Le aziende locali dell’agroalimentare e dell’artigianato artistico scenderanno il piazza i prossimi 12 e 13 dicembre con il mercatino prenatalizio “Accendiamo una luce sulle nostre eccellenze”. Organizzata dal Comitato dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Macerata, con il patrocinio del Comune, l’iniziativa alla sua quarta edizione presenterà prodotti e eccellenze locali a turisti e semplici cittadini.In Piazza Vittorio Veneto le aziende del settore eno-agroalimentare saranno 23, mentre quelle dell’artigianato artistico 13. Gli stands, cosiccome la comunicazione e promozione dell’evento per le aziende sono gratuite, grazie al contributo di dieci mila euro della sezione femminile della Camera di Commercio, “nonostante anche la Camera di Commercio abbia subito tagli per il 40 per cento”, spiega il Presidente della sede di Macerata Giuliano Bianchi durante la conferenza stampa di stamane.Oltre alla piazza reale, quest’anno i mercatini si spostano anche sull’online. La promozione digitale è stata affidata a due borsisti del progetto promosso da Unioncamere e Google, Paolo Roganti e Andrea Tombesi, che hanno realizzato una piattaforma di e-commerce. Sul sito “Eccellenze in Digitale” le aziende che parteciperanno ai mercatini possono mettersi gratuitamente in rete e offrire attraverso una vetrina virtuale i loro prodotti. Così, chi il 12 e 13 dicembre si recherà in piazza avrà potuto scegliere già da casa i prodotti da acquistare e averli già prenotati sulla piattaforma online. Le imprese che hanno aderito al progetto "Made in Italy: Eccellenze in Digitale" sono 48, 19 sono quelle già supportate, le altre 29 sono da supportare nei prossimi mesi. La pagina web rimarrà aperta per tutto il periodo natalizio e costituisce un esempio di come il commercio si innova al passo con i tempi. Le iniziative per creare una sensibilizzazione digitale andranno avanti anche nel 2016 con workshop organizzati dai due borsisti presso la Camera di Commercio. Scelte di promozione dell’imprenditoria e del lavoro sono centrali in un momento di crisi e per un genere, quella delle donne, per le quali “il lavoro è fondamentale per garantire indipendenza e riconoscimento sociale”, come ha sottolineato Patrizia Tiranti, Presidente del Comitato dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio.L’iniziativa parte dalle donne, ma coinvolge aziende di ogni tipo della provincia di Macerata. In base ai dati forniti dalla Camera di Commercio, nella provincia di Macerata sono 8433 le imprese a conduzione femminile, il 24 per cento di tutte quelle iscritte. Nella classifica delle imprese rosa al primo posto, per valori relativi, si colloca il comune di Acquacanina con il 33,3 per cento. Macerata registra un 23 per cento di imprese rosa. Mentre, in valori reali, il comune più rappresentativo è Civitanova Marche con 1113 imprese al femminile. L’agricoltura rimane il settore con più imprenditore, 2373 imprese, a seguire il manifatturiero e il commerciale.Nonostante, quella femminile, rappresenti un’imprenditoria in crescita grazie a favorevoli politiche nazionali ed europee e alla chiusura verso le donne del mercato del lavoro dipendente, dove le donne hanno più difficolta ad emergere, anche le aziende delle donne risentono della crisi. Nel 2015 si è registrata nessuna crescita ma un lieve calo dello 0,3 per cento.
Anche Macerata onora la giornata internazionale dei diritti umani del 10 dicembre con l’arrivo in città del regista, scrittore e sceneggiatore Silvano Agosti. Nel giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la città parla di umanità, di quella che è diventata e di quella che sogniamo. Il regista, ospite della tredicesima edizione del festival “Così vicino così lontano, Macer/azione Atto XIII”, organizzato dall’Anmic (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Civili) ha affrontato questioni solitamente catalogate come “esistenziali”, ma che in realtà rivelano dove stiamo andando come umanità.Al cine teatro Don Bosco Agosti ha portato il seminario “Dall’impotenza alla creatività”, un percorso che tende a rendere visibili le gabbie nelle quali ogni essere umano è attualmente prigioniero. Alla fine del seminario a tutti i partecipanti è stato regalato il DVD del film “Il pianeta azzurro”, che per il critico Tullio Kezich è “un film che tutti gli italiani dovrebbero vedere per legge” e per Agosti “un film antidepressivo”.Il festival, attivo da tredici anni, passa per il teatro delle comunità dell’attore Marco Di Stefano, in cui viene messa in scena la società ideale, “quella in cui - spiega la fondatrice dell’iniziativa Anna Menghi - c’è spazio per tutti, disabili e non”.Riflettere su una società diversa significa anche promuovere il momenti di “arte diversa” come quella di Silvano Agosti che “fa fatica ad emergere - continua Menghi - in questo paese in cui ancora c’è da lottare per diritti che dovrebbero essere di tutti”.Si ritiene un artista “clandestino” il regista che ha chiesto all’Unesco e alle Nazioni Unite che l’essere umano venga proclamato Patrimonio dell’Umanità. L’autore di film come “Il giardino delle delizie”, “Riprendiamoci la vita” e di libri come “Uova di garofano” e “Lettere dalla Kirghisia”, sembra un profeta venuto da lontano che ci ricorda come “lavorare due ore al giorno dovrebbe essere la normalità e non una stranezza”, usare il cellulare solo cinque minuti al giorno potrebbe risollevare il genere umano dalla dipendenza delle tecnologie, diventate la nuova droga di questo secolo; e come “la scuola dovrebbe insegnare a guardare e non a vedere”.https://www.youtube.com/watch?v=d3Lmr4KIXVU
Anche la Regione Marche si schiera a favore per della legge sul fine vita e appoggia la battaglia del cittadino di Senigallia, malato terminale di Sla, Max Fanelli.Lo ricordano, in un comunicato stampa, i segretari della cellula delle Marche dell’Associazione Luca Coscioni di Ancona, Renato Biondini, e di Pesaro, Ruggero Fabri, che richiamano l’attenzione sull’urgenza di calendarizzare la legge sul fine vita.il Consiglio Regionale delle Marche nella seduta del 10 novembre scorso ha approvato all’unanimità una mozione che chiede al Parlamento di iniziare la discussione sulle proposte di legge sul fine vita e che è stata trasmessa il 19 novembre dal Presidente della Giunta regionale delle Marche al Presidente della Camera dei Deputati, alla Conferenza dei Gruppi parlamentari e anche al Presidente del Consiglio dei Ministri.Da oltre due anni la legge d’iniziativa popolare “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”, deposita il 13 settembre 2013 dal Coordinamento Eutanasia Legale, giace in Parlamento senza che nessuno se ne faccia carico.Ad attenderla ci sono cittadini che credono nella libertà di scelta di ogni singolo individuo e anche numerosi malati terminali, le cui ore sono appese a un filo, come Max Fanelli, malato di Sla di Senigallia, che dallo scorso 11 ottobre ha interrotto la somministrazione di cure per denunciare lo stallo della politica di fronte al tema del fine vita.Da mesi Fanelli conduce la battaglia per il fine vita, con lo slogan #IoStoconMax, a cui hanno aderito laici, credenti e non e che chiede l’immediata calendarizzazione della legge.Al suo fianco si sono schierati anche la Presidente della Camera Laura Boldrini che, nel corso di una sua visita a casa di Max lo scorso 4 luglio, “ha assicurato il suo appoggio e la piena disponibilità ad essere al fianco a Max nelle sue battaglie - sottolineando che - un Paese che non permette a un individuo di scegliere, non può dirsi democratico”.Con Max si è schierato persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in una lettera dello scorso 22 ottobre, “auspica che le Camere possano avviare al più presto un’attenta e approfondita riflessione su temi così importanti che, concernendo la dignità della persona, meritano un serio e sereno dibattito, che dovrà essere caratterizzato dal più grande riguardo e dalla massima attenzione.”“Dopo anni di iniziative e di richieste per aprire una discussione parlamentare su questo tema, - scrivono i due segretari dell’Associazione Coscioni - ora anche la Regione Marche vi invita a calendarizzare la proposta di legge sul fine vita, voi parlamentari cosa rispondete?”
L’Acsim (Associazione Centro Servizi Immigrati Marche) risponde ai diciassette rifugiati pachistani che questa mattina hanno protestato in Piazza della Libertà di fronte alla Questura di Macerata. Lamentavano una scarsa assistenza da parte dell’Acsim, sostenendo di ricevere cibo non fresco, un’assistenza medica quasi inesistente e pochissimi soldi.Secondo i rifugiati i 35 euro al giorno che l’associazione, regolarmente convenzionata con la Prefettura, riceve per ognuno di loro non sarebbero distribuiti nel migliore dei modi. I rifugiati hanno detto di aver ricevuto cibo scadente, se non addirittura andato a male. Lo stesso vale per il riscaldamento che “siamo autorizzati ad accendere solo tre ore al giorno. - spiegano - Fa molto freddo nelle case in cui siamo”. Replica Norma Santori dell’associazione, per la quale i viveri distribuiti sono “freschi e siamo continuamente sottoposti al controllo della Prefettura che è libera di accedere e controllare quando vuole”.Tra i rifugiati c’e’ anche chi si ammala e a quel punto dicono di essere lasciati, ancora una volta, soli. C’è chi ha raccontato di aver avuto problemi di respiro e che invece di essere curato con le giuste medicine è stato curato con il Brufen, un antinfiammatorio contro i dolori e la febbre. “Non siamo mai andati dal dottore e non c’è nessuno che capisca la nostra lingua”, spiega uno di loro. Invece l’associazione assicura che “hanno ricevuto ogni tipo assistenza e controllo medico e vengono accompagnati da persone che conoscono la loro lingua”.Se i servizi fondamentali sarebbero ridotti, lo stesso varrebbe per il famoso pocket money, un bonus giornaliero con cui i rifugiati possono spendere da uno a due euro e mezzo. “Ci hanno dato un solo pocket money da quando siamo qui”, dicono loro. Santori spiega che la situazione è un po' più complicata. I soldi non possono essere dati in contanti. I rifugiati devono aprire un conto, in cui vengono versate le quote, e possono farlo solo se hanno i documenti. - e aggiunge - Non daremo mai un euro in contanti”.“Noi siamo accogliendo oltre 200 persone e se solo 17 si lamentano - conclude Santori - si faccia la domanda e si dia la risposta”.
Hanno dormito per terra, davanti all’Ufficio immigrazione della Questura di Macerata tutta la notte, chi con una coperta addosso, chi solo con il proprio giubbotto. Al freddo e senza mangiare, aspettando di avere una risposta dallo Stato italiano.Sono 40 uomini, vengono dal Pakistan e, chi da cinque giorni, chi da due settimane, girano per la città di Macerata. “Sono stati foto segnalati e ieri hanno presentato la domanda di richiesta d’asilo, ora aspettano che qualche associazione convenzionata - spiegano dalla Prefettura - possa farsi carico della situazione e intervenire con l’accoglienza”. Il problema spiegano non è normativo ma pratico, mancano i posti a disposizione per nuovi richiedenti asilo nelle associazioni”.Se l’Ufficio immigrazione dice che si sta attivando per trovare associazioni disponibili a offrire assistenza, il sindaco Romano Carancini dichiara di non essere stato avvertito tempestivamente dalla Prefettura: “l’ho saputo alle 11 di ieri sera - spiega - altrimenti sarei intervenuto come l’amministrazione ha sempre fatto in altri casi”. Intanto assicura che si “attiverà al più presto per trovare una soluzione”.Nel frattempo i richiedenti asilo vagano per le strade della città, senza sapere se mangeranno a pranzo o dove dormiranno la notte. In questo limbo, tra l’arrivo in città e l’assistenza sono essere inesistenti. Non esistono per la legge italiana e neppure per le associazioni e per il Comune che in questi giorni li ha lasciati soli. L’unica realtà locale che si è preoccupata di loro nei giorni scorsi è stata la Caritas che li ha aiutati con cibo e coperte e la chiesa di Santa Croce dove, alcuni di loro, hanno dormito la notte precedente.In via Prezzolini ci sono ragazzi minorenni e uomini adulti, scappano tutti dal Pakistan dove i talebani minacciano la loro vita “semplicemente perché usiamo internet o perché ritengono che non ci comportiamo come vogliono loro”. Molti sono studenti, altri semplici lavoratori che partiti dal Pakistan hanno attraversato, a piedi o con ogni mezzo che hanno trovato, prima l’Iran, poi la Turchia, la Grecia, i Balcani, fino a giungere in Italia. Qui alcuni sono arrivati a Milano, altri ad Ancona dove dicono che qualcuno, non spiegano bene chi, gli ha detto di venire a Macerata, perché nel capoluogo delle Marche non c’era posto per loro.Ognuno di questi volti, consumati dal freddo, ha una storia di sofferenza e paura dietro di sé. Amdai, trentott’anni, dice di essere già stato in Italia nel 2010, era fuggito via dal suo paese perché i talebani lo avevano picchiato e gli avevano strappato le unghie delle dita delle mani. Aveva passato quattro mesi in ospedale per riprendersi dalle violenze subite. Nel frattempo i talebani lo avevano preso in ostaggio e per rilasciarlo chiedevano 20 milioni di dollari. La sua famiglia fu costretta a vendere tutto quello che aveva la casa, bici e gioielli e Amdai riuscì così a tornare in libertà. Una libertà dimezzata fatta di fuga dal suo paese, un viaggio interminabile e poi l’Italia. Qui riesce a ottenere lo status di rifugiato, a inserirsi e anche a lavorare. In Pakistan, tuttavia, aveva lasciato i figli e la moglie, che aveva un problema al cuore. Cosi, per stare con lei, aveva acquistato un biglietto aereo e era tornato in Pakistan. Ad attenderlo ci sono di nuovo loro: i talebani che lo spogliano di tutto quello che ha, anche dei documenti. Scappa di nuovo e arriva a Macerata il 4 dicembre, ma avendo perso tutto, deve ricominciare tutto daccapo. E’ di nuovo un richiedente asilo e, nonostante tutto quello che ha subito, stanotte è tornato a dormire in strada con altri suoi connazionali, compagni di sventura. Alcuni studenti donano viveri ai richiedenti asilo
Nessuno, o quasi, a Macerata riesce a capire quale sia il vantaggio che la città e i cittadini trarranno dall’operazione di riscatto anticipato del parcheggio dei giardini Diaz, il Park sì, da parte del Comune.Ieri sera se n’è discusso all’Hotel Claudiani durante l’incontro organizzato dai gruppi consiliari di Forza Italia e Idea Macerata-Marche 2020. Presenti in sala anche rappresentanti della società civile, architetti, tecnici e forze politiche scettiche o contrarie alla posizione dell’amministrazione come Roberto Cherubini del gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle, Gabriele Mincio di “Città viva” e Bruno Mandrelli del Pd.L’unico ‘bastian contrario’ della serata, in linea con la posizione comunale, è stato il capogruppo dell’Udc Ivano Tacconi, che ritiene strategica la scelta del sindaco Carancini di acquisire la gestione del parcheggio. Secondo “l’unico rappresentante del sì” ridare in gestione in parcheggio al Comune potrebbe essere un modo per collegarlo a Via Mattei - La Pieve, una strada che in futuro potrebbe collegare il capoluogo all’autostrada, secondo un progetto dell’amministrazione Carancini datato 2013. L’idea affonda le radici nella Legge Corona del 1967 che obbligava a unire i capoluoghi con l’autostrada.L’operazione che il Comune vuole concludere con la società gestore del parcheggio, la Saba Spa, costerebbe alla collettività tra un milione e 600 mila euro e 2 milioni e 200 e consiste nel riscatto da parte del Comune della concessione del parcheggio del 1988 e che durerebbe fino al 2038. La gestione negli anni è stata sempre fallimentare con perdite che “nel 2013 sono arrivate a 196 milioni di euro”, spiega l’economista Giorgio Luzi. Numeri che si aggiungono ai 37 milioni di debiti che il Comune di Macerata oggi ha nelle proprie casse”, come ricorda il capogruppo in Comune di Fratelli d’Italia Paolo Renna.Il parcheggio dei giardini Diaz è notoriamente sottoutilizzato, tanto che negli anni la parte superiore che comprende la metà dei posti auto, 200, è stata chiusa dalla Saba per tagliare i costi.Perché le persone non parcheggiano nel Park sì? Secondo l’architetto Silvano Iommi il parcheggio “è espressione di un’architettura organica, ma anche frutto di un errore progettuale e sta costringendo la città a modellarsi alle sue esigenze e non viceversa”. Un altro architetto Vittorio Lanciani, ex candidato sindaco della città, aggiunge che il Park sì “non può essere il parcheggio del centro storico: è il più lontano dalla piazza e ha un accesso infelice”. Si tratta di un luogo abbandonato a se stesso, in cui “la Saba da anni non fa manutenzione - denuncia l’avvocato Andrea Marchiori, esponente di FI - e per questo già nel ’94 l’amministrazione comunale richiedeva consulenze per la revoca del contratto di concessione alla multinazionale per inadempimenti”.Una delle proposte negli anni in campo tra l’azienda Saba Spa e il Comune sarebbe sarebbe stata quella di dare in affitto il parcheggio per due anni all'amministrazione per 150 euro l’anno. Alla fine del biennio, che avrebbe permesso al Comune di fare un’attenta valutazione di perdite e guadagni, la proposta avrebbe previsto di acquistare la concessione, versando all’azienda la differenza oppure di riconsegnare la concessione nelle mani degli attuali gestori. Si tratta di una soluzione, più cautelativa per le casse del Comune, ma scartata dall’amministrazione.Tuttavia, qualcuno ha ventilato l’esistenza della possibilità per il Comune di revocare la concessione alla multinazionale spagnola per motivi di pubblico interesse senza pagarle alcun dazio, considerato che si tratta di una gestione in perdita. Anche di questa possibilità il Comune non ha mai parlato.Chi deve decidere su una questione che investe l’amministrazione come proprietaria del terreno, ma non più come gestore dell’area? Per alcuni a decidere deve essere l’organo più rappresentativo della città, il consiglio comunale, per altri no. “Quello dell’acquisto della concessione non è una risoluzione consensuale del contratto, che dovrebbe essere a costo zero - spiega l’avvocato Marchiori - si tratta, invece, dell’acquisto di una ramo d’azienda. Un’operazione che non fa un ente pubblico e che non deve essere discussa in consiglio comunale”.La questione, rimasta per anni all’oscuro non solo della città, ma anche della politica locale, almeno a parole, è al centro del dibattito politico oramai da due anni, da quando il Sindaco dichiarò per la prima volta pubblicamente di essere interessato all’acquisizione della gestione del Park sì. Nessuno riesce a vedere la fine di un problema che il capogruppo di FI in Comune Riccardo Sacchi ha definito “psichiatrico”. Secondo Fabio Pistarelli, ex capogruppo in Comune di FI, questo è il sintomo della malattia di cui soffre Macerata, quella di “portare avanti i problemi senza mai risolverli”. Una soluzione ci sarebbe, ma nessuno ne parla. L’allusione viene dalle dichiarazioni di Deborah Pantana, ex candidata sindaco di Macerata e consigliera di FI in Comune. “Restiamo vigili - avverte - perché qualcuno sta facendo una nuova consulenza e potremmo essere sorpresi dalla nascita di una cooperativa che gestirà il Park sì”.Dunque, se l’operazione non è utile alle casse comunali e neppure ai cittadini, che da anni, non hanno mai utilizzato a pieno il parcheggio, tutto questo a chi giova? A detta dell’ex Presidente dell’azienda municipalizzata Erminio Copparo, sicuramente non gioverebbe all’APM (l’Azienda Pluristervizi di Macerata), che oggi gestisce gli altri parcheggi della città.Se la scelta Carancini dovesse portare i suoi frutti, con nuovi guadagni per il Park sì, l’APM avrebbe un calo dei suoi introiti e quindi di quelli dello stesso Comune di Macerata.
Si riaccende, periodicamente, la discussione sulla fusione dei Comuni, una delle possibilità che le amministrazioni locali hanno, oltre alla modalità delle unioni, di accorpare servizi e funzioni per ridurre i costi e rendere il sistema locale più efficiente.Dopo le fusioni storiche avvenute in Emilia o in Toscana alcuni anni fa, nelle Marche due anni fa si sono fusi Colbordolo e Sant'Angelo in Lizzola, con il nome di Vallefoglia e nell'Anconetano Castel Colonna, Monterado e Ripe diventati Tre Castelli. In questi giorni si stanno concretizzando le fusioni tra i comuni di Urbino e Tavoleto e l'incorporazione di Mobaroccio con la più grande Pesaro. Nel frattempo, altre fusioni sono in discussione, soprattutto nella vallata del Metauro.Il Pd della provincia di Macerata sulla fusione dei Comuni ha le idee chiare: la provincia di Macerata è ancora indietro.“Mentre, anche i Presidenti delle Regioni dell'Italia di mezzo (Toscana, Marche, Umbria), guardando al futuro, iniziano a discutere su come accorpare e mettere in rete servizi e funzioni, - scrive il Pd locale in una nota - i Comuni della nostra Provincia, invece, risultano, come in molte altre occasioni, ancora una volta indietro”.Il processo di fusione di due o più comuni contigui è disciplinato dagli articoli 15 e 16 del TUEL (Testo Unico Enti Locali), con cui i Comuni possono usufruire di finanziamenti che consentono di avere maggiori risorse da destinare agli interventi nell’edilizia scolastica e alla manutenzione stradale, insieme a un alleggerimento del patto di stabilità.La scelta della fusione o dell’unione davvero permetterebbe di ridurre costi come quelli del personale e di altre spese che pesano su Comuni dalle casse sempre più povere? Gli oppositori del sistema della fusione ritengono che l’identità storica di paesi, anche piccoli, sia più importante di tagli di spese, spesso nemmeno così consistenti e risolutivi dei problemi locali.Dall’altro lato, il Pd maceratese, del fronte del sì alle fusioni, ricorda che “oltre alle risorse nazionali, i Comuni, attraverso una pianificazione strategica e non più improvvisata, potranno accedere con una maggiore probabilità di successo ai fondi europei”.Alcune settimane fa il Sindaco di Monte S. Giusto ha lanciato sulla stampa un appello ai Sindaci dei Comuni vicini, incontrando l’opposizione di primi cittadini di altri comuni contrari a questo processo.Privilegiare la storia o il risparmio economico, decidere nuovi confini o conservare quelli attuali unendo solo i servizi e le funzioni: questi gli interrogativi di primi cittadini che devono fare ogni giorno i conti con casse comunali sempre più vuote.
C’è la musicista disoccupata che vende bambole da collezione e quadretti di dipinti; c’è il metronotte che fa del suo mercatino di piante grasse il suo “hobby”; poco più avanti la signora che fa del vino cotto il suo orgoglio e affianco a lei un uomo che da trentatré anni porta nelle piazze i prodotti tipici della zona. Infine, lui, mani segnate dall’agricoltura, dai suoi tre ettari di terreno in affitto in Molise, è arrivato fino a Macerata a cuocere castagne e pannocchie di granturco in un freddo giorno di festa. Nel primo giorno che inaugura le feste natalizie, l’8 dicembre, ambulanti da tutta Italia riempiono le piazze della penisola, anche delle Marche. Le loro storie, come quelle della piazza di Macerata, raccontano l’Italia dell’ennesimo anno di crisi, quella che, nonostante tutto va avanti o torna indietro. Ognuno di loro, infatti, fa il suo bilancio, cerca di esprimere con le proprie impressioni dati e cifre che nel 2015 sono al centro di continue polemiche: non c’è mai un’interpretazione unica dell’andamento dell’economia italiana. Angela Boerio, musicista disoccupata che vende bambole da collezione e che dice di aver fatto “qualsiasi cosa per vivere”, racconta un’Italia divisa a metà. “Ci sono persone che comprano l’oggetto che costa tanto perché ne restano colpite e possono permetterselo – spiega Angela – e poi c’è chi acquista solo cose commerciali e a bassissimo costo. Non esiste la via di mezzo”. Vivere di bambole e quadretti non è proprio facile soprattutto se, oltre alla scarsa propensione delle persone all’acquisto, si aggiungono i costi di viaggio, l’alloggio e la tassa per l’occupazione di suolo pubblico. “Ci sono città, non è il caso di Macerata – dice Angela – dove il prezzo chiesto per stare in piazza è inaccettabile”. Lo sa bene Enrico Criscuolo che di notte fa il vigilante e di giorno vende piante grasse in giro per i mercatini d’Italia. “Non si può pagare dieci euro di parcheggio per una sola giornata, come ho fatto io ieri – si sfoga Enrico – poi mettici 20 euro di viaggio e 24 di tassa per avere la bancarella in piazza. Alla fine della giornata non rimane niente”. In totale ieri Enrico ha pagato 54 euro, in meno di 24 ore, solo per poter vendere le sue piante grasse.Lui non ha dubbi: “Quest’anno la crisi si sente di più dell’anno scorso e tra quattro anni so cosa fare”. Arrivato il momento della pensione “me ne vado in Indonesia, lì con mille euro posso vivere bene, qui farei la fame”. Non va meglio a Gennaro Sallusti, anziano signore di Roccavivara, in provincia di Campobasso, venuto a Macerata a vendere castagne, pannocchie, cipolle e altri prodotti della sua terra in compagnia del figlio.Quest’uomo dalle mani consumate dalla terra, che negli anni ’70, come tanti italiani, emigrò in Germania per cercare fortuna, divide l’anno tra la campagna e la città. Coltiva i suoi tre ettari in affitto nei mesi del sole e poi d’inverno passa le sue giornate, non vicino al focolare, ma nel freddo delle piazze italiane. “Me la cavo – dice Gennaro – a fine giornata riesco a guadagnare 30-40 euro”. Accanto a quest’Italia che arranca e che fa sacrifici ogni giorno, c’è anche un’altra che riesce ad andare avanti con meno disagi, ma pur con difficoltà. E’ quella del comparto agroalimentare, dei prodotti tipici e a chilometro zero. La signora Daniela Bruschini della Premiata cantina del vino cotto di Loro Piceno espone le sue delizie nello stand della Coldiretti. “Le persone conoscono il prodotto, sanno che è di qualità e hanno fiducia”. Per lei le vendite quest’anno “vanno bene”. L’agroalimentare della zona è cresciuto nell’ultimo anno, come in tutta Italia, del 20-25 per cento. “Tutto sommato l’alimentare va ancora, – aggiunge un altro commerciante, Raimondo Fuselli di Recanati – la qualità è apprezzata e le persone acquistano i nostri prodotti”.(Foto Si.Sa)
Sono tre i cavalieri del Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta (C.I.S.O.M) di Macerata che, questa mattina, hanno inaugurato, in occasione dell’inizio del Giubileo della Misericordia, i nuovi spazi dedicati al primo soccorso di pellegrini e visitatori. I cavalieri di Macerata, di questo storico ordine religioso cavalleresco legato alla Santa Sede, sono arrivati a Roma insieme ad altri 57 volontari del settore sanitario dell'Ordine di Malta per fornire assistenza ai pellegrini. Sono attivi da questa mattina alle ore 6 e rimarranno a disposizione fino alle 20.I volontari forniranno assistenza medica alle migliaia di pellegrini attesi a Roma durante tutto il corso dell’anno. I team di medici, infermieri e soccorritori saranno dislocati in piazza San Pietro e nelle altre quattro Basiliche romane: San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore, oltre che in Piazza di Spagna.I cavalieri di Malta di Macerata giunti in Piazza San Pietro hanno così dato inizio al Giubileo. Dal 12 dicembre in Piazza San Pietro ci saranno circa 3500 volontari dell’Ordine che parteciperanno all’evento nei prossimi 12 mesi e che provengono da molti paesi europei e non tra cui Germania, Austria, Irlanda, Svizzera, Francia, Malta, Albania, Belgio Olanda, Inghilterra, Cuba e Stati Uniti.Questa mattina i cavalieri dell’Ordine hanno partecipato ala posa della corona dei fiori in Piazza di Spagna. Alle ore 16 è previsto l’incontro tra il Papa e il Gran Maestro Fra’ Matthew Festing. Palazzo Magistrale residenza di S.A.E. il Principe e Gran Maestro dell'Ordine di Malta
Circa mezz’ora fa tre persone anziane sono state investite in due vie a Macerata. Non si troverebbero in gravi condizioni. Un uomo è stato investito in via Spalato, mentre due donne in via Vincenzo Pancalducci.Sul posto sono intervenute le ambulanze del 118. Foto incidente in via Vincenzo Pancalducci
Tutti prima o poi dovremo fare i conti con la morte, non solo perché la vita finisce ma anche per via delle spese da sostenere. A Macerata morire costa 730 euro se si vuole essere sepolti sotto terra, almeno dopo la recente Delibera di Giunta, del 7 ottobre, che aumenta del 380 per cento la tariffa per l’inumazione. Si passa da 142 a 730 euro, cifra che corrisponde, secondo la giunta, ai costi vivi sostenuti dall’amministrazione.L’Assessore alle politiche sociali con delega ai servizi cimiteriali, Narciso Ricotta, spiega che “non è giusto che i costi vivi dell’inumazione di alcuni cittadini vengano coperti da tutta la collettività”. E aggiunge: “L’inumazione a terra è una scelta culturale e non economica e lo dimostra il fatto che nonostante costino di più i loculi sono preferiti e scarseggiano, mentre i posti a terra liberi sono molti di più".La decisione dell’amministrazione ha suscitato, tuttavia, alcune polemiche tra la popolazione, ma anche tra le file del consiglio comunale.Paolo Renna, capogruppo di Fratelli d’Italia durante l’ultimo consiglio comunale ha presentato una mozione con cui ha chiesto la revoca o revisione delle delibera. La scelta politica della giunta per Renna è “pericolosa perché crea scontento tra i cittadini soprattutto in un periodo di crisi economica come questo”.La controproposta di Fratelli d’Italia è stata bocciata dalla maggioranza del consiglio comunale e così la tariffa per essere sepolti a terra resta ferma a 730 euro.Sulla mozione che revocava la scelta della maggioranza il Movimento 5 Stelle di Macerata si è astenuto. La consigliera del movimento in Comune, Carla Messi, ne spiega le ragioni: “Stiamo controllando se le spese che il Comune ritiene di dover sostenere per l’inumazione corrispondano alla cifra che l’amministrazione chiede ai cittadini”. Se ci dovesse essere corrispondenza tra la spesa del Comune e quella dei maceratesi il Movimento appoggerebbe la delibera di giunta, altrimenti “è pronta a presentare un’interrogazione”, spiega Messi.L’unica rassicurazione che il Movimento ha chiesto alla giunta è stata che venisse rispettato il principio stabilito dall’articolo 15 del Regolamento Comunale di polizia mortuaria che prevede un servizio gratuito per le persone indigenti o appartenenti a famiglia bisognosa o per la quale vi sia disinteresse da parte dei familiari.Ad aumentare le tariffe per l’inumazione ci aveva già provato, soli tre anni fa, una giunta diversa da quella attuale, ma guidata dallo stesso Sindaco Romano Carancini.Nel 2012, infatti, la delibera n.119 del 2 maggio del 2012, fece schizzare la tassa per riposare sotto terra da 142 a 730 euro. Le polemiche non mancarono neppure all’epoca e infatti dopo poco tempo la Delibera fu revocata dal consiglio comunale.
E’ arrivata questa mattina a Serravalle di Chienti presso la chiesa S. Lucia la Statua della Madonna di Loreto, che sta attraversando il sud delle Marche nella tradizionale Peregrinatio Mariae. Successivamente, la statua ha fatto tappa a Muccia nella chiesa di San Biagio.Il tradizionale cammino della Madonna lungo il tracciato della cinquecentesca Via Lauretana domani farà tappa a Camerino alle ore 8 presso il Santuario di Santa Maria in Via e a Tolentino dove lunedì 7 alle ore 10 è in programma la preghiera con le Scolaresche presso la Basilica San Nicola.Infine, giovedi 10 dicembre la statua tornerà a Loreto presso la Porta Romana, alle ore 9, con la successiva Processione della Ven. Confraternita delle Sacre Stimmate di san Francesco di Macerata. (foto Marco Mancini)
Grande sorpresa per gli studenti dell'ITT "Divini" di San Severino che hanno avuto il piacere di nuotare con Simone Ruffini, il campione mondiale 2015 dei 25 km di nuoto individuale, nell'impianto del Blu Gallery, presso cui numerose classi della scuola seguono il progetto piscina per un lungo periodo dell'anno e dove Simone si concede momenti "casalinghi" di allenamento per incontrare la sorella che fa parte dello staff tecnico. Tutti i ragazzi presenti - delle classi 5 CH ed E e 1 B - hanno approfittato per salutare il campione ed augurargli una buona preparazione in vista delle Olimpiadi che si svolgeranno nell'estate 2016 in Brasile.
Partenza di successo per la prima giornata di Urban Fest a Belforte del Chienti, la due giorni dedicata all’urbanistica che ha aperto i battenti questa mattina con una discussione sul consumo di suolo, il rapporto tra città e campagna e le architetture che stanno ridisegnando le nostre città.Nell’incontro odierno “Contributi per una nuova legge regionale per il governo del territorio” sono intervenuti il Primo Cittadino, Roberto Paoloni, Pier-Giuseppe Vissani, ideatore e organizzatore di questa prima edizione del festival e Cesare Martini, delegato dell'Anci Marche. Presenti anche numerosi esperti come l'architetto e urbanista Vezio De Lucia che parlato del problema del consumo di suolo e dell'urbanizzazione sempre più veloce del territorio. Per De Lucia ci troviamo di fronte a “una urbanizzazione sempre più sfrenata anche nei paesi dove non c'è crescita demografica. Questo determina condizioni sempre più di disagio che nelle grandi città si avverte ancora di più. Bisogna abituarsi a realizzare nuove strutture all'interno del sistema urbano già esistente. Secondo me - ha spiegato - è questa la politica da seguire. Politica già attiva in tutta Europa tranne che in Italia. L'unica regione del nostro Paese che ha questa legge, dalla quale dovremmo prendere spunto, e la Toscana che ha stabilito un confine al di fuori del quale non si deve costruire. Bisogna mantenere la distinzione tra città e campagna".Nel pomeriggio della prima giornata dell’Urban Fest si sono susseguiti altri workshop con altrettanti relatori. In serata ci sarà un evento dedicato a tutta la famiglia con l’incontro alle ore 21 sul tema ““Lʼalimentazione corretta del bambino”, a cura della pediatra Loredana Piermattei.A questo tema sarà dedicato il convegno di domani mattina: “Urbanistica e il futuro: città sostenibili amiche dei bambini e degli adolescenti”. Interverranno Francesco Losego, Assessore LL.PP. e Scuola di Belforte del Chienti, Fabiola Scagnetti, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo De Magistris, Simone Betti, Professore Università degli Studi di Macerata, Marina Galeassi, Coordinatrice progetto “Città sostenibile amica dei bambini e degli adolescenti”. Le conclusioni saranno affidate a Mario Antinori, Assessore allʼurbanistica, ambiente e territorio di Belforte del Chienti.Per concludere la prima edizione di Urban Fest, nel pomeriggio, lo spettacolo teatrale “Rotary in favola” alla scoperta della tradizione e del valore delle favole per bambini e adulti.
Forza Italia si avvicina alla linea leghista. Da giorni nelle Marche è in corso l’iniziativa dei club azzurri “Un presepe in ogni piazza. Un presepe in ogni scuola”. L’idea di portare presepi in piazza e nelle scuola nasce dopo la decisione del preside di una scuola di Rozzano, nel bergamasco, di rinviare un concerto di natale e rimuovere un crocifisso in nome della laicità. La decisione ha suscitato numerose polemiche, prima fra alcuni genitori di bambini che frequentano la scuola e poi anche il mondo della politica.Marcello Fiori, coordinatore nazionale dei Club Forza Silvio, in questi giorni sta girando le Marche, facendo tappa a Tolentino, Macerata e Ascoli Piceno, per regalare piccoli presepi nel mondo della scuola e delle istituzioni.“Nonostante quello che è successo con i fatti di Parigi e anche in un clima diffuso di difficoltà e paura - ha spiegato Fiori - noi non dobbiamo temere quello che siamo la nostra storia e la nostra cultura. Anche una politica di accoglienza non può essere basata sulla rinuncia dei nostri valori”.L’iniziativa non vuole essere provocatoria, secondo i promotori, che si dichiarano membri di “questa parte del mondo dove c’è la Chiesa cattolica, ci sono le tradizioni cristiane - ha detto Fiori - e le festeggiamo”.Nel frattempo il coordinamento di Forza Italia sta invitando sindaci e consiglieri regionali a presentare mozioni per promuovere la diffusione del presepe.In gioco ci sarebbero i valori “delle nostre radici cristiane e della tradizione natalizia italiana”, che sono espressione di una religiosità, quella cristiana, maggioritaria in Italia, ma che alcuni ritengono non rappresentativa di tutte le diversità religiose e culturali che nel ventunesimo secolo troviamo in scuole, piazze e uffici pubblici. Le minoranze religiose e culturali che vivono nell’Italia della multiculturalità non sarebbero rappresentate da crocifissi e canti di natale nelle scuole come in tanti altri luoghi pubblici.Nel presepe - spiega Fiori - ci sono i tre Re Magi che rappresentano l’unione dei tre popoli, dei tre continenti di Asia, Europa e Africa. Nasce quindi come simbolo di pace e fratellanza”, valori universali che oggi, tuttavia, nei luoghi pubblici restano strettamente legati a simboli d’impronta religiosa.“Noi non vogliamo imporre niente a nessuno, - ribadisce Fiori - ma vogliamo che certe feste vengano rispettate, perché se quando vado in un paese islamico e entro in una moschea mi tolgo le scarpe”.Certamente l’integrazione non si fa negando i valori degli altri, ma rispettando le diversità. Resta, tuttavia, una grande differenza tra una moschea, luogo religioso, e una scuola, luogo laico, che dunque appartiene a tutti, cristiani, musulmani, credenti e non.Se il presepe e i canti di natale siano espressione di tutti, credenti e non, resta un interrogativo aperto al centro di una discussione ancora ricca di polemiche.
La competenza tecnica, ma anche il cuore: sono questi i due ingredienti con cui lavorano ogni giorno i vigili del fuoco, che oggi celebrano la ricorrenza di Santa Barbara, patrona del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.La cerimonia a Macerata è iniziata questa mattina alle ore 10 con la celebrazione eucaristica, officiata da Monsignor Nazzareno Marconi, presso la chiesa di San Filippo Neri alla presenza delle autorità civili e militari della provincia.Un momento religioso, intriso di una tradizione, che ogni anno si ripete con il dispiegamento del tricolore in Piazza Vittorio Veneto al suono dell’inno di Mameli.Il rito che, si è ripetuto anche questa mattina, è stato l’occasione per fare un bilancio delle attività svolte dal comando provinciale e capire come ancora oggi, in una situazione di difficoltà economiche e sociali crescenti, questo corpo conservi la professionalità e la fiducia delle persone.Nella provincia di Macerata il numero degli uomini e delle donne con le divise rosse che intervengono quotidianamente in situazioni di emergenza è quasi regolare. Su un organico previsto di 190 persone, quelle effettivamente operative sono 181, con uno scarto di 9 persone.A fare un quadro della situazione attuale è stato il Comandante provinciale Achille Cipriani che ha spiegato come nell’ultimo anno ci sia stato un aumento generale degli interventi di soccorso del 10 per cento. Solo nel 2015 sono stati 2253.Gli incendi boschivi sono cresciuti del 24 per cento e di ben il 42 per cento gli incendi a autovetture e immobili, un fenomeno sempre più in aumento, soprattutto nella zona di Civitanova. Meno di ventiquattro ore prima, il Procuratore generale di Macerata Giovanni Giorgio, riferendo alla costa sud delle Marche, aveva parlato di una zona “particolarmente sovraesposta ad atti criminali”.Tra il 2014 e il 2015 sono aumentati in maniera consistente, dell’84 per cento, interventi come il soccorso a persone o la bonifica di insetti e del 14 per cento gli incidenti stradali.Calati invece i soccorsi per dissesti statici e idrogeologici, che quest’anno hanno risparmiato questa zona delle Marche.https://www.youtube.com/watch?v=B-MzMtqru9E \ (FOTO Si. Sa.)
In ogni angolo del mondo, piccolo paese o grande città, ci sono persone che vivono ogni giorno la loro disabilità o meglio la loro diversa abilità. Nella giornata internazionale delle persone con disabilità anche Macerata partecipa alla riflessione sui diritti, troppo spesso negati, di persone che il contesto esterno, più che la loro condizione, esclude dalle normali attività di ogni giorno e dalla vita sociale. Aprire le porte dei musei anche a chi nei musei non riesce a entrare è l’obiettivo dell’iniziativa “Il museo di tutti e per tutti” svoltasi ieri pomeriggio presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi. In collaborazione con il Museo tattile di Omero, il Comune di Macerata e la Regione Marche ai Musei Civici è stato inaugurato un sistema di allestimenti del Museo della Carrozza che permette anche ai non vedenti di poter toccare con mano le opere esposte oppure di scoprirne i segreti attraverso postazioni touch presso l’infopoint. Le dita, quelle con cui ogni giorno usiamo tablet e cellulare, hanno sostituito il tradizionale percorso di visita ai musei, quello con gli occhi. I tablet, inoltre, da fissi sono diventati mobili così, oltre ai disabili, anche i bambini o le persone con una statura bassa possono scoprire le opere d’arte.Le porte della cultura sono state aperte anche a chi solitamente non può entrare in posti come i musei solo perché è semplicemente sordo attraverso un filmato in lingua Lis che illustra le bellezze del luogo. Inoltre, è stato introdotto anche uno shooting fotografico che permette di entrare nelle carrozze esposte nel museo, inaccessibili al loro interno per motivi conservativi agli stessi operatori.Il primo visitatore non vedente del museo, Giuseppe Giampieri dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ha detto di aver provato “un’emozione unica” ad entrare nel museo e poterne finalmente conoscerne i tesori.Pochi accorgimenti in un luogo pubblico possono far sì che tutti, e non solo i cosiddetti ‘normodotati’, si sentano cittadini maceratesi.L’accesso alla cultura e alla conoscenza, che è uno dei maggiori ostacoli per poter avere le stesse opportunità che tutti hanno, passa anche attraverso la comunicazione. Per questa ragione l’Anffas, l’associazione nazionale delle famiglie delle persone con disabilità, di Macerata ha promosso oggi pomeriggio un incontro formativo per promuovere la diffusione del “linguaggio facile da leggere”. Eliminare acronimi, anglicismi e tecnicismi nel linguaggio con cui parliamo o scriviamo non è utile solo alle persone con disabilità intellettiva, ma anche per coloro che quotidianamente si scontrano con il cosiddetto “burocratese”, il linguaggio dell’amministrazione pubblica, oscuro ai più.
Il 4 dicembre si riunirà per la prima volta il Forum di indirizzo strategico del l’Università di Macerata, uno strumento per seguire da vicino l’attuazione del piano strategico quinquennale di Ateneo del 2013 valutando, anno dopo anno, gli indirizzi, le strategie, gli obiettivi e i risultati raggiunti dall’Unimic.Il Forum, che sarà convocato una volta all’anno, è uno strumento con cui l’Università si apre al territorio e attua il Piano strategico, un documento che raccoglie “le analisi e le scelte strategiche di medio periodo, - spiega il Rettore Luigi Lacchè - con l’obiettivo di tracciare un percorso credibile per il consolidamento qualitativo dell’Università nel segno della specializzazione e dell’umanesimo che innova.L’appuntamento è per domani alle 15 presso l’Aula Magna dell’università e sarà la prima occasione per presentare i risultati e discutere insieme le prospettive. Per completare il processo, sarà successivamente inviato un questionario a tutti gli interlocutori.
Domani, venerdì 4 dicembre, si celebrerà la ricorrenza di Santa Barbara patrona del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. La cerimonia prevede una celebrazione eucaristica, officiata da Monsignor Nazzareno Marconi, che si svolgerà alle 10 presso la chiesa di San Filippo Neri di Macerata alla presenza delle autorità civili e militari della provincia.Al termine della cerimonia religiosa, presso Piazza Vittorio Veneto, i Vigili dei Fuoco di Macerata, salendo su un’autoscala, faranno il tradizionale dispiegamento del tricolore al suono dell’inno d’Italia.A seguire, presso la sala convegni della Banca Marche di via Padre Matteo Ricci, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco Ing. Achille Cipriani relazionerà sull’attività svolta nell’anno 2015 e consegnerà alcune benemerenze per anzianità di servizio a dipendenti dei Vigili del Fuoco del Comando.Analoghe manifestazioni celebrative si terranno anche nelle sedi distaccate del Comando dei Vigili del Fuoco della Provincia di Macerata: Camerino, Civitanova Marche, Tolentino.
Il consiglio regionale della Regione Marche ha detto no alla realizzazione di un inceneritore nella Regione Marche. Lo ha fatto approvando all’unanimità la mozione del Pd sulla gestione dei rifiuti emendata dal Movimento 5 Stelle durante il consiglio regionale di ieri.L’ emendamento alla mozione del Pd - spiega Sandro Bisonni consigliere del Movimento 5 Stelle Marche - ha completamente riscritto la mozione del Partito Democratico sulla gestione dei rifiuti da parte della Regione Marche.La mozione del Pd, infatti, pur dichiarando la propria contrarietà alla realizzazione di un inceneritore nella Regione Marche, come previsto dall’articolo 35 dello Sblocca Italia, non escludeva la possibilità di bruciare i rifiuti sotto forma di CSS.Il CSS (Combustibile Solido Secondario) è un combustibile ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, metalli e inerti.L’emedamento del M5s, sottoscritto poi da tutte le forze politiche, impegna la Giunta ad esprimere parere negativo in sede di Conferenza Stato-Regioni alla realizzazione dell’inceneritore nella Regione Marche, contrarietà all'incenerimento e al co-incenerimento in generale, anche dei rifiuti CSS e ad orientare il sistema gestionale dei rifiuti verso lo scenario del riciclo e del recupero dei rifiuti.L’emendamento invita, quindi, la Regione Marche a scegliere la strada del recupero dei rifiuti, invece del conferimento in discarica o della produzione dei CSS, le altre due possibilità di smaltimento rifiuti previste dal Piano Generale dei Rifiuti della Regione Marche.