di Paola Pauri Instagram: @pauripaola2019

Civitanova, a tu per tu con Nicola Porro: "Come essere un buon giornalista? Dare più notizie e meno opinioni" (FOTO)

Civitanova, a tu per tu con Nicola Porro: "Come essere un buon giornalista? Dare più notizie e meno opinioni" (FOTO)

Nella serata di martedì 8 aprile, un ambiente intimo, al Caffè Maretto di Civitanova Marche, ha accolto il giornalista Nicola Porro. Padroni di casa il sindaco di Civitanova Marche Fabrizio Ciarapica, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni e il consigliere comunale Gianluca Crocetti che, con passione e determinazione, prosegue la sua rassegna di eventi con FilosofARTE. Il violino di Valentino Alessandrini ha contribuito, con la sua musica, ad allietare l'incontro. Dopo un lungo viaggio in auto da Roma, che poi ridendo ci confesserà essere durato ben otto ore, arriva Nicola Porro, un po' stanco, ma sempre disponile e motivato. Ci saluta con un sorriso aperto e rassicurante. Un volto familiare che ci accompagna in tv tutti i lunedì con Quarta Repubblica, vicedirettore del quotidiano Il Giornale, editore della casa editrice Liberilibri, saggista, nonché ideatore della rassegna stampa quotidiana la Zuppa di Porro "cucinata in diretta e trasmessa in streaming video". Quando gli chiedo in quali dei molteplici ruoli sente di esprimersi al meglio, senza esitazione, mi risponde che la cosa a cui tiene di più e che gli sta donando molte soddisfazioni è la 'Zuppa di Porro', che - ogni mattina - con tono pungente e propositivo ci regala nozioni puntuali di economia, politica e attualità; riuscendo ad arrivare in modo diretto e chiaro ai molti che lo seguono fedelmente. Confesso di essere anch’io una sua ascoltatrice e quando gli domando quali sono le sue previsioni sulla crisi economica del momento, mi rassicura, fiducioso sul fatto che le "forze potenti del mondo troveranno un accordo". Durante la cena, tra un boccone e l’altro proseguiamo la conversazione parlando delle sue origini pugliesi, nelle quali riconosce la sua parte più sana, legata alla terra e alla vita contadina. Mi racconta, poi, che essere nato e cresciuto a Roma gli ha trasmesso la giusta leggerezza, mentre Milano rappresenta per lui la città del business. Quando affrontiamo il tema della libertà mi dice che "non è soltanto quella economica, ma anche la possibilità di poter fare ciò che si vuole a casa propria, senza arrecare nocumento a terzi, ed essere poi libertari nel non giudicare con canoni propri ciò che fanno gli altri".  Il nostro discorso prosegue sull’argomento trattato nel suo libro "La grande bugia verde", nel quale sostiene che il riscaldamento climatico non è responsabilità unica dell’uomo "e nel caso lo fosse - mi ribadisce -, lo sarebbe soltanto in misura ridotta". La finalità principale del suo saggio è di poter sviluppare un pensiero critico che vada oltre un’ideologia data per appurata, senza essere tacciato di negazionismo. Nicola Porro crede che, come ogni buon liberale dovrebbe fare, sia importante addurre argomenti fondati, che possano coltivare ragionevoli dubbi sulla reale responsabilità umana sul cambiamento del clima. Trovandomi di fronte ad un grande giornalista, di lunga esperienza, non posso non chiedergli quale consiglio darebbe ad un giovane che desidera intraprendere questa professione. Con molta semplicità mi risponde che per lui la cosa più importante è "stare per strada, trovare la notizia e raccontare una storia nella sua realtà, senza dover dare sempre le proprie opinioni, tutti vogliono commentare su come va il mondo, tante opinioni ma poche notizie!".  Grata, per avermi dedicato con gentilezza ed umiltà il pochissimo tempo che aveva a disposizione per cenare, prima dell’incontro pubblico che lo attendeva all’Auditorium "F. Scarfiotti" di Potenza Picena, saluto non solo un professionista competente, ma anche una persona dotata di una bella umanità.

09/04/2025 19:00
Incontri magici: quando il destino sussurra sottovoce

Incontri magici: quando il destino sussurra sottovoce

"Un incontro non è mai casuale", mi ripeteva mia nonna. Ero ancora una bambina e le sue parole, secche e morbide nel contempo, mi attraversavano con un senso di monito misto a  magia. "Lucia ricorda, ogni persona che incrocerà la tua strada, non importa per quanto tempo, un giorno o una vita, sarà lì per un insegnamento. Angeli e, a volte, anche diavoli ti guideranno lungo il cammino. Fai attenzione, perchè dovrai essere tu brava a coglierne il messaggio!".  Sono cresciuta con la sensazione che nella vita nulla sia mai avvenuto per caso, mi sono sempre sentita, in qualche modo, connessa agli altri. Ho creduto in un filo invisibile molto più sapiente di noi, in grado di legare avvenimenti, persone e luoghi, per condurci lungo il percorso che siamo destinati a seguire. Così accadde quel giorno in una mattina come tante. Il suono della sveglia mi riporta violentemente alla realtà, ancora prima di alzarmi, inizia una personale lotta quotidiana con la mia pressione bassa. Un passo dopo l’altro mi trascino alla moka , mia inseparabile alleata. Credo che il caffè sia la migliore droga legalizzata e con questa considerazione, un piccolo sorso alla volta, eccomi riconciliarmi con la vita! Milano, con la sua energia frenetica, mi risucchia nel vortice; a volte mentre cammino per strada ho la sensazione di dover essere sempre pronta ad afferrare pezzi di vita, come se mi sfuggissero di mano. Guardo l’orologio, no!! È tardi! Come al solito mi perdo nei pensieri, mi pongo domande alle quali riesco a dare almeno tre risposte diverse, completamente in antitesi tra di loro. Mente e cuore affollati, una grande confusione dove ognuno vuole dire la sua! Il suono del clacson mi riporta alla realtà e comincio a correre, arrabbiata con me stessa per essere sempre in ritardo! Scendo le scale della metro, sorpasso l’uomo con il cappello, poi la signora con il passeggino, accelero ed ecco ci ricasco, cavolo, mi sto distraendo di nuovo!  La mia mente è ripartita...sto ammirando, con un  pizzico di invidia, la signorina qui davanti a me tutta imbellettata alle otto del mattino che con andamento elegante e pacato cammina sui suoi tacchi dieci. L’unica cosa che io sono riuscita a fare oggi è mettere del gel nei capelli per dar loro un senso di apparente compostezza.  Arrivo trafelata ai binari della linea gialla che mi porterà diretta alla fermata, vicino alla redazione, al display compare la scritta: "Attesa minuti quattro e mezzo". Com’è possibile mi chiedo!! Di solito l’attesa è di un minuto, al massimo uno e mezzo! Sono disperata!  L’ansia sale, poi mi vengono in mente le parole di mia nonna, così respiro a pieni polmoni l’aria grigia e consumata della metro; stranamente comincio a sentire un’unica voce che si fa portatrice sana di tutte le altre che mi ricorda: "Lucia, lascia fluire, essere qui, ora trafelata e sudata ha un suo significato che in questo momento non sei in grado di comprendere, abbi fiducia nel percorso!".  Arriva il mio treno, si aprono le porte, mi precipito verso il primo posto libero, mi siedo e all'istante sento un calore arrivare dalla mia sinistra, mi giro e vedo la luce! Un'anima mi sta osservando, occhi tristi e dolci diretti ai miei, capelli castani spettinati ed un grande sorriso di porpora, disegnato a modo di clown, che stride con la malinconia e la delicatezza che emana. La sua pelle di porcellana riflette un’aurea intorno a se’ che mi destabilizza. Sto forse sognando mi chiedo? Sarà lui il mio angelo? Non importa, sento una pace ed una serenità mai provati prima. Lui continua a guardarmi, il suo sguardo va oltre, mi sento completamente scoperta ed indifesa, ma al sicuro. Prossima fermata, lui scende lasciandomi in dono una sensazione di armonia che pervade mente e corpo. Non c’è più ansia, fretta o senso di inadeguatezza per i miei ritardi...tutto si è placato, la vita si è espressa nella sua essenza in una magia di  pochi istanti.          

06/04/2025 12:29
Fine di un amore: dolore e rinascita

Fine di un amore: dolore e rinascita

La fine di un amore rappresenta un momento della vita delicato, che porta con sé tanto dolore, ma anche una grande opportunità di crescita. Può capitare di avventurarsi quasi subito in una nuova relazione nella convinzione che questa possa colmare il vuoto e lenire la sofferenza del distacco.  In tal modo, però, rischiamo di non prenderci il tempo necessario di cui abbiamo bisogno per vivere la nostra sofferenza. Il tormento che portiamo dentro chiede di essere rispettato con il giusto tempo e con un’elaborazione emotiva profonda. Dobbiamo dare un senso all’esperienza vissuta in coppia, sulla quale abbiamo investito le nostre energie, risorse e fragilità. La prima reazione alla fine di una relazione è il rifiuto, una sorta di negazione della realtà, per poi attraversare nell’ordine rabbia, tristezza e per ultimo accettazione. Si tratta di una vera e propria elaborazione di un lutto, in cui siamo chiamati a processare non solo la perdita dell’altra persona ma anche della nostra identità come parte di una coppia. Stiamo uscendo dalla nostra comfort zone e ciò crea in noi una sensazione di confusione, associata a paura dell’ignoto e della solitudine. I primi pensieri che compaiono sono il frutto di sensi di colpa, nel cercare di capire cosa di diverso si sarebbe potuto fare. Si crede di essere stati gli artefici di un fallimento, perché non si è riusciti a tenere insieme una famiglia, in particolar modo se si hanno dei figli.  Una volta superata la fase iniziale, si comincia a dare un senso e ad accettare la nuova realtà. Si comprende che ciò che noi credevamo fosse stato un fallimento, in realtà è stata un'esperienza preziosa di vita, un insegnamento che abbiamo ricevuto e che a nostra volta abbiamo donato all'altro. Si inizia così a provare anche gratitudine per ciò che è stato, perdonando ogni incomprensione o dolore arrecato o ricevuto. In tal modo lasciamo andare ciò che non è più necessario per la nostra evoluzione. Rinasciamo sotto nuove vesti, riscoprendo passioni e desideri che avevamo messo a tacere. Si può assaporare una sensazione di crescita ed evoluzione, una dimensione di appagamento e di pace che in una relazione conflittuale o fredda non avremmo mai potuto vivere. La fine di un amore richiede un processo in cui le emozioni vanno ascoltate e gestite per condurci al nostro vero sé, l’unico in grado di guidarci sul giusto percorso della nostra anima in cammino.  

30/03/2025 10:20
"L'amore: cambiamento ed evoluzione"

"L'amore: cambiamento ed evoluzione"

Per Platone l’amore è "Pazzia Divina", un dono degli Dei, una forza travolgente che spinge l’anima verso una conoscenza spirituale più elevata. Quando ci innamoriamo veniamo pervasi da una magia che ci fa sentire invincibili, eterni, apparendo spesso come dei folli agli occhi di coloro che in quel momento non stanno vivendo la stessa esperienza. Così ci avventuriamo con fiducia in questo viaggio; ci fidanziamo e sposiamo l’aspettativa di una vita comune delineata da tappe ben precise: un lavoro sicuro, una casa, i figli…A volte viviamo come se l’energia trainante iniziale potesse bastare ad alimentare anni di vita insieme, in una sorta di staticità emotiva. Diamo per assunto ciò che c’è, senza sentire il bisogno di fermarci per capire dove siamo, dove vogliamo andare e comprendere se qualcosa  stia cambiando dentro e fuori di noi. Per poi riconnetterci alla nuova realtà. La vita è cambiamento, è fluire ed evolvere, noi non potremmo mai essere le stesse persone del passato. Accettare ciò con consapevolezza significa avere la possibilità di ritrovarci nella coppia con una nuova versione di noi stessi. A volte l’inizio di una crisi comincia con le seguenti parole: "Sei cambiato, non sei più quello di prima…".  Una frase che potrebbe nascondere un grande fraintendimento se non la cogliamo nella sua accezione positiva. Nell’interpretazione negativa cogliamo un significato implicito di recriminazione, una sorta di colpa dell’altro per non essere rimasto come era nella fase iniziale dell’innamoramento. Lo rimproveriamo di non essere più quella persona  su cui avevamo posto tutte le nostre aspettative. L’amore, invece, ha bisogno di evolvere e cambiare, per poi potersi incontrare di nuovo nella nostra versione più evoluta. Aspiriamo a ciò quando ci sentiamo liberi di esprimerci, di fiorire con le nostre peculiarità senza temere di non poter più piacere all'altro. Questo cammino implica una consapevolezza del singolo, delle proprie fragilità e punti di forza, un percorso della persona che non teme di mettersi in gioco o in discussione con le proprie dinamiche di comportamento.  Significa approcciare la vita di coppia con fiducia, parlare con la verità del cuore senza timore del giudizio, sentirsi di poter entrare in contatto con i propri bisogni e desideri, senza il peso di ciò che è giusto o sbagliato. Credo che l'Universo nella sua perfezione lavori affinché anime predestinate si presentino all’appuntamento per compiere insieme un percorso più o meno lungo, grazie al quale poter crescere. Ogni incontro vissuto autenticamente e con coraggio è una grande possibilità per la nostra evoluzione spirituale.          

23/03/2025 11:10
FilosofArte: due libri per due sindaci, Fioravanti e Paolorossi protagonisti al ristorante "Officina" di Civitanova

FilosofArte: due libri per due sindaci, Fioravanti e Paolorossi protagonisti al ristorante "Officina" di Civitanova

Nella serata di venerdì 21 marzo presso il ristorante “Officina “. il Consigliere Comunale Gianluca Crocetti con la sua rassegna FilosofARTE è riuscito, ancora una volta, a creare uno spazio di confronto libero e stimolante, riunendo ben tre sindaci marchigiani allo stesso tavolo: Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova Marche, Luca Paolorossi sindaco di Filottrano e Marco Fioravanti Sindaco di Ascoli Piceno.  Dopo un’ introduzione del sindaco Fabrizio Ciarapica e del consigliere Regionale Pierpaolo Borrioni il dibattito è subito entrato nel merito con la presentazione dei due libri “I miei primi cento anni“ e “Noi siamo l’ambiente”, scritti rispettivamente dai due ospiti Luca Paolorossi e Marco Fioravanti. Interessante conoscere questi due uomini, così diversi e allo stesso tempo uniti nell’intento di creare una realtà circostante migliore. Entrambi sostenitori di uno spirito critico e di un'osservazione onesta dei fatti. Marco Fioravanti con le sue parole, frutto di studi e approfondimenti, sensibilizza il lettore ad una nuova consapevolezza dell'ambiente, ricordando che da esso dipende la nostra sicurezza e la salute. Egli propone un cambiamento culturale, che prevede il prendersi cura del contesto in cui viviamo, dove costruiamo le nostre case e le attività economiche. Luca Paolorossi, imprenditore di successo e stilista, dotato di una personalità esplosiva si racconta con spontaneità, definendosi un “sindaco del fare”, non ama il  rigore istituzionale in cui non si riconosce, preferisce comunicare ed agire in modo aperto e diretto. Motivo per cui ha scelto di svelarsi nel suo libro “I miei primi cento anni”. Paolorossi ci dice che alla base di questo scritto c’è la volontà di non lasciare nulla al non detto, ci racconta i fatti nella loro verità, riconoscendo con coraggio ed umiltà  i propri errori e fragilità. Tornando al suo incarico politico, ci confessa di devolvere il suo stipendio mensile ad associazioni benefiche, perché per sua esperienza diretta ha imparato l’umiltà della gavetta e l’impegno in ciò che si fa, per cui si impara prima il mestiere e poi si guadagna.  A conclusione dell’interessante dibattito, il cantante lirico Augusto Celsi si è esibito con la sua magnifica voce, emozionando il pubblico.             

22/03/2025 16:10
Fine di un matrimonio

Fine di un matrimonio

Lui la guardò. - “E’ finita”, le disse. Furono le ultime parole che pronunciò guardando negli occhi sua moglie. Un  silenzio denso piombò su di loro, riempiendo ogni angolo della casa, a colmare quel vuoto che si era fatto spazio tra di loro, che li stava svuotando di tutto, anche dell’aria. Da quel momento nel cuore di lui qualcosa smise di battere;  un corto circuito blocco’ ogni passaggio di emozione, ogni sentimento anestetizzato. In quell’istante lei venne cancellata dalla sua vita, depennata, proprio come si fa con lista della spesa. Non era contemplato altro modo per sopravvivere, lui aveva capito:  lei aveva già deciso. Quella cucina che per due decenni aveva custodito l’intimità della loro quotidianità tra risate e futili litigi, sarebbe diventata testimone di qualcosa che non sarebbe più esistito. Lei se ne sarebbe andata e avrebbe chiuso per sempre quella porta che l’aveva vista tornare infinite volte a casa, con la gioia ingenua di chi crede che il proprio amore sia speciale, invincibile.     Si guardarono intorno sbigottiti, una sensazione di ineluttabilità plasmava ogni oggetto che li circondava. Tutto ciò che fino a pochi istanti prima poteva ancora avere l’illusione di rassicurante familiarità, all’istante divenne la testimonianza di una vita che non sarebbe più stata.   Quel giorno la fine arrivò senza preavviso. Un banale litigio, apparentemente come gli altri, segnò per sempre la morte di un amore e con esso il destino  di entrambi.   Lei tacque, si diresse verso la  grande finestra del salone sulla cui soglia tante volte si era appoggiata per osservare quel mondo fuori, del quale ora anche lei avrebbe fatto parte. Quelle mura di certezze che per anni l’avevano protetta, si stavano sgretolando e lei doveva essere forte per ricominciare a camminare sola tra sconosciuti, ignari del peso che portava dentro. In quel momento avrebbe desiderato urlare e combattere per salvare quello che rimaneva del sogno di un amore che si stava frantumando, ma rimase immobile. Stava morendo una parte di lei, doveva lasciare andar la moglie che era stata e la donna che aveva scelto e creduto in  quella vita. Doveva lasciar andare lui.   Lo sentì alle sue spalle, si girò con la lentezza di chi sa di essere condannato ed aspetta il verdetto.   Si guardarono a lungo negli occhi; fu l’ultima volta come marito e moglie. Fu l’inizio della fine di un matrimonio.                    

16/03/2025 11:15
Dialogo con il nostro bambino interiore: come ascoltarlo per costruire relazioni sane

Dialogo con il nostro bambino interiore: come ascoltarlo per costruire relazioni sane

In ogni essere umano risiede un "bambino interiore" di cui spesso si ignora l’esistenza, la cui voce, invece, è importante, perchè ci racconta il nostro lato più sensibile. Qui vengono custodite le esperienze dell’infanzia che inconsapevolmente oggi ci condizionano, influenzando la nostra capacità di costruire relazioni sane. Può capitare che da bambini si sperimenti il rifiuto o l’abbandono emotivo, nonostante i nostri genitori abbiano fatto del loro meglio per garantirci una stabilità affettiva. Molteplici situazioni di vita quotidiana, impercettibili per un adulto, potrebbero risultare così significative per un bambino da restare sepolte nel suo inconscio, continuando ad influenzare il comportamento e le relazioni da grandi. Il nostro bambino può comunicare i suoi bisogni inespressi a volte con un atteggiamento di difesa, dettato dalla paura di fidarsi degli altri, oppure con eccessiva disponibilità credendo di non meritare un amore incondizionato. Chi ha avuto una presenza genitoriale incostante, dove l’amore è stato imprevedibile, tenderà a vivere relazioni nelle quali non mettersi completamente in gioco. Si rimane sulla soglia della porta, senza entrare del tutto, senza sentirsi mai pienamente scelti ed amati. Si cerca questa forma di amore perché è l’unica che si conosce: è un’ambivalenza che, per assurdo, ci fa sentire più a nostro agio che nella certezza. In maniera disfunzionale si rimane legati a queste situazioni perché si riagganciano alla speranza sempre alimentata fin da piccoli di poter passare dall’essere un'opzione ad una priorità. Oppure c’è chi fin da bambino "era già grande", perchè ha dovuto prendersi cura di un genitore emotivamente fragile. Questo sarà un adulto che tenderà ad assecondare le esigenze degli altri, senza riuscire a porre confini sani con un "no" per rispettare i propri bisogni e desideri. Il primo passo per guarire il nostro bambino interiore è fermarsi ad ascoltarlo, riconoscere la sua presenza ed accogliere le sue fragilità con amore. Da adulti, questo credito d’amore del bambino che non ha ricevuto le cure adeguate, non possiamo chiederlo all’esterno: in una relazione sana nessun adulto può amare un altro adulto come se fosse un bambino. Soltanto noi possiamo amarci con gentilezza e comprensione, regalandoci tutte le cure che daremmo ad un nostro figlio. Guarire il nostro fanciullo interiore ferito è un viaggio profondo di consapevolezza, impegnativo ma necessario per alleggerirci dal peso del passato, per aprirci alla possibilità di vivere legami solidi. Impariamo ogni mattina ad osservarci allo specchio con accoglienza, a riconoscere il nostro valore e a trattarci con amore e rispetto. Lasciamo andare vecchie convinzioni interne che ci mentono, convincendoci di non essere abbastanza. La gratitudine è un’arma potente che ci permette di vivere nell’abbondanza, di avere fiducia in noi stessi e nella vita, ricordando che ogni persona merita la felicità.  

09/03/2025 12:50
Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Era bello lui! Capelli castani dorati, occhi nocciola, caldi come il tepore di un camino acceso quando fuori è freddo. Così lo ricordo, lui, il bambino della prima fila, quello bravo, il prediletto dalla maestra, quello che con l’espressione seriosa e quasi scontrosa, sapeva già tutto. Io riservata, seduta al banco in fondo, in ultima fila; lo osservavo con una certa soggezione. Guardavo quel maglioncino di lana a righe nei toni della terra, che vestiva una schiena che, seppur ancora piccolina, si presentava dritta e fiera. La lontananza e la mia timidezza rendevano ogni giorno un vero inferno: c’era una distanza incolmabile tra il mio desiderio di chiedergli un temperino e tutti quei banchi tra di noi. La mattina percorrevo la strada che mi conduceva a scuola con una certa agitazione mista ad euforia, facevo di corsa le due rampe di scale fino alla mia classe, per poi bloccarmi sulla soglia della porta, sopraffatta dagli eventi e rassegnata mi sedevo al mio posto. Eravamo alla fine degli 70, in quel tempo la nostra Playlist musicale era: Isotta, Furia, Zorro, La bella lavanderina… Allora ebbi la fortuna di una maestra illuminata che, un giorno a ricreazione, chiuse la porta della nostra classe, fece spazio, accese un giradischi giallo e tempo qualche secondo fece partire la nostra canzone:  “Isotta Isotta dai che ce la fai, Strombetta, metti la marcia e vai!” Entusiasti cominciammo tutti a ballare! In una manciata di minuti avvenne la magia! Le tre file di banchi tra me e lui scomparvero, in un’istante conobbi la felicità! La gioia è l’emozione più desiderata dall’uomo a cui noi tutti tendiamo fin dalla prima infanzia. Credo che il suo significato più vero non sia tanto nell’emozione in sé nel momento stesso in cui la viviamo, che dura pochi istanti per poi dissolversi, ma nel percorso che viviamo per arrivare alla sua conquista. Quando siamo nel flusso, l’emozione che sperimentiamo è più profonda rispetto alla soddisfazione finale che otteniamo quando si avvera un desiderio. Durante il processo scopriamo noi stessi, acquisiamo nuove conoscenze, evolviamo, affrontiamo sfide e difficoltà fino ad arrivare al raggiungimento dell’obiettivo. Ogni passaggio di questo percorso ci dona gratificazione e fiducia conducendoci alla meta. La gioia non è legata solo al conseguimento del proprio sogno, ma alla capacità di vivere con consapevolezza e apprezzamento l’esperienza presente del viaggio, che porterà alla sua realizzazione.

02/03/2025 11:00
Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Quando abbiamo un malessere tendiamo ad arrovellarci alla ricerca della causa e di una soluzione immediata, la mente viene invasa da pensieri ed ipotesi alternative che possano condurci ad una risposta. Mettiamo in atto un’ immane fatica che ha come unico risultato di  aumentare la confusione. Se, invece, provassimo a fare il contrario? Se cominciassimo a fermarci ad ascoltare il vuoto dentro di noi?  Concedersi di non far niente per permettere di far emergere un’energia naturale che risiede in noi ma che soffochiamo spesso con pensieri tossici ripetitivi o con  preconcetti condizionati dalla cultura e dal contesto in cui viviamo. Proviamo ad abbandonare ogni sforzo, prendiamoci un momento per respirare profondamente, per ridurre l’attivazione del sistema nervoso simpatico, responsabile della risposta “lotta o fuga”. La respirazione lenta e profonda stimolerà il sistema parasimpatico che induce calma e rilassamento. Ora immaginiamo il nostro volto felice, soddisfatto; questo semplice esercizio può riattivare energie nascoste che spostano la visuale dal malessere presente ad un altro lato di noi che può condurci a nuove prospettive, sistemando in modo naturale le cose. Più continuiamo ad analizzare il problema, più ci perdiamo dentro, la  nostra mente ha il potere di ingigantire le difficoltà con scenari a volte autolimitanti. Prendere le distanze dalla nostra inquietudine, osservarci in modo diverso può ridimensionare la realtà circostante a cui riusciamo a dare un significato differente. Rimanere fermi su opinioni rigide può condurci lungo una strada chiusa dove non troviamo una via d’uscita. Dall’altro, abbracciare la flessibilità, lasciarsi condurre dal flusso della vita ci apre a nuove prospettive, allora cominciamo a fare ciò che ci viene naturale, in modo spontaneo perché lì troviamo la nostra reale identità a la risposta giusta per noi. Cedere all’energia naturale che sentiamo dentro di noi ci consente di manifestare la nostra essenza. Prendere un primo distacco dal problema presente ci permette di non identificarci con esso, comprendiamo che stiamo vivendo un momento difficile, ma è solo un momento, noi non siamo il nostro malessere. Così proviamo a sostituire i pensieri negativi con quelli positivi. L’insegnamento più potente è l’accettazione dell’incertezza come parte dell’esperienza umana, la nostra vita è piena di situazioni imprevedibili per cui agire senza aspettarsi che ogni cosa sia perfetta ci può donare una sensazione di libertà e serenità.  

23/02/2025 11:00
La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

In quanto essere umani mortali viviamo una condizione di precarietà, nulla è scritto e per quanto cerchiamo di controllare, prevedere e pianificare la nostra esistenza, dobbiamo accettare la vulnerabilità e confrontarci con la nostra finitezza. La stessa filosofia stoica ha considerato la fragilità umana come un aspetto inevitabile della vita, una condizione naturale. Non possiamo gestire il destino e gli eventi esterni, ma solo la nostra reazione ad essi. L’uomo vive in una perenne tensione tra il voler raggiungere la perfezione ed il riconoscimento dei propri limiti. Gli eroi greci ci insegnano che  sebbene fossero dotati di eccellenti capacità erano pur sempre esposti ai fallimenti. Pensiamo ad Achille, nonostante fosse il guerriero più potente di tutti viene sconfitto da una freccia che lo colpisce proprio nel suo punto vulnerabile, il tallone. Lo stesso Ulisse, coraggioso e astuto combatte contro le sue stesse paure ed emozioni. Fragilità non significa debolezza, anzi quando l’accettiamo può diventare una risorsa potente che ci permette di crescere, di esprimere la nostra autenticità e di connetterci agli altri. Nel momento in cui riconosciamo ed accettiamo i nostri limiti costruiamo un legame profondo con le nostre emozioni e cominciamo un cammino di consapevolezza che ci permetterà di migliorare ed evolvere. Solo partendo dalle fragilità possiamo mettere in atto un percorso che ci insegni quella forza necessaria per affrontare ogni difficoltà e spingerci a rivedere vecchie convinzioni e a cercare nuove soluzioni per una realtà più solida. Nella nostra società si ostenta la perfezione e l’autosufficienza, mentre la fragilità viene spesso ignorata e nascosta. Questo approccio può avere gravi ripercussioni sulla nostra capacità di entrare in contatto con noi stessi e con la nostra reale natura.  Esternare le fragilità per condividerle con gli altri ci rende umani e ci avvicina agli altri. Nel momento in cui ci sveliamo all’altro senza maschere viviamo un senso di appartenenza, di maggiore intimità nelle relazioni e sperimentiamo un nuovo coraggio. Comprendere che la bellezza risiede anche nelle imperfezioni ci permette di essere vulnerabili ed apre la porta ad una comunicazione genuina. Accogliere la fragilità, nelle sue infinite potenzialità, ci dona l’opportunità di vivere con più intensità, in armonia con gli altri.    

16/02/2025 11:20
Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Immaginiamo un gruppo di prigionieri che fin dalla nascita sono rinchiusi in una caverna, legati in modo tale da poter vedere sulla parete di fronte solo ombre proiettate dalla luce di un fuoco. Questi poverini, non avendo mai visto null’altro nella loro vita, credono che queste ombre costituiscano la realtà. Un giorno, uno di loro si sveglia da questa illusione perché viene liberato e condotto fuori dalla caverna, dove scopre la vita reale con il cielo, il sole, la natura… Quando l’uomo torna dagli altri per liberarli, cercando di spiegare loro la verità, questi lo deridono e si rifiutano di credere alle sue parole. Per loro risulterà troppo difficile dubitare delle convinzioni nelle quali hanno sempre creduto e su cui hanno basato la loro esistenza. Con questa allegoria Platone, nel settimo libro della "Repubblica", rappresenta la prigionia psicologica di coloro che, vivendo nella propria realtà ristretta, sono incatenati da percezioni sensoriali limitate. In particolare, le ombre  simboleggiano le credenze ed i condizionamenti ricevuti, che accettiamo con schemi mentali rigidi senza alcun pensiero critico. Spesso ignorare costituisce uno status più comodo e rassicurante piuttosto che aprirsi ad una realtà più ampia. Questa tendenza della mente umana ad accontentarsi di ciò che è familiare, resistendo al cambiamento è evidente nel rifiuto di accettare la verità da parte degli altri prigionieri. Mettere in discussione la propria vita, benché misera ed infelice, per abbracciare l’ignoto, comporterebbe una grande dose di coraggio. L’ascesa alla luce del sole da parte del prigioniero, anche se inizialmente accecante e dolorosa rappresenta l’illuminazione intellettuale e filosofica a cui può ambire un uomo libero da preconcetti. Il processo di apprendimento è effettivamente spesso doloroso, perché ci porta a dover affrontare, a volte, un verità che non ci piace. Il Prigioniero che esce dalla caverna è l’uomo che compie un percorso evolutivo di consapevolezza interiore, che superando i propri pregiudizi riesce ad accedere alla luce di una conoscenza più ampia del mondo circostante e di sé stesso. Il filosofo greco ci invita a cercare un significato più profondo della realtà, a non accontentarsi delle ombre che sono immagini superficiali delle cose, per ambire ad apprendere la conoscenza, simboleggiata dal sole. 

09/02/2025 10:30
Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

"Sogni d’oro e che Dio ti benedica". In una frase, l’intimità di un mondo familiare che inconsapevolmente si perpetua per generazioni. Ogni sera, da bambina, sotto le coperte attendevo impaziente quella promessa, sicura che non sarebbe mai stata disattesa. In una manciata di secondi si consumava un gesto d’amore che racchiudeva in sé un senso di eterno. Nel buio silente, che precedeva il sonno, la luce soffusa che filtrava dal corridoio portava con sé la voce calda e rassicurante di mia madre che, affacciata sull’uscio della porta della camera, mi avvolgeva come un mantello magico per condurmi nel mondo dei sogni. Un rituale che negli anni non ci ha mai lasciato, è stato sempre lì ogni giorno, assumendo forme diverse, accompagnando così la mia crescita. Un patto d’amore rinnovato ogni sera, lei non era una donna dai grandi abbracci, non li aveva mai ricevuti, così provava una sorta di pudore nel lasciarsi andare alle smancerie, ma in quelle poche parole mi svelava il suo universo intero. Ogni volta era come se mi dicesse: "dormi serena e sogna ...sogna caldi soli e cieli azzurri, fiori gialli e romantici tramonti...lasciati andare al sonno con dolci pensieri, io sarò sempre al tuo fianco e ti proteggerò". E così è stato finché ha potuto, poi un giorno non ce l’ha fatta e quella sera c’è stato il silenzio. Un silenzio assordante, nessuna parola, il vuoto, un buio freddo. Ho supplicato che quella porta si aprisse, che quella luce morbida arrivasse a me come miele per il cuore, ma non successe, in quel momento il mio mondo si spense. Ora sono una mamma e non c’è sera in cui non mi avvicini a mia figlia per sussurrarle all’orecchio: "Sogni d’oro amore mio e che Dio ti benedica". Ogni volta in cui pronuncio questa frase, sento la voce di mia madre che me la ripete dolcemente e nel pronunciarla io mi riconosco mamma e ritorno ad essere figlia. Sento la forza di un bene che prende intensità nel suo replicarsi e trasmettersi di generazione in generazione e comprendo che l’amore è un’energia che non conosce tempo e spazio. In questa nuova consapevolezza la sera, prima di abbandonarmi al sonno, lascio che la luce torni a riscaldarmi. La connessione che attraversa le generazioni è un sottile filo rosso invisibile che si tramanda di padre in figlio attraverso i secoli, intessuto nei gesti, nelle parole, nei rituali quotidiani, in ogni piega di una vecchia tovaglia stirata esattamente in quel modo. Un legame che contribuisce a delineare le dinamiche psicologiche che ci porteranno a ripercorrere gli stessi binari già tracciati moltissimo tempo prima di noi. Siamo un tutt’uno con il passato e conoscere la storia di chi ci ha preceduto ci può far ritrovare un senso di completezza ed un’armonia che nasce dal riconoscere il nostro posto in una trama senza fine. (Credit foto: Steve Allen / Shutterstock.com)

02/02/2025 11:40
"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan" è una frase giapponese che con tre semplici parole riesce ad esprimere una sfumatura dell'anima. È quella intuizione del tutto illogica che sa di destino e che ci attraversa come un presagio, quando ci troviamo di fronte ad una situazione, ad una scelta o ad una persona per la prima volta. In amore è il momento esatto in cui, incrociando lo sguardo di uno sconosciuto, avvertiamo un legame profondo. Prende così forma una connessione alchemica, in cui il nostro cuore, con una sorta consapevolezza silenziosa, riconosce ciò che dovrà accadere. Prende vita una  promessa d'amore che non ha fretta, è un sentire superiore che si affida al destino. Si assiste al nascere di un legame emotivo che potrebbe ricordare un colpo di fulmine. Seppure sembrino eventi simili, in realtà il loro sviluppo segue strade molto diverse. Il Colpo di fulmine è una scintilla che si accende come un lampo improvviso, è un desiderio immediato ed illogico di conoscere una persona fino a quel momento estranea. È un'esperienza che, a volte, confonde fino ad idealizzare l'altro, rendendolo protagonista di un sogno che abbiamo costruito senza ben considerare la realtà. Il "koi no yokan" è invece un'intuizione che nasce con voce leggera dentro di noi e che matura con il tempo. È una sorta di conoscenza innata che non ha urgenza di esprimersi, fiduciosa in un senso di inevitabilità.  Si vive con forza calma la consapevolezza di un amore che ancora non esistente ma che sappiamo nascerà ed evolverà. Il colpo di fulmine è una questione di chimica, è simile ad una reazione immediata che può essere spiegata anche da fattori biologici ed ormonali; il koi no yokan è invece una connessione più profonda e misteriosa che implica la trasformazione di un incontro in qualcosa di prezioso. Come gli alberi spogli d’inverno accettano il vento gelido fiduciosi che la primavera arriverà portando con se la vita, i fiori ed i frutti, così un incontro tra anime non teme né il passare del tempo, né le distanza né situazioni momentaneamente avverse.  I due cuori pazienti sanno che la fioritura arriverà; è un'alchimia tra due essenze che non si consuma velocemente ma che si concede il tempo per conoscersi ed evolvere insieme. Come è possibile, in un mondo in cui la razionalità spesso domina, applicare questa sorta di sensazione sottile che si prova davanti ad una situazione che ci suggerisce che sta per accadere qualcosa di significativo, come se fosse già tutto scritto nel nostro destino? Considero importante affidarsi al proprio intuito, lasciare che gli eventi seguano il loro corso, senza forzare situazioni, accogliendo invece quei  momenti che sentiamo giusti. Penso sia essenziale vivere senza troppe aspettative rigide, per abbracciare  l’incertezza, consapevoli che alcune esperienze possano avere un significato non subito evidente.          

26/01/2025 10:50
"L'ultimo giro di giostra: un viaggio inaspettato"

"L'ultimo giro di giostra: un viaggio inaspettato"

Sono in viaggio, un viaggio inaspettato, quelle cose che ti accadono, e ti chiedi: "Perché?". È come quando cammini tranquillamente per i fatti tuoi e all’improvviso ti arriva quel sassolino dispettoso, che decide di fare quel salto in alto da primato proprio dentro la tua scarpa, e ti chiedi: "E ora, che bisogno c’era?!".  La mia morte è arrivata così! Avrei voluto tanto proseguire questa passeggiata, ma era già scritto in questo modo. Succede e basta! Mentre prepari la valigia dei ricordi, tra esperienze belle e brutte, all’improvviso vedi il tuo film, dove stavolta sei la protagonista assoluta con un gran finale! Ripercorri la tua esistenza che, di colpo, appare come un lampo senza tempo, un momento sfumato in pochi secondi. Ora la pesantezza delle preoccupazioni quotidiane diventa ridicola; ormai da spettatore osservi dall’alto un palcoscenico tutto sommato popolato da pochi attori, ciascuno con il suo ruolo ben preconfezionato che inconsapevolmente recita, seguendo attentamente una sceneggiatura già scritta. Tu sai che io non ho mai seguito quel copione, ero una strana,  perché fuori da quegli schemi, libera ed impulsiva. Sentivo con il cuore prima che con la mente e questo mi ha portato spesso a battaglie inutili.  Ma allora ignoravo di far parte di questo grande spettacolo. Ah se avessi saputo prima di questo scherzetto, quanto avrei vissuto diversamente. Avrei sostituito un sorriso ad ogni lamento, mantenendo integra quella gioia fanciullesca che in qualche modo mi apparteneva. Avrei viaggiato e conosciuto persone, invece di chiudermi in un guscio protettivo, per paura di vivere la vita fino in fondo. Ho preso troppo sul serio questo gioco chiamato vita. Sono salita sulle montagne russe non sapendo di essere alle giostre! Ho dato valore a cose, persone e situazioni che non lo meritavano, perdendo di vista me stessa e coloro che più amavo. Solo alla fine ho imparato quanto fosse importante lasciare andare, affidarsi all’Universo con fiducia, senza il bisogno di tenere tutto sotto controllo. Nel tentativo di controllare il mondo, ho dimenticato la mia voce, che mi implorava di amarmi. Cercavo fuori le conferme d’amore senza comprendere che ero io l’amore in tutte le sue forme. Ormai per me è inesorabilmente tardi e non c’è più un secondo appello! Che la mia esperienza ti insegni a cogliere la vera essenza della vita, ad assaporare il tempo presente, ad alleggerirti dai pensieri inutili per lasciare spazio alla gioia e all’amore. Impara a conoscerti bene ed esprimi liberamente chi sei.    

19/01/2025 11:30
Giuseppe Cruciani, l'uomo dietro il personaggio (FOTO)

Giuseppe Cruciani, l'uomo dietro il personaggio (FOTO)

Giuseppe Cruciani arriva all’appuntamento con il suo cappello a falda larga, occhi vivaci nascosti dietro grandi occhiali ed un sorriso gentile, a tratti sornione. Cominciamo con un ricordo della sua infanzia, del giorno in cui da bambino, girando continuamente “come una trottola” intorno al tavolo del salone della casa dei nonni, prende un colpo in testa con cinque punti di sutura. E da qui, ridendo, mi dice: “Magari è proprio questa botta il momento in cui la mia testa ha preso questa direzione!”. Con tono serio, mi racconta di aver avuto un legame profondo con la nonna paterna, con la quale ha vissuto gran parte della sua infanzia a Roma. Fin da piccolino ha la passione per il calcio, parlando dei suoi giochi preferiti, con un sorriso furbo mi racconta di una sorta di nascondino al buio che faceva con i suoi compagni adolescenti per aver un minimo di contatto fisico con le prime ragazze. Cresce, studia discipline classiche,una laurea in Scienze Politiche ed i primi articoli come giornalista. Quando gli chiedo se ci sia stata una figura che lo abbia ispirato nella vita, mi racconta del suo incontro con Pannella in Radio Radicale: l’uomo che lo ha introdotto al sigaro e che gli ha svelato una nuova visione dell’idea di libertà. Sull’argomento sogni da realizzare, sostiene di non aver mai avuto obiettivi specifici da perseguire, come diventare un conduttore radiofonico o una persona popolare. “Non ho mai pianificato nulla, ho vissuto in modo spontaneo, ho lasciato fluire, permettendo che le esperienze venissero a me, così la vita ha preso il suo corso naturale. Sono curioso, mi piace informarmi, parlare in pubblico su ciò che accade nel mondo e condividere i mie pensieri. Amo il confronto ed il dibattito, sono appassionato di democrazia e sento forte il valore della libertà in tutte le sue espressioni”. Parlando del suo talento nel comunicare con il pubblico, si accende in lui una luce e manifesta con entusiasmo la notevole importanza che attribuisce all’uso della parola. Proclama la totale libertà di espressione, sostenendo che l’ imposizione di determinati termini a scapito di altri, rappresenti una forma insidiosa di condizionamento psicologico. È un uomo creativo, sempre alla ricerca di nuovi format radiofonici in cui possa esprimere pienamente la propria identità. Nella sua trasmissione in Radio è fiero di aver creato qualcosa di originale ed unico; ha sviluppato il valore dell’accoglienza, dando la possibilità a persone diverse tra loro di esprimere la propria voce. In questo modo ha contribuito a restituire una fotografia autentica dell’Italia nelle sue mille sfumature. Nel corso della conversazione mi rendo conto di dialogare con una persona empatica, affascinato dall’esplorazione dell’animo umano, dotato della capacità di entrare in connessione con le persone. Il suo atteggiamento apparentemente cinico è per lui necessario  per avviare un confronto reale e genuino con gli altri. Sostiene di non aver paura del declino del successo, perché sa che nella vita ogni cosa è naturalmente ciclica, inizia e finisce. Cerca di conservare più a lungo possibile questo momento favorevole, vivendo con passione e presenza il suo presente. La critica non lo spaventa, anzi il il contesto ostile lo stimola. Accoglie volentieri la critica costruttiva, credendo nell’onestà intellettuale di chi si confronta con lui. Deve invece fare spesso i conti con il suo critico interiore, che con il tempo sta imparando a gestire. Alla domanda cos’è per lui la felicità, scopro un Cruciani quasi romantico nel descrivere il suo luogo dell’anima in un paesaggio estivo di montagna al tramonto, mentre fuma il suo sigaro. Nel momento dei saluti percepisco di aver appena conosciuto una persona autentica e congruente tra il suo modo di essere ed il suo personaggio. Un uomo che ha trovato il suo più profondo significato di libertà nel non nascondersi e nella trasparenza dei propri pensieri.

12/01/2025 17:35
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