"Banca Marche come il Monte dei Paschi: il credito al servizio della politica"
Manca poco all’inizio dell’anno. Per i risparmiatori italiani significherà doversi confrontare con le nuove regole sulla risoluzione delle crisi bancarie, che prevedono che, in caso di dissesto, ricorrendo alcune condizioni, nei salvataggi bancari possano essere coinvolti azionisti, obbligazionisti e depositanti sopra i 100 mila euro.
Di recente, proprio per scongiurare la liquidazione di quattro banche in crisi, con il decreto dello scorso 23 novembre sono nate "Nuova Cariferrara", "Nuova Banca Etruria", "Nuova Banca Marche" e "Nuova Carichieti".
Il passo successivo sarà la vendita al più presto delle 4 banche 'ripulite' dai crediti deteriorati con l'obiettivo di massimizzare il profitto. Le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate”.
Abbiamo intervistato un esperto: il consulente finanziario Paolo Cardenà, autore del blog “Vincitori e vinti”, tra i più seguiti d’Italia per i temi economici e finanziari.
Cosa è successo nella vicenda Banca Marche?
Banca Marche è lo specchio, più ridotto, di quello che è successo ad altre banche italiane per via della concessione di crediti troppo allegri, elargiti a piene mani ad amici, ad amici degli amici e alle lobby di potere agganciate alle varie banche anche attraverso le fondazioni bancarie che le controllano.
Fino a un certo tutto è andato per come doveva andare, poi la crisi ha reso non rimborsabili molti di questi mutui concessi fin troppo allegramente, e c’è stata l’esplosione delle sofferenze bancarie con tutto quello che hanno determinato nei bilanci delle banche. Così Banca Marche, nel corso degli anni, ha accumulato ingenti perdite, che ora sono state ribaltate sugli azionisti e sugli obbligazionisti subordinati
Chi ne ha beneficiato e chi ci ha rimesso?
Ne ha beneficiato, prima di tutto, la politica marchigiana, perché le fondazioni bancarie, che non sono altro che espressione di partiti politici, hanno controllato Banca Marche, facendo il buono e il cattivo tempo.
Sotto questo punto di vista, la storia di Banca Marche è un po' simile a quella del Monte Paschi di Siena: banche controllate da partiti al servizio di lobby di potere che, a loro volta, controllano in qualche modo i consensi politici del territorio, il più delle volte attratti spendendo soldi provenienti dagli utili distribuiti dalle banche controllate.
In secondo luogo, ne ha usufruito anche il management delle banche per via delle faraoniche liquidazioni e dei compensi che i vari istituti in crisi hanno erogato. Chi ci ha rimesso sono stati i risparmiatori e i territori, già colpiti da anni di severa recessione.
Giovedì partirà dalle Marche l’autobus degli onesti diretto verso la casa di Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche, a Roma. Cosa ne pensa dell’iniziativa?
Si tratta di un gesto che richiama l’attenzione, ma destinato a non andare oltre.
Tuttavia, dal punto di vista pragmatico, penso sia irrilevante un gesto del genere, e i risparmiatori dovrebbero agire sotto altri profili. Prima di tutto dovrebbero valutare eventuali rimborsi delle obbligazioni subordinate di Banca Marche con il fondo che sta creando il Governo, e inoltre non dovrebbero precludersi altre possibilità, perché la vicenda potrebbe presentare numerosi aspetti di dubbia legittimità. Alle luce di qualificati pareri legali è verosimile attendersi che Banca Marche imbarcherà numerose cause che coinvolgeranno non solo Banca, ma anche gli organi di controllo come i sindaci, Consob, Banca d’Italia e le società di revisione.
Pensa che la soluzione del governo sia risolutiva?
L’apertura del governo sul parziale rimborso dei bond con la creazione di un fondo da 100 milioni di euro, è una soluzione paragonabile a un tappo ancor più bucato dello stesso buco che è stato prodotto dal governo con la risoluzione delle quattro banche in crisi.
Quando un’autorità governativa si imbarca in un provvedimento del genere non c’è possibilità di fare marcia indietro su quello che è stato deciso.
Ben venga il rimborso offerto agli obbligazionisti, ma la creazione del fondo è espressione di come la vicenda sia stata mal gestita da parte del governo. Sicuramente è un provvedimento con molti punti di criticità. Inoltre la creazione del fondo rischia di creare un precedente che potrebbe essere invocato da parte di altri risparmiatori in occasione di eventuali altre crisi.
Se la logica con la quale sta nascendo il fondo è quella di tutelare i risparmiatori che non sono stati informati all'atto dell'acquisto dei titoli, lo stesso ragionamento potrebbe essere pericolosamente adottato in occasione di eventuali altre crisi bancarie. A meno che non si sia così illusi da ritenere che tutti i risparmiatori conoscano realmente il profilo di rischio associato all'investimento che hanno in essere con le banche che potrebbero entrare in crisi.
Cosa dobbiamo aspettarci ora?
Succederà quello che sta già accadendo. Altre banche potrebbero trovarsi in condizioni di difficoltà e verrà applicato il Bail in.
Il risparmiatore deve essere informato sullo stato di salute del proprio istituito bancario e comprendere che il mondo, da almeno 5 o 6 anni, è cambiato radicalmente. La crisi ha reso palese che non tutti gli stati sovrani godono dello stesso merito creditizio. E ora si scopre (per chi non lo sapeva già) che non tutte le banche sono uguali.
Fino a un certo punto della storia si è pensato che tutti gli stati fossero uguali in termini di rischio, si credeva che il rischio della Grecia fosse uguale a quello della Germania, poi ci si è accorti che questo non era vero. La stessa cosa sta accadendo anche per le banche.
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