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Con il comparto calzatura... si può dare un calcio alla crisi

Con il comparto calzatura... si può dare un calcio alla crisi

Impara l’arte e mettila da parte. La raccomandazione viene da Confindustria di Macerata e si concretizza nel Laboratorio “The school of shoes”, la scuola delle scarpe, un’officina calzaturiera nata nell’IPSIA Corridoni di Civitanova Marche. In una provincia, quella maceratese, con 10 mila addetti, il 10% degli occupati su base nazionale, che lavorano in circa 800 aziende, delle quali 200 di tipo industriale, nascono i corsi formativi “Costruzione della calzatura e Operatore al premontaggio.”

I dati sono emersi nell’incontro di oggi pomeriggio presso l’istituito e dal successivo ritrovo annuale degli imprenditori calzaturieri e del settore della moda tenutosi a Civitanova presso il ristorante Gabbiano.

Nella città delle scarpe oggi ci sono le più importanti e qualificate aziende produttrici di componenti per calzature al mondo, in particolare le suole. Sono circa 80 e impiegano 2500 addetti, con punte di eccellenza come quella di Tolentino con oltre 60 aziende.

E proprio qui che nasce la scuola delle scarpe per avvicinare i giovani al lavoro. Il laboratorio è indirizzato a tutti coloro che già operano nel settore, ma rimane aperto a tutti gli studenti che frequentano l’IPSIA Corridoni. Suole, tacchi, cuoio, stoffe e altri materiali si modellano e trasformano come opere d’arte nelle mani di giovani e vecchi artigiani che hanno fatto la storia dell’economia calzaturiera locale. Un patrimonio di conoscenze e saperi che fanno della fabbrica un lavoro non più di ripiego. “Un settore spesso snobbato - ha spiegato il Presidente degli Imprenditori calzaturieri di Confindustria Macerata Tonino Ciannavei - ma che invece è stato quello che ha tenuto in piedi l’economia locale nonostante le difficoltà, con un giro d’affari intorno a un miliardo e mezzo di euro.” 

Negli anni figure professionali, come quelle delle ricamatrici o dei tagliatori a mano, stanno lentamente scomparendo. Per questo, nello stesso istituto nel 2014 e nel 2015 sono stati attivati due laboratori per la realizzazione di calzature fatte a mano, un fiore all’occhiello del Made in Italy.

La produzione delle scarpe copre circa il 30% dell’intera economia provinciale, con una quota di export del 60% del prodotto provinciale esportato. Proprio il canale di distribuzione più solido, infatti circa l’80% della produzione viene esportato, è quello maggiormente penalizzato dalla crisi degli ultimi anni.

La debolezza della domanda, soprattutto sul fronte esterno e in particolare da parte dei mercati dei paesi dell’ex Unione Sovietica colpiti da dure crisi economico-politiche, ha trasformato le Marche da isola felice a regione in sofferenza. Fino al 2013 in Russia e Ucraina le aziende marchigiane realizzavano il 20% del fatturato estero. Nel 2014 le vendite in questi paesi si sono ridotte di circa un terzo, sia in quantità che in valore, rispetto all’anno precedente.

Nel 2015 sono state esportate 131 milioni di paia di scarpe in meno, 6,4 in meno rispetto al 2014, con una perdita di 5,3 miliardi di euro.

Se rallenta un settore trainante, come quello calzaturiero, si mette a rischio l’economia dell’intera regione.

“Dal 2000 al 2007 le Marche sono sempre state al di sopra della media italiana, con la crisi si sono adattate all’andamento nazionale”. A spiegarlo Pietro Alessandrini, professore emerito di Politica economica presso la Facolta di Economia dell’università Politecnica delle Marche.

La sua relazione sull’economia marchigiana ha illustrato le prospettive per il futuro che ci dobbiamo aspettare.

Dopo il periodo in cui la regione viaggiava in controtendenza rispetto alle altre, grazie all’alto tasso di occupazione nel manifatturiero, è poi arrivata la crisi che l’ha messa sullo stesso livello delle altre. Oggi le Marche hanno un livello di crescita e sviluppo al di sotto delle altre regioni.

Il ritardo accumulato può essere superato solo ripartendo da settori forti del territorio come quelli del territorio maceratese: calzaturiero e moda.

La formazione dell’artigiano della scarpa è il primo passo per costruire l’industria del futuro.

(FOTO GUIDO PICCHIO)

https://www.youtube.com/watch?v=a7CUy7H35RM

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