Come facciamo a riconoscere un amore vero da un'idealizzazione? Il confine è labile e di difficile identificazione. Il bisogno di una persona che ci protegga dalle nostre paure e che ci sostenga nel viaggio della vita, ci spinge, a volte, a costruire nell’immaginario individuale l’uomo o la donna ideale.
Ci infatuiamo di chi nella realtà non esiste e proiettiamo su di lui/lei i nostri desideri più intimi. Fabbrichiamo un sogno di cui diventiamo noi stessi prigionieri. Ci soffermiamo solo su ciò che ci piace, mentre soprassediamo su segnali importanti che ci dovrebbero far riflettere sull’esistenza di una reale sintonia.
Coloriamo di rosa, semplici gesti, attribuendo loro significati che non hanno, giustifichiamo così assenze e parole non dette. Portiamo avanti questa menzogna con noi stessi, fingiamo che vada tutto bene e accettiamo le mancanze dell’altro perché è più forte il bisogno di credere nella storia.
Costruiamo un mondo in cui solo noi crediamo, investiamo energia per mantener viva la relazione, accontentandoci delle briciole. Così confondiamo un misero pasto con un banchetto luculliano.
Sentiamo di dover guadagnare l’amore dell’altro, dimenticando i nostri veri desideri. Poi accade che un giorno la realtà si rivela con tutta la sua crudeltà: l’altro supera il nostro limite della distanza emotiva, così ciò che abbiamo sempre saputo senza volerlo accettare, diventa consapevolezza.
Cominciamo a notare la discrepanza tra ciò che abbiamo sperato e ciò che accade realmente: piccole sfumature nei gesti o nelle parole diventano spilli al cuore. Dopo una prima fase di rifiuto, ci sono vari tentennamenti, in cui ci si allontana per poi riavvicinarsi, con vane speranze di un eventuale cambiamento.
Fino a comprendere finalmente che ci si era innamorati di un ideale e non della persona in sé. Perdendo il sogno, perdiamo quella parte di noi che ci aveva creduto e cominciamo a rinunciare alla proiezione che avevamo fatto della nostra persona in quella storia.
La finta intensità che credevamo di vivere, lascia il posto al vuoto. La disillusione pesa come un macigno e ci costringe ad ascoltare quella voce che rivendica un atto d’amore verso noi stessi. Con coraggio, cerchiamo la verità e capiamo come la necessità di sentirsi visti e scelti abbia distorto la realtà.
Comprendiamo che l’amore non può essere frutto del bisogno, ma il risultato di un desiderio puro, dove c’è reciprocità e non si rincorre, un luogo sicuro in cui incontrarsi con lo stesso entusiasmo. La fase di risveglio è dolorosa , ma ci regala quella crescita che ci permette di vedere le proprie dinamiche interiori e di riconoscere il nostro valore.
Commenti