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Ennesima lite tra Trump e Zelensky: una situazione comica, oltreché tragica

Ennesima lite tra Trump e Zelensky: una situazione comica, oltreché tragica

Ebbene sì, Donald Trump ha recentemente svolto alcune dichiarazioni che meritano davvero un pur telegrafico commento. Il codino biondo che fa impazzire il mondo così si è rivolto duramente al guitto di Kiev, l'attore Nato Zelensky: "Cedi il Donbass o sarai distrutto".

Parole inequivocabili, con le quali il presidente della civiltà dell’hamburger chiarisce senza perifrasi, una volta di più, la propria posizione tanto rispetto all’Ucraina, quanto rispetto alla Russia. Con sobrio realismo, Trump ha capito ciò che sfuggiva all’arcobalenico e vegliardo Biden, ossia che la Russia di Putin non può essere sconfitta e che con essa bisogna dunque trattare diplomaticamente.

Con le parole poc’anzi menzionate, inoltre, ha ribadito una volta di più la propria epidermica idiosincrasia per il guitto di Kiev: una idiosincrasia che, oltretutto, era già emersa limpidamente durante il memorabile incontro presso la sala ovale di qualche mese addietro, allorché l’attore Nato era stato sbertucciato e ridicolizzato davanti al mondo intero.

Come se non bastasse, sempre nei giorni scorsi, Trump ha dichiarato testualmente che l’Ucraina potrebbe vincere la guerra ma che non crede ce la farà. Una frase emblematica e irresistibilmente beffarda, con la quale Trump ammette in astratto la possibilità di vittoria per l'Ucraina e poi in concreto si dice convinto che ciò non potrà accadere.

Anche in questo caso, non si tratta se non di un solido e robusto realismo: anche perché - inutile negarlo - l'Ucraina continuerà a combattere fintantoché sarà supportata da Washington e da Bruxelles, che finora l’hanno utilizzata come instrumentum belli contro la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce e, di più, di organizzare intorno a sé la resistenza di tutti gli Stati disallineati a Washington.

Insomma, sembra davvero che si stia profilando lo scenario che avevamo già da tempo previsto: il guitto di Kiev, burattino telecomandato da Washington, si trova ora con il cerino in mano, pronto a fare la fine impietosa delle marionette di Mangiafuoco, gettate nelle fiamme quando lo spettacolo è finito. E intanto il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky torna a piagnucolare goffamente, più malmostoso che mai.

E recita la solita e ormai logora parte della vittima incompresa, abbandonata ingiustamente dagli amici più fedeli. D’altro canto, il guitto di Kiev nasce come attore e fino alla fine continua a recitare la sua parte. Esordì nella serie televisiva "The servant of the people", prima di passare a recitare direttamente nei palazzi del potere in qualità di "servant of the american ruling class". Ora egli si lagna per il fatto che gli alleati non lo stanno supportando a dovere e reclama nuovi missili.

Dice accoratamente che l’Ucraina ne ha disperato bisogno per poter continuare nella sua folle guerra contro la Russia di Putin. Per parte sua, Mark Rutte, segretario della NATO dal cognome particolarmente evocativo (nomina sunt omina), ha chiarito che anche quest’anno gli aiuti della NATO a Kiev saranno in linea con quelli dell’anno precedente.

Dunque, la Nato, braccio armato dell’imperialismo a stelle e strisce e della sua libido dominandi planetaria, continua a investire nella manicomiale guerra ucraina; una guerra che, come non ci stanchiamo di sottolineare ad nauseam, è principalmente la guerra che la Nato, la civiltà del dollaro e l’occidente, rectius l’uccidente liberal-atlantista, vogliono condurre contro la Russia di Putin per piegarla in quanto Stato disallineato al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista e, di più, resistente alla sua dinamica espansionistica.

Il quadro è piuttosto chiaro, almeno per quanti non vogliano come sempre compiere il gesto dello struzzo, che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che gli sta intorno. D’altro canto, il guitto di Kiev tutto l’interesse ha a fare in modo che il conflitto proceda sine die: infatti, il giorno in cui dovesse terminare, egli sarebbe finalmente giudicato dal suo popolo e verosimilmente il giudizio sarebbe tutt’altro che benigno.

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