Medico che chiede soldi per il rilascio di un certificato di astensione dal lavoro: quali le responsabilità?
Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente la tematica relativa al Servizio Sanitario Nazionale e nello specifico alla legittimità o meno di richiedere dei soldi da parte del medico ai propri pazienti per il rilascio di un certificato di esenzione dal lavoro. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana alla domanda posta da una lettrice di Macerata che chiede: “E’ legittima la condotta del medico di chiedere dei soldi per il rilascio di un certificato di esenzione dal lavoro?”
Il caso di specie ci offre l’occasione di far chiarezza su una questione estremamente attuale, sulla quale ha avuto modo di pronunciarsi la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19409/2025, che si va ad inserire nel solco giurisprudenziale volto a tutelare la legalità e la correttezza dell’azione amministrativa, anche nel settore sanitario, riaffermando il principio secondo cui le prestazioni rientranti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) devono essere erogate gratuitamente e senza indebite sollecitazioni economiche. Nel caso di specie, un medico di medicina generale, convenzionato con il SSN, veniva rinviato a giudizio per aver richiesto ai propri assistiti somme di denaro (pari a 30 euro) in cambio del rilascio di certificazioni di astensione dal lavoro. Tali certificazioni, per legge, costituiscono prestazioni dovute nell’ambito del servizio pubblico e, pertanto, devono essere rilasciate gratuitamente. La vicenda arrivata in Cassazione, dove veniva risolta con la conferma della condanna del medico ai sensi dell’art. 322, comma 3, c.p., la cui norma punisce l’istigazione alla corruzione posta in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, tenendo conto dell’irrilevanza, ai fini della configurabilità del reato, del tono della richiesta o la modicità dell’importo richiesto, riguardo invece alla potenzialità dell’offerta a determinare una violazione dell’interesse pubblico tutelato dalla norma. La Corte ha altresì precisato che, per l’integrazione del reato, non è necessario che la condotta sia reiterata nel tempo: è sufficiente un singolo episodio se questo si pone in contrasto con i doveri d’ufficio e con i principi di imparzialità e correttezza che regolano l’azione del medico convenzionato con il SSN.
Pertanto, in risposta alla domanda dalla nostra lettrice e in linea con la più autorevole e consolidata giurisprudenza di legittimità, si può affermare che: “La condotta del medico del SSN che richiede soldi ai propri pazienti in cambio del rilascio del certificato di astensione dal lavoro configura il delitto di istigazione alla corruzione in quanto la sua lesività risiede nella potenzialità dell’offerta indebita indipendentemente dall’effettiva percezione di un’utilità economica o dalla reazione del paziente”(Cassazione Penale, Sez. VI, 28.02.2025, n. 19409).
Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
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