Ottobre è arrivato con il suo fascino discreto ed austero. Il sole si fa strada tra le nuvole, cedendo il passo al buio precoce della sera che porta con sé un’aria ormai tagliente. Il rosso, l’arancio ed il giallo dorato si accendono d’intensità, prima di avviarsi al riposo invernale.
La natura rallenta il suo ritmo e con dolce fermezza ci insegna l’arte di lasciare andare, per prepararci alla rinascita futura, così come l’autunno prepara la primavera. È la stagione dell’introspezione, della ricerca di un nido sicuro in cui sostare per prenderci cura del nostro spazio interiore.
Un movimento naturale verso un raccoglimento che può portare con sé un’emozione spesso temuta: la tristezza, un’amica silenziosa dispensatrice di forti intuizioni. In una società che esalta la performance e la felicità ad ogni costo, la tristezza è considerata una debolezza da mascherare e da superare in fretta.
Eppure l’autunno ci ricorda che anche la tristezza ha un suo ruolo importante come parte del ciclo della vita. Quando le permettiamo di attraversarci diventa una preziosa alleata che ci accompagna verso la nostra verità più autentica.
Ci invita a guardare le nostre vulnerabilità con onestà per riconoscere quei legami, illusioni o aspettative che non risuonano più con ciò che siamo diventati. Come l’autunno ci insegna che ogni fine contiene il seme del nuovo inizio, la tristezza è necessaria per la nostra rinascita.
Impariamo, così, il coraggio di restare anche quando le luci si affievoliscono e il buio si fa più vicino, con la fiducia che proprio da quelle ombre possa rinascere il sole.
Dimorare nella tristezza ci richiede la pazienza di accettare ciò che sembra dormiente, perché, in quel vuoto apparente, la terra sta preparando le radici per una nuova fioritura.
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