Scuola, lavoro e futuro digitale: Flavio Corradini spiega come convivere (bene) con l’Intelligenza Artificiale (VIDEO)
In un anno in cui TIME ha scelto proprio “l’Intelligenza Artificiale e i suoi architetti” come Persona dell’Anno 2025, riconoscendone l’influenza “nel bene e nel male” sulla società globale, il dibattito pubblico non può che guardare con attenzione a come questa tecnologia stia cambiando le nostre vite. Un riconoscimento simbolico e potente, che racconta non solo i progressi vertiginosi dell’AI, ma anche le sue ombre, le paure, le speranze e le trasformazioni che sta innescando in ogni settore: dalla geopolitica alla scuola, dal lavoro all’informazione. È proprio in questo scenario che arriva l’intervista al professor Flavio Corradini nel nuovo episodio del Picchio Podcast: una conversazione che mette ordine, svela potenzialità e rischi, e soprattutto aiuta a capire come convivere – e crescere – con un’intelligenza artificiale sempre più presente nelle nostre scelte quotidiane.
Corradini, informatico, docente universitario, ex rettore dell'Università di Camerino e figura di riferimento nel dibattito sull’innovazione, racconta l’avvio di un progetto sperimentale dedicato alle scuole di primo e secondo grado, con un percorso che partirà dalla formazione degli insegnanti per arrivare a studenti e famiglie. Un passaggio decisivo, dice, perché “i nostri figli già usano questi strumenti nelle loro stanze. Fingere che non esistano è sciocco. Serve consapevolezza, non divieti”. L’obiettivo è affrontare l’AI come un’innovazione non incrementale, capace cioè di cambiare radicalmente i processi educativi, con opportunità enormi ma anche rischi da monitorare con attenzione.
Sul fronte produttivo, Corradini vede un’Italia che ha già compiuto passi importanti nella digitalizzazione, ma che sta ancora costruendo una vera cultura dei dati: “I dati sono il cibo degli algoritmi”, afferma. Le applicazioni reali sono già moltissime: logistica, magazzini, customer care, manutenzione predittiva, marketing, realtà virtuale e aumentata per la formazione. La tecnologia, in alcuni casi, può perfino ridurre gli incidenti sul lavoro grazie a sensori e sistemi di allerta. Sulle paure di sostituzione dei lavoratori, il professore è netto: “Non credo che l’AI ci manderà a casa. Ma cambierà il modo di lavorare, e bisogna essere pronti. Servono upskilling e reskilling a tutti i livelli, anche manageriali”.

Guardando al futuro, Corradini parla di tecnologie già pronte – come veicoli autonomi e sistemi immersivi – che però attendono una cornice giuridica adeguata: “La tecnologia non basta. Bisogna capire chi si assume la responsabilità quando qualcosa va storto”. L’Europa, spiega, ha scelto di concentrarsi molto sulla regolamentazione (AI Act) e sull’uso etico, più che sulla competizione tecnologica pura. Una scelta strategica per proteggere cittadini e professionisti, che oggi devono dichiarare quando utilizzano strumenti di AI nei propri lavori.
Una parte significativa dell’intervista è dedicata alla disinformazione. Corradini racconta episodi concreti e avverte: “Questi sistemi rispondono su ciò che trovano in rete. Se la rete è inquinata, la risposta sarà inquinata”. Per questo servono nuove norme, più consapevolezza e strumenti di controllo.

Nella parte finale, Corradini presenta L’Officina delle Idee (LEGGI QUI), un gruppo di oltre 40 cittadini che lavora da un anno a un programma per il futuro di Macerata: cultura, welfare, trasporti, giovani, immigrazione. Un percorso aperto, partecipato e apartitico, che sarà messo a disposizione della città nei prossimi mesi: “Vogliamo portare contributi liberi, creativi e trasparenti. Una voce in più per il territorio”.
E quando gli chiediamo se l’AI può dirci chi sarà il prossimo sindaco di Macerata, il professor Corradini frena subito: "È impossibile oggi, non abbiamo nemmeno i candidati. L’AI non inventa: si limita a rielaborare i dati che trova. Se le dici che vince chi usa di più i social, lei va in rete e ti ridà quel nome. Ma questo è il problema: questi sistemi non sanno distinguere tra informazioni vere, distorte o ripetute artificialmente".

Ricorda anche un esempio personale: per anni l’AI sosteneva che fosse un esperto di sicurezza informatica — cosa mai fatta in vita sua — solo perché “molti informatici lo sono”. E avverte: "Se circolano online abbastanza fake news, l’AI finisce per ripeterle". Per questo invita a usare cautela, soprattutto in politica, dove bastano poche distorsioni per orientare una narrazione.
Un ultimo consiglio ai nostri ascoltatori: "Se volete sapere chi è davvero Flavio Corradini, meglio questa intervista che ChatGPT". E così si chiude la puntata: con lucidità, ironia e un messaggio chiaro — l’AI è potente, ma la responsabilità resta degli esseri umani.

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