L'Arte di Essere Felici

La stanza dei sogni: il luogo dell’anima del nostro bambino interiore

La stanza dei sogni: il luogo dell’anima del nostro bambino interiore

Un tiepido pomeriggio d’estate in un giardino vicino al mare, la casa dei nonni, una bambina cammina curiosa accanto ad un’aiuola che costeggia il sentiero di sassolini che collega il cancello alla porta dell’ingresso. Ogni fiore celebra un colore e racconta storie di sogni che suo nonno ha seminato con mani pazienti. Lei avanza attratta dal profumo che l’avvolge, sente nell’aria un anelito di spensieratezza e di promesse. Sta per abbracciare i suoi nonni e varcherà la soglia della casa che per lei è un tempio sacro di ricordi e segreti, dove ogni stanza, seppur familiare, nasconde il fascino di ciò che resta da scoprire. Arriva alla grande cucina, il cuore pulsante dell’abitazione. Il luogo di emozioni espresse e taciute, di pensieri condivisi, di dolori, delusioni, aspettative tradite e gioie. Tutto intorno ad un tavolo, testimone silente di storie vissute. Nel passato che si intreccia al presente lei si muove con naturalezza, sente di far parte di questo mondo. C’è un richiamo antico che la spinge a salire i due scalini che separano il quotidiano dalla sala dei pranzi delle feste. In mezzo una scala, che come per magia la guida verso l’alto, al piano di sopra, dove l’attende la sua stanza preferita. La porta è semi aperta, le persiane socchiuse, nella penombra si intravede il pulviscolo che prende forma dalla luce dei pallidi raggi di un tramonto estivo. Nell’aria l’odore inconfondibile di carta ingiallita, rilegata in vecchi libri disposti ordinati uno dietro l’altro, pronti a raccontare storie di amori, di avventure e di misteri. Quelle mura l’attraggono e come in un incantesimo la guidano nel regno della fantasia dove illimitati mondi si dischiudono ed insieme a loro la possibilità di vivere infinite vite.  La bambina trova qui la sua quiete, circondata dai libri, in ognuno una promessa di emozioni, sogni e progetti. Un rifugio di parole ed immaginazione in cui poter volare con cuore leggero e curioso. Tornare indietro con la memoria alla stanza dei sogni della nostra infanzia, ci permette di riavvicinarci al luogo dell’anima del nostro bambino interiore. Qui possiamo ricontattare le nostre passioni più vere e comprendere gli interessi che ci appartengono nel profondo, che rappresentano la nostra essenza più autentica. Da bambini siamo stati magici, perchè connessi con la nostra parte più integra e non ancora contaminata dal mondo esterno. Allora, avevamo la purezza originaria dell’anima, l’unica in grado di svelarci le nostre attitudini e talenti. Provare a ricordare il modo in cui giocavamo da bambini ci potrebbe aiutare a comprendere molto di noi e dei nostri desideri, a volte, ancora inespressi.  

05/01/2025 11:00
"Il cuore sogna, la mente realizza"

"Il cuore sogna, la mente realizza"

"Il cuore il tuo comandante, la mente la tua arma più potente". Cuore e Mente possono essere complici e lavorare in armonia? Sono due mondi che coesistono dentro di noi, ognuno rivendica il primato sull’altro, creando, a volte, veri e propri conflitti. La confusione si insinua nei nostri pensieri, ci destabilizza, facendoci perdere di vista il vero cammino della nostra anima. Nella diatriba per la supremazia, il Cuore è il Re assoluto, è la forza motrice che guida la nostra esistenza. Quando iniziamo ad ascoltarci con il cuore abbiamo la possibilità di entrare in contatto con l’anima che ci indica la strada da seguire per la nostra realizzazione. In questo modo permettiamo alla vita di fluire, per arrivare a ciò a cui siamo destinati. Se priviamo il cuore del suo reale valore, rischiamo di seppellire le nostre emozioni più profonde e vere. Così, per paura di uscire dalla nostra comfort zone, garante di una quiete apparente, ci accontentiamo di una finta felicità. Accettiamo il compromesso, per non vedere una realtà che non ci piace o per timore di deludere le aspettative altrui. Quando è il cuore ad orientarci, ci lasciamo attraversare dalle emozioni, provando una nuova energia che vibra in ogni nostra azione. Esso ci mostra i nostri desideri più veri, le nostre passioni e ciò che ci motiva e ci stimola ogni giorno. Se il cuore ci fa luce sui nostri sogni, la mente ci aiuta a realizzarli. Quest’ultima ci permette di valutare con intelligenza le azioni necessarie per percorrere la strada che il cuore, come una bussola, ci ha indicato. La mente è preziosa perché ci invita a quella  riflessione che ci dà la possibilità di trasformare un’intuizione o una passione in scelte di successo. Il cuore è la fonte d’ispirazione per i nostri desideri, mentre la mente ci offre gli strumenti necessari al loro raggiungimento. Hanno bisogno l’uno dell’altro, una mente senza cuore non ci permette di sentire la nostra vera essenza e di assaporare la vita nelle sue molteplici sfumature, mentre un cuore senza mente porta al caos. Sono due risorse che, se ben armonizzate, ci donano una vita piena ed intensa, consentendoci di prendere decisioni con compassione e determinazione allo stesso tempo.

29/12/2024 11:20
"Le famiglie felici si somigliano"

"Le famiglie felici si somigliano"

"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Così recita l’incipit del romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj. In poche parole la natura della felicità e dell’infelicità umana all’interno delle dinamiche familiari. Una famiglia felice è un concetto universale, un’immagine armonica di relazioni che si esprimono in una danza silenziosa di equilibri nascosti, fonte di benessere per i suoi partecipanti.  Non vi è alcuna condizione sociale che possa compromettere tale energia. Si respira un clima di rispetto reciproco, di collaborazione e di sostegno emotivo, si esce dal giudizio, l’unica cosa che conta è il benessere comune dove nessuno vuole prevalere sull’altro.  Non c’è competizione, ma desiderio di condividere la vita, lasciando gli altri liberi di svilupparsi come individui autonomi, senza alcuna aspettativa. I membri si sentono parte di un tutto e non entità separate. Una tale ritratto, dove i valori condivisi vengono supportati dalla fiducia, rappresenta una condizione facilmente riconoscibile, un’ideale di felicità che si esprime in modo simile nelle persone. Diversa è invece l’infelicità familiare che ha la capacità di assumere mille volti, che rispecchiano il vissuto di ogni componente in relazione all’altro. Possono essere molteplici le cause che portano dolore in una famiglia: mancanza di un reale legame emotivo, diversità di ideali, vedute e progetti distanti, problemi economici, malattie, tradimenti, traumi irrisolti, dipendenze, ruoli invischiati, manipolazioni, lutti. Ogni famiglia vive il proprio disagio con le sue sofferenze e traumi, frutto della molteplicità dell’esperienza umana. In questo contesto il Natale arriva impietoso per fare luce su ogni persona, illuminando le proprie dinamiche familiari, belle o meno belle che siano. È il momento in cui è vietato essere infelici, così la sofferenza si scioglie per magia intorno allo stesso tavolo e di fronte ad un brindisi si assiste alle resa momentanea delle armi.  La famiglia rappresenta una grande avventura per ogni essere umano dove poter mettere in scena la propria unicità per farla coesistere ed interagire più o meno felicemente con altre unicità.  Una possibilità di crescita se vissuta consapevolmente, con rispetto ed amore, dove ogni dinamica richiede empatia ed intelligenza.

22/12/2024 11:55
"L'inconscio in valigia e l'arte di viaggiare leggeri"

"L'inconscio in valigia e l'arte di viaggiare leggeri"

Quando nasciamo partiamo per un viaggio con la nostra personale valigia che, nel corso degli anni, diventa sempre più consistente, carica di esperienze gioiose e dolorose, ricca di sogni e rimpianti tutti lì stretti e compressi. Ogni cosa viene opportunatamente contenuta affinchè la valigia si possa chiudere. Camminiamo in mezzo agli altri con un bel trolley, spesso ben serrato con un codice segreto che rischiamo di dimenticare, perché noi quella valigia non l’apriamo mai! Completamente assuefatti al peso, crediamo che sia parte integrante di noi, così nel corso degli anni ci incurviamo sempre più. In questo modo ci sentiamo al sicuro. Poi accade un evento che ci costringe a fermarci per aprire la nostra valigia, in quel momento non c’è via d’uscita, dobbiamo osservare ciò che inconsapevolmente abbiamo riposto dentro nel tempo. Siamo liberi di non vedere e continuare a nascondere ciò che non ci piace oppure decidere di tirar fuori quel jeans ormai troppo stretto, strappato e consunto per ridargli nuova vita. La valigia può rappresentare il nostro Inconscio, non lo percepiamo consapevolmente, ma c’è ed ha un suo peso specifico! Secondo lo psicoanalista svizzero Carl Jung nell’essere umano coesistono due tipi di inconscio:  - L’inconscio personale che contiene tutti i ricordi, pensieri, emozioni e desideri strettamente legati alla storia individuale del soggetto, troppo dolorosi o scomodi, per cui sono stati in parte o completamente scacciati dalla coscienza. - L’inconscio collettivo è invece un concetto che appartiene a tutta l’umanità a prescindere dall’esperienza del singolo. Esso include: la nostra zona ombra, cioè tutte le parti di noi che rifiutiamo perché le percepiamo come negative e coincidono spesso con le nostre fragilità; l’anima che racchiude in sé l’energia maschile e femminile che coesistono in ognuno di noi; la nostra saggezza, rappresentata da Vecchio Saggio che con l’intuito e l’esperienza  ci guida; il Bambino che simboleggia l’innocenza, la trasformazione e la potenzialità. Tutte queste forze psichiche inconsce influenzano profondamente il nostro comportamento, le decisioni, le emozioni e la percezione della realtà.  Entrare in contatto e comprendere queste parti di noi così complesse significa alleggerire la nostra valigia per poter viaggiare liberi da pesi.      

15/12/2024 13:03
"Attese sospese nel tempo di una fermata"

"Attese sospese nel tempo di una fermata"

Apro gli occhi frastornata, credo di essermi addormentata per qualche istante, intorno a me movimenti concitati, un’energia colma di aspettative entra come una folata di vento a destabilizzare un’assonnata carrozza di un treno. Nella penombra della sera, quando la luce lascia il posto al buio con le sue innumerevoli possibilità, intravedo l’immagine di una donna che si sta sedendo proprio di fronte a me. Un’ansia silenziosa pervade lo spazio: il tempo di leggere qualche messaggio al cellulare ed eccola rialzarsi su come un grillo, estrae nervosamente un beauty dai meandri segreti della sua borsa e si dirige verso il bagno. Poco dopo sento riavvicinarsi il suo passo veloce, di chi non ha tempo da perdere, ed ancor prima arriva una scia di profumo, così intensa da poter inebriare tutte le undici carrozze del treno. Incuriosita osservo meglio la donna accennandole un sorriso, mi risponde quasi assente, è proiettata altrove, attenta a non sciupare il rossetto di fuoco appena ritoccato e l’intero make-up curato con l’attenzione di un pittore. Ha gli occhi brillanti di chi sta per vivere il suo Momento, quel credito con la vita a lungo atteso. Nella tensione del suo corpo longilineo avverto l’eccitazione per l’ignoto e la paura della delusione, ogni suo movimento è intriso di un’impazienza invisibile. Ha un volto magro e vissuto, di quelli che hanno affrontato diverse battaglie e che ora sono lì, presenti per rivendicare un’altra chance, forse una nuova possibilità d’amore? Chissà! Sono trascorsi appena trenta minuti, il treno rallenta, è la sua fermata! Con il cuore in tumulto si alza, afferra trepidante la borsa colma di speranze e va incontro al suo destino. Rimango affascinata da questa breve immagine in cui sento tutto il potere dell'Aspettativa. Una parola che racchiude in sé un grande significato, dal latino "expectare": aspettare. Composta a sua volta da "ex: fuori" e da "spectare: guardare". E’ un delegare fuori, all’altro la nostra felicità. Caricare un incontro di aspettative che rispecchino i nostri desideri più profondi ci può rendere fragili ed agitati, perché non abbiamo nessun controllo su ciò che è esterno a noi, portando, a volte, alla disillusione. In realtà non ti ha deluso la persona, ma ciò che tu ti aspettavi, ti delude l’immagine idealizzata che avevi costruito nella tua mente. Noi abbiamo la possibilità di liberarci da questo meccanismo Aspettativa - Delusione creato dalla mente. Ci viene richiesto di ascoltarci per entrare in contatto con i nostri desideri e quelle fragilità che vorremmo fossero compensate dall’altro in una sorta di proiezione.  Accettare con coraggio e consapevolezza la nostra imperfezione ci permette di migliorarci. Comprendiamo che solo noi possiamo donarci ciò che sentiamo mancare, allora cominciamo ad amarci e a riconoscerci il nostro valore. Questo ci regala quella centratura per vivere le nostre esperienze con leggerezza e serenità, accettando ogni evento serenamente, perché ciò che accade è esattamente l’esperienza di cui abbiamo bisogno.    

08/12/2024 12:00
"I giochi dell'anima: 10 minuti al giorno per fermarsi, respirare ed ascoltare la propria voce"

"I giochi dell'anima: 10 minuti al giorno per fermarsi, respirare ed ascoltare la propria voce"

È una giornata uggiosa, il cielo grigio ospita da giorni nuvole che sembrano non volersene più andare; le luci dei lampioni e dei negozi si riflettono sull’asfalto bagnato e la pioggia con il suo ritmo costante e pacato si mescola al brulichio di fondo dei passanti. Intorno a me respiro un’atmosfera malinconica, quasi struggente e affascinante allo stesso modo. Il saggio autunno è arrivato con il suo invito a riposare nel terreno caldo e accogliente della propria intimità. La quiete che mi avvolge è in contrasto con la mia eccitazione: sono emozionata, sento che sto andando ad un appuntamento importante con il mio destino. Quelle scelte inevitabili, fatte di pancia, delle quali non conosci esattamente il motivo, ma che sai dentro di te essere giuste. Decisioni che ti mostreranno nuovi orizzonti che fino a quel momento potresti non aver mai immaginato. Succede così, quando raggiungi una tale consapevolezza per cui ti senti centrato nel tuo essere, in cui non insegui nulla e nessuno e ti senti amore in tutto ciò che fai, a prescindere dalla presenza o meno di una relazione di coppia. È il momento di volare per avvicinarti ai tuoi sogni. In questo stato di pienezza acquisisci uno stato di pace, la tua anima è libera di esprimersi e di condurti verso il tuo destino. Invece trascorriamo troppo tempo a reprimerla perché scomoda. Presi dalle responsabilità e dai doveri che, a volte, ci siamo auto imposti, semplicemente perché ci avevano detto che andava fatto, reprimiamo i nostri bisogni ed i nostri slanci più veri in nome di qualcosa che nemmeno noi sappiamo bene cosa sia. Ci troviamo, ad un certo punto, a vivere come dei perfetti equilibristi in bilico. Questa vocina, può apparire dispettosa, perché ti invita a mettere in discussione quelle certezze sulle quali pensavi di poterti accomodare per il resto della tua vita. In alcuni casi, indomita, arriva a farsi strada con manie di grandezze, desiderosa di salire sul palco per ricevere i suoi applausi. Se ci mostriamo sordi ad ogni suo richiamo di attenzione, lei si vendica, lanciandoci messaggi attraverso il nostro corpo, ed ecco comparire quel prurito o un mal di testa. Nonostante ciò, spesso proseguiamo imperterriti per la nostra strada in nome di un concetto più alto e nobile: l’arte di sopportare!  Esiste un modo per lasciarla esprimere ed è fermarci un attimo. Dieci minuti al giorno in cui staccare con il mondo esterno, per entrare in contatto con la nostra realtà interna, nel completo silenzio. Cominciamo così a ringraziare per le cose belle della nostra vita, partendo dalle più semplici e scontate, per spostare l’ago della bilancia dalla scarsità del lamento alla pienezza della gratitudine.  

01/12/2024 11:10
Sublimare il dolore, per imparare a lasciare andare le persone amate

Sublimare il dolore, per imparare a lasciare andare le persone amate

Un pomeriggio autunnale, fuori piove, sto per uscire e sono in ritardo. Come al solito non ricordo dove ho lasciato le chiavi, comincio a rovistare freneticamente tra i cassetti della mia scrivania, quando in maniera inaspettata, tra scontrini ed appunti sparsi compare una vecchia foto, ormai consumata e dimenticata. Un dolore sordo mi attraversa il corpo, di colpo un gran freddo, quello che ti morde le ossa, tutto intorno si ferma, non c’è più tempo né spazio. Tu bella ed immortale che mi guardi e mi rassicuri con il tuo sorriso, ed io una bambina innamorata della sua mamma. Eravamo noi due. Ora tu non ci sei più. Quando si nasce, tra genitore e figlio si sigilla un patto d’amore indissolubile che non può concepire un taglio così netto e crudele. La morte ci appartiene tutti, nessuno è pronto, la nostra cultura non ci prepara a questa esperienza che fa parte della vita stessa. Ogni ciclo ha un inizio, uno svolgimento ed una conclusione. Noi viviamo credendo che tutto sia eterno, così tendiamo a rimandare, rimandiamo quella chiamata, quell’abbraccio, quella parola in più...ci dimentichiamo del presente, dove invece si consuma la vita vera. Poi arriva un giorno come tanti, in cui increduli ed impreparati viviamo l'esperienza del distacco. Uno strappo lacerante improvviso, di colpo tutto cambia, c’è un prima ed un dopo e tu non sarai più lo stesso. Rifiuto, rabbia, tristezza per arrivare all’accettazione; si cerca di dare un senso a questa esperienza e così impariamo a rispettare il viaggio unico che ogni anima ha intrapreso in questa vita. Apprendiamo che si può uscire dalla necessità della presenza fisica, affiniamo una sensibilità che ci porta ad un ulteriore livello percettivo, dove riusciamo a sentire la persona amata accanto a noi, e ancor più dentro di noi. Avviene un piccolo miracolo che trasforma il dolore, dandoci quel sollievo necessario per continuare nella nostra quotidianità con una nuova consapevolezza. Per assurdo, la morte ci ricorda l’essenza vera di questa esistenza, ci spoglia dell’inutile. Sublimando il dolore, impariamo a dare un colore ed una consistenza diversa alle esperienze. Cambia il valore del tempo e delle relazioni, lasciamo andare situazioni, persone e scelte che non sentiamo più affini a noi. Impariamo ad amarci, diventando genitori di noi stessi.                        

24/11/2024 10:30
Sfumature oltre i confini: librarsi nell'incertezza per cogliere la magia della vita

Sfumature oltre i confini: librarsi nell'incertezza per cogliere la magia della vita

Esistono anime che si librano leggere nel vento dell’incertezza, sapendosi barcamenare nel presente, senza pianificare. Sono quelle che amano le sfumature nelle sue innumerevoli varianti di toni, che tra loro si mescolano in una danza armoniosa di colori, fino a creare quel luogo dell’anima, dove il visibile si fonde all’invisibile ed ogni emozione sfugge alla logica dei confini. In questo fluire si respirano tutte le vibrazioni dell’Universo e  ci si affida ad esso con fiducia. Nell’incertezza percepiamo la magia dell’esistenza e la sua meravigliosa profondità, dove non ci sono risposte ma infinite possibilità. Dall’altra, invece ci sono anime che hanno bisogno di tracciare confini, di definire e dare solide spiegazione razionali per domare il mistero della vita; anime che necessitano di controllare non solo ciò che li circonda ma anche di fermare le proprie emozioni per stringerle nella rigidità di una regola. Le motivazioni che possono essere alla base di tale atteggiamento mentale possono essere diverse per ognuno di noi, ma tutte nascono da un bisogno di protezione. C’è chi travolto dall’incertezza dell’imprevisto, cerca di controllare in qualche modo il destino con calcoli e regole, con l’illusione di poter tenere sotto controllo ciò che sfugge. Altri che, per la loro bassa autostima, pensano di prevedere passo dopo passo per paura di cadere, ancora prima di provare a camminare. Vi sono poi quelle anime che, in seguito ad eventi traumatici, hanno innalzato muri per evitare di rivivere dolori troppo forti.  C’è chi è intrappolato nel vortice dell’altrui giudizio o chi teme di lasciarsi andare alle emozioni, perché nel cedere potrebbe incontrare la propria vulnerabilità. Alcuni sono cresciuti in un mondo di disciplina e rigore, dove la flessibilità viene considerata fragilità ed insuccesso. In tutti questi casi priviamo l’esistenza delle sua magia, ogni slancio viene frenato dalla paura, perdendo l’entusiasmo per il nuovo che verrà. Credo valga la pena giocare e rischiare perché affidarsi con fede alla vita ci permette di abbandonarci al flusso dell’esistenza. Saper desiderare e sognare ci apre un Universo dalle innumerevoli opportunità.

17/11/2024 11:26
Vita da accendino: l'arte di saper accendere la scintilla

Vita da accendino: l'arte di saper accendere la scintilla

Chi, se non un accendino, potrebbe sapere come far scoccare quella fiamma che illuminerà il nostro cammino? Quante persone nel corso della nostra vita ci sono passate accanto per un attimo e in quell’attimo sono riuscite a lasciarci qualcosa di importante. Persone che hanno acceso in noi una scintilla, permettendoci di intraprendere quella determinata strada che ci ha poi condotto dove siamo ora.  Anime di passaggio che, senza chiedere nulla in cambio, ci hanno fatto un dono prezioso, di cui soltanto oggi vediamo il reale valore. A volte basterebbe soffermarci un po' di più ad osservare con occhi nuovi le persone che ci circondano, per andare oltre e scoprire la loro essenza più profonda. Ho voluto esplorare questo concetto attraverso la lente dell’esistenza di un accendino, dando a questo oggetto una sua anima. "Sono Accendino, per gli amici Dino, sono rosso come il fuoco e non è un caso: la mia missione in questa vita è accendere! Amaro destino il mio, tutti mi vogliono nel bisogno, per poi dimenticarmi ovunque, al tavolo di un bar, dentro ad un cassetto o nascosto tra mille effetti sul fondo di una borsa… Posso rimanere per mesi, a volte anni, dimenticato tra un rossetto, un pettine o una vecchia penna, senza che nessuno avverta la mia mancanza, ebbene sì, sono facilmente sostituibile! Passo spesso di mano in mano e questo crea in me un forte senso di castrazione, direi vere e proprie crisi d’abbandono. Sempre in allerta, cercando di prevedere chi sarà il mio successivo e incauto proprietario: sarà un accanito fumatore in crisi d’astinenza, o un ragazzino ancora adolescente che, con mani tremanti, tenta di accendere la sua prima sigaretta, piuttosto che un fascinoso uomo che con fare sicuro e gentile si prodiga ad accendere una bella sconosciuta. Qualcuno potrà mai comprendere il mio reale valore? Ho il dono innato di accendere fuochi: il fuoco dell’amore, della passione, dell’amicizia. Potrei illuminare le vostre menti e far luce sul sentiero dell’esistenza. Sono un fedele amico, vi ho accompagnato in tutti i momenti importanti della vita. Io c’ero quando avete acceso le prime candeline di compleanno, quando avete cenato a lume di candela con il vostro primo amore, quella sera quando vicino al camino vi siete raccontati, riscaldati dal dolce tepore del fuoco. Quanti ricordi!! Ad ogni accensione la mia anima vibrava sentendomi parte della vostra esistenza, mi sentivo vivo, il mio spirito brillava di gioia! Troverò mai qualcuno che possa riconoscere il mio talento e mi permetta di vivere degnamente il mio essere accendino?! Amerei incontrare una persona che rispetti la mia natura, che riesca a far brillare la luce ed il fuoco che è in me. Un individuo che sappia comprendere quando sono giù di energia e desideri sostenermi con una nuova Ricarica invece di buttarmi via e sostituirmi senza un grazie o un addio! Io porto la mia luce là dove c’è buio, vi do’ la possibilità di andare oltre, quando tutto intorno a voi è oscuro e confuso. Anche un accendino può avere un’anima ed io ce l’ho, sono Dino!  

10/11/2024 10:30
Essere visti e sentirsi riconosciuti: l'autentica connessione tra segnali del corpo e identità

Essere visti e sentirsi riconosciuti: l'autentica connessione tra segnali del corpo e identità

Ogni essere umano desidera essere visto nella propria essenza più profonda.Venire riconosciuti ci dona un senso di appartenenza rassicurante, rafforza la nostra autostima e identità. Far risplendere la luce che è in noi significa tirare fuori quella voce che ci identifica e il talento per il quale siamo nati. Quando nelle relazioni affettive questo bisogno viene trascurato, può dare vita ad un grande senso di costrizione e dolore. La sofferenza di chi non si sente validato spesso viene sottovalutata e trascurata. A volte si tende a dare per scontato le persone a noi vicine,  senza considerare che l’ essere umano è in continua evoluzione e cambiamento. Se da un lato venire riconosciuti e compresi crea benessere emotivo, dall’altro sentirsi invisibili porta ad una profonda solitudine, senso di auto svalutazione fino a minare la sicurezza personale. Non possiamo, però, chiedere solo agli altri uno sguardo accorto e sensibile che si soffermi a percepire la nostra anima. Dobbiamo essere noi, per primi, attenti osservatori dei nostri pensieri ed emozioni. Centrati sull’ ascolto del nostro cuore, pronti a fermarci, per comprendere se stiamo assecondando i bisogni emotivi più profondi ed i desideri più ambiziosi. Purtroppo spesso non riusciamo a vederci nella nostra vera essenza, lasciando il potere agli altri di definirci con i loro occhi. In tal modo, rischiamo di perdere la nostra identità e la grande possibilità di essere liberi nell’ esprimere chi siamo realmente. Tutti i bisogni e le emozioni che seppelliamo interiormente, per paura di esigere la felicità, verranno espressi dal corpo. Così, questo comincerà ad esternare ciò che noi non riusciamo a dire. Questa richiesta di aiuto inconscia si manifesterà con un piccolo fastidio che potrebbe diventare cronico.  Tutto ciò per indurci a fermarci e a riflettere su cosa dobbiamo cambiare della nostra esistenza.Per chi sa ascoltarlo, Il corpo è un grande alleato, perché non sbaglia mai, sa come suggerirci la strada da prendere che noi stessi a volte non vediamo.  Essere persone consapevoli delle dinamiche interiori ci dà l’opportunità di riconoscere  le nostre fragilità e le nostre risorse. Sviluppare e potenziare quest’ ultime, senza il timore di un giudizio sociale, ci permetterà di brillare e di  illuminare gli altri.

03/11/2024 09:42
Il "sacro inviolabile": come difendere la nostra pace interiore dagli attacchi esterni

Il "sacro inviolabile": come difendere la nostra pace interiore dagli attacchi esterni

Amarsi significa rispettarsi e onorare la propria natura, ergendo dei sani confini nei confronti di chiunque non mostri gentilezza e sincerità. Purtroppo spesso siamo noi ad aprire le nostre porte a persone e situazioni che ci portano dolore e confusione, privandoci della nostra energia vitale. Così, inconsapevolmente, invece di proteggerci e tutelare la nostra serenità, ci lasciamo coinvolgere ed influenzare da dinamiche che non ci appartengono. Ci sono persone che, a causa dei loro traumi irrisolti, inconsapevolmente hanno bisogno di innescare discussioni e creare tensioni con l'obiettivo  di farci perdere il controllo. In questi casi vengono lanciate vere e proprie esche emotive per intrappolarci nelle loro dinamiche disfunzionali. Non possiamo permettere che la nostra energia e serenità vengano turbate senza un reale motivo. Cosa possiamo fare per proteggerci dalla tossicità esterna? Sebbene non possiamo cambiare gli altri , abbiamo il potere di modificare il nostro approccio alle provocazioni. Possiamo imparare a controllare le nostre reazioni emotive evitando di entrare nel gioco delle provocazioni, restando il più possibile freddi con risposte neutrali scevre da ogni investimento emotivo. Quando subiamo un attacco esterno, è utile fermarci e chiederci quanto sia importante nella nostra scale dei valori ciò che sta accadendo. Spesso scopriamo che  la situazione è lontana dalla nostra realtà e non ci appartiene. Se proviamo a vedere l’altro come un bambino che fa dei capricci, abbiamo maggiori possibilità di non cadere nel gioco della provocazione. In questo modo possiamo preservare la nostra pace mentale e dimostrare che le sue tattiche non funzionano su di noi. Per comprendere se alcune persone sono tossiche per noi, è fondamentale ascoltare le nostre sensazioni. Se la loro presenza ci lascia esausti, ansiosi o turbati, sono segnali da non ignorare. Questi individui possono cercare di manipolarci, facendoci dubitare delle nostre affermazioni, approfittando delle nostre insicurezze con critiche costanti. È importante ricordare che queste critiche non definiscono chi siamo ma rivelano le fragilità e i traumi di chi le esprime. Essere consapevoli di queste dinamiche ci permette di stabilire dei solidi confini tra il nostro mondo e l’esterno, salvaguardando, così, l'equilibrio emotivo.

27/10/2024 11:10
Emozioni positive e salute: la scienza svela il legame

Emozioni positive e salute: la scienza svela il legame

Ippocrate, il celebre medico greco vissuto nel V secolo a.C. affermava di gioire dei propri poteri interiori, poiché sono alla base della salute e della perfezione. Credeva che per curare un paziente fosse fondamentale studiare le sue abitudini di vita ed il suo passato, considerando che l’essere umano è il risultato non solo delle sue caratteristiche fisiche, ma anche delle influenze ambientali che impattano sulle sue emozioni e pensieri e quindi sul suo stato di salute. Egli cercava le cause che, nel paziente, avevano portato alla rottura dell’equilibrio originario e allo sviluppo della malattia. Ippocrate fu un pioniere di una visione che considera l’individuo come un insieme di corpo, mente, emozioni e spirito, influenzato dall’ambiente in cui vive. Si mira così a curare la persona nella sua totalità, senza limitarsi a trattare singole parti del corpo o sintomi isolati. Questo percorso inizia nel V secolo a.C e si estende fino al 2024 con il biologo americano Victor Ambros che insieme a Gary Ruvkun hanno ricevuto il premio Nobel per la medicina per le loro ricerche sul micro-Rna. Questi illustri scienziati hanno scoperto il principio fondamentale che regola l’espressione dei geni. L’epigenetica ci permette di conoscere come modificare l’azione dei nostri geni e, di conseguenza, la predisposizione genetica a certe malattie.  Grazie a questa innovazione, i geni non sono più il nostro destino; possiamo influenzare la loro attivazione attraverso scelte consapevoli legate all’alimentazione, all’attività fisica e ad un'ambiente emotivamente equilibrato, promuovendo una vita centrata e consapevole nella cura di noi stessi.  Quindi accanto al nostro stile di vita è essenziale considerare ciò che coltiviamo interiormente. Infatti gli studi ci hanno dimostrato che le emozioni e i pensieri influenzano i telomeri, i cappucci dei nostri cromosomi, che la scienza utilizza come biomarcatori della longevità. Le persone che nutrono una buona energia vitale, alimentando sentimenti di gentilezza, perdono ed empatia tendono a vivere più a lungo e a ammalarsi di meno.  

20/10/2024 11:40
L'illusione del perfetto: chi è l'anima gemella di Narciso?

L'illusione del perfetto: chi è l'anima gemella di Narciso?

Nella mia analisi sulla figura del Narcisista e della sua Vittima, adotterò il maschile per la prima e il femminile per la seconda, per una convenzione puramente grammaticale, considerando che il narcisismo può manifestarsi in entrambi i generi. La Vittima del Narcisista è una persona insicura che, durante l’infanzia, non ha ricevuto l’affetto e la protezione necessari, sviluppando così profonde fragilità. Il Potenziale partner, desideroso di ricevere finalmente le attenzioni e l’amore mancanti nell’infanzia, viene attratto dalla recita del Narcisista, che si mostra con un atteggiamento adulatorio, gentile e solare.  Crede, così, di aver trovato finalmente la cura per le proprie ferite, diventando inconsapevolmente la vittima del suo bisogno di essere amato. Sia la vittima che il suo carnefice portano dentro di sè profonde insicurezze, nate quando erano ancora bambini, ma hanno reagito in modi opposti e speculari. La prima cerca qualcuno da accudire e da comprendere, il secondo tenta di controllare l’altro, instaurando una dipendenza che confermi costantemente la sua superiorità. La vittima si contraddistingue per una forte empatia accompagnata dal desiderio di salvare l’altro, donando tutta se stessa per un ideale d’amore che, in realtà, si rivela essere solo un’illusione. Si crea così un connubio perfetto, un incastro tossico in cui entrambi costruiscono la loro Comfort Zone, basata su un equilibrio ambiguo e confuso. La vittima si barcamena senza alcuna consapevolezza, intrappolata nel  comportamento altalenante del narcisista che alterna dolorosi abusi psicologici a momenti di apparente felicità e amore.  Questi attimi di connessione emotiva la rendono riluttante ad allontanarsi, spingendola a credere di dipendere completamente dal suo carnefice. Le manipolazioni subite l’hanno convinta di non valere e di non poter essere autonoma. Per spezzare queste dinamiche è fondamentale confrontarsi con il mondo esterno dal quale si tende ad estraniarsi e cercare l’aiuto di un professionista che possa accompagnare in un percorso di ricomposizione della personalità frammentata. All’inizio il cammino sarà impegnativo, ma attraverso un profondo processo di consapevolezza, si potrà aprire una nuova via e scoprire una vita libera e felice.  

13/10/2024 11:30
Dal mito di Narciso alle sue declinazioni nel mondo moderno

Dal mito di Narciso alle sue declinazioni nel mondo moderno

Oggi tutti parlano di Narcisismo, da dove nasce tale patologia e come si è sviluppata nella nostra società attuale? Il mito greco ci racconta di  Narciso, incapace di amare e sprezzante della travolgente passione della giovane Eco nei suoi confronti. La dea Nemesi per punire il ragazzo, lo condanna ad amare soltanto e sempre un’immagine vana di sé stesso riflessa in una fonte; Narciso consumato da questo illusorio amore, trascura completamente il suo corpo fino al punto di morire, trasformandosi poi nel fiore omonimo.  La prima caratteristica che mi colpisce di questo personaggio è la totale mancanza di amore per gli altri e di un vuoto del desiderio che lo porta ad innamorarsi di un’immagine fallace di sé stesso, impossibile da raggiungere, nella quale, però, ha un bisogno disperato di credere. Questo mito fu ripreso e portato come concetto clinico alla fine del 1800 da Sigmund Freud che vide alla base di questa patologia un amore non rivolto verso l’esterno ma tutto indirizzato al proprio Io, tale da portare ad un’alterazione del giudizio della realtà circostante. Nella civiltà odierna esistono varie patologie di Narcisismo, colui che riuscì a definire quelle che sono, in linea di massima, le caratteristiche comuni alle varie forme di Narcisismo fu lo psichiatra e psicoanalista Otto Kernberg.  Il soggetto narcisista è un individuo sostanzialmente fragile, la cui debolezza nasce da mancanze dell’infanzia che hanno portato ad un tipo di attaccamento insicuro. Egli non si sente all’altezza del mondo circostante, per lui gli altri sono inaccessibili, per cui deve negare i suoi bisogni affettivi nei confronti delle persone, con il distacco, la freddezza e la totale mancanza di empatia. Crea, inoltre, una fusione del suo vero Sé con un’immagine di un Sé ideale, perfetto, una sorta di Super Io onnipotente incapace di sbagliare.  Gli altri, nei confronti dei quali prova raramente un reale senso di colpa o rimorso, diventano, così, un puro strumento per sostenere la sua auto immagine.  Egli costruisce una sorta di autoinganno in cui dà vita ad una sua realtà in cui agli occhi degli altri è forte ed onnipotente e nella quale è inconcepibile un suo errore, arriverà anche a negare la verità stessa pur di proteggere la propria autostima e l’ammirazione altrui. Tutto ciò che sentirà come minaccia verrà sostituito da una versione distorta ma necessaria per difendere il suo falso Sè, in tal modo ogni brutta azione troverà una giustificazione. Il Narcisista, purtroppo, vive in uno stato di vuoto affettivo, non è in grado di comprendere i propri stati mentali e quelli degli altri per una mancanza di reale consapevolezza di sé stesso. Egli non è interessato a crescere e ad evolvere perché dentro di sé il suo Io reale già coincide con un Io ideale, ma non avendo alcuna aspirazione a migliorare e a progredire, una parte di sé è come se fosse già morta.  

06/10/2024 11:58
I neuroni specchio: la spiegazione scientifica dell'empatia

I neuroni specchio: la spiegazione scientifica dell'empatia

Quando osserviamo un’altra persona compiere una particolare azione, dentro di noi si attivano gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quello stesso gesto. Questi neuroni si chiamano neuroni specchio e sono stati scoperti nel 1992 dal neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti. Noi possiamo capire gli altri dal nostro interno, nello specifico, osservando l’altro, lo  comprendiamo perchè dentro di noi evoca lo stesso programma. Se partiamo da una delle emozioni di base, come il disgusto, e guardo una faccia che prova disgusto, è stato sperimentato che nel mio cervello si attiva la stessa area dell’altro e provo anch'io quella sensazione. In questo caso si è creato uno stato empatico tra me e l'altra persona, perché viviamo il medesimo stato emozionale. Questa esperienza è intuitiva perché non deduco ma sento ciò che prova l’altro e ciò mi permette di dare una base anche scientifica al profondo legame che esiste tra gli esseri umani. Comprendere emozionalmente l’altro, avere la capacità di relazionarsi e di solidarizzare con i loro dolori e le loro gioie è fondamentale per la sopravvivenza della specie. I Neuroni specchio mi aiutano non soltanto a sentire ciò che fa l’altro ma anche a capire l’intenzione dietro a quell’azione, per cui è proprio grazie ad essi che io comprendo se l’altro prende un bicchiere per bere o per lanciarmelo contro, permettendomi, quindi, di reagire in tempo reale. L’empatia nasce da una sorta di radar che ho nel cervello che ha la capacità di sintonizzarsi con il cervello degli altri. Quando i neuroni specchio non lavorano, non sento la comunione umana, quindi l’empatia viene a mancare e si possono compiere anche delle cattiverie perché l’altro viene vissuto come diverso da sé e non si prova nulla per l'altrui sofferenza. Con molta probabilità si nasce con questa capacità ma è stato studiato che i fattori culturali e le credenze diffuse possano attivare o disattivare i neuroni specchio, portando a provare più o meno empatia verso determinati gruppi di persone o animali.  Un esempio di ciò potrebbe essere dato dai movimenti animalisti che stanno portando ad una nuova sensibilizzazione nei confronti di una  percezione empatica per la sofferenza provata dagli animali.

29/09/2024 10:30
"La gelosia è anacronistica?"

"La gelosia è anacronistica?"

"Come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia possa ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità; soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri...".  Queste parole di Roland Barthes nel suo libro "Frammenti di un discorso amoroso" esprimono in pieno l’angoscia che si prova nel sentire tali emozioni così contrastati ed intense. La mente tenta di razionalizzare e controllare ciò che il cuore non riesce a domare. Tutti noi vorremmo essere liberi da questo stato, c’è chi fieramente si dichiara non geloso, ma non sempre ciò è possibile. La gelosia in realtà ha un’origine atavica stabilizzante, perché il maschio sorvegliando e difendendo la femmina garantiva la sopravvivenza della specie. Così il maschio si garantiva la discendenza e la femmina otteneva protezione e sostentamento. Oggi la situazione si è evoluta e la gelosia fa parte dell’amore, perché nasce dal desiderio dei due amanti di costruire e proteggere il loro spazio sacro inviolabile e dal timore di perdere l’oggetto del desiderio e di venire così abbandonati. Molti considerano tale sentimento ormai anacronistico e si prova quasi vergogna nell’ammettere tale fragilità, riconoscere di essere gelosi significa dichiarare apertamente di essere deboli ed insicuri. C’è un filone, poi, che al contrario ritiene che tanto più si è gelosi tanto più si ama, ma questo aspetto va valutato con grande attenzione, perché a volte porta a legittimare comportamenti violenti, accettati in nome di una gelosia generata da un amore passionale, per il quale tanto più forte è il sopruso tanto più forte è l’amore. Analizzando i due estremi potremmo dire che esiste una terza realtà nella quale, se ben gestita, una giusta gelosia può essere sana e far bene alla coppia. Riconoscere l’amato come entità distinta da noi ci tiene viva la curiosità ed il desiderio di scoprire l’altro; la giusta distanza, in virtù della quale, non dobbiamo raccontare tutto di noi al nostro compagno/a evita la simbiosi nella quale spesso si cade nella fase iniziale. Quindi alimentare un’equa dose di gelosia alimenta un sano timore di perdere l’altro, non dando così per scontato il nostro rapporto.  

22/09/2024 10:30
Gli Accordi stipulati con la vita

Gli Accordi stipulati con la vita

Quando nasciamo abbiamo un’infinita capacità di imparare, di sognare ed innumerevoli possibilità di scelta; purtroppo, poi gli adulti ci indicano quali sono i giusti sogni da fare in conformità alle regole della società. Cresciamo credendo fedelmente che i sogni imposti dalla società attraverso gli insegnamenti di mamma, di papà, della scuola e della religione siano i nostri. In questo modo, in maniera inconsapevole, stipuliamo degli Accordi con la Società su come vivere la nostra vita. Diventiamo adulti con certezze inconfutabili su come comportarci in società, su cosa è bene e cosa è male, su ciò che è giusto o sbagliato. Cerchiamo, così, di essere il più possibile conformi per paura del giudizio esterno, anche quando sentiamo che forse la vita che stiamo conducendo non rispecchia il nostro reale sentire. Percepiamo di non essere completamente liberi ma non lo vogliamo vedere, perché una delle nostre più grandi paure è di metterci in gioco ed esprimere chi siamo realmente, per cui, per timore di non essere accettati, viviamo un’esistenza che qualcun altro ha scelto per noi. Per non deludere le aspettative degli altri creiamo una falsa immagine di perfezione perché nessuno può essere perfetto in questo mondo e così siamo i primi a giudicarci severamente creando uno stato di frustrazione. Per ribaltare questa situazione dobbiamo prendere Nuovi Accordi, ma questa volta solo con noi stessi. Siamo noi a decidere cosa mettere in gioco, definiamo noi la nostra vera essenza, ciò che ci appassiona, ciò che ci fa svegliare la mattina con entusiasmo, quali sono i nostri valori e ciò in cui crediamo. Ognuno di noi potrà definire il proprio unico meraviglioso sogno in cui credere. In questo modo passeremo da Accordi presi per paura ad Accodi presi con amore, generatrice di energia. Lo scrittore Don Miguel Ruiz nel suo libro “I Quattro accordi” ci parla in particolare di quattro Accordi ritenuti fondamentali per avvicinarci ad una vita più consapevole e libera. Nel primo Accordo ci invita ad essere “impeccabili con la parola”, perché la parola ha un potere magico, può creare gioia, bellezza e verità ma può anche distruggere, per cui attenzione prima di parlare! Nel secondo Accordo ci consiglia di “non prendere nulla in maniera personale” qualunque cosa ci venga detto, racconta molto su chi la pronuncia, per cui dobbiamo fidarci di noi stessi per credere o meno a ciò che ci dicono gli altri. Il terzo Accordo ci ricorda di “non supporre nulla”, perché spesso quando non comprendiamo, tendiamo a non approfondire, a non chieder , creiamo aspettative deluse per mancanza di vera comunicazione. Nell’ultimo Accordo Ruiz ci invita a “fare sempre del nostro meglio” sempre in base alle nostre possibilità in quel determinato momento, spinti da un nostro desiderio reale e non perché pensiamo alla ricompensa. Se faremo del nostro meglio per raggiungere la nostra libertà personale e per amare noi stessi, potremmo condurre una vita serena.  

15/09/2024 11:35
"Anime affini: come si riconoscono?"

"Anime affini: come si riconoscono?"

"Beautiful souls recognize beautiful souls. Keep being genuine, your people will find you". In una semplice frase troviamo un principio fondamentale per la nostra vita: le belle anime riconoscono le belle anime, conserva la tua essenza più vera, persone simile a te ti troveranno. Come si fa ad essere il più possibile fedeli alla propria natura? Quando nasciamo la nostra anima è pura ed autentica, poi man mano che cresciamo veniamo contaminati e condizionati dai nostri genitori, dalla scuola, dalla realtà esterna. Per ritrovare parti di noi che nel tempo abbiamo dimenticato, potremmo cominciare a guardare indietro ai giochi che amavamo fare da piccolini; le peculiarità che ci hanno contraddistinto allora si avvicinano alla nostra reale indole; poi, a volte, crescendo ci scordiamo di tutto ciò, lasciando nascosti e non coltivati aspetti della nostra natura veramente importanti. Quando ci ritroviamo succede un miracolo, cominciamo a far pulizia di tutto ciò che non ci appartiene, perché sentiamo che sono situazioni, persone, attività che invece di donarci energia ci indeboliscono mentalmente e fisicamente. È la nostra anima sopraffatta che si ribella e vuole risplendere, vuole esprimersi nella sua naturale bellezza. Per arrivare a tale consapevolezza abbiamo bisogno di fare un faticoso e spesso doloroso lavoro interiore, perché significa scardinare certezze che abbiamo dato per scontato fino a questo momento, è il tempo per mettersi in gioco e conoscersi con le proprie risorse e fragilità. È un viaggio dentro sè stessi per ritornare al nostro centro, ascoltarci e poter così fiorire nella nostra autenticità. Quando ciò succede risplendiamo della nostra luce più vera, attraendo, in tal modo, persone che brillano sulla nostra stessa frequenza.  In questo stato evolutivo affiniamo l’intuito che conosce a prescindere, senza alcuna reale motivazione razionale, lasciando spazio all’empatia e all’amore. Tanto più saremo connessi a noi stessi, senza vane apparenze, scudi protettivi o maschere, tanto maggiore sarà la possibilità di attrarre altre anime affini a noi.      

08/09/2024 12:10
"L'energia segreta delle emozioni: lasciar fluire la vita"

"L'energia segreta delle emozioni: lasciar fluire la vita"

Ognuno di noi ha una propria luce che lo contraddistingue. Mi capita, a volte, di venire catturata all’improvviso da uno sguardo, una postura o un semplice gesto di uno sconosciuto, è come se vedessi oltre e riuscissi a carpire la luminosità della persona. È del tutto casuale e non risponde a nessuna logica razionale, è questione di energia! Ci sono individui in cui si può percepire il flusso naturale della forza vitale, questi sono dotati di un’energia emotiva, perché lasciano che le emozioni li attraversino, buone o negative che siano. Tale attitudine dona loro una carica speciale che influenza non solo il loro stato d'animo ma anche la percezione di loro stessi. Per esprimere questa energia abbiamo bisogno di vivere pienamente le nostre emozioni ed esternarle, tutti i turbamenti sono importanti e funzionali alla nostra esistenza. Quando non ci diamo il permesso di esternare ciò che proviamo, interrompiamo il flusso della vita e blocchiamo l'energia nel nostro corpo, creando, in questo modo, un vero dolore fisico ed emozionale. Lo squilibrio delle emozioni represse può causare problemi alla nostra salute. In particolare il Taoismo collega così le emozioni primarie ai nostri organi interni: la gioia è associata al cuore, la rabbia al fegato,la paura ai reni, la tristezza ai polmoni, l’ansia alla milza. Quando noi ascoltiamo, riconosciamo, accettiamo ed esprimiamo le nostre emozioni, ci permettiamo di restare connessi e presenti a noi stessi e ciò ci consente di far fluire la vita dentro e fuori di noi. In questo modo, il corpo non trattiene nulla e resta in salute, perchè produce quell’energia vitale che lo attraversa e lo rigenera, fonte di benessere fisico ed emozionale. Le emozioni negative possono farci del male nella misura in cui le accettiamo o le rifiutiamo, non possiamo evitare il dolore o la tristezza; l’unica medicina di cui disponiamo per attenuarli è permetterci di attraversarli per poi trasformarli. Accettare e lasciare fluire la vita con energia è il vero antidoto per la nostra felicità!    

01/09/2024 10:20
"Quale eredità emotiva lasceremo ai nostri figli?"

"Quale eredità emotiva lasceremo ai nostri figli?"

Ci affacciamo alla vita come anime pure pronte a vivere le infinite esperienze che siamo destinati ad esplorare. Il dna, il contesto sociale e le dinamiche di attaccamento dei nostri genitori andranno poi ad influenzare l’identità di ciascuno di noi. Non abbiamo molte possibilità di uscire illesi da questi condizionamenti esterni, i quali costituiranno le prove che dovremo affrontare per evolvere e ritrovare noi stessi in un percorso di evoluzione. In tale viaggio chiamato vita, avremo l’opportunità di scegliere chi siamo, dove andare e quale talento desideriamo esprimere. Ci viene concessa una grande responsabilità, scegliere se essere felici o accontentarci di condurre un’esistenza più o meno rassicurante, cercando di navigare a vista su di un mare imprevedibile, che non conosciamo così bene, nella speranza che la nostra barchetta possa reggere ai colpi delle onde. Ci rilassiamo quando il tempo è sereno ed il mare ci coccola con il suo dolce dondolio e andiamo in panico quando la burrasca prende il sopravvento. Cerchiamo di sopravvivere seguendo dinamiche interne di cui non siamo consapevoli che ci portano a ripetere spesso gli stessi errori. Così abbiamo costruito la nostra Comfort Zone in cui appunto barcamenarci, senza porci troppe domande. Altro è prendere il timone della nostra barca e scegliere in quale direzione andare; ciò è possibile lavorando su di noi per comprendere le nostre forze e le fragilità, cosa appartiene alla nostra essenza più pura ed arcaica e cosa invece ci è stato introiettato in maniera inconsapevole dai nostri genitori, i quali a loro volta hanno ricevuto dai loro genitori altre dinamiche psicologiche, così fino ad andare indietro di molte generazioni. Noi siamo il frutto non solo delle nostre esperienze ma anche di quelle vissute dai nostri avi con gioie e dolori, con il loro carico di traumi non elaborati, che purtroppo ricadono su di noi, ignari di tutto ciò. C’è un modo, però, per spezzare questa catena, per fare in modo che noi, i nostri figli e le generazioni future possano vivere in maniera più consapevole e serena: noi possiamo essere coloro che, lavorando sui traumi irrisolti ereditati dalle generazioni passate, riusciranno a spezzare la catena generazionale offrendo ai noi stessi e ai nostri discendenti un’esistenza più vera, felice e consapevole.  

25/08/2024 11:05
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