Sanità
Nuova Farmacia "La Camerte": un segnale di rinascita per Camerino (FOTO e VIDEO)
L’inaugurazione della nuova Farmacia La Camerte, passata alla gestione della famiglia Cagnini, rappresenta per Camerino un momento carico di significato. Un segnale concreto di ripartenza e rinnovamento per un territorio che continua a ricostruire la propria identità dopo anni difficili. La comunità ha risposto con grande partecipazione, riempiendo gli spazi della struttura completamente ammodernata. L’evento si è aperto con gli interventi del Monsignor Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e Fabriano-Matelica, del professor Gianni Sagratini, Direttore della Scuola di Scienze del Farmaco dell’Università di Camerino, del sindaco Roberto Lucarelli e della dottoressa Anna Maria Schimizzi, primario del reparto di medicina interna dell’ospedale di Camerino. Dopo il taglio del nastro e la benedizione del Vescovo, tutti i presenti hanno potuto visitare la nuova struttura, accolti dal direttore Naser Al Ahmad, dalle farmaciste Simona Serfaustini e Francesca Bartoli e dalla commessa Barbara Mogliani. La cerimonia è stata moderata da Daniela Gurini. Il sindaco Roberto Lucarelli ha espresso un ringraziamento sentito alla famiglia Cagnini: ha ricordato la lunga storia della farmacia sul territorio e sottolineato l’importanza di questa riapertura, non solo come servizio essenziale ma come punto di riferimento affettivo per tutta la comunità. Ha rivolto parole di stima anche al direttore Naser, “da giovane studente dietro al bancone del bar centrale” fino a oggi, guida di una realtà centrale per Camerino. Il Vescovo Massara ha definito la riapertura «un grande cerotto sulle ferite della comunità», mentre il professor Sagrantini ha ribadito il ruolo della farmacia come presidio territoriale, luogo non solo di distribuzione del farmaco ma anche di erogazione di servizi fondamentali. La dottoressa Schimizzi ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra ospedali e strutture come questa, unite da un obiettivo comune: “dare salute”. Con tono emozionato e sincero, Fabio Cagnini ha ringraziato la moglie per il sostegno, spiegando come questa nuova apertura rappresenti per la famiglia un dono alla città: “Quello che non si riesce a fare vogliamo farlo”. Una visione condivisa anche da sua moglie, l’ingegner Francesca Gubbiotti, che ha progettato gli spazi pensando alle esigenze dei cittadini, offrendo una farmacia moderna, accogliente e con un’area dedicata alla donna, esempio concreto di un approccio più attento e umano: "Abbiamo pensato ad una coccola per chiunque". Il direttore Naser Al Ahmad, arrivato a Camerino come studente palestinese nel 1986 e oggi profondamente legato al territorio, ha raccontato la scelta del nome La Camerte come un gesto d’amore verso la città. Ha presentato i nuovi spazi e i servizi tecnologici integrati, dai sistemi ECG agli holter pressorio e cardiaco, dagli esami ematici al profilo glicemico, insieme ad altre prestazioni offerte da professionisti che collaboreranno con la farmacia. Presente anche la consigliera di parità Deborah Pantana, che ha sottolineato l’importanza del presidio sanitario nelle aree interne: “Un segnale fondamentale per il territorio, soprattutto grazie all’innovazione portata da una titolare donna. Qui c’è uno slogan che voglio mettere in evidenza: ci prendiamo cura di te. È un obiettivo alto e importante. Mi piace molto l’attenzione dedicata alle donne, con un angolo tutto per loro. Come consigliera di parità non potevo mancare per valorizzare il lavoro di un’imprenditrice che è stata anche premiata come personalità femminile del mondo del lavoro quest’anno”. La nuova Farmacia La Camerte nasce così come simbolo di identità, resilienza e innovazione, un punto fermo che guarda al futuro con fiducia, radicato in un territorio che continua a voler rinascere.
"Una gioventù 'malata' o trascurata?": l'intervista alla psicologa clinica Maria Stella Andreozzi
L’argomento è serio, serissimo. Le cronache giornaliere ci consegnano episodi di estrema gravità che riguardano i comportamenti dei giovani ed anche giovanissimi. Ci siamo occupati nelle pagine precedenti della popolazione anziana e del suo incremento con i conseguenti problemi di organizzazione sociale e tutela della salute. La popolazione giovane merita altrettanta attenzione, i giovani sono la parte più viva della società, sono il futuro, sono la parte più bella, dovrebbero essere la parte più sana. Nelle nazioni occidentali ed in particolare in Italia il numero dei giovani in percentuale sta decrescendo in conseguenza del calo della natalità che ha colpito le società più industrializzate risentendo di una crisi soprattutto di organizzazione sociale ed economica prima strisciante e poi divenuta, in certi ambiti, dirompente. Possiamo considerare come gioventù quel periodo che va dall’adolescenza fino alla prima maturità, dai 13 ai 30 anni circa. Le generazioni che intercorrono tra questi due limiti di tempo sono incappate forse nel periodo peggiore dal dopoguerra. Il modello di sviluppo economico si è basato sul consumismo e nel secolo scorso ha contribuito alla crescita di società evolute rapidamente in tutti i loro aspetti. La tecnologia ha fatto passi rapidi e da gigante invadendo la vita di ognuno di noi, dalla comunicazione all’educazione, dall’alimentazione alla gestione del tempo libero, fino alla tutela della salute. Un fenomeno gigantesco che ha contribuito a dare opportunità di visibilità e parola a tutti, ha creato un’inedita ed evoluta società moderna. Anche nel periodo migliore, almeno in Italia, quando la tecnologia non era così invasiva, qualche punto nero nello splendore di un benessere generale in espansione però si intravedeva, ma era inghiottito dall’ebbrezza e dall’eccitazione per la possibilità di avere sempre di più. Il culto quasi smisurato del denaro era evidente che stava fiaccando il valore della cultura, della morale, della tutela dell’ambiente, dei valori legati ad una società arcaica e spesso contadina che aveva sempre tutelato la famiglia e l’educazione dei più giovani. Le speculazioni edilizie con immane deturpamento ambientale, le speculazioni finanziarie con la concentrazione di grandi ricchezze nelle mani di pochi a scapito dei tanti che la ricchezza l’avevano prodotta, i mercati del vizio, per esempio droga e prostituzione, sembravano tutti mali minori, quasi fisiologici, uno scotto da pagare per l’acquisizione del benessere generalizzato. Le droghe meritano un momento di riflessione perché per i giovani hanno rappresentato e rappresentano ancora un pericolo enorme. Per una parte rilevante di loro la droga ha deteriorato la vita, spesso l’ha distrutta economicamente, intellettualmente e fisicamente e non solo la loro, ma anche quella delle persone più vicine. Se si parla di salute la tossicodipendenza ha determinato e determina gravi conseguenze neurologiche e psichiatriche, il deperimento fisico, la difficoltà di studiare o lavorare, poi la possibilità di contrarre infezioni come epatiti, AIDS, un calvario senza fine che ha annientato, e continua a farlo, milioni di giovani, peggio di una guerra. Tutto questo è potuto succedere grazie all’avidità smisurata di organizzazioni criminali che hanno iniettato nella società un “virus” devastante proprio per colpire e sfruttare i giovani. Un altro buco nero tollerato è stata la deliberata distruzione dell’ambiente con un’immane opera di cementificazione ed inquinamento che ha letteralmente stravolto l’equilibrio tra gli elementi e le forze della natura. Di questo scempio ogni giorno ne vediamo le conseguenze. Per restare ai punti neri che poi sono diventati delle vere e proprie macchie, un altro problema della nostra società opulenta è quello dell’alimentazione scorretta ed eccessiva. La fame atavica dei nostri nonni e dei nostri padri ha generato per reazione, assumendo come forma di riscatto sociale, il consumo di un’enorme quantità di alimenti non necessari ed il conseguente rischio rappresentato soprattutto per i giovani dall’obesità. L’obesità giovanile, se non si corre presto ai ripari, mina la salute per tutta la vita. È anche evidente che il modello economico e politico basato sull’espansione dei consumi doveva prima o poi entrare in crisi. Quando si ha a disposizione tutto quello che viene proposto, il meccanismo del ricambio dei beni acquisiti è più lento di quello che propone la novità e vengono a cadere una dopo l’altra le certezze, in più con il peso e il pericolo delle contraddizioni del sistema; il lavoro innanzi tutto, ma anche la scuola, la tutela della salute, il concetto di famiglia, la ricerca di una prospettiva di futuro hanno subito e stanno ancora subendo un appannamento rovinoso. Il disorientamento anche dei migliori è palpabile e drammatico, figurarsi quello di coloro che restano più indietro. La tendenza è quella di rinchiudersi in una solitudine che illude di frequentare tutto il mondo attraverso lo schermo di uno smartphone e le innumerevoli proposte di ogni tipo e valore che in esso appaiono. Le famiglie cercano in qualche modo di arginare i danni, di difendere i loro giovani, ma fino a quando e in che modo lo possono fare? Oltretutto in periodi come questo i mercati del crimine e del vizio che propongono soluzioni compensative al disagio non arretrano, anzi si espandono ed offrono prodotti sempre nuovi ed appetibili. Droghe, alcool, “sballi” vari penetrano sempre più in una popolazione giovanile che comincia ad evidenziare le caratteristiche di uno stato di deriva. Tutto questo è un aspetto importante della salute con il rischio, speriamo solo teorico, che il grande aumento di aspettativa di vita rilevato nelle generazioni che erano giovani durante la guerra arretri ed evidenzi problematiche di salute nuove, frequenti e gravi. Cerchiamo una piccola sintesi con la dottoressa Maria Stella Andreozzi, psicologa clinica e docente contrattista all’Università di Macerata che si occupa tutti i giorni di questi problemi con gli studi e confrontandosi con esempi reali. Dott.ssa Andreozzi quali sono le cause dell'evidente disagio giovanile attuale? "In un mondo in continua e veloce trasformazione ai giovani di oggi è richiesto un costante e faticoso adattamento. Per spiegare questo disagio non si può non parlare dell’utilizzo che i giovani fanno dei social: una vera e propria sostituzione del mondo reale con quello virtuale, sottovalutandone le implicazioni. I giovani sembrano molto suscettibili all’illusione della facilità del successo e alla demonizzazione del fallimento. Forte è la paura di non essere all’altezza delle aspettative sociali e di non riuscire a reggere questo peso. Se da una parte ciò può degenerare in una corsa alla perfezione per non sentirsi inadeguati, dall’altra può determinare una ridotta esposizione personale a situazioni o contesti che possano generare emozioni spiacevoli e frustrazione. In entrambe le situazioni i giovani si sottraggono alla possibilità di far "palestra’" di emozioni che possono essere vissute negativamente, ma che sono estremamente utili nel nostro vivere quotidiano, come la vergogna e la paura". Quali sono le problematiche più frequenti che lei rileva nei giovani? "Tra le difficoltà più frequenti troviamo appunto l’utilizzo inappropriato delle nuove tecnologie, disturbi d’ansia e depressivi, dipendenze da sostanze psicoattive, problematiche alimentari e ritiro sociale. Si configurano come vere e proprie strategie per far fronte al disagio emozionale che i giovani vivono". Ci sono rimedi che lei potrebbe suggerire? "La presa di consapevolezza di un disagio è il primo passo. Qualora si senta il bisogno di aiuto più strutturato, è fondamentale rivolgersi a professionisti della salute mentale. Ricordiamo che l’educazione parte da piccoli, a casa, e l’azione preventiva ha un grande valore protettivo".
Responsabilità medica per ritardata diagnosi: quando spetta il risarcimento?
Torna come ogni domenica la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana “Chiedilo all'Avvocato”. Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente la tematica relativa alla responsabilità medica per danno da ritardata diagnosi. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana alla domanda posta da un lettore di Macerata che chiede: “In quali circostanze è possibile richiedere il risarcimento danni al medico che ha ritardato la valutazione diagnostica di una malattia?” Il caso di specie ci offre la possibilità di far chiarezza su una questione estremamente sensibile, su cui ha avuto modo di pronunciarsi la Suprema Corte con la sentenza n. 8461/2019, riguardante la morte di una paziente alla quale era stato diagnosticato tardivamente un male di natura maligna. In tale circostanza, nella valutazione della responsabilità del medico che aveva eseguito la prima visita, la Corte di Cassazione si è uniformata a quanto stabilito dalle Sezioni Unite nel 2008 (sentenza n. 576), secondo cui: “Il nesso di causalità materiale va accertato secondo le regole degli artt. 40 e 41 c.p., e può essere escluso solo quando, al momento dell’azione o dell’omissione, l’evento di danno appariva assolutamente imprevedibile e inverosimile alla luce delle migliori conoscenze scientifiche del momento.” In base a tale orientamento, per valutare la responsabilità del soggetto autore dell’azione o dell’omissione deve sussistere un’indissolubile relazione tra la condotta e l’evento dannoso, nel senso che, eliminando astrattamente la prima, il secondo non si sarebbe verificato. Inoltre, anche laddove si accertasse che l’evento si sarebbe comunque prodotto, la responsabilità permane se la condotta del medico ha aggravato o accelerato il danno, rendendo quindi risarcibile l’evento in ambito civile sia come danno patrimoniale sia come danno non patrimoniale. Pertanto, in risposta alla domanda del nostro lettore, e in conformità con il più autorevole orientamento della Suprema Corte, si può affermare che: “È configurabile il nesso causale tra il comportamento omissivo del medico e il pregiudizio subito dal paziente qualora, attraverso un criterio probabilistico, si ritenga che l’opera del medico, se correttamente e prontamente prestata, avrebbe avuto serie e apprezzabili possibilità di evitare il danno verificatosi.” A ciò si aggiunge che, in tali circostanze, “Si dovrà applicare la regola della preponderanza dell’evidenza, o del più probabile che non, al nesso di causalità fra la condotta del medico e tutte le conseguenze dannose da essa scaturite” (Cass. Civ., Sez. III, sent. n. 8461/2019; n. 10978/2023). Rimango in attesa, come sempre, delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
Oltre i grassi saturi: che cosa occorre sapere sul rapporto tra carne rossa e rischio cardiaco
Negli ultimi anni il rapporto tra carne rossa e salute cardiovascolare è diventato un tema centrale nel dibattito scientifico e nei consigli nutrizionali. Per molto tempo l’attenzione si è concentrata quasi esclusivamente sul contenuto di grassi saturi e colesterolo, due elementi che, se assunti in eccesso, possono favorire l’aumento del colesterolo LDL e contribuire alla formazione di placche nelle arterie. Questi meccanismi sono reali e ben documentati, ma oggi sappiamo che non rappresentano l’unica spiegazione. La ricerca più recente ha infatti messo in luce un altro percorso, meno intuitivo ma estremamente rilevante, che coinvolge il nostro microbiota intestinale e la produzione di due molecole: TMA (trimetilammina) e TMAO (trimetilammina-N-ossido). Quando consumiamo carne rossa, introduciamo sostanze come colina, carnitina e fosfatidilcolina. Si tratta di nutrienti utili al nostro organismo, ma che, una volta raggiunto l’intestino, vengono metabolizzati da particolari batteri. Questo processo porta alla formazione del TMA, una molecola che viene assorbita e trasportata al fegato, dove viene convertita in TMAO. Ed è qui che il discorso si fa davvero interessante: livelli elevati di TMAO nel sangue sono stati più volte associati a un aumento del rischio cardiovascolare. Le evidenze indicano che il TMAO può facilitare l’infiammazione delle pareti dei vasi sanguigni, favorire l’accumulo di colesterolo e contribuire allo sviluppo di placche aterosclerotiche, oltre a influenzare la capacità del sangue di formare coaguli. Non si tratta di un effetto immediato, ma di un processo graduale che riflette le abitudini alimentari nel lungo periodo. Un aspetto affascinante è che non tutti producono TMA e TMAO nella stessa quantità. La differenza sta nel microbiota intestinale, l’insieme dei miliardi di batteri che ci abitano e che rispondono a ciò che mangiamo. Una dieta ricca di fibre, frutta, verdura e legumi favorisce popolazioni batteriche che producono poco TMA, mentre un’alimentazione povera di vegetali e molto ricca di carne rossa seleziona microbi più attivi in questo processo. Per questo motivo non è corretto demonizzare un alimento in sé, ma è fondamentale considerare la frequenza di consumo e l’insieme delle abitudini alimentari. Il rischio aumenta soprattutto quando la carne rossa viene consumata spesso e quando è accompagnata da una dieta povera di fibre. Le carni lavorate, come insaccati e affumicati, rappresentano un discorso a parte perché aggiungono altri fattori di rischio, come un eccesso di sale e la presenza di nitriti. Adottare un approccio equilibrato significa ridurre la carne rossa a un consumo occasionale, dare più spazio a fonti proteiche come pesce, legumi e carni bianche, e soprattutto aumentare le fibre, che aiutano a modulare positivamente il microbiota. Queste scelte non hanno lo scopo di proibire, ma di proteggere, offrendo al corpo un ambiente metabolico più favorevole. Capire cosa accade nel nostro organismo quando mangiamo carne rossa ci permette di prendere decisioni più consapevoli. La salute del cuore non si costruisce in un giorno, ma attraverso tanti gesti quotidiani che raccontano cura e rispetto verso il proprio corpo. Anche ciò che portiamo in tavola può diventare parte di questa storia.
Bollini Rosa 2026-2027: conferma per Macerata e Civitanova, primo riconoscimento per l’ospedale di Camerino
L’Azienda sanitaria territoriale di Macerata conquista il massimo riconoscimento nazionale in tema di salute femminile: i Bollini Rosa 2026-2027 sono stati infatti assegnati agli ospedali di Macerata, Civitanova Marche e, per la prima volta, anche al presidio ospedaliero di Camerino. L’annuncio è arrivato questa mattina durante la cerimonia ufficiale che si è svolta al Ministero della Salute, dove Fondazione Onda Ets ha premiato le strutture più attente ai percorsi sanitari dedicati alle donne. Il Bollino Rosa, da vent’anni punto di riferimento nazionale nell’ambito della medicina di genere, viene attribuito agli ospedali che garantiscono servizi di prevenzione, diagnosi e cura pensati per rispondere alle differenti esigenze di salute femminile, ma anche a quelle patologie comuni a uomini e donne per le quali vengono sviluppati percorsi ospedalieri mirati. Entrare nella rete degli ospedali premiati significa aderire a una comunità virtuosa: sono 370 le strutture italiane che, per il prossimo biennio, potranno fregiarsi del riconoscimento. Grande soddisfazione arriva dall’Ast di Macerata. "Il riconoscimento assegnato alle tre strutture ospedaliere della nostra Azienda certifica la qualità dei percorsi multidisciplinari rivolti alle specifiche esigenze della donna in ogni fascia d’età - dichiara il direttore generale Alessandro Marini - e premia la competenza del personale sanitario e l’impegno costante per la salute del paziente". Secondo Marini, i Bollini Rosa valorizzano in particolare le specialità dedicate alla donna, la presenza di servizi di accoglienza qualificati e le attività di supporto alle vittime di violenza, elementi centrali nel lavoro quotidiano degli ospedali della provincia. Con la conferma per Macerata e Civitanova e il debutto di Camerino, il territorio maceratese si colloca tra le realtà più virtuose nelle politiche sanitarie rivolte alle donne, rafforzando la propria presenza nella rete nazionale promossa da Fondazione Onda.
Fisiomed: "Visite pediatriche anche di sabato"
“Più sedi, più servizi, più vicini a te” è lo storico slogan di Fisiomed. Dopo aver collezionato strutture in provincia, tra sedi costruite e sedi acquisite, il Gruppo Medico ora intensifica la sua vicinanza alla collettività sviluppando, diversamente, una utilissima iniziativa che fornirà un nuovo servizio in più ogni sabato. A partire da questo 29 novembre e con cadenza settimanale, Fisiomed accoglierà nei suoi spazi, per la precisione nel polo più moderno e grande a Sforzacosta, tre illustri pediatri del maceratese come Mauro Grelloni, Paolo Perri e Mirella Staffolani. L’idea è stata proprio di Grelloni, attivissimo nel capoluogo, trovando l’adesione di Perri che è stato primario di Pediatria e Neonatologia e della Staffolani, pediatra neonatologa e formatrice UNICEF per l’allattamento. "Dalle 8 alle 20 dei prossimi sabati pertanto qualunque famiglia del territorio potrà giovarsi dell'esperienza e della competenza di professionisti stimati, basterà chiamare in segreteria e prendere appuntamento, si legge in una nota di Fisiomed . A turno uno dei tre pediatri sarà sempre reperibile e pronto a visitare il bambino o la bambina nella sede Fisiomed di via Giovanni XXIII". "I genitori potranno cancellare dubbi e preoccupazioni, trovando rassicurazioni, supporto e soprattutto – caratteristica peculiare di Fisiomed- la rapidità nelle riposte sulla salute dei propri amati figli". "Un nuovo servizio che conferma la vocazione di Fisiomed, realtà di sanità privata ma dalla profonda etica sociale e sempre pronta ad aiutare il territorio. In questo caso famiglie e genitori che hanno la fortuna di crescere le nuove generazioni, il nostro futuro".
Prevenzione del tumore prostatico: visite urologiche gratuite a Macerata e Civitanova
Si svolgerà domani un’iniziativa di prevenzione dei tumori prostatici maschili con visite urologiche gratuite presso gli ospedali di Macerata e Civitanova, organizzata dalla Lilt sezione di Macerata guidata dal presidente dottor Nicola Battelli, direttore della U.O.C. di Oncologia di Macerata, in collaborazione con l’Ast e rivolta sia ad iscritti Lilt che non iscritti. I presidi ospedalieri dell’Azienda sanitaria maceratese hanno, infatti, ricevuto da Fondazione Onda ETS un riconoscimento per l’offerta dei servizi e l’impegno nella salute uroandrologica, con focus sul tumore della prostata e sulla gestione delle complicanze funzionali post-chirurgiche. Giovedì 27 novembre presso l’ospedale di Macerata saranno offerte in totale dieci visite gratuite, cinque dalle ore 9 alle 10 per non iscritti LILT e cinque dalle ore 10:15 alle 11:15 per gli iscritti Lilt, che si svolgeranno presso il reparto di Urologia diretto dalla dottoressa Lucilla Servi, ubicato al secondo piano dell’ala nuova del presidio ospedaliero. Presso l’ospedale di Civitanova, invece, un totale di dieci visite saranno offerte giovedì 27 novembre, cinque dalle ore 15 alle 16:20 per i non iscritti Lilt e cinque dalle ore 16:40 alle 18 per gli iscritti LILT, presso il reparto di Urologia diretto dal dottor Willy Giannubilo. Le prenotazioni per gli iscritti Lilt verranno effettuate direttamente dalla stessa Lillt tramite mail, mentre per i non iscritti chiamando il numero 0733 2572311 dalle ore 12 alle 13 di oggi.
"Violenza sulle donne in aumento nel Maceratese: più 211 casi in un anno". L'Ast in campo per la prevenzione
L’Ast di Macerata ha ricordato stamattina la giornata internazionale contro la violenza sulle donne con un’iniziativa in ospedale a Civitanova e il convegno promosso dal Consultorio montano in collaborazione con il Comune di Camerino e rivolto alle ultime classi dell’Istituto di Istruzione Superiore Varano-Antinori. “L’Ast di Macerata attraverso le attività di cura e di prevenzione realizzate dai distretti e dai Dipartimenti territoriali è aperta alle richieste della popolazione, in modo particolare alle esigenze dei giovani – ha esordito il neo direttore Socio Sanitario Massimiliano Cannas. Questo incontro nelle scuole vuole sensibilizzare le giovani generazioni perché ognuno di noi può segnalare episodi di violenza e riconoscere i segnali inespressi per prevenire un fenomeno che secondo i dati Istat è in aumento”. “Ringraziamo l’Ast e il Consultorio di Camerino per averci donato simbolicamente una panchina rossa. La panchina rappresenta il luogo della riflessione, della meditazione che ci fa a comprendere l’importanza di essere solidali con gli altri, soprattutto attraverso l’ascolto, e di quanto sia fondamentale fare rete attraverso la scuola, la famiglia, il consultorio, l’ospedale, le forze dell’ordine per prevenire ogni forma di violenza. – ha esordito il preside professor Francesco Rosati davanti ad un’Aula magna gremita di studenti in ascolto. Tra i relatori la coordinatrice ostetrica Maria Teresa Gervasio che ha illustrato il ruolo del Consultorio insieme alle dottoresse Floriana Menga, psicologa, e Vanessa Stefani, sociologa che lavorano all’interno dello Spazio Giovani del Consultorio di Camerino, la dottoressa Maria Sellitti sociologa del Dipartimento di Prevenzione e la dottoressa Marta Tassetti, ginecologa dell’ospedale maceratese, mentre in rappresentanza del Comune di Camerino era presente l’assessora Erika Cervelli. La dottoressa Giorgia Scaloni della Direzione Medica di Macerata ha spiegato l’esistenza del Codice Rosa all’interno dell’Azienda sanitaria maceratese in vigore dal 2017. “Nell’ultimo anno sono stati 340 i casi segnalati nell’Ast rispetto ai 129 casi del 2024, si assiste ad un fenomeno in aumento”- ha spiegato la Scaloni.L’intervento della dottoressa Anna Moffa, dirigente della Squadra mobile della questura di Macerata ha illustrato agli studenti il codice rosso e i reati ivi contemplati, ma anche gli strumenti per denunciare episodi di violenza dall’ammonimento del questore alla denuncia vera e propria, segnalando anche il ruolo importante di sostegno svolto dai Centri anti violenza. Esiste poi l’App YouPol per segnalare, anche in forma anonima, episodi di bullismo, spaccio di sostanze stupefacenti e anche fenomeni di violenza, dove si possono anche caricare video e foto perché c’è un collegamento diretto con la Centrale Operativa. L’ospedale di Civitanova ha celebrato, invece, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne allestendo all’interno dell’area ospedaliera la panchina rossa e collocandovi sopra poesie e pensieri di vari autori con immagini dedicate al tema, per dare voce alle donne e promuovere una cultura del rispetto, dell’ascolto e della non violenza.
La felicità è una possibilità per tutti o un privilegio riservato a pochi?
Il tema della felicità è sempre più attuale anche perché stiamo vivendo tempi in cui essere contenti e felici è sempre più difficile, circondati come siamo da storie brutte che rattristano sia la società che gli individui. Cerchiamo di dare un indirizzo dove possiamo trovare la felicità. La buona salute è il bene più grande, il suo valore aggiunto può essere il benessere, la cui espressione trasfigurata è la felicità. Il tema della felicità è vecchio come il mondo, uno di quei concetti impossibili da catalogare e incastonare in schemi precisi e razionali. Tanti sostengono che la felicità non esiste e che è un’illusione irraggiungibile legata ai nostri sogni o alle nostre aspirazioni impossibili. Il paradosso – dicono – è che se talvolta si avvera qualche nostro sogno o qualche nostra aspirazione, non c’è neppure il tempo per essere soddisfatti e felici, perché magari altri sogni ed altre aspirazioni appaiono all’orizzonte. Altre linee di pensiero traducono il concetto di felicità nella possibilità di poter fare tutto quello che ci piace, frutto di un percorso fatto di speculazione intellettiva ed esperienza pratica fino ad arrivare ad uno stato di pace e serenità da godere in pieno, senza condizionamenti. Qualche tempo fa mi è capitato anche di vedere uno “Speciale TG1” dedicato proprio alla felicità che tentava di dimostrare, attraverso degli esempi, che la felicità esiste, che va ricercata in noi stessi e tradotta in comportamenti coraggiosi e definitivi. Uno degli esempi era Padre Pietro, nostro conterraneo, mancato diversi anni fa, ma in tantissimi lo ricordano. Era il frate eremita che sopra le Gole dell’Infernaccio, sui Monti Sibillini, aveva costruito una chiesa con l’aiuto di amici dove viveva da solo in contemplazione della splendida natura e più “vicino a Dio” come lui diceva. Padre Pietro era felice e trasmetteva questo suo stato d’animo a chi andava a trovarlo. Altro esempio elencato da quel reportage televisivo era il guardiano del Duomo di Milano, felice dall’alto delle guglie sopra la città di accudire e sorvegliare uno straordinario patrimonio artistico oltre che simbolo spirituale. E poi anche un manager di successo che ancora giovane aveva abbandonato tutto, carriera e denaro, per andare per mare e scrivere libri. Naturalmente queste storie appassionano, sono molto suggestive, subito viene in mente di seguirne l’esempio, trovare la strada della felicità e percorrerla velocemente. Non c’è motivo di dubitarne: Padre Pietro era felice, il guardiano del Duomo di Milano e il manager pentito anche loro felici, ma quanti possono permettersi il loro percorso? O meglio: quanti hanno la capacità e la possibilità di intravedere quella via della felicità ed intraprenderla? Vuol dire che milioni e milioni di persone non possono essere mai felici? Vivere felici significa sapersi isolare dal mondo, dalle sue dinamiche, dalle sue fatiche, dalle sue miserie e ritrovarsi in uno spazio incontaminato costruito dentro di noi ed avulso da tutto quello che ci circonda? La sofferenza, il dolore, la delusione non sono affatto contemplati nel carnet dell’uomo e della donna che possono essere felici? La forza e l’impegno per superare le difficoltà non sono il presupposto essenziale per sentirsi bene una volta che l’operazione è riuscita? Esiste la felicità senza il dolore? La felicità esiste come status raggiunto e perenne o è il modo di vivere che deve essere felice? Le domande rimarranno senza risposta certa, ma se ognuno di noi cerca di perseguire i suoi ideali, la sua vocazione, con onestà, tolleranza e solidarietà verso gli altri, rispetto verso sé stessi e verso tutti, compresa la natura che ci circonda, molto suscettibile ai nostri comportamenti come dimostrano le tante preoccupazioni del mondo della scienza, forse si imbatterà in sofferenze fisiche e psicologiche di se stesso e di quelli che vivono accanto a lui, ma avrà vissuto una vita vera e degna… felice. Questo deve valere per tutti: per chi si isola in contemplazione sopra un monte, ma anche per la grandissima moltitudine di uomini e donne che ogni giorno lavorano, accudiscono i loro figli e faticano con coraggio e volontà per dare un senso compiuto alla loro vita.
Ospedale di Civitanova, storico prelievo multiorgano a cuore fermo
L'ospedale di Civitanova Marche segna un traguardo di rilievo assoluto per la sanità del territorio: per la prima volta nella sua storia, è stato effettuato con successo un prelievo multiorgano a cuore fermo, consentendo la donazione di fegato, reni e cornee da un paziente che in vita aveva espresso la volontà di donare. L'operazione, complessa e delicatissima, è stata definita un successo grazie a uno straordinario lavoro di squadra. La dottoressa Anna Monaco, coordinatrice locale, ha sottolineato l'importanza dell'evento: "Un traguardo storico per la nostra struttura, raggiunto grazie all’applicazione di una metodica ormai consolidata a livello nazionale e internazionale, già utilizzata anche in altri ospedali della nostra regione. La donazione a cuore fermo consente di procedere al prelievo in pazienti in fase terminale dopo la sospensione dei supporti vitali, nel pieno rispetto delle normative vigenti sull’accertamento di morte e della volontà del paziente o dei familiari aventi diritto". L'intervento è stato reso possibile dalla collaborazione sinergica tra l'equipe di prelievo del Centro Regionale Trapianti di Ancona, coordinata dal dottor Benedetto Marini, l'Ecmo Team dell’Azienda Ospedaliera Universitaria anconetana e le molteplici professionalità delle Unità operative dell’AST di Macerata coinvolte. Il direttore generale dell’AST di Macerata, Alessandro Marini, ha voluto ringraziare i protagonisti di questo gesto di estremo altruismo: "L’ennesimo gesto di altruismo che registriamo nell’Azienda sanitaria maceratese e per questo ringrazio i familiari del donatore che nel dolore della perdita hanno scelto di fare la volontà del proprio congiunto. La loro generosità permetterà di offrire una concreta possibilità di cura e di vita alle persone in attesa di trapianto". Il direttore ha aggiunto un ringraziamento doveroso a tutti i professionisti coinvolti nell’intervento di prelievo e alla direzione sanitaria del presidio ospedaliero di Civitanova, riconoscendo l'alta professionalità dimostrata. Il successo di questa procedura eleva ulteriormente il livello di specializzazione e la capacità operativa dell'ospedale di Civitanova.
Mano destinata all'amputazione: salvata dopo lungo intervento dall'equipe medica di Torrette
Trauma da schiacciamento alla mano devastante provocato da una spaccalegna, l'equipe della Chirurgia Ricostruttiva e Chirurgia della Mano dell'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche salva l'arto di un paziente arrivato dall'Abruzzo. La mano, destinata all'amputazione visto il trauma severo riportato, è stata reimpiantata dopo un delicatissimo intervento nella notte di lunedì scorso. Il paziente, dopo giorni di attento monitoraggio, è fuori pericolo e potrà riacquistare una buona funzionalità dell'arto. Un grande risultato per il professor Michele Riccio: “Le difficoltà tecniche erano enormi, in quanto la mano era completamente ischemica (assenza di sangue, ndr.) poiché tutte le arterie risultavano chiuse da trombi a causa dello schiacciamento e pertanto il rischio di amputazione della mano intera era più che concreto. Grazie alla elevata competenza in microchirurgia dell'equipe, i chirurghi, lavorando senza sosta e con estrema abilità, sono riusciti a salvare la mano restituendo la funzione ad alcune dita fra cui il pollice, elemento fondamentale per qualsiasi funzione di presa”. Una notte di lavoro, una corsa contro il tempo e un intervento che sembrava impossibile. È la storia dell’equipe di Chirurgia della Mano, che lunedì scorso si è trovata di fronte a uno dei casi più complessi degli ultimi anni: un paziente con un devastante trauma da schiacciamento della mano destra dovuto ad uno spaccalegna che ha determinato il fracasso delle ossa e il maciullamento dei tessuti della cute e dei tessuti molli. La violenza del trauma prodotto dal macchinario aveva provocato il danno metà della mano fino al polso. Il paziente, originario della provincia di Chieti, si era infortunato nel pomeriggio e dopo un trasferimento d'urgenza, è arrivato nel presidio di Torrette dell'Aou delle Marche verso le 22,30: due ore più tardi era in sala operatoria, con l’intervento che è terminato all'alba. A compiere l'alta performance di specializzazione microchirurgica, sono stati i chirurghi Pasquale Gravina e Angelica Aquinati dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Ricostruttiva e Chirurgia della Mano diretta dal professor Michele Riccio, affiancati dagli infermieri Barbara Trapasso, Stefano Palmieri e Valeria Crescini e l’anestesista Francesca Moccheggiani. Una squadra che, nonostante un quadro clinico disperato, ha deciso di tentare il tutto per tutto per salvare almeno parte la funzionalità della mano, in considerazione della fondamentale importanza che riveste la mano nella vita lavorativa e di relazione di tutti noi. Dopo l’intervento, il paziente è stato tenuto in stretta osservazione sotto terapia anticoagulante e antiaggregante. Per giorni la situazione è rimasta in bilico, in attesa che la rivascolarizzazione stabilizzasse la vitalità delle dita reimpiantate. Solo ora, a distanza di quasi una settimana, i chirurghi possono dichiarare il paziente fuori immediato pericolo, con la concreta possibilità di recuperare una buona funzione: “Un risultato che non era affatto scontato _ aggiunge il professor Riccio _ e che testimonia il livello di notevole competenza e capacità professionale di un’equipe che ha dimostrato ancora una volta il motivo per cui la nostra unità operativa, centro di riferimento regionale della rete di chirurgia ricostruttiva della mano e dell'arto superiore, sia ufficialmente considerata un’eccellenza a livello nazionale ed europeo”.
Sanità Marche, l'allarme: "Crollo delle prestazioni pubbliche (-17%) e boom intramoenia"
La sanità marchigiana è al centro di una dura denuncia da parte della Cgil Marche, che parla di "criticità preoccupanti" e chiede alla Regione una decisa "inversione di marcia". L'analisi, condotta dall’ufficio studi e ricerche della Cgil Marche su dati Agenas 2023, smentirebbe clamorosamente la "narrazione" di una sanità regionale che procederebbe "a gonfie vele". Secondo i dati, tra il 2019 e il 2023, le prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Pubblico (SSN) nelle Marche sono diminuite drasticamente del 17,1%, pari a circa 285mila prestazioni in meno. Questo dato pone la regione in netta controtendenza rispetto al valore nazionale che registra invece un aumento (+2,5%). Tra le regioni, solo Sicilia, Molise e Sardegna hanno osservato risultati peggiori. Il crollo delle prestazioni pubbliche ha parallelamente alimentato l’incidenza delle prestazioni in intramoenia (erogate da privati nelle strutture pubbliche). Le Marche si piazzano ai primi posti in Italia in questa classifica: con un rapporto del 14,8% tra i due regimi, la regione è superata solo da Lombardia e dalla PA di Trento nel ricorso a prestazioni private nelle strutture pubbliche. L’analisi delle singole prestazioni evidenzia come il privato stia coprendo il vuoto lasciato dal SSN. In particolare, per le visite gastroentereologiche, il 55% delle prestazioni è svolto da privati in strutture pubbliche, un dato che assegna alle Marche il primo posto in Italia. Anche per le visite cardiologiche, la situazione è critica, con il 38% delle prestazioni coperte dal privato, confermando, anche in questo caso, il primato regionale. A ulteriore riprova di questa tendenza, nel 2023, il ricavo per le prestazioni in intramoenia per 1.000 abitanti nelle Marche ammonta a 24.480 euro, superando nettamente la media nazionale di 14.524 euro. Giuseppe Santarelli, segretario generale, e Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, sono chiari: "Questi dati certificano una situazione tutt’altro che rosea per quel che riguarda la sanità marchigiana". La Cgil chiede al neoeletto assessore una urgente "inversione di marcia" per affrontare le criticità e ripristinare la piena operatività e accessibilità del servizio sanitario pubblico.
Il ciclista Cipollini dimesso dall'ospedale delle Marche con un defibrillatore sottocutaneo
Al ciclista Mario Cipollini è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo che consentirà il monitoraggio e il trattamento di eventuali aritmie ventricolari pericolose. La procedura è stata effettuata dalla dottoressa Laura Cipolletta e dal professore Antonio Dello Russo rispettivamente dirigente medico e direttore della Clinica di Cardiologia e Aritmologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. “La decisione di farsi curare da noi – dichiara il direttore generale Armando Marco Gozzini – certifica, ancora una volta, l’eccellenza del nostro Ospedale: sono orgoglioso e fiero dei nostri professionisti e di tutto il personale, sempre protesi a garantire le migliori cure a tutti i nostri pazienti”. Oggi Mario Cipollini sarà dimesso e ringrazia – è il caso di dire – di cuore tutto il reparto della Clinica di Cardiologia e Aritmologia: “Grazie al professor Antonio Dello Russo, straordinario direttore della sua orchestra in sala operatoria , dove con grande maestria si sono prodigati - per il mio intervento - il dottor Roberto Corsetti, in questo caso lo potrei definire il pianista e Laura Cipolletta che con le sue dolci mani ha svolto il ruolo di prima violinista ; tutti eccezionali. Grazie a loro questa mattina mi sono svegliato molto in forma e pronto per tornare alle mie attività”.
Macerata, l'ultimo gesto d'amore di un uomo di 77 anni: il suo fegato salverà una vita
Una nuova donazione di organi ha portato speranza a chi è in attesa di un trapianto. Nella notte, all’ospedale di Macerata, è stato effettuato il prelievo del fegato da un donatore di 77 anni della provincia, che in vita aveva già espresso in modo chiaro la volontà di aiutare il prossimo attraverso la donazione. L’intervento è stato eseguito da un’équipe multidisciplinare specializzata, coordinata dal Centro Regionale Trapianti e dal NITp (Circuito Nord Italia Transplant), che ha provveduto alle delicate operazioni necessarie per il prelievo dell’organo. Profonda la gratitudine espressa dalla direzione dell’Azienda sanitaria territoriale. "Ringrazio la famiglia del donatore e tutti i professionisti che hanno contribuito al successo dell’intervento, a partire dalla dottoressa Valeria Zompanti, coordinatore locale della nostra Azienda - ha dichiarato il direttore generale dell’Ast di Macerata, Alessandro Marini -. Vorrei sottolineare come la donazione di organi possa aiutare le famiglie a trovare conforto e significato nella perdita di un proprio congiunto, sapendo che grazie a questo atto d’amore altre persone possono guarire o continuare a vivere". Un gesto generoso che, ancora una volta, testimonia l’importanza della cultura della donazione e il valore umano che può nascere anche nei momenti più difficili.
50 anni di Aido a Macerata “Tra-pianti e sorrisi”: medici ed esperti a confronto alla Mozzi Borgetti
50 anni di attività in città e provincia, sono quelli che l’Aido di Macerata celebra in un convegno medico sulle attività di prelievo e trapianto di organi, tra solidarietà e impegno scientifico con protagonisti impegnati in prima linea. L’appuntamento, aperto alla cittadinanza, è il 22 novembre, dalle 9 nella Sala Castiglioni Biblioteca Mozzi Borgetti, in Piazza Vittorio Veneto 2 a Macerata. L’incontro intitolato “Tra-pianti e sorrisi – Lo stato dell’arte”, prevede i saluti delle autorità e della presidente provinciale Aido Loredana Piermattei, seguiti dagli interventi dei past president Elio Giacomelli e Angelo Sciapichetti. Quindi la mattina prosegue con le relazioni sul quadro aggiornato dell’attività di prelievo e trapianto di organi nella provincia di Macerata e nelle Marche. Il dottor Gianrenato Riccioni, anestesista rianimatore ed ex coordinatore per i trapianti di Macerata, terrà una Lectio Magistralis dal titolo “La storia dell’attività di prelievo e trapianto di organi”. La dottoressa Valeria Zompanti, anestesista rianimatrice e attuale coordinatrice per i trapianti presso l’Ospedale di Macerata, interviene con una relazione su “L’attività di prelievo e trapianto in provincia dopo Una scelta in comune”, riguardo i risultati e le prospettive introdotte dal nuovo sistema di consenso alla donazione. La relazione del dottor Benedetto Marini, coordinatore del Centro Regionale Trapianti di Ancona, verte su “Risultati raggiunti dal CRT e nuovi traguardi”. La dottoressa Katia Fabi, dirigente medico presso l’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale di Macerata, parlerà di “Accertamento di morte cerebrale a cuore battente”, approfondendo gli aspetti clinici e deontologici di una fase tanto delicata del percorso donativo. Infine, alle 11:30, il professor Roberto Scendoni, medico legale e docente associato dell’Università di Macerata, concluderà gli interventi con una relazione su “Cosa prevede la legge italiana per l’attività di prelievo e trapianto di organi”, offrendo una panoramica sul quadro normativo nazionale. In conclusione della mattinata, alle 12:00, segue il dibattito e alcune testimonianze.

cielo coperto (MC)



