
Cultura

Tre film in un mese, le Marche si confermano terra di cinema: primo ciak per “Frammenti”
Il mese di maggio si apre all’insegna del grande cinema con l’apertura di nuovi set cinematografici nelle Marche per la realizzazione di tre film prodotti con il contributo di Regione Marche PR-FESR 2021-2027 Fondazione Marche Cultura - Marche Film Commission, opere risultate vincitrici dei bandi. Questi i titoli dei nuovi film “Frammenti”, “Il Principe della follia” e “La bambina di Chernobyl” che verranno girati nel mese di maggio nelle Marche, in particolare nelle città di Fermo, Ponzano di Fermo, Potenza Picena, Porto San Giorgio, Jesi, Cingoli, Monsano, Castelfidardo, Montemarciano, Senigallia, Ascoli Piceno e Ancona. “Con grande soddisfazione annunciamo l’avvio delle riprese nelle Marche di tre nuovi film che hanno vinto i nostri bandi regionali– Ha dichiarato Andrea Agostini presidente di Fondazione Marche Cultura, Marche Film Commission – Nuove produzioni che rappresentano un'opportunità preziosa per promuovere la Regione, per impiegare maestranze e professionisti locali del settore cinematografico e garantire ricadute economiche in tutto il nostro territorio. Un risultato reso possibile grazie alle strategie di promozione mirate messe in atto in questi anni che hanno permesso di posizionare le Marche come una meta ambita per le produzioni nazionali ed internazionali contribuendo a creare un ecosistema vibrante e dinamico per il settore audiovisivo”. Con il primo ciak si sono appena aperte le riprese del film “Frammenti”, opera prima di Bianca Marcelli, scritto da Dario Germani e prodotto da La Pratella 76 con la supervisione artistica di Giorgio Caporali. Protagonista del film è la danza in un dramma contemporaneo che intreccia arte, identità e ricerca interiore e racconta il percorso emotivo e fisico di un giovane ballerino in lotta con il proprio passato. Le riprese del film si svolgeranno tra Fermo, Ponzano di Fermo, Potenza Picena e Porto San Giorgio e in particolare nel Teatro dell’Aquila di Fermo, naturale scenografia del film e tra i più imponenti e prestigiosi esempi di teatri settecenteschi italiani. Sono impegnati nelle riprese circa 32 professionisti, capi reparto e maestranze residenti nella Regione. Il film vede nel cast gli attori marchigiani Rebecca Liberati e Andrea Caimmi, insieme a: Riccardo De Rinaldis, Francesco Venerando, Giorgio Belli, Valentina Romani, Jenny De Nucci e Federico Russo. La rappresentazione del mondo del balletto all’interno del film è seguita dal coreografo Gianluca Schiavoni nel ruolo di consulente artistico sportivo. A prendere parte al progetto c’è anche Matteo Zorzoli ballerino professionista. La storia parla di Romeo, un giovane ballerino romano, ribelle e appassionato che lascia la capitale per inseguire il sogno di entrare in una prestigiosa compagnia di danza diretta dalla celebre étoile Vittoria Pesca. Dopo aver superato le audizioni a Fermo, Romeo incontra Ele, una ragazza magnetica, con cui nasce un legame intenso. La scoperta di un segreto sconvolgente lo obbliga a mettere in discussione le sue certezze. La prossima settimana si apriranno gli altri due set cinematografici in programma. Nella città di Jesi e nel territorio della Vallesina inizieranno le riprese del film “Il Principe della follia” scritto e diretto da Dario D`Ambrosi e prodotto da Red Post Prodction S.r.l. che vede nel cast tra gli attori protagonisti: Alessandro Haber, Andrea Roncato, Carla Chiarelli e Stefano Zazzera. Una produzione che sarà impegnata sul territorio per tre settimane, in particolare nei Comuni di Jesi, Cingoli, Monsano, Castelfidardo, Montemarciano e Senigallia. La città di Ancona sarà protagonista del film “La bambina di Chernobyl” un film prodotto da Cine 1 Italia S.r.l. e diretto da Massimo Nardin che insieme al marchigiano Luca Caprara ne ha curato anche la sceneggiatura. Il film ha come protagonisti gli attori Vincenzo Pirrotta e Yeva Sai e prevede cinque settimane di attività sul territorio anconetano, con alcune lavorazioni previste anche nel Comune di Ascoli Piceno e post-produzioni a San Benedetto. "L’apertura di tre nuovi set cinematografici nella Regione in un solo mese da l’idea dell’importante lavoro svolto fino ad oggi - Ha concluso Francesco Gesualdi direttore della Marche Film Commission - Siamo riusciti a creare un modello sostenibile fondato su investimenti strategici, semplificazioni operative, un dialogo aperto con il territorio e un forte supporto alle competenze locali tanto da rendere le Marche attrattive e pronte ad accogliere sempre nuove produzioni e narrazioni. Un successo che intendiamo continuare e sviluppare con determinazione e con il coinvolgimento di tutti, perché ogni progetto cinematografico è un'opportunità per l'intera comunità”.

Tolentino, al Politeama arriva la comicità di Marco Falaguasta con lo spettacolo "Non ci facciamo riconoscere"
Uno spettacolo leggero, ironico e divertente per riscoprire le abitudini, i miti e le contraddizioni dei favolosi anni ’70, ’80 e ’90. Marco Falaguasta arriva al Politeama di Tolentino, sabato 10 maggio alle ore 21:15, con lo spettacolo Non ci facciamo riconoscere. Un’occasione per ridere, riflettere e riconoscersi, tra ricordi condivisi e battute taglienti, in quella generazione cresciuta senza Google né Alexa, ma con mille domande da fare ai cugini più grandi. Ad accompagnare Marco Falaguasta in questo viaggio, le canzoni dal vivo di Sharon Alessandrini. Una frase emblematica che ha accompagnato l’adolescenza di intere generazioni cresciute tra gli anni ’70 e ‘90, quattro parole inequivocabili che i genitori pronunciavano per richiamare i figli a un comportamento consono, ma il cui reale significato è sempre rimasto un mistero. Però questa frase risuona ancora nelle orecchie di tutti quelli che, come Marco Falaguasta, sono nati o cresciuti in quegli anni. Gli anni di piombo, gli anni della legge sul divorzio, sull’aborto, gli anni del sequestro Moro, ma anche del boom economico, dell’Italia campione del Mondo in Spagna. Gli anni della Panda 30 con il finestrino abbassato e l’autoradio che suonava i Depeche Mood, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e “Boys” di una dirompente Sabrina Salerno che metteva d’accordo tutti. Ma siamo proprio sicuri che “non farsi riconoscere” sia stata la scelta giusta? Proviamo a rispondere insieme a questa domanda attraverso un percorso a ritroso nel tempo, per cercare di capire “chi” siamo diventanti oggi. Marco Falaguasta è comico e attore poliedrico, noto per le moltissime fiction di successo come Incantesimo, Orgoglio, Una famiglia in giallo, CentoVetrine e tante altre. Biglietti da 25 euro in vendita al Botteghino del Politeama, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 17,00 alle ore 20,00 e da tre ore prima di ciascun spettacolo, online all’indirizzo https://www.politeama.org/biglietti/ La stagione 2024-2025 del Politeama è sostenuta dalla Regione Marche e organizzata con il contributo di Simonelli Group, Estra Prometeo, BCC Recanati e Colmurano e Gruppo Medico Fisiomed.

Dai David di Donatello al primo lungometraggio, Giulia Grandinetti: "Il mio cinema tra danza e rivoluzione"
Autrice e regista di origine potentina, Giulia Grandinetti è una delle voci più interessanti del cinema italiano. Con i suoi cortometraggi Guinea Pig, Tria e il recentissimo Majoneze (candidato ai David di Donatello 2025), ha dato vita a un percorso coerente e profondo, che unisce corpo, immagine, pensiero e racconto in una sintesi personale e intensa. In questa conversazione ci racconta il suo approccio al cinema, il legame con la danza, i suoi riferimenti e il desiderio di costruire una mappa emotiva e politico-sociale attraverso i suoi film. Partiamo dall’inizio. Come hai scoperto la tua vocazione per la regia e la scrittura? "Non c’è stato un momento preciso in cui ho deciso che sarei diventata regista. È stato un processo graduale. Fin da piccolissima, persino all’asilo, avevo questa spinta a mettere insieme gruppi di persone e creare qualcosa insieme. L’idea di gruppo, di creazione collettiva, è sempre stata forte. Poi, da adolescente, ho provato a entrare come danzatrice ad Amici, ma scrissi che non volevo fare la ballerina, volevo fare la regista. Fu Luca Zanforlin, l’autore del programma, il primo a dirmi: "Tu devi scrivere". Non ci avevo mai pensato davvero fino a quel momento. La scrittura è arrivata così, in modo spontaneo, come un’estensione del mio desiderio di raccontare". Quindi la danza è stata il tuo primo linguaggio artistico. Come si è trasformata nel tuo cinema? "Assolutamente sì. Ho danzato con grande passione finché un infortunio importante, a 15 anni, mi ha fatto capire che era rischioso investire tutto su un'arte legata al corpo. La regia è arrivata come un linguaggio che mi permetteva di unire più forme artistiche: musica, architettura, scrittura, performance. E la danza è ancora al centro di tutto. Quando penso a un mondo da creare, lo penso sempre come un luogo in cui i corpi si muovono, interagiscono. Anche il movimento della macchina da presa ha per me un senso coreografico. Non ho mai davvero abbandonato la danza: l’ho semplicemente traslata nel cinema. Come nasce per te una storia? Parti da un tema, da un’immagine o da un’urgenza narrativa? "È difficile dare una risposta netta. Spesso tutto nasce da un desiderio di entrare in contatto con un tema, una ferita, un conflitto. Ma poi immagine, scrittura, suono, luogo e movimento si alimentano a vicenda. La scrittura per me non è mai solo la storia: è già regia. Nasco prima come regista, e ho capito con il tempo che mentre scrivo cerco già un senso complessivo, un respiro del film. La sostanza e la forma si creano insieme". Hai realizzato tre cortometraggi — Guinea Pig, Tria e Majoneze —racchiusi in una trilogia. Parlaci di questo progetto? "Sono tre opere indipendenti, nate in momenti diversi. Li ho pensati poi come tre lati di un triangolo che esplora tre grandi forze che plasmano l’essere umano: famiglia, società e relazione amorosa. Guinea Pig è il punto di contatto tra società e relazione amorosa, Tria tra società e famiglia, Majoneze tra relazione amorosa e famiglia. Mi piace l’idea che un giorno tutti i miei film possano far parte di una mappa. Ma ci tengo a dire che ogni corto ha una sua identità autonoma". C’è un cinema, o dei registi, che ti ispirano particolarmente? "Non saprei fare nomi precisi, perché da spettatrice mi lascio trasportare da film molto diversi. Ma sono attratta dai film che hanno mondi sotterranei: quelli in cui la storia è una porta d’ingresso, e sotto c’è un altro strato, una vibrazione. Amo le distopie, i film che mettono in discussione le regole e spingono a riflettere. Mi interessa un’emotività che scateni pensiero, che abbia un gioco antropologico all’interno". E questo si vede chiaramente in Majoneze, girato in Albania. Com’è nato quel progetto? "Tutto è nato da un viaggio nei Balcani nel 2019, fatto con il mio ex compagno. Volevamo scoprire quei territori per capire se ci fosse una storia da raccontare. A Ersekë ci siamo arrivati per caso, perdendoci in auto. Quel luogo è stato il punto di svolta: mi ha colpita profondamente. Anche dopo la fine della nostra relazione, ho voluto assolutamente realizzare quel film. Sono tornata, ho preso contatti, ho trovato grande disponibilità da parte del Comune e della comunità. È stato un progetto rischioso. Ma l’energia umana che abbiamo trovato ci ha permesso di realizzarlo". In Majoneze, rispetto agli altri due corti, sembra esserci una maggiore vicinanza emotiva ai personaggi. È così? "Sì, è un film che vive nella pancia. Guinea Pig stimola le zone erogene e il cervello, Tria lavora sul cuore e i polmoni, Majonese è istintivo, viscerale. È un film che vibra con il corpo, soprattutto con quello femminile, ma include anche i conflitti maschili. Parla di patriarcato, ma anche della possibilità di sfuggirne, attraverso un atto di libertà". In tutti e tre i cortometraggi c’è sempre un sistema oppressivo da cui si cerca di uscire. Ti interessa raccontare la ribellione? "La parola ribellione è bellissima, ma credo che faccia parte molto del periodo dell'adolescenza, da cui io mi sto sganciando, anche se sono più grande. Credo di essere entrata da un po' di tempo nel concetto invece della rivoluzione, che è molto diversa. Io sono cresciuta con un senso di inadeguatezza molto forte, che forse condivido con molte persone. Il solo fatto di sentirsi fuori posto è già l’inizio di una rivoluzione. Nei miei film vediamo un percorso: in Guinea Pig si subisce il sistema, in Tria lo si accetta ma lo si perpetua, in Majoneze si comincia finalmente a rompere la gabbia. Nessuno dei personaggi compie una rivoluzione totale, ma ognuno fa un passo verso di essa". So che stai lavorando a un nuovo lungometraggio. Ce ne puoi parlare? "Sì, si intitola Jaune et Bleu (Giallo e Blu). È una coproduzione italo-francese, sarà girato in Francia e in lingua francese. È un progetto a cui lavoro da molti anni, fin dalla fine di Alice and the Land that Wonders, il mio primo film. È un’opera molto intima, sempre dentro la sfera familiare, e parla dell’amore in senso lato, anche quello erotico e di coppia. Credo che con questo film chiuderò un ciclo legato all’adolescenza. Dopo, spero arriveranno nuovi temi, nuove urgenze". Pensi che il successo di Majoneze possa aiutarti nella distribuzione di questo lungometraggio? "Credo che il mio compito sia fare un buon film, vero, necessario. Se ha un’anima che pulsa, troverà il suo percorso. Ovviamente ho bisogno dei produttori, dei distributori, di tutta la rete che fa vivere un’opera. Sono molto grata a Flavio Armone di Lights On, che ha distribuito gli ultimi due corti. Ma resto convinta che tutto parta dal film. Se l’opera funziona, il resto arriva".

“Rileggere Marisa Volpi”: giornata di studi e letture a Macerata per i dieci anni dalla scomparsa della scrittrice
In occasione dei dieci anni dalla scomparsa della scrittrice, critica e storica dell’arte Marisa Volpi (1928 – 2015), a Macerata, sua città natale, mercoledì 14 maggio 2025 presso la Biblioteca Mozzi Borgetti, si tiene “Rileggere Marisa Volpi 2015 – 2025”, una giornata di incontri e letture con amici e studenti sulla narrativa d’arte della studiosa. Docente di Storia dell’arte contemporanea, professore Emerito alla Sapienza Università di Roma, Marisa Volpi ha affiancato all’insegnamento e all’attività di ricerca quella di autrice di racconti sui pittori, vincendo il Premio Viareggio con la raccolta Il maestro della betulla (Vallecchi 1986). Focalizzando questo aspetto della sua produzione, gli interventi approfondiscono un tema tratto dai racconti per arrivare, attraverso la letteratura, alla storia dell’arte. "Scrivo perché rimanga, accartocciato per qualcuno, l’unico mio gesto vero: guardare immaginando”. Così Marisa Volpi che ha considerato la letteratura come una delle fonti della storia dell’arte e curato la scrittura come strumento di analisi e resa delle immagini e dell’operare artistico: proprio su questi aspetti si sofferma la giornata di studi. L’incontro è a cura di Maria Stella Bottai (Accademia di Belle Arti di Macerata), Loredana Finicelli (Accademia di Belle Arti di Frosinone), Antonella Sbrilli (Sapienza Università di Roma), Alessandra Sfrappini (già direttrice Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata), in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Macerata, ed è patrocinato dalle Accademie di Belle Arti di Macerata e di Frosinone e dal Dipartimento di Storia, antropologia, religioni, arte, spettacolo - SARAS dell’Università Sapienza di Roma. Intervengono: Maria Teresa Benedetti, Maria Stella Bottai, Mariangela Canale, Tommaso Casini, Francesca Castellani, Sara de Chiara, Loredana Finicelli, Maria Luisa Frongia, Elena Frontaloni, Laura Iamurri, Antonio Libutti, Loredana Rea, Antonella Sbrilli, Alessandra Sfrappini, Caterina Volpi, Paola Volpi, Claudio Zambianchi. Gli interventi sono accompagnati dalle letture di brani dei racconti da parte dell’attrice Arianna Ninchi.

Macerata, ultimo appuntamento per Rien que la femme: la professoressa Scialdone racconta La vedova allegra
Giunge al termine il percorso Rien que la femme organizzato dagli Amici dello Sferisterio che ha intrecciato melodramma, letteratura e temi di stringente attualità, offrendo al pubblico uno sguardo nuovo sull’opera come esperienza culturale viva, inclusiva e profondamente radicata nel nostro presente. Lunedì 5 maggio 2025, alle ore 17:30, nell’aula A “O. Proietti” dell’Università di Macerata (via Garibaldi 20), si concluderà il ciclo Rien que la femme. La donna nell’opera tra archetipi e stereotipi, promosso dall’Associazione Amici dello Sferisterio. Protagonista dell’ultimo appuntamento su letteratura e melodramma sarà la professoressa Maria Paola Scialdone, docente di Letteratura tedesca, con la conferenza “Listig, lästig, lustig: Hanna Glawari e il ‘mondo di ieri’”, dedicata alla Vedova allegra. Un viaggio tra ironia, consapevolezza femminile e leggerezza, attraverso una figura affascinante che ci accompagna nel cuore della società austroungarica e nei suoi riflessi più moderni. Ingresso libero. Un ciclo che parla al presente Il progetto Rien que la femme ha proposto in questi mesi una lettura dell’opera attraverso una lente tutta al femminile, per comprendere la complessità del presente. Lontano da ogni visione nostalgica o distante, il melodramma si è rivelato un potente strumento di riflessione, capace di parlare al nostro oggi: i conflitti interiori, la ricerca dell’identità, i rapporti di potere e le questioni di genere attraversano le trame e i personaggi, mantenendo intatta la loro forza evocativa. Il progetto ha visto la partecipazione di critici, musicologi e docenti, tra cui Piero Mioli, Valentina Anzani, Stefania Bonfadelli, Cristina Bersanelli, Luca Baccolini, Fabio Larovere, John McCourt e Patrizia Oppici, oltre ad attori e musicisti come Fulvia Zampa, Mariangela Marini, Matteo Angeloni, Luis Marreiros, Marica Lucarini e Giordano Moriconi. Collaborazioni, giovani e nuove alleanze: un’esperienza condivisa A rendere ancora più intensa la proposta anche momenti teatrali e musicali, pensati per coinvolgere il pubblico in un’esperienza culturale accessibile e partecipata: monologhi e letture sceniche hanno ampliato l’orizzonte del progetto, toccando non solo la città di Macerata, ma anche i comuni di Pollenza e Mogliano, intrecciando percorsi e sensibilità diverse, in un’esperienza culturale condivisa e aperta. Rien que la femme ha goduto del patrocinio del Comune di Macerata, dell’Università di Macerata, dell’Associazione Sferisterio – Macerata Opera Festival, dell’Associazione Musicale Appassionata, della Compagnia Teatrale Regionale Tema Riuniti e della Commissione Regionale per le Pari Opportunità tra uomo e donna. Una particolare attenzione è stata riservata al dialogo con UNIMC, grazie alla partecipazione dei docenti delle cattedre di letteratura straniera, che hanno arricchito il percorso con prospettive interdisciplinari sul rapporto tra melodramma e letteratura. Dopo l’approfondimento su Victor Hugo a cura di Patrizia Oppici, lunedì 28 aprile il rettore dell’Università di Macerata, professor John McCourt, ha tenuto la conferenza Macbeth: messa in scena del conflitto tra tre mondi: il naturale, l’antinaturale e il soprannaturale. L’incontro ha offerto una lettura intensa e approfondita del testo shakespeariano, mettendone in luce la complessità tematica e simbolica. Il rettore McCourt ha evidenziato le tensioni tra destino e ambizione, colpa e potere, analizzando come questi elementi vengano rielaborati nella versione operistica di Giuseppe Verdi. Il confronto tra la tragedia originaria e l’adattamento musicale ha aperto una riflessione sulle scelte drammaturgiche e poetiche del librettista Piave e del compositore, tra fedeltà e riscrittura, ellissi e amplificazioni. Un’occasione preziosa per riscoprire la forza del teatro shakespeariano e la sua sorprendente vitalità nei linguaggi del melodramma. Grazie alla collaborazione con l’Università, gli studenti di diverse classi di laurea hanno potuto partecipare con il riconoscimento di CFU, e grande attenzione è stata riservata anche alle scuole superiori, con due appuntamenti dedicati. In parallelo al ciclo Rien que la femme, si è svolto anche il corso Melomani si diventa, organizzato a Macerata con l’Università della Terza Età – UTE e a Mogliano con l’Unitre, dove il percorso si concluderà nel mese di maggio con tre incontri dedicati ai titoli del festival: La vedova allegra, Rigoletto e Macbeth. Un segno ulteriore della capacità del melodramma di parlare a pubblici diversi, unendo generazioni e linguaggi in un dialogo culturale continuo. Per la presidente degli Amici dello Sferisterio, Lucia Rosa, “L’opera lirica non è solo spettacolo o eredità del passato: è un linguaggio vivo, capace di parlare al presente attraverso musica e parola, intrecciandosi con la letteratura, le arti visive e il pensiero critico.Da nove anni, come Associazione Amici dello Sferisterio, promuoviamo incontri, percorsi didattici e momenti di approfondimento per avvicinare sempre più persone a questa forma d’arte. Nel 2025 abbiamo scelto di porre al centro la figura femminile, esplorando – con il progetto Rien que la femme – temi che attraversano le epoche e continuano a interrogare la nostra società: ruoli sociali, dinamiche di potere, desiderio di autonomia. Il melodramma, con i suoi archetipi, ci consente di leggere questi aspetti in una chiave condivisa, accessibile, che unisce emozione e pensiero. Non si tratta solo di analizzare le opere dal punto di vista storico o musicale, ma di riconoscerne la forza attuale: l’opera racconta ciò che siamo e ciò che aspiriamo a diventare. Andare a teatro, ascoltare un’opera, lasciarsi coinvolgere da ciò che accade in scena non richiede competenze speciali: serve solo il desiderio di vivere un’esperienza che parla di noi, e a noi. In questo senso, l’opera resta un ponte vivo tra scena e quotidianità.

Civitanova, torna il Cinema Balordo: proiezione di The Blues Brothers e incontro con ArteSettima
Torna il Cinema Balordo. Per il cartellone della terza edizione di Teatro di Primavera, promosso da Azienda dei Teatri e Comune, il collettivo ha deciso di proporre uno dei film cult degli anni Ottanta, The Blues Brothers e per farlo ha invitato all’evento ArteSettima, una delle realtà culturali più attive e dinamiche nel mondo del Grande Schermo, che può vantare profili social seguitissimi e un magazine online di rilievo. A loro sarà dedicato il dibattito post proiezione. L’appuntamento è in programma giovedì 8 maggio alle 21.15 al teatro Annibal Caro, con inizio alle 21.15. Cinema Balordo, ricordiamo, è nato da un collettivo di giovani civitanovesi appassionati del genere. Quanto a The Blues Brothers, è una commedia musicale del 1980 diretta da John Landis e interpretata da John Belushi e Dan Aykroyd. Con un cast di musicisti e cantanti stellari (James Brown, Ray Charles, Aretha Franklin sono per citare alcuni nomi), la pellicola occupa un posto di rilevo nella storia del cinema.

Musicultura, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello incantano il Persiani: i primi otto finalisti in concerto
"Musicultura è una bellissima esperienza per i giovani artisti, al di là dal risultato finale, la condivisione, la curiosità e l’aver voglia di lasciarsi influenzare da altri musicisti è fondamentale per crescere. Il consiglio che possiamo dare ai ragazzi è quello di fare musica insieme e di avere il coraggio di portare avanti le proprie idee e non mollare mai, senza pensare di dover piacere a tutti". Con queste parole Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello hanno aperto il primo dei due concerti dei 16 finalisti di Musicultura 2025, in anteprima nazionale, a Recanati, in diretta su Rai Radio 1. Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte hanno offerto al pubblico di Musicultura "Domenica è sempre domenica" di Gorni Kramer e proseguito con "Moon Blue" di Stevie Wonder e concluso lo straordinario viaggio musicale, in una miscela di tensioni e distensioni, improvvisazioni magnifiche, lirismo ed energia pura con "Rumba for Kampei" di Fabrizio Bosso. Sul palcoscenico del Teatro Persiani si sono esibiti i primi otto finalisti di Musicultura con le loro canzoni: Abat-jour, Moonari, sonoalaska, ME, JULY, Simona Boo e Bimbi di Fumo, Kyoto, Elena Mil, Belly Button e il Coro Onda. I finalisti sono stati presentati in conferenza stampa poche ore prima del concerto davanti al Teatro Persiani, nel Largo Piero Cesanelli, intitolato alla memoria dello storico direttore artistico di Musicultura. “La presentazione a Recanati, in anteprima nazionale, dei finalisti di Musicultura 2025 direi che nasce sotto i migliori auspici: una città dotata del senso di accoglienza, due concerti con il teatro Persiani sold out, due dirette di Rai Radio 1, due dirette in videostreaming su Rainews.it, ospiti di riguardo come Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello - ha detto Ezio Nannipieri, direttore artistico di Musicultura -. Ai giovani artisti finalisti auguro di non perdere mai la fiamma che li accende, con le loro canzoni e con le loro performance, ne sono certo, sono pronti a toccare la curiosità e i sentimenti del grande pubblico, come è successo a noi che li abbiamo individuati tra quasi 1200 proposte". Musicultura, lo ricordiamo nasce nel 1990 proprio a Recanati grazie a Piero Cesanelli che formò il primo Comitato Artistico di Garanzia del Festival con Fabrizio De André e Giorgio Caproni. Per il quinto anno consecutivo Banca Macerata è Main Partner del Festival. I 16 finalisti di Musicultura sono il frutto di una lunga selezione, iniziata nel novembre scorso con il vaglio delle 2.352 canzoni presentate dai 1.176 artisti iscritti al concorso e dell’ascolto dal vivo dei 60 artisti convocati alle Audizioni live di Macerata, in dieci giorni di spettacoli consecutivi, seguiti da oltre 2 milioni di visualizzazioni sui social e da un pubblico a Teatro di 4 mila persone. I concerti live di Recanati verranno seguiti anche da un gruppo di detenuti della Casa di reclusione di Barcaglione di Ancona, coinvolti nella giuria speciale di Musicultura con un progetto di percorsi formativi e il Premio "La casa in riva al mare".

San Severino, padre e figlio per la Memoria: Raoul e Lorenzo Paciaroni raccontano Mario Depangher
A 80 anni dal 25 Aprile di quel 1945, Raoul Paciaroni e Lorenzo Paciaroni, padre e figlio, hanno pubblicato uno studio storico sulla figura di Mario Depangher, comandante partigiano del Battaglione “Mario” e primo sindaco di San Severino Marche dopo la Liberazione. “Partigiano triestino, combattente antifascista, dopo vent'anni di persecuzioni e confino ha guidato nel periodo a cavallo tra l'8 settembre 1943 e la Liberazione di San Severino Marche (1 luglio 1944) – ricordano gli autori - una delle più importanti e strutturate formazioni della Resistenza marchigiana. A seguito di quella vittoriosa esperienza, a furor di popolo fu nominato primo sindaco della città liberata, carica che ricoprì nei mesi difficili dell'immediato dopoguerra. Poi, un improvviso silenzio, per certi aspetti anche misterioso, ha avvolto Mario Depangher, trascinandolo in un oblio durato decenni, che ha impedito una narrazione completa della sua vicenda personale. Un silenzio che chiedeva di essere interrotto. Questo lavoro – sottolineano ancora gli autori - è stato l’occasione per saldare il debito che la città di San Severino aveva nei confronti di Mario Depangher, per restituire al comandante/sindaco il posto centrale assunto in quella fase della storia della città così difficile e, nello stesso tempo, carica di aspettative e di speranze. Ma è stato anche un'opportunità per conoscere la situazione socio economica e politica di San Severino all'alba della Democrazia, tra epurazioni mancate e difficili rapporti con gli alleati, infrastrutture e geopolitica, donne e partigiani e clero, attraverso ricerche archivistiche, documenti perlopiù inediti e fotografie dell'epoca. Materiale che accompagna il lettore in un viaggio in quella San Severino che sembra così lontana, eppure, a ben vedere, appena dell'altro ieri”. Raoul e Lorenzo Paciaroni, padre e figlio, storico il primo e giornalista il secondo, da anni indagano le vicende del periodo della Seconda Guerra mondiale in terra sanseverinate. Su questo tema hanno scritto: Una lunga scia di sangue. La guerra e le sue vittime nel Sanseverinate (1943-1944) (2014), La Resistenza sanseverinate nelle medaglie (2015), Una notte di guerra. I tragici eventi del 12 giugno 1944 a Sanseverino (2019), Elcito 1944. Tre cadaveri non identificati (2021), Memorie di guerra (2022). Il volume “Mario Depangher e la San Severino liberata” è stato pubblicato per le Edizioni Hexagon (San Severino Marche) nel mese di aprile 2025, è composto da 384 pagine e si può acquistare presso le librerie di San Severino o online sul sito www.unalungasciadisangue.it

Giro d'affari da 5,3 milioni di euro: approvato il bilancio 2024 dell'Associazione Arena Sferisterio
Chiude con un giro di affari di quasi 5.300.000 euro il bilancio consuntivo dell'Associazione Arena Sferisterio per l'anno 2024. Se i ricavi pubblici (Ministero Beni culturali, Regione, Comune e Camera di Commercio) ammontano a circa 2.600.000 euro (fra questi si ricorda l’assegnazione del contributo straordinario pari a 400.000,00 euro di cui alla Legge 20 dicembre 2012, n. 238, recante disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali e operistici italiani di assoluto prestigio internazionale), la restante parte è frutto di una spiccata capacità di autofinanziamento. Gli incassi di biglietteria segnano un record con 1.562.204 euro netti (+ € 184.892,00 rispetto alla stagione 2023) per 49.078 spettatori, segnando un atteso superamento dei risultati pre-pandemia, in particolare quelli del 2019, collocando quindi la rassegna estiva marchigiana fra le più apprezzate e seguite dal pubblico e dalla critica internazionale. Quasi 700.000 euro i ricavi fra sponsor, art bonus, mecenati e sostenitori a vario titolo: in crescita l’interesse per il MOF con un significativo incremento dei ricavi per sponsorizzazioni che passano da euro 296.441 ad euro 303.861 e delle erogazioni liberali per il sostegno della cultura “Art Bonus” che vanno da euro 342.000 ad euro 373.700. Ammontano ad euro 440.000 euro i ricavi da altre attività (coproduzioni, noleggi, rimborsi spese Sferisterio live, Lauro Rossi, Musicultura, biglietteria c.to terzi) per più della metà provenienti evidentemente sempre dall'amministrazione comunale, trattandosi di attività svolta a servizio della stessa. Commenta il sindaco Parcaroli, presidente dell’Associazione: "Il risultato è stato determinato dalla realizzazione di un programma ampio e di elevata qualità, da un'accurata pianificazione delle attività e dall'efficace controllo di gestione". Il positivo esito economico raggiunto ha permesso un contenimento significativo dell’indebitamento netto di 150mila euro e, al contempo, la capitalizzazione di allestimenti di scene e costumi riutilizzabili nelle stagioni future o soggette a noleggi presso altri teatri, oltre alla previsione di un accantonamento a fondo rischi di 170mila euro e con un conseguente utile di esercizio di 7.700 euro. Un risultato che inorgoglisce il CdA e l’Assemblea dell’Associazione, quest’ultima riunitasi nella seduta del 17 aprile per l’approvazione. La stagione del Macerata Opera Festival 2024 ha mantenuto un livello artistico e culturale di grande spessore apprezzato a livello regionale come a livello nazionale ed internazionale. Ciò ha contribuito a mantenere desta l’attenzione su ciò che Macerata è in grado di produrre con la sua più imponente manifestazione culturale, grazie ai tanti privati, istituzioni pubbliche e private che vedono lo Sferisterio come un bene prezioso da custodire, proteggere e valorizzare.

Civitanova, l'attrice Maria Elena Matteucci debutta con lo spettacolo "Abracadabra, in un mare di stelle"
Un viaggio tra emozioni, ricordi e immaginazione: sabato 19 aprile alle ore 21:00 il Teatro delle Logge di Montecosaro ospiterà "Abracadabra, in un mare di stelle", il primo spettacolo scritto e interpretato dall'attrice Maria Elena Matteucci (qui la nostra intervista), civitanovese diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Un monologo intimo e poetico, accompagnato al pianoforte dal maestro Andrea Paniccia, che racconta un viaggio in barca ispirato alla figura del padre dell’attrice, Maurizio Matteucci, scomparso tre anni fa. "Lo spettacolo è nato come un regalo per lui - racconta Maria Elena - un modo per onorare la sua memoria e condividere ciò che mi ha lasciato: la sua forza, la sua saggezza, la sua gioia di vivere. La protagonista ha i suoi tratti: è avventuriera, vivace, tenace. Attraversa le tappe di un viaggio che parla di tutti noi: la partenza, la gioia, la caduta e un finale che vuole essere un incoraggiamento per chi affronta momenti difficili. Anche nei dolori più grandi, si può fare qualcosa di nobile". In vista del debutto, Maria Elena è stata ricevuta a Civitanova Marche dal sindaco Fabrizio Ciarapica: "Maria Elena è un orgoglio per la nostra città. Una giovane artista che con talento e sensibilità, partendo da una sua fragilità, ha creato uno spettacolo capace di parlare al cuore delle persone. Abracadabra è un’opera che unisce memoria, arte e speranza, e rappresenta una bellissima testimonianza dell’energia creativa che nasce dalla nostra città. Le auguro il miglior successo per questo esordio e la aspettiamo presto anche a Civitanova con questa emozionante rappresentazione". "È stato per me un grande onore essere accolta dal sindaco Ciarapica - ha detto l’attrice -. Ho sentito una vicinanza sincera e una partecipazione affettuosa che mi hanno davvero emozionata". Il titolo, Abracadabra, richiama il potere dell’immaginazione: "Un possibilità che tutti abbiamo: quella capacità dei bambini di credere e vedere ciò che vogliono, anche se non esiste e che, spesso, può trasformare il dolore in bellezza - spiega l’attrice -. Ho voluto che questo debutto fosse gratuito - aggiunge - per restituire almeno in parte l’affetto che il pubblico marchigiano mi dimostra sempre, e per tutte le persone che hanno conosciuto e amato mio padre. La mia intenzione e desiderio è chiaramente di portare lo spettacolo anche a Civitanova, dove sono nata". Infine, Maria Elena ha voluto ringraziare chi ha sostenuto la realizzazione dello spettacolo: “Un grazie sentito al Club Vela di Civitanova, a Retimar, al Cantiere Elio Gaetani per l’aiuto negli oggetti scenografici, e naturalmente al Teatro delle Logge".

Macerata, una Pasqua al museo: eventi e apertura straordinarie fino al ponte del primo maggio
In occasione delle festività pasquali e dei ponti del 25 aprile e 1° maggio, Macerata Musei propone un ricco programma di eventi e aperture straordinarie, invitando residenti e visitatori a scoprire e condividere la bellezza del patrimonio artistico cittadino. Questo periodo si preannuncia come un’opportunità unica per valorizzare il patrimonio culturale di Macerata, creando un ambiente ancora più accogliente e fruibile per tutti. L’assessore alla Cultura, Katiuscia Cassetta, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, ricordando che le festività sono il momento ideale per esplorare e apprezzare i tesori custoditi dalla città. "Vogliamo che i nostri musei e spazi espositivi siano accessibili a tutti, affinché ogni cittadino e visitatore possa godere della bellezza che rappresenta la nostra identità storica e culturale", ha affermato. I Musei Civici di Macerata offriranno al pubblico un’esposizione eccezionale, con opere provenienti dai depositi che raccontano nuovi capitoli della storia artistica locale. Tra queste, nella Galleria dell’Eneide, i visitatori potranno ammirare un disegno preparatorio di Luigi Garzi, raffigurante Venere nella fucina di Vulcano, un’esemplare testimonianza dell’abilità dell'artista tardo barocco. Saranno inoltre esposti un bozzetto di Francesco Solimena, "Enea e Didone si inoltrano verso la grotta", e nuove opere provenienti dalla collezione della marchesa Irene Costa Ciccolini Silenzi, inclusi una Madonna di Loreto e una Natura morta. Per permettere a tutti di approfittare di questa opportunità, i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, l’Arena Sferisterio e la Torre Civica saranno aperti in modalità straordinaria il 20, 21 e 25 aprile, con orari continuati. Anche l’Infopoint Macerata sarà aperto in questi giorni, offrendo un servizio di accoglienza per i turisti e i visitatori. L’Ecomuseo di Villa Ficana e il Museo Civico di Storia Naturale seguiranno orari particolari, e per alcune sedi sarà consigliata la prenotazione. Non mancheranno poi le visite guidate speciali, tra cui quella di Palazzo Buonaccorsi, sabato 26 aprile, e quella alla Torre Civica il 30 aprile, entrambe comprese nel biglietto di ingresso. Si consiglia di prenotare il proprio posto per partecipare a queste esperienze esclusive. Nel panorama delle mostre in corso, spicca "Paper carriage: handle with care!", un’opera monumentale realizzata con la tecnica dell’origami dall’artista tedesco Frank Bölter, che ha coinvolto gli studenti della Scuola Superiore Giacomo Leopardi e del Liceo Artistico Cantalamessa. L’installazione, che raffigura una carrozza a grandezza naturale, sarà visitabile fino al 18 maggio. L’opera è il risultato di un progetto che ha visto la partecipazione attiva della comunità locale, culminando in un corteo simbolico che ha attraversato la città per giungere ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi. Infine, il Centro Visite Ecomuseo Villa Ficana ospita la mostra personale di Maria Giampieretti, "Pussycat", che sarà aperta fino al 26 aprile, con ingresso libero. L’esposizione esplora in modo intimo e ironico il rapporto tra natura, affetti e memorie, attraverso il disegno e la narrazione visiva. Con queste iniziative, Macerata si prepara a vivere un periodo ricco di cultura, bellezza e partecipazione, con eventi che valorizzano il patrimonio artistico e favoriscono l'incontro tra arte, storia e comunità.

"Rinascimento marchigiano": capolavori salvati dal sisma in mostra a San Severino Marche
La città di San Severino Marche ospiterà l’ultima tappa della mostra "Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede", esposizione itinerante promossa dall’Anci Marche e dal Pio Sodalizio dei Piceni che, dopo essere stata accolta nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro a Roma e poi a palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, ha inaugurato la sua seconda edizione alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Si tratta di un interessantissimo percorso culturale e spirituale che restituisce al pubblico capolavori rinascimentali salvati dalle macerie del sisma e tornati a splendere grazie a importanti interventi di restauro. Presente alla cerimonia anconetana anche il primo cittadino settempedano Rosa Piermattei, che ha ricordato come San Severino Marche, città fortemente colpita dal terremoto, accoglierà l’evento conclusivo dell’esposizione, un segnale importante di rinascita e valorizzazione del patrimonio artistico locale. "La mostra - spiega il sindaco Piermattei - rappresenta un simbolo tangibile della resilienza e della determinazione delle nostre comunità nel preservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale colpito dal sisma. Le opere esposte, tra cui importanti capolavori, testimoniano non solo la ricchezza artistica delle Marche, ma anche l'impegno profuso nel loro restauro e nella loro restituzione alla collettività". Curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, la mostra è promossa con il sostegno della Regione Marche, del Ministero della Cultura e di numerosi enti locali e in collaborazione con la Soprintendenza e con Marche Teatro e il contributo del Commissario straordinario alla Ricostruzione sisma 2016, del Comune di Ancona, del Comune di Ascoli Piceno e del Comune di San Severino Marche.

Musicultura, ecco i nomi dei 16 finalisti. A Recanati doppio concerto con Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello
Musicultura svela i nomi dei 16 artisti finalisti della XXXVI edizione del prestigioso concorso che, nell’ambito della canzone popolare e d’autore italiana, valorizza la creatività artistica giovanile e favorisce un ricambio generazionale all’insegna del merito e della trasparenza. Sono tanti gli artisti che dal 1990 ad oggi hanno trovato nel concorso comprensione e un trampolino di lancio, tra i quali: Gianmaria Testa, Pacifico, Patrizia Laquidara, Simone Cristicchi, Margherita Vicario, Mannarino, La Rappresentante di Lista, Santi Francesi, fino ad arrivare all’artista che oggi è sulla bocca di tutti, Lucio Corsi. L’augurio è che il futuro arrida anche ai finalisti 2025. Di seguito i loro nomi, con le città di provenienza e i titoli delle rispettive canzoni, delle quali sono tutti autori o autrici: Alessandra Nazzaro, Napoli - Ouverture; Belly Button e il Coro Onda, Roma - Credo; Distemah, Biella - Apatia; Elena Mil, Milano - La ballata dell’inferno; Frammenti, Treviso - La pace; Ibisco, Bologna - Languore; Kyoto, Bari - Frontiera; ME, JULY, Benevento – Mundi; Moonari, Roma -Funamboli; Abat-jour, Rieti - Oblio; Nakhash, Asti - Gonna; NILO, Sassari - Tutti-Nessuno; Silvia Lovicario, Nuoro - Notte; Simona Boo e Bimbi di Fumo, Napoli - Simun; sonoalaska, Roma - Bimba pazza; ULULA, Verona - Pelle di lupo. I finalisti saranno ufficialmente presentati in anteprima nazionale a Recanati il 24 e 25 aprile, in collaborazione e con il sostegno dell’Amministrazione comunale; con le loro canzoni saranno i protagonisti assoluti di due concerti che si terranno a partire dalle ore 21 presso il Teatro Persiani, in videostreaming sui social e in diretta su Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura. Condurranno le serate John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua. Entrambe le serate vedranno sul palco un duo artistico di eccezione, composto da Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, garanzia di qualità e di sorprese. “Ritrovare Fabrizio e Julian Oliver è un vero piacere. Parliamo di due artisti che non solo incantano con la loro bravura, ma che ogni volta che suonano dimostrano come sia fuorviante concepire la musica in termini di generi e stili distinti. – Ha commentato Ezio Nannipieri, direttore artistico di Musicultura - Quanto ai finalisti, siamo davvero molto contenti, ciascuno di loro ha qualcosa da dire. Parliamo di canzoni diversissime l’una dall’altra, nelle tematiche, nel carattere musicale, nell’approccio interpretativo. Significa che esiste una generazione di giovani artisti immune dal male che rischia di ridurre la canzone italiana ad una sola minestra, significa che il bisogno di ricercare ed esprimersi in più direzioni non è spento e che c’è chi ha passione ed entusiasmo per dargli voce. Musicultura è onorata e orgogliosa di sentirsi al servizio di questo modo di concepire e di vivere le canzoni”. La rosa dei finalisti è frutto di una selezione iniziata nel novembre scorso con il vaglio delle 2.352 canzoni presentate in concorso dai 1.176 artisti iscritti all’edizione 2025. Fra tutte le proposte, 60 sono state convocate a Macerata per partecipare alle Audizioni Live: 10 giorni consecutivi di ascolti dal vivo, seguiti da oltre 2 milioni di visualizzazioni sui social e da un pubblico in presenza di 4 mila persone. Le canzoni dei 16 finalisti entreranno a far parte del CD compilation della XXXVI edizione di Musicultura e saranno prese in consegna e programmate da Rai Radio 1, la radio ufficiale del festival. Otto saranno infine i vincitori del Concorso, designati dal giudizio insindacabile dell’illustre Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura i cui primi firmatari furono nel 1990 Fabrizio De André e Giorgio Caproni, e che in questa XXXVI edizione è composto da: Francesco Amato, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Diego Bianchi, Francesco Bianconi, Maria Grazia Calandrone, Giulia Caminito, Luca Carboni, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Dardust, Teresa De Sio, Cristina Donà, Giorgia, Mariangela Gualtieri, La Rappresentante di Lista, Ermal Meta, Mariella Nava, Susanna Nichiarelli, Piero Pelù, Vasco Rossi, Ron, Sydney Sibilia, Tosca, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Sandro Veronesi e Margherita Vicario. Gli otto vincitori, insieme a ospiti di spicco del panorama musicale nazionale e internazionale, saranno protagonisti delle serate finali del Festival, in programma nel mese di giugno 2025 allo Sferisterio di Macerata. Lì sarà il voto del pubblico a decidere l’assegnazione del Premio Banca Macerata di € 20mila al Vincitore assoluto. Verranno inoltre assegnati la Targa della Critica Piero Cesanelli (€ 3.000), il premio “La casa in riva al mare” (€ 2.000), il premio PMI (€ 2.000) e il premio per il miglior testo (€ 2.000).

Macerata Opera Festival, sarà il "Rigoletto" ad accogliere l'evento "Rotary all'Opera"
Lunedì 7 aprile, nella suggestiva cornice di Villa Quiete a Montecassiano, si è tenuta la presentazione del Macerata Opera Festival 2025, uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’estate marchigiana. L’evento organizzato dal Rotary Club di Macerata ha rappresentato un momento di incontro e condivisione che ha saputo unire cultura, tradizione e solidarietà, come ha sottolineato la Presidente del Club Irene Tedone. Numerose le presenze istituzionali, tra cui rappresentanti dei Club Service cittadini, autorità Rotariane e Civili che hanno testimoniato l’importanza del Festival nel tessuto sociale del territorio. Il Direttore Artistico Marco Vinco e la Sovraintendente Lucia Chiatti, hanno presentato la 6I Stagione Lirica che si svolgerà dal 18 Luglio al 10 Agosto 2025, nello splendido scenario per la sua unicità, dell’Arena Sferisterio. In programma tre grandi titoli: "La Vedova Allegra" di Francesco Lehàr in una nuova produzione che inaugurerà la stagione il 18 luglio, insieme ai due grandi capolavori di Giuseppe Verdi: "Rigoletto" e "Macbeth" firmati rispettivamente dai registi Federico Grazzini e Emma Dante. La serata ha visto un momento particolarmente importante per il Rotary Club di Macerata, infatti è stata presentata la XXVI edizione del "Rotary all'Opera", evento che ogni anno rinnova l’impegno del Club cittadino nella promozione della Cultura e nella valorizzazione del connubio tra Amicizia Rotariana e Solidarietà. Il 19 luglio con "Rigoletto", sarà la data che ospiterà l’evento 'Rotary all'Opera', dove Rotariani italiani ed internazionali si riuniranno per assistere al capolavoro di Verdi, preceduto come da tradizione, da uno speciale momento conviviale rappresentato dalla Cena di Gala presso il Cortile di Palazzo Buonaccorsi a Macerata. La serata è stata di grande interesse e molto partecipata e ha anche visto la presenza di Francesca d’Alessandro (vicesindaco e assessore alle politiche sociali, inclusione e pari opportunità) e Katiuscia Cassetta (assessore alla cultura del Comune di Macerata".

Sulle tracce del giovane Beethoven: parole e musica per raccontare la nascita di un genio della musica
Giovedì 10 aprile ultimo appuntamento della stagione sinfonica Form al Teatro Feronia di San Severino Marche. Per questa occasione sul palco ci saranno "Gli Ospiti della FORM": lo scrittore Sandro Cappelletto e il pianista Marco Scolastra con lo spettacolo "The Young Beethoven - Gli artigli di un artista da cucciolo". Il titolo, che rimanda a quello del romanzo di formazione di Joyce Portrait of the artista as a young man porta il pubblico del Feronia ai primi anni di attività del musicista di Bonn. Prima di Beethoven, nessun musicista era stato per i propri successori una figura così ingombrante con cui confrontarsi, e la narrazione di Cappelletto prova a illustrare le ragioni dell’affermarsi di questa figura titanica per la cultura occidentale. Scolastra sarà impegnato nell'esecuzione di pagine rare da ascoltare, per lo più attinenti ai primi anni di attività del compositore: Bagatella in mi bemolle maggiore op. 33 n. 1 (Andante grazioso, quasi allegretto); Bagatella in mi bemolle maggiore op. 126 n. 6 (Presto - Andante amabile e con moto - Tempo I); Variazioni sopra una marcia di Dressler WoO 63 (Thema, var. I, VII, VIII); Fuga a due voci WoO 31; Rondo in do maggiore WoO 48; Kurfürstensonate in fa minore WoO 47/2 (Larghetto maestoso, Allegro assai - Andante - Presto); Sonata in do maggiore WoO 51 (Allegro - Adagio); Variazioni sul duetto “Nel cor più non mi sento” WoO 70 (da La Molinara di Paisiello) e Sonata in fa minore op. 2 n. 1 (IV tempo. Prestissimo). L’appuntamento viene realizzato con la collaborazione di Roberto Valli Pianoforti. Biglietti da 5 a 15 euro, info: 0733 634369.