secondo contesto sociale nel quale veniamo catapultati in questa vita, dopo la famiglia. Nell’età bambina in cui tutto si assorbe a livello emotivo ed esperienziale, e quel tutto diventa più o meno conseguenza dell’adulto che saremo un domani. Giulia oggi ha 24 anni, dal 2018 risiede nel centro storico di Macerata. Origini lucane, occhi azzurri che non puoi evitare. Studia scienze pedagogiche, vuole fare l’insegnante. Lavora part time in un bar per mantenersi affitto e svago. E ha il suo bel bagaglio di casini esistenziali da gestire. “Quando i miei si separarono - racconta - avevo tre anni. Vivevo anche la scuola in maniera negativa, pur essendo molto curiosa: avevo degli insegnanti disinteressati alle problematiche personali di noi bambini. Anzi, spesso avevano la tendenza a ridicolizzarci di fronte all'intera classe se eravamo stati assenti qualche giorno o non avevamo fatto correttamente qualcosa”. Storie di ordinaria infanzia. Ma che per Giulia hanno fatto la differenza al punto da spingerla, dopo il diploma, a lasciare il suo paesino in provincia di Potenza (Basilicata) e trasferirsi nel Maceratese. Con lo step universitario, arrivano anche i periodi bui, insieme al dolore e alla fatica di doversi reinventare. “Ho vissuto momenti di forte depressione, ai quali cercavo di sfuggire il più possibile con ogni mezzo a disposizione: non nascondo di aver avuto propositi autodistruttivi. Non sapevo più chi ero, perché esistevo, cosa avesse davvero importanza per me. Mi sentivo sola. Il supporto di mia madre, di mio fratello maggiore, dei miei amici mi ha aiutato a riprendere ossigeno e fare qualcosa di concreto per me stessa”. Giulia decide quindi di intraprendere, circa un anno e mezzo fa, un percorso di psicoterapia: "per imparare ad accettarmi cosi come sono”, dice. Si guarda intorno, nel frattempo, e incontra persone, colleghi e studenti che sono storie come o più della sua: una comunità di giovani in cerca di realizzazione personale, non immune alla pressione di una società che continua a identificarli nel più dei casi come "quelli che non hanno voglia di far niente, fannulloni e bamboccioni". "In un contesto storico così fluido e in continuo cambiamento come quello attuale - mi spiega - la scuola rimane ancora vergognosamente indietro. Io dico sempre che ‘in Italia siamo solo di facciata’: i risultati che otteniamo nel campo della ricerca ad esempio non li mettiamo mai al servizio di quelle istituzioni responsabili anche della salute mentale ed emotiva dell'intera società. Trovo scandaloso oggi persino la presenza di un Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nelle scuole, nelle università e negli ambiti lavorativi non si fa che parlare di produzione, perfezione, di merito, senza guardare alle difficoltà, a quello che c’è dietro l’individuo". E cosa c’entra 'Univox', che si propone di intervenire lì dove le istituzioni tardano o mancano del tutto? "Ho conosciuto l’attuale presidente Serena De Sandi - racconta G. - tramite un amico psicologo, mentre preparavo la mia tesi di laurea. Mi sono sentita subito accolta da questa comunità di persone appassionate, e accettata per ciò che ero e pensavo: fu una gioia! Una squadra composta da fondatori, collaboratori, esperti nel campo della pedagogia, della didattica, della psicologia etc., e volontari come me che lavorano per una corretta informazione e sensibilizzazione da portare nelle scuole". Una sorta di movimento sociale, insomma, avviato ufficialmente il 3 aprile scorso in quel di Bari e presto diffusosi nel resto d’Italia, grazie ad iniziative come il ‘free hugs’ nei centri di Roma, Macerata o Milano, i reel e i post informativi di Instagram con al centro i temi caldi dell’attualità o specificamente giovanili (ansia, depressione, disagio sociale), un blog con articoli all’uopo, uno sportello di sostegno psicologico aperto a tutti sul sito web. E numerosi altri work in progress gestiti da remoto ma che rispondono ad un’ottima organizzazione tramite doodle, riunioni in streaming, eventi e comunicazioni via Telegram. "Quello che vogliamo - sottolinea G. - è mettere in atto un vero cambiamento che parta dalla scuola. Gli ultimi due anni di pandemia ci hanno messo di fronte a una società come la nostra piena di rabbia e frustrazione, che oggi si rifugia nell’individualismo e nel disinteresse per il prossimo. Gli ‘abbracci gratuiti’ sono un gesto di gentilezza al quale molti hanno rinunciato; i ragazzi studenti e/o lavoratori non vengono supportati a dovere nel loro sviluppo emotivo e mentale". “Prendersela con le droghe - aggiunge - o la movida in generale, o pronunciare ordinanze ai limiti del proibizionismo è sintomo di un sistema che non funziona: Macerata è un caso esemplare. Per questo bisogna andare oltre i tabù scoiali e impegnarsi collettivamente affinchè gli individui assumano maggiore consapevolezza di sé e degli altri. Anche se può appairire un’utopia, io ci credo davvero in questa rivoluzione: ecco perché per me 'Univox' è un progetto importante”.
Violenza di genere nel Maceratese, un problema culturale. “Troppi stereotipi legati a donna e uomo” (FOTO e VIDEO)
“Chi dice donna dice danno”. Proverbi, battute, luoghi comuni. Ci si può ancora ridere sopra, volendo. Di fatto, però, frasi come questa sono frutto di stereotipi. Maschilisti, s’intende. Di quelli ben radicati nella nostra cultura e divenuti pericolosi, nel corso del tempo. Perché di fatto la lingua e il linguaggio assumono oggi più di ieri un ruolo fondamentale nell’indirizzare un certo modo di pensare. Il 25 novembre rappresenta ogni anno un giro di boa, un recinto temporale nel quale si concentrano tutte insieme dichiarazioni, manifestazioni e iniziative legate alla donna vittima di violenza (risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999). Un’occasione anche per provare a orientarsi attraverso i numeri e comprendere meglio il fenomeno all’interno dei nostri confini nazionali. Secondo i dati Istat 2019-2022, il 74% delle vittime non si confida nemmeno con un’amica. Il 45% di coloro che si sono rivolte a CAV, associazioni o gruppi raccontano di aver subito almeno una forma di aggressione (fisica, psicologica, verbale, sessuale, economica etc.). Sette donne su dieci ritengono che l’abuso verbale o fisico da parte di un partner sia diventato più comune. Sei su dieci affermano che le molestie nei luoghi pubblici sono peggiorate. Nell’ultimo anno ad oggi sono rimaste uccise 77 donne: la media è di un femminicidio ogni tre giorni. “Che cosa indossavi?” è la domanda che risuona più frequentemente nelle aule di tribunale piuttosto che negli uffici di polizia. Domanda che spesso fa la differenza al punto da scagionare l’imputato per abuso e/o violenza. Si tratta di uomini che sono espressione stessa della società in cui viviamo. I maltrattanti (coniuge, convivente o ex partner) che agiscono per lo più all’interno delle mura domestiche: il 70,1% dei casi. Il ritratto dell’abusatore corrisponde per il 90,6% delle segnalazioni all’uomo di nazionalità italiana appartenente alla cerchia familiare: nel 39,1% dei casi sono i mariti, nel 36,3% compagni/fidanzati. “La violenza di genere è a tutti gli effetti un problema culturale”, affermano Elisa Giusti (cooperativa Il Faro Sociale) e Valeria Pasqualini (Ambito Territoriale Sociale n.15), assistenti sociali e collaboratrici all’interno del Cav di Macerata. Ci segnalano che da gennaio a ottobre di quest’anno sono state 220 le donne italiane e straniere (a fronte delle 663 in tutta la Regione Marche, dato in aumento) che si sono si sono messe in contatto con loro usufruendo anche degli sportelli di Civitanova, Porto Recanati e Castelraimondo. Di queste, 181 (soprattutto nella fascia 40-50 anni) sono andate oltre il primo colloquio di accoglienza e hanno intrapreso un percorso di autodeterminazione ed emancipazione, fatto di supporto psicologico, sostegno economico e consulenza legale. “Il fatto di aver creato nell’ultimo anno una rete antiviolenza territoriale più efficace - proseguono Elisa e Valeria - ha incrementato il numero di invii e segnalazioni da parte di centri sociali, forze di polizia, enti pubblici e privati. Paradossalmente, è un dato positivo. Molte donne faticano ancora ad affidarsi a noi per paura di ritorsioni e per via della cosiddetta ‘vittimizzazione secondaria’: cioè chi recrimina a se stessa il non essere stata una brava moglie o una brava madre. Questo è il prodotto di uno stigma sociale”. “Per fronteggiare la violenza di genere - aggiungono - occorre un metodo culturale rivolto soprattutto ai giovani: trasmettere conoscenze, cambiare pensieri e che fino ad oggi sono stati per lo più maschilisti, sessisti, patriarcali, che hanno sempre considerato un forte divario fra i sessi. Questo vale tanto per l’uomo quanto per la donna”. Di seguito, l'intervista completa:
Da Capodarco a San Claudio, i ‘matti’ di don Vinicio. “Anche gli ultimi della società sono persone” (FOTO e VIDEO)
“Facevo la terza media quando visitai per la prima volta un manicomio. C’era un ragazzo con epilessia, del mio paese. Gridava ‘Io non sono pazzo. IO NON SONO PAZZO!’. Dopo sessant’anni ho ancora questa immagine del manicomio. Quello vero. Terribile. Difficile persino da descrivere”. Queste e altre storie racconta don Vinicio Albanesi. Dal suo ufficio simile a un 'krasnyj ugol', tappezzato di icone sacre, ci accompagna in una delle stanze più grandi della villa quartier generale dal 1966 della Comunità di Capodarco. Due delle sue operatrici più fidate, Martina e Stefania, mi anticipano: “Non è un prete normale, ha un carattere molto acceso. Se ti guarda mentre si abbassa gli occhiali, eh son cavoli”. Sorridiamo scambiandoci rapidamente i convenevoli. Gli espongo le ragioni della nostra visita. “Vorremmo sapere qualcosa di più del lavoro che svolgete qui, e in particolare presso la Comunità di San Claudio”. Sì, quella che sorge di fianco all’abbazia, nella frazione del municipio di Corridonia (MC). Quella che ospita i matti. Con nomi, cognomi, storie. E gli operatori che li assistono ogni giorno, dal 1998. Anche loro con nomi, cognomi e storie. Ma ci torneremo un’altra volta. Quella di Capodarco (l’associazione) è una realtà nata 56 anni fa, ad opera di don Franco Monterubbianesi. Vinicio Albanesi, al tempo, era un ‘semplice’ seminarista. Quando la vecchia villa abbandonata di Fermo diventa sede ufficiale, le prime persone accolte sono i disabili fisici. Nel tempo, arrivano quelli psichici, poi i giovani, i minorenni, i tossicodipendenti, gli immigrati e i malati psichiatrici. Gli ultimi della società, diremmo noialtri. La missione dell’associazione rimane sempre la stessa, per tutti: la riabilitazione e l'inserimento sociale e lavorativo. Nel 1974 don Vinicio si insedia in pianta stabile alla guida di questo insolito carrozzone, e dieci anni dopo ne diventa presidente. Oggi lui ne ha 79, ed ha declinato il proprio ruolo a presidente onorario, lasciando a persone altrettanto abili la gestione di Capodarco. Sempre però supervisionando, s’intende. Profonde saggezza con le sue parole, umanità con lo suo sguardo, autorevolezza grazie a un carattere che fa da contraltare alla corporatura minuta. “La nostra è la storia di un percorso fatto di persone che ‘sembrano’ diverse da quelle, cosiddette, normali. In realtà, anche loro hanno sentimenti, voglie, difficoltà, sogni, ricordi, cose belle e cose brutte. Il resto del mondo, però, tende ad etichettarli: i pazzi, i disabili, i tossici, varie categorie. Ma questo è frutto di una visione esterna, superficiale, comunque non reale. Sono persone che certamente non hanno autonomia, fisica o mentale. Però sono persone come tutte”. La paura, non come giustificazione. Ma come base di uno stigma sociale. E sentimento condiviso da chi una vita normale la immagina con un lavoro, una casa, la buona salute. I requisiti necessari per non essere lasciati ai margini della società. “Quando accettammo di occuparci dei disabili mentali - aggiuge don Vinicio - posi due condizioni: nessun infermiere dai reparti psichiatrici, e soprattutto degli operatori giovani. Partimmo con ragazzi e ragazze di 23-24 anni. Mi dissero che era un azzardo, ma non lo era: i giovani hanno le capacità di essere curiosi, attenti e soprattutto disponibili ad apprendere”. Di seguito, l'intervista completa a don Vinicio Albanesi:
Macerata, il nuovo Ospedale senza fondi e lo Sferisterio bloccato. “Il Comune prende in giro i cittadini”
A quasi due anni dall’insediamento, è tempo di bilanci tra le fila della giunta Parcaroli. Qualcosa di cui, senz’altro, verremo messi a parte come di consueto accade attraverso comunicati e conferenze stampa: ai fini della trasparenza. Per tutto il resto, ci sono gli occhi e le orecchie di chi si muove ogni giorno per le strade di Macerata, gestisce un’attività commerciale, si reca all’università, al lavoro, o semplicemente vive la città. I cittadini, i contribuenti, il ‘popolo’ detto in politichese. E poi c’è chi segue dall’esterno certe dinamiche, magari con alle spalle un passato trascorso proprio nell’amministrazione comunale, e oggi prova a farsi un’idea alla luce dei risultati effettivamente raggiunti, le promesse mantenute o disattese, gli ‘inciampi’ più recenti che in qualche modo rischiano di incidere sul curriculum di qualche amministratore, assessore e dirigente in carica al momento. “Dovere di un sindaco è fare gli interessi dei propri cittadini, non continuare a fare l’imprenditore sotto altre spoglie”, ha parafrasato negli ultimi giorni il capogruppo Pd e rappresentante nel Consiglio comunale Narcisio Ricotta. A fargli quasi da èco, al di là della bandiera di appartenenza, è l’ex di Macerata Romano Carancini attualmente impegnato all’interno Consiglio della Regione Marche. "Il rischio da parte mia - esordisce nell'intervista che segue - è quello di dare oggi un giudizio parziale sul modus operandi degli ultimi due anni di gestione comunale. Tuttavia, da esterno non posso fare a meno di segnalare alcuni recenti passaggi che trovo per così dire sorprendenti". A cosa si riferisce in particolare? "Le mie osservazioni non riguardano tanto le scelte sulla struttura tecnica: credo interessino poco ai cittadini, sebbene la volontà di confermare un dirigente piuttosto che un altro possa avere una serie di risvolti sull’efficienza e l’efficacia del lavoro amministrativo. A me interessano altre questioni davvero poco comprensibili, come il rincaro sulle tariffe dei parcheggi". Che spiegazione si è dato? "Noi ci troviamo come cittadini maceratesi a subire un aumento di spesa persino per quanto riguarda il trasporto pubblico: non credo abbia eguali in tutto il paese. Nel momento storico di maggiore difficoltà economica delle famiglie, delle persone che utilizzano le autovetture per andare a lavoro, per muoversi, avere questo ulteriore esborso mi pare una contraddizione". Quali sono gli altri temi sensibili? Quello dei rifiuti, dei servizi pubblici, delle bollette sul consumo di acqua: di questo non se ne sente mai parlare. Poi ci sono la Sanità, fondamentale per quanto sta ancora accadendo con la pandemia; e l’affaire Sferisterio, rimasto bloccato senza sovrintendente e nuova programmazione stagionale. Ricordo la stessa Regione Marche interviene qui ogni anno con risorse molto significative. Sul fronte della Sanità, qual è il problema maggiore? Continuiamo a leggere bugie da parte dell’assessore Saltamartini riguardo la presunta esistenza di fondi per il nuovo Ospedale di Macerata. In realtà, la struttura è stata finanziata solo in parte: 60 mln di euro, quando ne servirebbero almeno 250 compresi i sistemi e le attrezzature tecniche. Inoltre, rimangono bloccate da oltre due anni le visite alle persone fragili (la cosiddetta ‘medicina del territorio’) per colpa di una burocrazia insopportabile. Macerata riceve schiaffi dalla Regione e nessuno alza la voce? Fino a pochi mesi fa, in Consiglio Comunale, dicevano che sarebbe andato tutto bene: oggi scopriamo che l’amministrazione non solo è immobile e silente, ma che firma anche protocolli irrilevanti e insignificanti. E poi c’è lo Sferisterio. Non nascondo la rabbia, a riguardo: è una mortificazione che sento particolarmente, avendo fatto il presidente dell’associazione per 10 anni. Com’è possibile che a metà novembre non ci sia ancora un nuovo sovrintendente e nemmeno una programmazione concertistica? Di norma, quest’ultima andrebbe già pianificata prima del completamento della stagione precedente, nei mesi di maggio/giugno. Che genere di conseguenze comporta un simile ritardo? Influisce non solo sulla valorizzazione dell’arena, ma anche sull’aspetto economico e sociale che porta alla città. Io ricordo che, al tempo, dei 4 milioni di valore della produzione che venivano realizzati ogni anno, circa l’80% ricadeva con un valore aggiunto sull’intero territorio. Invece adesso restiamo prigionieri di un Cda dove i consiglieri si fanno la guerra a vicenda, sono persone che non partecipano alla governance e, forse, dovrebbero cedere il passo. Tutto questo è sintomo della mancanza di una guida forte e autorevole. Riassumendo: opere pubbliche incomplete, ritardi sulle nomine, promesse di facciata. Nel frattempo si continua a pescare dalle tasche dei cittadini? Di fatto è così: ancora non abbiamo i dati effettivi, ma ho motivo di credere che i conti economici del 2022 legati al Comune saranno negativi. La mia amministrazione, in 9 anni, ha sempre chiuso con un bilancio sano, senza alzare di un solo centesimo le tariffe su parcheggi o rifiuti. Oggi i nodi vengono al pettine: l’amministrazione Parcaroli dimostra di aver preso scelte sbagliate e di convenienza. Di aver abbindolato i maceratesi e gravato sui meno abbienti, oltre a farsi grande con il lavoro di chi c’era prima. Cosa ne pensa del ritorno in Bilancio di Andrea Castellani? Parliamo di uno dei dirigenti più seri e affidabili che io abbia mai conosciuto: non potrà che fare bene alla città. Certo, un po’ mi insospettisce il fatto che venga impiegato, come da accordi presi tra le parti, un giorno a settimana per 6 mesi: per entrare a fondo nelle dinamche della città serve una presenza costante. Anche in questo senso, l’amministrazione attuale dovrebbe cambiare registro: occuparsi realmente dei cittadini, invece di limitarsi al puro estetismo.
Macerata, crisi amministrativa nel turnover dirigenziale. E i cittadini intanto pagano nuove tariffe
Qualcosa si muove nelle stanze del Palazzo comunale di Macerata. Per conseguenza o riflesso di quanto accade per le vie della città. Soprattutto nel centro storico, da sempre fondamentale a livello imprenditoriale, attrattivo e turistico. Qualcosa a livello di appetibilità però non sembra più funzionare da tempo come dovrebbe: gli esercizi commerciali che cessano la propria attività sono in aumento, i lavori per le opere pubbliche di maggiore importanza in fase di stallo. Come se non bastasse, le tariffe di parcheggio sono prossime a un rincaro (in Piazza della Libertà costeranno 2 euro/h, ai Giardini Diaz sono già passate da 3 a 6 euro al giorno), e si scoprono nuove strisce blu dentro e fuori il centro cittadino. Il Comune ordina, Apm non può che eseguire. L’azienda responsabile dei trasporti era riuscita fino dal 2020 (durante l’èra Carancini) a far quadrare spese e investimenti. Con l’insediamento dell’amministrazione Parcaroli, arrivano anche lo Ztl gratuito e la mezz’ora di sosta agevolata (o gratuita), “a vantaggio dei ctittadini”. Ancor di più, dei commercianti. Due incentivi al traffico automobilistico sui quali oggi il Comune ha fatto dietrofront. “La situazione è già complicata di suo - ha commentato il capogruppo Pd Narciso Ricotta - e come se non bastasse verranno ridotte anche le corse del trasporto pubblico”. Da qui il recente disappunto degli studenti universitari, già redarguiti a più riprese sulla ‘movida’ del giovedì sera. “E’ evidente che all’interno del Comune ci sia una forte instabilità - prosegue Ricotta - testimoniato anche dall’insufficienza organica: la discutibile programmaticità sulla realizzazione di talune opere promesse soprattutto in campagna elettorale si riflette oggi anche su altri ritardi (ultime, la nomina del nuovo sovrintendente allo Sferisterio e, quindi, l’assenza di proposte per la prossima stagione concertistica) e sul mancato ricambio a livello dirigenziale”. PROBLEMI DI BILANCIO? Andrea Castellani, già dirigente dei Servizi Finanziare e del Personale per il Comune di Civitanova Marche, si insedia anche a Macerata. È quando si evince nella Determinazione n. 1456 del 9 novembre 2022, presentato e sottoscritto dall’uscente Simone Ciattaglia, incaricato fino a pochi giorni fa di ricoprire il suddetto ruolo all’interno dell’Ufficio di Bilancio del capoluogo di provincia. La formula, per logica, risulta adottata in via emergenziale, diversamente per il quale occorrerebbe istiruire un relativo bando specifico che andrebbe a dilatare in maniera indefinita i tempi di assegnazione del ruolo. Un comando temporaneo quello al quale è stato chiamato il Dottor Castellani, che nell’arco degli accordati 6 mesi di disponibilità (prolungabili) andrebbe a svolgere la propria attività secondo la tempistica delle 9 ore settimanali. Il tutto, percependo un “trattamento economico fondamentale, comprensivo del rateo 13 mensilità, oltre a oneri riflessi ed irap a carico dell’ente”. La delibera prosegue con: “oneri retributivi, diretti e riflessi, relativi al suddetto comando, saranno posti a carico del Comune di Macerata dietro rendicontazione da parte del Comune di Civitanova Marche”. Nulla di anomalo sin qui, tenendo fede all’art. 30 comma 2sexies del D.Lgs 165/2001 che autorizza di fatto le due città a questo genere di manovre. Castellani, durante il mandato di Carancini, aveva già avuto modo occuparsi del bilancio di Macerata, restituendo una sistematicità funzionante. Oggi viene richiamato a quel ruolo che, negli ultimi anni, aveva ricoperto in quel di Civitanova: la motivazione va ricercata nel prossimo pensionamento di Gianluca Puliti. Una voragine che si aprirebbe nel settore Cultura e Servizi sociali, e dove probabilmente sarà chiamato a mettere una pezza l’attuale responsabile al Bilancio e al Personale Simone Ciattaglia. Da qui, appunto, il ritorno di Castellani. Rimane da capire se, alla base di questo rientro, ci siano anche delle problematiche effettive legate alle casse del Comune. Nel mese di settembre, veniva comunicato il disavanzo di 3,5 milioni di euro. In quello di ottobre, cinque dirigenti comunali ricevevano il premio produttività: circa 10mila euro a testa. Nulla ai dipendenti. Eppure servono: nuove strisce blu, aumentare le tariffe dei parcheggi, ridurre le corse del traporto pubblico. Mentre i cittadini si preparano all’inverno 2022 del carovita.
Macerata, il ritorno di medici e infermieri no vax divide. “Scelta pratica, serve politica più risolutiva”
C’è chi ha preferito astenersi dal commentare, chi la reputa una conquista per l’intero Sistema Sanitario nazionale, chi proprio non vuole misurarsi con il gineprario giuridico che si è sviluppato all’indomani del decreto legge n. 44 del 2021. Nell’ultimo caso, per non dover fare i conti con tutte le implicazioni etiche e/o ideologiche che ne deriverebbero. Fatto sta che, a partire dal 2 novembre 2022, gli operatori sanitari che più di un anno fa rifiutarono deliberatamente di sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria da Covid-19 sono stati ufficialmente reintegrati. Un’altra pronuncia di spicco nell’arco di poche settimane da parte del nuovo governo Meloni che, per estensione autoritaria del suo ministro Orazio Schillaci, ha ritenuto opportuno anticipare di due mesi rispetto all’iniziale scadenza il ripristino delle figure professionali 'sospese per no vax'. Dividendo di fatto l’opinione pubblica e gli stessi addetti ai lavori. Si cerca di fare chiarezza anche fra i medici e gli OPI di Macerata e provincia, molti dei quali (come detto in apertura) preferiscono oggi astenersi dal commentare o, nel migliore dei casi, promuovere la scelta presa a monte in virtù del forte calo di personale presente in strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali. “Essendo io un ente sussidiario dello Stato - spiega Sandro Di Tuccio, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Fnopi) di Macerata - sono tenuto ad applicare le norme a prescindere dalle idee private e deontologiche. La situazione pandemica oggi è diversa rispetto a un anno fa, e rimettere in corsia medici e infermieri rimasti sospesi sicuramente permette all’intero sistema sanitario di respirare”. Una scelta di natura pratica, dunque. Che però apre a tutte quelle altre questioni di carattere morale, meritocratico e, non ultimo, salariale. Soprattutto se, facendo appello alla memoria, si considera quella crisi della professione infermieristica iniziata alla fine degli anni ’90 (e mai sanata) che nel biennio del Covid ha pesato ulteriormente insieme al d.l. n. 44 di cui sopra. Creando di conseguenza vere e proprie divisioni interne fra colleghi. “Durante le emergenze più gravi - prosegue Di Tuccio - ha gravato il turnover di lavoro, più impegnativo in mancanza di coloro che erano stati sospesi senza retribuzione. I reintegrati ora sono tornati a percepire regolare stipendio, benefit compresi: nel mio reparto, ogni collega alla fine si è preso la responsabilità delle proprie scelte, e nessuno giudica l’altro”. Il problema reale, a questo punto, torna ad essere quello più legato al mancato reperimento di nuova forza lavoro: alla conta dei dati, il settore infermieristico rischia seriamente nel prossimo futuro di non trovare figure professionali adatte al ricambio generazionale. Soprattutto, se il neo esecutivo deciderà di andare fino in fondo con la proposta di Quota 41 (“pensioni anticipate senza limiti di età”). A questo, naturalmente, va aggiunto anche il già discusso aumento di passaggi degli operatori sanitari dal pubblico al privato financo alla libera professione: settori più appetibili dal punto di vista economico, soprattutto per i più giovani. Fra le ipotesi fin qui formulate, e già paventate da qualcuno, rientra quella di una immissione di personale dall’estero, con annesse tempistiche tutt’altro che stringate inerenti a formazione, regolarizzazione dei ruoli e gestione efficiente delle attività. Nel complesso, tutti aspetti per i quali si richiede (nuovamente) una politica di intervento davvero risolutiva. “Con la pronuncia dello scorso 2 novembre - aggiunge il presidente dell’Ordine degli infermieri di Macerata - coloro che sono rimasti sempre in prima linea negli anni della pandemia hanno ottenuto il rinnovo del contratto 2019-2021, con conseguente premio di prestazione (seppure minimo). Gli stipendi di un infermiere turnista, a seconda del reparto di appartenenza, oscillano in genere fra i 1400 e i 1700 euro: cifre decorose, ma che si scontrano con il mercato del lavoro, visto che da noi in Italia non vengono nemmeno considerati come si dovrebbero gli anni di esperienza maturati sul campo o i titoli di studio accumulati”. Insomma, una professione (quella infermieristica) che nel tempo si è sempre più spaccata, e che la normativa del 2021 ha contribuito ad aggravarne ancora di più 'lo stato di salute', con conseguenze pratiche nei confronti dei pazienti stessi. “Lavoriamo tutti con gli opportuni dispositivi di protezione - sottolinea Di Tuccio -, effettuando anche controlli e tamponi, limitando il più possibile i rischi per i soggetti fragili. Io stesso, in realtà, mi sono ammalato pur essendomi vaccinato”, ma qui il discorso rischia di generare ulteriore confusione fra chi ha scelto di credere fino in fondo alla scienza con la ‘S’ e chi (forse perché influenzato da esternazioni di altra matrice) ha preferito non farlo. O farlo solo a metà. “Il codice deontologico è molto chiaro in merito - conclude il presidente Fnopi di Macerata - anche se alla fine oguno può decidere liberamente in democrazia. Il problema vero è che nel corso del tempo, con i molti colleghi no vax che hanno fatto ricorso, si è generato un caos giuridico che ha coinvolto anche i diversi T.A.R.: chi ha ragione e chi ha torto? Ciascuno si espresso in maniera diversa, sia dal punto di vista scientifico, sia etico, sia legale. E’ diventato difficile orientarsi all’interno di questo sistema senza rischiare problematiche dispendiose per la pubblica amministrazione”.
Il sismologo Tondi sul terremoto nelle Marche: “Un bene che sia avvenuto in mare, siamo in allerta"
Un terremoto che, per similarità geologiche, rimanda a quello che scosse profondamente l’Emilia Romagna fra il 20 e il 29 maggio 2012. Al tempo, la magnitudo rilevata oscillò fra 5.9 e 5.8, con conseguenze tangibili riferite a edifici e persone (27 le vittime, 22 in seguito ai crolli). Con il 5.7 registrato stamattina al largo della costa marchigiana (leggi qui), geologi ed esperti sono tornati a puntare i riflettori sulla medesima responsabile dei citati eventi sismici, ovvero la placca adriatica associata a una faglia sita sul fronte Appenninico e tuttora attiva. “E’ stato sicuramente un bene - spiega Emanuele Tondi, sismologo e direttore Centro INGV di Unicam - il fatto che il terremoto si sia verificato a 30 km dalla costa: questo ha permesso alle onde sismiche di attenuarsi prima di coinvolgere le abitazioni e le infrastrutture. Se si fosse verificato in terraferma l’intensità sarebbe stata maggiore di qualche grado sulla scala Mercalli (MCS)”. Quanto avvenuto ci dice qualcosa riguardo i movimenti della placca adriatica? “Da un punto di vista geodinamico, il terremoto è generato dal movimento associato alla subduzione della placca adriatica che scivola al di sotto dell’Appennino, in crescita in questo settore della costa marchigiana. Nella sezione litosferica schematica (gentilmente concessa dal prof. Carlo Doglioni) sono evidenziate le faglie responsabili dei terremoti del 30 Ottobre 2016 (Mw=6.5) con epicentro a Norcia (Umbria) in Appennino e del 9 Novembre 2022 (Mw=5.5) con epicentro a largo della costa di Pesaro in Adriatico. La faglia che ha generato il terremoto in Appennino è una faglia diretta, mentre la faglia che ha generato il terremoto a largo della costa marchigiana è una faglia inversa. Si attivano in risposta a campi di sforzo differenti, determinando estensione in Appennino e contrazione lungo la costa adriatica”. fig. 1 fig. 2 Faglia diretta (fig. 1): il blocco di roccia al di sopra al piano di faglia si abbassa rispetto all’altro, determinando una estensione dell’ammasso roccioso. Faglia inversa (fig. 2): il blocco di roccia al di sopra al piano di faglia si solleva rispetto all’altro, determinando una contrazione dell’ammasso roccioso). Dobbiamo temere future scosse in breve tempo? “L’area è stata anche in passato interessata da terremoti, si ricorda quello del 1916, poco più a nord, nella costa riminese e quello del 1930, a Senigallia, tutti e due di magnitudo stimata Mw=5.8 (https://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/). Una descrizione accurata degli effetti sul costruito e sull’ambiente è presente nel catalogo CFTI di INGV ai seguenti link: 1916 riminese https://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?25486IT; 1930 Senigallia https://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?25486IT. Le faglie attive che generano terremoti in questo settore del fronte appenninico sono presenti e caratterizzate nel database DISS di INGV (https://diss.ingv.it/)”. (Mappa delle Faglie attive presenti nel database DISS - clicca qui) Quali sono eventualmente le misure da adottare preventivamente? “Le misure da adottare preventivamente sono sempre le stesse e cioè verificare se gli edifici in cui si abita e/o si frequentano sono vulnerabili al sisma oppure no. Questo è possibile farlo consultando il proprio ingegnere strutturista che valuterà il progetto dell’edificio”. Quanto è reale il rischio di un eventuale tsunami in caso di scosse più forti? “Quando un forte terremoto avviene in mare c’è la possibilità che si verifichi anche uno tsunami. Tuttavia, affinché si formino onde anomale nel mare, la deformazione del fondale marino deve essere importante e/o la faglia deve arrivare in superficie e dislocare il fondale stesso. Generalmente, queste condizioni si verificano per magnitudo Mw ≥ 6.0”. (Schema di formazione di uno tsunami associato ad una faglia che si attiva al di sotto del livello del mare/oceano - clicca qui)
Unimc, inizia ufficialmente l’èra McCourt. “Io, rettore europeo che vuole portare Macerata nel mondo” (FOTO e VIDEO)
“Mi considero ‘un rettore europeo’ in un Ateneo europeo”. Così John Francis MacCourt ha voluto riferire stamattina nel suo discorso iniziatico a margine dell’investitura ufficiale a Magnifico Rettore dell’Università di Macerata (deleghe al personale e all’internazionalizzazione): lui, il primo irlandese dal 1743 all’interno dell’Europa Continentale. Una cerimonia che si è fatta attendere - il già direttore di Studi Umanistici e docente di Letteratura inglese veniva poco prima dalla commemorazione per il 2 novembre insieme al sindaco Parcaroli e ad altri rappresentati istituzionali - e tuttavia è stata ben accolta presso Palazzo Romani Adami da maestranze e addetti ai lavori. Fra questi, l’uscente Francesco Adornato che nel passaggio di campanella ha fatto i suoi migliori auguri al nuovo responsabile Unimc. McCourt ha colto l’occasione anche per presentare la nuova squadra che lo accompagnerà nel prossimo sessennio verso alcuni dei traguardi più ambiti e racchiusi nel suo programma di ‘Università comunità’ (leggi qui): le prorettrici Catia Giacconi (delega a terza e quarta missione), Natascia Mattucci (welfare), Claudia Cesari (didattica), e il prorettore Claudio Socci (ricerca). Insieme a loro, anche il rappresentante del Consiglio degli studenti Lorenzo Di Nello, i direttori e direttrici di Dipartimento entrati ufficialmente nel pieno delle proprie funzioni: le prof.sse Elena Cedrola e Lorella Giannandrea, i proff. Stefano Pollastrelli, Angelo Ventrone e Roberto Mancini. “Oggi sento un gran senso di gratitudine, ma anche di dovere e responsabilità”, ha esordito il neo rettore. “Ho voluto circondarmi di un team numeroso perché c’è tanto lavoro da fare e obbiettivi da raggiungere: essere maggiormente presenti nel territorio, riaccendere il senso di comunità e appartenenza, valorizzare le eccellenze di Unimc, crescere in termini di ricerca e offerta didattica, favorire l’inclusione”. “Tengo molto anche al concetto di 'internazionalizzazione' - ha aggiunto McCourt - perché abbiamo tanti laureati in giro per l’Italia e il Mondo con i quali costruire rapporti saldi e costruttivi. Macerata è una città accogliente e che ha tanto da offrire, ma bisogna fare di più: è necessario un confronto costante fra docenti, studenti, personale amministrativo, oltre che una contaminazione di idee da incentivare attraverso rapporti con le realtà di tutta Europa. In questo senso, sarò sempre aperto all’ascolto”. “Il mio pensiero in questa giornata - ha concluso il Magnifico Rettore - va ai miei genitori che non ci sono più e ai quali devo molto, e alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto soprattutto nei mesi della campagna elettorale. E’ grazie al passato che ci portiamo appresso che siamo in grado di rafforzare il presente e progettare il migliore futuro possibile, per il bene della comunità”. Di seguito, il servizio:
Macerata, corsa al risparmio nei supermercati. “Troppo allarmismo, intervenire sulle bollette” (FOTO e VIDEO)
Il ritornello è rimasto sostanzialmente lo stesso dagli inizi del 2022, come un tormentone trasmesso a cicli stagionali da tv, radio e media digitali: caro energia, caro bollette, materie prime, inflazione. Per le circa 26 milioni di famiglie italiane significa una filastrocca ripetuta ad ogni giro di carrello della spesa; per gli oltre 11 mila esercizi commerciali di genere alimentare (dai grandi magazzini ai mini mercati, singoli o associati) vuol dire compiere l’ennesimo sforzo per continuare a far girare l’economia. Una logica, quest’ultima, che spiega come taluni rincari sui beni considerati di prima necessità vengano oggi avvertiti in maniera più sensibile. Anche nel distretto di Macerata, i consumatori si preparano a tenere sotto controllo scontrini e listino prezzi, in cerca di tutte quelle offerte che - almeno in teoria - potrebbero agevolare la corsa al risparmio anche nel carrello della spesa. Il tutto a fronte di una recessione economica che non si fermerà prima del giugno 2023 (il Sole 24 Ore), e le cui ripercussioni si sono già ravvisate per prodotti come latticini (+10%), farinacei (oltre il 24%), pasta (+21,6%, stabile), pane (+14,6%), frutta e verdura (+16,7%) e persino l’acqua (+12,9%). C’è da dire però che alcuni commercianti sono cauti nell’alimenare un eccessivo allarmismo. “I principali beni di consumo - spiega il direttore di uno dei supermercati principali di Macerata - hanno risentito di un lieve aumento dovuto principalmente ai costi di produzione, all’imballaggio e al trasporto. Il cliente di solito non tiene conto della spesa che c’è dietro a un sacchetto di plastica piuttosto che a una scatola di cartone, ma anche questi sono materiali che vengono lavorati attraverso l’utilizzo di energia elettrica. Come gestori, cerchiamo di operare continuamente la migliore stategia di marketing che non restituisca alle famiglie l’aumento reale dei beni essenziali”. “Un rincaro di 20 centesimi su acqua, latte o verdure - argomenta un altro responsabile di commercio - non incide in maniera decisiva sul fine mese di una famiglia: il problema parte dal caro bollette di luce e gas. Per il resto, si tratta di variazioni proporzionali alle esigenze di mercato, necessarie a far girare l’economia: i camionisti che consegnano, gli operari che producono imballaggi etc. devono pur essere pagati. In questo senso, noi leader di settore all’interno di cooperative abbiamo adottato un sistema ‘laterale’ che ci consente di andare incontro alle varie esigenze e calmierare di volta in volta i mutamenti di prezzo. In generale, però, credo che in questi ultimi mesi si sia sviluppato un vero e proprio terrorismo d’informazione alimentato a televisione e stampa”. Di seguito, il servizio:
Il Calendario dell’Arma dei Carabinieri compie 90 anni. Protagonista del 2023: l’ambiente
Giunge alla sua 90^ edizione il Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri che, in concomitanza con la presentazione tenutasi a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica (da parte del conduttore televisivo Amadeus), è stato svelato alla stampa negli spazi della sala briefing del Comando Provicniale di Macerata. Un appuntamento fisso che quest’anno ha voluto giocare leggermente di anticipo rispetto all’anno scorso, per un prodotto editoriale (realizzato in collaborazione con il Gruppo Armando Testa) ricco di nuovi spunti e che per l’occasione ha deciso di sposare la causa ‘ambientalista’. Pronte, solo per la provincia maceratese, circa 600 copie, sulle tirature da 1.200.000 (di cui 600mila redatte in altre lingue fra cui il sardo). “Questa volta abbiamo deciso di puntare - ha spiegato durante la conferenza il Colonnello e Comandante Provinciale dei Carabinieri Nicola Candido - su 12 tavole per altrettate storie scritte dal geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo Mario Tozzi”. “Sono narrazioni - ha proseguito Candido - che sintetizzano alcune delle operazioni di servizio più significative e che maggiormente hanno contraddistint l’impegno dell’Arma a tutela dell’ambiente. Un messaggio che pure ci riporta all’essenza delle nostre funzioni, alla stretta collaborazione con l’ex Corpo Forestale e a traguardi raggiunti come la modifica dell’art. 9 Cost. in virtù delle nuove generazioni: non a caso, un punto fondamentale del nostro lavoro di prevenzione è informare i giovani nel miglior modo possibile”. Ad arricchire l’offerta editoriale di quest’anno, un’agenda contenente racconti scritti da quattro rappresentanti dell'Arma (un generale , due maggiori e un maresciallo) e un calendarietto da tavolo. Quest’ultimo, mostrato in anteprima, è stato definito da una serie di scatti suggestivi realizzati in alcuni dei borghi e scorci d’Italia più belli (da segnalare, per la provincia, quello di Montelupone) e accompagnati dalla presenza in ogni immagine di una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri: a riprova della propria presenza e costante lavoro di vigilanza.