Domenica di furti nella provincia di Macerata. Nel giorno del riposo dal lavoro a Corridonia ignoti hanno rubato alcuni monili in oro, rompendo una finestra e entrando, così, in un’abitazione, mentre durante la notte anche un bar ha subito il furto di alcune stecche di sigarette.Inoltre, a Treia a una donna di origini marocchine è stato notificato un’ordine di carcerazione dalla Procura di Ancona. La donna deve scontare due anni di reclusione per violazione della legge sull’ingresso e soggiorno degli stranieri in Italia.
Macerata e l’India insieme in una mostra di foto, disegni e pittura della pittrice Alessia Corsalini. L’esposizione “Calore della terra. Colore degli occhi” sarà inaugurata mercoledì 23 dicembre e rimarrà aperta fino al 27 nei locali dell’ex upim in Corso Matteotti.La pittrice Alessia Corsalini, trentacinquenne maceratese, studia all’Accademia delle Belle Arti e ha deciso di mettere in mostra, per la prima volta, le sue tele su olio, grandi ritratti di volti dagli occhi magnetici che richiamano le atmosfere dell’India, insieme a microfotografie su dettagli di natura del territorio maceratese e dei materiali della natura, dalla ruggine alle foglie.“Sono attirata sia dal luogo in cui sono nata, dai paesaggi marchigiani - spiega la pittrice - che dal misterioso mondo orientale”.All’interno della mostra sarà allestito un mercatino di artigianato e di oggettistica. Il ricavato delle vendite dei prodotti in vendita sarà interamente devoluto all’associazione di volontariato locale “Please Sound: “Diritti per tutti”, che si occupa di promuovere la solidarietà sociale, difendere i diritti umani inalienabili e favorire la cooperazione internazionale.https://www.youtube.com/watch?v=6hGR1-Pf5Wk
Altro che le renne, Babbo Natale quest’anno arriva in moto. Si tratta di un’iniziativa promossa dal club Motoamici di Macerata che domenica ha sfilato per la città in moto. A bordo due componenti del gruppo vestiti da Babbo Natale che hanno attraversato le vie di Macerata per augurare un buon Natale ai concittadini.“Si tratta di una goliardata - spiega Aldo Massei, fondatore del gruppo - un modo per festeggiare il Natale tra amici, perché per noi l’amicizia è più importante della moto”.Al suo decimo compleanno, il gruppo Motoamici di Macerata è composto da una trentina di persone che si riuniscono una volta al mese con le loro moto “alla ricerca di luoghi nuovi - spiega Massei - dove scoprire le meraviglie enogastronomiche e culturali dell’Italia”. Pietro Torresi e Paolo Scarselletta
Ieri pomeriggio è comparso in piazza Garibaldi uno striscione: “Macerata ai maceratesi”. Dietro una decina di persone dell’omonimo comitato, costituitosi lo scorso 14 dicembre, che ha organizzato un sit-in per chiedere più sicurezza in città e le dimissioni del Questore e della Prefetta di Macerata, Giancarlo Pallini e Roberta Preziotti.Nel volantino distribuito ai passati tre sono gli slogan: “Stop accoglienza indiscriminata, stop accoglienza business, stop ai finti profughi extrasbarchi”.Secondo il comitato la città vive un momento di forte insicurezza, “di sfacelo dell’ordine pubblico, mentre le autorità fanno un lavoro scarso”. Lo spiega, uno dei componenti del comitato, Tommaso Golini, leader maceratese di Forza Nuova e candidato sindaco alle ultime comunali, che definisce il comitato “apartitico”.La mancanza di sicurezza, secondo il comitato, è dovuta a due ragioni: la presenza in città di richiedenti asilo che “non sappiamo chi li manda e chi sono” - spiegano - “e l’impennata di furti, scippi, rapine, droga e microcriminalità”.I richiedenti asilo, cioè persone che scappano dalla guerra e che spesso dormono al freddo e al gelo aspettando per giorni di essere identificati, come abbiamo raccontato più volte sul nostro giornale, sarebbero “un motivo di paura e disagio per le persone che vivono a Macerata”.Il comitato definisce i richiedenti asilo “immigrati extrasbarchi, sedicenti profughi pachistani”. Cerchiamo di capire cosa vogliono dire.“Immigrati” indica persone che si spostano volontariamente e per motivi economici e non chi fugge perché costretto; “extrasbarchi” sono - secondo il comitato - quelli che “entrano non si sa come, non dal mare”. Molti richiedenti asilo da mesi arrivano attraverso la rotta balcanica, passando da terra, un viaggio meno pericoloso di quello attraverso il Mediterraneo.Inoltre vengono definiti “sedicenti profughi”, ma chi sono i profughi?“Profugo” è un termine generico che indica chi lascia il proprio Paese a causa di guerre o catastrofi naturali, il rifugiato, invece, è una persona che ha ottenuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951; mentre è “richiedente asilo” chi, prima di ottenere lo status di rifugiato, sta aspettando che la domanda di asilo venga accolta.L’iter della richiesta d’asilo si conclude con un’audizione presso la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, che esaminerà ogni singolo caso. I tempi d’attesa per la convocazione attualmente vanno dai 15 ai 24 mesi circa, a fronte dei 45 giorni previsti dalla legge.Infine, il comitato individua anche la nazionalità delle persone che sarebbero motivo di “disagio in città”: i pachistani, di cui “i cittadini hanno paura, perché sono persone disperate”, spiega Emanuele Antolini, Presidente del comitato.Molti richiedenti asilo che in questi mesi sono arrivati a Macerata provengono dal Pachistan, una terra che secondo il comitato non sarebbe così pericolosa da mettere in fuga le persone. E poi si domandano “perchè fuggono solo giovani uomini? Se ci fosse davvero un pericolo sarebbe più credibile - dice Antolini - se a fuggire dalle persecuzioni fossero donne e bambini.”In realtà, la vita in Pakistan non è molto facile. I continui fallimenti dei negoziati tra la autorità di Islamabad e i gruppi talebani ostili al governo filo-statunitense, sfociano in duri scontri e spesso in ripercussioni sulla popolazione. Gli attacchi dell’esercito contro i militanti islamici fanno parte di un’offensiva, iniziata l’anno scorso, intenta a ripulire le roccaforti talebane e di al Qaeda nel Nord Waziristan, uno dei sette distretti tribali pachistani confinanti con l’Afghanistan. Di questa guerra marginale ne sappiamo poco o niente. La zona di conflitto è remota e off-limit ai giornalisti, le poche informazioni provengono dall’esercito, ma sono difficili da verificare.Secondo i dati forniti da Eurostat con il Rapporto sulla protezione internazionale 2015 se nei paesi dell’Unione Europea le richieste d’asilo provengono principalmente da cittadini siriani e afghani, in Italia tra le 14.895 nuove richieste di asilo presentate nel 2015, quelle provenienti da cittadini pachistani sono 1.395, al terzo posto dopo Nigeria e Gambia.Inoltre, lo stesso rapporto spiega come quella che stiamo vivendo non è “un’invasione”, perché in Italia arriva solo il 3% dei richiedenti asilo. La grande maggioranza di chi è costretto a scappare, circa l’86%, rimane vicino a casa, ovvero nel primo luogo sicuro, mentre meno del 10% arriva in Europa.Il fenomeno delle persone che fuggendo sostano in Italia e che spesso sono costrette ad aspettare giorni prima di essere identificate, per cui mangiano e dormono come e dove possono, non è solo maceratese. Si tratta di un problema nazionale che si sta verificando in ogni città d’Italia. “Siamo costretti a mangiare nelle mense delle chiese, camminiamo tutto il giorno, passiamo il tempo nelle stazioni dei treni”. Queste le parole di un cittadino afghano in fuga dalla guerra, nel docufilm di Paolo Martino “Terra di transito”. L’uomo racconta così la condizione dei richiedenti asilo bloccati in Italia, quelli che non vogliono fare richiesta d’asilo nel nostro paese, perché sanno che i tempi sono lunghi e le opportunità di inserimento sociale e lavorativo scarse. Molti vedono nell’Italia una meta di passaggio: sono i cosiddetti “transitanti”. Meglio andare via da un paese senza una legge organica sul diritto d'asilo e con un sistema d'accoglienza fondato sull'emergenza e l’improvvisazione. Lo sanno anche i richiedenti asilo.Tuttavia, qualsiasi viandante ha bisogno di rifocillarsi qualche giorno prima di ripartire e se poi decide di restare, per “Macerata ai maceratesi” è troppo.Il comitato lamenta anche l’eccessiva accoglienza riservata a un richiedente asilo: un pasto, un tetto, il pocket money, 2 euro e 50 al giorno, e il corso di lingua italiana.“Non possiamo accettare che un clandestino (parola che numerose associazioni chiedono di mettere al bando, n.d.r.) - scrivono nel volantino - appena arrivato in Italia abbia diritto a essere accolto e mantenuto ben prima di qualsiasi italiano in difficoltà”.Come dimostra lo scandalo “Mafia Capitale” troppo spesso è successo che i richiedenti asilo non vedesse nulla di tutto questo e che i 35 euro che ogni giorno lo Stato paga all’associazione che li gestisce finissero nelle tasche di italiani che su di loro hanno lucrato.Uno dei tre slogan del volantino del comitato dice: “stop ai finti profughi extrasbarchi”. Qualsiasi sia la ragione per la quale queste persone fuggano dal loro paese, e se vengono da certi paesi c’è poco spazio per l’immaginazione, è difficile pensare che sia bello e conveniente, “fingersi” di lottare tra la vita e la morte prima, dopo e durante il viaggio, essere lontano dal proprio paese, parlare una lingua straniera e abbandonare i propri cari. Tommaso Golini, membro comitato e leader Forza Nuova Macerata Emanuele Antolini, Presidente del comitato
E’ Natale e i pacchi regalo restano ancora un dono che le aziende, non tutte, riescono a fare ai loro dipendenti, ma c’è anche chi nel dono mette qualcosa di più: il lavoratore stesso. Come? Distinguendo i doni: pacchi con o senza carne di maiale. Per ogni dipendente, cristiano o musulmano che sia. Succede nelle due aziende Eurosuole e Goldenplast di Germano Ercoli, imprenditore civitanovese che ieri sera ha tenuto il tradizione discorso di fine anno, consegnando i pacchi ai suoi 280 dipendenti a Civitanova Marche.Presenti all’incontro i dipendenti delle due aziende, il Senatore Mario Morgoni, l’Assessora regionale Manuela Bora, i Sindaci di Civitanova Marche, Claudio Corvatta, di Potenza Picena Francesco Acquaioli, di Montecosaro Renato Malaisi e di Monte San Giusto Andrea Gentili.Nel fare un bilancio dell’anno passato, dei successi e delle difficoltà, Ercoli ha fatto il punto sul momento della crisi che stiamo attraversando.“Non possiamo ancora dire che la crisi sia alle nostre spalle. - ha detto - Fino a ieri il compito di un imprenditore era: produrre un bene appetito al mercato, riuscire a venderlo al meglio e portarne a casa i ricavi. Da domani invece si aggiungerà un’altra preoccupazione, quella di trovare una banca sicura dove parcheggiare le disponibilità”.Ercoli è un imprenditore di ieri, che in quarant'anni non ha abbandonato una filosofia di fare impresa a molti giovani oggi sconosciuta. Quella di grandi gruppi industriali dove c’era l’attenzione per il lavoratore. Quella di Ercoli sembra rimasta lì: con i premi di produzione ai dipendenti, colonie estive per i figli, orari distinti di lavoro tra uomini e donne.Forse perché Germano Ercoli nasce operaio o perché sa, come dice, che se “si vive precariamente non si consuma”, che un dipendente trattato male, lavora peggio. “Se con i dipendenti ti comporti bene, non puoi far altro che andare bene. - dice Ercoli a Picchionews - Altra cosa è se ti metti sul piedistallo, a quel punto si crea il distacco”.I lavoratori italiani sono quelli che riuscivano a mettere da parte “un risparmio superiore al debito pubblico dello Stato, - spiega - con il 75%-80% dei cittadini proprietari della propria abitazione.” E aggiunge che l’aria che tira è cambiata: “Il risparmio in parte andato in fumo, la maggioranza con la preoccupazione di come gestirlo, mentre il valore dell’immobiliare in genere di molto svalutato”.La situazione la conosce bene ogni cittadino, dopo sette anni e mezzo di crisi. Il presente è quello delle politiche sul lavoro del governo Renzi che Ercoli giudica positivamente: “Sarebbe un successo se riuscisse a portare a termine almeno la metà di quello che dice, anche un terzo andrebbe bene”.E’ vero che “ci sentiamo tutti più poveri, chi finanziariamente, chi di idee e di spirito”, ma l’imprenditore marchigiano esorta gli altri imprenditori all’ottimismo, annunciando i prossimi investimenti delle sue aziende.Nel 2016 sono previsti investimenti che a Potenza Picena “potrebbero superare il milione di euro”, mente per Eurosuole “superare gli 8 milioni”.Lo stato di salute delle due aziende è ancora buono. GoldenPlast chiuderà il 2015 con un fatturato, simile a quello dell’anno scorso, di 42 milioni di euro e con una produzione di 17 mila e 500 tonnellate, mille in più del 2014 e con un utile di 4 milioni. Anche Eurosuole non è da meno, è previsto un fatturato superiore ai 41 milioni di euro, superiore del 5% rispetto all’anno precendete, e un utile di 3 milioni.Nel 2016, come ogni anno, non mancheranno i finanziamenti al sociale: Anfass di Potenza Picena, Croce Rossa di Porto Potenza, ASD Santo Stefano, Basket in carrozzina, Telethon, Caritas, Croce Verde di Civitanova, l’ANT e la Lega del Filo d’Oro.Cosa direbbe quest’imprenditore dell’Italia che fu, agli imprenditori che oggi, nell’era del precariato, non pagano o pagano, spesso male, i loro dipendenti, che non gli garantiscono le elementari otto ore di lavoro, che li stritolano come fossero sanguisughe?“Direi loro che non stanno facendo bene. - dice Germano Ercoli a Picchionews - Per tenere in piedi un’azienda quarant’anni ci vogliono competenza e la volontà di creare l’attaccamento all’azienda”.
Palloncini bianchi e viola, i suoi colori preferiti, davanti alla Chiesa Santa Croce di Macerata volano in cielo con lei, Chiara Scirpoli, ventitreenne morta in Spagna una settimana fa.Si è conclusa così la cerimonia funebre, avvenuta questa mattina, con cui la città ha salutato la giovane Chiara, morta in circostanze ancora tutte da chiarire. Un quaderno fuori dalla chiesa ha raccolto le parole di condoglianze e ricordo della ragazza. Parole, tante, e silenzi per dire addio a una maceratese volata via troppo giovane.“Vogliamo ricordarti così: amavi la vita, hai sempre lottato anche di fronte a situazioni difficili, non era questo il tuo destino, non deve esserlo per nessuno, per chi ha vissuto così poco. Non dimenticheremo la tua semplicità, la voglia di vivere. Il tuo sorriso e i tuoi occhi possano illuminare i nostri giorni. A noi hai lasciato un vuoto immenso. Chiara ci mancherai tanto”. Queste le parole lette durante la cerimonia sull’altare della chiesa per salutare una maceratese, una ragazza, una figlia, una sorella morta senza una spiegazione.A dirle addio questa mattina c’era una città intera, presente anche il Sindaco Romano Carancini, stretta intorno ai suoi genitori, Francesco e Raffaella Ciuffreda, alla sorella, Valentina, ai parenti, agli amici e a tutti quelli che l’hanno voluta ricordare.Chiara era andata in Spagna ai primi di dicembre per cercare lavoro nella ristorazione. Prima di partire aveva scritto su facebook: “E si va… speriamo be”.Aveva anche lei deciso di andare all’estero, di fare quel viaggio verso l’ignoto che oggi accomuna rifugiati che scappano da guerra e fame, che il parroco Don Alberto ha voluto ricordare come “fratelli morti nel Mediterraneo e che non possono avere nemmeno un funerale”, e giovani italiani in fuga dalla disoccupazione.Era partita dall’Italia il 30 novembre, insieme ad altri amici che volevano solo fare una vacanza. Lei, invece, aveva deciso di rimanere, voleva andare a Siviglia e iniziare una nuova vita.A Macerata aveva frequentato per un anno l’Istituto statale d’arte “Cantalamessa” e poi l’Istituto professionale “Pannaggi”, ma non aveva completato gli studi.In Spagna nei primi tempi viveva in una casa di un suo amico di Macerata, che la ospitava. Ed è stato proprio il suo amico a trovarla senza vita la notte tra sabato e domenica scorsi. Il ragazzo ha poi avvertito le autorità spagnole, convinto che queste avvisassero la famiglia di Chiara. Invece i genitori di Chiara hanno saputo della morte della figlia solo martedì scorso.La morte di Chiara resta, tuttavia, ancora avvolta nel mistero. Secondo l’autopsia sarebbe morta per intossicazione di una sostanza che avrebbe assunto. Il medico legale, autorizzato dalla magistratura spagnola, si è preso sei mesi di tempo per realizzare una perizia dettagliata anche sui risultati delle analisi sui reperti istologici.Il legale della famiglia Scirpoli, Matteo Murgo, ha annunciato che presenterà un esposto alle autorità spagnole.Restano molti dubbi su come la giovane ventitreenne sia morta in una fredda notte di dicembre. Resta il ricordo e il dolore per una giovane maceratese morta troppo giovane.(Foto Si.Sa.)
La montagna è sacrificio, tempo che si ferma, lontananze e silenzi. Ogni montagna, ovunque si trovi, è un luogo misterioso, ma spesso anche un luogo abbandonato. Lo sanno bene i sindaci dei paesi di montagna lasciati lì sentinelle dei monti. Lo sa Mauro Falcucci, Sindaco di Castelsantangelo sul Nera, 318 abitanti per 780 metri di altitudine, che oggi ha scritto una lettera al Presidente della Comunità del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Domenico Ciaffaroni, Sindaco del Comune di Montefortino. Nella missiva al primo cittadino di Montefortino Falcucci denuncia come l’Ente Parco sia diventato un fantasma per regioni, province e comuni che ne fanno parte. Due Regioni, Marche e Umbria, quattro Province, Perugia, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e diciotto comuni, che compongono il Parco, da mesi attendono l’elezione di un vice presidente.Da febbraio di quest’anno, da quando è stato nominato il consiglio direttivo, 8 membri, della Comunità del Parco, non è stato ancora eletto un vicepresidente e, di conseguenza, la Giunta esecutiva di cui tale membro fa parte. Oggi pomeriggio, poi, per il Sindaco di Castelsantangelo sul Nera si aggiunto un altro tassello alla storia dell’inefficienza dell’Ente Parco.La Comunità del Parco è stata convocata oggi pomeriggio per esprimere il parere di competenza sul bilancio di previsione 2016, ma “nessun documento contabile, né di sintesi, né di dettaglio è stato inviato preventivamente come di norma avviene, - scrive Falcucci - in quanto ritenuto essenziale per pronunciare un parere in modo compiuto e responsabile.”Il Sindaco delle 300 anime sopra al Nera ha deciso così di non partecipare alla seduta, non avendo strumenti per poter decidere, ricordando che “i documenti contabili, sia di previsione che consuntivi, quando si parla di bilanci, sono preventivamente inviati anche nelle assemblee di condominio.”Il buco nero del Parco dei Monti Sibillini non si ferma a semplici documenti.L’Ente Parco “dopo 22 anni dall’Istituzione non si è ancora dotato del Piano del Parco (una sorta di piano regolatore, n.d.r.) né ha aggiornato il Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale che per Legge deve essere rivisto ogni anno ed ha una durata quadriennale.”Questi sono strumenti fondamentali per pianificare il territorio “oppure vogliamo che il Parco diventi una riserva?”, si domanda Falcucci, secondo il quale l’Ente Parco non funziona perché “c’ è qualche ostacolo di carattere politico.”Un ente Parco che non funziona rischia di isolare ancora di più le realtà locali montane che stanno scomparendo. “Della montagna se ne dimenticano tutti. Vivere in montagna è un grosso sacrificio, ma è necessario non abbandonarla. Se viene desertificata la montagna, ne risente la collina e tutto la Natura.”
“Tutto nasce dalla mia fragilità” - mi confessa Maria Rocchi, poeta maceratese, al suo terzo libro di poesie “Iride”, Edizioni Simple, che verrà presentato martedì 22 dicembre alle 17 presso la Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata. Insieme all’autrice ci sarà Nelson Beltran, insegnante e traduttore dell’opera in spagnolo.Il titolo del suo primo libro “Ho osato scrivere”, che precede il secondo “Un pensiero a colori”, traduce la sua umiltà poetica, un approccio sincero alla forza delle parole e alla sincerità dei sentimenti. Questa poeta parla della sua fragilità come fonte della sua “grandissima forza, nata in seguito a due eventi: la morte di mio padre e di mia sorella, entrambi per leucemia.”La malattia, il dolore e la morte fanno parte della vita di tutti e Maria Rocchi li ha tradotti in versi. Tuttavia, nelle sue poesie non ci sono solo le ombre dell’esistenza. Da eventi traumatici spesso risorge la vita. Ed è quello che è successo a Rocchi. “Da lì ho capito quanto sia importante fare la vita di tutti i giorni, per me e anche per gli altri che hanno sofferto. Le parole sono servite a me, ma anche a dare coraggio agli altri.”
Dodici sono le persone insignite queste pomeriggio delle Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana, durante la cerimonia tenutasi presso Palazzo della Prefettura di Macerata. L’evento, in cui erano la massime autorità cittadine e della provincia di Macerata, è stato presenziato dal Prefetto della città Roberta Preziosi, che insieme ai vari sindaci della zona, ha consegnato dieci Onorificenze come Cavaliere al merito e due della classe superiore di Ufficiale al merito a cittadini comuni della provincia di Macerata “distintisi nel campo delle lettere, arti, economia, pubbliche relazioni, fini sociali, filantropici, umanitarie, carriere civili e militari.”Tra coloro che hanno ricevuto l’onorificenza di Cavaliere, quattro sono stato insigniti dell’onoreficenza di Cavaliere per il loro impegno come donatori di sangue della sezione AVIS di Macerata e per aver superato nell’anno più di cento donazioni. E’ stata premiata la generosità di quattro cittadini maceratesi: Fabio Angeletti, Gabriella Gentili, Francesco Panichella, socio della sezione dal 1978, e Sandro Ruffini.Inoltre, per la sua attività nel volontariato è stata premiata anche Sandra Nasini di Monte San Giusto, per essersi destinata come donatrice AVIS nel suo comune.Nell’ambito lavorativo si sono distinti: Benedetto Amici di Castelsantangelo sul Nera e Bruno Marcelli di Porto Recanati.Il primo, Benedetto Amici, albergatore dell’Hotel Ristorante “La Fiorita” di Castelsantangelo sul Nera, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere “per l’impegno ultraquarantennale nella sua attività, per aver tutelato e rispettato il contesto ambientale” in cui ha esercitato il suo lavoro. Il secondo, Bruno Marcelli, ha ricevuto l’onoreficenza per “l’impegno, l’esperienza professionale e la qualità del suo lavoro” come imprenditore dell’azienda “DI Marcelli Bruno & Co”, specializzata nelle forniture tessili per Forze Armate e Forze dell’Ordine e “per la promozione di attività sportive.”Nell’ambito delle carriere militari sono stati premiati con onorificenze al merito come Cavalieri l’Appuntato Scelto dell’Arma dei Carabinieri Michele Paolicelli di Macerata e il Brigadiere Antonio Donato Michitti di Corridonia, entrambi per “la stima, l’ottima reputazione e il notevole impegno professionale in campo nazionale e internazionale.” Il Brigadiere Michitti è stato premiato anche per la sua attività di volontariato come donatore di sangue.Per aver dato impulso alle donazioni sportive e per aver portato a Macerata la cultura della valorizzazione delle automobili storiche è stato insignito dell’onoreficenza di Cavaliere Enrico Ruffini, Presidente dell’ACI (Automobile Club Italia) Macerata.Per la dedizione con cittadini comuni fanno hanno fatto emergere il lavoro, il merito e lo spirito di dovere e cittadinanza, sono stati premiati, con un livello più alto di riconoscimento, due Ufficiali al Merito della Repubblica Italia.I diplomi di ufficiali sono stati consegnati a Mario Pianesi di Tolentino “per aver dedicato gran parte della sua attività e conoscenza allo studio e promozione della Macrobiotica”; e Silvano Pisacane di Corridonia “per la sua lunga attività imprenditoriale “nello scatolificio ‘Pisacane’ di Pollenza come Presidente del Cda e per la promozione di attività in campo sociale tese al recupero di soggetti come tossicodipendenti, alcolisti e anziani.”La cerimonia è stata allietata dalle esibizioni musicali dell’orchestra della Scuola di musica Livia Belli. (Foto Si.Sa.)
Ulisse, la mitica figura creata da Omero, il primo migrante della storia, esce ogni anno dalla dimensione letteraria per materializzarsi in uomini e donne che vivono le sue stesse sorti nel Mare Nostrum.Proprio il Mediterrano, luogo di incontro e scontro, è stato scelto come tema centrale della cinquantaduesima stagione lirica del Macerata Opera Festival, in programma dal 22 luglio al 14 agosto 2016 all’Arena Sferisterio.Lo sfondo tragico del Mediterraneo diventa sul palcoscenico “scenario di drammi - ha spiegato Francesco Micheli, Direttore artistico della rassegna lirica - di opere liriche in cui persone comuni diventano martiri ed eroi”. Micheli, un regista che dirige un ente musicale, dal 2012 un’assoluta novità per l’Italia, ha illustrato, in conferenza stampa, il programma e la filosofia della prossima stagione lirica ospitata nello Sferisterio e che ogni anno rappresenta un’eccellenza per la città, ma anche per la tradizione lirica italiana. Francesco Micheli, Direttore artistico Macerata Opera FestivalLa lirica è un classico che sa parlare alla modernità capace di assumere ogni anno un linguaggio contemporaneo. Il movimento continuo di popoli e culture nelle acque salvifiche o assassine del Mediterraneo è riprodotto dalla stagione 2016, sia da punto di vista produttivo che artistico.Il Festival, infatti, dialoga con altri teatri di primo rango che hanno chiesto di co-produrre con loro gli spettacoli del Macerata Opera Festival, dove anche quest’anno si esibiranno artisti italiani famosi nel mondo e artisti di fama internazionale.Tre saranno le opere cardine che ripercorrono il viaggio nel Mare Nostrum: “Otello” di Giuseppe Verdi per la regia di Paco Azorin con cui il 22 luglio si apre il Festival; “Norma” di Vincenzo Bellini, per la regia di Luigi Gangi e Ugo Giacomazzi; e “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi del regista Francisco Negrin.La prima opera, “Otello”, co-prodotta con il Festival di Peralada, a Girona in Spagna, riproduce la continua messa in discussione della basilare dicotomia occidentale di bianco-purezza e nero- malvagità. Lo scontro si anima sul palco grazie alla voce del tenore americano Stuart Neill nel ruolo di Otello, di Roberto Frontali in quello di Iago, mentre Desdemona sarà affidata al soprano Jessica Nuccio e Cassio dal giovane tenore marchigiano Davide Giusti.La direzione musicale di “Otello” è affidata a Riccardo Frizza, grande esperto di repertorio italiano e che sarà al Metropolitan di New York con “Maria Stuarda”. Romano Carancini, Sindaco di MacerataSecondo pilastro della stagione 2016 è “Norma”, frutto della collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo, concertata da Massimo Zanetti, tra i più apprezzati direttori d’opera italiani all’estero. “Norma”, protagonista dell’omonima opera, viene definita da Micheli come “figlia di Medea che rischia di caratterizzarsi per la stessa colpa della donna che aveva ucciso i suoi figli” ed è interpretata dalla voce della soprano uruguayana Maria Josè Siri. Nello stesso dramma Pollione è Rubens Pellizzari, mentre Adalgisa è Sonia Ganassi e Oroveso è affidato a Nicola Olivieri, che affronta il ruolo tremendo del padre della sacerdotessa.L’ultima creatura di questa stagione è “Il Trovatore”, la cui direzione artistica è affidata a Daniel Oren, direttore israeliano, mentre l’esecuzione musicale è affidata alla Fondazione Orchestra Regionale delle Marche e al Coro Lirico Marchigiano “V.Bellini”.In quest’opera è il popolo rom il protagonista della scena, con tutto l’immaginario legato al viaggio e alla magia di cui sono incentrate le vite delle persone rom, oggi la minoranza più perseguitata al mondo.“Il Trovatore” riporta allo Sferisterio Anna Pirozzi nei panni di Leonora. Al suo fianco si esibiranno Marco Caria nel ruolo del Conte di Luna e Enkelejda Shkosa in Azucena. Infine, a impersonificare Manrico è il tenore dalla voce agile e sicura Piero Pretti.In un momento storico molto difficile per la cultura e in cui Festival come quello di Macerata rischiano l’estinzione, il Sindaco Romano Carancini ha ricordato come le risorse che fino a poco tempo fa erano garantite dalla Provincia fossero fondamentali.“Fino a quando la Provincia aveva competenze e funzioni metteva 400 mila euro, poi si è passati a 200 e oggi a 50 mila. - ha detto - Tagliare un bilancio di previsione da 400 a 200 mila euro è catastrofico.”Carancini fa appello alla Regione affinché si interessi degli investimenti culturali, ricordando di “aver chiesto incontri e rassicurazioni e sperando nella sensibilità dell’assessore regionale alla cultura.”Di fronte a una situazione economica sempre più preoccupante Carancini ha lanciato l’appello alla cittadinanza a essere vicina all’amministrazione e “acquistare al più presto tutti i biglietti, in modo da garantire un sicuro recupero delle risorse impiegate”.
Dopo tredici anni il Macerata Opera Festival nomina un nuovo Sovrintendente. E’ Luciano Messi, dal 2007 Direttore dell’organizzazione tecnico-artistica dell’Associazione Arena Sferisterio della città. La decisione è stata annunciata dal Sindaco Romano Carancini a conclusione della conferenza stampa di presentazione della stagione 2016 del Macerata Opera Festival.Luciano Messi è “una figura di grande valore, - ha detto il primo cittadino - competenza, professionalità, capacità relazionale, stile e autorevolezza”.E ha aggiunto: “La scelta è stata condivisa dall’intero consiglio di amministrazione e rappresenta una sfida del Macerata Opera Festival”.Maceratese doc, Luciano Messi, artefice della Rete Lirica marchigiana, che raggruppa il sistema culturale di teatri di tradizione e lirica ordinaria, attualmente è Direttore dell’organizzazione tecnico-artistica dell’Associazione Arena Sferisterio, Direttore per la produzione della stagione lirica del teatro delle Muse, nonché componente del consiglio direttivo del Consorzio Marche Spettacolo. Dal 1993 rappresenta un elemento fondante dell’Associazione Arena Sferisterio di Macerata.“Per me è una sfida che proietta il bellissimo lavoro che stiamo facendo a Macerata, - ha commentato il nuovo Sovrintendente - mentre intorno a noi il mondo del teatro si va sgretolando”. In Italia, infatti, negli ultimi anni tre teatri di tradizione hanno chiuso insieme a numerosi festival. L’impegno di Messi sarà quello di “lavorare per lasciare un patrimonio nella comunità maceratese e, in generale, in quello della cultura internazionale”.
Impara l’arte e mettila da parte. La raccomandazione viene da Confindustria di Macerata e si concretizza nel Laboratorio “The school of shoes”, la scuola delle scarpe, un’officina calzaturiera nata nell’IPSIA Corridoni di Civitanova Marche. In una provincia, quella maceratese, con 10 mila addetti, il 10% degli occupati su base nazionale, che lavorano in circa 800 aziende, delle quali 200 di tipo industriale, nascono i corsi formativi “Costruzione della calzatura e Operatore al premontaggio.”I dati sono emersi nell’incontro di oggi pomeriggio presso l’istituito e dal successivo ritrovo annuale degli imprenditori calzaturieri e del settore della moda tenutosi a Civitanova presso il ristorante Gabbiano.Nella città delle scarpe oggi ci sono le più importanti e qualificate aziende produttrici di componenti per calzature al mondo, in particolare le suole. Sono circa 80 e impiegano 2500 addetti, con punte di eccellenza come quella di Tolentino con oltre 60 aziende.E proprio qui che nasce la scuola delle scarpe per avvicinare i giovani al lavoro. Il laboratorio è indirizzato a tutti coloro che già operano nel settore, ma rimane aperto a tutti gli studenti che frequentano l’IPSIA Corridoni. Suole, tacchi, cuoio, stoffe e altri materiali si modellano e trasformano come opere d’arte nelle mani di giovani e vecchi artigiani che hanno fatto la storia dell’economia calzaturiera locale. Un patrimonio di conoscenze e saperi che fanno della fabbrica un lavoro non più di ripiego. “Un settore spesso snobbato - ha spiegato il Presidente degli Imprenditori calzaturieri di Confindustria Macerata Tonino Ciannavei - ma che invece è stato quello che ha tenuto in piedi l’economia locale nonostante le difficoltà, con un giro d’affari intorno a un miliardo e mezzo di euro.” Negli anni figure professionali, come quelle delle ricamatrici o dei tagliatori a mano, stanno lentamente scomparendo. Per questo, nello stesso istituto nel 2014 e nel 2015 sono stati attivati due laboratori per la realizzazione di calzature fatte a mano, un fiore all’occhiello del Made in Italy.La produzione delle scarpe copre circa il 30% dell’intera economia provinciale, con una quota di export del 60% del prodotto provinciale esportato. Proprio il canale di distribuzione più solido, infatti circa l’80% della produzione viene esportato, è quello maggiormente penalizzato dalla crisi degli ultimi anni.La debolezza della domanda, soprattutto sul fronte esterno e in particolare da parte dei mercati dei paesi dell’ex Unione Sovietica colpiti da dure crisi economico-politiche, ha trasformato le Marche da isola felice a regione in sofferenza. Fino al 2013 in Russia e Ucraina le aziende marchigiane realizzavano il 20% del fatturato estero. Nel 2014 le vendite in questi paesi si sono ridotte di circa un terzo, sia in quantità che in valore, rispetto all’anno precedente.Nel 2015 sono state esportate 131 milioni di paia di scarpe in meno, 6,4 in meno rispetto al 2014, con una perdita di 5,3 miliardi di euro.Se rallenta un settore trainante, come quello calzaturiero, si mette a rischio l’economia dell’intera regione.“Dal 2000 al 2007 le Marche sono sempre state al di sopra della media italiana, con la crisi si sono adattate all’andamento nazionale”. A spiegarlo Pietro Alessandrini, professore emerito di Politica economica presso la Facolta di Economia dell’università Politecnica delle Marche.La sua relazione sull’economia marchigiana ha illustrato le prospettive per il futuro che ci dobbiamo aspettare.Dopo il periodo in cui la regione viaggiava in controtendenza rispetto alle altre, grazie all’alto tasso di occupazione nel manifatturiero, è poi arrivata la crisi che l’ha messa sullo stesso livello delle altre. Oggi le Marche hanno un livello di crescita e sviluppo al di sotto delle altre regioni.Il ritardo accumulato può essere superato solo ripartendo da settori forti del territorio come quelli del territorio maceratese: calzaturiero e moda.La formazione dell’artigiano della scarpa è il primo passo per costruire l’industria del futuro.(FOTO GUIDO PICCHIO)https://www.youtube.com/watch?v=a7CUy7H35RM
Manca poco all’inizio dell’anno. Per i risparmiatori italiani significherà doversi confrontare con le nuove regole sulla risoluzione delle crisi bancarie, che prevedono che, in caso di dissesto, ricorrendo alcune condizioni, nei salvataggi bancari possano essere coinvolti azionisti, obbligazionisti e depositanti sopra i 100 mila euro.Di recente, proprio per scongiurare la liquidazione di quattro banche in crisi, con il decreto dello scorso 23 novembre sono nate "Nuova Cariferrara", "Nuova Banca Etruria", "Nuova Banca Marche" e "Nuova Carichieti".Il passo successivo sarà la vendita al più presto delle 4 banche 'ripulite' dai crediti deteriorati con l'obiettivo di massimizzare il profitto. Le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate”.Abbiamo intervistato un esperto: il consulente finanziario Paolo Cardenà, autore del blog “Vincitori e vinti”, tra i più seguiti d’Italia per i temi economici e finanziari.Cosa è successo nella vicenda Banca Marche?Banca Marche è lo specchio, più ridotto, di quello che è successo ad altre banche italiane per via della concessione di crediti troppo allegri, elargiti a piene mani ad amici, ad amici degli amici e alle lobby di potere agganciate alle varie banche anche attraverso le fondazioni bancarie che le controllano.Fino a un certo tutto è andato per come doveva andare, poi la crisi ha reso non rimborsabili molti di questi mutui concessi fin troppo allegramente, e c’è stata l’esplosione delle sofferenze bancarie con tutto quello che hanno determinato nei bilanci delle banche. Così Banca Marche, nel corso degli anni, ha accumulato ingenti perdite, che ora sono state ribaltate sugli azionisti e sugli obbligazionisti subordinatiChi ne ha beneficiato e chi ci ha rimesso?Ne ha beneficiato, prima di tutto, la politica marchigiana, perché le fondazioni bancarie, che non sono altro che espressione di partiti politici, hanno controllato Banca Marche, facendo il buono e il cattivo tempo.Sotto questo punto di vista, la storia di Banca Marche è un po' simile a quella del Monte Paschi di Siena: banche controllate da partiti al servizio di lobby di potere che, a loro volta, controllano in qualche modo i consensi politici del territorio, il più delle volte attratti spendendo soldi provenienti dagli utili distribuiti dalle banche controllate.In secondo luogo, ne ha usufruito anche il management delle banche per via delle faraoniche liquidazioni e dei compensi che i vari istituti in crisi hanno erogato. Chi ci ha rimesso sono stati i risparmiatori e i territori, già colpiti da anni di severa recessione.Giovedì partirà dalle Marche l’autobus degli onesti diretto verso la casa di Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche, a Roma. Cosa ne pensa dell’iniziativa?Si tratta di un gesto che richiama l’attenzione, ma destinato a non andare oltre.Tuttavia, dal punto di vista pragmatico, penso sia irrilevante un gesto del genere, e i risparmiatori dovrebbero agire sotto altri profili. Prima di tutto dovrebbero valutare eventuali rimborsi delle obbligazioni subordinate di Banca Marche con il fondo che sta creando il Governo, e inoltre non dovrebbero precludersi altre possibilità, perché la vicenda potrebbe presentare numerosi aspetti di dubbia legittimità. Alle luce di qualificati pareri legali è verosimile attendersi che Banca Marche imbarcherà numerose cause che coinvolgeranno non solo Banca, ma anche gli organi di controllo come i sindaci, Consob, Banca d’Italia e le società di revisione.Pensa che la soluzione del governo sia risolutiva?L’apertura del governo sul parziale rimborso dei bond con la creazione di un fondo da 100 milioni di euro, è una soluzione paragonabile a un tappo ancor più bucato dello stesso buco che è stato prodotto dal governo con la risoluzione delle quattro banche in crisi.Quando un’autorità governativa si imbarca in un provvedimento del genere non c’è possibilità di fare marcia indietro su quello che è stato deciso.Ben venga il rimborso offerto agli obbligazionisti, ma la creazione del fondo è espressione di come la vicenda sia stata mal gestita da parte del governo. Sicuramente è un provvedimento con molti punti di criticità. Inoltre la creazione del fondo rischia di creare un precedente che potrebbe essere invocato da parte di altri risparmiatori in occasione di eventuali altre crisi.Se la logica con la quale sta nascendo il fondo è quella di tutelare i risparmiatori che non sono stati informati all'atto dell'acquisto dei titoli, lo stesso ragionamento potrebbe essere pericolosamente adottato in occasione di eventuali altre crisi bancarie. A meno che non si sia così illusi da ritenere che tutti i risparmiatori conoscano realmente il profilo di rischio associato all'investimento che hanno in essere con le banche che potrebbero entrare in crisi.Cosa dobbiamo aspettarci ora?Succederà quello che sta già accadendo. Altre banche potrebbero trovarsi in condizioni di difficoltà e verrà applicato il Bail in.Il risparmiatore deve essere informato sullo stato di salute del proprio istituito bancario e comprendere che il mondo, da almeno 5 o 6 anni, è cambiato radicalmente. La crisi ha reso palese che non tutti gli stati sovrani godono dello stesso merito creditizio. E ora si scopre (per chi non lo sapeva già) che non tutte le banche sono uguali.Fino a un certo punto della storia si è pensato che tutti gli stati fossero uguali in termini di rischio, si credeva che il rischio della Grecia fosse uguale a quello della Germania, poi ci si è accorti che questo non era vero. La stessa cosa sta accadendo anche per le banche.
Se domani a Macerata dovesse esserci un terremoto, una frana o un’alluvione: cosa bisogna fare? A questa domanda ha risposto oggi pomeriggio il consiglio comunale approvando il Piano di Protezione Civile contro il rischio sismico, idrogeologico, idraulico, di incendi boschivi e fenomeni meteorologici, come la neve in casi eccezionali.Il documento, lungo più di 400 pagine, risponde all’obbligo, dettato dalla legge 100 del 2012, che ogni comune ha di dotarsi di un piano che agisca in più direzioni: previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza.Seppure nella vita di tutti i giorni nessuno pensa all’eventualità che possa succedere un terremoto, una frana o un’alluvione capace di stravolgere la vita di ogni maceratese, è bene sapere cosa fare. Soprattutto, è importante sapere che “a Macerata, zona ad alto rischio sismico - come ha spiegato il geologo Giammaria Vecchioni - non ci sono zone stabili da un punto di vista sismico. In caso di terremoto la popolazione potenzialmente coinvolta è di 3500 persone, mentre sono circa 5000 gli edifici considerati vulnerabili”, principalmente quelli più antichi del centro storico. Dati emersi grazie al lavoro di microzonazione sismica fatto su tutto il territorio di Macerata.Anche dal punto di vista idrogeologico c’è poco stare tranquilli. In base alla Carta del rischio idrogeologico ci sono sul territorio maceratese frane attive, che “oggi non sono molto pericolose, perché sono ‘frane di scivolamento’ - ha spiegato Vecchioni - si muovono lentamente, ma si muovono.”Dunque, di fronte al verificarsi di un evento calamitoso, il Piano istituisce tre tipi di aree in cui le persone in pericolo possono confluire. Le aree d’attese, quelle in cui i cittadini si recano nell’immediato, come le piazze, sono 59; quelle di ricovero, per la fase di poco successiva in cui allestire le tendopoli, sono 23; e, infine, quelle di ammassamento, destinate ai soccorritori, sono 6 e includono edifici che in caso di calamità devono rimanere in piedi. La fase non meno importante di questo piano di protezione è sicuramente quella che verrà: la comunicazione del piano alla popolazione.Per far sì che un lavoro, durato due anni, non rimanga carta straccia sono previste esercitazioni, distribuzione di volantini e opuscoli per le persone più anziane e comunicazioni digitali, anche attraverso la app City User del comune, per i più giovani.L’approvazione di questo piano, che si attendeva da anni e che il gruppo del Movimento 5 Stelle da tempo ha sollecitato, ha tuttavia creato molte polemiche. Oggetto delle critiche: il poco tempo dato ai consiglieri per leggere un documento di 400 pagine, che da oggi sarà on line nel sito del comune.Lo stesso M5S, che per primo lo aveva richiesto, attraverso una mozione d’ordine di rinvio, non accolta, ha sollevato dubbi sulla fretta di approvare un piano senza averlo letto. “Il consigliere deve sapere quello che va a votare - ha detto il pentastellato Roberto Cherubini - e non può saperlo se il piano è arrivato nelle nostre mani solo quattro giorni fa.”Puntando il dito contro la maggioranza, che per Cherubini “avrebbe votato anche quattro pagine bianche”, il M5S si è astenuto. Lo stesso, e per la stessa ragione, hanno fatto tutte le forze di opposizione, ad eccezione del gruppo Città Viva di Maurizio Mosca e Michele Mincio.Da Paolo Renna di Fratelli d’Italia che ha ammesso che “non lo conosciamo bene ed è stato visto con troppa fretta”, a Riccardo Sacchi di Forza Italia che ha parlato di “un voto non pienamente consapevole, forse nemmeno da parte dei consiglieri di maggioranza”. Sulla stessa linea Anna Menghi del Comitato Anna Menghi che ha ribadito che “sarebbe stato opportuno avere più tempo.”La maggioranza, dal canto suo, ha risposto ricordando che si tratta di “un punto d’inizio - come ha detto il Sindaco Romano Carancini - e che se ci saranno aspetti da migliorare l’amministrazione è pronta a farlo.”Sapere o meno cosa succede nel proprio territorio non serve a creare allarmismi, ma a essere coscienti del pericolo che si corre e che eventi come le frane di scivolamento, tipiche di un terreno argilloso del maceratese, possono comunque causare danni e mettere in pericolo abitazioni di persone costrette, in caso di movimenti più veloci del terreno, ad abbandonare le proprie case. Semplici aumenti della quantità annua di pioggia possono facilmente mettere in moto una frana che dormiva da decenni.Le calamità naturali succedono anche se si tende a non ricordarselo mai, se non quando sono già accadute.Questo piano serve a garantire un sistema di prevenzione e intervento, ma soprattutto a rendere la popolazione consapevole del luogo in cui vive, mangia e dorme ogni giorno. Lo sanno bene le vittime degli ultimi terremoti italiani, L’Aquila nel 2009 e l’Emilia Romagna nel 2012, delle frane diffuse un po' in tutta Italia, che ogni anno cancellano una parte del nostro territorio e delle alluvioni all’ordine del giorno nell’era del cambiamento climatico.
Anche quest’anno si ripete il tradizionale pranzo di solidarietà alla Trattoria da Ezio di Macerata per la vigilia di Natale. Per il diciannovesimo anno la trattoria in via Crescimbeni il 24 dicembre apre le porte alle persone povere, ma anche a quelle più sole della città. “A pranzo non ci sono solo persone che non sanno come mangiare durante le festività. Per loro la Caritas fa un lavoro egregio. - spiega Mirella, titolare della trattoria - Noi diamo una cosa più importante del cibo: la solidarietà verso persone sole, anziani senza famiglie, uomini e donne divorziate e tutte quelle persone che rimarrebbero a casa da soli”.Nella Trattoria da Ezio il piatto forte è la compagnia, che unisce ogni anno circa 300 persone. “Per noi la solidarietà - spiega Mirella - è più importante del cibo”. Eppure il cibo non sarà da meno. Dalle 11 e 30 alle 16 a tavola ci saranno per primi spaghetti alle vongole e risotto alla marinara; per secondi brodetto e pesce arrosto; per contorno insalata e patate e per dessert dolce, frutta e caffè. Infine, ci sarà anche un pacco regalo. La cura del corpo e dell’anima organizzata dalla Trattoria da Ezio nasce nel 1996 quando il vecchio titolare Ezio scompare e inizia questa tradizione in suo onore, “perché - ricorda Mirella - era una persona che faceva tanto per gli altri”.
“La fotografia è un magico strumento per raccontare e cogliere situazioni che le persone non possono comunicare”.Così aveva detto una volta Mario Dondero, grande fotografo italiano, spentosi ieri sera a Fermo all’età di 87 anni per una malattia che lo faceva soffrire da mesi.Ed era proprio così, come aveva detto lui: nel giorno in cui Mario non può più comunicare, restano le sue foto a parlare per lui.Fotoreporter e fotografo di guerra, era nato a Milano nel 1928, ma era di origine genovese. Si era innamorato di molte città nella sua vita, tra queste Fermo, dove aveva scelto di stabilirsi e dove ha passato gli ultimi momenti della sua vita. “Si era innamorato della biblioteca di Fermo - racconta Luca Giustozzi, giovane fotografo di Tolentino - e aveva deciso di trasferirsi con la moglie”.E’ alle Marche che Dondero lascia un serie di foto in bianco e nero, scattava senza i colori perché distraggono, che ritraggono la sua regione adottiva nei suoi aspetti più nascosti: scene agresti o di piccoli borghi. Le foto marchigiane di Dondero sono contenute nel libro “Un altro viaggio nelle Marche”, una guida di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri che raccontano il viaggio nella regione delle dolci colline rigorosamente senz’auto. Un modo di vedere il mondo senz’auto che faceva parte del Dna di Dondero, che non aveva la macchina, nonostante avesse la patente, e si spostava sempre in treno o a piedi.Nelle foto marchigiane di questo artista della Leica, continuava a usarle nell’era del selfie, quelli catturati sono momenti senza tempo, luoghi di un mondo che sta scomparendo come le magiche lucciole che per Pier Paolo Pasolini, scrittore da lui fotografato, si sono perse nel grande mare della modernità. Dondero non era nato fotografo. Era stato prima di tutto un partigiano in Val d’Ossola, un atteggiamento, quello del prendere parte, dello schierarsi, che porterà con sé per tutta la vita. Era stato giornalista nel primo dopo guerra, ma poi la fotografia lo aveva travolto e aveva iniziato a raccontare il mondo con le immagini di guerra e di pace, di modelle, artisti, scrittori, ma soprattutto della gente comune.“Di Mario colpivano la sua estrema disponibilità e umanità fuori dal comune. - spiega Giustozzi - Era venuto a Tolentino per un incontro con giovani fotografi e l’aveva fatto a titolo gratuito, per tutti quelli che entrano nel mondo della fotografia”.Questo artista della Leica, testimone del ‘900 e grande scrittore della commedia umana ha lasciato in tutte le sue foto le impronte della sua vita e della sua umanità.La serie di fotografie sulle Marche di Mario Dondero dal libro “Un altro viaggio nelle Marche” di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri.
Oggi pomeriggio il Giubileo è arrivato a Macerata. Circa cinquemila persone, provenienti da ogni comune della Diocesi di Macerata, hanno partecipato al corteo e alla successiva apertura della Porta Santa della Misericordia, oltrepassata poco prima delle 18 dal Vescovo Nazzareno Marconi.Dopo il Monsignore, hanno solcato l’ingresso della porta della Basilica-Santuario della Mater Misericordia, in piazza Strambi, accanto al Duomo, i sacerdoti, il Prefetto, i Sindaci, i consacrati e Confraternite e poi tutti i fedeli.La cerimonia è iniziata qualche ora prima, alle 16, con l’arrivo in città dei cattolici maceratesi che si sono ritrovati presso la Chiesa dell’Immacolata, da cui alle 16 e 30 è partito il corteo. Centinaia di persone hanno attraversato le vie del centro storico: corso Garibaldi, via Crescimbeni, piazza Vittorio Veneto, corso della Repubblica, piazza della Libertà, via don Minzoni e piazza San Vincenzo Maria Strambi.Nel cammino verso la Porta Santa i fedeli si sono fermati quattordici volte per ricordare le altrettante stazioni della Via Crucis.La domenica all’insegna della preghiera e del perdono si è conclusa con la Santa Messa nella Cattedrale di San Giuliano, ponendo il sigillo a questa giornata così importante per la comunità cattolica di Macerata.(Foto Si.Sa & Guido Picchio)
In corso il corteo dei cattolici maceratesi per l’apertura della Porta Santa prevista alle 18 presso la Basilica-Santuario della Mater Misericordiae, in piazza Strambi, accanto al Duomo.La cerimonia è iniziata alle 16 con l’arrivo in città dei fedeli che si sono ritrovati presso la Chiesa dell’Immacolata, da cui alle 16 e 30 è partito il corteo.Centinaia di persone stanno attraversato le vie del centro storico.(servizio in aggiornamento)(Foto Si.Sa.)
Che ne e' rimasto del libro nell’era dei tablet, dei cellulari touch e degli e-book? Ancora tanto. Soprattutto per i più piccoli, i bambini che crescono in case dove i libri non ci sono. Per colmare questo vuoto di parole e oggetti magici, quali sono i libri, nasce a Macerata il progetto “Di casa in casa”, frutto del programma “Nati per leggere” e finanziato dalla Fondazione Gerolamo Colonna.“Deprivare i bambini nelle prime fasi dell’apprendimento di un contesto familiare in cui ci sono libri li priva di qualcosa di molto prezioso”, ha spiegato Elena Carrano, coordinatrice di “Nati per leggere”. Il progetto, rivolto principalmente a bambini in età prescolare, è stato presentato questa mattina nel nuovo spazio bambini della biblioteca Mozzo Borgetti “inaugurato - ha ricordato la Vice sindaco e Assessora alla Cultura Stefania Monteverde - “appena due giorni fa, il 10 dicembre, nella Giornata dei diritti umani”.Altri 5 punti lettura dedicati all’avvicinamento alla lettura dei più piccoli, insieme agli adulti, sono stati inaugurati all’interno delle principali Case Famiglia, Comunità Educative e Centro Servizi Immigrati presenti nel comune di Macerata: la Comunità Il Girasole e il Centro Arcobaleno dell’associazione Piombini Sensini Onlus; il Centro servizi per la famiglia - Rete Famiglie Affidatarie e Comunità familiare per minori-età prescolare dell’associazione La Goccia onlus; il Centro Servizi e il Centro Formazione Immigrati dell’ACSIM, con la donazione di circa 100 libri di qualità per ogni struttura coinvolta.Mentre nei vari ospedali delle Marche e d’Italia chiudono punti nascite, a Macerata sorgono punti di lettura, luoghi di relazione tra bambini, che spesso provengono da condizioni di svantaggio socio-culturale e adulti, genitori e educatori.Leggere ogni giorno è una sorta di pane quotidiano, soprattutto per i figli di genitori in condizioni socio-economiche e culturali svantaggiate e a rischio psico-sociale: famiglie povere, attaccamento con le figure primarie inadeguato, carenza di opportunità educative, depressione materna e esposizione a violenza. Questi bambini sviluppano 1,3 volte di più ritardi di sviluppo e ricevono 1,4 volte di più una diagnosi di disabilità di apprendimento.Nelle famiglie con situazioni di fragilità, ma anche in quelle considerate “normali” ma che abbandonano i figli di fronte a uno schermo di tv o tablet, un libro diventa un mezzo per costruire rapporti umani.Oltre alla lettura, - spiega Elena Carrano - prendere in mano un libro da un senso alla relazione e crea un attaccamento positivo con l’adulto. Un libro tenuto in mano e letto insieme crea nei più piccoli un senso di vicinanza e accoglienza”.Per questo, nonostante il lento declino dei libri tradizionali, il progetto continua a puntare sulla carta, decidendo di non raccontare le storie attraverso e-book. Non solo la sostanza, ma anche la forma, è importante: “Il libro è un oggetto bello, da condividere”, aggiunge la coordinatrice.Un bambino lontano dai libri è anche distante dal mondo delle parole. Meno parole si ascoltano, meno parole si sanno e più difficile sarà per lui o lei raccontare le proprie emozioni, inserirsi nel mondo della scuola e della società.Se è vero quello quello che il 70 per cento degli italiani non è in grado di leggere un testo scritto, dati Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), partire dall’infanzia potrebbe curare, non solo carenze di tipo affettivo, ma anche gravi lacune di analfabetismo.“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”. (Umberto Eco)
Lancia un nuovo appello alla politica, questa volta direttamente al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai Capigruppo di Camera e Senato. Max Fanelli, malato terminale di Sla di Senigallia continua la sua battaglia per la legge sul fine vita.Dopo aver ottenuto l’appoggio della Presidente della Camera, Laura Boldrini, e del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scrive una lettera al Premier e ai Capigruppo, in cui ricorda come mentre la legge di iniziativa popolare sul fine vita, da oltre due anni depositata in Parlamento, non sia ancora stata calendarizzata, lui come altri malati terminali aspetta ogni giorno di avere una risposta. Max Fanelli chiede di poter scegliere se e quando morire, per lui, per i malati terminali e per tutti i cittadini italiani.Pubblichiamo integralmente la lettera di Max Fanelli.“Tornassi indietro prenderei in seria considerazione l'ipotesi del suicidio. Non voglio ripercorre a ritroso le storie di Piergiorgio Welby e del padre di Eluana Englaro.Non ripeterò le decine di appelli, le LIP o le richieste di calendarizzazione che la società civile, le associazioni e la politica hanno rivolto al Legislatore, ottenendo solamente la completa indifferenza da chi é predisposto a legiferare, valorizzando sia i contributi della maggioranza che delle minoranze.La stessa indifferenza concessa anche al presidente della Camera Laura Boldrini ed al suo appello a legiferare, ad avviare una discussione sul fine vita. Un Legiferatore che nega il confronto al più umile cittadino o malato, agli esperti del settore o alle massime cariche dello Stato, come può essere dichiarato?Comportarsi con indifferenza di fronte al dolore di malati terminali, alle loro famiglie ed alle decine di migliaia di persone civili, é assai più che riprovevole.Occuparsi dei diritti civili, tra cui il diritto a morire dignitosamente, non può essere considerata un opzione ma un dovere. In queste situazioni, di fronte a cosi tante richieste, é compito dello Stato discutere, non ignorare. La prima ed unica risposta di un legiferatore deve vertere sul "Quando" non sul "Se".Intanto l'Italia retrocede continuamente nelle classifiche internazionali per i diritti civili e per la libertà di stampa. Le fatiche di operare ogni giorno per cercare di avere una legge sul fine vita e la Vostra indifferenza, mi hanno portato a pensare all'ipotesi di un suicidio all'inizio della patologia. Non tanto per evitare la sofferenze dovuta ad una morte dolorosa e preannunciata, quanto per evitare un ulteriore e grave offesa esercitata da Voi, legislatori, effettuata con una delle più gravi azioni che un sovrano, come apparite ora, esercita su quella parte di cittadini che sono esclusi, che non vengono neanche presi in considerazione come uomini capaci di desideri e di pensiero autonomo, di decisioni.Cari legislatori, in questo modo state mancando non solo al dovere istituzionale delegatovi dal popolo, ma state offendendo anche le morale Cristiana, ovviando ad un comportamento di disponibilità e misericordioso.Non pensiate quindi che, astenendovi dal trattare il Fine Vita, siate assolti. Cosi facendo siete comunque coinvolti nel processo di imbarbarimento di questa nazione, almeno nei diritti civili. Quelli che vengono negati in ogni dittatura morale. Non avrete quindi il mio voto e così esorto a fare tutti coloro che, nonostante Voi, credono ancora nella Libertà, nella difesa della dignità di ogni uomo di questa terra.Massimo ‘Max’ Fanelli #iostoconmax Presidente e fondatore associ. I compagni di Jenbea Onlus