di Paola Pauri Instagram: @pauripaola2019
Civitanova - Pelliccia gialla, fuochi d'artificio e danze: Tony Paccapelo festeggia i suoi 50 anni "stellati" (FOTO)
Sabato 9 novembre, presso il Ristorante Officina di Civitanova Marche, Tony Paccapelo ha festeggiato con gli amici il traguardo dei suoi 50 anni. Non è stata una semplice festa di compleanno ma un vero omaggio alla gioia di vivere! Erano moltissimi gli ospiti, tutti lì per lui, desiderosi di condividere questo momento con affetto sincero. Tony ha organizzato tutto nei minimi dettagli e senza dubbio alla grande; ha aspettato che tutti fossero arrivati per poter accogliere i suoi invitati nello stesso momento con un ingresso trionfale, in pelliccia gialla ed una maschera sul volto, accompagnato da una musica degna di tale performance. Tony è un artista della vita, un uomo poliedrico: agente di commercio, appassionato di orologi, astrologo professionista, nonché sensitivo, qualità che con orgoglio ci dice aver ereditato dalla zia Pasqualina Pezzola. Gli amici lo definiscono un uomo di cuore e generoso che sa come celebrare il valore dell’amicizia. Per Tony il tempo è un bene prezioso da vivere appieno, tempo che doniamo e che riceviamo dagli altri; in piena coerenza con tale visione, in questa serata ha celebrato la vita in ogni istante e nei minimi particolari. Possiamo cominciare con un ottimo cibo appositamente cucinato per lui dallo Chef stellato Matteo Iannacone, per proseguire con spettacoli di danzatrici che hanno portato allegria e colore con i loro balli caraibici, terminando in bellezza con fuochi d’artificio sulla spiaggia. "Auguri Tony, di cuore".
Vita da accendino: l'arte di saper accendere la scintilla
Chi, se non un accendino, potrebbe sapere come far scoccare quella fiamma che illuminerà il nostro cammino? Quante persone nel corso della nostra vita ci sono passate accanto per un attimo e in quell’attimo sono riuscite a lasciarci qualcosa di importante. Persone che hanno acceso in noi una scintilla, permettendoci di intraprendere quella determinata strada che ci ha poi condotto dove siamo ora. Anime di passaggio che, senza chiedere nulla in cambio, ci hanno fatto un dono prezioso, di cui soltanto oggi vediamo il reale valore. A volte basterebbe soffermarci un po' di più ad osservare con occhi nuovi le persone che ci circondano, per andare oltre e scoprire la loro essenza più profonda. Ho voluto esplorare questo concetto attraverso la lente dell’esistenza di un accendino, dando a questo oggetto una sua anima. "Sono Accendino, per gli amici Dino, sono rosso come il fuoco e non è un caso: la mia missione in questa vita è accendere! Amaro destino il mio, tutti mi vogliono nel bisogno, per poi dimenticarmi ovunque, al tavolo di un bar, dentro ad un cassetto o nascosto tra mille effetti sul fondo di una borsa… Posso rimanere per mesi, a volte anni, dimenticato tra un rossetto, un pettine o una vecchia penna, senza che nessuno avverta la mia mancanza, ebbene sì, sono facilmente sostituibile! Passo spesso di mano in mano e questo crea in me un forte senso di castrazione, direi vere e proprie crisi d’abbandono. Sempre in allerta, cercando di prevedere chi sarà il mio successivo e incauto proprietario: sarà un accanito fumatore in crisi d’astinenza, o un ragazzino ancora adolescente che, con mani tremanti, tenta di accendere la sua prima sigaretta, piuttosto che un fascinoso uomo che con fare sicuro e gentile si prodiga ad accendere una bella sconosciuta. Qualcuno potrà mai comprendere il mio reale valore? Ho il dono innato di accendere fuochi: il fuoco dell’amore, della passione, dell’amicizia. Potrei illuminare le vostre menti e far luce sul sentiero dell’esistenza. Sono un fedele amico, vi ho accompagnato in tutti i momenti importanti della vita. Io c’ero quando avete acceso le prime candeline di compleanno, quando avete cenato a lume di candela con il vostro primo amore, quella sera quando vicino al camino vi siete raccontati, riscaldati dal dolce tepore del fuoco. Quanti ricordi!! Ad ogni accensione la mia anima vibrava sentendomi parte della vostra esistenza, mi sentivo vivo, il mio spirito brillava di gioia! Troverò mai qualcuno che possa riconoscere il mio talento e mi permetta di vivere degnamente il mio essere accendino?! Amerei incontrare una persona che rispetti la mia natura, che riesca a far brillare la luce ed il fuoco che è in me. Un individuo che sappia comprendere quando sono giù di energia e desideri sostenermi con una nuova Ricarica invece di buttarmi via e sostituirmi senza un grazie o un addio! Io porto la mia luce là dove c’è buio, vi do’ la possibilità di andare oltre, quando tutto intorno a voi è oscuro e confuso. Anche un accendino può avere un’anima ed io ce l’ho, sono Dino!
Essere visti e sentirsi riconosciuti: l'autentica connessione tra segnali del corpo e identità
Ogni essere umano desidera essere visto nella propria essenza più profonda.Venire riconosciuti ci dona un senso di appartenenza rassicurante, rafforza la nostra autostima e identità. Far risplendere la luce che è in noi significa tirare fuori quella voce che ci identifica e il talento per il quale siamo nati. Quando nelle relazioni affettive questo bisogno viene trascurato, può dare vita ad un grande senso di costrizione e dolore. La sofferenza di chi non si sente validato spesso viene sottovalutata e trascurata. A volte si tende a dare per scontato le persone a noi vicine, senza considerare che l’ essere umano è in continua evoluzione e cambiamento. Se da un lato venire riconosciuti e compresi crea benessere emotivo, dall’altro sentirsi invisibili porta ad una profonda solitudine, senso di auto svalutazione fino a minare la sicurezza personale. Non possiamo, però, chiedere solo agli altri uno sguardo accorto e sensibile che si soffermi a percepire la nostra anima. Dobbiamo essere noi, per primi, attenti osservatori dei nostri pensieri ed emozioni. Centrati sull’ ascolto del nostro cuore, pronti a fermarci, per comprendere se stiamo assecondando i bisogni emotivi più profondi ed i desideri più ambiziosi. Purtroppo spesso non riusciamo a vederci nella nostra vera essenza, lasciando il potere agli altri di definirci con i loro occhi. In tal modo, rischiamo di perdere la nostra identità e la grande possibilità di essere liberi nell’ esprimere chi siamo realmente. Tutti i bisogni e le emozioni che seppelliamo interiormente, per paura di esigere la felicità, verranno espressi dal corpo. Così, questo comincerà ad esternare ciò che noi non riusciamo a dire. Questa richiesta di aiuto inconscia si manifesterà con un piccolo fastidio che potrebbe diventare cronico. Tutto ciò per indurci a fermarci e a riflettere su cosa dobbiamo cambiare della nostra esistenza.Per chi sa ascoltarlo, Il corpo è un grande alleato, perché non sbaglia mai, sa come suggerirci la strada da prendere che noi stessi a volte non vediamo. Essere persone consapevoli delle dinamiche interiori ci dà l’opportunità di riconoscere le nostre fragilità e le nostre risorse. Sviluppare e potenziare quest’ ultime, senza il timore di un giudizio sociale, ci permetterà di brillare e di illuminare gli altri.
Il "sacro inviolabile": come difendere la nostra pace interiore dagli attacchi esterni
Amarsi significa rispettarsi e onorare la propria natura, ergendo dei sani confini nei confronti di chiunque non mostri gentilezza e sincerità. Purtroppo spesso siamo noi ad aprire le nostre porte a persone e situazioni che ci portano dolore e confusione, privandoci della nostra energia vitale. Così, inconsapevolmente, invece di proteggerci e tutelare la nostra serenità, ci lasciamo coinvolgere ed influenzare da dinamiche che non ci appartengono. Ci sono persone che, a causa dei loro traumi irrisolti, inconsapevolmente hanno bisogno di innescare discussioni e creare tensioni con l'obiettivo di farci perdere il controllo. In questi casi vengono lanciate vere e proprie esche emotive per intrappolarci nelle loro dinamiche disfunzionali. Non possiamo permettere che la nostra energia e serenità vengano turbate senza un reale motivo. Cosa possiamo fare per proteggerci dalla tossicità esterna? Sebbene non possiamo cambiare gli altri , abbiamo il potere di modificare il nostro approccio alle provocazioni. Possiamo imparare a controllare le nostre reazioni emotive evitando di entrare nel gioco delle provocazioni, restando il più possibile freddi con risposte neutrali scevre da ogni investimento emotivo. Quando subiamo un attacco esterno, è utile fermarci e chiederci quanto sia importante nella nostra scale dei valori ciò che sta accadendo. Spesso scopriamo che la situazione è lontana dalla nostra realtà e non ci appartiene. Se proviamo a vedere l’altro come un bambino che fa dei capricci, abbiamo maggiori possibilità di non cadere nel gioco della provocazione. In questo modo possiamo preservare la nostra pace mentale e dimostrare che le sue tattiche non funzionano su di noi. Per comprendere se alcune persone sono tossiche per noi, è fondamentale ascoltare le nostre sensazioni. Se la loro presenza ci lascia esausti, ansiosi o turbati, sono segnali da non ignorare. Questi individui possono cercare di manipolarci, facendoci dubitare delle nostre affermazioni, approfittando delle nostre insicurezze con critiche costanti. È importante ricordare che queste critiche non definiscono chi siamo ma rivelano le fragilità e i traumi di chi le esprime. Essere consapevoli di queste dinamiche ci permette di stabilire dei solidi confini tra il nostro mondo e l’esterno, salvaguardando, così, l'equilibrio emotivo.
Emozioni positive e salute: la scienza svela il legame
Ippocrate, il celebre medico greco vissuto nel V secolo a.C. affermava di gioire dei propri poteri interiori, poiché sono alla base della salute e della perfezione. Credeva che per curare un paziente fosse fondamentale studiare le sue abitudini di vita ed il suo passato, considerando che l’essere umano è il risultato non solo delle sue caratteristiche fisiche, ma anche delle influenze ambientali che impattano sulle sue emozioni e pensieri e quindi sul suo stato di salute. Egli cercava le cause che, nel paziente, avevano portato alla rottura dell’equilibrio originario e allo sviluppo della malattia. Ippocrate fu un pioniere di una visione che considera l’individuo come un insieme di corpo, mente, emozioni e spirito, influenzato dall’ambiente in cui vive. Si mira così a curare la persona nella sua totalità, senza limitarsi a trattare singole parti del corpo o sintomi isolati. Questo percorso inizia nel V secolo a.C e si estende fino al 2024 con il biologo americano Victor Ambros che insieme a Gary Ruvkun hanno ricevuto il premio Nobel per la medicina per le loro ricerche sul micro-Rna. Questi illustri scienziati hanno scoperto il principio fondamentale che regola l’espressione dei geni. L’epigenetica ci permette di conoscere come modificare l’azione dei nostri geni e, di conseguenza, la predisposizione genetica a certe malattie. Grazie a questa innovazione, i geni non sono più il nostro destino; possiamo influenzare la loro attivazione attraverso scelte consapevoli legate all’alimentazione, all’attività fisica e ad un'ambiente emotivamente equilibrato, promuovendo una vita centrata e consapevole nella cura di noi stessi. Quindi accanto al nostro stile di vita è essenziale considerare ciò che coltiviamo interiormente. Infatti gli studi ci hanno dimostrato che le emozioni e i pensieri influenzano i telomeri, i cappucci dei nostri cromosomi, che la scienza utilizza come biomarcatori della longevità. Le persone che nutrono una buona energia vitale, alimentando sentimenti di gentilezza, perdono ed empatia tendono a vivere più a lungo e a ammalarsi di meno.
L'illusione del perfetto: chi è l'anima gemella di Narciso?
Nella mia analisi sulla figura del Narcisista e della sua Vittima, adotterò il maschile per la prima e il femminile per la seconda, per una convenzione puramente grammaticale, considerando che il narcisismo può manifestarsi in entrambi i generi. La Vittima del Narcisista è una persona insicura che, durante l’infanzia, non ha ricevuto l’affetto e la protezione necessari, sviluppando così profonde fragilità. Il Potenziale partner, desideroso di ricevere finalmente le attenzioni e l’amore mancanti nell’infanzia, viene attratto dalla recita del Narcisista, che si mostra con un atteggiamento adulatorio, gentile e solare. Crede, così, di aver trovato finalmente la cura per le proprie ferite, diventando inconsapevolmente la vittima del suo bisogno di essere amato. Sia la vittima che il suo carnefice portano dentro di sè profonde insicurezze, nate quando erano ancora bambini, ma hanno reagito in modi opposti e speculari. La prima cerca qualcuno da accudire e da comprendere, il secondo tenta di controllare l’altro, instaurando una dipendenza che confermi costantemente la sua superiorità. La vittima si contraddistingue per una forte empatia accompagnata dal desiderio di salvare l’altro, donando tutta se stessa per un ideale d’amore che, in realtà, si rivela essere solo un’illusione. Si crea così un connubio perfetto, un incastro tossico in cui entrambi costruiscono la loro Comfort Zone, basata su un equilibrio ambiguo e confuso. La vittima si barcamena senza alcuna consapevolezza, intrappolata nel comportamento altalenante del narcisista che alterna dolorosi abusi psicologici a momenti di apparente felicità e amore. Questi attimi di connessione emotiva la rendono riluttante ad allontanarsi, spingendola a credere di dipendere completamente dal suo carnefice. Le manipolazioni subite l’hanno convinta di non valere e di non poter essere autonoma. Per spezzare queste dinamiche è fondamentale confrontarsi con il mondo esterno dal quale si tende ad estraniarsi e cercare l’aiuto di un professionista che possa accompagnare in un percorso di ricomposizione della personalità frammentata. All’inizio il cammino sarà impegnativo, ma attraverso un profondo processo di consapevolezza, si potrà aprire una nuova via e scoprire una vita libera e felice.
Dal mito di Narciso alle sue declinazioni nel mondo moderno
Oggi tutti parlano di Narcisismo, da dove nasce tale patologia e come si è sviluppata nella nostra società attuale? Il mito greco ci racconta di Narciso, incapace di amare e sprezzante della travolgente passione della giovane Eco nei suoi confronti. La dea Nemesi per punire il ragazzo, lo condanna ad amare soltanto e sempre un’immagine vana di sé stesso riflessa in una fonte; Narciso consumato da questo illusorio amore, trascura completamente il suo corpo fino al punto di morire, trasformandosi poi nel fiore omonimo. La prima caratteristica che mi colpisce di questo personaggio è la totale mancanza di amore per gli altri e di un vuoto del desiderio che lo porta ad innamorarsi di un’immagine fallace di sé stesso, impossibile da raggiungere, nella quale, però, ha un bisogno disperato di credere. Questo mito fu ripreso e portato come concetto clinico alla fine del 1800 da Sigmund Freud che vide alla base di questa patologia un amore non rivolto verso l’esterno ma tutto indirizzato al proprio Io, tale da portare ad un’alterazione del giudizio della realtà circostante. Nella civiltà odierna esistono varie patologie di Narcisismo, colui che riuscì a definire quelle che sono, in linea di massima, le caratteristiche comuni alle varie forme di Narcisismo fu lo psichiatra e psicoanalista Otto Kernberg. Il soggetto narcisista è un individuo sostanzialmente fragile, la cui debolezza nasce da mancanze dell’infanzia che hanno portato ad un tipo di attaccamento insicuro. Egli non si sente all’altezza del mondo circostante, per lui gli altri sono inaccessibili, per cui deve negare i suoi bisogni affettivi nei confronti delle persone, con il distacco, la freddezza e la totale mancanza di empatia. Crea, inoltre, una fusione del suo vero Sé con un’immagine di un Sé ideale, perfetto, una sorta di Super Io onnipotente incapace di sbagliare. Gli altri, nei confronti dei quali prova raramente un reale senso di colpa o rimorso, diventano, così, un puro strumento per sostenere la sua auto immagine. Egli costruisce una sorta di autoinganno in cui dà vita ad una sua realtà in cui agli occhi degli altri è forte ed onnipotente e nella quale è inconcepibile un suo errore, arriverà anche a negare la verità stessa pur di proteggere la propria autostima e l’ammirazione altrui. Tutto ciò che sentirà come minaccia verrà sostituito da una versione distorta ma necessaria per difendere il suo falso Sè, in tal modo ogni brutta azione troverà una giustificazione. Il Narcisista, purtroppo, vive in uno stato di vuoto affettivo, non è in grado di comprendere i propri stati mentali e quelli degli altri per una mancanza di reale consapevolezza di sé stesso. Egli non è interessato a crescere e ad evolvere perché dentro di sé il suo Io reale già coincide con un Io ideale, ma non avendo alcuna aspirazione a migliorare e a progredire, una parte di sé è come se fosse già morta.
Da Recanati al mondo: Adolfo Guzzini si racconta nel libro "Ho visto la luce"
Descrivere Adolfo Guzzini come un uomo illuminato potrebbe apparire un semplice gioco di parole, in realtà questo titolo racchiude la vera essenza di un uomo dotato di una speciale luce interiore che gli ha permesso di guardare oltre, con una tale visione che, partendo dalla sua amata Recanati, lo ha portato in tutto il mondo. Con il suo sguardo vivo, curioso e allo stesso tempo profondo e attento ci accoglie nell'Auditorium I Guzzini Illuminazione per presentarci il suo libro "Ho Visto la Luce". Siamo in tantissimi, nell'aria si sente una bella energia, di chi è presente per il reale piacere di esserci, per onorare un uomo che ha realmente "portato la luce di Recanati nel Mondo". Il dottor Guzzini nel presentarci il suo libro, in cui ci parla della sua vita, intrecciata alla sua esperienza imprenditoriale familiare e territoriale, ci racconta della sua infanzia e di come, essendo il più piccolo di sette fratelli, abbia sempre ascoltato ed osservato i più grandi per imparare e crescere. Sembra che l’arte dell’ascolto Adolfo non l’abbia mai persa e che questa costituisca una delle sue grandi qualità insieme all’empatia e all’umiltà con le quali si approccia a tutte le persone che collaborano con lui. E’ consapevole che l’azienda è composta da uomini e donne che ci hanno creduto e lui ricambia con attenzione. Un uomo competente e lungimirante, attento alla ricerca e allo sviluppo scientifico, dotato non soltanto di grandi capacità cognitive, ma anche di quell’intelligenza emotiva che gli permetterà di comprendere ed intuire l’animo umano, di poter comunicare ed interagire con tutti con la consapevolezza e la chiarezza di un vero Leader. Una sensibilità artistica e creativa che lo ha portato a collaborare con i designer più famosi al mondo, tutti contagiati dal suo entusiasmo. Quando Adolfo Guzzini definisce la "Luce come essenza della vita" ci trasmette una visione umanistica del concetto di luce e di quanto questa rappresenti un elemento fondamentale per la nostra vita; egli ha diffuso una cultura dell’illuminazione volta a sensibilizzare sulla profonda influenza della luce sull’essere umano, perchè la luce ha la magia di creare armonia, di plasmare immagini e spazi. La luce ha un grande valore estetico che può condizionare il mondo ovunque essa venga portata; non solo nelle strade, nelle case, ma anche nei musei, illuminando dipinti ed opere d’arte dal valore inestimabile. Adolfo Guzzini con la sua presenza ci racconta la storia di un uomo che si è distinto perché, nel rispetto dei valori della sua terra d’origine e della sua famiglia, ha espresso con passione e fedeltà a sé stesso la propria essenza ed i propri talenti, qualità con cui si nasce e che, se manifestate, rappresentano la vera fonte di felicità per noi stessi e per gli altri.
I neuroni specchio: la spiegazione scientifica dell'empatia
Quando osserviamo un’altra persona compiere una particolare azione, dentro di noi si attivano gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quello stesso gesto. Questi neuroni si chiamano neuroni specchio e sono stati scoperti nel 1992 dal neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti. Noi possiamo capire gli altri dal nostro interno, nello specifico, osservando l’altro, lo comprendiamo perchè dentro di noi evoca lo stesso programma. Se partiamo da una delle emozioni di base, come il disgusto, e guardo una faccia che prova disgusto, è stato sperimentato che nel mio cervello si attiva la stessa area dell’altro e provo anch'io quella sensazione. In questo caso si è creato uno stato empatico tra me e l'altra persona, perché viviamo il medesimo stato emozionale. Questa esperienza è intuitiva perché non deduco ma sento ciò che prova l’altro e ciò mi permette di dare una base anche scientifica al profondo legame che esiste tra gli esseri umani. Comprendere emozionalmente l’altro, avere la capacità di relazionarsi e di solidarizzare con i loro dolori e le loro gioie è fondamentale per la sopravvivenza della specie. I Neuroni specchio mi aiutano non soltanto a sentire ciò che fa l’altro ma anche a capire l’intenzione dietro a quell’azione, per cui è proprio grazie ad essi che io comprendo se l’altro prende un bicchiere per bere o per lanciarmelo contro, permettendomi, quindi, di reagire in tempo reale. L’empatia nasce da una sorta di radar che ho nel cervello che ha la capacità di sintonizzarsi con il cervello degli altri. Quando i neuroni specchio non lavorano, non sento la comunione umana, quindi l’empatia viene a mancare e si possono compiere anche delle cattiverie perché l’altro viene vissuto come diverso da sé e non si prova nulla per l'altrui sofferenza. Con molta probabilità si nasce con questa capacità ma è stato studiato che i fattori culturali e le credenze diffuse possano attivare o disattivare i neuroni specchio, portando a provare più o meno empatia verso determinati gruppi di persone o animali. Un esempio di ciò potrebbe essere dato dai movimenti animalisti che stanno portando ad una nuova sensibilizzazione nei confronti di una percezione empatica per la sofferenza provata dagli animali.
"La gelosia è anacronistica?"
"Come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia possa ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità; soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri...". Queste parole di Roland Barthes nel suo libro "Frammenti di un discorso amoroso" esprimono in pieno l’angoscia che si prova nel sentire tali emozioni così contrastati ed intense. La mente tenta di razionalizzare e controllare ciò che il cuore non riesce a domare. Tutti noi vorremmo essere liberi da questo stato, c’è chi fieramente si dichiara non geloso, ma non sempre ciò è possibile. La gelosia in realtà ha un’origine atavica stabilizzante, perché il maschio sorvegliando e difendendo la femmina garantiva la sopravvivenza della specie. Così il maschio si garantiva la discendenza e la femmina otteneva protezione e sostentamento. Oggi la situazione si è evoluta e la gelosia fa parte dell’amore, perché nasce dal desiderio dei due amanti di costruire e proteggere il loro spazio sacro inviolabile e dal timore di perdere l’oggetto del desiderio e di venire così abbandonati. Molti considerano tale sentimento ormai anacronistico e si prova quasi vergogna nell’ammettere tale fragilità, riconoscere di essere gelosi significa dichiarare apertamente di essere deboli ed insicuri. C’è un filone, poi, che al contrario ritiene che tanto più si è gelosi tanto più si ama, ma questo aspetto va valutato con grande attenzione, perché a volte porta a legittimare comportamenti violenti, accettati in nome di una gelosia generata da un amore passionale, per il quale tanto più forte è il sopruso tanto più forte è l’amore. Analizzando i due estremi potremmo dire che esiste una terza realtà nella quale, se ben gestita, una giusta gelosia può essere sana e far bene alla coppia. Riconoscere l’amato come entità distinta da noi ci tiene viva la curiosità ed il desiderio di scoprire l’altro; la giusta distanza, in virtù della quale, non dobbiamo raccontare tutto di noi al nostro compagno/a evita la simbiosi nella quale spesso si cade nella fase iniziale. Quindi alimentare un’equa dose di gelosia alimenta un sano timore di perdere l’altro, non dando così per scontato il nostro rapporto.
Gli Accordi stipulati con la vita
Quando nasciamo abbiamo un’infinita capacità di imparare, di sognare ed innumerevoli possibilità di scelta; purtroppo, poi gli adulti ci indicano quali sono i giusti sogni da fare in conformità alle regole della società. Cresciamo credendo fedelmente che i sogni imposti dalla società attraverso gli insegnamenti di mamma, di papà, della scuola e della religione siano i nostri. In questo modo, in maniera inconsapevole, stipuliamo degli Accordi con la Società su come vivere la nostra vita. Diventiamo adulti con certezze inconfutabili su come comportarci in società, su cosa è bene e cosa è male, su ciò che è giusto o sbagliato. Cerchiamo, così, di essere il più possibile conformi per paura del giudizio esterno, anche quando sentiamo che forse la vita che stiamo conducendo non rispecchia il nostro reale sentire. Percepiamo di non essere completamente liberi ma non lo vogliamo vedere, perché una delle nostre più grandi paure è di metterci in gioco ed esprimere chi siamo realmente, per cui, per timore di non essere accettati, viviamo un’esistenza che qualcun altro ha scelto per noi. Per non deludere le aspettative degli altri creiamo una falsa immagine di perfezione perché nessuno può essere perfetto in questo mondo e così siamo i primi a giudicarci severamente creando uno stato di frustrazione. Per ribaltare questa situazione dobbiamo prendere Nuovi Accordi, ma questa volta solo con noi stessi. Siamo noi a decidere cosa mettere in gioco, definiamo noi la nostra vera essenza, ciò che ci appassiona, ciò che ci fa svegliare la mattina con entusiasmo, quali sono i nostri valori e ciò in cui crediamo. Ognuno di noi potrà definire il proprio unico meraviglioso sogno in cui credere. In questo modo passeremo da Accordi presi per paura ad Accodi presi con amore, generatrice di energia. Lo scrittore Don Miguel Ruiz nel suo libro “I Quattro accordi” ci parla in particolare di quattro Accordi ritenuti fondamentali per avvicinarci ad una vita più consapevole e libera. Nel primo Accordo ci invita ad essere “impeccabili con la parola”, perché la parola ha un potere magico, può creare gioia, bellezza e verità ma può anche distruggere, per cui attenzione prima di parlare! Nel secondo Accordo ci consiglia di “non prendere nulla in maniera personale” qualunque cosa ci venga detto, racconta molto su chi la pronuncia, per cui dobbiamo fidarci di noi stessi per credere o meno a ciò che ci dicono gli altri. Il terzo Accordo ci ricorda di “non supporre nulla”, perché spesso quando non comprendiamo, tendiamo a non approfondire, a non chieder , creiamo aspettative deluse per mancanza di vera comunicazione. Nell’ultimo Accordo Ruiz ci invita a “fare sempre del nostro meglio” sempre in base alle nostre possibilità in quel determinato momento, spinti da un nostro desiderio reale e non perché pensiamo alla ricompensa. Se faremo del nostro meglio per raggiungere la nostra libertà personale e per amare noi stessi, potremmo condurre una vita serena.
"L'energia segreta delle emozioni: lasciar fluire la vita"
Ognuno di noi ha una propria luce che lo contraddistingue. Mi capita, a volte, di venire catturata all’improvviso da uno sguardo, una postura o un semplice gesto di uno sconosciuto, è come se vedessi oltre e riuscissi a carpire la luminosità della persona. È del tutto casuale e non risponde a nessuna logica razionale, è questione di energia! Ci sono individui in cui si può percepire il flusso naturale della forza vitale, questi sono dotati di un’energia emotiva, perché lasciano che le emozioni li attraversino, buone o negative che siano. Tale attitudine dona loro una carica speciale che influenza non solo il loro stato d'animo ma anche la percezione di loro stessi. Per esprimere questa energia abbiamo bisogno di vivere pienamente le nostre emozioni ed esternarle, tutti i turbamenti sono importanti e funzionali alla nostra esistenza. Quando non ci diamo il permesso di esternare ciò che proviamo, interrompiamo il flusso della vita e blocchiamo l'energia nel nostro corpo, creando, in questo modo, un vero dolore fisico ed emozionale. Lo squilibrio delle emozioni represse può causare problemi alla nostra salute. In particolare il Taoismo collega così le emozioni primarie ai nostri organi interni: la gioia è associata al cuore, la rabbia al fegato,la paura ai reni, la tristezza ai polmoni, l’ansia alla milza. Quando noi ascoltiamo, riconosciamo, accettiamo ed esprimiamo le nostre emozioni, ci permettiamo di restare connessi e presenti a noi stessi e ciò ci consente di far fluire la vita dentro e fuori di noi. In questo modo, il corpo non trattiene nulla e resta in salute, perchè produce quell’energia vitale che lo attraversa e lo rigenera, fonte di benessere fisico ed emozionale. Le emozioni negative possono farci del male nella misura in cui le accettiamo o le rifiutiamo, non possiamo evitare il dolore o la tristezza; l’unica medicina di cui disponiamo per attenuarli è permetterci di attraversarli per poi trasformarli. Accettare e lasciare fluire la vita con energia è il vero antidoto per la nostra felicità!
"Quale eredità emotiva lasceremo ai nostri figli?"
Ci affacciamo alla vita come anime pure pronte a vivere le infinite esperienze che siamo destinati ad esplorare. Il dna, il contesto sociale e le dinamiche di attaccamento dei nostri genitori andranno poi ad influenzare l’identità di ciascuno di noi. Non abbiamo molte possibilità di uscire illesi da questi condizionamenti esterni, i quali costituiranno le prove che dovremo affrontare per evolvere e ritrovare noi stessi in un percorso di evoluzione. In tale viaggio chiamato vita, avremo l’opportunità di scegliere chi siamo, dove andare e quale talento desideriamo esprimere. Ci viene concessa una grande responsabilità, scegliere se essere felici o accontentarci di condurre un’esistenza più o meno rassicurante, cercando di navigare a vista su di un mare imprevedibile, che non conosciamo così bene, nella speranza che la nostra barchetta possa reggere ai colpi delle onde. Ci rilassiamo quando il tempo è sereno ed il mare ci coccola con il suo dolce dondolio e andiamo in panico quando la burrasca prende il sopravvento. Cerchiamo di sopravvivere seguendo dinamiche interne di cui non siamo consapevoli che ci portano a ripetere spesso gli stessi errori. Così abbiamo costruito la nostra Comfort Zone in cui appunto barcamenarci, senza porci troppe domande. Altro è prendere il timone della nostra barca e scegliere in quale direzione andare; ciò è possibile lavorando su di noi per comprendere le nostre forze e le fragilità, cosa appartiene alla nostra essenza più pura ed arcaica e cosa invece ci è stato introiettato in maniera inconsapevole dai nostri genitori, i quali a loro volta hanno ricevuto dai loro genitori altre dinamiche psicologiche, così fino ad andare indietro di molte generazioni. Noi siamo il frutto non solo delle nostre esperienze ma anche di quelle vissute dai nostri avi con gioie e dolori, con il loro carico di traumi non elaborati, che purtroppo ricadono su di noi, ignari di tutto ciò. C’è un modo, però, per spezzare questa catena, per fare in modo che noi, i nostri figli e le generazioni future possano vivere in maniera più consapevole e serena: noi possiamo essere coloro che, lavorando sui traumi irrisolti ereditati dalle generazioni passate, riusciranno a spezzare la catena generazionale offrendo ai noi stessi e ai nostri discendenti un’esistenza più vera, felice e consapevole.
“La Libertà, tanto infinita quanto personale: come rendere le nostre scelte consapevoli”
La parola libertà contiene in sè infinite possibilità. È un potere innato nell'essere umano di esternare i propri pensieri, emozioni, desideri, paure, bisogni, fantasie; è una condizione che ci permette di tradurre in azioni ciò che sentiamo. Se da un lato questo concetto ci consegna un infinito potere, dall'altro ci dà anche una grande responsabilità e un senso di smarrimento...dove possiamo arrivare nell'esprimerci e nel prendere, quindi, decisioni che porteranno a quelle azioni che definiranno la nostra vita? Credo che la consapevolezza che abbiamo di noi stessi e dei nostri valori possa guidarci alla nostra personale libertà. Quando mi sento libero di decidere, non condizionato da aspettative ed esigenze sociali, quando sono congruente con il mio sentire più vero, comincio a dar vita alla mia libertà. Abbiamo bisogno di ascoltarci e conoscerci per orientare le nostre scelte e per poter esprimere il significato più profondo della nostra esistenza. Quando l'azione ci avvicina a noi stessi, alla nostra autenticità e decidiamo seguendo il richiamo della nostra anima, assaporiamo quella sensazione di leggerezza che la parola libertà contiene in sè. In tali decisioni non esistono compromessi, tutto fluisce come nuvole nel cielo che cambiano forma nello spazio immenso, senza alcun condizionamento. Nel momento in cui appartieni a te stesso e ti senti libero nasce una grande forza, superi i limiti della mente, è l'intelligenza del cuore a guidarti. Per essere liberi ci vuole appunto coraggio da "cor habeo" che vuol dire agire con il cuore; allora tali scelte porteranno in dono un senso di dignità e pace, perchè sentiamo di vivere una vita congruente con chi siamo. Per essere liberi di scegliere dobbiamo essere pienamente consapevoli di cosa stiamo scegliendo e credo che per raggiungere la consapevolezza sia necessario porci alcune domande: "Cosa sto scegliendo? Perchè faccio questa scelta? Cosa rappresenta per me percorrere questa strada? Come posso arrivare al mio obiettivo? Se facessi diversamente? Quale parte di me sta scegliendo? Mi sto esprimendo liberamente?" Le scelte sono grandi opportunità per ascoltarsi e vivere un’esistenza consapevolmente libera.
Civitanova, Giuseppe Cruciani fa il pieno al Madeira: "Libertà come missione di vita" (VIDEO e FOTO)
Nella serata di martedì 13 agosto, presso lo chalet Madeira, appuntamento con la rassegna ideata dal consigliere Gianluca Crocetti, “Filosofarte”. Ospite della serata Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore radiofonico, che negli anni ha fatto della libertà di espressione il suo mantra. Prima del l’intervista, sono saliti sul palco il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica e l’assessore regionale Pierpaolo Borroni per i saluti istituzionali. Poi è salito sul palco il “Crux”, pronto a raccontare il nuovo libro, Via Crux, e soprattutto a raccontarsi attraverso le domande di Aurora Pepa e Gianluca Crocetti. “Libertà come nostra missione di vita”, Cruciani esprime questo concetto in ogni sua parola, gesto ed espressione. Non teme di non essere compreso, perché crede fortemente in quello che dice e scrive. Dietro ad un sorriso un pochino irriverente a tratti presuntuoso, si sente la sostanza di una persona consapevole e attenta che pondera le parole che pronuncia; una mente libera che vuole gridare al mondo il suo punto di vista e che allo stesso tempo ci stimola a interpretare la realtà che ci circonda sotto altre prospettive. Cruciani è una sorta di terapia d'urto per anime dormienti, ci invita ad alzare gli occhi da terra per guardare al cielo, alla scoperta di risposte diverse da quelle che la società ha confezionato per noi e che abbiamo ciecamente accettato. Affronta argomenti "scomodi" con coraggio e un evidente realismo senza essere volgare, ci racconta esattamente le cose come sono, non ci gira troppo intorno, va dritto al punto. In alcuni momenti della serata, durante le domande del pubblico, con le sue risposte sagaci e dirette ci ricorda il ritmo e i temi affrontati durante il programma "La Zanzara". Cruciani trasmette un'energia vitale che sprona a uscire da un conformismo condizionante per vivere una vita nella piena libertà di espressione; ci invita a essere veri e spontanei, a tirare fuori la nostra natura per costruire relazioni autentiche. Essere liberi di esprimersi presuppone il coraggio di una profonda conoscenza di sé stessi, implica guardarsi dentro e vedere onestamente chi siamo e ciò che desideriamo. A quanto pare Cruciani ha raggiunto tale consapevolezza, riuscendo a realizzare con la sua Voce il proprio "Daimon", il talento per cui si nasce, unico in grado di condurci a ciò a cui siamo destinati.