L’interazione ritmica tra parola e silenzio rappresenta il dialogo invisibile nella comunicazione umana. Non sono opposti, ma strumenti complementari del nostro linguaggio. Gli spazi di silenzio tra le parole danno una scansione al nostro discorso, riescono a porre luce su ciò che potrebbe restare in ombra. Sono respiro nell’ascolto dell’altro, attesa nell’aiutare l’interlocutore a cercare dentro se stesso il suo significato più profondo.
Dall’altra, le parole che scegliamo raccontano chi siamo, con esse diamo forma a pensieri ed emozioni, creando la nostra realtà. Possiamo dichiarare amore o guerra!
Le parole hanno il potere di illuminare, confortare e salvare, oppure ferire come coltelli, farci vivere notti angoscianti o albe da cui risorgere. Quando parliamo, abbiamo la capacità di connettere le persone, avvicinare mondi diversi e apparentemente ostili, creare alleanze e complicità, oppure allontanare, provocare dolore e ferite indelebili.
Come genitori, in particolar modo, abbiamo la responsabilità di scegliere con cura le frasi che utilizziamo con i nostri figli. A volte con superficialità diciamo loro: “non sei in grado, non mi fido... “ generando inconsapevolmente enormi insicurezze. Basterebbe eliminare il “non” per rafforzare e motivare le loro azioni.
Poi, in mezzo al frastuono delle parole esiste un luogo incantato e sospeso, il luogo del silenzio. Concetto affascinante e profondo che, invece, la società ci ha trasmesso come qualcosa da evitare, associandolo spesso ad imbarazzo. Non siamo abituati a fermarci nella dimensione del non dire e del non fare. Abbiamo paura di stare nel vuoto, perché ci costringerebbe a fare i conti con noi stessi.
Ci sono situazioni in cui la meraviglia del momento richiede soltanto l’ascolto delle emozioni che stiamo provando, qui il silenzio diventa un linguaggio molto più sapiente, quello dell’anima. Tacere può rappresentare una soglia, un confine eretto quando ogni parola risulterebbe inutile, oppure il mezzo per disinnescare una discussione nella quale scegliamo l’altro piuttosto che il nostro ego.
A volte punisce, altre protegge per custodire una verità più profonda. E’ quel vuoto da colmare con tutte le parole che abbiamo scelto di non dire. Dalla danza armonica tra voce e non detto può nascere un dialogo autentico, dove le parole non sono rumore ed il silenzio non fa più paura.
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