Il Park sì? "Un problema psichiatrico". Le ragioni del no spiegate in un convegno
Nessuno, o quasi, a Macerata riesce a capire quale sia il vantaggio che la città e i cittadini trarranno dall’operazione di riscatto anticipato del parcheggio dei giardini Diaz, il Park sì, da parte del Comune.
Ieri sera se n’è discusso all’Hotel Claudiani durante l’incontro organizzato dai gruppi consiliari di Forza Italia e Idea Macerata-Marche 2020. Presenti in sala anche rappresentanti della società civile, architetti, tecnici e forze politiche scettiche o contrarie alla posizione dell’amministrazione come Roberto Cherubini del gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle, Gabriele Mincio di “Città viva” e Bruno Mandrelli del Pd.
L’unico ‘bastian contrario’ della serata, in linea con la posizione comunale, è stato il capogruppo dell’Udc Ivano Tacconi, che ritiene strategica la scelta del sindaco Carancini di acquisire la gestione del parcheggio. Secondo “l’unico rappresentante del sì” ridare in gestione in parcheggio al Comune potrebbe essere un modo per collegarlo a Via Mattei - La Pieve, una strada che in futuro potrebbe collegare il capoluogo all’autostrada, secondo un progetto dell’amministrazione Carancini datato 2013. L’idea affonda le radici nella Legge Corona del 1967 che obbligava a unire i capoluoghi con l’autostrada.
L’operazione che il Comune vuole concludere con la società gestore del parcheggio, la Saba Spa, costerebbe alla collettività tra un milione e 600 mila euro e 2 milioni e 200 e consiste nel riscatto da parte del Comune della concessione del parcheggio del 1988 e che durerebbe fino al 2038. La gestione negli anni è stata sempre fallimentare con perdite che “nel 2013 sono arrivate a 196 milioni di euro”, spiega l’economista Giorgio Luzi. Numeri che si aggiungono ai 37 milioni di debiti che il Comune di Macerata oggi ha nelle proprie casse”, come ricorda il capogruppo in Comune di Fratelli d’Italia Paolo Renna.
Il parcheggio dei giardini Diaz è notoriamente sottoutilizzato, tanto che negli anni la parte superiore che comprende la metà dei posti auto, 200, è stata chiusa dalla Saba per tagliare i costi.
Perché le persone non parcheggiano nel Park sì? Secondo l’architetto Silvano Iommi il parcheggio “è espressione di un’architettura organica, ma anche frutto di un errore progettuale e sta costringendo la città a modellarsi alle sue esigenze e non viceversa”. Un altro architetto Vittorio Lanciani, ex candidato sindaco della città, aggiunge che il Park sì “non può essere il parcheggio del centro storico: è il più lontano dalla piazza e ha un accesso infelice”. Si tratta di un luogo abbandonato a se stesso, in cui “la Saba da anni non fa manutenzione - denuncia l’avvocato Andrea Marchiori, esponente di FI - e per questo già nel ’94 l’amministrazione comunale richiedeva consulenze per la revoca del contratto di concessione alla multinazionale per inadempimenti”.
Una delle proposte negli anni in campo tra l’azienda Saba Spa e il Comune sarebbe sarebbe stata quella di dare in affitto il parcheggio per due anni all'amministrazione per 150 euro l’anno. Alla fine del biennio, che avrebbe permesso al Comune di fare un’attenta valutazione di perdite e guadagni, la proposta avrebbe previsto di acquistare la concessione, versando all’azienda la differenza oppure di riconsegnare la concessione nelle mani degli attuali gestori. Si tratta di una soluzione, più cautelativa per le casse del Comune, ma scartata dall’amministrazione.
Tuttavia, qualcuno ha ventilato l’esistenza della possibilità per il Comune di revocare la concessione alla multinazionale spagnola per motivi di pubblico interesse senza pagarle alcun dazio, considerato che si tratta di una gestione in perdita. Anche di questa possibilità il Comune non ha mai parlato.
Chi deve decidere su una questione che investe l’amministrazione come proprietaria del terreno, ma non più come gestore dell’area? Per alcuni a decidere deve essere l’organo più rappresentativo della città, il consiglio comunale, per altri no. “Quello dell’acquisto della concessione non è una risoluzione consensuale del contratto, che dovrebbe essere a costo zero - spiega l’avvocato Marchiori - si tratta, invece, dell’acquisto di una ramo d’azienda. Un’operazione che non fa un ente pubblico e che non deve essere discussa in consiglio comunale”.
La questione, rimasta per anni all’oscuro non solo della città, ma anche della politica locale, almeno a parole, è al centro del dibattito politico oramai da due anni, da quando il Sindaco dichiarò per la prima volta pubblicamente di essere interessato all’acquisizione della gestione del Park sì. Nessuno riesce a vedere la fine di un problema che il capogruppo di FI in Comune Riccardo Sacchi ha definito “psichiatrico”. Secondo Fabio Pistarelli, ex capogruppo in Comune di FI, questo è il sintomo della malattia di cui soffre Macerata, quella di “portare avanti i problemi senza mai risolverli”. Una soluzione ci sarebbe, ma nessuno ne parla. L’allusione viene dalle dichiarazioni di Deborah Pantana, ex candidata sindaco di Macerata e consigliera di FI in Comune. “Restiamo vigili - avverte - perché qualcuno sta facendo una nuova consulenza e potremmo essere sorpresi dalla nascita di una cooperativa che gestirà il Park sì”.
Dunque, se l’operazione non è utile alle casse comunali e neppure ai cittadini, che da anni, non hanno mai utilizzato a pieno il parcheggio, tutto questo a chi giova? A detta dell’ex Presidente dell’azienda municipalizzata Erminio Copparo, sicuramente non gioverebbe all’APM (l’Azienda Pluristervizi di Macerata), che oggi gestisce gli altri parcheggi della città.
Se la scelta Carancini dovesse portare i suoi frutti, con nuovi guadagni per il Park sì, l’APM avrebbe un calo dei suoi introiti e quindi di quelli dello stesso Comune di Macerata.
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