“Una volta accertate le responsabilità dei vertici delle banche, chi ha sbagliato dovrà pagare”. Ne è convinta la Direzione provinciale del Pd di Macerata che, durante l’ultima riunione, ha esaminato i riflessi immediati che i provvedimenti su Banca Marche avranno sul territorio.Per il Pd locale “chi ha ricoperto responsabilità apicali nel recente passato ed è oggettivamente responsabile dell’attuale catastrofe si assuma le proprie responsabilità”.Sul piano politico, il Pd esprime “soddisfazione per l’impegno del Governo”, chiedendo “ai propri rappresentanti alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica di vigilare affinché l'ordine del giorno, presentato dagli On. Carrescia, Manzi e Morani e accettato dal Governo, sia realmente attuato.L’ordine del giorno in questione prevede un ampliamento della sfera di tutela dei piccoli risparmiatori, attingendo alle risorse derivate dal parziale recupero dei crediti svalutati e convogliati nella cosiddetta bad bank e utilizzando quanto in via giudiziaria sarà recuperato dagli ex amministratori.Ciò che il Pd della Provincia di Macerata chiede con urgenza è di andare avanti nell’opera di rinnovamento “per restituire fiducia ai cittadini, agli imprenditori ed ai risparmiatori”.
Una delegazione in rappresentanza delle istituzioni maceratesi si trova in queste ore in Cina.La nuova frontiera dell’economia che cresce ha attirato il Sindaco di Macerata Romano Carancini, l’Assessora alla Cultura Stefania Monteverde e l’Assessore allo Sport Alferio Canesin, insieme ai rappresentanti della Camera di Commercio e delle associazioni degli industriali locali.Si tratta di un viaggio di interesse culturale, sportivo e commerciale, che ha l’obiettivo di promuovere i prodotti delle colline marchigiane e delle sue industrie, il famoso Made in Italy. Risulta, infatti, sempre più urgente dare sbocco alla produzione locale che fatica a resistere ai colpi della crisi. Se l’export dei prodotti delle delle industrie marchigiane fino a poco tempo fa trovava il suo sbocco naturale verso Europa dell’Est e la Russia, con l’introduzione delle sanzioni europee verso Putin e il raffreddamento dei rapporti, si è verificato un drastico calo dell’export tradizionale.Nella città in cui sono in visita i rappresentanti maceratesi sta sorgendo un outlet di grandi dimensioni, aprendo così la possibilità di commercializzare i prodotti locali delle colline maceratesi.
Dopo 14 tavoli tecnici, si è interrotta la trattativa sul rinnovo del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) dell’industria alimentare, scaduto il 30 novembre. Un settore che interessa circa 400.000 lavoratori e che produce ogni anno più di 130 miliardi di fatturato. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil considerano insoddisfacenti le risposte fornite da Federalimentare, in particolare giudicando inaccettabile la richiesta della controparte di concludere un accordo basato sulla penalizzazione complessiva delle retribuzioni, a partire dall’eliminazione dei premi di produzione congelati e dal blocco degli scatti di anzianità.Gli incontri tecnici, iniziati nel mese di settembre dello scorso anno, si sono interrotti l’11 gennaio quando, non soddisfatta delle risposte date sulla piattaforma presentata unitariamente, una parte della delegazione trattante di Federalimentare si è resa irreperibile. “Federalimentare si è arroccata in maniera miope su una lunga serie di “no” preconcetti e ideologici – ha affermato il Segretario Confederale Cisl e Commissario Nazionale Fai Cisl, Luigi Sbarra – smontando pezzo dopo pezzo le fondamenta su cui si reggeva una piattaforma coerente, sostenibile e di prospettiva. È stato così per il tema salariale, per il welfare, per la formazione, per il mercato del lavoro. Non una controproposta, non uno spiraglio che potesse far intuire buona volontà nella controparte. Una visione davvero corta ed esecrabile – ha continuato Sbarra – perché fa pagare il pezzo della crisi ai più deboli e condanna le imprese ad avvitarsi su livelli di produttività e competitività sempre più bassi. Insomma, a rimetterci non sono solo i dipendenti d’azienda: sono anche le imprese e il sistema produttivo nel suo complesso”. Fulminea è arrivata la risposta della controparte: “Del tutto incomprensibile – ha precisato il vicepresidente di Federalimentare Leonardo Colavita, riguardo all'abbandono del tavolo negoziale da parte dei sindacati -. Un abbandono strumentale che va in direzione opposta rispetto all''atteggiamento costruttivo di Federalimentare, che si è mostrata pronta ad entrare nella fase decisiva del confronto e ad approfondire i nodi contrattuali ancora da sciogliere, compreso il salario”.Dopo la scelta di interrompere il tavolo delle trattative, i sindacati di categoria hanno indetto lo stato di agitazione a partire da ieri 22 gennaio, con l’immediato blocco degli straordinari e di tutte le flessibilità, e la programmazione di un fitto calendario di assemblee in tutti i luoghi di lavoro, oltre ad un pacchetto di 4 ore di sciopero articolato a livello aziendale ed 8 ore di sciopero nazionale fissato per il 29 gennaio. Le organizzazioni sindacali del territorio maceratese Fai Cisl e Flai Cgil si stanno mobilitando per effettuare assemblee nelle aziende della provincia, in modo da portare a conoscenza i lavoratori della situazione e delle problematiche relative alle trattative con Federalimentare. “Le preclusioni miopi ed ideologiche di Federalimentare hanno reso la mobilitazione inevitabile – ha concluso il segretario Sbarra -. Mi aspetto un livello di adesione proporzionato alla grande partecipazione che ha visto animare nelle scorse settimane centinaia di assemblee e attivi unitari. Le nostre iniziative di lotta sono la risposta necessaria non solo a rivendicare il sacrosanto e giusto diritto alla contrattazione, ma anche ad impegnare la parte datoriale a una seria riflessione. L’auspicio è che le controparti rivedano le proprie posizioni di chiusura pregiudiziale e si aprano al dialogo su basi nuove, responsabili, lavorando per far ripartire un confronto necessario per arrivare al rinnovo e dare risposte concrete alle attese dei lavoratori”.
L’amministratore delegato di Nuova Banca Marche ha annunciato, così come previsto dal decreto, l’inizio della procedura di vendita dell’istituto bancario. Entro lunedì prossimo dovranno pervenire le manifestazioni di interesse all’acquisto. Un tempismo straordinario.Ad occhio e croce, stando ai mercati, le banche stanno perdendo quasi il 25% del loro valore. Ciò significa che, allo stato attuale, guadagnerebbe molto di più un venditore di stufe a pellets all’equatore che non chi, di questi tempi, dovesse vendere una banca. Figuriamoci se essa banca è stata sottoposta, poco più di un mesa fa, ad un provvedimento di risoluzione. Qui ci sono in ballo quasi tremila posti di lavoro e trecento filiali da piazzare su un mercato che giorno dopo giorno sta andando letteralmente a picco. Noi però stiamo tranquilli. Proprio ieri, quando il Monte dei Paschi, valeva sul mercato un miliardo e mezzo (giusto la metà dell’ultima ricapitalizzazione da tre miliardi) il ministro Padoan dichiarava alla Reuters che non c’era nessuna specifica preoccupazione sulle banche italiane. Il sistema è solido e non c’è motivo di generare inutili allarmismi. Lo stesso fanno i grandi giornali di cui le banche – ma è solo una bizzarra coincidenza – detengono significative quote di maggioranza di questi. Quindi ne sono gli editori. Fonti dell’Unione europea hanno fatto trapelare ieri la notizia che sono pronti dei piani di risoluzione (la medesima procedura che ha colpito le quattro banche italiane) per ben quaranta banche del continente e che per altrettante si stanno studiando i medesimi piani. A noi ci continuano a dire di stare sereni e di non preoccuparci. Bankitalia e CONSOB hanno attentamente vigilato e continueranno indefessamente a farlo per salvare i nostri risparmi.Un dettaglio significativo è che per la risoluzione di queste quaranta banche si sono consultate pure le autorità di vigilanza nazionali. Delle due una: o in Italia non è coinvolta nessuna banca, o in gran segreto ci rifileranno un altro, improvviso decreto domenicale con annesso azzeramento di azioni ed obbligazioni. Staremo a vedere. Il punto vero è che la vicenda di Banca Marche è stata solo la punta di un iceberg. Il sommerso era ed è molto più grave e preoccupante. E non è bastata la procedura di risoluzione di quattro piccole banche a mettere a tacere o a nascondere il mastodontico problema di tutte le altre. Soprattutto di quelle più grandi e cioè l’esorbitante cifra di crediti deteriorati che hanno in pancia. Questa dunque è la cornice entro la quale si muove pure la vicenda di Nuova Banca Marche. Benché questo giornale sia molto giovane, a differenza di altre testate, ha sempre guardato con occhio molto critico, da questa mia rubrica, tutti i passaggi sin qui avvenuti ed i protagonisti principali, Bankitalia in primis. Che con notevole ritardo ha condotto la situazione al doloroso epilogo della storia.Mi hanno colpito, inoltre la leggerezza e la somma approssimazione delle dichiarazioni entusiastiche di politici di primissimo piano. Primo tra tutti il presidente Ceriscioli che ancora solo qualche giorno fa sprizzava entusiasmo da tutti i pori. Sosteneva Ceriscioli, il 12 gennaio, che “Nuova Banca Marche ora, senza più il carico dell’indebitamento, è nelle condizioni di ripartire e di sostenere il tessuto produttivo marchigiano.” Il punto che tuttavia gli sfugge è che qui ci sono quasi tremila dipendenti da salvaguardare e trecento filiali da tenere in piedi. Quale istituto di credito potrebbe ad oggi – ed in queste condizioni – farsi carico di questo onere? Oppure c’è la volontà di svenderle in blocco a qualche fondo sovrano estero che si farà carico di tagliare tutti i costi (personale e sedi comprese) e poi rivenderla dopo tre, quattro anni lucrando sulle plusvalenze? Vallo a sapere. Di sicuro tutto questo ottimismo stride terribilmente con la realtà vera.
Mentre i lavoratori italiani vengono privati ogni giorno di sempre più tutele e garanzie un tempo considerate diritti acquisiti, ad Appignano, nel piccolo comune del maceratese, l’azienda del mobile Giessegi firma con i sindacati di categoria e le rispettive Rsu un accordo integrativo con molte misure a favore del lavoratore.Saranno garantiti un premio di risultato legato alla produttività collettiva e a quella individuale, una “Banca delle ore e flessibilità” per ogni dipendente.Il contratto integrativo, definito “all’avanguardia” dai sindacati, interessa i prossimi due anni fino al 2018 ed è stato siglato a favore di 450 dipendenti.L’accordo raggiunto “istituisce una ‘Banca delle ore e flessibilità’ per ogni dipendente dove verranno accumulate le ore straordinarie lavorate, le ex festività e i permessi non goduti, previsti dal CCNL. - spiega Massimo Giacchetti, segretario generale Filca Cisl Marche - I lavoratori potranno così avere a disposizione permessi straordinari durante l’anno da conciliare con le esigenze produttive ed organizzative aziendali.”Inoltre, nel contratto sono stati introdotti strumenti di formazione e maggiore attenzione all’ambiente lavorativo, come la possibilità di avere una sala mensa dove consumare il pasto, oltre ad impostare un sistema di relazioni sindacali e di confronto continuo con l’Azienda.
I sindacati regionali delle banche di credito cooperativo esprimono il loro punto di vista, a seguito dell'articolo apparso su Il Sole 24 Ore nel quale venivano palesate alcune difficoltà per gli istituti bancari cooperativi."Alla luce dell’articolo apparso sul Sole 24 Ore, inerente la situazione del Credito Cooperativo, in prossimità dell’emanazione del decreto legislativo per il riordino del settore, riteniamo opportuno evidenziare" si legge in una nota "che i dati indicati risultano parziali, datati e conseguentemente fuorvianti. Infatti, nello specifico, va evidenziato che il caso portato ad esempio negativo della Cassa Rurale di Camerano è già stato risolto da oltre un anno (dal 1° gennaio 2015) all’interno del Credito Cooperativo con l’incorporazione della stessa da parte di altra BCC, senza alcun tipo di ricaduta né sui lavoratori, né sulla clientela, né sul restante sistema bancario. A fronte di un Credito Cooperativo che fino ad oggi ha sempre trovato soluzioni al proprio interno, registriamo, di contro, i noti casi delle quattro banche Abi, oggetto di recente salvataggio, per le quali, viceversa, è stato chiamato a contribuire anche il Credito Cooperativo. Riguardo ai dati pubblicati rileviamo piuttosto la loro scarsa significatività, in quanto estrapolati da tutti gli altri indicatori di bilancio delle singole realtà. In questo particolare momento, riteniamo pertanto che sarebbe opportuno evitare di ingenerare ulteriore confusione nell’opinione pubblica con la diffusione di informazioni parziali".
Grande motivo di orgoglio per Confartigianato Imprese Macerata, il traguardo raggiunto da Daniele Zucchini con il suo brand “Daniele Hair Studio” che proprio domenica ha festeggiato i 25 anni d’attività, inaugurando i locali del suo nuovo salone, alla presenza del Sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli, del Maresciallo Salvatore Artese, dei Consiglieri Regionali Luca Marconi e Francesco Micucci e del direttivo di Confartigianato Civitanova.L’esperienza professionale di Daniele Zucchini, oggi vicepresidente del gruppo Acconciatori di Confartigianato Macerata, nasce fin dall’adolescenza presso Hair Stylists di zona ed è cresciuta frequentando le più famose accademie professionali di Londra. Stilista e formatore per importanti aziende del settore in Italia e all’estero, Zucchini vanta inoltre il marchio di qualità 100% Made in Italy per le sue attrezzature e prodotti di nuova concezione per parrucchieri, apprezzati a livello mondiale. Ricerca, innovazione e tanta passione per la sua professione sono gli ingredienti del grande successo del talentuoso imprenditore portopotentino, che da 25 anni rappresenta in modo eccellente l’artigianato del nostro territorio.
La Banca di Credito Cooperativo di Recanati è, secondo un'indagine de Il Sole 24 Ore, al settimo posto fra le banche di credito cooperativo a rischio.In Italia sono complessivamente quaranta le Bcc con forti crediti a rischio e, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano economico, una banca cooperativa su dieci possiede crediti deteriorati sopra il venti per cento del portafoglio. I dati sono stati elaborati dal "Sole 24 Ore" sui bilanci 2014 delle Bcc in base all’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Mediobanca.Nonostante il livello del 20% sia considerato una soglia critica c’è chi si è spinto ben oltre. Il record di crediti a rischio appartiene alla Cassa rurale e artigiana di Camerano, con un tasso pari al 37,9%. Secondo posto in classifica per la Banca di Teramo con il 32,9%. Segue la Cassa di Pinzolo al 26,3%. Al settimo posto il Credito Cooperativo di Recanati con il 25,5%, ma sono diversi gli istituti di credito cooperativo marchigiani presenti."Non è difficile capire dunque che basterebbe poco" scrive Il Sole "per procurare delle perdite che potrebbero avere un impatto rilevante sul capitale con tutte le conseguenze che l'entrata in vigore del bail-in comporta per soci e creditori". Questo l’elenco completo delle Bcc con crediti a rischio superiori al 20%:1- Cassa rurale e artigiana di Camerano: 37,9%.2- Banca di Teramo: 32,9%.3- Cassa rurale di Pinzolo: 26,3%.4- Cassa rurale di Mori: 26,2%.5- Banca di Pistoia: 25,7%.6- Bcc Agrobresciano: 25,6%.7- Bcc di Recanati: 25,5%.8- Cassa rurale di Levico Termine: 25%.9- Cassa rurale Brentonico: 24,5%.10- Banco Sviluppo coop. Credito: 23,9%.11- Cassa rurale di Pergine: 23,5%.12- Bcc del Vibonese: 23,5%.13- Bcc di Paceco: 23,4%.14- Bcc di Ghisalba: 22,9%15- Bcc Toniolo San Cataldo: 22,6%16- Cassa rurale Pinetana: 22,5%.17- Banca Don Rizzo – Bcc Sicilia occ.: 22,3%18- Cassa rurale Rovereto: 22,2%.19- Banca di Rimini credito Cooperativo: 21,9%.20- Bcc Comuni cilentani: 21,9%21- Cassa rurale di Aldeno e Cadine: 21,8%22- Bcc Sila Piccola: 21,8%.23- Bcc Area Pratese 21,7%.24- Cassa rurale Caldonazzo: 21,7%.25- Bcc Verbicaro: 21,3%.26- Bcc Picena: 21,1%.27- Bcc Gatteo: 20,9%.28- Bcc del Nisseno: 20,8%.29- Bcc di Scafati e Cetara: 20,8%.30- Bcc Colli Morenici del Garda: 20,7%31- Banca di Anagni: 20,7%32- Credito cooperativo Interprovinciale Veneto: 20,6%.33- Bcc Masiano 20,6%.34- Bcc Falconara Marittima: 20,5%.35- Credito coop. Centro Calabria: 20,5%.36- Bcc di Caltanissetta: 20,3%.37- Bcc del Lamentino: 20,2%.
Di fronte alle recenti dichiarazioni degli amministratori di Banca Marche arriva la reazione del Consigliere Regionale di Forza Italia Piero Celani, il quale si dice scettico dell’ottimismo sulla vicenda Banca Marche.“Francamente stupiscono alcune dichiarazioni degli Amministratori di Nuova Banca Marche, - scrive in una nota il consigliere regionale - quando dicono che ‘il peggio è passato, ora stiamo tornando alla normalità, in cui ciò che di nuovo entra nella banca, compensa quello che esce”.Per Celani la questione è tutta politica, in particolare il consigliere regionale attacca “l’accoppiata Renzi-Padoan che non ne ha azzeccata una, prima sbagliando i tempi della trattativa con l’Europa, dato che tutti sapevano fin dal 2013, anno di commissariamento di Banca Marche, quali erano le sofferenze accumulate e così, mentre la Merkel e gli spagnoli risolvevano i loro problemi, - si chiede - i nostri governi Letta e Renzi cosa stavano a fare?”Stesse accuse vanno alla Regione Marche, che per Celani dormiva il “sonno dei giusti senza accorgersi di nulla”. E poi ancora: “Se nella Legge di Stabilità è stato previsto un prelievo dal Fitd, Fondo interbancario di tutela dei depositi, di 100 mila euro, perché non è stato previsto di prelevare un importo tale da soddisfare tutti gli investitori retail, azionisti e possessori di obbligazioni subordinate, dato che trattasi di fondi “privati”, e nulla poteva eccepire l’Europa?”Al di là di tutti i provvedimenti presi, Celani mette in guardia il Governo sul pericolo più grande: “43 mila azionisti che perderanno tutto”.Per uscire dall’impasse il consigliere regionale consiglia al Governo di fare un bagno di umiltà ammettendo di aver sbagliato tutto, tempi e metodi, e integrando quanto già contenuto nella Legge di Stabilità, “in modo che il Fitd possa coprire tutti i danni fatti da Banca Marche ai cittadini Marchigiani. Solo così - spiega - il ‘sistema Marche’ potrà riacquistare fiducia nella banca del territorio, solo così ‘Nuova Banca Marche’ potrà tornare ad operare con fiducia sull’intera regione”.Infine, Celani auspica che “Governo e magistratura accertino con celerità e tempismo le responsabilità di coloro che hanno combinato tale disastro e paghino fino all’ultimo centesimo, e che i Marchigiani potranno tornare ad affidare, con tranquillità, i loro risparmi, spesso frutto del lavoro di una vita, ad un contesto Istituzionale credibile”.
Costituire una Commissione di inchiesta sulla vicenda Banca Marche che in breve tempo sappia fornire informazioni utili a prendere decisioni efficaci, per tutelare il sistema creditizio del territorio e ridare fiducia al sistema economico. È la richiesta che i consiglieri regionali di maggioranza hanno presentato oggi all'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa delle Marche.L'obiettivo è acquisire gli elementi necessari a far piena luce sulle ragioni che hanno portato l'Istituto Banca Marche ad accumulare le pesanti perdite che hanno danneggiato gli investitori e la comunità marchigiana. Proprio sulla base di tali delucidazioni, che saranno ricondotte nella relazione finale della Commissione, una risoluzione presentata oggi a firma del Presidente del Gruppo PD, Gianluca Busilacchi e sottoscritta dalla maggioranza, impegna il Presidente Ceriscioli a valutare insieme all'Assemblea legislativa le azioni più efficaci da intraprendere."La Regione ha necessità di conoscere e capire le dinamiche che hanno portato Banca Marche in amministrazione straordinaria e le relative responsabilità - ha detto il Presidente del Gruppo PD, Gianluca Busilacchi, nel suo intervento in Aula -; lo deve non solo ai 40mila azionisti dell'istituto di credito che hanno visto azzerarsi il valore delle proprie azioni e obbligazioni subordinate, ma a tutti i cittadini marchigiani. Dobbiamo svolgere il nostro ruolo anche nell'acquisizione delle informazioni prima di prendere decisioni"."La nostra risoluzione - ha aggiunto Busilacchi - è aperta ed estesa anche a tutte le forze dell'opposizione. Questo, infatti, è un tema importante su cui siamo intervenuti ripetutamente in questa Aula; lo stesso Presidente Ceriscioli ha riferito più volte comunicazioni sull'argomento e abbiamo anche chiesto, in fase di approvazione di bilancio, che la Giunta regionale si costituisca parte civile in questa vicenda".La risoluzione presentata dalla maggioranza evidenzia come, ad oggi, non sono del tutto chiari gli esiti effettivi dei controlli attivati dagli organismi preposti alla vigilanza sulle attività bancarie e se, a seguito degli stessi, siano state adottate misure adeguate alla gravità della situazione. “Ci siamo chiesti - ha detto ancora il capogruppo PD - quale sia stato il ruolo di Banca Italia dal punto di vista della vigilanza e crediamo sia doveroso verificarne il livello di efficacia. Vogliamo anche sapere perché alcuni provvedimenti siano stati presi così in ritardo, se non potevano essere assunti precedentemente, anche prima di spendere quattro milioni di euro in consulenze. E chiarezza sulla scelta che ha portato una svalutazione delle sofferenze bancarie all'82% anziché al 60-65%, come in altri casi.L'auspicio - ha, quindi, concluso il capogruppo PD - è che si risolva il tema della tutela del risparmio e si risollevi il sistema del credito, che in questi anni vive una mutazione genetica, che ha portato le banche ad allontanarsi dal loro ruolo originario, un ruolo di vicinanza al territorio e di spinta al suo sviluppo".
L'associazione 'Vittime del salva-banche' e quella degli azionisti privati di Banca Marche hanno organizzato per il 4 gennaio un presidio, dalle 8.30 alle 16, davanti alla sede dell'istituto in Corso Matteotti a Jesi. L'iniziativa, si legge in un volantino, è "contro le truffe perpetrate dalla vecchia Banca Marche ai danni dei propri clienti risparmiatori e l'indolenza della nuova Banca Marche nel trovare una soluzione per le vittime di questa criminale manovra". Adusbef e Federconsumatori intanto, tornano a chiedere una revisione del decreto 'salva-banche', "che ha sperimentato sulla pelle di 130.000 famiglie truffate e rapinate le nuove regole del bail in - dicono Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - con il risparmio espropriato dalle quattro banche del Centro Italia che ha azzerato il capitale , per un valore di 788 milioni di euro, cui vanno aggiunti 275 milioni di simili strumenti lasciati nei quattro "vecchi" Istituiti, Banca Marche, Etruria, Ferrara, Chieti ora in liquidazione". "Pur apprezzando l'apertura a parziali rimborsi, anticipati da Banca Etruria prima dell'entrata in vigore dei regolamenti attuativi delle elemosine arbitrali - conclude la nota - ritengono tali annunci piccoli espedienti sia per arginare le proteste itineranti dei risparmiatori, che il 4 gennaio 2016 saranno a Jesi, sotto la sede di Banca Marche, che evitare la fuga massiccia dei depositi. Le proteste di piazza ed i ricorsi giudiziari, non si fermeranno fino a quando non ci saranno rimborsi integrali per tutti i derubati, da Bankitalia e dallo Stato".
Innovazione e tradizione si fondono nella figura di Marco Guzzini, giovane e, sotto tanti aspetti, coraggioso imprenditore maceratese che ha puntato tutto sul rilancio di due locali del centro storico del capoluogo in un momento storico in cui poteva apparire una sorta di "mission impossible" investire nel settore della ristorazione e del beverage.Invece, il 2015 per il suo "Di Gusto Italiano" è stato l'anno della consacrazione: un'idea vincente che troverà una sorta di Di Gusto al quadrato nelle prossime settimane.Lo stesso dicasi per il rilancio dello storico Caffè Venanzetti che, alla fine del 2015, ha trovato la sinergia fra Guzzini e il Cerolini Group per offrire alla clientela sempre di più.Abbiamo intervistato Guzzini a tutto campo, dal rilancio del centro storico del capoluogo al coraggio di un giovane di mettersi in gioco e di investire nel settore del food & beverage, sempre con lo sguardo attento all'innovazione, a un personale giovane e competente, a una città che cresce.https://www.youtube.com/watch?v=goMsEDr6_Gk(Foto Si.Sa.)
Bankitalia, in collaborazione e accordo con il Governo italiano e le autorità Ue competenti, ha avviato il processo di vendita per le 4 "banche-ponte": Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara. Lo si legge in una nota in cui si specifica che "il processo di vendita verrà attuato in tempi brevi".La Banca d'Italia ha selezionato con apposita gara Société Générale in qualità di advisor finanziario, Oliver Wyman in qualità di consulente strategico e lo Studio Chiomenti quale advisor legale. Il processo di vendita, specifica Via Nazionale, "verrà attuato in tempi brevi e sarà supervisionato dall'Unità di Risoluzione e gestione delle crisi della Banca d'Italia attraverso il Fondo di Risoluzione, un istituto previsto sia dal diritto europeo che da quello italiano, finanziato da contributi di tutto il sistema bancario italiano nel rispetto delle norme europee in materia di aiuti di Stato". Il processo, assicura quindi Bankitalia, "sarà trasparente e non discriminatorio, esclusivamente finalizzato a massimizzare il ricavato nell'interesse delle aree economiche in cui le Banche stesse sono radicate".Le attività delle quattro banche sono state ristrutturate per facilitare il processo di vendita: ogni "banca-ponte" - spiega la banca centrale - è capitalizzata al 9% delle attività di rischio ponderate; gli attivi problematici in sofferenza saranno trasferiti a un nuovo veicolo separato denominato REV Spa, anch'esso capitalizzato dal Fondo di Risoluzione, cui verrà riconosciuto il ricavato della vendita o della gestione di quegli attivi. Le quattro banche, escludendo le attività problematiche in sofferenza, rappresentano nel complesso una quota di mercato di circa l'1 per cento dei depositi totali a livello di sistema, con un patrimonio netto complessivo di partenza di 1,8 miliardi di euro.
Ben otto comuni marchigiani parteciperanno a “CreaModaExpo”, l’evento fieristico in programma a Bologna dal 12 al 14 aprile 2016 dedicato ai componenti e agli accessori dei settori della Pelletteria, dell’Abbigliamento e delle Calzature, i settori trainanti della regione Marche. Operatori, stilisti e visitatori da oltre quaranta paesi stranieri si confronteranno nell’evento che anticiperà le nuove tendenze per la stagione Primavera/Estate 2017.Si tratta di Civitanova Marche, Corridonia, Fermo, Grottazzolina, Monte San Giusto, Monte Urano, Montegranaro, Sant’Elpidio a Mare.Dare un impulso al sistema industriale locale, aprendosi a iniziative nazionali in prospettiva internazionale, costituisce un obiettivo a cui tendono molte amministrazioni del distretto fermano-maceratese.Lo ha confermato il Direttore Operativo della società CreaModa Expo srl Eliseo Monaco nel corso di un incontro formale, svoltosi a Civitanova Marche.Durante il meeting – al quale erano presenti il Sindaco di Monte San Giusto Andrea Gentili, l’Assessore al Commercio di Civitanova Marche Francesco Peroni, il consigliere di Monte Urano Barbara Sabbatini e il Presidente di MAP Communication Mario Carlocchia, partner dell’evento – la dirigenza di CreaModa Expo srl ha dichiarato di voler guardare con attenzione e sostenere le piccole-medie imprese del settore per dar loro la possibilità di mettersi in mostra attraverso un’importante vetrina internazionale come CreaModaExpo.Per l’edizione di Aprile, CreaModaExpo si prefigge di far crescere il numero degli espositori del +20% rispetto alle edizioni precedenti, contando anche sulla presenza di visitatori e buyers internazionali di grande rilevanza, interessati, bisognosi di novità.
E’ Natale e i pacchi regalo restano ancora un dono che le aziende, non tutte, riescono a fare ai loro dipendenti, ma c’è anche chi nel dono mette qualcosa di più: il lavoratore stesso. Come? Distinguendo i doni: pacchi con o senza carne di maiale. Per ogni dipendente, cristiano o musulmano che sia. Succede nelle due aziende Eurosuole e Goldenplast di Germano Ercoli, imprenditore civitanovese che ieri sera ha tenuto il tradizione discorso di fine anno, consegnando i pacchi ai suoi 280 dipendenti a Civitanova Marche.Presenti all’incontro i dipendenti delle due aziende, il Senatore Mario Morgoni, l’Assessora regionale Manuela Bora, i Sindaci di Civitanova Marche, Claudio Corvatta, di Potenza Picena Francesco Acquaioli, di Montecosaro Renato Malaisi e di Monte San Giusto Andrea Gentili.Nel fare un bilancio dell’anno passato, dei successi e delle difficoltà, Ercoli ha fatto il punto sul momento della crisi che stiamo attraversando.“Non possiamo ancora dire che la crisi sia alle nostre spalle. - ha detto - Fino a ieri il compito di un imprenditore era: produrre un bene appetito al mercato, riuscire a venderlo al meglio e portarne a casa i ricavi. Da domani invece si aggiungerà un’altra preoccupazione, quella di trovare una banca sicura dove parcheggiare le disponibilità”.Ercoli è un imprenditore di ieri, che in quarant'anni non ha abbandonato una filosofia di fare impresa a molti giovani oggi sconosciuta. Quella di grandi gruppi industriali dove c’era l’attenzione per il lavoratore. Quella di Ercoli sembra rimasta lì: con i premi di produzione ai dipendenti, colonie estive per i figli, orari distinti di lavoro tra uomini e donne.Forse perché Germano Ercoli nasce operaio o perché sa, come dice, che se “si vive precariamente non si consuma”, che un dipendente trattato male, lavora peggio. “Se con i dipendenti ti comporti bene, non puoi far altro che andare bene. - dice Ercoli a Picchionews - Altra cosa è se ti metti sul piedistallo, a quel punto si crea il distacco”.I lavoratori italiani sono quelli che riuscivano a mettere da parte “un risparmio superiore al debito pubblico dello Stato, - spiega - con il 75%-80% dei cittadini proprietari della propria abitazione.” E aggiunge che l’aria che tira è cambiata: “Il risparmio in parte andato in fumo, la maggioranza con la preoccupazione di come gestirlo, mentre il valore dell’immobiliare in genere di molto svalutato”.La situazione la conosce bene ogni cittadino, dopo sette anni e mezzo di crisi. Il presente è quello delle politiche sul lavoro del governo Renzi che Ercoli giudica positivamente: “Sarebbe un successo se riuscisse a portare a termine almeno la metà di quello che dice, anche un terzo andrebbe bene”.E’ vero che “ci sentiamo tutti più poveri, chi finanziariamente, chi di idee e di spirito”, ma l’imprenditore marchigiano esorta gli altri imprenditori all’ottimismo, annunciando i prossimi investimenti delle sue aziende.Nel 2016 sono previsti investimenti che a Potenza Picena “potrebbero superare il milione di euro”, mente per Eurosuole “superare gli 8 milioni”.Lo stato di salute delle due aziende è ancora buono. GoldenPlast chiuderà il 2015 con un fatturato, simile a quello dell’anno scorso, di 42 milioni di euro e con una produzione di 17 mila e 500 tonnellate, mille in più del 2014 e con un utile di 4 milioni. Anche Eurosuole non è da meno, è previsto un fatturato superiore ai 41 milioni di euro, superiore del 5% rispetto all’anno precendete, e un utile di 3 milioni.Nel 2016, come ogni anno, non mancheranno i finanziamenti al sociale: Anfass di Potenza Picena, Croce Rossa di Porto Potenza, ASD Santo Stefano, Basket in carrozzina, Telethon, Caritas, Croce Verde di Civitanova, l’ANT e la Lega del Filo d’Oro.Cosa direbbe quest’imprenditore dell’Italia che fu, agli imprenditori che oggi, nell’era del precariato, non pagano o pagano, spesso male, i loro dipendenti, che non gli garantiscono le elementari otto ore di lavoro, che li stritolano come fossero sanguisughe?“Direi loro che non stanno facendo bene. - dice Germano Ercoli a Picchionews - Per tenere in piedi un’azienda quarant’anni ci vogliono competenza e la volontà di creare l’attaccamento all’azienda”.
Nega ogni coinvolgimento nella vicenda Banca Marche, in cui è indagato dalla Procura di Ancona insieme agli altri ex amministratori della banca, Germano Ercoli, imprenditore di Eurosuole e Golden Plast di Civitanova Marche.Durante il discorso annuale di bilancio delle due aziende che dirige, Ercoli ha espresso profonda amarezza per la vicenda di Banca Marche di cui è stato membro del Cda dal 2009 al 2012, ma ci tiene a prenderne le distanze e a ricordare che la situazione attuale è il risultato del “fallimento di un sistema, quello delle fondazioni, in cui persone non competenti facevano i banchieri”. “Ho accettato l’impegno nel Cda perché spinto da spirito di servizio, come amministratore indipendente ho agito secondo coscienza e i miei interventi nel Cda sono sempre stati orientati alla salvaguardia della Banca”.La delusione per lui è doppia perché Ercoli è anche uno dei tanti che aveva messo soldi nella banca. “Ho investito denaro in buona fede - ha detto l’imprenditore - e capisco l’amarezza e il disagio di chi ha perso i suoi soldi, perché è successo anche a me.”L’estraneità che Ercoli vuole sottolineare è totale: “Nel periodo in cui ero nel Cda, non ho mai chiesto un finanziamento alla banca, mai presentato un cliente e mai chiesto assunzioni di personale”.Ci tiene a ricordarlo l’imprenditore civitanovese che si trova di fronte “al rischio di veder screditata la mia immagine e quella dei miei collaboratori” - spiega e si domanda - chi ha fatto tutto questo il nuovo o il vecchio Cda?”L’imprenditore civitanovese ha le idee chiari su chi ha sbagliato nella vicenda Banca Marche e che oramai “a difendere gli istituti di vigilanza sono rimasti in due: uno a Macerata (un quotidiano on line, n.d.r.) e uno a Roma sul colle più alto (il Presidente della Repubblica, n.d.r.)”.
Apollo Global Management, Centerbridge Capital Partners e Anacap Financial Partners sono tra i fondi di private equity che stanno valutando la possibilità di farsi avanti per rilevare i quattro istituti 'rinati' grazie al decreto salva-banche del governo. Lo riporta Bloomberg, secondo cui il controvalore delle quattro banche potrebbe essere di 1 miliardo. L'interesse si concentrerebbe sulle banche più grandi, come Banca Marche e Banca Etruria, che potrebbero essere anche fuse. Le valutazioni sono per ora in una fase preliminare e non è detto che si traducano in un'offerta.
L’economia marchigiana soffre più che mai la crisi economica. Secondo il consigliere regionale di FI e vice Presidente della Commissione Attività produttive, Sviluppo Economico e Affari Europei, Piero Celani, la causa dell’andamento negativo dell’economia marchigiana, che negli ultimi anni si colloca al di sotto della media italiana, è dovuta alle sanzioni economiche contro la Russia.Per questa ragione ha presentato una mozione in Consiglio Regionale con cui chiede alla Giunta l’adozione di iniziative per il superamento delle sanzioni economiche applicate contro la Russia e una presa di posizione netta in sede di Conferenza Stato - Regioni.Inoltre, per Celani, è importante che la Regione chieda l’istituzione di un fondo comune straordinario, tra gli Stati membri, al fine di contenere parzialmente o totalmente, le ingenti perdite riscontrate dalle imprese marchigiane.“Nei primi tre mesi del corrente anno le aziende marchigiane - scrive Celani - hanno perso oltre 70 milioni di Euro, un valore che si somma ai 123,5 milioni di euro sfumati nel corso del 2014, con una diminuzione del fatturato pari al 42,3%. I settori maggiormente colpiti sono l’agroalimentare, il calzaturiero e l’industria del mobile, dove i fatturati nel 2014 sono scesi poco a più di 56 milioni di Euro rispetto agli 84 dell’anno precedente.”Il consigliere di FI cita alcune stime secondo cui “il combinato tra sanzioni UE e blocco delle importazioni da parte russa comporta la perdita di circa 8 milioni di euro al giorno per il sistema industriale italiano.”Prima della chiusura del mercato italiano nei confronti della Russia, essa insieme e Usa e Francia, rappresentava il primo sblocco commerciale per l’export del sistema manifatturiero marchigiano.Inoltre, un altro pericolo alle porte, secondo Celani, potrebbe essere anche “la perdita di quote di mercato delle aziende marchigiane a favore di prodotti provenienti da altri mercati.”
E’ stata presentata questa mattina presso la Camera di Commercio di Macerata l’ultima iniziativa dell’Ufficio Export di Confartigianato Imprese Macerata dedicata all’internazionalizzazione. Protagonista del video progetto dal titolo “SOS Export – Smart Video”, il docente esperto di marketing e internazionalizzazione Paolo Pugni, con l’aiuto del quale, attraverso delle pillole informative di pochi minuti, sono state redatte le principali linee guida per tutte quelle imprese che si affacciano per la prima volta al mondo dei mercati esteri, o che comunque vogliono saperne di più su come sviluppare le proprie potenzialità.Nell’ambito delle iniziative del contenitore “SOS Export”, che ha già visto l’organizzazione di workshop e seminari su l’utilizzo del web, la partecipazione alle fiere e l’importanza del packaging, “Smart Video” mette a disposizione delle aziende 26 mini video che affrontano diversi temi, dagli errori da evitare, al marchio “100% made in Italy”, gli incoming, i social media, fino al web marketing e l’e-commerce. Con questo progetto Confartigianato ha voluto creare uno strumento concreto per aiutare le proprie aziende fornendo loro dei suggerimenti su come approcciarsi all’export in maniera intelligente ed efficace. Consigli operativi e pratici quelli forniti dal consulente per lo sviluppo delle imprese Pugni, che sono delle vere e proprie strategie da seguire per ottenere successo nelle esportazioni del made in Italy che, come è noto, ha da sempre un forte appeal nei mercati esteri.“Confartigianato – afferma Paolo Pugni – ha ben interpretato le esigenze delle proprie imprese coniugando le necessità di oggi di avere il maggior numero di informazioni concrete e utili, nel minor tempo possibile. Il format di questo progetto infatti consente proprio di fruire in maniera molto rapida delle informazioni e dei consigli forniti alle aziende, e favorisce inoltre la viralità degli stessi video attraverso la rete. Anche per le piccole imprese è possibile andare all’estero e far conoscere i propri prodotti con successo, purché ci sia però una pianificazione, una strategia e un businessplan ben preciso”.“Complessivamente la situazione dell’export – dichiara Paolo Capponi, Responsabile dell’Ufficio Export di Confartigianato Macerata - nonostante la crisi Russia-Ucraina che ha causato un calo medio delle esportazioni del -36% per le nostre aziende, fa invece ben sperare. Dati positivi arrivano infatti dalla Svizzera con un aumento del +28%, Cina (+25,2%), Hong Kong (+22,5%), Corea del Sud (+27,5%) e Stati Uniti (+16,4%) per i quali le imprese del settore calzatura e pelletteria del distretto fermano-maceratese hanno riscontrato un aumento del +30,5%. In particolar modo nel primo trimestre 2015, in cui i prodotti maggiormente esportati sono stati quelli relativi al Mobile (+9,1%) e all’Agroalimentare (+13,9%), l’Europa ha registrato un +4%, con un calo evidenziato solo in Francia. Con questo progetto, che si presenta come l’inizio di un più articolato percorso formativo, vogliamo mettere a disposizione delle nostre imprese gli strumenti adatti per comprendere e sfruttare al meglio il valore dell’italianità”.Gli “Smart Video” che vogliono essere un primo step di alfabetizzazione al processo di internazionalizzazione e ai quali ne seguiranno altri sempre più approfonditi e professionalizzanti, saranno presentati alle imprese e divulgati attraverso i social network dell’Associazione nel prossimo gennaio 2016.
#lavoroincorso è il nuovo Fondo comunale anticrisi istituito dall’Amministrazione comunale di Macerata per il 2016 destinato ad azioni di sostegno al reddito dei nuclei familiari che a seguito della crisi economica hanno perso il lavoro. Il progetto, presentato oggi in Comune dall’assessore ai Servizi sociali, Marika Marcolini, prevede uno stanziamento di 90.000 euro attraverso l’attivazione di almeno 60 borse lavoro – e non più contributi una tantum - della durata di tre mesi, nei servizi comunali, aziende, soggetti del Terzo settore con la presenza del borsista nel luogo di lavoro per 20 ore settimanali e con un rimborso spese di 500 euro mensili con i conti Inail a carico del Comune. Il progetto prevede una compartecipazione delle aziende al rimborso per 165 euro mensili per un totale di 495 euro per l’intero periodo. “Gli obiettivi alla base di #lavoroincorso – ha affermato la Marcolini - sono, oltre a quello di sostenere il reddito delle famiglie in difficoltà, di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità, rendere disponibili risorse lavoro alla collettività, offrire servizi al territorio e dare la possibilità a chi si trova in difficoltà di reinserirsi nel mondo del lavoro. Si tratta della prosecuzione di un percorso già avviato dalle Amministrazioni precedenti ma a differenza di qualche anno fa, quando venivano erogati contributi a pioggia, oggi il fondo è legato a progetti lavorativi. La maggior parte delle richieste che arrivano nei nostri uffici – nel 2.014 sono state complessivamente 4.100 mentre per questo anno, fino alle fine di novembre erano già 4.000 - ora riguardano, nella maggior parte, proprio la necessità di impiego”. Beneficiari - L’iniziativa si rivolge ai cittadini che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e che si trovino in situazione di difficoltà a seguito della crisi economica da data non antecedente il 1° gennaio 2014., nello specifico: a) disoccupati per licenziamento da parte dell’azienda o per dimissioni per giusta causa; b) disoccupati per mancato rinnovo del contratto di lavoro a tempo determinato ed aver lavorato per almeno 3 mesi con uno o più contratti anche non continuativi precedentemente alla data di disoccupazione. c) cassaintegrati; d) iscritti alle liste di mobilità; e) essere stati lavoratori autonomi, aver cessato l’attività e essersi iscritti al CIOF entro i due mesi precedenti la data di pubblicazione dell’avviso. Requisiti - I destinatari dovranno essere in possesso di una certificazione ISEE, calcolata secondo le nuove disposizioni, inferiore o uguale a 25.000,00 euro. Le domande potranno essere presentate appena verrà pubblicato il bando e questo avverrà non prima del 15 gennaio. Il Fondo anticrisi in numeri - Dal 2009 ad oggi i fondi comunali anticrisi stanziati hanno raggiunto quota 512.500,00 euro e ne hanno beneficiato in totale 1.137 persone. Nello specifico nel 2009 il fondo era stato di 60.000 euro per 183 beneficiari, nel 2010 120.000,00 euro per 110 persone, nel 2012 135.000,00 euro per 564, nel 2013 100.000,00 euro per 170 e infine a cavallo tra il 2014 e il 2015 97.500,00 euro per 98 persone.(FOTO GUIDO PICCHIO)