L'Arte di Essere Felici
Emozioni positive e salute: la scienza svela il legame
Ippocrate, il celebre medico greco vissuto nel V secolo a.C. affermava di gioire dei propri poteri interiori, poiché sono alla base della salute e della perfezione. Credeva che per curare un paziente fosse fondamentale studiare le sue abitudini di vita ed il suo passato, considerando che l’essere umano è il risultato non solo delle sue caratteristiche fisiche, ma anche delle influenze ambientali che impattano sulle sue emozioni e pensieri e quindi sul suo stato di salute. Egli cercava le cause che, nel paziente, avevano portato alla rottura dell’equilibrio originario e allo sviluppo della malattia. Ippocrate fu un pioniere di una visione che considera l’individuo come un insieme di corpo, mente, emozioni e spirito, influenzato dall’ambiente in cui vive. Si mira così a curare la persona nella sua totalità, senza limitarsi a trattare singole parti del corpo o sintomi isolati. Questo percorso inizia nel V secolo a.C e si estende fino al 2024 con il biologo americano Victor Ambros che insieme a Gary Ruvkun hanno ricevuto il premio Nobel per la medicina per le loro ricerche sul micro-Rna. Questi illustri scienziati hanno scoperto il principio fondamentale che regola l’espressione dei geni. L’epigenetica ci permette di conoscere come modificare l’azione dei nostri geni e, di conseguenza, la predisposizione genetica a certe malattie. Grazie a questa innovazione, i geni non sono più il nostro destino; possiamo influenzare la loro attivazione attraverso scelte consapevoli legate all’alimentazione, all’attività fisica e ad un'ambiente emotivamente equilibrato, promuovendo una vita centrata e consapevole nella cura di noi stessi. Quindi accanto al nostro stile di vita è essenziale considerare ciò che coltiviamo interiormente. Infatti gli studi ci hanno dimostrato che le emozioni e i pensieri influenzano i telomeri, i cappucci dei nostri cromosomi, che la scienza utilizza come biomarcatori della longevità. Le persone che nutrono una buona energia vitale, alimentando sentimenti di gentilezza, perdono ed empatia tendono a vivere più a lungo e a ammalarsi di meno.
L'illusione del perfetto: chi è l'anima gemella di Narciso?
Nella mia analisi sulla figura del Narcisista e della sua Vittima, adotterò il maschile per la prima e il femminile per la seconda, per una convenzione puramente grammaticale, considerando che il narcisismo può manifestarsi in entrambi i generi. La Vittima del Narcisista è una persona insicura che, durante l’infanzia, non ha ricevuto l’affetto e la protezione necessari, sviluppando così profonde fragilità. Il Potenziale partner, desideroso di ricevere finalmente le attenzioni e l’amore mancanti nell’infanzia, viene attratto dalla recita del Narcisista, che si mostra con un atteggiamento adulatorio, gentile e solare. Crede, così, di aver trovato finalmente la cura per le proprie ferite, diventando inconsapevolmente la vittima del suo bisogno di essere amato. Sia la vittima che il suo carnefice portano dentro di sè profonde insicurezze, nate quando erano ancora bambini, ma hanno reagito in modi opposti e speculari. La prima cerca qualcuno da accudire e da comprendere, il secondo tenta di controllare l’altro, instaurando una dipendenza che confermi costantemente la sua superiorità. La vittima si contraddistingue per una forte empatia accompagnata dal desiderio di salvare l’altro, donando tutta se stessa per un ideale d’amore che, in realtà, si rivela essere solo un’illusione. Si crea così un connubio perfetto, un incastro tossico in cui entrambi costruiscono la loro Comfort Zone, basata su un equilibrio ambiguo e confuso. La vittima si barcamena senza alcuna consapevolezza, intrappolata nel comportamento altalenante del narcisista che alterna dolorosi abusi psicologici a momenti di apparente felicità e amore. Questi attimi di connessione emotiva la rendono riluttante ad allontanarsi, spingendola a credere di dipendere completamente dal suo carnefice. Le manipolazioni subite l’hanno convinta di non valere e di non poter essere autonoma. Per spezzare queste dinamiche è fondamentale confrontarsi con il mondo esterno dal quale si tende ad estraniarsi e cercare l’aiuto di un professionista che possa accompagnare in un percorso di ricomposizione della personalità frammentata. All’inizio il cammino sarà impegnativo, ma attraverso un profondo processo di consapevolezza, si potrà aprire una nuova via e scoprire una vita libera e felice.
Dal mito di Narciso alle sue declinazioni nel mondo moderno
Oggi tutti parlano di Narcisismo, da dove nasce tale patologia e come si è sviluppata nella nostra società attuale? Il mito greco ci racconta di Narciso, incapace di amare e sprezzante della travolgente passione della giovane Eco nei suoi confronti. La dea Nemesi per punire il ragazzo, lo condanna ad amare soltanto e sempre un’immagine vana di sé stesso riflessa in una fonte; Narciso consumato da questo illusorio amore, trascura completamente il suo corpo fino al punto di morire, trasformandosi poi nel fiore omonimo. La prima caratteristica che mi colpisce di questo personaggio è la totale mancanza di amore per gli altri e di un vuoto del desiderio che lo porta ad innamorarsi di un’immagine fallace di sé stesso, impossibile da raggiungere, nella quale, però, ha un bisogno disperato di credere. Questo mito fu ripreso e portato come concetto clinico alla fine del 1800 da Sigmund Freud che vide alla base di questa patologia un amore non rivolto verso l’esterno ma tutto indirizzato al proprio Io, tale da portare ad un’alterazione del giudizio della realtà circostante. Nella civiltà odierna esistono varie patologie di Narcisismo, colui che riuscì a definire quelle che sono, in linea di massima, le caratteristiche comuni alle varie forme di Narcisismo fu lo psichiatra e psicoanalista Otto Kernberg. Il soggetto narcisista è un individuo sostanzialmente fragile, la cui debolezza nasce da mancanze dell’infanzia che hanno portato ad un tipo di attaccamento insicuro. Egli non si sente all’altezza del mondo circostante, per lui gli altri sono inaccessibili, per cui deve negare i suoi bisogni affettivi nei confronti delle persone, con il distacco, la freddezza e la totale mancanza di empatia. Crea, inoltre, una fusione del suo vero Sé con un’immagine di un Sé ideale, perfetto, una sorta di Super Io onnipotente incapace di sbagliare. Gli altri, nei confronti dei quali prova raramente un reale senso di colpa o rimorso, diventano, così, un puro strumento per sostenere la sua auto immagine. Egli costruisce una sorta di autoinganno in cui dà vita ad una sua realtà in cui agli occhi degli altri è forte ed onnipotente e nella quale è inconcepibile un suo errore, arriverà anche a negare la verità stessa pur di proteggere la propria autostima e l’ammirazione altrui. Tutto ciò che sentirà come minaccia verrà sostituito da una versione distorta ma necessaria per difendere il suo falso Sè, in tal modo ogni brutta azione troverà una giustificazione. Il Narcisista, purtroppo, vive in uno stato di vuoto affettivo, non è in grado di comprendere i propri stati mentali e quelli degli altri per una mancanza di reale consapevolezza di sé stesso. Egli non è interessato a crescere e ad evolvere perché dentro di sé il suo Io reale già coincide con un Io ideale, ma non avendo alcuna aspirazione a migliorare e a progredire, una parte di sé è come se fosse già morta.
I neuroni specchio: la spiegazione scientifica dell'empatia
Quando osserviamo un’altra persona compiere una particolare azione, dentro di noi si attivano gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quello stesso gesto. Questi neuroni si chiamano neuroni specchio e sono stati scoperti nel 1992 dal neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti. Noi possiamo capire gli altri dal nostro interno, nello specifico, osservando l’altro, lo comprendiamo perchè dentro di noi evoca lo stesso programma. Se partiamo da una delle emozioni di base, come il disgusto, e guardo una faccia che prova disgusto, è stato sperimentato che nel mio cervello si attiva la stessa area dell’altro e provo anch'io quella sensazione. In questo caso si è creato uno stato empatico tra me e l'altra persona, perché viviamo il medesimo stato emozionale. Questa esperienza è intuitiva perché non deduco ma sento ciò che prova l’altro e ciò mi permette di dare una base anche scientifica al profondo legame che esiste tra gli esseri umani. Comprendere emozionalmente l’altro, avere la capacità di relazionarsi e di solidarizzare con i loro dolori e le loro gioie è fondamentale per la sopravvivenza della specie. I Neuroni specchio mi aiutano non soltanto a sentire ciò che fa l’altro ma anche a capire l’intenzione dietro a quell’azione, per cui è proprio grazie ad essi che io comprendo se l’altro prende un bicchiere per bere o per lanciarmelo contro, permettendomi, quindi, di reagire in tempo reale. L’empatia nasce da una sorta di radar che ho nel cervello che ha la capacità di sintonizzarsi con il cervello degli altri. Quando i neuroni specchio non lavorano, non sento la comunione umana, quindi l’empatia viene a mancare e si possono compiere anche delle cattiverie perché l’altro viene vissuto come diverso da sé e non si prova nulla per l'altrui sofferenza. Con molta probabilità si nasce con questa capacità ma è stato studiato che i fattori culturali e le credenze diffuse possano attivare o disattivare i neuroni specchio, portando a provare più o meno empatia verso determinati gruppi di persone o animali. Un esempio di ciò potrebbe essere dato dai movimenti animalisti che stanno portando ad una nuova sensibilizzazione nei confronti di una percezione empatica per la sofferenza provata dagli animali.
"La gelosia è anacronistica?"
"Come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia possa ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità; soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri...". Queste parole di Roland Barthes nel suo libro "Frammenti di un discorso amoroso" esprimono in pieno l’angoscia che si prova nel sentire tali emozioni così contrastati ed intense. La mente tenta di razionalizzare e controllare ciò che il cuore non riesce a domare. Tutti noi vorremmo essere liberi da questo stato, c’è chi fieramente si dichiara non geloso, ma non sempre ciò è possibile. La gelosia in realtà ha un’origine atavica stabilizzante, perché il maschio sorvegliando e difendendo la femmina garantiva la sopravvivenza della specie. Così il maschio si garantiva la discendenza e la femmina otteneva protezione e sostentamento. Oggi la situazione si è evoluta e la gelosia fa parte dell’amore, perché nasce dal desiderio dei due amanti di costruire e proteggere il loro spazio sacro inviolabile e dal timore di perdere l’oggetto del desiderio e di venire così abbandonati. Molti considerano tale sentimento ormai anacronistico e si prova quasi vergogna nell’ammettere tale fragilità, riconoscere di essere gelosi significa dichiarare apertamente di essere deboli ed insicuri. C’è un filone, poi, che al contrario ritiene che tanto più si è gelosi tanto più si ama, ma questo aspetto va valutato con grande attenzione, perché a volte porta a legittimare comportamenti violenti, accettati in nome di una gelosia generata da un amore passionale, per il quale tanto più forte è il sopruso tanto più forte è l’amore. Analizzando i due estremi potremmo dire che esiste una terza realtà nella quale, se ben gestita, una giusta gelosia può essere sana e far bene alla coppia. Riconoscere l’amato come entità distinta da noi ci tiene viva la curiosità ed il desiderio di scoprire l’altro; la giusta distanza, in virtù della quale, non dobbiamo raccontare tutto di noi al nostro compagno/a evita la simbiosi nella quale spesso si cade nella fase iniziale. Quindi alimentare un’equa dose di gelosia alimenta un sano timore di perdere l’altro, non dando così per scontato il nostro rapporto.
Gli Accordi stipulati con la vita
Quando nasciamo abbiamo un’infinita capacità di imparare, di sognare ed innumerevoli possibilità di scelta; purtroppo, poi gli adulti ci indicano quali sono i giusti sogni da fare in conformità alle regole della società. Cresciamo credendo fedelmente che i sogni imposti dalla società attraverso gli insegnamenti di mamma, di papà, della scuola e della religione siano i nostri. In questo modo, in maniera inconsapevole, stipuliamo degli Accordi con la Società su come vivere la nostra vita. Diventiamo adulti con certezze inconfutabili su come comportarci in società, su cosa è bene e cosa è male, su ciò che è giusto o sbagliato. Cerchiamo, così, di essere il più possibile conformi per paura del giudizio esterno, anche quando sentiamo che forse la vita che stiamo conducendo non rispecchia il nostro reale sentire. Percepiamo di non essere completamente liberi ma non lo vogliamo vedere, perché una delle nostre più grandi paure è di metterci in gioco ed esprimere chi siamo realmente, per cui, per timore di non essere accettati, viviamo un’esistenza che qualcun altro ha scelto per noi. Per non deludere le aspettative degli altri creiamo una falsa immagine di perfezione perché nessuno può essere perfetto in questo mondo e così siamo i primi a giudicarci severamente creando uno stato di frustrazione. Per ribaltare questa situazione dobbiamo prendere Nuovi Accordi, ma questa volta solo con noi stessi. Siamo noi a decidere cosa mettere in gioco, definiamo noi la nostra vera essenza, ciò che ci appassiona, ciò che ci fa svegliare la mattina con entusiasmo, quali sono i nostri valori e ciò in cui crediamo. Ognuno di noi potrà definire il proprio unico meraviglioso sogno in cui credere. In questo modo passeremo da Accordi presi per paura ad Accodi presi con amore, generatrice di energia. Lo scrittore Don Miguel Ruiz nel suo libro “I Quattro accordi” ci parla in particolare di quattro Accordi ritenuti fondamentali per avvicinarci ad una vita più consapevole e libera. Nel primo Accordo ci invita ad essere “impeccabili con la parola”, perché la parola ha un potere magico, può creare gioia, bellezza e verità ma può anche distruggere, per cui attenzione prima di parlare! Nel secondo Accordo ci consiglia di “non prendere nulla in maniera personale” qualunque cosa ci venga detto, racconta molto su chi la pronuncia, per cui dobbiamo fidarci di noi stessi per credere o meno a ciò che ci dicono gli altri. Il terzo Accordo ci ricorda di “non supporre nulla”, perché spesso quando non comprendiamo, tendiamo a non approfondire, a non chieder , creiamo aspettative deluse per mancanza di vera comunicazione. Nell’ultimo Accordo Ruiz ci invita a “fare sempre del nostro meglio” sempre in base alle nostre possibilità in quel determinato momento, spinti da un nostro desiderio reale e non perché pensiamo alla ricompensa. Se faremo del nostro meglio per raggiungere la nostra libertà personale e per amare noi stessi, potremmo condurre una vita serena.
"Anime affini: come si riconoscono?"
"Beautiful souls recognize beautiful souls. Keep being genuine, your people will find you". In una semplice frase troviamo un principio fondamentale per la nostra vita: le belle anime riconoscono le belle anime, conserva la tua essenza più vera, persone simile a te ti troveranno. Come si fa ad essere il più possibile fedeli alla propria natura? Quando nasciamo la nostra anima è pura ed autentica, poi man mano che cresciamo veniamo contaminati e condizionati dai nostri genitori, dalla scuola, dalla realtà esterna. Per ritrovare parti di noi che nel tempo abbiamo dimenticato, potremmo cominciare a guardare indietro ai giochi che amavamo fare da piccolini; le peculiarità che ci hanno contraddistinto allora si avvicinano alla nostra reale indole; poi, a volte, crescendo ci scordiamo di tutto ciò, lasciando nascosti e non coltivati aspetti della nostra natura veramente importanti. Quando ci ritroviamo succede un miracolo, cominciamo a far pulizia di tutto ciò che non ci appartiene, perché sentiamo che sono situazioni, persone, attività che invece di donarci energia ci indeboliscono mentalmente e fisicamente. È la nostra anima sopraffatta che si ribella e vuole risplendere, vuole esprimersi nella sua naturale bellezza. Per arrivare a tale consapevolezza abbiamo bisogno di fare un faticoso e spesso doloroso lavoro interiore, perché significa scardinare certezze che abbiamo dato per scontato fino a questo momento, è il tempo per mettersi in gioco e conoscersi con le proprie risorse e fragilità. È un viaggio dentro sè stessi per ritornare al nostro centro, ascoltarci e poter così fiorire nella nostra autenticità. Quando ciò succede risplendiamo della nostra luce più vera, attraendo, in tal modo, persone che brillano sulla nostra stessa frequenza. In questo stato evolutivo affiniamo l’intuito che conosce a prescindere, senza alcuna reale motivazione razionale, lasciando spazio all’empatia e all’amore. Tanto più saremo connessi a noi stessi, senza vane apparenze, scudi protettivi o maschere, tanto maggiore sarà la possibilità di attrarre altre anime affini a noi.
"L'energia segreta delle emozioni: lasciar fluire la vita"
Ognuno di noi ha una propria luce che lo contraddistingue. Mi capita, a volte, di venire catturata all’improvviso da uno sguardo, una postura o un semplice gesto di uno sconosciuto, è come se vedessi oltre e riuscissi a carpire la luminosità della persona. È del tutto casuale e non risponde a nessuna logica razionale, è questione di energia! Ci sono individui in cui si può percepire il flusso naturale della forza vitale, questi sono dotati di un’energia emotiva, perché lasciano che le emozioni li attraversino, buone o negative che siano. Tale attitudine dona loro una carica speciale che influenza non solo il loro stato d'animo ma anche la percezione di loro stessi. Per esprimere questa energia abbiamo bisogno di vivere pienamente le nostre emozioni ed esternarle, tutti i turbamenti sono importanti e funzionali alla nostra esistenza. Quando non ci diamo il permesso di esternare ciò che proviamo, interrompiamo il flusso della vita e blocchiamo l'energia nel nostro corpo, creando, in questo modo, un vero dolore fisico ed emozionale. Lo squilibrio delle emozioni represse può causare problemi alla nostra salute. In particolare il Taoismo collega così le emozioni primarie ai nostri organi interni: la gioia è associata al cuore, la rabbia al fegato,la paura ai reni, la tristezza ai polmoni, l’ansia alla milza. Quando noi ascoltiamo, riconosciamo, accettiamo ed esprimiamo le nostre emozioni, ci permettiamo di restare connessi e presenti a noi stessi e ciò ci consente di far fluire la vita dentro e fuori di noi. In questo modo, il corpo non trattiene nulla e resta in salute, perchè produce quell’energia vitale che lo attraversa e lo rigenera, fonte di benessere fisico ed emozionale. Le emozioni negative possono farci del male nella misura in cui le accettiamo o le rifiutiamo, non possiamo evitare il dolore o la tristezza; l’unica medicina di cui disponiamo per attenuarli è permetterci di attraversarli per poi trasformarli. Accettare e lasciare fluire la vita con energia è il vero antidoto per la nostra felicità!
"Quale eredità emotiva lasceremo ai nostri figli?"
Ci affacciamo alla vita come anime pure pronte a vivere le infinite esperienze che siamo destinati ad esplorare. Il dna, il contesto sociale e le dinamiche di attaccamento dei nostri genitori andranno poi ad influenzare l’identità di ciascuno di noi. Non abbiamo molte possibilità di uscire illesi da questi condizionamenti esterni, i quali costituiranno le prove che dovremo affrontare per evolvere e ritrovare noi stessi in un percorso di evoluzione. In tale viaggio chiamato vita, avremo l’opportunità di scegliere chi siamo, dove andare e quale talento desideriamo esprimere. Ci viene concessa una grande responsabilità, scegliere se essere felici o accontentarci di condurre un’esistenza più o meno rassicurante, cercando di navigare a vista su di un mare imprevedibile, che non conosciamo così bene, nella speranza che la nostra barchetta possa reggere ai colpi delle onde. Ci rilassiamo quando il tempo è sereno ed il mare ci coccola con il suo dolce dondolio e andiamo in panico quando la burrasca prende il sopravvento. Cerchiamo di sopravvivere seguendo dinamiche interne di cui non siamo consapevoli che ci portano a ripetere spesso gli stessi errori. Così abbiamo costruito la nostra Comfort Zone in cui appunto barcamenarci, senza porci troppe domande. Altro è prendere il timone della nostra barca e scegliere in quale direzione andare; ciò è possibile lavorando su di noi per comprendere le nostre forze e le fragilità, cosa appartiene alla nostra essenza più pura ed arcaica e cosa invece ci è stato introiettato in maniera inconsapevole dai nostri genitori, i quali a loro volta hanno ricevuto dai loro genitori altre dinamiche psicologiche, così fino ad andare indietro di molte generazioni. Noi siamo il frutto non solo delle nostre esperienze ma anche di quelle vissute dai nostri avi con gioie e dolori, con il loro carico di traumi non elaborati, che purtroppo ricadono su di noi, ignari di tutto ciò. C’è un modo, però, per spezzare questa catena, per fare in modo che noi, i nostri figli e le generazioni future possano vivere in maniera più consapevole e serena: noi possiamo essere coloro che, lavorando sui traumi irrisolti ereditati dalle generazioni passate, riusciranno a spezzare la catena generazionale offrendo ai noi stessi e ai nostri discendenti un’esistenza più vera, felice e consapevole.
“La Libertà, tanto infinita quanto personale: come rendere le nostre scelte consapevoli”
La parola libertà contiene in sè infinite possibilità. È un potere innato nell'essere umano di esternare i propri pensieri, emozioni, desideri, paure, bisogni, fantasie; è una condizione che ci permette di tradurre in azioni ciò che sentiamo. Se da un lato questo concetto ci consegna un infinito potere, dall'altro ci dà anche una grande responsabilità e un senso di smarrimento...dove possiamo arrivare nell'esprimerci e nel prendere, quindi, decisioni che porteranno a quelle azioni che definiranno la nostra vita? Credo che la consapevolezza che abbiamo di noi stessi e dei nostri valori possa guidarci alla nostra personale libertà. Quando mi sento libero di decidere, non condizionato da aspettative ed esigenze sociali, quando sono congruente con il mio sentire più vero, comincio a dar vita alla mia libertà. Abbiamo bisogno di ascoltarci e conoscerci per orientare le nostre scelte e per poter esprimere il significato più profondo della nostra esistenza. Quando l'azione ci avvicina a noi stessi, alla nostra autenticità e decidiamo seguendo il richiamo della nostra anima, assaporiamo quella sensazione di leggerezza che la parola libertà contiene in sè. In tali decisioni non esistono compromessi, tutto fluisce come nuvole nel cielo che cambiano forma nello spazio immenso, senza alcun condizionamento. Nel momento in cui appartieni a te stesso e ti senti libero nasce una grande forza, superi i limiti della mente, è l'intelligenza del cuore a guidarti. Per essere liberi ci vuole appunto coraggio da "cor habeo" che vuol dire agire con il cuore; allora tali scelte porteranno in dono un senso di dignità e pace, perchè sentiamo di vivere una vita congruente con chi siamo. Per essere liberi di scegliere dobbiamo essere pienamente consapevoli di cosa stiamo scegliendo e credo che per raggiungere la consapevolezza sia necessario porci alcune domande: "Cosa sto scegliendo? Perchè faccio questa scelta? Cosa rappresenta per me percorrere questa strada? Come posso arrivare al mio obiettivo? Se facessi diversamente? Quale parte di me sta scegliendo? Mi sto esprimendo liberamente?" Le scelte sono grandi opportunità per ascoltarsi e vivere un’esistenza consapevolmente libera.
"Le stelle son desideri", guardare al cielo per riscoprire sé stessi
Le magiche notti d'estate ci portano ad alzare gli occhi al cielo e a perderci nel firmamento sopra di noi, restiamo così sopraffatti dallo spettacolo di infiniti diamanti che, irraggiungibili e misteriosi, ci illuminano. L'immenso ci pervade e ci affidiamo alla speranza che, in quell’istante, dall’alto, una stella cadente decida di farci un dono, conducendoci verso i nostri desideri. Fin dai tempi lontani i latini associavano il desiderio alle stelle, infatti il termine Desiderio deriva dal latino Desiderium che è composto dalla particella "De" e dalla parola "Sidus" che significa Stella. Già da allora credevano che il desiderio nascesse dalle Stelle. Dunque per desiderare bisogna guardare in alto, oltre i propri limiti terreni, è una spinta che ha un sapore misterioso quasi divino che ci porta oltre le nostre possibilità, è un’energia propulsiva che ci illumina e ci conduce verso nuove strade. Il desiderare mette in moto la mente, il cuore ed il corpo. Ci stimola ad uscire dalla nostra comfort zone per permetterci di mettere in gioco le nostre risorse alla scoperta del mondo. Il desiderio ci consente di raggiungere i nostri obiettivi, è quella scintilla che si accende dentro di noi, che ci smuove dall'apatia e che sa esattamente dove arrivare. Quando riusciamo a vivere per soddisfare non solo i bisogni e per adempiere ai doveri, ma per realizzare anche i nostri desideri, iniziamo una vita di qualità, in cui siamo noi a scegliere per la nostra esistenza, meno condizionati dall'esterno. Quindi scegliamo con cura le parole che pensiamo ed utilizziamo e poniamo più attenzione a ciò che sentiamo dentro di noi, è ben diverso approcciarsi ad un progetto con un "devo" rispetto ad un "desidero". È importante essere consapevoli delle nostre scelte, per comprendere ciò che realmente vogliamo, guidati dalla nostra anima e dai nostri sogni per vivere momenti di felicità autentica. Per cui alziamo gli occhi al cielo ed impariamo a desiderare e a chiedere. L’Universo è generoso e ci ascolterà. Le stelle continueranno in eterno ad illuminare il buio per ricordarci che si può sempre sognare.
"Il silenzio: una risorsa per contattare la nostra essenza più profonda"
Ci vuole coraggio nel saper stare nel silenzio, sentiamo spesso il bisogno di colmare il silenzio per riempire un vuoto. Esso ci insegna l’arte dell’ascolto di noi stessi: ci svuotiamo di ogni influenza esterna e ci affidiamo alla voce dell’anima. È il momento creativo più intenso perché tutto nasce nel silenzio, il seme che darà vita all’albero crescerà nel silenzio. Ho sempre provato una profonda stima per quelle persone che in presenza di altre non hanno bisogno di parlare se ritengono di non avere nulla di interessante da dire, sento in loro una forza calma che nasce da centratura e consapevolezza. Avverto chi è a suo agio nel silenzio, non preme e non forza ma accoglie il momento presente, ascolta il silenzio dell’altro e la comunicazione avviene su di un piano diverso, molto più profondo e vero. Accettare il vuoto significa lasciare che sia, che le cose accadano senza controllare, perché sapere stare nel silenzio significa anche aver fiducia nella vita senza il bisogno di controllare il momento con parole o azioni; essere fiduciosi ci fa accadere le cose senza alcuno sforzo, diventiamo magneti che attirano. L’arte del silenzio si impara dal saper stare serenamente soli; noi esseri umani tendiamo ad aver paura della solitudine, così colmiamo il vuoto dell’assenza con presenze che, purtroppo, hanno l’unica funzione di placare la paura del silenzio. Quando riusciamo a vivere momenti di solitudine in un silenzio ricco di presenza di noi stessi, entriamo in un contatto profondo con la nostra essenza perché stiamo semplicemente con ciò che sentiamo della nostra persona. Il silenzio ci permette di dare maggior valore alla parola proferita, perché questa esprimerà il vero e la sostanza, non saranno parole pronunciate senza valore alcuno o con superficialità; il silenzio lascerà, inoltre, spazio alla fantasia e al mistero perché non dobbiamo dire tutto all’altro, lasciando il desiderio della scoperta. Come possiamo imparare il silenzio? Ogni volta in cui esso si presenterà e saremo tentati di colmarlo con il rumore, accogliamolo e accettiamo questa forma di vuoto fertile, perché soltanto così potremo ritrovarci nella nostra integrità.
"Il tempo dell'infinito in cui la magia avviene": tra Kronos e Kairòs, come leggere il 'momento perfetto'
Quando penso al tempo immagino una musica che con il suo ritmo scandisce l’esistenza di ogni uomo, ciascuno balla la propria melodia dando un valore personale al momento. I Greci chiamavano Kronos il tempo oggettivo che scandisce il susseguirsi degli istanti in secondi, minuti, ore, giorni; che considera un prima ed un dopo, un ieri ed un domani. Questo è un tempo lineare, in continuo movimento, di cui abbiamo bisogno per organizzare e scandire la vita. Poi esiste il Kairòs, un altro concetto di tempo molto più affascinante che ha una natura qualitativa, esso esprime il momento giusto in cui qualcosa di magico accade. Nella mitologia greca viene rappresentato come un giovane con delle ali ai piedi che vola velocemente e che diventa inafferrabile per chi non è pronto a coglierlo tempestivamente. Il Kairòs ci indica esattamente il momento giusto da prendere al volo, è il Carpe Diem in cui il Fato ci dà l’opportunità di afferrare e vivere quell’istante che si rivelerà fondamentale per l’evoluzione della nostra anima. È un tempo "a-temporale", indeterminato che sfugge alla linearità di Kronos, in cui qualcosa di speciale avviene. Sta a noi saper intuire l’opportunità che l’Universo ci sta donando, in cui siamo chiamati a decidere, non possiamo anticipare, esitare o ritardare. È il momento propizio del cambiamento, del rinnovamento è quell’istante unico e irripetibile che ci porta a dar vita a qualcosa di nuovo nella nostra vita. Il tempo in questa dimensione si ferma perché tutto concorre a donarci la possibilità del cambiamento. Nel Kairòs sentiamo l’Infinito, la coscienza si affievolisce per lasciare spazio all’intuizione, è il momento dell’illuminazione e della magia in cui possiamo accedere al nostro sè più profondo, in cui l’anima ci guida affinché possiamo esprimere le nostre potenzialità ancora inespresse. Tanto più saremo connessi con noi stessi e centrati, tanto più saremo pronti a decifrare e comprendere i messaggi che la vita ci offre, donandoci la possibilità di cogliere le occasioni che in quell’attimo si presenteranno lungo il nostro cammino.
"Abbracciare il proprio bambino (interiore) vuol dire crescere: il paradosso del pensiero per scoprire se stessi"
Esiste un momento nella vita in cui cominci a spogliarti di ciò che non ti appartiene più e scopri con meraviglia che cose, persone e situazioni che prima credevi fondamentali e di cui non avresti mai potuto fare a meno, ora hanno molto meno peso. Nelle tue scelte lasci andare il Bisogno per accogliere il Desiderio, concedendoti di essere libero, perché non più condizionato da quelle esigenze che prima ritenevi impellenti. Così cominci ad alleggerire i pensieri: si dissolvono quelli che non ti appartengono più e che adesso riconosci essere di qualcun altro, magari di tua madre, tuo padre o del tuo partner. In questo modo ti accorgi di come cambia anche il tuo sentire ed il tuo agire, intraprenderai una nuova strada che inevitabilmente ti condurrà verso te stesso. Scompare ogni forma di aspettativa ed il peso del dover dimostrare per essere accettato, non temi più di pronunciare un No quando un Sì, concesso per compiacere l’altro, violenta la tua identità. Tutto si semplifica nell’essere semplicemente chi sei. Accade una sorta di miracolo per cui il tuo sguardo si sposta dall’esterno verso l’interno di te stesso, ora ciò che conta veramente sei tu, con le tue emozioni e cominci a guardare con amore e rispetto le tue fragilità e le tue aspirazioni che fino a quel momento avevi lasciato in balia degli altri, nell’attesa che qualcuno un giorno ti avrebbe capito e salvato. In tale preciso momento comprendi che solo tu hai il potere di salvarti ed inizi ad abbracciare il tuo bambino interiore che vuole ricevere amore; in questa tappa del tuo viaggio diventi quell’adulto in grado di condurti ovunque i tuoi sogni vogliano portarti. Così scopri il grande potere di creare la tua felicità senza dover aspettare il partner giusto o la situazione giusta. Inizia un grande percorso di consapevolezza in cui cominci ad ascoltarti e a conoscerti veramente, riconosci i tuoi talenti, i tuoi sogni ed aspiri ad evolvere per diventare la migliore versione di te stesso, non lasci più che gli altri decidano per te e tu diventi l’unico artefice della tua vita. Ora tieni le redini del tuo destino, diventi così leggero da riuscire a volare, scompare la confusione, conosci un nuovo silenzio ed una nuova pace che ti permetteranno di ascoltare quella vocina interiore che si chiama Anima, che ti indicherà la giusta strada verso la tua realizzazione.
"L'empatia, una dote meravigliosa ma non a portata di tutti. È possibile allenarla?"
Quante volte abbiamo sentito parlare di empatia? Come sono le persone realmente empatiche? Questo termine, che deriva dal greco “En-pathos”, “sentire dentro”, indica una dote meravigliosa con la quale riusciamo a comprendere le emozioni dell’altro, percependone i pensieri. Con tale qualità possiamo vedere il mondo altrui senza giudizio, con le sue lenti, ne comprendiamo i sentimenti, mantenendoli distinti dai nostri. Alla base di una comunicazione autentica dove vi sia un reale scambio, in cui si vuole ascoltare tutto dell’altro, non si può prescindere dall’empatia; purtroppo si assiste spesso ad un dialogo sterile tra due mondi che viaggiano paralleli nella propria solitudine concettuale ed emozionale. Alla base di molte discussioni e di relazioni finite si nasconde l’incapacità della persona di andare oltre la propria visione personale per aprirsi a comprendere non solo il pensiero dell’altro ma anche il suo messaggio più recondito psico-emotivo. La persona empatica coglie ogni sfumatura dell’interlocutore: la luce negli occhi, l’espressione della bocca, l’inclinazione della testa, la postura, il tono della voce, poi, per ultimo, le parole… A volte l’empatico, con la sua elevata intuizione, comprende ancora prima che l’altro parli, è un talento magico che, se condiviso tra due persone che interagiscono tra loro, può portare ad alti livelli di affinità e complicità. La conversazione, in questo caso, risulta leggera e fluente non esistono fraintendimenti o interpretazioni dettate dai preconcetti di chi ascolta, infatti l’ascolto è puro da ogni pregiudizio o critica e chi parla è libero di esprimersi certo che l’altro comprenderà. L’empatico sa essere inoltre assertivo nel saper dire la cosa giusta e nel modo giusto all’altro ed è propenso alla positività. Questa capacità ha una base scientifica ed è legata ad un’attività neuronale del nostro cervello che ci permette di non concentrarci solo su noi stessi ma di riuscire ad essere più attenti nei confronti degli altri e del mondo che ci circonda. Questa scoperta ci conferma che l’uomo è stato creato per relazionarsi e non può esistere una mente isolata. L'empatia si rivela dunque una qualità necessaria all’essere umano per raggiungere un equilibrio personale con una sana identità, in grado di costruire relazioni solide e durature. Non tutti sono dotati della stessa empatia, sicuramente il contesto sociale, l’educazione e le esperienze vissute durante l’infanzia o l’adolescenza possono influenzarla; la forte competizione, il narcisismo, le relazioni tossiche o la scarsa autostima hanno un’influenza negativa, ma con la consapevolezza e l’allenamento possiamo alimentarla. D’altra parte, le persone troppo empatiche dovranno imparare a sapersi gestire perché, vivendo tutto molto intensamente, rischiano di rimanere spesso senza energie assorbendo tutto ciò che viene dall’esterno. Inoltre in amore attenzione a non incontrare persone che possano scambiare tale dono prezioso in debolezza!