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La flessibilità del calore: la stufa policombustibile

La flessibilità del calore: la stufa policombustibile

La ricerca di un sistema di riscaldamento domestico efficiente e affidabile si confronta oggi con uno scenario energetico in rapida evoluzione. L'instabilità dei costi dei combustibili e una crescente attenzione verso la sostenibilità spingono a valutare soluzioni che offrano maggiore autonomia gestionale. In questo contesto, la dipendenza da un unico vettore energetico può rappresentare una rigidità. La stufa policombustibile emerge come una risposta tecnologica avanzata a questa esigenza, superando la tradizionale scelta tra legna e pellet. Questo tipo di generatore di calore offre infatti la libertà di utilizzare combustibili diversi, adattandosi alle convenienze del momento. Individuare la migliore stufa policombustibile da Climamarket, ad esempio, significa esaminare una soluzione progettata per massimizzare la flessibilità e l'indipendenza energetica. Il concetto di flessibilità operativa Il tratto distintivo di una stufa policombustibile, nota anche come multicombustibile, risiede nella sua capacità di bruciare diverse tipologie di biomasse solide all'interno della stessa camera di combustione. La configurazione più diffusa sul mercato è quella che permette di alternare l'uso del pellet a quello della legna in pezzi. Esistono, tuttavia, modelli più sofisticati in grado di gestire efficacemente anche altri combustibili granulari, come il nocciolino di sansa o il mais. Questa versatilità permette di unire i vantaggi di mondi diversi: da un lato, la praticità del pellet, con la sua gestione automatizzata, la programmabilità e l'alimentazione controllata; dall'altro, il fascino della legna, che offre una fiamma ampia e tradizionale e, in alcuni modelli a convezione naturale, la possibilità di funzionare anche in assenza di alimentazione elettrica. La tecnologia costruttiva sottostante Consentire una combustione efficiente per materiali così diversi (il pellet compresso e la legna in ceppi) richiede una progettazione meccanica e tecnologica complessa. La sfida ingegneristica sta nel creare una camera di combustione e un braciere che possano adattarsi a processi di combustione molto differenti. Il pellet richiede un afflusso d'aria forzato e calibrato e un'alimentazione costante dal basso, mentre la legna brucia con un tiraggio diverso e una fiamma più irregolare. Le stufe policombustibili più evolute sono dotate di centraline elettroniche e sensori capaci di riconoscere il combustibile inserito, o di facilitare il passaggio manuale, adattando automaticamente i parametri dell'aria comburente per ottimizzare il rendimento e contenere le emissioni in entrambi gli scenari operativi. Indipendenza economica e sicurezza gestionale Il vantaggio senza dubbio più tangibile per l'utente finale è di natura economica e strategica. Avere la possibilità di scegliere quale combustibile utilizzare significa non essere più ostaggio delle fluttuazioni di mercato di una singola materia prima. Se il prezzo del pellet dovesse aumentare notevolmente a causa di una forte domanda stagionale, l'utente può decidere di passare all'utilizzo della legna, magari autoprodotta o reperita localmente a un costo inferiore, e viceversa. Questa intercambiabilità si traduce in una garanzia di continuità del riscaldamento. In caso di difficoltà di approvvigionamento di un combustibile, o persino in caso di blackout elettrico (per i modelli che gestiscono la legna a tiraggio naturale), la stufa può continuare a svolgere la sua funzione, assicurando il comfort domestico.

24/11/2025 14:00
Bassetti lo ammette: metà dei morti non erano per Covid-19

Bassetti lo ammette: metà dei morti non erano per Covid-19

La commissione d'inchiesta sul cosiddetto nemico invisibile ha nei giorni scorsi interrogato il dottor Bassetti, protagonista indiscusso della stagione virologica superstar, con epifanie catodiche costanti garantite a tutte le ore su tutti i canali. Al cospetto di una domanda sollevata da Alberto Bagnai, il noto medico genovese ha candidamente ammesso che almeno il 50% dei dichiarati deceduti a causa del nemico invisibile in verità sono morti con il nemico invisibile ma non a causa di esso. Quod erat demonstrandum! Al tempo dell'emergenza, ogni persona deceduta con il nemico invisibile in corpo veniva ipso facto certificata come morta a causa del nemico invisibile, con effetti spesso sorprendenti e demenziali, come, tra i tanti, quello del signore affogato nel mare di Termoli nel 2020, registrato come morto a causa del nemico invisibile, da cui pure era infetto. Avevamo segnalato questa anomalia nel nostro studio "Golpe globale. Capitalismo terapeutico e grande reset": la logica aberrante sottesa a quella narrazione era quella per cui il “post hoc, ergo propter hoc” veniva fatto valere sempre e comunque senza distinguo, con il malcelato scopo di alimentare il clima di panico e di emergenza e indurre la popolazione impaurita ad accettare l’inaccettabile. Su “Il Corriere della Sera” (28.8.2020) si leggeva, con un titolo altamente esplicativo, "Mio padre morto di morte naturale, ma è stato classificato come Covid". Sulla “Attestazione Covid salme” che risponde alle esigenze dell’emergenza epidemiologica, vi è scritto che non è stato eseguito alcun tampone, e dunque non si è in attesa del referto, né si dichiara che il defunto sia risultato negativo o positivo. Al contrario – così leggiamo – è "indeterminato (salma da considerarsi positiva)". Ora, che l’indeterminato sia da considerarsi positivo è quanto meno problematico. Quante salme “indeterminate” sono state egualmente conteggiate come “decessi a causa di Covid-19”? È anche alla luce di questa non innocente e palesemente non responsabile informazione che si spiega il clima di terrore psicologico vissuto dalla popolazione. Resterà un enigma il modo in cui milioni di persone si siano lasciate manipolare e terrorizzare da siffatta narrazione contraddittoria, superficiale, incoerente e approssimativa: narrazione che, com’è evidente, è essa stessa stata, nei mesi di marzo e aprile, la sola realtà esperita dai cittadini reclusi agli arresti domiciliari. Il principio generale, forse, potrebbe essere quello che desumiamo da 1984 di Orwell: "se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera". Il nuovo regime sanitario, con i suoi docili schiavi marchiati con la mascherina, potrebbe anche ribattezzarsi: Covid-1984. Nella piena attuazione dell’esse est percipi di Berkeley, la realtà si risolve nella sua narrazione, nella quale nulla è neutro o imparziale. Non esistono fatti sciolti da interpretazioni: e la scelta di enunciare certi fatti a esclusione di altri non può certo dirsi neutrale. Si dà sempre – come bene sapeva Foucault – un reticolo di sapere e potere: reticolo in grazia del quale non vi è sapere che non veicoli potere e non vi è potere che non produca un suo specifico sapere. Così, ad esempio, le migliaia di morti per Covid-19 sono una cifra certo sorprendente, che assume un aspetto radicalmente differente se posta in connessione con i dati statistici annuali. È questa, come sappiamo, la cifra dell’emergenza come stile di governo: si fa in modo che la popolazione impaurita sia disposta ad accettare ciò che nella normalità mai accetterebbe, come ad esempio confinamenti domiciliari coatti o la tessera verde. Come diceva Seneca, la verità, anche se sommersa, viene presto o tardi a galla. Ed è ciò che sta accadendo. Sta emergendo con limpido profilo come ciò che abbiamo vissuto nel 2020 fosse un grande laboratorio sociale di produzione dei nuovi assetti del turbocapitalismo dell'emergenza perpetua, come nuova normalità.

23/11/2025 14:00
Tolentino in lutto: si è spenta Alida Ferrara, moglie del maresciallo Trisolini

Tolentino in lutto: si è spenta Alida Ferrara, moglie del maresciallo Trisolini

La comunità di Tolentino piange la scomparsa di Alida Ferrara, 83 anni, moglie del maresciallo maggiore Francesco Trisolini, comandante della stazione dei carabinieri di Tolentino dal 1983 al 1997. Alida Ferrara è deceduta questa mattina, lasciando un profondo vuoto nella famiglia e tra quanti la conoscevano. I funerali si terranno presso la chiesa dello Spirito Santo di Tolentino, con orario ancora da definire. Trisolini aveva guidato la stazione dei carabinieri di Tolentino per oltre quattordici anni, distinguendosi per il suo eccezionale spirito di servizio, l’attaccamento ai valori dell’Arma e della famiglia, e l’impegno costante per il bene comune. Era molto amato dai cittadini, che ricordano il suo contributo prezioso alla sicurezza e alla comunità locale. Il loro legame, consolidato da decenni di vita insieme, ha rappresentato un esempio di dedizione e di valori condivisi. La scomparsa di Alida lascia un segno indelebile nella famiglia.     

23/11/2025 12:40
Il gesto invisibile dell'amore: non fare per proteggere l'altro. La vulnerabilità come dono da custodire

Il gesto invisibile dell'amore: non fare per proteggere l'altro. La vulnerabilità come dono da custodire

Quando nasce un amore, non offriamo soltanto la nostra luce, ma consegniamo anche la nostra fragilità, ponendo nelle mani dell’altro uno strumento di potere che, se mal riposto, potrebbe generare dolore. È un atto di fiducia estremo, donato senza alcuna garanzia, che merita attenzione e sensibilità. In ogni relazione esiste un momento che si consuma nel silenzio e nell’arco di un solo secondo, che appartiene alla zona più nobile dei legami umani; è quell’attimo in cui uno dei due potrebbe dire o fare qualcosa che ferirebbe l’altro e invece sceglie di non farlo. È in quella frase non pronunciata, nel sarcasmo trattenuto, nel ricordo doloroso non riportato alla luce, che l’amore si rivela: nell’istante in cui avremmo potuto colpire e non lo abbiamo fatto. Lo psicologo argentino, Gabriel Rolòn, dice che il vero amore si misura nella consapevolezza del potere che possiamo avere sull’altro e nella scelta di non usarlo per ferirlo. Così l’amore non si definisce soltanto da ciò che facciamo, ma anche da ciò che scegliamo di non fare per proteggere chi amiamo. L’intimità costruisce un ponte che apre l’accesso ai nostri punti più sensibili: alle paure, ai bisogni affettivi, alle fragilità e ai traumi. Quando si ama ci si affida all’altro con la fiducia che non farà mai un cattivo uso di quel potere, che non strumentalizzerà le nostre debolezze per ottenere forza, nei momenti di conflitto, con umiliazioni o manipolazioni. Il vero gesto d’amore consiste nel scegliere di non usare questo potere per controllare l’altro, ma per proteggerlo; nel custodire con cura il dono che l’altro ci fa della propria vulnerabilità. L’amato non è un semplice oggetto d’amore, ma un essere umano che desideriamo salvaguardare, verso il quale sentiamo una responsabilità affettiva. Una relazione non è fatta solo di sentimenti, ma è anche il frutto di decisioni consapevoli, che richiedono rispetto, soprattutto nella ricerca di un equilibrio per il bilanciamento del potere: il potere emotivo, il potere di dare o negare affetto, di andare o restare, di parlare o di tacere. In ogni legame convivono due persone diverse: chi è più coraggioso e chi più timoroso, chi porta traumi pregressi e chi invece ha una storia solida alle spalle; uno può essere più riflessivo, l’altro più impulsivo. L’amore non cancella, ma rivela queste asimmetrie, l’essenziale è non usarle mai come arma per colpire l’altro. Quindi è fondamentale riconoscere che questo potere esiste, ed ancor più importante è decidere di utilizzarlo come cura e non come dominio, scegliendo ogni giorno l’altro, invece del proprio ego. L’amore, così, si gioca in un gesto appena percettibile: nell’istante in cui potremmo ferire per una sterile rivalsa, ma scegliamo invece il silenzio che salva.

23/11/2025 10:35
"Giardini Diaz riaperti, ma restano le perplessità. Scelte discutibili, servono risposte"

"Giardini Diaz riaperti, ma restano le perplessità. Scelte discutibili, servono risposte"

Dopo le recenti dichiarazioni dell’assessore ai lavori pubblici Paolo Renna sui cantieri dei giardini Diaz – "Più che i tempi sono importanti i risultati" –, continuano a susseguirsi osservazioni e dubbi da parte dei cittadini. Tra questi, anche quello di Fabrizio Giorgi, maceratese, che ha inviato alla redazione di Picchio News una lunga riflessione corredata da alcune fotografie, con l’obiettivo – spiega – "di ottenere risposte chiare da chi amministra la città". Giorgi racconta di essersi recato personalmente nell’area dei lavori, parlando ironicamente di “luogo del misfatto”. Da quella passeggiata sono nate una serie di domande, rivolte all’amministrazione, su scelte progettuali e risultati ottenuti fino a oggi. Il primo interrogativo riguarda la scelta di reimpiantare numerosi ippocastani, una specie che – osserva Giorgi – "soffre a vivere in contesti urbani, penalizzata anche dalle mutate condizioni climatiche". Un altro aspetto che solleva perplessità è la concezione complessiva dei giardini: "Si è tenuto conto che si tratta prima di tutto di giardini storici, vissuti da persone di tutte le età, e non solo di un parco giochi?", chiede. Proprio rispetto ai giochi installati, Giorgi sottolinea come questi sembrino rivolti "quasi esclusivamente alla fascia 6-10 anni", oltre che caratterizzati da "colori poco gioiosi". Ed è il tema dei materiali a far emergere ulteriori critiche: dalle superfici sotto i giochi all’anello perimetrale, realizzato in cemento e "reso impermeabile", soluzione che – afferma – "mal si concilia con le esigenze di chi pratica nordic walking" e che potrebbe creare problemi in caso di piogge. Giorgi evidenzia anche la scelta delle nuove sedute: "Tutte in marmo, con spigoli vivi e senza schienale. Qualche panchina in legno sarebbe stata indispensabile sia per i bambini che per gli adulti". Un’altra perplessità riguarda l’assenza di installazioni ludiche "più semplici e inclusive", come la classica campana per i percorsi psicomotori, o l’idea di inserire scacchiere e altri giochi da tavolo su tavoli e panchine. Sul piano ambientale, Giorgi critica l’eliminazione delle siepi e delle essenze aromatiche "con la motivazione della sicurezza", scelta che – afferma – “dimentica completamente la biodiversità e le peculiarità del nostro territorio”. A suo avviso, piuttosto che rimuovere vegetazione, sarebbe stato opportuno "incrementare la presenza delle forze dell’ordine, anche in borghese". Un’altra questione riguarda gli ingressi dei giardini. Giorgi ricorda infatti il divieto di accesso ai veicoli, in vigore dalle 7 alle 21, evidenziando come "non siano state installate telecamere né agli ingressi di piazza Garibaldi né a quelli di via Morbiducci", con il rischio di transiti irregolari “anche a velocità sostenuta”. Ma la critica più ampia riguarda la mancanza di una visione urbanistica unitaria: "Perché non è stato elaborato un progetto unico che comprendesse giardini Diaz, Terrazza dei Popoli, l’area tra il Mu.Bi. e l’anello ciclopedonale? Quest’ultimo presenta già diversi avvallamenti che si riempiono d’acqua alla prima pioggia". Nella parte finale del suo intervento, il cittadino esprime due ulteriori considerazioni: la prima riguarda il rischio di ritardi nelle ristrutturazioni in corso – dai giardini a Fonte Scodella, dal parco delle Vergini a Sasso d’Italia – tutte con scadenza lavori prevista per il 13 dicembre. “Faranno la stessa fine infinita di via dei Velini?”, domanda. La seconda riflessione è rivolta al tema dei controlli: ricordando che al R.U.P. spetta “l’1,6% netto sull’importo di aggiudicazione”, Giorgi auspica "maggiore attenzione nell’uso dei fondi, che siano PNRR, europei, regionali o mutui: sempre soldi nostri sono". Il messaggio di Giorgi, pur critico, si chiude con un augurio ai concittadini e con una punta di amarezza: "Nell’attesa che ci si svegli da questo lungo letargo… buona domenica a tutti i maceratesi". E aggiunge, in dialetto: "Me voli cojonà ma minga simo tutti tandalocchi".  

23/11/2025 10:10
Omicidio colposo e medico sportivo: quando il certificato di idoneità causa la morte dell’atleta

Omicidio colposo e medico sportivo: quando il certificato di idoneità causa la morte dell’atleta

Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, "Chiedilo all'avvocato". Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato maggiormente le problematiche relative alla responsabilità medica, e nello specifico in ambito sportivo. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana alla domanda posta da un lettore di Macerata: "Il medico sportivo può essere responsabile della morte di un atleta per infarto?". A tal proposito risulta utile portare una recente vicenda risolta poi in Cassazione, che ha riguardato proprio un atleta al quale era stato rilasciato il certificato di idoneità sportiva agonistica nonostante alcune anomalie riscontrate durante la visita cardiologica specialistica. I giudici di merito hanno evidenziato che già gli esiti degli ECG avrebbero dovuto generare nel medico il sospetto della presenza di una cardiopatia ischemica, per cui sarebbe stato necessario svolgere esami strumentali più specifici rispetto a un semplice ecocardiogramma. È stato sottolineato che, stante la presenza di elementi diagnostici indicativi di ischemia miocardica inducibile e di aritmie ventricolari complesse, il medico avrebbe dovuto astenersi dal rilasciare nel 2012 e nel 2013 il certificato di idoneità sportiva sulla base dei Protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico. Quanto alla sussistenza del nesso causale tra la condotta omissiva colposa e il decesso, si è chiarito che, a fronte di un tracciato ECG patologico, il medico non avrebbe dovuto rilasciare il certificato di idoneità alla pratica agonistica, ma indirizzare il paziente a una completa valutazione cardiologica, in modo da prevenire future aritmie. L'omesso riconoscimento dell'idoneità avrebbe impedito all’atleta di proseguire gli allenamenti intensi, che avrebbero potuto provocare discrepanze ossigenative nel muscolo scheletrico. Si è quindi attribuita la morte dell’atleta, avvenuta per arresto cardiaco improvviso durante attività sportiva, alla scarsa ossigenazione di una parte del tessuto miocardico, circostanza ascrivibile a ischemia non diagnosticata, aggravata dal superamento di una certa soglia di sforzo fisico che ha innescato aritmie ventricolari maligne. L’impiego della media diligenza e perizia medica avrebbe dovuto comportare, non la superficiale diagnosi che aveva portato al rilascio del certificato, bensì l’effettuazione di esami approfonditi, che avrebbero evitato, con alta probabilità, la morte dell’atleta. In altri termini, i giudici di merito hanno accertato che la morte improvvisa dell’atleta poteva essere scongiurata mediante un diligente e oculato comportamento professionale del medico. La condotta diversa tenuta nel caso concreto si palesa, sotto il duplice profilo della negligenza e dell’imperizia, colposa ed eziologicamente incisiva sull’evento mortale, avendo consentito l’automatica ammissione del soggetto all’attività sportiva, incompatibile con la sua situazione clinica. Secondo le sentenze citate (Sez. 4, n. 38154 del 05/06/2009, R.C., Rv. 245781-2; Sez. 4, n. 18981 del 09/03/2009, Giusti, Rv. 243993), risponde di omicidio colposo il cardiologo che attesta l’idoneità alla pratica sportiva agonistica di un atleta, poi deceduto, in seguito a patologia cardiaca non diagnosticata, per omessa effettuazione di esami strumentali di secondo livello. Pertanto, in risposta al nostro lettore, si può affermare che: "È responsabile di omicidio colposo il medico sportivo che rilascia un certificato di idoneità sportiva agonistica nonostante le anomalie cardiache riscontrate nell’atleta deceduto a seguito di infarto durante un allenamento" (Cass. Pen., Sez. IV, sentenza n. 20943/2023). Rimango in attesa, come sempre, delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.

23/11/2025 09:50
Matelica, consegnati i diplomi ai partecipanti ai corsi di potatura della vite e dell’ulivo

Matelica, consegnati i diplomi ai partecipanti ai corsi di potatura della vite e dell’ulivo

Consegnati oggi (sabato 22 novembre) i diplomi del 4° corso di potatura della vite e 1° corso della potatura dell’ulivo. Due corsi teorici-pratici organizzati dall’Assessorato all’Agricoltura del Comune di Matelica, in collaborazione con l’Associazione Produttori Verdicchio di Matelica e l’Istituto Tecnico Agrario di Macerata.  Il corso di potatura della vite è stato di 25 ore suddivise in sei lezioni, di cui una in aula e le altre cinque direttamente in vigna, per apprendere le molteplici nozioni teoriche e pratiche sul tema della potatura della vite, in particolare sulle principali forme di allevamento presenti nell’area di Matelica e delle Marche, ovvero il cordone speronato, il guyot e il doppio capovolto. Il primo corso di potatura dell’ulivo invece è stato anch’esso di 25 ore divise in cinque lezioni, quatto di pratica ed una in aula.  I partecipanti sono pertanto stati omaggiati con il diploma di fine percorso, il sindaco della Città di Matelica ha sottolineato l’importanza di questi corsi: “Si è conclusa la quarta edizione del corso di potatura della vite, quest’anno ad esso si è aggiunto quello dedicato all’ulivo. Sono soddisfatto perché c’è stata molta partecipazione, devo dire che è un’iniziativa di primo livello a sostegno delle aziende che si occupano di viti ed ulivi nel nostro territorio, i quali sono costantemente alla ricerca di manodopera qualificata”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore all’Agricoltura Barbara Cacciolari che ha avuto il piacere di effettuare la consegna degli attestati: “L’adesione a questa iniziativa è stata significativa, ciò conferma quanto il nostro territorio sia ricco di persone motivate ad approfondire e custodire i saperi agricoli. Il corso ha permesso ai corsisti di acquisire competenze aggiornate e tecniche corrette per interventi di potatura efficaci e rispettosi della fisiologia delle piante. Conoscenze indispensabili per garantire la salute delle colture, migliorare la qualità delle produzioni e valorizzare il nostro paesaggio rurale. La potatura della vite e dell’ulivo non è solo un intervento agronomico, ma un patrimonio di tradizioni che contribuisce a preservare l’identità e l’eccellenza del nostro territorio. Desidero ringraziare i docenti, i tecnici e tutti i partecipanti che hanno reso possibile il successo del corso con il loro impegno e la loro partecipazione attiva. Continueremo su questa strada - ha concluso -, promuovendo nuove opportunità di lavoro e formative e progetti capaci di rafforzare la nostra comunità agricola e di sostenere uno sviluppo rurale sempre più consapevole, competente e sostenibile”.  

22/11/2025 18:45
Omega-3: benefici, fonti migliori e come integrarli per cuore e cervello in salute

Omega-3: benefici, fonti migliori e come integrarli per cuore e cervello in salute

Gli omega-3 sono tra i nutrienti più studiati e apprezzati per il loro ruolo nella prevenzione e nel supporto della salute cardiovascolare, cerebrale e infiammatoria. Conoscerli meglio e capire come funzionano e come integrarli in modo equilibrato permette di fare scelte alimentari più consapevoli e davvero efficaci. Gli omega-3 comprendono tre principali forme: ALA (acido alfa-linolenico), EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). L’ALA è di origine vegetale ed è presente in semi di lino, semi di chia e noci. EPA e DHA, invece, si trovano quasi esclusivamente nel mondo animale, in particolare nei pesci grassi come salmone, sgombro, aringa, sardine e alici. La differenza più rilevante è biologica: l’ALA è un precursore, ma il corpo lo converte in EPA e DHA in percentuali molto basse (generalmente inferiori al 10%, spesso anche meno). Questo significa che, pur essendo preziose, le fonti vegetali da sole non sempre garantiscono livelli ottimali delle forme metabolicamente attive. EPA e DHA rappresentano la forma più biodisponibile, cioè quella immediatamente utilizzabile dal nostro corpo. Svolgono funzioni specifiche e complementari: l’EPA è particolarmente coinvolto nella modulazione dell’infiammazione, nella fluidità delle membrane cellulari e nel supporto cardiovascolare; il DHA rappresenta un componente strutturale fondamentale delle membrane nervose e oculari, con un ruolo chiave nello sviluppo cerebrale, nella memoria e nella protezione neurodegenerativa. Non a caso, numerosi studi confermano che un adeguato apporto di EPA e DHA riduce il rischio cardiovascolare, migliora i markers infiammatori e sostiene la funzione cognitiva lungo tutto l’arco della vita. Quando si parla di omega-3, il pensiero va spesso al salmone. Tuttavia, gran parte del salmone reperibile oggi proviene da allevamenti intensivi, con un contenuto variabile di omega-3 e della quantità di grassi. Per questo, all’interno di una dieta equilibrata, è più vantaggioso scegliere il pescato locale, in particolare il pesce azzurro come alici, sgombro e sardine. Oltre a essere ricchi in EPA e DHA, sono sostenibili, più accessibili e generalmente meno contaminati. Un gesto che fa bene alla salute ma anche all’ambiente e alle economie locali.E gli integratori? La letteratura scientifica è concorde: non sostituiscono una dieta equilibrata, ma possono essere utili in situazioni specifiche. Per chi consuma poco pesce, per donne in gravidanza (in cui il DHA è essenziale per lo sviluppo neurologico del feto), per anziani o per chi ha esigenze cardiovascolari mirate, EPA e DHA in forma concentrata possono offrire un supporto efficace.Integrare omega-3 nella quotidianità non richiede cambiamenti drastici: bastano due o tre porzioni settimanali di pesce azzurro, una manciata di noci al giorno, l’uso regolare di semi di lino o chia e una riduzione degli oli vegetali ricchi di omega-6 (come l’olio di girasole, di mais e di soia). Si tratta di scelte semplici, ma capaci di influenzare in modo significativo infiammazione, salute cardiovascolare, umore e benessere generale. Gli omega-3, quindi, non sono soltanto un trend: sono una componente essenziale dell’alimentazione moderna, uno strumento di prevenzione riconosciuto e una risorsa preziosa che ci ricorda quanto ciò che mangiamo possa dialogare in profondità con la nostra salute.

22/11/2025 18:15
Presentati i lavori di riqualificazione dei Giardini Diaz: oggi la riapertura

Presentati i lavori di riqualificazione dei Giardini Diaz: oggi la riapertura

Nuova vita per i Giardini Diaz di Macerata che oggi sono stati riaperti durante la presentazione dei lavori di riqualificazione. L’intervento, del valore di oltre 500mila euro, è stato finanziato attraverso le risorse PNRR del progetto “Rigenerata Macerata Go Green” ed era iniziato a febbraio. Gli interventi principali hanno permesso di risolvere le criticità legate al cattivo drenaggio delle acque piovane intervenendo sui due viali che dividono i quadranti del giardino e sull’anello e sistemando i sottoservizi. È stata completamente riqualificata l’area giochi - anche a seguito del confronto con il Consiglio dei Bambini e delle Bambine - seguendo i criteri di inclusività, sostenibilità e sicurezza con l’utilizzo di materie completamente riciclabili. Sono state sistemate 30 nuove piantumazioni intorno al laghetto per migliorare l’ombreggiamento delle aree di sosta ed è stato ripristinato il roseto. È stato implementato l’impianto di irrigazione a goccia, sono stati aggiunti nuovi arredi per rafforzare la funzione di sosta e lettura (tavolo da pic-nic, panchine, cestini, cartelloni) ed è stato riqualificato lo stemma di Macerata. “I Giardini Diaz rappresentano per i maceratesi uno dei luoghi del cuore e l’Amministrazione, grazie alle risorse ministeriali, ha deciso di promuoverne una profonda riqualificazione, orientata a garantire maggiore sicurezza, fruibilità e bellezza degli spazi – ha dichiarato il sindaco Sandro Parcaroli. – I lavori, che hanno riguardato anche aspetti di inclusività e sostenibilità, ci permettono oggi di restituire ai maceratesi uno spazio ludico, ricreativo e di aggregazione che tutti saranno in grado di apprezzare”. “Durante l’esecuzione dei lavori ci siamo resi conto di quanto fosse necessario intervenire in maniera complessiva e definitiva sulle tante criticità che i Giardini Diaz avevano e questo ha portato a un prolungarsi dei lavori che hanno messo al primo posto la sicurezza e la fruibilità di un luogo simbolo per Macerata - ha aggiunto l’assessore con delega ai Parchi Pubblici Paolo Renna -. Nello specifico, mi riferisco alle piante malate, alle fognature rotte, all’installazione di nuove telecamere e alla volontà, da parte dell’Amministrazione, di rendere i Giardini Diaz ancora più verdi e di potenziare l’illuminazione”. “Abbiamo presentato oggi il frutto di un progetto importante nato da un dialogo costante con l’Amministrazione e basato sulla condivisione di idee che potessero restituire alla città un giardino bello e vivo - ha aggiunto il progettista, l’architetto Filippo Martines -. Abbiamo avvertito con grande senso di responsabilità il fatto di intervenire sui Giardini Diaz con risorse pubbliche, impegnandoci per garantire qualità e lunga durata alle opere realizzate”.

22/11/2025 18:00
Giubileo Diocesano degli Operatori di Giustizia:  il 28 novembre incontro con il magistrato Pino Morandini

Giubileo Diocesano degli Operatori di Giustizia: il 28 novembre incontro con il magistrato Pino Morandini

Appuntamento con il Giubileo Diocesano degli Operatori di Giustizia il 28 novembre presso la Cattedrale dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista di Macerata. L’evento in programma alle ore 18 vedrà la presenza di Pino Morandini, già magistrato del Tar Marche, membro della Giunta del Movimento per la Vita nazionale e vice presidente dell’Associazione Family Day-Difendiamo i Nostri Figli.  “La giustizia, servizio alla speranza” sarà il tema sul quale Morandini relazionerà alla platea di invitati, tra autorità di Governo e Sicurezza, autorità Giudiziarie, ordini professionali, personale del Tribunale; autorità Civili e Amministrative, oltre che accademiche e impegnate, a ogni livello, nel mondo universitario.  Dalla cattedra di Giurisprudenza al servizio per la Vita, uomo di diritto, Morandini si laurea a Padova a 23 anni discutendo una tesi in diritto civile. Dal 1984, è Magistrato del Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) della Lombardia, in servizio presso la Sezione Staccata di Brescia. Dal 1988 al 2013, ha portato il suo rigore giuridico nel servizio pubblico ricoprendo incarichi amministrativi all'interno del Consiglio Regionale della Regione Trentino – Alto Adige. In campo etico, Il suo servizio si è distinto per la promozione di leggi regionali che riflettono un'attenzione concreta alla dignità della persona e al bene comune. Nello svolgimento del suo ruolo istituzionale è stato promotore di numerose leggi regionali a tutela della famiglia e della vita, in particolare quella più fragile. Tra le iniziative più significative ci sono le leggi regionali che costituiscono il cosiddetto “Pacchetto Famiglia” e il “Pacchetto Lavoro”. Inoltre, ha dato risposte concrete nei settori della scuola e per i soggetti più deboli, ed è stato precursore nell'assicurare l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Morandini ha anche promosso attivamente iniziative per la formazione etica del personale sanitario.  Il suo impegno nel mondo associativo si è distinto nella fondazione del primo Movimento per la vita nel Trentino ed è stato Vice Presidente del Movimento per la Vita nazionale, in cui ne è attualmente membro della Giunta. Morandini è vicepresidente del Family Day ed è membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione Family Day-Difendiamo i Nostri Figli. Non ultimo, è stato cofondatore del Centro Trentino di Solidarietà, un programma terapeutico per persone con problemi di tossicodipendenza. Al termine dell’incontro avrà luogo la Santa Messa presieduta dal vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi. L’incontro è accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Macerata con n. 1 credito formativo in materia deontologica.

22/11/2025 17:00
Arriva "The Watchman": il convegno sul ruolo dell'amministratore di sostegno nel gioco d’azzardo patologico

Arriva "The Watchman": il convegno sul ruolo dell'amministratore di sostegno nel gioco d’azzardo patologico

Il prossimo mercoledì 26 novembre 2025 presso il Teatro Lauro Rossi di Macerata, si terrà l’evento formativo "The Watchman - il ruolo dell'Amministratore di Sostegno nel Gioco d’azzardo patologico" promosso dal Dipartimento Dipendenze Patologiche Ast Macerata e dall’Università di Macerata, in collaborazione con Ordine degli Avvocati di Macerata e patrocinato da Comune di Macerata, UNIMC, AST Macerata, Ordine degli Avvocati di Macerata, Sipad. L’evento, accreditato ECM ma anche per l’Ordine degli Avvocati e per la figura dell’Assistente Sociale, è previsto tra le azioni del Piano Triennale 2023/2025 per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio da gioco d’azzardo patologico (ex DGR 1288/2023) e intende approfondire il ruolo e le responsabilità dell’amministratore di sostegno nella tutela di soggetti vulnerabili, con particolare riferimento al DGA (Disturbo da Gioco d’Azzardo). Nella mattina, di taglio scientifico, si approccerà al tema del DGA come una dipendenza comportamentale che determina gravi disagi personali e familiari connessi a conseguenze mediche, sociali, economiche e legali. Tale condizione comporta di fatto pesanti ricadute non solo sulla salute psichica e fisica della persona, ma anche sull'equilibrio socio-relazionale ed economico del nucleo familiare. Nel pomeriggio verrà analizzata da vicino la figura dell'amministratore di sostegno, introdotta dalla Legge 9 gennaio 2004, n. 6 e vero e proprio strumento giuridico fondamentale per coniugare la tutela della persona vulnerabile e il rispetto della sua autodeterminazione. Particolare attenzione sarà rivolta alle prassi applicative nei tribunali e alla delicata questione del bilanciamento tra libertà individuale e protezione. L'obiettivo è promuovere un confronto costruttivo tra istituzioni, operatori del diritto, professionisti delle dipendenze e della salute mentale, assistenti sociali, amministratori pubblici, associazionismo e famiglie, per costruire modelli d’intervento efficaci, sostenibili e rispettosi della dignità della persona.

21/11/2025 18:30
Complimenti a Enrico Sciamanna: Laurea Magistrale in Global Politics and International Relations

Complimenti a Enrico Sciamanna: Laurea Magistrale in Global Politics and International Relations

Una giornata speciale quella di oggi per Enrico Sciamanna. Il giovane consigliere con delega alla cultura del Comune di Amandola ha conseguito brillantemente la laurea magistrale in Global Politics and International Relations, presso l'Università degli Studi di Macerata. Un risultato che premia impegno, passione e serietà: qualità con cui Enrico ha affrontato l’intero percorso accademico. Davanti alla commissione ha discusso una tesi in International Trade Law, dal titolo "The Role of The World Bank in Green Investment". A Enrico vanno i più sinceri auguri dell’intera redazione. 

21/11/2025 17:50
Macerata, sgombero del Palazzo del Governo: arredi al riuso per ridurre sprechi e costi

Macerata, sgombero del Palazzo del Governo: arredi al riuso per ridurre sprechi e costi

Sono iniziati in questi giorni i lavori di trasloco e di sgombero del Palazzo del Governo della Provincia di Macerata, necessari in vista dei prossimi interventi di miglioramento sismico e ristrutturazione finanziati dalla Struttura Commissariale, coordinata dal commissario Guido Castelli. I lavori interesseranno il complesso di piazza della Libertà, per cui la Provincia ha aperto la gara di appalto proprio in questi giorni. Questa mattina, in particolare, è stata messa in atto un’importante azione di prevenzione dei rifiuti, avviando alla filiera del riuso i beni che, pur non essendo più funzionali rispetto alle esigenze della Prefettura, risultano ancora in condizioni accettabili per essere messi a disposizione di associazioni, gruppi di volontariato, cooperative del terzo settore o, più semplicemente, di singoli cittadini che possono avvalersene per le proprie necessità.  Si tratta di sedie, scrivanie, tavolini e altri arredi d'ufficio già destinati alla dismissione da parte della "Commissione fuori uso" della Prefettura, che ha deliberato in tal senso alcune settimane fa. L'operazione, frutto della collaborazione tra Prefettura, Provincia di Macerata, Comune di Macerata, Cosmari, Cooperativa Meridiana e Cooperativa Risorse, che hanno anche messo a disposizione propri mezzi e operatori, consente un risparmio finanziario al Ministero dell'Interno e all'amministrazione provinciale, entrambe responsabili della dismissione, nonché un vantaggio per enti, associazioni di volontariato e cittadini, nel rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema. Alcuni dei mobili e delle attrezzature ritirati sono stati trasferiti nel deposito del Centro del riuso di Macerata e resi disponibili per coloro che, nel rispetto delle regole di funzionamento del centro medesimo, vogliano ritirarli per far fronte alle proprie esigenze.                                                                                                                                                           

21/11/2025 15:40
Macerata celebra la Virgo Fidelis: la città si stringe attorno all’Arma dei Carabinieri

Macerata celebra la Virgo Fidelis: la città si stringe attorno all’Arma dei Carabinieri

Si è svolta questa mattina, alle 10:30, nella chiesa di San Giorgio, la solenne celebrazione dedicata alla Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri. A presiedere la Santa Messa è stato il Vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, alla presenza del comandante provinciale, Raffaele Ruocco, e delle principali autorità civili e militari del territorio. In prima fila il prefetto Giovanni Signer, il vice sindaco di Macerata Francesca D’Alessandro, il procuratore della Repubblica Giovanni Narbone, i vertici provinciali delle Forze di Polizia, dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa Italiana, oltre a numerosi cittadini. Presenti anche i carabinieri in servizio e in congedo, i loro familiari, i soci dell’Associazione Nazionale Carabinieri e delle Associazioni d’Arma. Nell’omelia, monsignor Marconi ha offerto una riflessione profonda a partire dal Vangelo delle Nozze di Cana, sottolineando il ruolo attento e materno di Maria, la prima ad accorgersi della necessità e a coordinare con discrezione chi avrebbe collaborato al miracolo. Una figura che il Vescovo ha accostato al servizio quotidiano dei carabinieri, in particolare ai Comandanti di Stazione dei piccoli comuni, chiamati a vivere accanto alla gente, ascoltando, osservando e intervenendo con tempestività. Il Vescovo ha poi evidenziato il valore insostituibile dello sguardo umano, ricordando che la videosorveglianza può essere un supporto utile, ma non potrà mai sostituire "l’intelligenza della mente e del cuore" del Carabiniere. Al termine della cerimonia, il colonnello Ruocco ha ringraziato il Vescovo per la celebrazione e per le parole rivolte all’Arma, capaci di offrire una profonda occasione di riflessione. Ha rivolto un pensiero di gratitudine anche alle autorità, ai Carabinieri in servizio e in congedo, alle vittime del dovere, alle vedove dell’Arma, ai rappresentanti sindacali e ai cittadini presenti. Il Comandante ha ricordato come la ricorrenza della Virgo Fidelis coincida con la commemorazione della Battaglia di Culqualber, in cui la Bandiera dell’Arma venne insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare, e con la Giornata dell’Orfano, istituita nel 1948 per sostenere i figli dei Carabinieri caduti nel loro percorso di studi. "Stringerci attorno alla Virgo Fidelis significa riscoprire la nostra dimensione di comunità" ha dichiarato Ruocco, sottolineando come i Carabinieri d’Italia oggi siano uniti intorno alla loro Patrona, così come un paese si raccoglie attorno alla propria festa. La cerimonia si è conclusa con un momento particolarmente toccante: il comandante ha affidato alla protezione della Virgo Fidelis un giovane Carabiniere colpito da una grave malattia, invitando i presenti a unirsi in una preghiera.

21/11/2025 15:10
San Severino, tesori nascosti: incontro su storia e futuro Santa Maria in Valfucina

San Severino, tesori nascosti: incontro su storia e futuro Santa Maria in Valfucina

L’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, in collaborazione con il MAReC (Museo dell’Arte Recuperata), la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e con il patrocinio del Comune di San Severino Marche, promuove un’importante conferenza-incontro dal titolo "Santa Maria in Valfucina. Lo spirito del luogo, tra passato e futuro". L’iniziativa si terrà domani pomeriggio (sabato 22 novembre), a partire dalle ore 17, nella sede del MAReC a palazzo Vescovile, in via Cesare Battisti. La chiesa di Santa Maria in Valfucina, un tempo fulcro del più documentato monastero benedettino del territorio sanseverinate, le cui origini risalgono probabilmente all'XI secolo, è sopravvissuta a secoli di storia e a eventi sismici, tra cui quello dirompente del 1799, che ne distrusse gran parte della struttura abbaziale, e quello più recente del 2016. Oggi, dell’antico complesso, rimane solo la chiesa con un vero e proprio gioiello al suo interno: una cripta a tre navate caratterizzata da volte a crociera sostenute da colonne in pietra con capitelli scolpiti in modo figurativo, con motivi simbolici, antropomorfi, zoomorfi e geometrici. Reso inagibile dalle scosse di nove anni fa, il luogo di culto verrà interessato un complesso progetto di riparazione e miglioramento sismico promosso dall'Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche. L'unicità dell'iniziativa risiede nell'aver associato alle opere di restauro un rigoroso programma di studi e indagini archeologiche, il cui risultato sarà oggetto di future pubblicazioni scientifiche. L’équipe di lavoro, che si occupa della progettazione e delle indagini dal 2021, è coordinata dall’architetto Ilde Cipolletti dello studio Mc2lab e include l’ingegnere Marcello Muzzi e il geologo Roberto Ranciaro, oltre al contributo di diversi specialisti per le strutture e la sicurezza. Il recupero di Santa Maria in Valfucina si configura come un modello virtuoso di ricostruzione che coniuga la messa in sicurezza post-sisma con la valorizzazione della storia e dell’identità culturale.

21/11/2025 12:00
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