L'Arte di Essere Felici

Gli amanti: l'attimo presente che, nella sua intensità, si veste di eterno

Gli amanti: l'attimo presente che, nella sua intensità, si veste di eterno

Il bacio nel dipinto "Les Amants" di Renè Magritte riesce a sublimare l’essenza della dicotomia tra vicinanza ed estraneità degli amanti. Il panno che copre il volto dei due protagonisti, che si baciano, è il simbolo della separazione nell’intimità, di quella distanza emotiva, frutto della paura di un disvelamento autentico della propria entità. Una difficoltà di connessione profonda, che, invece di allontanare,  accende e ad alimenta il desiderio. Uno slancio nato dalla mancanza, una tensione all’altro placata solo dalle carezze del prescelto. Assenza e disponibilità rappresentano l’eterna danza su cui si muovono gli amanti. Una coreografia che si nutre di insicurezza, dove si impara a vivere la presenza nell’assenza, perché è nella lontananza che la relazione si nutre di intensità per un incontro che forse avverrà. Il confine tra il reale e l’ideale è labile, l’amante una proiezione del nostro sogno d’amore, un dialogo interiore con uno sconosciuto nel silenzio di un’esperienza non ancora vissuta. Nel non detto le loro parole, il noi l’illusione di pochi istanti. Non esiste il progetto, solo l’attimo presente che nella sua potenza si veste di eterno.  Un mondo fragile, costruito tra due anime al di fuori di un tempo e di uno spazio, vita rubata, rituali che nel tempo scriveranno la loro storia. La precarietà la loro condizione. In ogni saluto il dubbio di un addio, poi subito dissipato dalla sete di rinnovare il patto silente. Rivoluzionari che sfidano il rischio, nessuna richiesta, solo dono. Esseri vulnerabili nell’incertezza del domani, l’impulso più tenace di ogni ragione. L’illusione di libertà li muove l’uno verso l’altro, per poi incontrarsi stretti in un mondo che esclude la realtà fuori, il segreto loro complice,  il taciuto una presenza ingombrante. Il tempo dell’attesa si muove tra la nostalgia di quello che è stato ed il desiderio di ciò che sarà. Due esseri imperfetti nella loro fragilità, alla costante ricerca dell’ebrezza di nuove emozioni sopite nel tempo, ma inconsapevoli figli di una ferita da guarire.  

27/04/2025 10:30
"L'illusione della perfezione": amare le nostre imperfezioni ci rende perfetti

"L'illusione della perfezione": amare le nostre imperfezioni ci rende perfetti

La tensione alla perfezione è un’esigenza umana che ha origini antichissime. Già nella Grecia classica con l’espressione “kalòs kai agathòs” raffiguravano l’ideale dell'uomo bello e buono. Un equilibrio perfetto tra corpo e anima. Oggi abbiamo dimenticato l’importanza di una crescita armonica dei due aspetti, virando verso il bisogno di dover rispondere ad alti canoni estetici e di successo professionale, dimenticando spesso il lato interiore, più umano.  Tutti vogliamo apparire, mostrando spesso una maschera sterile per nascondere ciò che di noi non ci piace poi così tanto. Ci creiamo una finta perfezione fisica, in cui grandi sorrisi nascondono fragilità, perdiamo così di vista l’importanza di una reale armonia tra il mondo esterno ed interno. Vivere, cercando di controllare tutto per adempiere all’aspettativa di perfezione altrui ci allontana dalla nostra autenticità. Fin dalla nostra infanzia il bisogno di accettazione ci spinge a comportarci in modo conforme alle attese dei genitori e del contesto sociale. Cresciamo credendo che la bellezza, la bravura ed il rispetto delle regole ci garantiscano l'amore. I social media hanno potenziato questa divisione interna, creando una vetrina virtuale dove ogni vita si mostra levigata e la vulnerabilità va taciuta.  La paura di non essere all’altezza ci spinge a mostrarci diversi, con una falsa immagine, fonte di ansia ed insicurezza. Trovo affascinate la forza di chi sa mostrarsi vero, con le proprie debolezze ed errori.  Si, perché si può anche sbagliare, siamo esseri in cammino, possiamo concederci di essere imperfetti, di inciampare, rialzarci ed imparare, senza doverci identificare con i nostri errori. Come possiamo liberarci dal condizionamento di essere all’altezza dei canoni di perfezione esterni? La risposta è amarsi, sempre, a prescindere dal nostro peso, o da un qualsiasi altro difetto che noi riteniamo tale. L'amore non è mai sottoposto a condizione, solo amando le nostre imperfezioni, saremo perfetti. Accettare i nostri limiti, senza inseguire un ideale che ci allontana da noi stessi, ci permette di entrare in contatto con la nostra essenza e di mostrarci con coraggio. Solo la verità ci consente di esprimerci e di creare relazioni genuine.  

20/04/2025 11:35
Il tempo dell'estate

Il tempo dell'estate

È aprile, l’aria ha un profumo diverso, tutti gli altri sentono la primavera, io vedo già l'estate! Mi guardano come se fossi pazza, forse lo sono...Avverto un'energia che risveglia i sensi, una gioia improvvisa mi pervade per l'imminente arrivo del momento più intenso dell’anno. È la fase della vita piena, quando tutto appare più chiaro fuori e dentro di te, è il momento dell'agire maturo! Ora sai che subito dopo arriverà inesorabile l'autunno e non hai tempo per procrastinare progetti e sogni, è l’istante per vivere e ritrovare i colori persi sotto la coperta invernale. È la stagione dei bagni al mare, un invito ad immergersi nelle acque delle nostre emozioni sopite, per nuotarci dentro fino a sentire scorrere la vita. Non è più tempo di coprirci dietro a vesti che ci proteggono dalle paure e dalle ansie. L'Estate è un sospiro di sollievo. È l'occasione per uscire allo scoperto e dell'incontro con l'altro dopo mesi di chiusura, è l'ora dei pensieri inespressi e dei baci non dati. La pioggia ci ha accompagnato con il pianto dei nostri dolori, ma ora non c’è più tempo, il sole ci reclama tutti, sotto il suo cielo e noi presenti godiamo del suo calore tanto anelato. È il momento per cadere, sbucciarsi le ginocchia e rialzarsi, voltarsi un attimo indietro, guardare bene lo scalino inatteso che ci ha fatto inciampare, per poi ripartire più forti di prima. È la stagione dei canti dispersi nell’aria leggera e dei balli scalzi tra la sabbia, complice il riflesso di una luna intrigante. È tempo di osservare le stelle che sapienti ci indicano la strada verso i nostri desideri. Una nuova luce illumina la realtà circostante, ci svela segreti e ci apre a verità nascoste. La libertà si fa strada, alleggerisce gli animi e ci rende coraggiosi.    

13/04/2025 11:00
Incontri magici: quando il destino sussurra sottovoce

Incontri magici: quando il destino sussurra sottovoce

"Un incontro non è mai casuale", mi ripeteva mia nonna. Ero ancora una bambina e le sue parole, secche e morbide nel contempo, mi attraversavano con un senso di monito misto a  magia. "Lucia ricorda, ogni persona che incrocerà la tua strada, non importa per quanto tempo, un giorno o una vita, sarà lì per un insegnamento. Angeli e, a volte, anche diavoli ti guideranno lungo il cammino. Fai attenzione, perchè dovrai essere tu brava a coglierne il messaggio!".  Sono cresciuta con la sensazione che nella vita nulla sia mai avvenuto per caso, mi sono sempre sentita, in qualche modo, connessa agli altri. Ho creduto in un filo invisibile molto più sapiente di noi, in grado di legare avvenimenti, persone e luoghi, per condurci lungo il percorso che siamo destinati a seguire. Così accadde quel giorno in una mattina come tante. Il suono della sveglia mi riporta violentemente alla realtà, ancora prima di alzarmi, inizia una personale lotta quotidiana con la mia pressione bassa. Un passo dopo l’altro mi trascino alla moka , mia inseparabile alleata. Credo che il caffè sia la migliore droga legalizzata e con questa considerazione, un piccolo sorso alla volta, eccomi riconciliarmi con la vita! Milano, con la sua energia frenetica, mi risucchia nel vortice; a volte mentre cammino per strada ho la sensazione di dover essere sempre pronta ad afferrare pezzi di vita, come se mi sfuggissero di mano. Guardo l’orologio, no!! È tardi! Come al solito mi perdo nei pensieri, mi pongo domande alle quali riesco a dare almeno tre risposte diverse, completamente in antitesi tra di loro. Mente e cuore affollati, una grande confusione dove ognuno vuole dire la sua! Il suono del clacson mi riporta alla realtà e comincio a correre, arrabbiata con me stessa per essere sempre in ritardo! Scendo le scale della metro, sorpasso l’uomo con il cappello, poi la signora con il passeggino, accelero ed ecco ci ricasco, cavolo, mi sto distraendo di nuovo!  La mia mente è ripartita...sto ammirando, con un  pizzico di invidia, la signorina qui davanti a me tutta imbellettata alle otto del mattino che con andamento elegante e pacato cammina sui suoi tacchi dieci. L’unica cosa che io sono riuscita a fare oggi è mettere del gel nei capelli per dar loro un senso di apparente compostezza.  Arrivo trafelata ai binari della linea gialla che mi porterà diretta alla fermata, vicino alla redazione, al display compare la scritta: "Attesa minuti quattro e mezzo". Com’è possibile mi chiedo!! Di solito l’attesa è di un minuto, al massimo uno e mezzo! Sono disperata!  L’ansia sale, poi mi vengono in mente le parole di mia nonna, così respiro a pieni polmoni l’aria grigia e consumata della metro; stranamente comincio a sentire un’unica voce che si fa portatrice sana di tutte le altre che mi ricorda: "Lucia, lascia fluire, essere qui, ora trafelata e sudata ha un suo significato che in questo momento non sei in grado di comprendere, abbi fiducia nel percorso!".  Arriva il mio treno, si aprono le porte, mi precipito verso il primo posto libero, mi siedo e all'istante sento un calore arrivare dalla mia sinistra, mi giro e vedo la luce! Un'anima mi sta osservando, occhi tristi e dolci diretti ai miei, capelli castani spettinati ed un grande sorriso di porpora, disegnato a modo di clown, che stride con la malinconia e la delicatezza che emana. La sua pelle di porcellana riflette un’aurea intorno a se’ che mi destabilizza. Sto forse sognando mi chiedo? Sarà lui il mio angelo? Non importa, sento una pace ed una serenità mai provati prima. Lui continua a guardarmi, il suo sguardo va oltre, mi sento completamente scoperta ed indifesa, ma al sicuro. Prossima fermata, lui scende lasciandomi in dono una sensazione di armonia che pervade mente e corpo. Non c’è più ansia, fretta o senso di inadeguatezza per i miei ritardi...tutto si è placato, la vita si è espressa nella sua essenza in una magia di  pochi istanti.          

06/04/2025 12:29
Fine di un amore: dolore e rinascita

Fine di un amore: dolore e rinascita

La fine di un amore rappresenta un momento della vita delicato, che porta con sé tanto dolore, ma anche una grande opportunità di crescita. Può capitare di avventurarsi quasi subito in una nuova relazione nella convinzione che questa possa colmare il vuoto e lenire la sofferenza del distacco.  In tal modo, però, rischiamo di non prenderci il tempo necessario di cui abbiamo bisogno per vivere la nostra sofferenza. Il tormento che portiamo dentro chiede di essere rispettato con il giusto tempo e con un’elaborazione emotiva profonda. Dobbiamo dare un senso all’esperienza vissuta in coppia, sulla quale abbiamo investito le nostre energie, risorse e fragilità. La prima reazione alla fine di una relazione è il rifiuto, una sorta di negazione della realtà, per poi attraversare nell’ordine rabbia, tristezza e per ultimo accettazione. Si tratta di una vera e propria elaborazione di un lutto, in cui siamo chiamati a processare non solo la perdita dell’altra persona ma anche della nostra identità come parte di una coppia. Stiamo uscendo dalla nostra comfort zone e ciò crea in noi una sensazione di confusione, associata a paura dell’ignoto e della solitudine. I primi pensieri che compaiono sono il frutto di sensi di colpa, nel cercare di capire cosa di diverso si sarebbe potuto fare. Si crede di essere stati gli artefici di un fallimento, perché non si è riusciti a tenere insieme una famiglia, in particolar modo se si hanno dei figli.  Una volta superata la fase iniziale, si comincia a dare un senso e ad accettare la nuova realtà. Si comprende che ciò che noi credevamo fosse stato un fallimento, in realtà è stata un'esperienza preziosa di vita, un insegnamento che abbiamo ricevuto e che a nostra volta abbiamo donato all'altro. Si inizia così a provare anche gratitudine per ciò che è stato, perdonando ogni incomprensione o dolore arrecato o ricevuto. In tal modo lasciamo andare ciò che non è più necessario per la nostra evoluzione. Rinasciamo sotto nuove vesti, riscoprendo passioni e desideri che avevamo messo a tacere. Si può assaporare una sensazione di crescita ed evoluzione, una dimensione di appagamento e di pace che in una relazione conflittuale o fredda non avremmo mai potuto vivere. La fine di un amore richiede un processo in cui le emozioni vanno ascoltate e gestite per condurci al nostro vero sé, l’unico in grado di guidarci sul giusto percorso della nostra anima in cammino.  

30/03/2025 10:20
"L'amore: cambiamento ed evoluzione"

"L'amore: cambiamento ed evoluzione"

Per Platone l’amore è "Pazzia Divina", un dono degli Dei, una forza travolgente che spinge l’anima verso una conoscenza spirituale più elevata. Quando ci innamoriamo veniamo pervasi da una magia che ci fa sentire invincibili, eterni, apparendo spesso come dei folli agli occhi di coloro che in quel momento non stanno vivendo la stessa esperienza. Così ci avventuriamo con fiducia in questo viaggio; ci fidanziamo e sposiamo l’aspettativa di una vita comune delineata da tappe ben precise: un lavoro sicuro, una casa, i figli…A volte viviamo come se l’energia trainante iniziale potesse bastare ad alimentare anni di vita insieme, in una sorta di staticità emotiva. Diamo per assunto ciò che c’è, senza sentire il bisogno di fermarci per capire dove siamo, dove vogliamo andare e comprendere se qualcosa  stia cambiando dentro e fuori di noi. Per poi riconnetterci alla nuova realtà. La vita è cambiamento, è fluire ed evolvere, noi non potremmo mai essere le stesse persone del passato. Accettare ciò con consapevolezza significa avere la possibilità di ritrovarci nella coppia con una nuova versione di noi stessi. A volte l’inizio di una crisi comincia con le seguenti parole: "Sei cambiato, non sei più quello di prima…".  Una frase che potrebbe nascondere un grande fraintendimento se non la cogliamo nella sua accezione positiva. Nell’interpretazione negativa cogliamo un significato implicito di recriminazione, una sorta di colpa dell’altro per non essere rimasto come era nella fase iniziale dell’innamoramento. Lo rimproveriamo di non essere più quella persona  su cui avevamo posto tutte le nostre aspettative. L’amore, invece, ha bisogno di evolvere e cambiare, per poi potersi incontrare di nuovo nella nostra versione più evoluta. Aspiriamo a ciò quando ci sentiamo liberi di esprimerci, di fiorire con le nostre peculiarità senza temere di non poter più piacere all'altro. Questo cammino implica una consapevolezza del singolo, delle proprie fragilità e punti di forza, un percorso della persona che non teme di mettersi in gioco o in discussione con le proprie dinamiche di comportamento.  Significa approcciare la vita di coppia con fiducia, parlare con la verità del cuore senza timore del giudizio, sentirsi di poter entrare in contatto con i propri bisogni e desideri, senza il peso di ciò che è giusto o sbagliato. Credo che l'Universo nella sua perfezione lavori affinché anime predestinate si presentino all’appuntamento per compiere insieme un percorso più o meno lungo, grazie al quale poter crescere. Ogni incontro vissuto autenticamente e con coraggio è una grande possibilità per la nostra evoluzione spirituale.          

23/03/2025 11:10
Fine di un matrimonio

Fine di un matrimonio

Lui la guardò. - “E’ finita”, le disse. Furono le ultime parole che pronunciò guardando negli occhi sua moglie. Un  silenzio denso piombò su di loro, riempiendo ogni angolo della casa, a colmare quel vuoto che si era fatto spazio tra di loro, che li stava svuotando di tutto, anche dell’aria. Da quel momento nel cuore di lui qualcosa smise di battere;  un corto circuito blocco’ ogni passaggio di emozione, ogni sentimento anestetizzato. In quell’istante lei venne cancellata dalla sua vita, depennata, proprio come si fa con lista della spesa. Non era contemplato altro modo per sopravvivere, lui aveva capito:  lei aveva già deciso. Quella cucina che per due decenni aveva custodito l’intimità della loro quotidianità tra risate e futili litigi, sarebbe diventata testimone di qualcosa che non sarebbe più esistito. Lei se ne sarebbe andata e avrebbe chiuso per sempre quella porta che l’aveva vista tornare infinite volte a casa, con la gioia ingenua di chi crede che il proprio amore sia speciale, invincibile.     Si guardarono intorno sbigottiti, una sensazione di ineluttabilità plasmava ogni oggetto che li circondava. Tutto ciò che fino a pochi istanti prima poteva ancora avere l’illusione di rassicurante familiarità, all’istante divenne la testimonianza di una vita che non sarebbe più stata.   Quel giorno la fine arrivò senza preavviso. Un banale litigio, apparentemente come gli altri, segnò per sempre la morte di un amore e con esso il destino  di entrambi.   Lei tacque, si diresse verso la  grande finestra del salone sulla cui soglia tante volte si era appoggiata per osservare quel mondo fuori, del quale ora anche lei avrebbe fatto parte. Quelle mura di certezze che per anni l’avevano protetta, si stavano sgretolando e lei doveva essere forte per ricominciare a camminare sola tra sconosciuti, ignari del peso che portava dentro. In quel momento avrebbe desiderato urlare e combattere per salvare quello che rimaneva del sogno di un amore che si stava frantumando, ma rimase immobile. Stava morendo una parte di lei, doveva lasciare andar la moglie che era stata e la donna che aveva scelto e creduto in  quella vita. Doveva lasciar andare lui.   Lo sentì alle sue spalle, si girò con la lentezza di chi sa di essere condannato ed aspetta il verdetto.   Si guardarono a lungo negli occhi; fu l’ultima volta come marito e moglie. Fu l’inizio della fine di un matrimonio.                    

16/03/2025 11:15
Dialogo con il nostro bambino interiore: come ascoltarlo per costruire relazioni sane

Dialogo con il nostro bambino interiore: come ascoltarlo per costruire relazioni sane

In ogni essere umano risiede un "bambino interiore" di cui spesso si ignora l’esistenza, la cui voce, invece, è importante, perchè ci racconta il nostro lato più sensibile. Qui vengono custodite le esperienze dell’infanzia che inconsapevolmente oggi ci condizionano, influenzando la nostra capacità di costruire relazioni sane. Può capitare che da bambini si sperimenti il rifiuto o l’abbandono emotivo, nonostante i nostri genitori abbiano fatto del loro meglio per garantirci una stabilità affettiva. Molteplici situazioni di vita quotidiana, impercettibili per un adulto, potrebbero risultare così significative per un bambino da restare sepolte nel suo inconscio, continuando ad influenzare il comportamento e le relazioni da grandi. Il nostro bambino può comunicare i suoi bisogni inespressi a volte con un atteggiamento di difesa, dettato dalla paura di fidarsi degli altri, oppure con eccessiva disponibilità credendo di non meritare un amore incondizionato. Chi ha avuto una presenza genitoriale incostante, dove l’amore è stato imprevedibile, tenderà a vivere relazioni nelle quali non mettersi completamente in gioco. Si rimane sulla soglia della porta, senza entrare del tutto, senza sentirsi mai pienamente scelti ed amati. Si cerca questa forma di amore perché è l’unica che si conosce: è un’ambivalenza che, per assurdo, ci fa sentire più a nostro agio che nella certezza. In maniera disfunzionale si rimane legati a queste situazioni perché si riagganciano alla speranza sempre alimentata fin da piccoli di poter passare dall’essere un'opzione ad una priorità. Oppure c’è chi fin da bambino "era già grande", perchè ha dovuto prendersi cura di un genitore emotivamente fragile. Questo sarà un adulto che tenderà ad assecondare le esigenze degli altri, senza riuscire a porre confini sani con un "no" per rispettare i propri bisogni e desideri. Il primo passo per guarire il nostro bambino interiore è fermarsi ad ascoltarlo, riconoscere la sua presenza ed accogliere le sue fragilità con amore. Da adulti, questo credito d’amore del bambino che non ha ricevuto le cure adeguate, non possiamo chiederlo all’esterno: in una relazione sana nessun adulto può amare un altro adulto come se fosse un bambino. Soltanto noi possiamo amarci con gentilezza e comprensione, regalandoci tutte le cure che daremmo ad un nostro figlio. Guarire il nostro fanciullo interiore ferito è un viaggio profondo di consapevolezza, impegnativo ma necessario per alleggerirci dal peso del passato, per aprirci alla possibilità di vivere legami solidi. Impariamo ogni mattina ad osservarci allo specchio con accoglienza, a riconoscere il nostro valore e a trattarci con amore e rispetto. Lasciamo andare vecchie convinzioni interne che ci mentono, convincendoci di non essere abbastanza. La gratitudine è un’arma potente che ci permette di vivere nell’abbondanza, di avere fiducia in noi stessi e nella vita, ricordando che ogni persona merita la felicità.  

09/03/2025 12:50
Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Era bello lui! Capelli castani dorati, occhi nocciola, caldi come il tepore di un camino acceso quando fuori è freddo. Così lo ricordo, lui, il bambino della prima fila, quello bravo, il prediletto dalla maestra, quello che con l’espressione seriosa e quasi scontrosa, sapeva già tutto. Io riservata, seduta al banco in fondo, in ultima fila; lo osservavo con una certa soggezione. Guardavo quel maglioncino di lana a righe nei toni della terra, che vestiva una schiena che, seppur ancora piccolina, si presentava dritta e fiera. La lontananza e la mia timidezza rendevano ogni giorno un vero inferno: c’era una distanza incolmabile tra il mio desiderio di chiedergli un temperino e tutti quei banchi tra di noi. La mattina percorrevo la strada che mi conduceva a scuola con una certa agitazione mista ad euforia, facevo di corsa le due rampe di scale fino alla mia classe, per poi bloccarmi sulla soglia della porta, sopraffatta dagli eventi e rassegnata mi sedevo al mio posto. Eravamo alla fine degli 70, in quel tempo la nostra Playlist musicale era: Isotta, Furia, Zorro, La bella lavanderina… Allora ebbi la fortuna di una maestra illuminata che, un giorno a ricreazione, chiuse la porta della nostra classe, fece spazio, accese un giradischi giallo e tempo qualche secondo fece partire la nostra canzone:  “Isotta Isotta dai che ce la fai, Strombetta, metti la marcia e vai!” Entusiasti cominciammo tutti a ballare! In una manciata di minuti avvenne la magia! Le tre file di banchi tra me e lui scomparvero, in un’istante conobbi la felicità! La gioia è l’emozione più desiderata dall’uomo a cui noi tutti tendiamo fin dalla prima infanzia. Credo che il suo significato più vero non sia tanto nell’emozione in sé nel momento stesso in cui la viviamo, che dura pochi istanti per poi dissolversi, ma nel percorso che viviamo per arrivare alla sua conquista. Quando siamo nel flusso, l’emozione che sperimentiamo è più profonda rispetto alla soddisfazione finale che otteniamo quando si avvera un desiderio. Durante il processo scopriamo noi stessi, acquisiamo nuove conoscenze, evolviamo, affrontiamo sfide e difficoltà fino ad arrivare al raggiungimento dell’obiettivo. Ogni passaggio di questo percorso ci dona gratificazione e fiducia conducendoci alla meta. La gioia non è legata solo al conseguimento del proprio sogno, ma alla capacità di vivere con consapevolezza e apprezzamento l’esperienza presente del viaggio, che porterà alla sua realizzazione.

02/03/2025 11:00
Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Quando abbiamo un malessere tendiamo ad arrovellarci alla ricerca della causa e di una soluzione immediata, la mente viene invasa da pensieri ed ipotesi alternative che possano condurci ad una risposta. Mettiamo in atto un’ immane fatica che ha come unico risultato di  aumentare la confusione. Se, invece, provassimo a fare il contrario? Se cominciassimo a fermarci ad ascoltare il vuoto dentro di noi?  Concedersi di non far niente per permettere di far emergere un’energia naturale che risiede in noi ma che soffochiamo spesso con pensieri tossici ripetitivi o con  preconcetti condizionati dalla cultura e dal contesto in cui viviamo. Proviamo ad abbandonare ogni sforzo, prendiamoci un momento per respirare profondamente, per ridurre l’attivazione del sistema nervoso simpatico, responsabile della risposta “lotta o fuga”. La respirazione lenta e profonda stimolerà il sistema parasimpatico che induce calma e rilassamento. Ora immaginiamo il nostro volto felice, soddisfatto; questo semplice esercizio può riattivare energie nascoste che spostano la visuale dal malessere presente ad un altro lato di noi che può condurci a nuove prospettive, sistemando in modo naturale le cose. Più continuiamo ad analizzare il problema, più ci perdiamo dentro, la  nostra mente ha il potere di ingigantire le difficoltà con scenari a volte autolimitanti. Prendere le distanze dalla nostra inquietudine, osservarci in modo diverso può ridimensionare la realtà circostante a cui riusciamo a dare un significato differente. Rimanere fermi su opinioni rigide può condurci lungo una strada chiusa dove non troviamo una via d’uscita. Dall’altro, abbracciare la flessibilità, lasciarsi condurre dal flusso della vita ci apre a nuove prospettive, allora cominciamo a fare ciò che ci viene naturale, in modo spontaneo perché lì troviamo la nostra reale identità a la risposta giusta per noi. Cedere all’energia naturale che sentiamo dentro di noi ci consente di manifestare la nostra essenza. Prendere un primo distacco dal problema presente ci permette di non identificarci con esso, comprendiamo che stiamo vivendo un momento difficile, ma è solo un momento, noi non siamo il nostro malessere. Così proviamo a sostituire i pensieri negativi con quelli positivi. L’insegnamento più potente è l’accettazione dell’incertezza come parte dell’esperienza umana, la nostra vita è piena di situazioni imprevedibili per cui agire senza aspettarsi che ogni cosa sia perfetta ci può donare una sensazione di libertà e serenità.  

23/02/2025 11:00
La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

In quanto essere umani mortali viviamo una condizione di precarietà, nulla è scritto e per quanto cerchiamo di controllare, prevedere e pianificare la nostra esistenza, dobbiamo accettare la vulnerabilità e confrontarci con la nostra finitezza. La stessa filosofia stoica ha considerato la fragilità umana come un aspetto inevitabile della vita, una condizione naturale. Non possiamo gestire il destino e gli eventi esterni, ma solo la nostra reazione ad essi. L’uomo vive in una perenne tensione tra il voler raggiungere la perfezione ed il riconoscimento dei propri limiti. Gli eroi greci ci insegnano che  sebbene fossero dotati di eccellenti capacità erano pur sempre esposti ai fallimenti. Pensiamo ad Achille, nonostante fosse il guerriero più potente di tutti viene sconfitto da una freccia che lo colpisce proprio nel suo punto vulnerabile, il tallone. Lo stesso Ulisse, coraggioso e astuto combatte contro le sue stesse paure ed emozioni. Fragilità non significa debolezza, anzi quando l’accettiamo può diventare una risorsa potente che ci permette di crescere, di esprimere la nostra autenticità e di connetterci agli altri. Nel momento in cui riconosciamo ed accettiamo i nostri limiti costruiamo un legame profondo con le nostre emozioni e cominciamo un cammino di consapevolezza che ci permetterà di migliorare ed evolvere. Solo partendo dalle fragilità possiamo mettere in atto un percorso che ci insegni quella forza necessaria per affrontare ogni difficoltà e spingerci a rivedere vecchie convinzioni e a cercare nuove soluzioni per una realtà più solida. Nella nostra società si ostenta la perfezione e l’autosufficienza, mentre la fragilità viene spesso ignorata e nascosta. Questo approccio può avere gravi ripercussioni sulla nostra capacità di entrare in contatto con noi stessi e con la nostra reale natura.  Esternare le fragilità per condividerle con gli altri ci rende umani e ci avvicina agli altri. Nel momento in cui ci sveliamo all’altro senza maschere viviamo un senso di appartenenza, di maggiore intimità nelle relazioni e sperimentiamo un nuovo coraggio. Comprendere che la bellezza risiede anche nelle imperfezioni ci permette di essere vulnerabili ed apre la porta ad una comunicazione genuina. Accogliere la fragilità, nelle sue infinite potenzialità, ci dona l’opportunità di vivere con più intensità, in armonia con gli altri.    

16/02/2025 11:20
Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Immaginiamo un gruppo di prigionieri che fin dalla nascita sono rinchiusi in una caverna, legati in modo tale da poter vedere sulla parete di fronte solo ombre proiettate dalla luce di un fuoco. Questi poverini, non avendo mai visto null’altro nella loro vita, credono che queste ombre costituiscano la realtà. Un giorno, uno di loro si sveglia da questa illusione perché viene liberato e condotto fuori dalla caverna, dove scopre la vita reale con il cielo, il sole, la natura… Quando l’uomo torna dagli altri per liberarli, cercando di spiegare loro la verità, questi lo deridono e si rifiutano di credere alle sue parole. Per loro risulterà troppo difficile dubitare delle convinzioni nelle quali hanno sempre creduto e su cui hanno basato la loro esistenza. Con questa allegoria Platone, nel settimo libro della "Repubblica", rappresenta la prigionia psicologica di coloro che, vivendo nella propria realtà ristretta, sono incatenati da percezioni sensoriali limitate. In particolare, le ombre  simboleggiano le credenze ed i condizionamenti ricevuti, che accettiamo con schemi mentali rigidi senza alcun pensiero critico. Spesso ignorare costituisce uno status più comodo e rassicurante piuttosto che aprirsi ad una realtà più ampia. Questa tendenza della mente umana ad accontentarsi di ciò che è familiare, resistendo al cambiamento è evidente nel rifiuto di accettare la verità da parte degli altri prigionieri. Mettere in discussione la propria vita, benché misera ed infelice, per abbracciare l’ignoto, comporterebbe una grande dose di coraggio. L’ascesa alla luce del sole da parte del prigioniero, anche se inizialmente accecante e dolorosa rappresenta l’illuminazione intellettuale e filosofica a cui può ambire un uomo libero da preconcetti. Il processo di apprendimento è effettivamente spesso doloroso, perché ci porta a dover affrontare, a volte, un verità che non ci piace. Il Prigioniero che esce dalla caverna è l’uomo che compie un percorso evolutivo di consapevolezza interiore, che superando i propri pregiudizi riesce ad accedere alla luce di una conoscenza più ampia del mondo circostante e di sé stesso. Il filosofo greco ci invita a cercare un significato più profondo della realtà, a non accontentarsi delle ombre che sono immagini superficiali delle cose, per ambire ad apprendere la conoscenza, simboleggiata dal sole. 

09/02/2025 10:30
Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

"Sogni d’oro e che Dio ti benedica". In una frase, l’intimità di un mondo familiare che inconsapevolmente si perpetua per generazioni. Ogni sera, da bambina, sotto le coperte attendevo impaziente quella promessa, sicura che non sarebbe mai stata disattesa. In una manciata di secondi si consumava un gesto d’amore che racchiudeva in sé un senso di eterno. Nel buio silente, che precedeva il sonno, la luce soffusa che filtrava dal corridoio portava con sé la voce calda e rassicurante di mia madre che, affacciata sull’uscio della porta della camera, mi avvolgeva come un mantello magico per condurmi nel mondo dei sogni. Un rituale che negli anni non ci ha mai lasciato, è stato sempre lì ogni giorno, assumendo forme diverse, accompagnando così la mia crescita. Un patto d’amore rinnovato ogni sera, lei non era una donna dai grandi abbracci, non li aveva mai ricevuti, così provava una sorta di pudore nel lasciarsi andare alle smancerie, ma in quelle poche parole mi svelava il suo universo intero. Ogni volta era come se mi dicesse: "dormi serena e sogna ...sogna caldi soli e cieli azzurri, fiori gialli e romantici tramonti...lasciati andare al sonno con dolci pensieri, io sarò sempre al tuo fianco e ti proteggerò". E così è stato finché ha potuto, poi un giorno non ce l’ha fatta e quella sera c’è stato il silenzio. Un silenzio assordante, nessuna parola, il vuoto, un buio freddo. Ho supplicato che quella porta si aprisse, che quella luce morbida arrivasse a me come miele per il cuore, ma non successe, in quel momento il mio mondo si spense. Ora sono una mamma e non c’è sera in cui non mi avvicini a mia figlia per sussurrarle all’orecchio: "Sogni d’oro amore mio e che Dio ti benedica". Ogni volta in cui pronuncio questa frase, sento la voce di mia madre che me la ripete dolcemente e nel pronunciarla io mi riconosco mamma e ritorno ad essere figlia. Sento la forza di un bene che prende intensità nel suo replicarsi e trasmettersi di generazione in generazione e comprendo che l’amore è un’energia che non conosce tempo e spazio. In questa nuova consapevolezza la sera, prima di abbandonarmi al sonno, lascio che la luce torni a riscaldarmi. La connessione che attraversa le generazioni è un sottile filo rosso invisibile che si tramanda di padre in figlio attraverso i secoli, intessuto nei gesti, nelle parole, nei rituali quotidiani, in ogni piega di una vecchia tovaglia stirata esattamente in quel modo. Un legame che contribuisce a delineare le dinamiche psicologiche che ci porteranno a ripercorrere gli stessi binari già tracciati moltissimo tempo prima di noi. Siamo un tutt’uno con il passato e conoscere la storia di chi ci ha preceduto ci può far ritrovare un senso di completezza ed un’armonia che nasce dal riconoscere il nostro posto in una trama senza fine. (Credit foto: Steve Allen / Shutterstock.com)

02/02/2025 11:40
"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan" è una frase giapponese che con tre semplici parole riesce ad esprimere una sfumatura dell'anima. È quella intuizione del tutto illogica che sa di destino e che ci attraversa come un presagio, quando ci troviamo di fronte ad una situazione, ad una scelta o ad una persona per la prima volta. In amore è il momento esatto in cui, incrociando lo sguardo di uno sconosciuto, avvertiamo un legame profondo. Prende così forma una connessione alchemica, in cui il nostro cuore, con una sorta consapevolezza silenziosa, riconosce ciò che dovrà accadere. Prende vita una  promessa d'amore che non ha fretta, è un sentire superiore che si affida al destino. Si assiste al nascere di un legame emotivo che potrebbe ricordare un colpo di fulmine. Seppure sembrino eventi simili, in realtà il loro sviluppo segue strade molto diverse. Il Colpo di fulmine è una scintilla che si accende come un lampo improvviso, è un desiderio immediato ed illogico di conoscere una persona fino a quel momento estranea. È un'esperienza che, a volte, confonde fino ad idealizzare l'altro, rendendolo protagonista di un sogno che abbiamo costruito senza ben considerare la realtà. Il "koi no yokan" è invece un'intuizione che nasce con voce leggera dentro di noi e che matura con il tempo. È una sorta di conoscenza innata che non ha urgenza di esprimersi, fiduciosa in un senso di inevitabilità.  Si vive con forza calma la consapevolezza di un amore che ancora non esistente ma che sappiamo nascerà ed evolverà. Il colpo di fulmine è una questione di chimica, è simile ad una reazione immediata che può essere spiegata anche da fattori biologici ed ormonali; il koi no yokan è invece una connessione più profonda e misteriosa che implica la trasformazione di un incontro in qualcosa di prezioso. Come gli alberi spogli d’inverno accettano il vento gelido fiduciosi che la primavera arriverà portando con se la vita, i fiori ed i frutti, così un incontro tra anime non teme né il passare del tempo, né le distanza né situazioni momentaneamente avverse.  I due cuori pazienti sanno che la fioritura arriverà; è un'alchimia tra due essenze che non si consuma velocemente ma che si concede il tempo per conoscersi ed evolvere insieme. Come è possibile, in un mondo in cui la razionalità spesso domina, applicare questa sorta di sensazione sottile che si prova davanti ad una situazione che ci suggerisce che sta per accadere qualcosa di significativo, come se fosse già tutto scritto nel nostro destino? Considero importante affidarsi al proprio intuito, lasciare che gli eventi seguano il loro corso, senza forzare situazioni, accogliendo invece quei  momenti che sentiamo giusti. Penso sia essenziale vivere senza troppe aspettative rigide, per abbracciare  l’incertezza, consapevoli che alcune esperienze possano avere un significato non subito evidente.          

26/01/2025 10:50
Fiducia, quell'affidarsi che ci rende leggeri nel cuore e liberi nel cammino

Fiducia, quell'affidarsi che ci rende leggeri nel cuore e liberi nel cammino

Fiducia è il punto di resa totale, quando abbandoni le resistenze, la paura di vivere e compi un atto di coraggio, dettato dal cuore. Cominci, così, ad accogliere ogni esperienza, felice o dolorosa, come parte necessaria e giusta del tuo cammino evolutivo. In questo lasciare fluire c’è fiducia nel presente, essa dissolve le incertezze vincolanti, insegnandoci ad essere pronti al cambiamento e ad aprirci alle infinite possibilità che la vita ci offre. Ci dona le risorse necessarie per affrontare quelle trasformazioni che ci faranno crescere. Fiducia, dal latino "fidere" significa avere fede e in questo affidarsi ci rende leggeri, ci porta a riconoscere negli altri parti di noi stessi e a cogliere in loro ciò che di bello e prezioso possono donarci. Fiducia in se stessi vuol dire ascoltarsi senza paura del vuoto, liberi da ogni attaccamento, senza temere la solitudine; è lasciare andare i pregiudizi inculcati dall’educazione familiare che ci impongono di seguire modelli rassicuranti di coppia, famiglia e lavoro.  Avere confidenza con noi stessi significa ascoltare la nostra vocazione, il nostro sentire per non emulare una vita che non ci appartiene. Abbiamo bisogno di un tempo di qualità per entrare in contatto con il nostro nucleo più profondo, che ci guidi lungo l’esistenza. È fondamentale prestare attenzione all’intelligenza del cuore per non perderci nella frenesia e nello stress che alimentano insicurezza e senso di precarietà. L'esatto opposto della fiducia è la paura che spesso ci blocca, ci spinge ad erigere confini e ad evitare il confronto. Connettersi con le proprie paure, accettarle e affidarsi a qualcosa di più grande di noi, ci permette di essere presenti nel qui ed ora, consapevoli che ogni esperienza sarà una benedizione per la nostra crescita. Far scorrere la vita ci consente di guardare serenamente sia la realtà interiore che quella esteriore, di lasciare andare il controllo, le maschere, i giochi di potere, i conflitti e l’attaccamento. Sostituire l’Essere al Fare significa allontanarsi dai modelli di comportamento imposti, puntando alla realizzazione autentica della nostra esistenza in un viaggio di profonda conoscenza interiore.  

12/01/2025 10:50
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