Attualità
Marche, la febbre dell'azzardo: oltre 3,8 miliardi giocati nel 2024. Ad Ascoli la spesa pro capite più alta
Un Paese in bilico. Il grido d'allarme arriva da Libera con il dossier "Azzardomafie", curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpiero Cioffredi e Peppe Ruggiero, che traccia un quadro drammatico dell'Italia stretta nella morsa del gioco d'azzardo, dove il confine tra legale e criminale è sempre più labile. L'Italia si scopre una nazione che nel solo 2024 ha "giocato" oltre 157 miliardi di euro. Sono almeno 18 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno "tentato la fortuna" tra videopoker, slot-machine, Gratta e Vinci e sale bingo, spinti dalla speranza di un riscatto sociale per molti irraggiungibile. Ma dietro l'illusione di cambiare vita, si cela un meccanismo che specula sulle fragilità umane e produce un costo sociale altissimo. Il fenomeno ha dimensioni sanitarie preoccupanti: i giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (il 3% della popolazione maggiorenne), mentre quelli a rischio moderato sono 1 milione e 400 mila (2,8%), per un totale di 2 milioni e 900 mila persone. L'Ombra della Criminalità Organizzata Quando il gioco si fa duro, a vincere sono le mafie. L'analisi incrociata delle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia tra il 2010 e il 2024 è chiara: sono 147 i clan censiti che hanno investito nell’azzardo, operando in attività sia legali che illegali e coinvolgendo ben 25 Procure Antimafia. Gli interessi della criminalità organizzata si diffondono in modo capillare, con 16 regioni coinvolte in inchieste che hanno visto la presenza dei clan. Il gioco d'azzardo non è solo un affare, ma una delle voci più remunerative del bilancio mafioso, un'enorme "roulette" per riciclare denaro sporco e imporre beni e servizi, estorcere o prestare denaro a usura ai giocatori in difficoltà, e truffare lo Stato. Il dato fornito dal Generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Dia, è inequivocabile: "un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi". A livello nazionale, è la Campania a guidare la triste classifica con 40 clan che hanno messo le mani sul gioco d'azzardo, seguita dalla Calabria con 39 clan. Marche, un Allarme Regionale Nelle Marche, il volume di gioco è sbalorditivo. Nel 2024 sono andati in "fumo" oltre 3,8 miliardi di euro (esattamente 3.813.334.632,77 euro), di cui la parte preponderante è frutto del giocato telematico (2.213.244.213,64 euro) che supera il giocato fisico. Questo si traduce in una spesa media di 2.574 euro all’anno per abitante, bambini compresi. Tra i capoluoghi, la città dove si è giocato di più in termini assoluti è Ancona con oltre 236 milioni di euro, seguita da Pesaro (228 milioni) e Ascoli Piceno (141 milioni). Tuttavia, se si rapportano i dati alla popolazione, la classifica cambia, evidenziando una maggiore intensità del fenomeno nei centri minori: in testa finisce Ascoli Piceno con 3.118 euro all’anno per abitante, seguita da Fermo con 2.902 euro e solo terza Ancona con 2.732 euro. Chiudono Pesaro (2.399 euro) e Macerata (1.578 euro). Per quanto riguarda l'infiltrazione mafiosa, nelle Marche è stato riscontrato il coinvolgimento della mafia albanese in un'operazione del 2022 ad Ancona, e l'ultima relazione della Dia 2024 evidenzia l'attenzione sulla regione per la presenza di "propaggini riconducibili ad organizzazioni di matrice ‘ndranghetista con interessi nel riciclaggio". A livello di regolamentazione, le Marche conquistano sei "semafori verdi" nell'analisi di Libera sulle normative regionali, ma permangono criticità da affrontare, in particolare riguardo la disponibilità di ore di apertura delle sale e la loro distanza dai luoghi sensibili. L'Azzardo Passivo e la Contraddizione dello Stato La dipendenza dal gioco ha ricadute devastanti che vanno oltre il singolo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, per ogni giocatore, ben altre sette persone sono coinvolte, i familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila persone, facendo dell'Italia vittima di un vero e proprio "azzardo passivo". La conseguenza è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di qualità della vita, che si manifesta con isolamento sociale, malessere e ansia. Eppure, come conclude Luigi Ciotti, "lo Stato sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco", denaro che solo in minima parte viene reinvestito in percorsi di prevenzione e cura per le vittime di questa dipendenza. Libera è perentoria: "Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario". Di fronte a una legislazione frammentaria e ambivalente che favorisce l'espansione dell'offerta di giochi, l'associazione propone un intervento articolato che preveda: il mantenimento di uno spazio di autonomia per gli Enti locali, un reale stop alla pubblicità del gioco d’azzardo, il divieto di compartecipazione alle Regioni del gettito delle slot, la ricostituzione dell'Osservatorio nazionale contro la dipendenza, e l'aumento dei controlli su tutta la filiera del gioco.
Novembre fantasma: il mese che i social hanno cancellato
È l’8 novembre. Apri Instagram e non sai cosa postare. Non sei tu il problema. È novembre. Il mese invisibile. Il buco nero del calendario social. Quello che tutti fingono non esista. Il 31 ottobre togli la zucca. Il 1° dicembre metti l’albero. E novembre? Novembre sparisce. IL LIMBO DIGITALE Come social media manager lo vedo ogni anno. Novembre manda in crisi tutti. Creator, brand, influencer. Nessuno sa cosa postare. Ottobre ha Halloween, le foglie, i colori caldi, l’autunno. Dicembre ha Natale e ci campi per sei settimane di contenuti. E novembre? Novembre ha… cosa esattamente? Pioggia? Grigio? Freddo senza neve? Non proprio materiale da feed virale. Il risultato? Sui social novembre semplicemente non esiste. Si passa da “Happy Halloween” a “Merry Christmas” come se in mezzo non ci fossero 30 giorni. IL MESE CHE NON SI VENDE Il problema vero è che novembre non è monetizzabile. Ad Halloween vendi costumi, trucchi, decorazioni. A Natale vendi tutto. Ma a novembre? Cosa sponsorizzi? Le giornate corte? La nebbia? L’ansia esistenziale? L’unica data che emerge è il 25: la Giornata contro la Violenza sulle Donne. Scarpette rosse, segni rossi sotto l’occhio, post di circostanza. Poi il 26 si torna al vuoto. I brand lo sanno. Infatti a metà novembre partono già con i “regali di Natale”, le wishlist, le guide regalo. Saltano direttamente al vendibile. Novembre diventa terra di nessuno. Il mese che nessuno vuole nel calendario editoriale. L’ANSIA DEL VUOTO DI CONTENUTO E gli utenti? Ancora peggio. Tutti a cercare qualcosa da postare. Qualsiasi cosa. Foto vecchie. Quote motivazionali random. Perché il feed non può restare vuoto. Il silenzio social fa paura. Quindi si anticipa. Albero il 10 novembre. Lucine il 15. Playlist natalizia il 20. Tanto novembre non conta. Oppure si tira avanti. Ancora foglie secche a metà novembre. Ancora “autumn vibes” quando fuori piove da tre settimane. Perché l’alternativa è ammettere che non hai niente da dire. IL PARADOSSO La cosa divertente? Novembre sarebbe perfetto per i social. È il mese del rallentare. Del riposo. Del non fare. Perfetto per staccare, per non postare, per esistere senza performance. Ma sui social il “non fare” non esiste. Il silenzio non è un’opzione. Devi esserci, sempre, con contenuti, sempre. Così novembre, l’unico mese che ti permetterebbe davvero di respirare, diventa quello dell’ansia da vuoto. Il mese in cui ti senti inadeguato perché non sai cosa postare. LA VERITÀ Novembre non è il problema. Siamo noi. Abbiamo trasformato i social in una corsa continua a riempire spazi, produrre contenuti, restare rilevanti. Abbiamo reso ogni giorno una occasione commerciale, ogni mese un tema, ogni momento una performance. E quando arriva un mese che non si presta al gioco? Lo cancelliamo. Lo saltiamo. Come se non esistesse. Forse la lezione di novembre è proprio questa: non tutto ha bisogno di essere postato. Non tutto deve diventare contenuto. Non tutto merita un hashtag. Ma noi, invece, mettiamo le lucine e fingiamo che sia già dicembre. Perché novembre non vende. E sui social, se non vendi, non esisti.
Il fico bianco è platinum: l’eccellenza maceratese sul podio del Merano Wine Festival
Una specialità maceratese premiata al Merano Wine Festival. È la “Delizia di Fichi interi in agrodolce” la “chicca” gourmet regionale che si è aggiudicata il Platinum, il massimo riconoscimento della kermesse altoatesina, con Silvano Buccolini che ieri ha ritirato il premio, iscrivendo la sua azienda nell’albo d’oro di Merano per la terza volta dopo gli anni dei Morici (gelsi neri interi) e della Pera Coscia marinata. La ricetta premiata nasce dal Fico Bianco, detto “Fico de la Signora”.La tradizione lega il nome a una nobildonna maceratese dell’Ottocento, viaggiatrice che avrebbe introdotto in zona piante dal frutto dolce e delicato, poi adottate dai contadini delle colline. Un patrimonio di tradizione che rischiava di perdersi senza il recupero che nasce dalla collaborazione tra SiGi, Regione Marche e AMAP – Agenzia Marche Agricoltura Pesca, nell’ambito del progetto “Agricoltori Custodi” per la tutela della biodiversità agricola.“Ancora una volta gli agricoltori marchigiani hanno saputo coniugare il cuore antico delle tradizioni con la modernità. Il percorso degli Agricoltori Custodi unisce recupero varietale, lavorazioni lente e narrazione del territorio - hanno evidenziato il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili e il direttore David Donninelli – da parte di tutta la federazione maceratese le nostre più sentite congratulazioni per questo riconoscimento”.Il Fico de la Signora sarà protagonista anche l’8 e 9 novembre a Treia, alla Mostra Pomologica Antica delle Marche. “Ricevere ancora una volta il Platinum ci emoziona profondamente — afferma Silvano Buccolini — È un riconoscimento al cammino intrapreso: recuperare varietà antiche, lavorarle con cura artigianale e trasformarle in conserve che raccontino il territorio e la sua storia”.
Riflettere sulla mascolinità: a Macerata parte il "Gruppo di Autocoscienza maschile"
La libreria indipendente La Cicogna Triste propone un nuovo e importante spazio di confronto a Macerata: il Gruppo di Autocoscienza maschile, un percorso di riflessione condivisa dedicato a chi desidera interrogarsi sui modelli di mascolinità e sui privilegi che spesso li accompagnano. La presentazione del progetto si terrà lunedì 17 novembre alle ore 18:30 presso la sede della libreria, in Largo Mario Affede 10/b, con la partecipazione di alcuni ospiti del collettivo “Fallol” di Ancona, gruppo che da tempo lavora su questi temi. L’iniziativa nasce con l’intento di "attivare uno spazio in cui riflettere su mascolinità e privilegi a partire dai propri vissuti, per esplorare l'impatto della cultura patriarcale e sostenere nuove forme di responsabilizzazione e fratellanza", spiegano gli organizzatori. Il Gruppo di Autocoscienza maschile si propone dunque come "un laboratorio di ascolto e consapevolezza, in cui condividere esperienze e costruire insieme nuove modalità di relazione, fuori dagli schemi imposti dal patriarcato". Il percorso è rivolto alle persone socializzate come uomini, ma l’incontro di presentazione è aperto a tutti, per favorire un dialogo ampio e inclusivo su un tema che riguarda l'intera comunità.
San Severino, 40mila euro per la sicurezza: al via il ripristino delle balaustre sui percorsi ciclo-pedonali
Comune di San Severino Marche ha dato il via a un intervento di manutenzione straordinaria, volto al ripristino e alla sostituzione delle balaustre in legno ammalorate che costeggiano diversi tratti dei percorsi ciclo-pedonali sia nel capoluogo che nelle aree extraurbane. L'operazione, del costo complessivo di circa 40mila euro, è seguita dall'area Manutenzioni e Servizi esterni e verrà portata a termine dalla ditta Agriforest di Lancellotti Gabriele. L’intervento permetterà di ripristinare la sicurezza in diverse aree a fruizione pubblica, dove le staccionate esistenti hanno subito un progressivo deterioramento. Il progetto prevede lo smontaggio delle staccionate esistenti in diversi punti cruciali: in via Gorgonero, sul ponte Taborro e nel parcheggio del piazzale Luzio, nel marciapiede di viale Santa Margherita a Cesolo e in via Acciaccaferri, lungo le sponde del fiume Potenza. Oltre alla rimozione delle parti deteriorate, si procederà alla realizzazione di nuovi tratti di balaustre, soprattutto in corrispondenza dei percorsi ciclo-pedonali di maggior frequentazione, con la posa in opera di pali di legno di larice dotati di corrimano per garantire robustezza e longevità. L'azione si colloca nell'ambito dell'attenzione che l'Amministrazione riserva alla salvaguardia e alla messa in sicurezza delle infrastrutture destinate alla mobilità dolce e al tempo libero, con l'obiettivo di assicurare la piena e sicura fruibilità dei percorsi comunali da parte di ciclisti e pedoni.
Torna a splendere lo storico Liolà: la famiglia Raffaeli raddoppia dopo il successo del "Ciao Ciao" (FOTO e VIDEO)
La famiglia Raffaeli continua a far ballare il territorio maceratese. Ad affiancare il successo intramontabile del Dancing Ciao Ciao, che proprio quest’anno ha festeggiato i suoi quarant’anni di attività, è arrivata una nuova, importante avventura: la riapertura dello storico Dancing Liolà. Un locale simbolo per generazioni di appassionati del ballo e del divertimento, acquistato, completamente rinnovato e valorizzato per tornare a essere un punto di riferimento della movida marchigiana. La grande apertura, andata in scena mercoledì 5 novembre, ha registrato un entusiasmo straordinario. Già dalle 21 il parcheggio esterno era gremito di auto e un lungo serpentone di persone attendeva di poter entrare per scoprire la nuova struttura. Clienti provenienti da tutta la provincia maceratese e anconetana. L'atmosfera era elettrica e carica di curiosità, con la famiglia Raffaeli pronta a vivere un momento che resterà nella memoria. Quando è iniziato il conto alla rovescia per il taglio del nastro, in quei dieci secondi è passato davanti agli occhi di tutti il lavoro, la dedizione e l’impegno che hanno reso possibile la rinascita del locale. Al termine del countdown, il taglio simbolico è stato accolto da un boato e da un lungo applauso, mentre i fuochi d’artificio illuminavano il cielo di Montecassiano in un’atmosfera di festa. Al fianco della famiglia Raffaeli erano presenti anche il vicepresidente della Provincia di Macerata, Luca Buldorini, e il vicesindaco di Montecassiano, Katia Acciarresi, che hanno voluto testimoniare con la loro presenza l’importanza di un’iniziativa capace di dare nuova linfa alla vita sociale del territorio. Una volta entrati, gli ospiti hanno potuto ammirare un ambiente completamente rinnovato, moderno e raffinato, che conserva però il calore e la familiarità tipici dei locali firmati Raffaeli. Il nuovo Liolà si distingue per la varietà della sua proposta: tre sale, tre atmosfere diverse, tre modi di vivere la musica. C’è lo spazio dedicato al latino, dove il ritmo e la libertà diventano protagonisti; la sala disco, pensata per chi ama le notti danzanti e la musica che attraversa le generazioni; e infine l’area dedicata al liscio, con orchestra dal vivo e con l’esibizione inaugurale del maestro Matteo Tarantino, che ha fatto ballare centinaia di persone fino a tarda notte. Tra sorrisi, applausi e tanta emozione, Mary e Monica Raffaeli hanno espresso la loro soddisfazione per l’inizio di questa nuova avventura: "La nostra famiglia ormai da anni fa con passione questo lavoro - hanno raccontato - e ci aspettiamo di continuare a far divertire le persone, di ogni età, in un ambiente sano che favorisce il ritrovo e dove la musica sarà sempre la protagonista". Dopo l’inaugurazione, il Dancing Liolà si prepara ora ad accendere le sue luci ogni venerdì e ogni domenica. Il venerdì sera sarà dedicato a tre ritmi in un’unica serata: il liscio con le grandi orchestre dal vivo, la disco con la “Notte Replay” e il latino con “Ritmo Libre”, per un mix irresistibile di musica e divertimento. La domenica, invece, il locale aprirà le porte dalle 16:30 fino a mezzanotte con tre piste tutte da ballare: dal liscio ai balli di gruppo, fino al tango argentino, in un’atmosfera spensierata che invita a iniziare la settimana con il sorriso. Già venerdì 7 novembre il Liolà tornerà ad accendersi con una nuova serata “Ritmo Libre”, animata da Gigio Alpini DJ e lo staff Liolà, mentre la musica dal vivo sarà affidata alla grande orchestra di Andrea Bianchini. Nella sala disco, invece, la “Notte Replay” farà rivivere le sonorità di ieri e di oggi con Mr_Raccy alla voce e Mr_Q DJ in consolle. Domenica 9 novembre sarà la volta dell’orchestra Marakaibo, accompagnata dai balli di gruppo a cura della Vida Dance del maestro Danilo Vissani, e dalla Milonga Liolà con il tango argentino di TDj Ricky Rany. Con la riapertura del Dancing Liolà, la famiglia Raffaeli non solo restituisce vita a uno storico punto d’incontro, ma riafferma una visione chiara: quella di una musica che unisce, di un divertimento autentico e di una tradizione che guarda al futuro. In un’epoca in cui tutto corre veloce, il Liolà torna a essere un luogo dove il tempo si ferma per lasciare spazio alla gioia, al ballo e alle emozioni condivise. Un nuovo inizio che profuma di passione e appartenenza. Perché, quando la musica riparte, il cuore del territorio torna a battere più forte.
Macerata - "Giorni di attesa prima dell'accredito della pensione, si ripetono le ingiustizie ai correntisti"
Avevamo in precedenza evidenziato che le Poste Italiane si sono trasformate negli ultimi anni da ente pubblico a società privata, passando da amministrazione statale deputata a garantire un servizio universale a società per azioni orientata principalmente al profitto (leggi qui l'articolo), dove gli interessi degli azionisti prevalgono sistematicamente su quelli dei cittadini lavoratori. Infatti, pur essendo le quote delle Poste Italiane detenute dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e dalla Cassa depositi e prestiti ed essendo le stesse sotto il continuo controllo dello Stato, si ripetono nuovamente ingiustizie ai correntisti. Nonostante i privilegi sopra elencati, troppo spesso si verificano situazioni incresciose come sta accadendo da mesi presso l'Ufficio postale Macerata Centro, dove un correntista del luogo "per prelevare la pensione regolarmente accreditata i primi di ogni mese, deve attendere 5/6 giorni circa". Anche negli ultimi mesi purtroppo tale incresciosa situazione si sta ripetendo nonostante che il beneficiario delle somme accreditate da un Ente pubblico locale, ne ha una necessità improrogabile Pertanto la parte interessata, insieme all'Associazione Tutela Impresa, con sede anche a Civitanova Marche e rappresentata dal Presidente Giuseppe Tosoni, delegata alla difesa di tali ingiustizie, sta nuovamente valutando le azioni legali più appropriate per trovare una soluzione. Nella speranza che non si addivenga a tale spiacevole soluzione, si confida in una immediata accettazione in rispetto di quanto previsto dalla legge.
Parlamentari marchigiani, ecco chi guadagna di più: in testa Carloni e Cataldi. La maceratese Manzi sfiora i 96mila euro
Quanto guadagnano i nostri rappresentanti in Parlamento? Le sezioni “trasparenza” di Camera e Senato stanno piano piano aggiornando le dichiarazioni dei redditi dei deputati e senatori, ma qualche dato interessante è già disponibile. Tra i più solerti nel pubblicare la propria documentazione ci sono la maceratese Irene Manzi (Partito Democratico), il pesarese Antonio Baldelli (Fratelli d’Italia) e l’ascolano Giorgio Fede (Movimento 5 Stelle). La parlamentare Dem di Macerata — già vicesindaco del capoluogo — è passata dai 42.772 euro dichiarati nel 2023 (redditi 2022) ai 99.952 euro del 2024. Quest’anno, la cifra è leggermente scesa, attestandosi a 95.714 euro lordi. Dietro di lei, a ruota, troviamo il senatore di FdI Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, con 94.013 euro (in crescita rispetto ai 70.956 del 2022 e ai 58.574 del 2021), e la sambenedettese Lucia Albano, anche lei di Fratelli d’Italia e sottosegretario al Ministero dell’Economia, con 94.964 euro. Sul fronte del Senato, il “paperone” delle Marche è il pentastellato ascolano Roberto Cataldi, che nel 2024 dichiarava 130.856 euro. Negli anni precedenti aveva fatto ancora meglio: 176.687 euro nel 2021 e addirittura 227.198 nel 2022. Segue la portorecanetese Elena Leonardi (FdI) con 107.586 euro e il fermano Francesco Verducci (PD) con 105.235 euro, anche se in entrambi i casi si tratta di dati ancora riferiti allo scorso anno. Alla Camera, il reddito più alto spetta al fanese Mirco Carloni (Lega): 160.761 euro. Subito dietro l’anconetano Stefano Maria Benvenuti Gostoli (FdI) con 151.276 euro, in attesa dell’aggiornamento 2025. Il pentastellato Giorgio Fede (San Benedetto del Tronto) ha già pubblicato la dichiarazione più recente: 118.913 euro complessivi. La fabrianese Giorgia Latini (Lega) si ferma a 105.152 euro, mentre il democratico ascolano Augusto Curti raggiunge 115.269 euro.Chiude il pesarese Antonio Baldelli (FdI) con 98.539 euro nella dichiarazione di quest’anno.
Tolentino, lavori in via Corona: cambia la viabilità. Ponte del Diavolo a senso unico
Disagi e modifiche alla viabilità in città a causa dei lavori di asfaltatura in via Corona, a Tolentino, intervento necessario per migliorare la sicurezza e la scorrevolezza del traffico. Per consentire il regolare svolgimento delle opere e gestire il traffico, fa sapere il Comune, il Ponte del Diavolo resterà aperto a senso unico di marcia in direzione centro città. La doppia circolazione sarà temporaneamente ripristinata solo nella serata di oggi, mercoledì 5 novembre, dalle ore 19, per poi tornare nuovamente a senso unico dalle ore 7 di giovedì 6 novembre e fino al completamento dei lavori e alla riapertura di via Corona. L’amministrazione comunale invita i cittadini e gli automobilisti a prestare attenzione alla segnaletica temporanea e a pazientare per i disagi, assicurando che una volta conclusi i lavori la strada offrirà una circolazione più agevole e sicura.
Il caso «Circolo Tennis» di Amandola: "Avvisati dello sgombero solo via PEC"
Nella città di Amandola, da qualche settimana a questa parte, non si discute d'altro: il noto circolo di tennis «Il Principe» situato in via Zoccolanti è stato momentaneamente chiuso. A quanto pare, l’amministrazione comunale avrebbe esortato la direzione del club a sgomberare i locali in vista di una nuova gara di affidamento. Il sindaco Adolfo Marinangeli ha rilasciato delle dichiarazioni che sembrano non lasciare adito ad alcuna replica: ci sono delle carte e degli atti che parlano chiaro e che andrebbero rispettati. Ma bisogna sempre ascoltare anche l'altra campana. Il dottor Stefano Ripani, presidente del circolo da sedici anni, ha acconsentito a far luce sulla questione, rispondendo ad alcuni degli interrogativi sorti nella comunità amandolese a seguito di un’intervista rilasciata dal primo cittadino a "Laprovinciadifermo.com" nei giorni scorsi, il quale ha dichiarato di non imputare a sé stesso nessun errore e di aver soltanto «cercato il dialogo». È vero: c’era una convenzione, e questa convenzione è scaduta il 31 dicembre 2024. Stando alle carte, però, non sarebbe la prima volta nella storia del Circolo Tennis, che anche in passato si era ritrovato a continuare la sua attività senza convenzioni in vigore, e tutto ciò senza la necessità di giungere a comunicazioni scritte o a inaspettate richieste di sgombero. Nelle precedenti occasioni, infatti, l'amministrazione si era limitata ad accordarsi con il direttivo del club per mantenere in funzione gli impianti sportivi nell'attesa della pubblicazione di un nuovo bando, garantendo così la normale prosecuzione delle attività tennistiche. Il sindaco Marinangeli avrebbe dichiarato che la scorsa estate, dopo essere stato messo al corrente dell'avvenuta scadenza della convenzione, aveva informato il direttivo del club. «In realtà, siamo stati noi ad aver comunicato all'assessore Mariani, con cui abbiamo sempre intrattenuto ottimi rapporti professionali, che il contratto era decaduto a dicembre 2024 - afferma Ripani -. Il sindaco non ci ha mai contattati in modo informale. La prima comunicazione che abbiamo ricevuto da parte dell’amministrazione comunale è stata una PEC risalente al 9 settembre, in cui ci veniva richiesto di far luce sulle tariffe applicate per l’affitto del campo e sulle relative modalità operative». Il primo cittadino ha parlato di prezzi «illegittimamente alzati»: è vero, i membri del Circolo avrebbero dovuto quantomeno consultare la Giunta comunale, come sancito dall'articolo 7 della convenzione. Peccato che, quando le tariffe sono state modificate, la stessa convenzione era già scaduta. «Per quanto riguarda la questione prezzi sapevamo già di essere in difetto, perché da contratto i prezzi devono essere stabiliti dalla Giunta. Le vecchie tariffe erano ferme da quando è stato introdotto l’euro. Per far fronte alle ingenti spese annuali - parliamo di circa 1.500 euro solo per l’utenza dell’acqua - ci siamo trovati costretti ad alzare il prezzo dell’affitto del campo da 3 a 5 euro». Il 6 ottobre, dopo essere stata informata dell’effettivo aumento dei prezzi, l'amministrazione comunale richiede lo sgombero della struttura: è la prima volta nella storia del Circolo Tennis di Amandola, fino a quel momento forte di una solida e tutt’altro che conflittuale collaborazione con il Comune. I membri del Circolo si adoperano per liberare gli impianti sportivi e trasferire le attività in una struttura coperta. Nella sua dichiarazione, il sindaco incalza sul fatto che normalmente «da ottobre a marzo i campi non vengono più usati» e si sofferma sull’invio di un messaggio fatto girare su Whatsapp, in cui i soci del club venivano informati dai membri del direttivo della chiusura dei campi all’aperto e del trasferimento presso il PalaTennis. A detta sua, dal messaggio in questione emergerebbe «che l’attività sportiva del tennis è sempre praticabile nella nostra città». Nessun danno, dunque? Tutt’altro: il presidente Ripani ha voluto precisare che, quando le condizioni metereologiche lo consentono, le attività all’aperto possono prolungarsi fino agli inizi di novembre e che l'improvvisa chiusura dei campi ha provocato il ritiro dal campionato di una squadra che avrebbe dovuto giocare in casa. Il PalaTennis, inoltre, non disporrebbe né di riscaldamento, né di spogliatoi: si tratta infatti di una struttura piuttosto recente e ancora incompleta, sulla quale lo stesso Circolo ha investito una notevole somma di denaro. Il rischio, dunque, di fronte a queste inattese ingerenze amministrative che lasciano presagire la possibilità di una gestione alternativa dei campi all’aperto, potrebbe essere quello di una discontinuità delle attività tennistiche: da una parte la struttura al chiuso, gestita ancora dal decennale Circolo secondo una convenzione che scadrà nel 2029, dall’altra l’impianto sportivo in via Zoccolanti. Veniamo ora alla spinosa questione della soluzione proposta da Marinangeli, ossia la proroga della convenzione per tutto il 2026, con possibilità di rinnovo di anno in anno. A sentire il sindaco, di fronte alla generosa prospettiva di un compromesso che avrebbe accontentato tutti, il direttivo del Circolo ha in realtà deciso di rifiutare inspiegabilmente l’accordo. «La nostra idea era quella di partecipare all'eventuale bando che sarebbe stato emanato dal Comune - dichiara Ripani -, ma pensavamo che avesse durata quinquennale proprio come in passato, invece ci è stata proposta una soluzione non esaustiva». Una convenzione annuale potrebbe effettivamente rappresentare una prospettiva difficilmente percorribile, soprattutto in vista di eventuali investimenti da parte dell’associazione. Inoltre, quale sicurezza ne deriverebbe per il personale del circolo? È a tutti gli effetti una soluzione temporanea, instabile e potenzialmente volubile. Ora che le dinamiche sono finalmente state chiarite e che tutte le parti interessate sono state chiamate in causa, c’è da chiedersi: perché mai l’amministrazione comunale si è mostrata così agguerrita nello sfrattare un’associazione efficiente e stimata dalla comunità? È d'uso comune, tra i sindaci, dimenticare di avvisare un proprio assessore dei provvedimenti che si intendono prendere in relazione alla sua sfera di competenza? Di fronte alla domanda sul perché Marinangeli potrebbe non gradire più la vecchia gestione dell’impianto, il presidente ha risposto: «Le motivazioni possono essere molteplici. Dico solo che dovremmo essere valutati sulla base di come gestiamo la struttura, e non di altre situazioni esterne e secondarie. Non vogliamo sollevare polemiche, ma continuare a svolgere il nostro lavoro con la passione di sempre. Se ci verrà data la possibilità, continueremo a farlo secondo le nostre usuali modalità».
Un arcobaleno inaugura i nuovi voli Dat da Ancona: due collegamenti giornalieri per Roma Fiumicino e Milano Linate
I cannoni ad acqua dei vigili del fuoco hanno disegnato un arcobaleno sopra l’aereo della compagnia danese Dat, salutando così l’inaugurazione ufficiale delle due nuove rotte da Ancona verso Roma Fiumicino e Milano Linate. Le tratte, presentate lunedì mattina all’aeroporto marchigiano, rientrano nel bando regionale per la continuità territoriale e prevedono una doppia frequenza giornaliera. I collegamenti saranno operati con un aeromobile turboelica ATR 42-500 da 48 posti. Il primo volo per Roma parte alle 6.05 con rientro da Fiumicino alle 7:40, mentre il secondo decolla da Ancona alle 15 e riparte dalla capitale alle 16:40. Per Milano Linate, invece, il primo volo è previsto alle 9.25 con ritorno alle 11.15, mentre la seconda coppia di collegamenti è alle 18:25 e alle 20:15. «Lo scalo di Linate è pensato soprattutto per il businessman marchigiano che può viaggiare andata e ritorno in giornata - spiega Raffaele Vallero, general manager in Italia di DAT - mentre Fiumicino sarà utile soprattutto per i collegamenti con il resto del mondo». In questi giorni sono attive promozioni che consentono voli di andata e ritorno a 99 euro. Quanto al collegamento su Napoli, attualmente non operativo, Vallero non esclude un possibile ritorno: «Abbiamo un aeroplano abbastanza libero nei fine settimana e a metà giornata», ha spiegato. Sul fronte dei collegamenti interlinea, da domani sarà operativo l'accordo con Finnair, mentre sono in fase di definizione nuove partnership con Qatar Airways, SAS Airlines, Emirates e Lufthansa. «Nei primi mesi del 2026 - ha aggiunto Vallero - puntiamo a siglare anche un accordo con Ita Airways, che cambierà il modo di volare da Ancona su Roma». «Dai primi report emerge che chiuderemo l’anno con circa 20 mila passeggeri - ha dichiarato Giorgio Buffa, amministratore delegato di Ancona International Airport - e ci auguriamo di poter arrivare presto a quota 28 mila». (Credit foto: Ansa Marche)
Solidarietà All'Abbazia di Fiastra: donazione dei Service Club alla Casa Bethlem
Una significativa cerimonia di commemorazione dei Defunti si è tenuta ieri, 2 novembre, presso l'suggestiva cornice dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. L'evento ha visto la partecipazione compatta dei principali Service Club del territorio, uniti non solo nel ricordo ma anche in un concreto gesto di solidarietà. Alla Santa Messa, officiata da Monsignor Nazareno Marconi, vescovo della Diocesi, erano presenti i rappresentanti di: Rotary Club Macerata, Rotary Club “Matteo Ricci”, Rotary Club Tolentino, Inner Wheel di Macerata, Kiwanis, Soroptimist, e Lions Club Macerata Sferisterio. Una presenza istituzionale rafforzata da Giorgio Piergiacomi, assistente del Governatore, dal governatore eletto del Distretto Stefano Gobbi e dal governatore designato Stefano Quarchioni, a testimonianza del forte legame tra le associazioni. Durante l'omelia, monsignor Marconi ha offerto una riflessione profonda, lineare ed essenziale, ispirata al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi. Il vescovo ha invitato i fedeli ad accogliere e rispettare la morte non come un nemico, ma come una "sorella" che accompagna l'uomo al passaggio verso una vita nuova e luminosa: <Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scampare>. Un monito solenne è stato rivolto solo a coloro che non accolgono la volontà divina: <Guai a quelli che morranno nel peccato mortale>, chiosando poi con un riferimento alle beatitudini: <Beati quelli che si troveranno nella volontà del Signore poichè loro la morte non farà alcun male>. Il momento di raccoglimento spirituale è stato accompagnato da un importante gesto di carità: i Club presenti hanno infatti unito le forze per donare un contributo economico a favore della Casa Bethlem, la struttura di prima accoglienza della Diocesi gestita dalla Caritas, offrendo un aiuto concreto alle situazioni di estremo bisogno. Al termine della celebrazione, il vescovo Marconi ha calorosamente ringraziato e apprezzato l'impegno costante delle Associazioni, esortandole a mantenere viva la collaborazione e ad intensificare la loro attività di supporto sul territorio, oggi più che mai necessario di fronte alle crescenti situazioni di difficoltà. La serata si è conclusa in un clima di convivialità, un'occasione preziosa per rinsaldare e rafforzare i legami di amicizia e condivisione tra i membri dei Service Club, promettendo future sinergie a beneficio della comunità.
Da Civitanova a Netflix, l'attrice Alessandra Pauri: "Il mio viaggio tra filosofia e teatro" (VIDEO)
Un lungo viaggio, umano e artistico, quello di Alessandra Pauri, partita da Civitanova Marche e approdata oggi ai set cinematografici romani, dopo vent'anni vissuti tra i teatri di Londra e le accademie di Singapore. Attrice, filosofa ed educatrice, Pauri è la protagonista della nuova puntata di Picchio Podcast, dove racconta come sia riuscita a seguire il proprio Daimon, quella voce interiore che conduce ognuno verso il proprio talento. “Sono di Civitanova Marche, ho studiato Filosofia a Macerata. Durante il primo anno all’università ho avuto la fortuna di frequentare un laboratorio teatrale con Giorgio Felicetti. Lì ho sentito la mia chiamata, l’amore per il teatro e per questo mestiere”. Un amore che, inizialmente, ha dovuto convivere con le incertezze del futuro: "Volevo lasciare l’università e andare a Roma per studiare recitazione, ma avevo paura. Così ho continuato con la Filosofia, ma è stata proprio la laurea a portarmi a Londra per imparare l’inglese - e lì ho incontrato il teatro di nuovo". Nella capitale inglese si iscrive alla London International School of Performing Arts, filiale della storica scuola Jacques Lecoq, e consegue un Master in Teatro Contemporaneo all’Università Brunel. “Ho studiato due anni full time, in inglese, facendo sacrifici enormi. Londra mi ha dato la libertà di rischiare, di esplorare la mia vocazione in modo autentico”. Il debutto arriva in grande stile, davanti a 3.000 persone: “La mia prima prova è stata all’English National Opera, nei Pescatori di perle di Bizet. Mi esibivo sospesa a 12 metri d’altezza. Terrificante, ma meraviglioso: lì ho imparato a confrontarmi con le mie paure”. Dopo oltre dieci anni a Londra, la vita la porta a Singapore, dove insegna recitazione e teatro in università e accademie internazionali. “È stato un periodo di grande crescita, ho lavorato con giovani talenti da tutto il mondo e ho imparato molto dal Sud-est asiatico”. Oggi Alessandra vive finalmente a Roma, dove ha realizzato il sogno che aveva a vent’anni. “Sto lavorando come attrice di cinema. Ho appena finito di girare un film che uscirà in primavera sulla Rai: interpreto la madre della protagonista, in una storia che parla di manipolazione affettiva, fisica e psicologica. Un tema importante, che mi sta molto a cuore”. Ma non è tutto. Alessandra ha anche partecipato alla serie “Storia della nostra famiglia”, disponibile su Netflix, accanto a Massimiliano Gallo e diretta da Claudio Cupellini, creatore di Mare Fuori: “Ho lavorato con Massimiliano Cagliuzzo di Mare Fuori in un piccolo ma significativo ruolo. Non esistono ruoli piccoli, nel cinema: ogni personaggio racconta una verità”. Accanto alla carriera artistica, Pauri porta avanti una collaborazione preziosa con Dario D’Ambrosi e il suo Teatro Patologico, che lavora con ragazzi affetti da disabilità mentale. “È un’esperienza che mi dà tantissimo. Cerchiamo di offrire a questi ragazzi l’opportunità di formarsi e di entrare nel mondo dello spettacolo come professione”. Quando le viene chiesto di descrivere la sua professione con due parole, non esita: "Verità e amore. Cercare la verità di un personaggio significa raccontare anche la mia verità. E farlo con amore - per il personaggio, per chi lavora con me e per chi guarda - è ciò che dà senso a tutto". E infine, il ringraziamento più sentito: "Ringrazio mia madre, che ora non c’è più ma continua a guidarmi. Mi ha insegnato la libertà di inseguire i miei sogni in modo non convenzionale. E ringrazio il mio intuito e la mia anima, che continuano a portarmi dove devo essere, anche senza sapere come". Un viaggio nel mondo e dentro di sé, tra filosofia, palcoscenico e cinema, alla continua ricerca della verità e dell’amore che danno senso all’arte.
Quando il cimitero è su Facebook: candeline virtuali e ricordi programmati
Il 2 Novembre milioni di italiani andranno al cimitero. Ma prima passeranno da Facebook. Candeline virtuali, foto del defunto con filtro seppia, "Ciao ovunque tu sia". Il feed si trasforma in un muro del pianto digitale dove il lutto diventa contenuto e il dolore si misura in cuoricini. Bentornati nell'era dove anche la morte ha bisogno di visualizzazioni. IL CALENDARIO EDITORIALE DEL DOLORE Come social media manager ne ho viste tante. Ma il fenomeno dei "post commemorativi annuali" è qualcosa che mi lascia sempre interdetta. Stesso giorno, stessa foto, stesso messaggio. Anno dopo anno. Come un appuntamento fisso. Il lutto che diventa ricorrenza programmata. E i commenti? Sempre gli stessi. "Condoglianze", "Ti abbraccio", "È con te". Un copione che si ripete identico. Di fronte al dolore nessuno ti mette "ahah" o "grr". Solo cuori e abbracci virtuali. QUANDO L'ALGORITMO DIVENTA SADICO Facebook mi suggerisce di fare gli auguri a un mio amico. Morto nel 2022. Instagram mi ricorda "Bei momenti" con una persona che non c'è più. LinkedIn mi chiede se lo conosco. Certo che lo conoscevo. Gli algoritmi non capiscono la morte. Continuano a macinare dati, suggerire amicizie con i defunti, farti gli auguri per conto di chi non può più farteli. E tu devi decidere: "Chiudi l'account", "Nascondi", "Ricordamelo più tardi". Come se il lutto avesse un pulsante "dopo". Gli account fantasma restano lì. Facebook li tiene in vita e continua a suggerirti di contattarli. IL DOLORE IN AFFITTO Ma il vero problema non sono gli algoritmi. Il problema è che c'è una differenza enorme tra ricordare e performare il ricordo. Tra dolore autentico e dolore studiato per i social. Lo riconosci dalle didascalie. Troppo curate. "Angelo mio", "La tua luce mi guida", "Sei sempre nei miei pensieri". Caption da influencer, non parole di chi sta davvero soffrendo. E poi ci sono loro: quelli che commemorano persone che nella vita reale manco frequentavano. Il collega visto due volte che diventa "grande amico". Il conoscente lontano che diventa "presenza fondamentale". Il lutto preso in prestito. Perché va di moda. Perché è il 2 Novembre. Perché bisogna postare qualcosa. LA DOMANDA SCOMODA Prima di postare quella candela virtuale, chiediti: lo sto facendo per ricordare o per essere visto ricordare? Perché il dolore vero non ha bisogno di pubblico. Non cerca testimoni. Non si misura in condivisioni. Il ricordo autentico è quella foto che guardi da solo, di notte. Quella voce che senti ancora. Quel numero che hai ancora in rubrica tra i preferiti anche se sai che non risponderà mai più. Non è un post. Non è una storia. Nel 2025 dovremmo aver capito che non tutto va condiviso. Che ci sono dolori troppo grandi per stare in 280 caratteri. Che il rispetto verso chi non c'è più passa anche dal non trasformarlo in contenuto. Ma evidentemente no. Perché il 2 Novembre i social si riempiranno di nuovo. Di candeline, di foto, di "mi manchi". E io, continuerò a chiedermi: quanto di questo è ricordo e quanto è solo rumore?
Alessandro Forte torna a casa e corre allo stadio: oggi tiferà i suoi compagni del Casette Verdini
Una bellissima notizia per tutto il Casette Verdini e per il calcio marchigiano: Alessandro Forte è tornato a casa. Il giovane terzino destro, rimasto coinvolto a fine settembre in un grave incidente stradale (LEGGI QUI), è stato dimesso venerdì 31 ottobre dall’Ospedale di Ancona, dove era ricoverato da diverse settimane. Le sue condizioni, inizialmente molto critiche, avevano destato grande apprensione: Alessandro aveva trascorso alcuni giorni in coma, ma grazie alle cure dei medici e alla sua straordinaria forza di volontà ha superato le fasi più delicate e sta ora proseguendo il suo percorso di recupero. Appena uscito dall’ospedale, non ha voluto aspettare un solo giorno per riabbracciare i suoi compagni: questa mattina ha infatti raggiunto il gruppo e oggi pomeriggio sarà allo stadio per tifare Casette Verdini–Castel di Lama, la partita che per lui segna un ritorno simbolico, pieno di emozione e gratitudine. In queste settimane la squadra, la società e i tifosi non hanno mai smesso di fargli sentire la loro vicinanza, con dediche e messaggi di incoraggiamento. Tanti anche i gesti d’affetto arrivati da società di tutta la regione, che hanno esposto striscioni e cartelloni per sostenerlo nella sua battaglia. Il ritorno di Alessandro allo stadio è un abbraccio collettivo, un segnale di speranza e di forza che va oltre il calcio, e che oggi renderà ancora più speciale la sfida contro il Castel di Lama.

cielo sereno (MC)



