Che ne e' rimasto del libro nell’era dei tablet, dei cellulari touch e degli e-book? Ancora tanto. Soprattutto per i più piccoli, i bambini che crescono in case dove i libri non ci sono. Per colmare questo vuoto di parole e oggetti magici, quali sono i libri, nasce a Macerata il progetto “Di casa in casa”, frutto del programma “Nati per leggere” e finanziato dalla Fondazione Gerolamo Colonna.
“Deprivare i bambini nelle prime fasi dell’apprendimento di un contesto familiare in cui ci sono libri li priva di qualcosa di molto prezioso”, ha spiegato Elena Carrano, coordinatrice di “Nati per leggere”. Il progetto, rivolto principalmente a bambini in età prescolare, è stato presentato questa mattina nel nuovo spazio bambini della biblioteca Mozzo Borgetti “inaugurato - ha ricordato la Vice sindaco e Assessora alla Cultura Stefania Monteverde - “appena due giorni fa, il 10 dicembre, nella Giornata dei diritti umani”.
Altri 5 punti lettura dedicati all’avvicinamento alla lettura dei più piccoli, insieme agli adulti, sono stati inaugurati all’interno delle principali Case Famiglia, Comunità Educative e Centro Servizi Immigrati presenti nel comune di Macerata: la Comunità Il Girasole e il Centro Arcobaleno dell’associazione Piombini Sensini Onlus; il Centro servizi per la famiglia - Rete Famiglie Affidatarie e Comunità familiare per minori-età prescolare dell’associazione La Goccia onlus; il Centro Servizi e il Centro Formazione Immigrati dell’ACSIM, con la donazione di circa 100 libri di qualità per ogni struttura coinvolta.
Mentre nei vari ospedali delle Marche e d’Italia chiudono punti nascite, a Macerata sorgono punti di lettura, luoghi di relazione tra bambini, che spesso provengono da condizioni di svantaggio socio-culturale e adulti, genitori e educatori.
Leggere ogni giorno è una sorta di pane quotidiano, soprattutto per i figli di genitori in condizioni socio-economiche e culturali svantaggiate e a rischio psico-sociale: famiglie povere, attaccamento con le figure primarie inadeguato, carenza di opportunità educative, depressione materna e esposizione a violenza. Questi bambini sviluppano 1,3 volte di più ritardi di sviluppo e ricevono 1,4 volte di più una diagnosi di disabilità di apprendimento.
Nelle famiglie con situazioni di fragilità, ma anche in quelle considerate “normali” ma che abbandonano i figli di fronte a uno schermo di tv o tablet, un libro diventa un mezzo per costruire rapporti umani.Oltre alla lettura, - spiega Elena Carrano - prendere in mano un libro da un senso alla relazione e crea un attaccamento positivo con l’adulto. Un libro tenuto in mano e letto insieme crea nei più piccoli un senso di vicinanza e accoglienza”.
Per questo, nonostante il lento declino dei libri tradizionali, il progetto continua a puntare sulla carta, decidendo di non raccontare le storie attraverso e-book. Non solo la sostanza, ma anche la forma, è importante: “Il libro è un oggetto bello, da condividere”, aggiunge la coordinatrice.
Un bambino lontano dai libri è anche distante dal mondo delle parole. Meno parole si ascoltano, meno parole si sanno e più difficile sarà per lui o lei raccontare le proprie emozioni, inserirsi nel mondo della scuola e della società.
Se è vero quello quello che il 70 per cento degli italiani non è in grado di leggere un testo scritto, dati Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), partire dall’infanzia potrebbe curare, non solo carenze di tipo affettivo, ma anche gravi lacune di analfabetismo.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”. (Umberto Eco)
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