Lasciare andare per lasciare crescere: dalla cura al distacco, come ridefinire il legame tra genitori e figli
Tra tutte le relazioni umane, quella tra genitore e figlio è tra le più profonde, complesse e difficili da comprendere pienamente. Nell’infanzia siamo esseri indifesi che dipendono completamente da chi ci ha messo al mondo. Ci aspettiamo amore incondizionato e protezione costante, è una fase in cui la relazione sembra avere un senso chiaro. Tuttavia, con il passare del tempo il copione si rompe o si trasforma e l’adolescenza porta con sé un primo inevitabile processo di ridefinizione del legame originario.
Si comincia a sentire il desiderio di affermare la propria identità distinta ed autonoma da coloro che fino a quel momento sono stati un esempio. Figure idealizzate che all’improvviso vediamo nelle loro fragilità.
Arriva poi, con l’età adulta, il bisogno imprescindibile di esprimere la nostra essenza, di tracciare un percorso autonomo che spesso entra in conflitto con quel senso di fedeltà implicita alla famiglia di origine.
E’ qui che nascono i primi sensi di colpa: scegliere strade diverse da quelle attese, allontanarsi fisicamente o emotivamente può essere vissuto come un tradimento silenzioso, anche quando è una tappa naturale della crescita.
Il processo prosegue poi con il progressivo invecchiamento dei genitori che diventano più vulnerabili, bisognosi di cure e attenzioni. Si ribaltano i ruoli, chi un tempo si prendeva cura ora ha bisogno di essere accudito.
Si accentua la separazione tra chi è ancora in fase evolutiva, il figlio, e chi invece ora sembra fermarsi o regredire, il genitore.
Da qui sorge un grande conflitto interiore per riuscire a bilanciare il desiderio di realizzazione personale con il senso di responsabilità verso chi ci ha cresciuti.
Molte vite adulte convivono con questa tensione costante nel cercare di armonizzare l’amore per la propria libertà e il dovere verso chi amiamo.
Diventa quindi importante ridefinire consapevolmente la relazione con i genitori. Ciò significa, da un lato, superare il senso di colpa legato alla distanza fisica o emotiva e dall’altro perdonare i genitori, riconoscendo che hanno dato ciò che hanno potuto secondo le personali risorse interiori e culturali.
Non sempre abbiamo ricevuto ciò che avremmo desiderato, ma questo non può togliere valore all’amore ricevuto.
Questo ci consente di amare senza recriminazioni, uscendo dalle aspettative di figlio, accettando, da adulti, i reciproci limiti.
Se il figlio vive il senso di colpa per una sorta di debito affettivo, il genitore, invece, attraversa un momento di profonda vulnerabilità nel dover lasciare andare il proprio figlio, per permettergli di costruire la sua vita. Significa riconoscere che al posto di quel bambino che un tempo era al centro della propria esistenza ora c’è un individuo autonomo, capace di camminare da solo.
La difficoltà maggiore si ha quando l’identità dell’adulto si è definita quasi esclusivamente attraverso il ruolo di genitore. In questi casi la separazione può essere vissuta con un grande senso di vuoto.
Il rischio è di innescare forme più o meno consapevoli di manipolazione affettiva volta a mantenere il figlio in una condizione di dipendenza emotiva.
Questa dinamica può mettere in pericolo il processo di maturazione del figlio ed ostacolare la sua evoluzione.
Al contrario, un genitore che è riuscito a creare nel tempo un’identità autonoma con propri desideri, interessi, relazioni e passioni sarà più predisposto ad accettare il distacco, visto come una naturale evoluzione del percorso affettivo.
Egli comprende che lasciare andare un figlio significa avere fiducia nella persona che è diventata.
Al riguardo lo psicologo Erik Erikson parla di “generatività” per indicare la capacità di creare e poi restituire al mondo ciò che si è costruito, come crescere un figlio per prepararlo ad essere se stesso e a non aver più bisogno di noi.
Se ben vissuta la fase della separazione è una grande opportunità per entrambi: da un lato il genitore ha la possibilità di ritrovare i propri spazi e creare nuovi progetti con una sorta di rinascita malinconica, dall’altra il figlio può abbracciare serenamente la propria vita con libertà e con la consapevolezza di avere una base sicura alle spalle a cui poter tornare ogni volta.
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