Ieri pomeriggio è comparso in piazza Garibaldi uno striscione: “Macerata ai maceratesi”. Dietro una decina di persone dell’omonimo comitato, costituitosi lo scorso 14 dicembre, che ha organizzato un sit-in per chiedere più sicurezza in città e le dimissioni del Questore e della Prefetta di Macerata, Giancarlo Pallini e Roberta Preziotti.
Nel volantino distribuito ai passati tre sono gli slogan: “Stop accoglienza indiscriminata, stop accoglienza business, stop ai finti profughi extrasbarchi”.
Secondo il comitato la città vive un momento di forte insicurezza, “di sfacelo dell’ordine pubblico, mentre le autorità fanno un lavoro scarso”. Lo spiega, uno dei componenti del comitato, Tommaso Golini, leader maceratese di Forza Nuova e candidato sindaco alle ultime comunali, che definisce il comitato “apartitico”.
La mancanza di sicurezza, secondo il comitato, è dovuta a due ragioni: la presenza in città di richiedenti asilo che “non sappiamo chi li manda e chi sono” - spiegano - “e l’impennata di furti, scippi, rapine, droga e microcriminalità”.
I richiedenti asilo, cioè persone che scappano dalla guerra e che spesso dormono al freddo e al gelo aspettando per giorni di essere identificati, come abbiamo raccontato più volte sul nostro giornale, sarebbero “un motivo di paura e disagio per le persone che vivono a Macerata”.
Il comitato definisce i richiedenti asilo “immigrati extrasbarchi, sedicenti profughi pachistani”. Cerchiamo di capire cosa vogliono dire.
“Immigrati” indica persone che si spostano volontariamente e per motivi economici e non chi fugge perché costretto; “extrasbarchi” sono - secondo il comitato - quelli che “entrano non si sa come, non dal mare”. Molti richiedenti asilo da mesi arrivano attraverso la rotta balcanica, passando da terra, un viaggio meno pericoloso di quello attraverso il Mediterraneo.
Inoltre vengono definiti “sedicenti profughi”, ma chi sono i profughi?
“Profugo” è un termine generico che indica chi lascia il proprio Paese a causa di guerre o catastrofi naturali, il rifugiato, invece, è una persona che ha ottenuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951; mentre è “richiedente asilo” chi, prima di ottenere lo status di rifugiato, sta aspettando che la domanda di asilo venga accolta.
L’iter della richiesta d’asilo si conclude con un’audizione presso la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, che esaminerà ogni singolo caso. I tempi d’attesa per la convocazione attualmente vanno dai 15 ai 24 mesi circa, a fronte dei 45 giorni previsti dalla legge.
Infine, il comitato individua anche la nazionalità delle persone che sarebbero motivo di “disagio in città”: i pachistani, di cui “i cittadini hanno paura, perché sono persone disperate”, spiega Emanuele Antolini, Presidente del comitato.
Molti richiedenti asilo che in questi mesi sono arrivati a Macerata provengono dal Pachistan, una terra che secondo il comitato non sarebbe così pericolosa da mettere in fuga le persone. E poi si domandano “perchè fuggono solo giovani uomini? Se ci fosse davvero un pericolo sarebbe più credibile - dice Antolini - se a fuggire dalle persecuzioni fossero donne e bambini.”
In realtà, la vita in Pakistan non è molto facile. I continui fallimenti dei negoziati tra la autorità di Islamabad e i gruppi talebani ostili al governo filo-statunitense, sfociano in duri scontri e spesso in ripercussioni sulla popolazione. Gli attacchi dell’esercito contro i militanti islamici fanno parte di un’offensiva, iniziata l’anno scorso, intenta a ripulire le roccaforti talebane e di al Qaeda nel Nord Waziristan, uno dei sette distretti tribali pachistani confinanti con l’Afghanistan. Di questa guerra marginale ne sappiamo poco o niente. La zona di conflitto è remota e off-limit ai giornalisti, le poche informazioni provengono dall’esercito, ma sono difficili da verificare.
Secondo i dati forniti da Eurostat con il Rapporto sulla protezione internazionale 2015 se nei paesi dell’Unione Europea le richieste d’asilo provengono principalmente da cittadini siriani e afghani, in Italia tra le 14.895 nuove richieste di asilo presentate nel 2015, quelle provenienti da cittadini pachistani sono 1.395, al terzo posto dopo Nigeria e Gambia.
Inoltre, lo stesso rapporto spiega come quella che stiamo vivendo non è “un’invasione”, perché in Italia arriva solo il 3% dei richiedenti asilo. La grande maggioranza di chi è costretto a scappare, circa l’86%, rimane vicino a casa, ovvero nel primo luogo sicuro, mentre meno del 10% arriva in Europa.
Il fenomeno delle persone che fuggendo sostano in Italia e che spesso sono costrette ad aspettare giorni prima di essere identificate, per cui mangiano e dormono come e dove possono, non è solo maceratese. Si tratta di un problema nazionale che si sta verificando in ogni città d’Italia. “Siamo costretti a mangiare nelle mense delle chiese, camminiamo tutto il giorno, passiamo il tempo nelle stazioni dei treni”. Queste le parole di un cittadino afghano in fuga dalla guerra, nel docufilm di Paolo Martino “Terra di transito”. L’uomo racconta così la condizione dei richiedenti asilo bloccati in Italia, quelli che non vogliono fare richiesta d’asilo nel nostro paese, perché sanno che i tempi sono lunghi e le opportunità di inserimento sociale e lavorativo scarse. Molti vedono nell’Italia una meta di passaggio: sono i cosiddetti “transitanti”. Meglio andare via da un paese senza una legge organica sul diritto d'asilo e con un sistema d'accoglienza fondato sull'emergenza e l’improvvisazione. Lo sanno anche i richiedenti asilo.
Tuttavia, qualsiasi viandante ha bisogno di rifocillarsi qualche giorno prima di ripartire e se poi decide di restare, per “Macerata ai maceratesi” è troppo.
Il comitato lamenta anche l’eccessiva accoglienza riservata a un richiedente asilo: un pasto, un tetto, il pocket money, 2 euro e 50 al giorno, e il corso di lingua italiana.
“Non possiamo accettare che un clandestino (parola che numerose associazioni chiedono di mettere al bando, n.d.r.) - scrivono nel volantino - appena arrivato in Italia abbia diritto a essere accolto e mantenuto ben prima di qualsiasi italiano in difficoltà”.
Come dimostra lo scandalo “Mafia Capitale” troppo spesso è successo che i richiedenti asilo non vedesse nulla di tutto questo e che i 35 euro che ogni giorno lo Stato paga all’associazione che li gestisce finissero nelle tasche di italiani che su di loro hanno lucrato.
Uno dei tre slogan del volantino del comitato dice: “stop ai finti profughi extrasbarchi”. Qualsiasi sia la ragione per la quale queste persone fuggano dal loro paese, e se vengono da certi paesi c’è poco spazio per l’immaginazione, è difficile pensare che sia bello e conveniente, “fingersi” di lottare tra la vita e la morte prima, dopo e durante il viaggio, essere lontano dal proprio paese, parlare una lingua straniera e abbandonare i propri cari.
Tommaso Golini, membro comitato e leader Forza Nuova Macerata
Emanuele Antolini, Presidente del comitato
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