L'Arte di Essere Felici

Oltre il senso visibile della realtà

Oltre il senso visibile della realtà

L’uomo è spinto da un bisogno ancestrale di attribuire un significato alla realtà, ma non sempre è possibile svelare l’arcano. Senza una regola o uno scopo che gli conferisca appartenenza ad un sistema prestabilito di convenzioni sociali, l’essere umano prova disorientamento, come sospeso in un vuoto esistenziale. Nel silenzio e nel non fare, la mente umana si smarrisce, così l’uomo per sentirsi al sicuro e placare l’inquietudine interiore, cerca sicurezza nel rumore delle voci esterne. Nella corsa affannosa per l’approvazione altrui, insegue un’ identità che non gli appartiene, così l’illusione di una stabilità costruita sul consenso degli altri, rivela presto la sua fragilità. Rischiamo di perderci nella confusione di altre opinioni, che diventano rumore per la nostra anima. Siamo molto di più di ciò che mostriamo, siamo essenza, siamo l’ascolto silenzioso di noi stessi nella solitudine. Il ritiro si rivela una fonte svelatrice della nostra unicità, sia nelle sue fragilità che nella forza. Uscire dal confronto è una conquista difficile in un’epoca in cui ogni  attimo viene manifestato. Rischiamo di restare travolti e condizionati da ideali e sogni altrui, perdendo la nostra visione. Arriva il momento di fermarci, non per cercare un senso, ma per vivere ogni esperienza con un suo significato molto più profondo di quello apparente. Lontano dal frastuono che confonde, possiamo ascoltare quella melodia, solo nostra, che ci indica la giusta strada. Proviamo ad affidarci alle coincidenze, che in realtà tali non sono, a cogliere il momento giusto e a perderci nel mistero della vita. Accogliamo le emozioni senza spiegarle, viviamo il dolore con presenza senza doverlo subito guarire, troviamo il coraggio di sperimentare, anche quando la mente ci suggerisce di scappare. Non abbiamo bisogno di essere perfetti ma di sentirci vivi, di sbagliare per poi comprendere. Non esiste il fallimento, ognuno è libero di scegliere il proprio personale successo, importante è esserci con verità. Lasciamoci attraversare dalla bellezza dell’ignoto, che racchiude in sé una saggezza antica, oltre ogni interpretazione razionale.        

27/07/2025 10:00
L'arte di annoiarsi: l'origine silenziosa della creatività

L'arte di annoiarsi: l'origine silenziosa della creatività

L'estate porta con sé lunghi e pigri pomeriggi, lasciando alle spalle le frenetiche giornate di una quotidianità conosciuta e rassicurante. La mente, nella sua folle corsa, di colpo, precipita nel vuoto assoluto: nessun impegno, nessuna urgenza. Ci troviamo nel non fare, si comincia ad avvertire un senso di nullità generatrice di irrequietezza, una sorta di disconnessione dalla realtà che ci spaventa. Subentra, così, la tanto temuta noia: uno stato mentale spesso frainteso, a volte considerato un fastidio, ma che in realtà nasconde una spiegazione psicologica del nostro rapporto con il tempo e con noi stessi. La noia può costituire una fonte di creatività, un momento di riflessione. Lontani da distrazioni esterne, ci spinge ad esplorare il nostro mondo interiore, per cercare soluzioni di vita più stimolanti e riconsiderare scelte passate che non ci motivano più. Quando cominciamo ad avvertire disinteresse nei confronti di ciò che ci circonda, probabilmente la nostra realtà non ci rispecchia come prima. Nel momento in cui la noia diventa costante e non limitata a una situazione contingente, ci sta mettendo in contatto con una mancanza. Questo malessere è uno strumento evolutivo, che ci indica il bisogno di nuovi stimoli. Ci spinge a cambiare per riportarci sulla strada, ci dice che abbiamo perso il senso delle nostre scelte. La realtà attuale con solleciti continui ed immediati, ha reso sempre più difficile comprendere e vivere la noia. Tendiamo a riempire ogni momento, senza una reale consapevolezza, pur di non avvertire il peso del silenzio. Invece di chiederci perché ci sentiamo annoiati e cosa desideriamo fare o essere, cerchiamo l’azione senza una vera motivazione. La noia non è nemica, ma una risorsa, ci allontana dal dover agire per dare spazio all’essere. Essa genera la spinta per oltrepassare quella soglia che altrimenti non avremmo mai varcato. Un ponte verso un nuovo modo di percepire noi stessi nel mondo. L’assenza di stimoli esterni ci costringe a confrontarci con una sorta di solitudine in un tempo non definito che normalmente evitiamo di sperimentare. L’essere umano ha bisogno di questo vuoto per far emergere il potenziale che è in lui. La noia va ad infrangere abitudini e pensieri ripetitivi, facendoci assaporare una mancanza di direzione: tutto ciò che prima sembrava rassicurarci ora appare inutile ed insoddisfacente. Quello che prima aveva un senso ora non ha più significato. Arriva il momento di cambiare frequenza, per sintonizzarci su una realtà più consona a noi. È importante non combattere la noia ma ascoltarla per permetterle di darci nuovi suggerimenti. Dall’insofferenza del silenzio e dell’attesa, possiamo passare ad un risveglio con una presenza più autentica nel presente.

20/07/2025 10:15
Il volto nascosto del traditore seriale: tra vuoti affettivi e paura dell’ intimità, un viaggio nella mente dell’infedele abituale

Il volto nascosto del traditore seriale: tra vuoti affettivi e paura dell’ intimità, un viaggio nella mente dell’infedele abituale

Approfondirò la figura dell’infedele, spostando l’attenzione dal giudizio morale, per concentrarmi soltanto su un’analisi delle dinamiche emotive ed identitarie che spingono una persona a tradire abitualmente il proprio partner. Non si tradisce soltanto per noia o per attrazione nei confronti di un’altra persona, la spinta può anche arrivare da un senso di incompletezza e vuoto psichico. In realtà non si cerca un altro ma si insegue un’ esperienza  che ci faccia sentire ancora vivi e amati. Se da un lato l‘amante può costituire quell’ alternativa che ci permette di uscire da una relazione ormai finita che altrimenti non avremmo il coraggio di troncare, dall’altra invece può anche succedere che si manchi di fedeltà senza alcun desiderio di porre fine alla propria storia. In questo caso si avverte un bisogno ancora più profondo e complesso, cioè quello di scappare da sé stessi. Si cerca di sfuggire dal disagio di non riuscire a stare totalmente in una relazione seria e totalizzante, perchè questa comporterebbe un ‘intimità troppo forte ed una profondità emotiva che farebbe paura, ingestibile con i propri mezzi. La persona vive un conflitto interno, dovuto a dinamiche di attaccamento infantile che lo portano a fuggire quando il legame diventa profondo e stabile. Si ha timore di attraversare fino in fondo un amore perchè  da bambini si è sperimentato un rifiuto o una freddezza che hanno portato a difendersi da eventuali esperienze simili che ci porterebbero ad un dolore troppo intenso da affrontare. In fondo il traditore è una persona fragile, che teme l’abbandono; avere altre storie gli permette, invece, di tenere alta la propria autostima alimentando una visione  grandiosa del proprio io. Quali potrebbero essere i motivi che portano, nonostante tutto, l’infedele  a professare amore nei confronti della/ del  propria/o compagna/o? Alla base del suo comportamento ci può essere un  affetto sincero condito con la paura della solitudine, un porto sicuro da cui tornare ogni volta, ma non supportato da una scelta totale e definitiva. L’infedele decide di non scegliere totalmente il suo partner, egli tiene accanto la persona senza mai donarsi pienamente. Ha  bisogno di credere di avere una routine rassicurante, cercando poi fuori attenzioni e forti emozioni quando desidera sentirsi vivo. La frattura interiore è un peso con cui prima o poi la persona dovrà fare i conti, perché nel tradire l’altro in realtà inganna se stesso. Chi tradisce più volte non ama realmente né il compagno, né se stesso, cerca sollievo al proprio vuoto, senza voler guardare le proprie fragilità e bisogni per lavorarci e superarli. Non costruisce ma distrugge. Si sente libero ma in realtà vive uno stato di disconnessione interiore: da un lato la necessità di sentirsi amato e dall’altro il terrore di sperimentare l’amore puro Si alimentano esigenze che poco hanno a che fare con un sentimento vero, si parlerà di dipendenza affettiva, di una narrazione irreale della relazione in cui ci si convince che sia la storia della vita, o di paura di essere lasciati mascherata da disinteresse. Meccanismi molto distanti dal concetto di un amore adulto che richiede, invece, presenza, verità e scelta reciproca.

13/07/2025 12:15
Parola e silenzio: il dialogo invisibile della comunicazione umana

Parola e silenzio: il dialogo invisibile della comunicazione umana

L’interazione ritmica tra parola e silenzio rappresenta il dialogo invisibile nella comunicazione umana. Non sono opposti, ma strumenti complementari del nostro linguaggio. Gli spazi di silenzio tra le parole danno una scansione al nostro discorso, riescono a porre luce su ciò che potrebbe restare in ombra. Sono respiro nell’ascolto dell’altro, attesa nell’aiutare l’interlocutore a cercare dentro se stesso il suo significato più profondo. Dall’altra, le parole che scegliamo raccontano chi siamo, con esse diamo forma a pensieri ed emozioni, creando la nostra realtà. Possiamo dichiarare amore o guerra! Le parole hanno il potere di illuminare, confortare e salvare, oppure ferire come coltelli, farci vivere notti angoscianti o albe da cui risorgere. Quando parliamo, abbiamo la capacità di connettere le persone, avvicinare mondi diversi e apparentemente ostili, creare alleanze e complicità, oppure allontanare, provocare dolore e ferite indelebili. Come genitori, in particolar modo, abbiamo la responsabilità di scegliere con cura le frasi che utilizziamo con i nostri figli. A volte con superficialità diciamo loro: “non sei in grado, non mi fido... “ generando inconsapevolmente enormi insicurezze. Basterebbe eliminare il “non” per rafforzare e motivare le loro azioni. Poi, in mezzo al frastuono delle parole esiste un luogo incantato e sospeso, il luogo del silenzio. Concetto affascinante e profondo che, invece, la società ci ha trasmesso come qualcosa da evitare, associandolo spesso ad imbarazzo. Non siamo abituati a fermarci nella dimensione del non dire e del non fare. Abbiamo paura di stare nel vuoto, perché ci costringerebbe a fare i conti con noi stessi. Ci sono situazioni in cui la meraviglia del momento richiede soltanto l’ascolto delle emozioni che stiamo provando, qui il silenzio diventa un linguaggio molto più sapiente, quello dell’anima. Tacere può rappresentare una soglia, un confine eretto quando ogni parola risulterebbe inutile, oppure il mezzo per disinnescare una discussione nella quale scegliamo l’altro piuttosto che il nostro ego. A volte punisce, altre protegge per custodire una verità più profonda. E’ quel vuoto da colmare con tutte le parole che abbiamo scelto di non dire. Dalla danza armonica tra voce e non detto può nascere un dialogo autentico, dove le parole non sono rumore ed il silenzio non fa più paura.

06/07/2025 10:45
Circe: la donna dietro l'incanto

Circe: la donna dietro l'incanto

Circe figlia di Elio, il Dio Sole e della ninfa Perseide è una delle protagoniste femminili più interessanti dell’Odissea: è la maga che ha il potere divino di trasformare gli uomini in animali. All’inizio la conosciamo come una donna affascinante che incarna la seduzione femminile, in grado di manipolare gli uomini con le sue arti magiche, riducendoli a bestie con i loro istinti primari. Poi, con stupore, vediamo fiorire una donna innamorata che sa accogliere, curare per poi lasciare andare... È ambivalente: autonoma, autosufficiente e allo stesso tempo aperta ad una relazione. Per l’uomo è tentazione e pericolo ma anche possibilità di crescita. Come una vera Dea, Circe attrae con il suo canto Ulisse ed i suoi compagni, appena approdati sull’isola di Eea, per poi offrire loro una bevanda che li trasforma in bestie. Tutti mutano, tranne Ulisse che, grazie ad un’erba magica, mantiene la sua forma naturale. La maga rimane stupita da questo uomo, l’unico che non è riuscita a tenere nel recinto, che sfugge alla sua magia e che non la fa sentire onnipotente. L’unico uomo che non cambia per lei. Nasce così una storia d’amore. Quando poi la Dea comprende che Ulisse deve proseguire il suo viaggio, da conquistatrice diventa protettrice, aiutandolo ad affrontare il proseguimento della sua avventura. Lei dominatrice riesce a cambiare, offrendo l’amore più difficile, quello che ti lascia andare e che ti dona gli strumenti per crescere. Circe non ha potuto trasformare Ulisse, rimasto integro. A sua volta, lui con l’amore ha trasformato lei, insegnandole a vedere l’altro non come una preda ma come una persona libera. Lo ha sostenuto nella crescita, ha rinunciato ad averlo per sé, per lasciargli la possibilità di compiere il suo destino. Circe ci insegna quanto potere e quanta bellezza ci sono nell’accogliere il mistero dell’altro.

29/06/2025 10:40
"Il risveglio": liberarsi dall'illusione di un amore

"Il risveglio": liberarsi dall'illusione di un amore

Come facciamo a riconoscere un amore vero da un'idealizzazione? Il confine è labile e di difficile identificazione. Il bisogno di una persona che ci protegga dalle nostre paure e che ci sostenga nel viaggio della vita, ci spinge, a volte, a costruire nell’immaginario individuale l’uomo o la donna ideale. Ci infatuiamo di chi nella realtà non esiste e proiettiamo su di lui/lei i nostri desideri più intimi. Fabbrichiamo un sogno di cui diventiamo noi stessi prigionieri. Ci soffermiamo solo su ciò che ci piace, mentre soprassediamo su segnali importanti che ci dovrebbero far riflettere sull’esistenza di una reale sintonia. Coloriamo di rosa, semplici gesti, attribuendo loro significati che non hanno, giustifichiamo così assenze e parole non dette. Portiamo avanti questa menzogna con noi stessi, fingiamo che vada tutto bene e accettiamo le mancanze dell’altro perché è più forte il bisogno di credere nella storia. Costruiamo un mondo in cui solo noi crediamo, investiamo energia per mantener viva la relazione, accontentandoci delle briciole. Così confondiamo un misero pasto con un banchetto luculliano. Sentiamo di dover guadagnare l’amore dell’altro, dimenticando i nostri veri desideri. Poi accade che un giorno la realtà si rivela con tutta la sua crudeltà: l’altro supera il nostro limite della distanza emotiva, così ciò che abbiamo sempre saputo senza volerlo accettare, diventa consapevolezza. Cominciamo a notare la discrepanza tra ciò che abbiamo sperato e ciò che accade realmente: piccole sfumature nei gesti o nelle parole diventano spilli al cuore. Dopo una prima fase di rifiuto, ci sono vari tentennamenti, in cui ci si allontana per poi riavvicinarsi, con vane speranze di un eventuale cambiamento. Fino a comprendere finalmente che ci si era innamorati di un ideale e non della persona in sé. Perdendo il sogno, perdiamo quella parte di noi che ci aveva creduto e cominciamo a rinunciare alla proiezione che avevamo fatto della nostra persona in quella storia. La finta intensità che credevamo di vivere, lascia il posto al vuoto. La disillusione pesa come un macigno e ci costringe ad ascoltare quella voce che rivendica un atto d’amore verso noi stessi. Con coraggio, cerchiamo la verità e capiamo come la necessità di sentirsi visti e scelti abbia distorto la realtà. Comprendiamo che l’amore non può essere frutto del bisogno, ma il risultato di un desiderio puro, dove c’è reciprocità e non si rincorre, un luogo sicuro in cui  incontrarsi con lo stesso entusiasmo. La fase di risveglio è dolorosa , ma ci regala quella crescita che ci permette di vedere le proprie dinamiche interiori e di riconoscere il nostro valore.  

22/06/2025 11:00
Amori nell'era dei social: come le nuove comunità virtuali hanno influenzato le nostre relazioni

Amori nell'era dei social: come le nuove comunità virtuali hanno influenzato le nostre relazioni

Ho sempre creduto che la spontaneità fosse un valore nelle relazioni, sono cresciuta con questa convinzione. Da ragazzini, quando uscivamo ed incontravamo qualcuno che potesse destare un nostro interesse, dopo una timidezza iniziale, ci si avvicinava per conoscersi. C’erano due persone che si guardavano negli occhi e che si studiavano con pudore, osservando i minimi gesti. Tra di loro non si interponeva alcun mezzo, attraverso cui rielaborare pensieri ed emozioni. Allora non esisteva lo smartphone! Il tutto avveniva in maniera abbastanza coerente: un corteggiamento iniziale, passi incerti dovuti alla scarsa confidenza, che poi nel tempo avrebbero potuto evolversi in un’amicizia, in un fidanzamento o in una semplice conoscenza. Non mancava, di certo, il gioco della seduzione, che si sviluppava in maniera armoniosa e con un'evoluzione più o meno immediata. Si assisteva ad una sorta di congruenza tra parole e comportamento. Oggi trovare la stessa spontaneità sembra faticoso. Il vecchio detto "vince chi fugge" è diventato un comportamento estremizzato e a volte manipolatorio. Molto si gioca sulla tempistica e sulla gestione dei messaggi scambiati su WhatsApp. Chi si manifesta genuino e diretto rischia di scoraggiare l’altro, che perde il piacere della conquista. Il meccanismo si basa su un equilibrio di forze nel riuscire a rispondere più tardi possibile ad un messaggio o addirittura nel non visualizzarlo. Tanto più siamo nel nostro e ci facciamo rincorrere tanto più ci sentiamo potenti. È una dinamica in cui predomina l’ego mentre la vera essenza della persona sembra avere poco valore. L’individuo schietto patisce questo gioco che alla fine non può che rivelarsi controproducente, perché avrà come unico risultato aumentare la distanza emotiva tra le persone. L’approvazione dell’altro si misura sui like ricevuti, si pubblicano storie per far vedere che non si è soli e che si conduce una vita sociale attiva. Pure questo è un bluff. L’unico fine è comunicare alla persona che ci interessa: "Guarda come sono figo anche senza di te", quando in verità vorremmo soltanto dirle: "Vorrei stare con te".  Così corriamo il rischio di vivere una realtà che non ci appartiene o che non desideriamo veramente, per il timore di parlare apertamente e di dichiararci con i nostri sentimenti più autentici. Spendiamo una vita virtuale, dove ci perdiamo dietro a giochi psicologici inconsci. Abbiamo timore di comunicare le nostre emozioni e pensieri, per non risultare banali o ancora peggio sottomessi. Nessuno è disposto a lasciare il proprio scettro di apparente perfezione in nome di una sana e spontanea fragilità.

15/06/2025 11:30
Consapevolezza: l’inizio invisibile di ogni cammino

Consapevolezza: l’inizio invisibile di ogni cammino

Il cammino per la conquista della serenità parte da un presupposto necessario: la consapevolezza. Cosa significa, esattamente, essere consapevoli? Vuol dire avere il coraggio di guardarsi onestamente, di accettare le proprie fragilità e di riconoscere le risorse ed i talenti di cui siamo dotati. Questo lavoro reclama un tempo in cui fermarci ad ascoltare le emozioni che ci attraversano, per poi gestirle e trasformarle. Chi non ha timore di osservare il proprio dolore, la frustrazione o la rabbia ha imparato a non mentirsi: sa che soltanto affrontando le sue paure può maturare, per vivere in maniera più vera e partecipe. La presa di coscienza costituisce una base solida su cui costruire un percorso di crescita. Lungo la strada si apprende a non perdersi dietro a pensieri invadenti che offuscano la mente e si acquisisce l’arte di rimanere centrati nell’ascolto del cuore. Il silenzio non è un vuoto da colmare, ma il miglior luogo dove ritrovare la pace e le risposte che cerchiamo. Si comprende che tutto ciò che accade, anche se non è quello che avremmo voluto, va bene così, perché ogni esperienza vissuta ha un suo senso per il nostro viaggio, che forse al momento non capiamo, ma che poi svelerà i suoi frutti. Accettiamo la vita con gratitudine e cerchiamo di carpirla più con il cuore che con la mente. L’intuito ci guida nell’afferrare l’invisibile oltre le parole pronunciate. Smettiamo di giudicarci, ascoltiamo e accogliamo tutte le nostre parti dialogando con loro serenamente. Il cammino prosegue affidandoci ad un universo molto più intelligente di noi che sa dove portarci e che ci insegna ad abbandonare il controllo. Crediamo nella bellezza ed ogni giorno seminiamo azioni che porteranno alla realizzazione dei nostri desideri. Il respiro diventa uno strumento potente per gestire i momenti di ansia, perché ci riporta nel sentire il corpo nell’istante presente, allontanandoci dalle trappole della mente. Diventiamo consapevoli della nostra energia che custodiamo con rispetto e, senza alcun senso di colpa, mettiamo confini per amarci. Perdoniamo perché sappiamo che il perdono è fonte di libertà e di leggerezza. Tutto diventa più intenso e più vivo nel suo rispecchiare in maniera autentica ciò che siamo, riconosciamo le nostre passioni e viviamo per esprimerle e condividerle con il mondo.

01/06/2025 11:05
Il gioco nelle relazioni: chi scappa e chi rincorre

Il gioco nelle relazioni: chi scappa e chi rincorre

Ti è mai capitato che in una relazione affettiva, nel momento di massima complicità e vicinanza, l’altro tenda a chiudersi e ad allontanarsi? Un comportamento ambivalente e contraddittorio che spesso genera frustrazione e confusione in chi lo subisce. Stiamo parlando dello stile di attaccamento Evitante, che trova la sua origine negli studi del medico psicoanalista John Bowlby. Egli osservò i bambini nel momento della separazione dai suoi genitori. Quelli che, per limitare la sofferenza, adottarono una disconnessione dalle proprie emozioni, rientrarono in questo profilo di attaccamento. Comprendere tale dinamica ci permette di cogliere come un evitante riesce ad amare. È una persona sfuggente, bisognosa di libertà, spazio ed aria. Ha imparato che deve cavarsela da solo, ha poca fiducia nell’altro, l’intimità emotiva gli fa paura, ha sperimentato che si può essere abbandonati e soffrire, per cui meglio mantenere le distanze. Tende a dissociarsi dalle proprie emozioni. Il suo comportamento non dipende da te, ma dalle sue fragilità, fugge dal contatto con sé stesso. Egli prova un senso di inadeguatezza nel vivere una relazione, anche se la vorrebbe. Teme di deludere, di non essere all’altezza delle richieste dell’altro, per cui, spesso, non riuscendo a gestire questo forte disagio, preferisce porre fine alla relazione. Non è un romantico, le sue dimostrazioni d’affetto si esprimono con azioni concrete. Per lui costruire un legame equivale ad un perdita di indipendenza, ha paura di aprirsi ed essere vulnerabile, per poi rischiare di essere abbandonato. Cerca una relazione dove essere libero di esprimersi, senza venire giudicato o cambiato. Spesso le figure ansiose, in cerca di protezione, sono attratte dagli evitanti perchè sembrano forti, offrendo loro un'illusione di sicurezza. In realtà ansioso ed evitante rappresentano due stili di attaccamento fragili che parlano lingue diverse.  Se il primo cerca sicurezza per placare l’ansia di abbandono, il secondo desidera una fonte di supporto, senza intimità. Entrambi hanno bisogno di amore, ma lo esprimono in maniera diversa, l’uno con esternazioni emotive l’altro con un comportamento più freddo e distante. Li accomuna la paura di perdere sé stessi. L’evitante reprime le proprie emozioni, che tiene congelate dentro di sé. A volte la sensazione più forte è l’attivazione traumatica che lo fa scappare quando si sente pressato nella relazione. Il comportamento di un evitante è paragonabile all'onda di un mare con andate e ritorni, questo movimento  gli permette di controllare la realtà e di comprendere se l’altro riesce a rispondere alla sua necessità di libertà. Quando l’onda arriva e se ne va, è importante restare con i piedi piantati nella sabbia per non perdere l’equilibrio e la stabilità perché si è consapevoli che lui tornerà. L’evitante richiede un grande lavoro di consapevolezza, perché stare con lui significa andare oltre l’ansia di perderlo o di ricevere conferme. Non si può salvare l’altro, cercare di cambiarlo o perdere sé stessi con i propri bisogni.  Ma una relazione di questo tipo può rappresentare una grande sfida per lavorare sulla propria solidità ed autonomia. Per un ansioso è l’occasione per imparare a stare centrato, comprendere che i vuoti vanno colmati con i propri interessi e non con la fusione nell’altro. Se entrambi le parti hanno la volontà di lavorare, è sempre possibile costruire una relazione composta da due individui interi e compiuti che desiderano condividere momenti di vita insieme.  

25/05/2025 10:20
Il viaggio dell’eroe - "Rischio?  la possibilità di far fiasco c’è sempre, ma c’è anche la possibilità della felicità"

Il viaggio dell’eroe - "Rischio? la possibilità di far fiasco c’è sempre, ma c’è anche la possibilità della felicità"

"Penso che una buona vita sia un viaggio dell’eroe dopo l’altro. Ripetutamente siamo chiamati nel regno dell'avventura, verso nuovi orizzonti. Ogni volta si presenta lo stesso problema: rischio? Se si rischia, ci sono pericoli e aiuti, realizzazione e fallimento. La possibilità di far fiasco c’è sempre, ma c’è anche la possibilità della felicità".  Così Joseph Campbell esprime la visione di una vita come il risultato di tanti viaggi, ognuno con un suo inizio ed una fine, tanti cicli che prevedono una sfida, fonte di un nuovo livello di consapevolezza. Il passaggio dall'adolescenza all’età adulta, potrebbe rappresentare uno dei primi viaggi dell’eroe che siamo chiamati ad affrontare. La nostra esistenza può contare tante fasi di vita più o meno lunghe. In ogni fase possiamo interpretare personaggi diversi con comparse, musiche e scenografie mutevoli. Unico comune denominatore siamo noi che, passo dopo passo, esprimiamo un nuova versione fino ad arrivare alla nostra reale identità. Il viaggio dell’eroe è un archetipo narrativo che, a livello universale, rappresenta la metafora del percorso della crescita interiore. Una musica interiore ci invita ad uscire dalla nostra comfort zone, per seguire il nostro destino.  Siamo liberi di ascoltare o meno questa spinta interiore. Possiamo decidere di essere sordi, per paura di dover affrontare imprevisti e dolori, ignari del fatto che, in tal modo, corriamo il rischio di rinunciare alla felicità. Questo viaggio prevede delle vere e proprie tappe, si parte sempre da uno stato di apparente tranquillità, poi arriva una crisi che ci destabilizza, facendo nascere in noi un desiderio di cambiamento.  All’inizio si avranno dubbi ed ansia perché l’essere umano tende a porre resistenza al nuovo, poi con l’aiuto di un mentore, un amico, uno psicologo o un libro...riusciamo a raccogliere il coraggio necessario per affrontare la nuova situazione.  In questo momento avviene l'attraversamento di una soglia che ci permetterà di confrontarci con le nostre parti più nascoste e dolorose, ma che ci farà luce anche su nuove risorse che non credevamo di avere. Arriva allora una nuova consapevolezza, una sorta di rinascita interiore che ci svela un mondo circostante diverso. Si comprende che ogni difficoltà contiene un insegnamento, e si riesce a dare un senso a questo cammino Un cambiamento che ci consegna serenità, relazioni più sane e nuove opportunità di lavoro, di amicizie o d’amore. Ogni volta in cui conquisti una nuova idea di te stesso, stai vivendo un viaggio dell’eroe che ti consentirà di tornare alla tua quotidianità trasformato e con il desiderio di condividere ciò che hai imparato.

18/05/2025 10:40
La dipendenza affettiva: perdonarsi per chi si è perso per amore

La dipendenza affettiva: perdonarsi per chi si è perso per amore

Cara me, Ti chiedo scusa per le volte in cui non mi sono ascoltata, in cui ho rivolto lo sguardo solo verso di lui. Per quelle volte in cui ho permesso che l’anima scomparisse dentro al mio corpo, ormai non più mio per quanto magra fossi diventata . Una sopravvissuta in un mondo nel quale credevo, dove non mi era permesso provare emozioni, bisogni, desideri. Incapace di urlare il mio dolore. Io, piccola, invisibile alla sua vita, Inghiottita dalla sua, di vita. Gli ho donato la corona, dimenticando fosse la mia. L’ho insignito di tutti gli onori. Gli ho fatto credere di essere immortale. Ho così vissuto in una giostra di felicità illusoria e di disperazione. Chiedo scusa a me stessa per aver dimenticato la dignità. Perdonami per la fragilità La paura di perderlo mi ha congelato. Ho permesso a lui di definire chi sono, spogliandomi dei miei vestiti color dell’oro. Il vampiro aveva riconosciuto la sua preda, il suo ricco pranzo su cui abbuffarsi. Lui si alimentava della mia energia, mentre io morivo dissanguata. Sono caduta in un oblio che mi ha fatto credere di non valere nulla, mi sono rimpicciolita per entrare nel suo mondo fino a ringraziarlo per essere in vita. Mi dispiace, mi dispiace tanto per aver trascorso anni senza sole, per non aver onorato la mia esistenza. Ti prego di scusarmi. Mi sono rinchiusa in un inferno di cui solo io detenevo le chiavi d'uscita. Oggi con il tuo perdono posso lasciare andare via il passato e rinascere libera, più forte e consapevole di prima. Oggi ho ritrovato la vita.

11/05/2025 11:00
"Oltre, siamo l'insieme di istanti di vita aspiranti all'infinito"

"Oltre, siamo l'insieme di istanti di vita aspiranti all'infinito"

Come l’onda del mare si infrange potente sulla riva, per poi ritrarsi, nutrirsi e ritentare più forte di prima l’ennesimo incontro con la terra, così l’uomo segue un impulso primordiale ad andare oltre ogni limite conosciuto, in un movimento costante verso l’ignoto. L’oltre rappresenta la tensione verso tutto ciò che non è finito, il desiderio di conoscere al di là di ogni limite spaziale temporale o ideale. È la risposta al mistero che ci svela la magia dietro la realtà. Siamo l'insieme di istanti di vita più o meno intensi, aspiranti all’infinito. Per poter andare oltre, accogliamo il nostro essere incompiuti e lo trasformiamo in una spinta creativa verso terre sconosciute e meno sicure. Ulisse è l’eroe che meglio incarna la brama di sapere ed il coraggio di sfidare i suoi limiti fisici morali e psicologici. Egli rappresenta la forza di volontà nel non cedere di fronte alle difficoltà, trasformandole in risorse.  In lui il bisogno di conoscere Oltre ciò che è noto supera i momenti di fragilità che lo richiamano a casa. Nel suo viaggio egli sfida  la precarietà dell’esistenza e fiducioso in una forza più grande a cui affidarsi, non smette di tendere verso l'inesplorato Come il nostro eroe anche noi nella quotidianità siamo chiamati costantemente ad andare oltre: Oltre le nostre paure. Oltre i pensieri ed i preconcetti che limitano l’azione. Oltre il nostro cuore quando teme l’amore. Oltre nell’osare a vivere diversamente, accettando il cambiamento.  Oltre nel far sentire la nostra voce, senza preoccuparci del giudizio. Oltre ogni certezza del conosciuto per scegliere il nuovo che arriva. Oltre la propria terra. Oltre la vecchia versione di noi stessi che non riusciamo a lasciare andare. All’uomo è stato concesso dagli Dei uno strumento potente che gli consente di volare oltre i confini della logica per accedere ad intuizioni e visioni dell’assoluto. Questo ponte verso l’immensità è l’Arte in tutte le sue espressioni. La musica, la  poesia, la pittura, il teatro sono forme divine che trascendono la realtà e la illuminano per farci perdere nel mistero dell’eternità. Esse ci guidano verso mondi già presenti in noi che attendevano di essere riconosciuti e svelati.  

04/05/2025 10:40
Gli amanti: l'attimo presente che, nella sua intensità, si veste di eterno

Gli amanti: l'attimo presente che, nella sua intensità, si veste di eterno

Il bacio nel dipinto "Les Amants" di Renè Magritte riesce a sublimare l’essenza della dicotomia tra vicinanza ed estraneità degli amanti. Il panno che copre il volto dei due protagonisti, che si baciano, è il simbolo della separazione nell’intimità, di quella distanza emotiva, frutto della paura di un disvelamento autentico della propria entità. Una difficoltà di connessione profonda, che, invece di allontanare,  accende e ad alimenta il desiderio. Uno slancio nato dalla mancanza, una tensione all’altro placata solo dalle carezze del prescelto. Assenza e disponibilità rappresentano l’eterna danza su cui si muovono gli amanti. Una coreografia che si nutre di insicurezza, dove si impara a vivere la presenza nell’assenza, perché è nella lontananza che la relazione si nutre di intensità per un incontro che forse avverrà. Il confine tra il reale e l’ideale è labile, l’amante una proiezione del nostro sogno d’amore, un dialogo interiore con uno sconosciuto nel silenzio di un’esperienza non ancora vissuta. Nel non detto le loro parole, il noi l’illusione di pochi istanti. Non esiste il progetto, solo l’attimo presente che nella sua potenza si veste di eterno.  Un mondo fragile, costruito tra due anime al di fuori di un tempo e di uno spazio, vita rubata, rituali che nel tempo scriveranno la loro storia. La precarietà la loro condizione. In ogni saluto il dubbio di un addio, poi subito dissipato dalla sete di rinnovare il patto silente. Rivoluzionari che sfidano il rischio, nessuna richiesta, solo dono. Esseri vulnerabili nell’incertezza del domani, l’impulso più tenace di ogni ragione. L’illusione di libertà li muove l’uno verso l’altro, per poi incontrarsi stretti in un mondo che esclude la realtà fuori, il segreto loro complice,  il taciuto una presenza ingombrante. Il tempo dell’attesa si muove tra la nostalgia di quello che è stato ed il desiderio di ciò che sarà. Due esseri imperfetti nella loro fragilità, alla costante ricerca dell’ebrezza di nuove emozioni sopite nel tempo, ma inconsapevoli figli di una ferita da guarire.  

27/04/2025 10:30
"L'illusione della perfezione": amare le nostre imperfezioni ci rende perfetti

"L'illusione della perfezione": amare le nostre imperfezioni ci rende perfetti

La tensione alla perfezione è un’esigenza umana che ha origini antichissime. Già nella Grecia classica con l’espressione “kalòs kai agathòs” raffiguravano l’ideale dell'uomo bello e buono. Un equilibrio perfetto tra corpo e anima. Oggi abbiamo dimenticato l’importanza di una crescita armonica dei due aspetti, virando verso il bisogno di dover rispondere ad alti canoni estetici e di successo professionale, dimenticando spesso il lato interiore, più umano.  Tutti vogliamo apparire, mostrando spesso una maschera sterile per nascondere ciò che di noi non ci piace poi così tanto. Ci creiamo una finta perfezione fisica, in cui grandi sorrisi nascondono fragilità, perdiamo così di vista l’importanza di una reale armonia tra il mondo esterno ed interno. Vivere, cercando di controllare tutto per adempiere all’aspettativa di perfezione altrui ci allontana dalla nostra autenticità. Fin dalla nostra infanzia il bisogno di accettazione ci spinge a comportarci in modo conforme alle attese dei genitori e del contesto sociale. Cresciamo credendo che la bellezza, la bravura ed il rispetto delle regole ci garantiscano l'amore. I social media hanno potenziato questa divisione interna, creando una vetrina virtuale dove ogni vita si mostra levigata e la vulnerabilità va taciuta.  La paura di non essere all’altezza ci spinge a mostrarci diversi, con una falsa immagine, fonte di ansia ed insicurezza. Trovo affascinate la forza di chi sa mostrarsi vero, con le proprie debolezze ed errori.  Si, perché si può anche sbagliare, siamo esseri in cammino, possiamo concederci di essere imperfetti, di inciampare, rialzarci ed imparare, senza doverci identificare con i nostri errori. Come possiamo liberarci dal condizionamento di essere all’altezza dei canoni di perfezione esterni? La risposta è amarsi, sempre, a prescindere dal nostro peso, o da un qualsiasi altro difetto che noi riteniamo tale. L'amore non è mai sottoposto a condizione, solo amando le nostre imperfezioni, saremo perfetti. Accettare i nostri limiti, senza inseguire un ideale che ci allontana da noi stessi, ci permette di entrare in contatto con la nostra essenza e di mostrarci con coraggio. Solo la verità ci consente di esprimerci e di creare relazioni genuine.  

20/04/2025 11:35
Il tempo dell'estate

Il tempo dell'estate

È aprile, l’aria ha un profumo diverso, tutti gli altri sentono la primavera, io vedo già l'estate! Mi guardano come se fossi pazza, forse lo sono...Avverto un'energia che risveglia i sensi, una gioia improvvisa mi pervade per l'imminente arrivo del momento più intenso dell’anno. È la fase della vita piena, quando tutto appare più chiaro fuori e dentro di te, è il momento dell'agire maturo! Ora sai che subito dopo arriverà inesorabile l'autunno e non hai tempo per procrastinare progetti e sogni, è l’istante per vivere e ritrovare i colori persi sotto la coperta invernale. È la stagione dei bagni al mare, un invito ad immergersi nelle acque delle nostre emozioni sopite, per nuotarci dentro fino a sentire scorrere la vita. Non è più tempo di coprirci dietro a vesti che ci proteggono dalle paure e dalle ansie. L'Estate è un sospiro di sollievo. È l'occasione per uscire allo scoperto e dell'incontro con l'altro dopo mesi di chiusura, è l'ora dei pensieri inespressi e dei baci non dati. La pioggia ci ha accompagnato con il pianto dei nostri dolori, ma ora non c’è più tempo, il sole ci reclama tutti, sotto il suo cielo e noi presenti godiamo del suo calore tanto anelato. È il momento per cadere, sbucciarsi le ginocchia e rialzarsi, voltarsi un attimo indietro, guardare bene lo scalino inatteso che ci ha fatto inciampare, per poi ripartire più forti di prima. È la stagione dei canti dispersi nell’aria leggera e dei balli scalzi tra la sabbia, complice il riflesso di una luna intrigante. È tempo di osservare le stelle che sapienti ci indicano la strada verso i nostri desideri. Una nuova luce illumina la realtà circostante, ci svela segreti e ci apre a verità nascoste. La libertà si fa strada, alleggerisce gli animi e ci rende coraggiosi.    

13/04/2025 11:00
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