Impara l’arte e mettila da parte. La raccomandazione viene da Confindustria di Macerata e si concretizza nel Laboratorio “The school of shoes”, la scuola delle scarpe, un’officina calzaturiera nata nell’IPSIA Corridoni di Civitanova Marche. In una provincia, quella maceratese, con 10 mila addetti, il 10% degli occupati su base nazionale, che lavorano in circa 800 aziende, delle quali 200 di tipo industriale, nascono i corsi formativi “Costruzione della calzatura e Operatore al premontaggio.”I dati sono emersi nell’incontro di oggi pomeriggio presso l’istituito e dal successivo ritrovo annuale degli imprenditori calzaturieri e del settore della moda tenutosi a Civitanova presso il ristorante Gabbiano.Nella città delle scarpe oggi ci sono le più importanti e qualificate aziende produttrici di componenti per calzature al mondo, in particolare le suole. Sono circa 80 e impiegano 2500 addetti, con punte di eccellenza come quella di Tolentino con oltre 60 aziende.E proprio qui che nasce la scuola delle scarpe per avvicinare i giovani al lavoro. Il laboratorio è indirizzato a tutti coloro che già operano nel settore, ma rimane aperto a tutti gli studenti che frequentano l’IPSIA Corridoni. Suole, tacchi, cuoio, stoffe e altri materiali si modellano e trasformano come opere d’arte nelle mani di giovani e vecchi artigiani che hanno fatto la storia dell’economia calzaturiera locale. Un patrimonio di conoscenze e saperi che fanno della fabbrica un lavoro non più di ripiego. “Un settore spesso snobbato - ha spiegato il Presidente degli Imprenditori calzaturieri di Confindustria Macerata Tonino Ciannavei - ma che invece è stato quello che ha tenuto in piedi l’economia locale nonostante le difficoltà, con un giro d’affari intorno a un miliardo e mezzo di euro.” Negli anni figure professionali, come quelle delle ricamatrici o dei tagliatori a mano, stanno lentamente scomparendo. Per questo, nello stesso istituto nel 2014 e nel 2015 sono stati attivati due laboratori per la realizzazione di calzature fatte a mano, un fiore all’occhiello del Made in Italy.La produzione delle scarpe copre circa il 30% dell’intera economia provinciale, con una quota di export del 60% del prodotto provinciale esportato. Proprio il canale di distribuzione più solido, infatti circa l’80% della produzione viene esportato, è quello maggiormente penalizzato dalla crisi degli ultimi anni.La debolezza della domanda, soprattutto sul fronte esterno e in particolare da parte dei mercati dei paesi dell’ex Unione Sovietica colpiti da dure crisi economico-politiche, ha trasformato le Marche da isola felice a regione in sofferenza. Fino al 2013 in Russia e Ucraina le aziende marchigiane realizzavano il 20% del fatturato estero. Nel 2014 le vendite in questi paesi si sono ridotte di circa un terzo, sia in quantità che in valore, rispetto all’anno precedente.Nel 2015 sono state esportate 131 milioni di paia di scarpe in meno, 6,4 in meno rispetto al 2014, con una perdita di 5,3 miliardi di euro.Se rallenta un settore trainante, come quello calzaturiero, si mette a rischio l’economia dell’intera regione.“Dal 2000 al 2007 le Marche sono sempre state al di sopra della media italiana, con la crisi si sono adattate all’andamento nazionale”. A spiegarlo Pietro Alessandrini, professore emerito di Politica economica presso la Facolta di Economia dell’università Politecnica delle Marche.La sua relazione sull’economia marchigiana ha illustrato le prospettive per il futuro che ci dobbiamo aspettare.Dopo il periodo in cui la regione viaggiava in controtendenza rispetto alle altre, grazie all’alto tasso di occupazione nel manifatturiero, è poi arrivata la crisi che l’ha messa sullo stesso livello delle altre. Oggi le Marche hanno un livello di crescita e sviluppo al di sotto delle altre regioni.Il ritardo accumulato può essere superato solo ripartendo da settori forti del territorio come quelli del territorio maceratese: calzaturiero e moda.La formazione dell’artigiano della scarpa è il primo passo per costruire l’industria del futuro.(FOTO GUIDO PICCHIO)https://www.youtube.com/watch?v=a7CUy7H35RM
Manca poco all’inizio dell’anno. Per i risparmiatori italiani significherà doversi confrontare con le nuove regole sulla risoluzione delle crisi bancarie, che prevedono che, in caso di dissesto, ricorrendo alcune condizioni, nei salvataggi bancari possano essere coinvolti azionisti, obbligazionisti e depositanti sopra i 100 mila euro.Di recente, proprio per scongiurare la liquidazione di quattro banche in crisi, con il decreto dello scorso 23 novembre sono nate "Nuova Cariferrara", "Nuova Banca Etruria", "Nuova Banca Marche" e "Nuova Carichieti".Il passo successivo sarà la vendita al più presto delle 4 banche 'ripulite' dai crediti deteriorati con l'obiettivo di massimizzare il profitto. Le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate”.Abbiamo intervistato un esperto: il consulente finanziario Paolo Cardenà, autore del blog “Vincitori e vinti”, tra i più seguiti d’Italia per i temi economici e finanziari.Cosa è successo nella vicenda Banca Marche?Banca Marche è lo specchio, più ridotto, di quello che è successo ad altre banche italiane per via della concessione di crediti troppo allegri, elargiti a piene mani ad amici, ad amici degli amici e alle lobby di potere agganciate alle varie banche anche attraverso le fondazioni bancarie che le controllano.Fino a un certo tutto è andato per come doveva andare, poi la crisi ha reso non rimborsabili molti di questi mutui concessi fin troppo allegramente, e c’è stata l’esplosione delle sofferenze bancarie con tutto quello che hanno determinato nei bilanci delle banche. Così Banca Marche, nel corso degli anni, ha accumulato ingenti perdite, che ora sono state ribaltate sugli azionisti e sugli obbligazionisti subordinatiChi ne ha beneficiato e chi ci ha rimesso?Ne ha beneficiato, prima di tutto, la politica marchigiana, perché le fondazioni bancarie, che non sono altro che espressione di partiti politici, hanno controllato Banca Marche, facendo il buono e il cattivo tempo.Sotto questo punto di vista, la storia di Banca Marche è un po' simile a quella del Monte Paschi di Siena: banche controllate da partiti al servizio di lobby di potere che, a loro volta, controllano in qualche modo i consensi politici del territorio, il più delle volte attratti spendendo soldi provenienti dagli utili distribuiti dalle banche controllate.In secondo luogo, ne ha usufruito anche il management delle banche per via delle faraoniche liquidazioni e dei compensi che i vari istituti in crisi hanno erogato. Chi ci ha rimesso sono stati i risparmiatori e i territori, già colpiti da anni di severa recessione.Giovedì partirà dalle Marche l’autobus degli onesti diretto verso la casa di Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche, a Roma. Cosa ne pensa dell’iniziativa?Si tratta di un gesto che richiama l’attenzione, ma destinato a non andare oltre.Tuttavia, dal punto di vista pragmatico, penso sia irrilevante un gesto del genere, e i risparmiatori dovrebbero agire sotto altri profili. Prima di tutto dovrebbero valutare eventuali rimborsi delle obbligazioni subordinate di Banca Marche con il fondo che sta creando il Governo, e inoltre non dovrebbero precludersi altre possibilità, perché la vicenda potrebbe presentare numerosi aspetti di dubbia legittimità. Alle luce di qualificati pareri legali è verosimile attendersi che Banca Marche imbarcherà numerose cause che coinvolgeranno non solo Banca, ma anche gli organi di controllo come i sindaci, Consob, Banca d’Italia e le società di revisione.Pensa che la soluzione del governo sia risolutiva?L’apertura del governo sul parziale rimborso dei bond con la creazione di un fondo da 100 milioni di euro, è una soluzione paragonabile a un tappo ancor più bucato dello stesso buco che è stato prodotto dal governo con la risoluzione delle quattro banche in crisi.Quando un’autorità governativa si imbarca in un provvedimento del genere non c’è possibilità di fare marcia indietro su quello che è stato deciso.Ben venga il rimborso offerto agli obbligazionisti, ma la creazione del fondo è espressione di come la vicenda sia stata mal gestita da parte del governo. Sicuramente è un provvedimento con molti punti di criticità. Inoltre la creazione del fondo rischia di creare un precedente che potrebbe essere invocato da parte di altri risparmiatori in occasione di eventuali altre crisi.Se la logica con la quale sta nascendo il fondo è quella di tutelare i risparmiatori che non sono stati informati all'atto dell'acquisto dei titoli, lo stesso ragionamento potrebbe essere pericolosamente adottato in occasione di eventuali altre crisi bancarie. A meno che non si sia così illusi da ritenere che tutti i risparmiatori conoscano realmente il profilo di rischio associato all'investimento che hanno in essere con le banche che potrebbero entrare in crisi.Cosa dobbiamo aspettarci ora?Succederà quello che sta già accadendo. Altre banche potrebbero trovarsi in condizioni di difficoltà e verrà applicato il Bail in.Il risparmiatore deve essere informato sullo stato di salute del proprio istituito bancario e comprendere che il mondo, da almeno 5 o 6 anni, è cambiato radicalmente. La crisi ha reso palese che non tutti gli stati sovrani godono dello stesso merito creditizio. E ora si scopre (per chi non lo sapeva già) che non tutte le banche sono uguali.Fino a un certo punto della storia si è pensato che tutti gli stati fossero uguali in termini di rischio, si credeva che il rischio della Grecia fosse uguale a quello della Germania, poi ci si è accorti che questo non era vero. La stessa cosa sta accadendo anche per le banche.
Nel vortice del crac Banche interviene anche il gruppo di Forza Italia che, insieme a Fratelli d’Italia, ha presentato 9 subemendamenti all’emendamento del governo alla Legge di Stabilità. Il governo ha istituito un “fondo di solidarietà” finanziato con 100 milioni proveniente dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi dei risparmiatori coinvolti dal crac delle 4 banche, Banca Marche, Banca popolare dell’Etruria, CariChieti e Carife, interessate dal decreto del governo.Con i 9 subemendamenti l’opposizione chiede, come prima cosa, che “che il Fondo istituito dal governo non si limiti a 100 milioni di euro, ma sia alimentato dal "Fondo interbancario di tutela dei depositi" fino al ristoro totale di tutti gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche fallite.Inoltre, l’opposizione vorrebbe che i collegi arbitrali che definiranno gli aventi diritto e l'ammontare degli indennizzi siano gli stessi attualmente operanti presso le Camere di commercio.Per quanto riguarda la tutela degli obbligazionisti truffati, Forza Italia e Fratelli d’Italia chiedono che essi possano ricorrere, oltre che all'arbitrato, anche allo strumento della "class action" collettiva, o, ancora, che sia loro in alternativa consentito l'acquisto di warrant, contratti a termine, che diano diritto alla sottoscrizione a prezzo predefinito di azioni degli "enti ponte" che continuano l'attività delle vecchie bancheInfine con i sub emendamenti l’opposizione chiede che sia riconosciuta la responsabilità degli amministratori dei quattro istituti di credito falliti, “con le misure di natura cautelare e conservativa che questo comporta”.
''Il sacrificio più grande è toccato ai possessori degli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le 'obbligazioni subordinate'. Il nostro impegno su tutti i tavoli, territoriali e nazionali, è quello di contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea'': sono alcuni dei passaggi di quanto Roberto Nicastro, presidente delle 4 'Good Bank' scrive in una lettera ai clienti pubblicata sui quotidiani dei territori di Nuova Banca Marche, CariFe, Banca Etruria, CariChieti. Noi, Nuova Banca delle Marche S.p.A. Questo il testo integrale. "Gentili clienti, vorremmo dirvi alcune cose… Prima di tutto noi ci siamo e siamo pronti a rinnovare il nostro sostegno con la consueta cordialità e professionalità. Noi siamo pronti a stare al vostro fianco quando avrete la necessità di finanziare i vostri progetti e condividere le vostre scelte finanziarie. Siamo nati come Nuova Banca delle Marche S.p.A. con decreto legge il 23 novembre 2015. Ci siamo trasformati in Good Bank ovvero la “banca buona” che ha assunto i diritti, le attività e le passività della vecchia banca. La soluzione adottata dalla Banca d’Italia e dal Governo ci assicura risanamento e continuità operativa. Nuova Banca delle Marche S.p.A. dispone di un patrimonio di oltre 1 miliardo di Euro e di un indice “Core Tier 1” superiore al 9% . Oggi siamo in grado di guardare al futuro con un rinforzato spirito di fiducia, con la determinazione a rinnovare il nostro ruolo di riferimento per le famiglie e la piccola e media impresa delle Marche e dei territori adiacenti. Sono stati tutelati i conti correnti, i depositi e le obbligazioni ordinarie della famiglie e delle imprese e, conseguentemente, anche tantissimi soggetti finanziati, mentre, purtroppo, il sacrificio più grande è toccato ai possessori degli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le “obbligazioni subordinate”. Il nostro impegno su tutti i tavoli, territoriali e nazionali, è quello di contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea. Vi ringraziamo per la fiducia che ci avete dimostrato in questo periodo, per essere nostri affezionati clienti ed esserci stati vicini in questo cruciale passaggio alla nuova gestione. Anche in un anno non semplice come questo, il numero dei clienti è rimasto stabile, a riprova di una relazione forte, intensa e duratura nel tempo. Ora si apre un nuovo capitolo: facciamo insieme questo cammino! La Nuova Banca delle Marche S.p.A. è al Vostro servizio".
Spunta un fondo di solidarietà per salvaguardare i piccoli risparmiatori, obbligazionisti subordinati, rimasti coinvolti nell'operazione di salvataggio delle 4 bad bank. "Il Governo sta valutando un sostegno a fasce deboli dei risparmiatori, ma non una compensazione del credito": queste sono le parole del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che ha aggiunto "Sono contrario a pensare che la nuova legge abbia portato criticità alle banche Popolari. Anche perché potrei rispondere parlando di quante invece ne hanno tratto beneficio".Il fondo di solidarietà da inserire nella legge di stabilità, secondo voci di corridoio piuttosto attendibili, permetterebbe di rimborsare parzialmente le perdite stimate tra i 300 e i 350 milioni di euro. Le perdite dei piccoli risparmiatori rappresentano circa la metà di quelle complessive. Nella maggioranza non tutti però sono concordi con l'idea di rimborsare chi ha perso capitale nell'operazione per non creare un precedente rispetto alla normativa vigente che non riconosce diritti in merito. Il Pd sarebbe però incline a trovare una soluzione, seppure limitata. Non sarebbero dello stesso avviso Scelta Civica e Area Popolare.
Per Banca Marche ci sarebbero già delle manifestazioni di interesse all'acquisto. "Dovremo aver un'asta che immaginiamo partirà nel mese di febbraio" ha detto Roberto Nicastro, il presidente delle nuove banche nate dal salvataggio di Marche, Etruria, Carife e Carichieti nell'indicare i tempi per la cessione "in blocco o di singole banche". "Ci sono già arrivate diverse manifestazioni di interesse da banche e operatori di Private ed Equity", ha detto Nicastro, sottolineando che c'è interesse sia per l'acquisto in blocco dei 4 istituti che per singoli asset."Abbiamo vincoli estremamente rigorosi imposti dalla Ue. Parlano anche del divieto del ristorno", ha risposto poi Nicastro a una domanda su possibili rimborsi agli obbligazionisti subordinati dei 4 istituti. "D'altra parte ci son attori consapevoli che stanno mettendo tutte le energie per cercare le soluzioni possibili per i casi più gravi" ha aggiunto in un incontro con la stampa.
Le proteste, anche vibranti, insieme alle minacce di class action da parte di diverse associazioni di consumatori, stanno facendo riflettere il governo. Che potrebbe ripensare alcuni passaggi, rendendosi conto finalmente del fatto che tantissimi risparmiatori possono aver investito sulle obbligazioni senza avere effettivamente sufficienti nozioni di finanza per comprendere il livello di rischio cui andavano incontro.La notizia è di questa mattina: "il governo si impegna a valutare possibili misure a tutela degli investitori più deboli titolari di obbligazioni subordinate che potrebbero pagare caro il salvataggio di Banca Etruria , CariChieti, Cassa di Risparmio di Ferrara e Banca Marche". Queste sono le dichiarazioni del viceministro dell'Economia, Enrico Morando, nel corso dei lavori sulla legge di stabilità in Commissione Bilancio della Camera."L'azzeramento del valore delle obbligazioni subordinate, come tali parte del capitale di rischio", ha spiegato Morando, "costituisce un vincolo non eludibile, imposto dalla Direzione Generale Concorrenza per approvare gli interventi del fondo di risoluzione. Il governo è tuttavia consapevole che, almeno a una parte dei risparmiatori coinvolti, la natura dello strumento obbligazione subordinata poteva non essere perfettamente nota". Per questo, ha concluso il vice ministro, l'esecutivo "ha avviato un'approfondita verifica circa la possibilità che siano messe in atto misure in grado di ridurre gli effetti negativi del processo di risoluzione sulla componente socialmente più debole degli investitori coinvolti, che possa aver agito senza la necessaria consapevolezza del livello di rischio del prodotto acquistato".
Domani giovedì 3 dicembre, alle ore 15.00, all'Hotel Miramare si terrà un incontro, promosso da Confindustria Macerata con il contributo della Camera di Commercio di Macerata, che si propone di fare un quadro dettagliato su un mercato, quello cinese, di certo ancora poco “frequentato”, che sta attraversando trasformazioni epocali e che può rappresentare un enorme sbocco per la produzione locale. L’evento ha l’obiettivo di dare delle risposte ad alcuni quesiti di fondo: quali sono le strategie delle imprese locali e del Sistema Italia per crescere in Cina? Quanto pesano ancora i limiti dimensionali e organizzativi tipici delle imprese del territorio? Quali sono gli strumenti per aggredire con successo un mercato pieno di insidie, ma anche attento alla nostra qualità e creatività? Come potranno integrarsi le numerose imprese possedute o partecipate da capitali cinesi nel nostro Paese? Ne parleranno imprenditori ed esperti, tra i quali Tonino Ciannavei, Vicepresidente Confindustria Macerata delegato per l'Internazionalizzazione; Debora Bernocchi, Socio Spin Off International Route srl Università di Macerata; Cristiana Barbatelli, responsabile desk Confindustria Macerata a Shanghai - BAISHI Barbatelli & Partners Management Consultant Co Ltd (Shanghai); Francesco Ghergo, Operation Director IGuzzini e General Manager IGuzzini CHINA; Francesca Spigarelli, docente di Economia Politica Università di Macerata. Nel corso dell'incontro verrà presentato anche il libro "La Cina non e' ancora per tutti", scritto da Cristiana Barbatelli, maceratese con oltre 30 anni di esperienza di lavoro in Cina. L'iniziativa fa seguito ad altri appuntamenti promossi da Confindustria Macerata, nell'ambito dei progetti "Internazionalizzazione" e "Impresa Competitiva", finanziati dalla Camera di Commercio al fine di sostenere i processi di internazionalizzazione delle imprese Maceratesi. Nelle scorse settimane si sono tenuti incontri con delegazioni di operatori Indonesiani, Arabi e del Libano, con i responsabili degli uffici Doganali locali e momenti di affiancamento e formazione dentro le aziende inerenti le modalità di gestione dei rapporti con i mercati esteri.
Le azioni di Banca Marche sono state azzerate. La rabbia dei tanti piccoli e grandi risparmiatori non accenna assolutamente a diminuire. Anzi, da piu' parti le tante ignare vittime si stanno organizzando per ottenere il rimborso il rimborso totale del valore di azioni e delle obbligazioni subordinate.Sono già in molti coloro che non intendono sottostare a questa scottante situazione. Troppi, per alcuni, i risparmi di una vita andati in fumo. Troppo grande è decisamente il prezzo da pagare per una decisione, attuata lo scorso 27 novembre, decisa dai cosiddetti alti vertici con la chiara complicità degli organi di vigilanza.Troppo grande è decisamente il prezzo da pagare se solo si pensa che nonostante ciò gli ex amministratori della ormai vecchia Banca delle Marche hanno comunque evidentemente mal “gestito” un enorme patrimonio evidentemente incuranti del bene dei propri clienti. E’ indubbio che i piccoli investitori siano stati chiamati a ripianare i debiti prodotti da una gestione dissennata degli istituti di credito, mentre manager e dirigenti continuino a godere di buonuscite milionarie.Basti ricordare che nel luglio scorso, la stessa Banca Marche accusava i propri ex vertici di aver operato in aperta violazione di legge, della normativa della Banca d’Italia e del regolamento della stessa… Insomma, se prima Banca Marche provava a scaricare le responsabilità sugli ex… adesso chi se la prende con Banca Marche e con tutti i suoi amministratori?Per tentare di impedire la perdita dei risparmi di migliaia di cittadini marchigiani che hanno creduto nella banca regionale e nei suoi vertici, l’avvocato Leonardo Archimi di Macerata e l’avvocato Andrea Luzi di Tolentino si accingono ad avviare congiuntamente una serie di azioni. Di cosa si tratta? Andrea Luzi"C'è un dato certo. Sono circa 44.000 mila in tutto i piccoli azionisti e obbligazionisti di Banca Marche che hanno visto bruciati i loro risparmi. Si calcola che in totale gli azionisti privati ci abbiano rimesso 740 milioni di euro (su un totale di 1,3 milioni di euro di azioni). E’ evidente che siano tanti, troppi coloro che sono rimasti “gabbati”.E allora cosa fare? Non potendo, al momento, individuare una qualche responsabilità di carattere contrattuale" spiegano i due legali "appare chiaro che la sola strada attualmente percorribile (salvo eventuali responsabilità penali dei singoli) sia per l’appunto quella che tecnicamente viene definita una responsabilità extracontrattuale. Responsabilità extracontrattuale in cui non si possono non considerare coinvolti tutti i responsabili della malagestione dell’istituto di credito!Ma non solo. Così come in passato avvenne per casi analoghi (i bond argentini per citarne uno…) si sta ipotizzando la responsabilità di Banca Marche e di tutte le banche che a vario titolo hanno proposto agli utenti titoli ad elevato rischio, generalmente piazzati ad investitori istituzionali, senza fornire le dovute informazioni circa la pericolosità degli investimenti.Da un punto di vista tecnico si tratterebbe quindi di andare a colpire direttamente gli ex amministratori della Società che debbono notoriamente operare con la dovuta diligenza e quindi rispondere del proprio operato.Questo principio assume ovviamente per una banca connotati particolari: implica consapevolezza della peculiarità della gestione bancaria e coscienza della molteplicità degli interessi in gioco; richiede di basare le scelte di erogazione del credito sul merito dei prenditori e di fondare le relazioni con la clientela su canoni di trasparenza e correttezza. Il particolare ruolo degli amministratori raccomanda di perseguire l’efficienza e di preservare la fiducia del pubblico in ogni circostanza; impone di non farsi influenzare da modelli quantitativi sofisticati ma deboli, di non avventurarsi in rischi eccessivi, al di fuori della capacità di controllo e di gestione aziendale. La declinazione di tale principio richiede, in sintesi, competenza, professionalità, capacità di visione strategica, autonomia di giudizio.Per l’amministratore esecutivo di una banca, ciò vuol dire svolgere la propria funzione con apertura al confronto ma anche al riparo da indebite ingerenze di azionisti, rappresentanti del territorio, gruppi di interesse.Non si può escludere nemmeno il ricorso alla magistratura perché converta le azioni detenute dai migliaia di cittadini in azioni della Nuova Banca Marche che nascerà dalle ceneri dell’attuale istituto di credito".E così si stanno già muovendo i primi passi per ottenere giustizia.
La vicenda relativa al salvataggio di Banca Marche si arricchisce ogni giorno di un capitolo nuovo. E, soprattutto, chi ha perso i capitali investiti in azioni e obbligazioni subordinate non molla di un centimetro e cerca rivalse. L'ultima in ordine di tempo è l'Asso-consum, associazione per la difesa dei consumatori, che ha inoltrato un esposto alla procura della Repubblica di Ancona, giù titolare di un'inchiesta su Banca Marche, ''affinché venga accertato se il rischio di default di Banca Marche sia stato dovuto a malversazioni interne o a speculazioni''.
"Comprendiamo lo stato d'animo dei titolari di obbligazioni subordinate che hanno perso il loro investimento nel salvataggio delle banche commissariate. Sono clienti importanti delle Nuove Banche. Ci muoviamo tra tonnellate di vincoli anche dell'Unione Europea, ma saremo loro vicini. Siamo sensibili alla sorpresa e al disagio. Considerati i paletti Ue, non c'era una soluzione migliore di quella trovata, perché permette di garantire risparmi e imprese": sono queste le dichiarazioni di Roberto Nicastro, presidente delle 'good bank' nate dal decreto legge del Governo per il salvataggio delle quattro banche commissariate. Per Nicastro "Sono stati protetti un milione di depositanti e 200.000 piccole e medie imprese in quattro territori fra i più vitali per la ripresa dell'economia".Intanto arriva però l'ultimatum dei piccoli azionisti ai vertici della Nuova Banca Marche spa e alle autorità che hanno portato a compimento il salvataggio dell'istituto di credito "azzerando il valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate". Le Associazioni degli Azionisti Privati di Banca Marche e degli azionisti-dipendenti "Dipendiamo BM", alla presenza dell'Unione nazionale dei consumatori, hanno annunciato di essere pronti a qualunque tipo di azione giudiziaria, penale e civile, compresa una class action. Anche il Codacons annuncia una iniziativa risarcitoria in favore di azionisti e obbligazionisti di Banca Marche, mentre il senatore di Forza Italia Remigio Ceroni chiede al Parlamento di ''azzerare'' il salvataggio delle 4 banche in crisi così come promosso da Governo e Bankitalia e riprendere in mano l'operazione con il Fondo interbancario di tutela. Il consigliere regionale di Ap Mirco Carloni chiede alla Regione di istituire ''un Fondo di solidarietà a favore dei cittadini marchigiani che hanno visto azzerare i loro risparmi in conseguenza delle decisioni assunte su Banca Marche".
Fratelli D’Italia- Alleanza Nazionale di Tolentino interviene sulla questione del salvataggio di Banca Marche."No, non si tratta di un naufragio, ma è la storica Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata poi Banca Marche Spa ,ad essere stata inghiottita dai flutti. Sale sempre più alta la protesta riguardo il salvataggio compiuto dal Governo Renzi e Banca d’Italia e contro le parole trionfalistiche del Governo a guida Partito Democratico che non ha saputo imporsi alla Commissione Europea, lasciando che venisse adottato un piano di salvataggio che ha permesso di far “annegare“ 44.000 famiglie marchigiane, tra possessori di azioni (con contrattazioni sospese da tempo) ed obbligazioni. Una mazzata per tutti i Tolentinati che hanno contribuito alla nascita e alla crescita della storica Cassa di Risparmio fondata nel lontano 1929. Una mazzata che il Presidente della Regione Marche espressione del Partito Democratico cioè lo stesso del Presidente del consiglio si ostina a contrabbandare come risultato di un buon lavoro a tutela dei consumatori e per la conservazione dei posti di lavoro. Peccato, però che fra i consumatori ci siano anche famiglie di Tolentino e non ci sembra che sia stato garantito loro un buon trattamento in quanto si sono viste stracciare, per qualcuno, i risparmi di una vita o la liquidazione ottenuta dopo anni di lavoro. Tutto questo nonostante la Banca d’Italia abbia sempre affermato che il nostro sistema bancario fosse sano, mentre il resto d’Europa si salvava utilizzando i fondi pubblici europei. Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale rileva che si tratta di uno scandalo dovuto ad una classe politica di sinistra al governo asservita alla grande finanza speculativa. Sono stati castigati con questa manovra tanti piccoli risparmiatori privandoli di 1,5 miliardi di risparmi frutto del sudore della propria fronte . Il tutto con l’applauso del presidente della Regione espressione del Partito Democratico che avrebbe dovuto attivarsi per ricercare i veri responsabili del disastro".
Deborah Pantana, consigliere comunale di Forza Italia Macerata, interviene sulla questione del salvataggio di Banca Marche:"Si parla di salvataggio di Banca Marche, ma non vedo i salvatori. Territorio e risparmiatori ne escono impoveriti, i quasi quarantatremila risparmiatori hanno perso i risparmi di una vita. Infatti i possessori di azioni e obbligazioni di Banca Marche, oggi si ritrovano con dei pezzi di carta, buoni solo per accendere il fuoco nei camini. Eh, sì perché il cosiddetto salvataggio è stato un salvataggio da lacrime e sangue per quanti avevano creduto nella Banca del nostro territorio e che ora si trovano costretti a ripianarne il buco. E mentre i grandi gruppi bancari brindano al successo dell’operazione, in attesa di spartirsi le spoglie di Banca Marche, ora Nuova, i piccoli azionisti, i risparmiatori che avevano creduto nella prima Banca delle Marche, si leccano le ferite. Questa perdita è una tragedia per il territorio marchigiano ed avrà una ripercussione ed un danno oggettivo incalcolabile sull’economia locale e sulle nostre famiglie. Purtroppo Renzi non pensava a loro con questo intervento governativo; Il salvataggio è passato grazie al soccorso del Fondo di risoluzione, che si è praticamente svenato per soccorrere questi istituti di credito, ma soprattutto degli azionisti che ora hanno in mano della carta straccia. Per non parlare delle fondazioni bancarie delle Marche che in un sol colpo si vedranno sottrarre circa 500 Milioni di Euro ai loro investimenti. E il nostro Sindaco cosa ha fatto in questi anni per scongiurare tale evento? Ora come farà a finanziare la Form o quant’altra iniziativa? Il PD cosa dirà ai dipendenti di Banca Marche, ora Nuova, che vedono profilarsi un futuro affatto roseo? E ai tanti, tantissimi marchigiani che vi avevano creduto? Di guardare con fiducia a chi? A Istituti di credito che tra breve o brevissimo acquisteranno Nuova Banca Marche con buona pace della sua regionalità, della sua vicinanza al sistema produttivo ed economico, delle problematiche specifiche dell’artigiano marchigiano? E delle specificità marchigiane a questi colossi bancari credo proprio che interessi poco o niente. Interessa, scusate il bisticcio di parole, l’interesse, e che parli marchigiano o lombardo poco conta. Dispiace davvero, aver previsto tempo fa, come sarebbe andata a finire.. ora chiederò nel prossimo Consiglio Comunale al Sindaco di dare spiegazioni su quanto accaduto e invito i cittadini fin da ora a far parte del comitato che andrà a Roma a far sentire la propria voce.. Questa storia non può e non deve finire così, come un nulla di fatto!! Non possiamo rassegnarci alla volontà di chi ha tradito la buona fede di tanti cittadini".
E' arrivato in Italia 23 anni fa dalla Macedonia e da allora vive in un piccolo paese dell'entroterra maceratese. Ha sempre lavorato nel ramo dell'edilizia con regolari buste paga. Per garantire un futuro a se stesso e ai suoi due figli, dopo qualche anno dal suo arrivo nel nostro Paese e aver risparmiato qualche migliaio di euro decide di accendere un mutuo per acquistare la casa dove vive. Gli viene consigliato di andare in un istituto di credito radicato sul territorio, solido, sicuro: Banca Marche. Il mutuo gli viene concesso, ma contestualmente gli viene consigliato di acquistare azioni dello stesso istituto per ipotetiche maggiori garanzie che avrebbero consentito di accelerare la pratica. Da lunedì mattina si trova a dover continuare a pagare il mutuo, ma le azioni non valgono più niente.https://www.youtube.com/watch?v=CaPzFmDcc2wDa quanto tempo sei in Italia? "Poco meno di venticinque anni. Sono arrivato dalla Macedonia che ero giovanissimo insieme a mia moglie. Qui sono nati i miei figli e qui ho voluto costruire il mio e il loro futuro"Hai trovato subito lavoro? "Sì, in poche settimane ho trovato lavoro come muratore e mi hanno messo in regola. A quei tempi si lavorava tanto, ma si guadagnava anche abbastanza bene. Dopo poco, anche mia moglie ha trovato un lavoro e potevamo permetterci di risparmiare tutti i mesi delle discrete cifre"Cosa è successo dopo? "Dopo qualche anno, avevamo messo da parte una bella sommetta e a quel punto ci siamo decisi a fare il grande passo: far diventare nostra la casa dove vivevamo e dove stavamo crescendo i nostri figli. Ci hanno consigliato di rivolgerci a Banca Marche e questo è quello che abbiamo fatto. Dopo un paio di incontri con il direttore della filiale, ci hanno detto che la documentazione era praticamente a posto, ma sarebbe stato preferibile che avessimo acquistato anche diverse migliaia di euro di azioni della banca. In questo modo, il mutuo sarebbe stato ulteriormente garantito e noi saremmo diventati soci, piccoli soci della banca stessa. Ci hanno lasciato intendere piuttosto chiaramente che, se avessimo comprato le azioni, l'iter per accendere il mutuo sarebbe stato decisamente più semplice e veloce. Abbiamo chiesto consiglio in giro e chiunque ci ha detto che non ci sarebbero stati problemi. Anzi, con le azioni potevamo avere qualcosa in più di interessi rispetto agli investimenti tradizionali"Invece, così non è stato... "No. Circa tre anni fa, degli amici hanno iniziato a dirci che la banca era in difficoltà. La situazione è precipitata e quando abbiamo chiesto di vendere le azioni, ci è stato detto che era impossibile perchè erano state congelate in quanto la banca era commissariata. Domenica sera, alla fine, ci siamo trovati in mano un pugno di mosche. Non abbiamo più i soldi che avevamo investito nelle azioni, su consiglio della banca, ma dobbiamo continuare a pagare un mutuo da 750 euro al mese. E di questi tempi, si tratta di una cifra veramente alta. Ci rivolgeremo a qualche associazione per cercare di riavere almeno una parte di quello che era nostro e che, senza nessuna colpa mia e della mia famiglia, oggi non abbiamo più".
Da Jessica Marcozzi, capogruppo Forza Italia alla Regione Marche, riceviamo:Il Governo e i disinformati plaudono al salvataggio di Banca Marche. Ma c’è ben poco da esultare. Anzi. Con un provvedimento senza precedenti sono state azzerate tutte le azioni di Banca Marche e il prestito obbligazionario distruggendo in un istante parte dei risparmi di quarantamila azionisti marchigiani e gettando nella disperazione di migliaia di risparmiatori che avevano sottoscritto le obbligazioni subordinate di Banca Marche sicuri di ottenere la restituzione del prestito e giusti interessi. Tutto questo è avvenuto in una sera di domenica ma certamente nel segreto l’operazione era preparata da tempo. Nella lettura di una nota della Banca di Italia, il governatore Ceriscioli, ha parlato di rischio di impresa. Ora per azzerare il patrimonio della Banca sono stati svalutati da parte dei Commissari di Banca d’Italia tutti i crediti in sofferenza del 80%! Percentuale che non trova riscontri in altre situazioni bancarie, considerando che la maggior parte dei crediti è garantita da ipoteca sugli immobili. Chi ha stabilito l’80% e non il 60% o 70% che avrebbe permesso di salvare le obbligazioni e gli azionisti di Banca Marche? Tutto ciò è avvenuto nel più totale riserbo, senza coinvolgere gli azionisti e le fondazioni bancarie di Pesaro, Fano Jesi e Macerata. Tutto il mondo del volontariato e del welfare che aveva un grosso sostegno dalle erogazioni delle Fondazioni andrà certamente in crisi con un gravissimo danno per l’intero sistema marchigiano. Ma dov’era la Banca d’Italia quando gli ispettori nelle loro ispezioni non rilevavano sostanziali criticità? Dov’era la società di revisione che certificava la regolarità dei Bilanci e delle valutazioni? E ancora dov’erano i Sindaci e gli Amministratori che certificavano e firmavano il Bilancio? Dove sono oggi Ceriscioli e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che, non avendo capito nulla, plaudono “al salvataggio” di Banca Marche? Ma quale salvataggio. L’affare lo faranno coloro che acquisteranno la “Bad bank” con tutti i crediti in sofferenza (ma con sostanziose garanzie patrimoniali) svalutati dell’80%! Il nostro Governo, da Renzi a Padoan, non è stato capace di difendere gli interessi nazionali dinanzi all’Europa quando invece il Governo tedesco e quello spagnolo sono intervenuti con fondi statali per salvare le proprie banche. Qui in Italia era pronto il Fondo interbancario che è privato ma sembra che ci sia stato il veto dell’Europa o era forse interesse di tutti (Governo e Banca d’Italia) mettere una pietra sopra per cancellare eventuali responsabilità degli stessi organi? Per non parlare dell’effetto a catena che l’operazione provocherà con un timore diffuso tra tutti colo che hanno i loro risparmi nelle altre 9 Banche a rischio. Questo potrebbe comportare un fuggi fuggi generale degli azionisti dagli Istituti bancari “a rischio”. Ora il Parlamento e quanti hanno a cuore gli interessi dei risparmiatori marchigiani e dell’intera economia della Regione devono intervenire per annullare questa scellerata scelta e tornare alla soluzione del Fondo interbancario che avrebbe salvaguardato il valore delle obbligazioni subordinate e non avrebbe azzerato il valore delle azioni.
L'inaugurazione del nuovo flagship store di Poltrona Frau a Londra è stata anche l'occasione per vivere un importante momento di solidarietà. Infatti, durante la serata inaugurale, grazie alla presenza delle maestranze specializzate dello stabilimento di Tolentino, è stata prodotta una delle più famose icone dell'azienda: la 1919. La poltrona, nel modello unico creato per l’occasione in pelle Frau® Heritage Deep Grey, è stata battuta all’asta da Christie's e il ricavato è stato devoluto all’associazione benefica Crisis.
Inaugurata oggi a Macerata la nuova filiale dell’azienda di servizi integrati Gruppo Mazzini.Gruppo Mazzini è la storia di un sogno divenuto progetto, oggi una realtà consolidata, un nuovo modo di fare impresa, una nuova dimensione del rapporto con il cliente che arrivi un istante prima, che anticipi le sue esigenze. Un trentennio di esperienze nel settore degli incidenti stradali, malasanità e infortuni sul lavoro ha fatto crescere nel suo fondatore la convinzione che il cliente avesse bisogno di qualcosa di diverso permettendogli di creare la prima azienda di servizi integrati capace di superare i limiti dimostrati dalle agenzie di infortunistica e dagli studi legali. La sua mission è quella di offrire al cliente la possibilità di confrontarsi con un unico interlocutore garantendo, grazie ai suoi esperti - avvocati, commercialisti, periti, ingegneri, psicologi, medici, notai - una consulenza a 360 gradi.La peculiarità del Gruppo Mazzini è il fatto di aver intuito la necessità di creare un’area manager capace di coordinare attorno al cliente tutti i servizi di cui ha bisogno, in ambito legale (civile e penale), fiscale e tributario, medico e tecnico ricostruttivo, riducendo le tempistiche e aumentando le potenzialità di successo. Velocità e coordinamento sono indispensabili al fine di risolvere qualsiasi bisogno di cui il cliente necessita conseguentemente ad un evento grave o mortale. Va sottolineato che il cliente sosterrà dei costi solo ed esclusivamente alla soluzione del problema.L’organigramma locale è formato da Luigi Peron, consulente delegato nazionale per Marche e Abruzzo; Lorenzo Caraceni, responsabile per Macerata e le Marche; Luca Buldorini, amministratore unico del Gruppo Urano.
"Da questa mattina le mie azioni di Banca Marche sono carta straccia. In una giornata hanno mandato in fumo quasi tutti i miei risparmi": il signor Mario (nome di fantasia perchè, per ovvie ragioni, ha richiesto la massima riservatezza sulla sua identità) ha 68 anni e vive in un paese vicino a Macerata. E' uno dei 40mila piccoli azionisti di Banca Marche che, dopo il decreto legge di ieri con il quale il Governo e Bankitalia hanno salvato i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie, ha visto azzerato il valore delle sue azioni. Suona alla porta della nostra redazione e chiede di poter parlare con qualcuno. Vuole sfogarsi, vuole esternare tutta la sua rabbia, la sua delusione, la sua amarezza. "Con l'operazione di ieri, hanno scaricato le perdite sui piccoli azionisti. Avevo acquistato diverse migliaia di euro di azioni con i soldi della liquidazione, perchè mi è sempre stato consigliato di differenziare gli investimenti. Oggi quei soldi non li ho più. Mi resta qualcosa da parte che avevo investito in obbligazioni ordinarie, ma chi mi ridarà il mio denaro? Voglio che la mia storia venga conosciuta da tutti, perchè mi pare che si stia facendo passare sotto silenzio la verità su di me e sugli altri piccoli azionisti che, nel giro di una notte, hanno perso tutto. Oggi in giro non ho sentito altro che osannare l'operazione del Governo e plaudire a un qualcosa che è costato caro a tanta gente. Hanno salvato la banca? E a noi chi ci salva? Tutti i cori di osanna e di compiacimento non dicono mai che ci sono persone che hanno dovuto comunque pagare in prima persona i danni fatti da gente che se ne sta a casa con milioni di euro sul conto corrente. Dovete dirle queste cose! Dovete farle sapere. Almeno questo ce lo dovete, voi come stampa che in questi giorni non avete fatto altro che dire bravi a chi ha azzerato il valore dei nostri risparmi. Perchè dobbiamo pagare noi le speculazioni e la mala gestione che hanno contrassegnato Banca Marche negli ultimi anni? Perchè? Hanno salvato i correntisti e gli obbligazionisti, ma non hanno salvato noi piccoli azionisti, uniche vittime di questa tristissima storia. Scrivete tutto, scrivete la verità, non solo quello che viene comunicato per interessi di parte. Io non mi arrendo: valuterò tutte le possibilità perchè questa è un'ingiustizia troppo grossa da accettare".Mario se ne va, dimenticando l'ombrello che aveva portato con sè. Quando tornerà a riprenderlo rileggerà la storia sua che è anche quella di un piccolo universo di 40mila persone che in una notte hanno visto andare in fumo, non certo per loro colpa, parte dei risparmi e che non vuole rassegnarsi e dichiara di voler lottare per ottenere giustizia.[widgets_on_pages id=2]
E' Luciano Goffi, già direttore generale di Banca Marche, il nuovo amministratore delegato della ''Nuova Banca Marche'', una delle 4 banche ripulite dai crediti deterioriati e nate a seguito del piano di salvataggio e risoluzione approvato ieri dal Consiglio dei ministri. L'amministratore delegato è stato designato da Bankitalia. Il presidente di ''Nuova Banca Marche'' e degli altri tre istituti è Roberto Nicastro, ex d.g di Unicredit.
Subito dopo il decreto legge con il quale il Consiglio dei Ministri ha dato il via al salvataggio di Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e CariChieti, la Banca d'Italia ha diffuso un articolato comunicato stampa. Questo il testo integrale:Il Governo e la Banca d’Italia, in stretta collaborazione e intesa, agendo ciascuno in base alle proprie competenze e responsabilità, hanno dato soluzione alla crisi di quattro banche in amministrazione straordinaria: Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti. Si tratta di banche di dimensione piccola o media, aventi nel complesso una quota del mercato nazionale dell’1 per cento circa in termini di depositi. La soluzione adottata assicura la continuità operativa delle banche e il loro risanamento, nell’interesse dell’economia dei territori in cui esse sono insediate; tutela pienamente i risparmi di famiglie e imprese detenuti nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie; preserva tutti i rapporti di lavoro in essere; non utilizza denaro pubblico. Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, valutate con criteri estremamente prudenti, sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate", queste ultime per loro natura anch’esse esposte al rischio d'impresa. Il ricorso alle azioni e alle obbligazioni subordinate per coprire le perdite è espressamente richiesto come precondizione per la soluzione ordinata delle crisi bancarie dalle norme europee (“Direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie” - BRRD), recepite nell’ordinamento italiano dallo scorso 16 novembre con il Decreto Legislativo 180/2015. Tale normativa ha assegnato alla Banca d’Italia la funzione di autorità di risoluzione delle crisi nel settore bancario. La soluzione adottata, compatibile con le norme europee sugli "aiuti di Stato", si articola secondo il seguente schema. 1) Per ciascuna delle quattro banche la parte "buona" è stata separata da quella "cattiva" del bilancio. 2) Alla parte buona (“banca buona” o "banca-ponte" o bridge bank) sono state conferite tutte le attività diverse dai prestiti “in sofferenza”, cioè quelli di più dubbio realizzo; a fronte di tali attività vi sono i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie. Il capitale è stato ricostituito a circa il 9 per cento del totale dell’attivo (ponderato per il rischio) dal “Fondo di Risoluzione”. Il Fondo di Risoluzione è previsto dalle norme europee e italiane ed è amministrato dall’Unità di Risoluzione della Banca d'Italia. Esso è alimentato con contribuzioni di tutte le banche del sistema. La banca buona viene provvisoriamente gestita, sotto la supervisione dell’Unità di Risoluzione della Banca d’Italia, da amministratori da questa appositamente designati; in tutti e quattro i casi la carica di Presidente è rivestita dal dott. Roberto Nicastro, ex Direttore Generale di Unicredit. Gli amministratori hanno il preciso impegno di vendere la banca buona in tempi brevi al miglior offerente, con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita. Nella tabella sono forniti i dati per ciascuna delle quattro banche buone e per l’aggregato delle stesse. 3) Si è inoltre costituita una "banca cattiva" (bad bank), priva di licenza bancaria nonostante il nome, in cui sono stati concentrati i prestiti in sofferenza che residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate e, per la parte eccedente, da un apporto del Fondo di Risoluzione. Quest’ultimo fornisce alla banca cattiva anche la necessaria dotazione di capitale. Tali prestiti in sofferenza, svalutati a 1,5 miliardi dall’originario valore di 8,5 miliardi, saranno venduti a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio. Per semplicità viene costituita un’unica banca cattiva che raccoglie le sofferenze di tutte e quattro le banche originarie. Nella tabella sono forniti i relativi dati. 4) Lo Stato, quindi il contribuente, non subisce alcun costo in questo processo. L’intero onere del salvataggio è posto innanzitutto a carico delle azioni e delle obbligazioni subordinate delle quattro banche, ma è in ultima analisi prevalentemente a carico del complesso del sistema bancario italiano, che alimenta con i suoi contributi, ordinari e straordinari, il Fondo di Risoluzione. 5) L’impegno finanziario immediato del Fondo di Risoluzione è, complessivamente per le quattro banche, così suddiviso: circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite delle banche originarie (recuperabili forse in piccola parte); circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone (recuperabili con la vendita delle stesse), circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare. Quindi, In totale, circa 3,6 miliardi. 6) La liquidità necessaria al Fondo di Risoluzione per iniziare immediatamente a operare è stata anticipata da tre grandi banche (Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI Banca), a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi. 7) Le quattro banche originarie divengono dei contenitori residui in cui sono confinate le perdite e la loro copertura, e vengono subito poste in liquidazione coatta amministrativa. Le banche buone (banche-ponte) ne assumono la stessa denominazione con l’aggettivo “Nuova” davanti e proseguono nell’attività essendo state ripulite delle sofferenze e ricapitalizzate. La banca cattiva resterà in vita solo per il tempo necessario a vendere o a realizzare le sofferenze in essa inserite. Questa è la soluzione compatibile con le norme sugli aiuti di Stato che è emersa dopo che altre proposte erano state ritenute non compatibili durante le discussioni con la Commissione europea. Infine le Autorità italiane hanno adottato questa soluzione che ha effetti immediati ed evita il prolungamento dello stallo per le quattro banche, al fine di risolverne la crisi.