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Anche Macerata (finalmente) ha il suo Piano di Protezione Civile

Anche Macerata (finalmente) ha il suo Piano di Protezione Civile

Se domani a Macerata dovesse esserci un terremoto, una frana o un’alluvione: cosa bisogna fare? A questa domanda ha risposto oggi pomeriggio il consiglio comunale approvando il Piano di Protezione Civile contro il rischio sismico, idrogeologico, idraulico, di incendi boschivi e fenomeni meteorologici, come la neve in casi eccezionali.

Il documento, lungo più di 400 pagine, risponde all’obbligo, dettato dalla legge 100 del 2012, che ogni comune ha di dotarsi di un piano che agisca in più direzioni: previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza.

Seppure nella vita di tutti i giorni nessuno pensa all’eventualità che possa succedere un terremoto, una frana o un’alluvione capace di stravolgere la vita di ogni maceratese, è bene sapere cosa fare. Soprattutto, è importante sapere che “a Macerata, zona ad alto rischio sismico - come ha spiegato il geologo Giammaria Vecchioni - non ci sono zone stabili da un punto di vista sismico. In caso di terremoto la popolazione potenzialmente coinvolta è di 3500 persone, mentre sono circa 5000 gli edifici considerati vulnerabili”, principalmente quelli più antichi del centro storico. Dati emersi grazie al lavoro di microzonazione sismica fatto su tutto il territorio di Macerata.

Anche dal punto di vista idrogeologico c’è poco stare tranquilli. In base alla Carta del rischio idrogeologico ci sono sul territorio maceratese frane attive, che “oggi non sono molto pericolose, perché sono ‘frane di scivolamento’ - ha spiegato Vecchioni - si muovono lentamente, ma si muovono.”

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Dunque, di fronte al verificarsi di un evento calamitoso, il Piano istituisce tre tipi di aree in cui le persone in pericolo possono confluire. Le aree d’attese, quelle in cui i cittadini si recano nell’immediato, come le piazze, sono 59; quelle di ricovero, per la fase di poco successiva in cui allestire le tendopoli, sono 23; e, infine, quelle di ammassamento, destinate ai soccorritori, sono 6 e includono edifici che in caso di calamità devono rimanere in piedi. La fase non meno importante di questo piano di protezione è sicuramente quella che verrà: la comunicazione del piano alla popolazione.

Per far sì che un lavoro, durato due anni, non rimanga carta straccia sono previste esercitazioni, distribuzione di volantini e opuscoli per le persone più anziane e comunicazioni digitali, anche attraverso la app City User del comune, per i più giovani.

L’approvazione di questo piano, che si attendeva da anni e che il gruppo del Movimento 5 Stelle da tempo ha sollecitato, ha tuttavia creato molte polemiche. Oggetto delle critiche: il poco tempo dato ai consiglieri per leggere un documento di 400 pagine, che da oggi sarà on line nel sito del comune.

Lo stesso M5S, che per primo lo aveva richiesto, attraverso una mozione d’ordine di rinvio, non accolta, ha sollevato dubbi sulla fretta di approvare un piano senza averlo letto. “Il consigliere deve sapere quello che va a votare - ha detto il pentastellato Roberto Cherubini - e non può saperlo se il piano è arrivato nelle nostre mani solo quattro giorni fa.”

Puntando il dito contro la maggioranza, che per Cherubini “avrebbe votato anche quattro pagine bianche”, il M5S si è astenuto. Lo stesso, e per la stessa ragione, hanno fatto tutte le forze di opposizione, ad eccezione del gruppo Città Viva di Maurizio Mosca e Michele Mincio.

Da Paolo Renna di Fratelli d’Italia che ha ammesso che “non lo conosciamo bene ed è stato visto con troppa fretta”, a Riccardo Sacchi di Forza Italia che ha parlato di “un voto non pienamente consapevole, forse nemmeno da parte dei consiglieri di maggioranza”. Sulla stessa linea Anna Menghi del Comitato Anna Menghi che ha ribadito che “sarebbe stato opportuno avere più tempo.”

La maggioranza, dal canto suo, ha risposto ricordando che si tratta di “un punto d’inizio - come ha detto il Sindaco Romano Carancini - e che se ci saranno aspetti da migliorare l’amministrazione è pronta a farlo.”

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Sapere o meno cosa succede nel proprio territorio non serve a creare allarmismi, ma a essere coscienti del pericolo che si corre e che eventi come le frane di scivolamento, tipiche di un terreno argilloso del maceratese, possono comunque causare danni e mettere in pericolo abitazioni di persone costrette, in caso di movimenti più veloci del terreno, ad abbandonare le proprie case. Semplici aumenti della quantità annua di pioggia possono facilmente mettere in moto una frana che dormiva da decenni.

Le calamità naturali succedono anche se si tende a non ricordarselo mai, se non quando sono già accadute.

Questo piano serve a garantire un sistema di prevenzione e intervento, ma soprattutto a rendere la popolazione consapevole del luogo in cui vive, mangia e dorme ogni giorno. Lo sanno bene le vittime degli ultimi terremoti italiani, L’Aquila nel 2009 e l’Emilia Romagna nel 2012, delle frane diffuse un po' in tutta Italia, che ogni anno cancellano una parte del nostro territorio e delle alluvioni all’ordine del giorno nell’era del cambiamento climatico.

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