Circe figlia di Elio, il Dio Sole e della ninfa Perseide è una delle protagoniste femminili più interessanti dell’Odissea: è la maga che ha il potere divino di trasformare gli uomini in animali.
All’inizio la conosciamo come una donna affascinante che incarna la seduzione femminile, in grado di manipolare gli uomini con le sue arti magiche, riducendoli a bestie con i loro istinti primari.
Poi, con stupore, vediamo fiorire una donna innamorata che sa accogliere, curare per poi lasciare andare...
È ambivalente: autonoma, autosufficiente e allo stesso tempo aperta ad una relazione. Per l’uomo è tentazione e pericolo ma anche possibilità di crescita.
Come una vera Dea, Circe attrae con il suo canto Ulisse ed i suoi compagni, appena approdati sull’isola di Eea, per poi offrire loro una bevanda che li trasforma in bestie.
Tutti mutano, tranne Ulisse che, grazie ad un’erba magica, mantiene la sua forma naturale. La maga rimane stupita da questo uomo, l’unico che non è riuscita a tenere nel recinto, che sfugge alla sua magia e che non la fa sentire onnipotente.
L’unico uomo che non cambia per lei. Nasce così una storia d’amore. Quando poi la Dea comprende che Ulisse deve proseguire il suo viaggio, da conquistatrice diventa protettrice, aiutandolo ad affrontare il proseguimento della sua avventura.
Lei dominatrice riesce a cambiare, offrendo l’amore più difficile, quello che ti lascia andare e che ti dona gli strumenti per crescere. Circe non ha potuto trasformare Ulisse, rimasto integro.
A sua volta, lui con l’amore ha trasformato lei, insegnandole a vedere l’altro non come una preda ma come una persona libera. Lo ha sostenuto nella crescita, ha rinunciato ad averlo per sé, per lasciargli la possibilità di compiere il suo destino.
Circe ci insegna quanto potere e quanta bellezza ci sono nell’accogliere il mistero dell’altro.
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