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Sanità Provincia Macerata

Sessant’anni di AIRC: la ricerca che salva la vita

Sessant’anni di AIRC: la ricerca che salva la vita

Lunedì 27 ottobre con una cerimonia al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è aperta la nuova edizione dei “Giorni della Ricerca”, la campagna nazionale dell’AIRC di cui quest’anno ricorrono 60 anni di attività.

Molti mezzi di comunicazione pubblici e privati stanno ricordando il numero 45521 attraverso il quale, tramite un semplice SMS o telefonata da numero fisso o da cellulare, tutti possono contribuire al finanziamento della ricerca contro il cancro.
In tantissime piazze l’8 novembre sarà possibile contribuire acquistando i cioccolatini della ricerca.

Il cancro è una patologia con grande incidenza, può colpire tutti gli organi del nostro corpo, la mortalità è ancora alta, seconda solo alle patologie cardiovascolari.

Se comunque fino a non molti anni fa il malato di cancro vedeva di molto ridotta la sua aspettativa di vita, oggi possiamo dire che la situazione è radicalmente cambiata.

Tanti malati di cancro sopravvivono a lungo, parecchi, soprattutto per certe tipologie di tumore, guariscono; la sensazione è che siamo avviati verso un percorso virtuoso della scienza che approderà in tempi non tanto lunghi alla sconfitta del cancro.

Il merito di questa esaltante aspettativa è della ricerca: l’AIRC ne è un veicolo importante che non solo riesce a procurare i fondi, ma negli ultimi 50 anni è riuscita a creare una comunicazione che stimola la prevenzione, fondamentale per le patologie oncologiche, e la diagnosi precoce, alla base per una vittoria sulla malattia.

L’AIRC significa anche l’impegno di tanti ricercatori giovani e meno giovani che assaporano il piacere e la soddisfazione di vedere pian piano sgretolarsi il mito di invincibile di un’anomala e devastante mutazione di tessuti, con la grande probabilità, attraverso le metastasi, di infiltrare altri organi con una progressiva distruzione dei principi vitali.

La ricerca, con applicazione, pazienza e costanza, ha trovato sempre uno spiraglio nella diagnosi e nella cura; gli spiragli hanno aperto altri spiragli e le specialità medico-scientifiche più interessate all’argomento — la radiologia, la chirurgia, la farmacologia — con una simbiosi operativa e di supporto continuo, hanno ottenuto risultati fino alla grande speranza di oggi.

Gli input, le indicazioni per tutti però arrivano dagli anonimi laboratori di ricerca, dall’osservazione di un numero infinito di reazioni chimiche e biochimiche, dalle sperimentazioni tra provette e sofisticate macchine dell’ingegneria medicale.

Il ricercatore, le squadre di ricercatori, elaborano un progetto, lo perseguono, devono essere pronti a persistere o cambiare strada a seconda dei risultati quotidiani.

Se oggi il cancro può essere curato con una chirurgia molto conservativa, con una chemioterapia mirata e specifica priva dei devastanti effetti collaterali, se addirittura possiamo pensare ad una stimolazione del sistema immunitario che subito blocchi le cellule anomale, lo dobbiamo ai comunicati che escono da quelle stanze appartate dove uomini e donne lavorano per poter raggiungere un risultato scientifico di successo utile a tutti.

A volte la vita dei ricercatori riserva sorprese inaspettate: non raramente cercavano un risultato e ne hanno scoperto per caso uno più importante.

Un esempio non proprio calzante ma con tanta attinenza sono gli studi sul m-RNA per ricercare la via immunitaria contro il cancro: pur conservando la sua originaria finalità, questa ricerca è risultata essenziale per la realizzazione in tempi record di un vaccino contro il covid.

La ricerca e i suoi attori sono il fulcro dello sviluppo della civiltà umana.

Oggi abbiamo riservato la nostra attenzione alla ricerca medico-scientifica e specificatamente alla ricerca contro il cancro, ma la ricerca è alla base di ogni attività umana per migliorarla e per renderla più utile alla nostra vita.

Escluderei da questa virtuosa compagnia tutti quelli che si adoperano per trovare le armi più sofisticate e i metodi per distruggere la vita.

Ho avuto occasione, per il mio lavoro, di conoscere due tra i più grandi ricercatori della scienza medica insigniti del Premio Nobel: la professoressa Rita Levi Montalcini ed il professore Renato Dulbecco.

La professoressa Montalcini in due occasioni ha cercato di spiegarmi i suoi studi sulle cellule del cervello; il professor Dulbecco, in un incontro di più di tre ore, mi parlò del DNA, dei cromosomi e del nostro patrimonio genetico.

Due occasioni che non potrò mai dimenticare. Cercai di incamerare le loro nozioni, ma soprattutto rimasi colpito dal loro sguardo, dalla loro espressione serena e gentile di sognatori… i ricercatori possono trasformare il sogno in realtà.

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