“La fotografia è un magico strumento per raccontare e cogliere situazioni che le persone non possono comunicare”.
Così aveva detto una volta Mario Dondero, grande fotografo italiano, spentosi ieri sera a Fermo all’età di 87 anni per una malattia che lo faceva soffrire da mesi.
Ed era proprio così, come aveva detto lui: nel giorno in cui Mario non può più comunicare, restano le sue foto a parlare per lui.
Fotoreporter e fotografo di guerra, era nato a Milano nel 1928, ma era di origine genovese. Si era innamorato di molte città nella sua vita, tra queste Fermo, dove aveva scelto di stabilirsi e dove ha passato gli ultimi momenti della sua vita. “Si era innamorato della biblioteca di Fermo - racconta Luca Giustozzi, giovane fotografo di Tolentino - e aveva deciso di trasferirsi con la moglie”.
E’ alle Marche che Dondero lascia un serie di foto in bianco e nero, scattava senza i colori perché distraggono, che ritraggono la sua regione adottiva nei suoi aspetti più nascosti: scene agresti o di piccoli borghi. Le foto marchigiane di Dondero sono contenute nel libro “Un altro viaggio nelle Marche”, una guida di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri che raccontano il viaggio nella regione delle dolci colline rigorosamente senz’auto. Un modo di vedere il mondo senz’auto che faceva parte del Dna di Dondero, che non aveva la macchina, nonostante avesse la patente, e si spostava sempre in treno o a piedi.
Nelle foto marchigiane di questo artista della Leica, continuava a usarle nell’era del selfie, quelli catturati sono momenti senza tempo, luoghi di un mondo che sta scomparendo come le magiche lucciole che per Pier Paolo Pasolini, scrittore da lui fotografato, si sono perse nel grande mare della modernità.
Dondero non era nato fotografo. Era stato prima di tutto un partigiano in Val d’Ossola, un atteggiamento, quello del prendere parte, dello schierarsi, che porterà con sé per tutta la vita. Era stato giornalista nel primo dopo guerra, ma poi la fotografia lo aveva travolto e aveva iniziato a raccontare il mondo con le immagini di guerra e di pace, di modelle, artisti, scrittori, ma soprattutto della gente comune.
“Di Mario colpivano la sua estrema disponibilità e umanità fuori dal comune. - spiega Giustozzi - Era venuto a Tolentino per un incontro con giovani fotografi e l’aveva fatto a titolo gratuito, per tutti quelli che entrano nel mondo della fotografia”.
Questo artista della Leica, testimone del ‘900 e grande scrittore della commedia umana ha lasciato in tutte le sue foto le impronte della sua vita e della sua umanità.
La serie di fotografie sulle Marche di Mario Dondero dal libro “Un altro viaggio nelle Marche” di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri.
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