di Jacopo Ventura

Funerali Alika, il ricordo della comunità africana: “Lavoriamo insieme per la convivenza" (FOTO e VIDEO)

Funerali Alika, il ricordo della comunità africana: “Lavoriamo insieme per la convivenza" (FOTO e VIDEO)

Un funerale solenne, eseguito secondo il rito evangelico pentecostale, scandito al suo inizio dalle dolci note di 'Amazing Grace', ordinato e composto per quanto possibile nonostante la presenza di giornalisti, curiosi e qualche rappresentante politico (si segnala la presenza della neo deputata Pd, Irene Manzi). L’ultimo saluto ad Alika Ogochukwu, tenutosi oggi alle ore 14 presso il chiostro di San Domenico a San Severino Marche, ha riunito fra i vari alcuni membri della comunità nigeriana delle Marche (come il responsabile di Anolf Macerata, Sammy Kunoun), della NIDOE (compreso il presidente George Omo Iduhon) e lo stesso Francesco Mantella (legale della vittima in vista del processo a carico di Filippo Ferlazzo, autore dell’omicidio). Tutti insieme per presenziare alla funzione religiosa e stringersi - ancora una volta - intorno al dolore della vedova Charity Oriachi e della sua famiglia. “L’unico messaggio da lanciare oggi è ancora una volta quello della tolleranza - ha dichiarato Omo Iduhon - e rinnovare l’invito alla comprensione reciproca. Facciamo parte di culture diverse e possiamo solo imparare l’uno dall’altro. In Nigeria ci sono molti italiani che si sono perfettamene integrati e hanno contribuito alla crescita del paese: come comunità, vorremmo anche noi fare la nostra parte e sostenere lo sviluppo dell’Italia”. “Questa vicenda ha scosso le coscienze di molti - ha aggiunto Mantella - ed evidenzia la nostra difficoltà nel saper monitorare la presenza di persone con problemi psichici o comunque inclini a manifestare comportamenti violenti. Chi strumentalizza simili eventi vede il problema unicamente dal suo punto di vista, spesso sbagliato; dopodiché, la questione viene rimandata alla necessità di creare le condizioni per la migliore convinvenza possibile fra i popoli. Serve uno scatto culturare reciproco, lavorare sulle regole del vivere civile, affinchè il 'diverso da noi' non sia più visto come un pericolo, ma come un’opportunità”. Di seguito, il servizio:

01/10/2022 17:02
Pd e M5s ripartono. Mangialardi, “Si torna all'opposizione”. Emiliozzi, “Prima il bene dei cittadini"

Pd e M5s ripartono. Mangialardi, “Si torna all'opposizione”. Emiliozzi, “Prima il bene dei cittadini"

Il giorno dopo le elezioni politiche si raccolgono i cocci e si riparte: questo vale per chi, in un modo o nell’altro, ha fatto quel ha potuto questa estate per contrastare il più possibile l’avanzata di Meloni e fratelli. Certo, il Partito Democratico ha perso nel frattempo ulteriori 'punti credibilità' dopo il matrimonio fallito con Calenda; il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, ha saputo ripartire dalla scissione dimaniana e costruire in tempi brevi una 'remontada' che lo ha consacrato terza forza politica. Tutti gli altri - non ce ne vogliano - son nessuno. Mentre prosegue il traffico di informazioni sui dati ufficiali, dal podio elettorale già si indicono conferenze stampa e rilasciano dichiarazioni: chi per festeggiare e chi per prendere atto di un risultato che, indubbiamente, costringe a rimettere in discussione le proprie azioni fin qui impilate. Nella regione delle Marche - ormai quartier generale del centrodestra - l’analisi di quanto è accaduto alle urne viene demandata a rappresentanti di partito come Maurizio Mangialardi (consigliere regionale, Pd) e Mirella Emiliozzi (deputata per il M5s nella provincia di Macerata). “La legge elettorale ha determinato un chiaro e prevedibile risultato - commenta Mangialardi - ovvero la piena affermazione di Fratelli d’Italia che prosciuga di fatto la Lega e mantiene congelata Forza Italia. Meloni ha sfruttato al meglio il proprio carisma da ‘cintura nera dell’urlo’ e le correnti modalità elettive: ma ora, al di là degli slogan, bisognerà vedere quanto sarà coerente. Ho i miei dubbi in proposito: ha già cambiato idea sia sulle trivelle sia sull’Europa”. “Sull’astensionismo invece dobbiamo abituarci - prosegue - è un tema che non siamo riusciti a intercettare. Oggi si ristabilisce quadro democratico chiaro, con un’opposizione che può adempiere al suo ruolo: il Pd rimane, in questo senso, un partito invariato perché a differenza di altri - che prima raggiungono risultati clamorosi e poi scompaiono - è rimasto sempre intorno al 20%. E il risultato di queste elezioni avrà senz'altro ripercussioni sulla stessa regione Marche: a quel punto non si potranno più dare colpe a chi c’è stato prima al governo”. “Tornare all’opposizione sarà salutare per tutti - conclude - ma dovremo andare oltre la responsabilità fine a se stessa e ricostruire rapporti con la gente e anche con gli altri gruppi politici (come Azione e M5s): con alcuni di loro, alla fine, condividiamo idee e aspetti comuni riguardo temi come i diritti civili, il lavoro, l’economia, l’istruzione, la sanità. Ricordiamoci che la maggioranza raggiunta dal centrodestra non rispecchia la reale volontà popolare”. Di altra forma e spessore è, invece, il commento di Mirella Emiliozzi. “Non bisogna fare gruppo solo per sconfiggere l’avversario, ma per costruire: una premessa che non c’è mai stata. Il Movimento ha avuto i suoi problemi prima di ritrovare stabilità, e la mancanza di chiarezza del Pd ha giocato un ruolo decisivo. Ciononostante, ci siamo rimessi in sesto e portato avanti idee nelle quali siamo molto convinti: è importante essere a contatto con la realtà e le priorità delle persone. Dopo l’alluvione di Senigallia, per esempio, non possiamo più permetterci ritardi sulle comunità energetiche e le rinnovabili”. “Non più di un mese fa ci davano tutti per morti - continua - e invece l’ultima campagna elettorale ci ha dato la possibilità di raccontare ciò che avevamo già fatto: prima eravamo impegnati nel lavoro, piuttosto che stare su internet o andare in giro a prendere caffè e scattare selfie. Draghi al governo non ha saputo ottenere un tetto al prezzo del gas, e Meloni non è detto che ci riesca: il presidente Conte a suo tempo era riuscito a imporre il debito comune secondo la formula del recovery found all’Europa della pre-pandemia”. "La differenza nella nostra rivoluzione gentile - conclude - è che la persona torna ad essere al centro di tutto, di ogni scelta e decisione. Noi continueremo a fare il bene dei cittadini, e chiunque voglia allinearsi a questo principio è il benvenuto. Questo significa fare politica”.

26/09/2022 16:19
L’Italia sceglie di astenersi: la destra sale al governo e la sinistra torna all’opposizione

L’Italia sceglie di astenersi: la destra sale al governo e la sinistra torna all’opposizione

Se fosse un film s’intitolerebbe “Sono tornata” (Luca Maniero non me ne voglia). Del resto, essere eredi - e con vanto - di una certa ideologia politica, ha le sue responsabilità e conseguenze. Soprattutto se si ha a che fare con un paese dalla memoria corta. Un fatto da considerare però c’è, come una sorta di profezia: l’appello su Tik Tok di Giorgia Meloni al voto, ammiccante e con due bei frutti tondi alla mano. Roba che farebbe concorrenza alla migliore commedia all’italiana, o al massimo ripensare a qualche serie animata come i Simpson o i Griffin. E invece è pura realtà social, oltre che piena violazione del silenzio elettorale (da qui la profezia). Un modus operandi comune al centrodestra - lo stesso Matteo Salvini ci è ricascato, dopo le regionali del 2020 - ma che lascia le mani pulite grazie al vuoto normativo mai colmato della legge 212 del 1956. Trovata la falla, tanto vale approfittarne. Ciò non toglie che la vittoria - attenzione, non il trionfo! - di Fratelli d’Italia è stato il risultato inevitabile di un percorso iniziato dieci anni fa sotto il 2%, l’egida della fiamma tricolore e forte di quella frangia estremista di destra che ha sempre auspicato un ritorno al “quando c’era lui”. Sfondato il tetto del 40% delle preferenze, la già presidente dell’European Conservatives and Reformists Party consacra un successo già annunciato durante l’estate, da prima della caduta del governo Draghi. Nonostante il naufragio stile "Titanic" della Lega e il revival di cera di Forza Italia, il risultato - insieme al dato del 36% relativo agli astensionisti (il più alto della storia repubblicana) - testimonia un savoir faire di Meloni da vera leader. Che avrà comunque bisogno di un tecnocrate (italiano o straniero?) che ora gli spieghi cosa fare per andare oltre parole e promesse. E gli avversari? Da un primo sguardo non solo percentuale, l’opposizione che si prospetta rischia di essere seriamente la meno rilevante di sempre, complice il futuro incerto del Partito Democratico - la cui debacle del meno 20% dovrà far ulteriormente riflettere su quanto e come sia stato fatto negli ultimi dieci anni - e la capacità del Movimento 5 stelle (oggi terza scelta degli italiani) nel dimostrare di essere qualcosa di più che il primo partito nel Sud Italia. Un dato, quest’ultimo, che dà ulteriormente contezza di come il paese non riesca ancora ad andare oltre certi problemi atavici: l’abisso che continua a separare Nord e Sud, il rapporto malato fra politica, libertà e partecipazione sociale, la nostagia di un gruppo di individui che da oggi si sentiranno più legittimati ad alzare la mano destra tesa. All’inizio, magari, solo per gioco. Dunque, la sintesi della (nuova?) Italia vede Giorgia Meloni prossima alle stanze di palazzo Chigi; il centrodestra con ogni probabilità - dipende dall’entità delle fratture interne - subirà un rimpasto di adepti a seconda di chi soffierà più forte sulla bandiera; la sinistra, invece, dovrà cospargersi di cenere il capo e preoccuparsi di come tornare a fare opposizione in maniera sana (e soprattutto onesta). Il resto, volenti o nolenti, si registrerà nelle conseguenze sul medio e lungo termine: soprattutto a livello sociale e culturale.

26/09/2022 12:41
Pasta di Camerino, crisi imprese. Maccari: “Attingiamo dai risparmi per evitare licenziamenti" (FOTO e VIDEO)

Pasta di Camerino, crisi imprese. Maccari: “Attingiamo dai risparmi per evitare licenziamenti" (FOTO e VIDEO)

Assodato che la regione Marche - con la sua storia e le sue tradizioni - sia da tempo sempre più legata a doppio filo con il mondo dell’imprenditoria, non stupisce la mole di ripercussioni che la galoppante crisi energetica insieme al caro vita stanno avendo sull’intera filiera dell’industria. Ragion per cui, quindi, non stupisce nemmeno il forte richiamo alla soluzione ‘risparmio’ che molte famiglie stanno già adottando: a cominciare dal carrello della spesa. Fra le cause maggiormente imputabili, c’è la progessiva inclinazione al 'consumo dei pasti fuori', e quindi anche quella a ‘sprecare’ meno in casa (complice l’aumento del costo delle bollette). Non solo: secondo l’ultimo studio di Coldiretti, le famiglie italiane stanno sistematicamente tagliando la quantità di cibo nel carrello e ricorrendo sempre più spesso alla spesa presso i discount. A conferma di ciò, Codacons e Istat avevano già segnalato a fine agosto un significativo rincaro del prezzo dei generi alimentari primari, fra cui: del pane pari al 13,6%; della pasta, +25,8%; dell'olio di semi +62,2%; della farina e del sale in media del +23%. In breve, se consideriamo la spesa annua delle famiglie (nucleo di 4 persone), nel 2022 prodotti come pane e cereali sono costati ben 175 euro in più rispetto allo scorso anno, proprio a causa dei pesanti incrementi dei listini al dettaglio. “Nell'ultimo anno l'acquisto della pasta è sceso del 3,5% - spiega Federico Maccari, amministratore delegato e direttore commerciale di Pasta di Camerino e Entroterra spa -, il che aiuta a comprendere ulteriormente come la generale tendenza al risparmio stia incidendo anche sui beni di prima necessità. La nostra azienda si accompagna da sempre a una tradizione di famiglia importante, e in virtù del momento storico che stiamo vivendo ha già messo in campo delle soluzioni, attingendo dai propri risparmi. In questo modo, andremo a pagare la differenza su tutte le vendite mancate e manterremo (per ora) un certo equilibrio tra domanda e offerta, senza andare troppo in perdita”. “Il grande problema delle Marche - continua il Ceo - non è solo una politica instabile e priva di visione lungimirante, ma anche la sostanziale propensione al campanilismo di molti imprenditori. Penso che per un decisivo cambio di rotta si debba forgiare un nuovo senso di comunità, che già sta funzionando in altre regioni come l’Emillia Romagna o il Lazio. Le misure da adottare nell’immediato sono importanti, ma lo è ancor di più l’attuazione di un piano strategico a medio e lungo termine che consenta alla piccola e media imprenditoria di rimanere in piedi senza ricorrere a drastiche soluzioni, come la riduzione di personale o il blocco della macchina produttiva”. Di seguito, il servizio:

24/09/2022 10:00
Macerata, recessione economica. Confindustria: “Nel 2010 potevamo evitare la crisi, ora corsa ai ripari” (FOTO)

Macerata, recessione economica. Confindustria: “Nel 2010 potevamo evitare la crisi, ora corsa ai ripari” (FOTO)

Taglio obbligatorio fino al 10% sul consumo di elettricità per ridurre la domanda, tassazione sugli extra-profitti per le multinazionali, contributi di solidarietà da parte delle società che lavorano i combustibili fossili: sono le direttive principali dettate dal pacchetto energetico tuttora in fase di elaborazione presso i piani alti di Palazzo Berlaymont a Bruxelles. Misure tappabuchi, le ennesime, attraverso le quali l’Ue - e quindi l’Italia - sperano di poter fronteggiare la stagione fredda dei rincari energetici esplosi con la pandemia e ancora influenzati dalla guerra russo-ucraina. Ma per il nostro paese, la ‘logica delle pezze’ è prassi tradizionale da almeno 20 anni, complici l’instabilità politica e un iter amministrativo-procedurale troppo complesso per riuscire a mettere sul campo interventi decisivi in tempo utile. Si pensi all’attuale caro vita, al rincaro di energia e materie prime, ma anche a tutte quelle circostanze più pratiche in cui determinati ritardi hanno comportato una serie conseguenze sul piano sociale e civile: fra i più rilevanti, il sisma 2016 per il centro Italia e, non ultimo, i dissesti idrogeologici emersi nell’Anconetano con l’ultima alluvione del 15-16 settembre.  “La situazione si prospetta drammatica sotto vari aspetti: quello delle bollette è un tema gravoso e sicuramente lo Stato dovrà mettere a disposizione tutti i sussidi e gli indennizzi possibili per alleviarne l’impatto”, esordisce nell’intervista che segue il direttore di Confindustria Macerata, Gianni Niccolò. Sale l’inflazione, e i consumatori consumano sempre meno. Quali soluzioni occorre mettere subito in campo? Le aziende sono molto preoccupate. Bisogna puntare sul tetto al prezzo del gas e al disaccoppiamento energetico: sarebbe un segnale di coesione e coerenza anche da parte dellla Comunità europea. La riflessione, però, è anche di carattere strategico. Nelle Marche, per esempio, dovremmo spostare l’attenzione sul concetto di autosufficienza, di indipendenza, essenziali anche in termini di competitività. I mancati interventi nel corso degli ultimi 10 anni hanno avuto conseguenze non solo sul piano energetico, ma anche sulle questioni piu pratiche, come la ricostruzione post sisma. Il PAI del 2016 è stato un esempio di programmaticità, ma per lo più rimasto sulla carta. Abbiamo l’abitudine in Italia di guardare al fatto patologico del momento e trarre subito delle conclusioni. Penso invece che si debba migliorare sul piano amministrativo, essere più flessibili in termini legislativi in modo da intervenire più rapidamente e con strumenti adeguati. Serve anche una stabilità politica, o no? E’ un problema di invarianti: la sicurezza del cittadino è un tema fondamentale sul quale non si può non convergere politicamente. Accorciare l’iter burocratico - che passa già per bandi, gare di appalto, distribuzione degli incarichi, individuazione delle aziende ecc. - è utile per riconferire valore anche al meccanismo della deroga e dell’urgenza in virtù di interventi immediati laddove occorrono. Dovremmo, inotre, essere più vigili nell’affidarci a figure professionali competenti: nelle Marche paghiamo lo scotto di una struttura amministrativa insufficiente. A tal proposito, per lei quanto è significativo che quattro assessori su sei alla Regione stiano cercando di accaparrarsi una poltrona in Parlamento piuttosto che rimanere qui a fare il loro dovere? Come cittadino ho fatto le mie valutazioni e ho le mie idee, ma in quanto rappresentante di Confindustria mi interessa solamente il metodo con cui andiamo a selezionare la classe dirigente adeguata. Quest'ultima, poi, dovrebbe restituire valore e tutelare tutte quelle che sono le tipicità e le vocazioni del nostro territorio, come il settore manifatturiero. Così si garantiscono occupazione e produttività, oltre alla possibilità di puntare su una maggiore indipendenza economica. Non aver saputo valorizzare le proprie eccellenze è stata una mancanza del tutto marchigiana o anche di livello nazionale? Temo che questo paese non abbia avuto finora una vera politica industriale e strategica, colpa del retaggio culturale che ci portiamo appresso (contrapposizioni varie, instabilità politica). In Regione si guarda molto ai fondi comunitari e ad altri canali di finanziamento, ma occorre fare di più: le aziende, alla fine, chiedono un minimo di sostegno, non contributi a pioggia in maniera indiscriminata. La progressione del caro vita porterà alla perdita di quasi 600 mila posti di lavoro. Cosa si sente dire alle famiglie degli operai in vista dell’inverno nero? Questo territorio ha sempre dato segnali di coesione e compattezza nei momenti di crisi: l’imprenditore non ha mai lasciato soli i propri collaboratori. Confindustria ha un rapporto strutturale con tutte le realtà aziendali e sociali: sicuramente si dovranno fare delle scelte sofferte, ricorrere nuovamente alla cassa integrazione come fu durante il covid. Ma il problema rimane di natura strategica. Gli imprenditori stanno gia cercando soluzioni alternative, anche se i primi bandi del PNRR riguardano il settore pubblico. Il tempo, purtroppo, non è una variabile gestibile: la rapidità e l’impegno lungimirante saranno decisivi nei prossimi mesi, anche per quanto riguarda il sostegno alle fasce sociali più deboli. E dire che già ad ottobre 2021 avevamo avvisato chi di dovere sulle varie criticità e sulla necessità di intervenire. Perché secondo lei non siete stati ascolati? Le priorità di governo spesso non tengono conto degli asset principali, e le dinamiche inseguono logiche di consenso a breve termine piuttosto che di programmazione a lunga scadenza. Una caratteristica ormai tipica della nostra politica.  

22/09/2022 10:00
Rischio esondazione per i fiumi Chienti e Potenza. Materazzi: “Serve manutenzione programmata” (FOTO e VIDEO)

Rischio esondazione per i fiumi Chienti e Potenza. Materazzi: “Serve manutenzione programmata” (FOTO e VIDEO)

“Il disastro del Misa non è imputabile a un’alluvione di entità eccezionale come quella occorsa nella notte tra il 15 e il 16 settembre, ma ai 40 anni di interventi mancati - in primis, la cassa di espansione per il fiume”. E’ questa la principale spiegazione ad oggi formulata da organi di stampa e addetti ai lavori, senza prendere troppo in considerazione i 400 millimetri di pioggia caduti in appena sei ore nell’Anconetano (quella di tre mesi tutti insieme, per capirci) : altrimenti si dovrebbe tirare in causa anche la questione legata più strettamente all’emergenza climatica. Passata la tempesta, però, rimangono il dramma di chi ha perso tutto e, soprattutto, la paura che simili fenomeni possano a ripetersi. Un allarmismo che in poco tempo si è riverberato anche sulla provincia di Macerata, in virtù della presenza dei fiumi più importanti quali il Chienti e il Potenza (rispettivamente, 91 e 95 km di lunghezza) e dei loro affluenti (circa 20). “L’evento dello scorso weekend - spiega il geologo e professore presso UniCam, Marco Materazzi - rientra nella cosiddetta configurazione barica: l’estate particolarmente secca di quest’anno ha determinato l’insorgere di perturbazioni e precipitazioni la cui entità, purtoppo, non è prevedibile né tantomeno registrabile dai modelli metereologici correnti in maniera localizzata”. (fiume Potenza) A giustificare l’esondazione del Misa, dunque, concorrono altri fattori critici di diversa natura: il bacino più piccolo rispetto a quello di altri fiumi marchigiani, l’alveo fluviale più stretto, la mancanza di interventi strutturati anche presso l’affluente Nevola. “Come è stato per il Burano che ha rigettato fango su Cantiano e Pietralunga (PU) - continua il geologo - il problema parte dalle ostruzioni che i corsi d’acqua possono incontrare, solitamente dovuti a manutenzione incompleta o del tutto assente: questo comporta l’accumulo di melma e vegetazione per lo più morta che di conseguenza va a incidere sugli argini, agevolando il rischio di piena”. Nel Maceratese, il Potenza ha già avuto in passato i suoi problemi: è del 2013 l’ultima esondazione davvero significativa che rischiava di avere ripercussioni gravi soprattutto sulla comunità di San Severino Marche e Sambucheto. Nello stesso anno, anche il Chienti si rivelò minaccioso per le zone di Montecosaro, Morrovalle e Civitanova, con acqua, fango e detriti che invasero persino la superstrada. (fiume Chienti) “Dopo quanto è accaduto nell'Anconetano - continua Materazzi - il rischio di alluvioni e straripamenti rimane alto anche nei territori di Macerata e provincia. Il genio civile, a suo tempo, è intervenuto nei punti principali del Chienti e del Potenza, ma è senz’altro opportuno riprendere i lavori in maniera selettiva presso gli altri reticoli idrografici: ripulire i fossi, rimuovere la vegetazione morta, preservare quella sulle sponde per impedire che crollino gli argini. In questo senso, le criticità sono ancora molto sensibili, e persino eventi atmosferici di minore entità possono determinare serie conseguenze per i centri abitati e la comunità maceratese”. Di seguito, il servizio:

21/09/2022 13:20
Recanati, Fatar e l’inverno nero delle imprese. “Se politica non ci ascolta, sarà disastro economico” (FOTO e VIDEO)

Recanati, Fatar e l’inverno nero delle imprese. “Se politica non ci ascolta, sarà disastro economico” (FOTO e VIDEO)

All’alba dell’ultimo decreto “Aiuti Ter” varato il 16 settembre, il pensiero che si possa tirare un generale sospiro di sollievo sembra essere piuttosto pleonastico: famiglie e imprese italiane, infatti, sono più che consapevoli che la nuova misura servirà senz’altro a mettere una pezza (l’ennesima) sui vari rincari, ma anche che non basterà ad esorcizzare il sempre più realistico spettro della recessione. Nella provincia di Macerata, come nel resto della regione Marche e dell’Italia, si respira ormai da mesi una forte aria di incertezza rispetto alla quale i vari imprenditori (piccoli e medi soprattutto) cercano costantemente - loro malgrado - di scendere a patti. Auspicando una soluzione che, però, potrebbe non giungere in tempo: anzi, per qualcuno siamo persino fuori tempo massimo. A sostenerlo è Marco Ragni, figlio del fondatore Lino e oggi amministratore delegato della Fatar srl, azienda nata nel 1956 come piccolo laboratorio artigianale per la produzione di tasti per fisarmoniche e oggi leader mondiale in quella di strumenti musicali (in particolare, tastiere per pianoforti e sintetizzatori). Visitando gli uffici e le catene di montaggio all’interno della sede - situata nella zona industriale di Squartabue (Recanati) - l’a.d. ha raccontato del suo ‘esordio alla guida’ nel 2008 (nel pieno della crisi finanziaria), dei risvolti inaspettati della pandemia, e spiegato perché dovremmo prepararci al peggio in vista dell’inverno 2022. “Gli anni d’oro dell’azienda sono stati senz’altro quelli a cavallo fra i ’60 e i ’70 - afferma - e oggi contiamo circa 75 operai qui nelle Marche più altri 170 nella sede di Tunisi. Il processo di delocalizzazione per noi è stato necessario a seguito della crisi del 2008, permettendoci di rilanciare l’intera macchina produttiva e tornare ad essere competitivi sul mercato: del resto, un patrimonio culturale legato agli strumenti musicali come quello che abbiamo qui da noi non potremmo trovarlo da nessun’altra parte”.    Una grande tipicità, dunque, che va ad unirsi a tutte le altre puramente marchigiane: e che (ahinoi!) le ultime politiche regionali e nazionali non hanno saputo tutelare a dovere. “Gli eventi legati alla pandemia hanno scosso il paradigma precedente del mercato e della produzione - continua l’a.d. di Fatar - che oggi si sono tradotte sempre più in caro vita e caro energia. Già nel 2010, dalle stanze di Confindustria, alcuni di noi imprenditori avevano avvisato i politici del fatto che l’Italia fosse il primo paese al mondo per dipendenza energetica, e che si dovesse progettare una soluzione prima che fosse troppo tardi. Ma non siamo stati ascoltati”. Tornando ai giorni nostri, è di una vera e propria emergenza nazionale quella di cui oggi si parla a più riprese; e rispetto alla quale i vari governi succedutisi nelle ultime due decadi hanno saputo fare ben poco per scongiurarla. “Viviamo una stagione lunga vent’anni - spiega Ragni - di rincorsa al consenso a breve termine. E che stiamo pagando ancora in termini di instabilità, ritardi sugli interventi, rincari e mancanza di manodopera (visto che anche i giovani si specializzano in altri settori e vanno via da qui). E’ facile toccare la sensibilità delle persone quando si è sotto elezioni, ma questo è un chiaro sintomo di ciò che la politica ha perduto di vista: ovvero la propria funzione di organismo lungimirante e capace di fare il bene del paese.    “L’Italia ha vissuto per troppo tempo sugli allori del boom economico”, conclude l’amministratore delegato. “Ora, con l’inflazione che continua a crescere (siamo al 9%), l’erosione dei margini finanziari delle aziende, e il progressivo calo del potere d’acquisto delle famiglie, dovremo fare fronte a una situazione ben più grave di quella del 2008. Chiunque salirà al governo dopo il 25 settembre dovrà sedersi al tavolo con noi imprenditori ed elaborare un vero piano strategico che sappia contenere quella che ormai è una piena inevitabile. E, in un secondo momento, rilanciare il paese”. Di seguito, il servizio:

20/09/2022 10:00
Caldarola, crisi imprese. Lead Time: “Immobilismo politico, sanzioni alla Russia non c’entrano” (FOTO e VIDEO)

Caldarola, crisi imprese. Lead Time: “Immobilismo politico, sanzioni alla Russia non c’entrano” (FOTO e VIDEO)

Caro energia, caro vita, crisi economica: una sorta di mantra nefasto che ciclicamente si torna a recitare in Italia. A più riprese, infatti, durante questi primi 22 anni del nuovo millennio ci si è dovuti confrontare con gli effetti dell’ultima significativa crisi finanziaria (2007-2008), e con una ventina di giravolte politiche e altrettanti governi. Ritrovandoci oggi a fare i conti con una profonda instabilità sociale e una sempre più probabile austerity che non si vedeva dal bienno ’73-’74. Mentre qualche grande imprenditore riesce a tenere botta al punto da potersi permettere una candidatura alla Camera, i piccoli e medi sono costretti nuovamente a fare il punto su come fronteggiare una situazione che - a meno di significativi interventi di media e lunga gittata - rischia di rallentare in maniera sensibile la produzione, con conseguenze drammatiche per i lavoratori. La Lead Time s.p.a. (fondata nel 1932 come Fonderia Farabolini, e poi convertita nel febbraio 2000) è azienda leader nel Maceratese come nel resto della regione nella produzione di strumenti in ghisa destinate (fra i vari) al settore agricolo, meccanico ed eolico. Situata in un’area di 60.000 m2 (di cui 10.000 al coperto) a pochi km dal centro di Caldarola, l’impresa si è evoluta nell’arco di quasi un secolo arrivando a coprire importanti richieste sul mercato nazionale e internazionale, sposando contemporaneamente una visione produttiva sempre più efficiente in termini di sicurezza, sostenibilità e impatto ambientale. Lo conferma Enrico Papa, direttore impianti ed energy manager, da 16 anni alla Lead Time: un arco temporale nel quale si dovuto confrontare prima con la crisi del 2008 (“La nostra produzione scese del 75%, solo nel 2010 abbiamo potuto riprendere a pieno regime, ma con quasi la metà delle ore di lavoro rispetto al passato: da 15 ad 8”) e con la pandemia degli ultimi due anni. “Fortunatamente - spiega Enrico - l’azienda è rimasta chiusa per pochi giorni, perché alcuni clienti dei settori strategici chiedevano di riattivare la produzione. La cosa curiosa è che il costo delle materie prime è iniziato a salire da luglio del 2021, e poi nell’autunno dello stesso anno è stata la volta delle bollette di luce e gas. Quindi ritengo che la guerra in Ucraina e le sanzioni a Putin c’entrino ben poco: possono aver favorito l’escalation, ma il processo era già in atto”. Anche sugli effetti della pandemia, l’energy manager nutre forti dubbi. “Penso che l’attuale crisi sia da imputare ai 20 anni di immobilismo politico nostrano e a scelte discutibili di carattere europeo su alcuni aspetti fondamentali, come quello di non slegare il costo dell’energia da quello del metano: oggi paghiamo persino quella solare, che tecnicamente sarebbe a costo zero”. “Sia a livello regionale che nazionale - continua Papa - non ci sono stati interventi significativi, a prescindere dagli schieramenti. Forse un timido tentativo di rilanciare l’occupazione giovanile, ma anche lì poco rilevante”. E sulla proposta di nuovi incentivi alle imprese, risponde: “Possono aiutare, ma di base serve un piano strategico utile a tutti quanti e con prosepttive lungimiranti. Mario Draghi può non piacere, fatto sta che il PIL dell’Italia (sembra strano) è in crescita rispetto a quello di altri paesi europei come la Germania”. Ultimo giro, le elezioni del 25 settembre. “Sono seriamente preoccupato: non vedo un esito positivo. Nessuno schieramento politico ha una visione sui principali temi veramente progressista. E’ la stessa storia che si ripete: promesse che riempiono la bocca, ma poi in realtà nessuno sa o è interessato a concretizzarle. Il reddito di cittadinanza, per esempio, è stato utile alla sopravvivenza di qualcuno, ma doveva essere gestito meglio. Sono nati tanti furbetti, che spesso ci siamo ritrovati anche ai colloqui di lavoro qui alla Lead Time: venivano a chiederci di essere pagati in nero, per poter continuare a percepire il reddito. Ahimè, persone anche molto giovani: il che rimanda a un problema culturale ormai ben radicato nella mentalità degli italiani”. Di seguito, il servizio:

18/09/2022 10:00
Macerata, la crisi degli imprenditori agricoli. Lucangeli: “La politica ha fallito, dovremo cavarcela da soli" (FOTO)

Macerata, la crisi degli imprenditori agricoli. Lucangeli: “La politica ha fallito, dovremo cavarcela da soli" (FOTO)

Storia, natura e tradizioni costituiscono di per sé un trittico dai risvolti affascinanti, nonché una preziosa opportunità di conoscenza spesso a portata di mano, qui nelle Marche. Se ci si sposta di appena 7 chilometri fuori i confini di Macerata, fino alla Contrada Valle, la sintesi di cui sopra è rappresentata dalla Tenuta Lucangeli, azienda agricola che da oltre 150 anni si divide fra la produzione propria di prodotti tipici locali (vino, olio, grano e cereali) e l’allestimento di eventi vari: dai ricevimenti per matrimoni ai meeting, fino alla “Rievocazione storica della trebbiatura” nei mesi di giugno-luglio. Quest’ultima, in particolare, viene organizzata ormai da circa 30 anni, da quando Antonio Lucangeli (classe ’62) è subentrato al padre nel 1990 alla direzione e alla gestione della proprietà. Grazie a lui abbiammo scoperto quanto profonde siano le radici di quello che veniva definito originariamente un piccolo borgo (con tanto di granai, cantine, cappella per le funzioni domenicali, abitazioni prestate agli operai, falegnameria e mulino): radici che partono dai Compagnoni Floriani (intorno al XVI° sec.), passano per i Torlonia e gli Orsini di Roma, e raggiungono nel 1870 la famiglia Lucangeli. Nella sua veste di imprenditore agricolo, Antonio ammette di essersi scontrato a più riprese con i diversi “alti e bassi” dell’economia italiana, nell’arco di tre decenni. Oggi, nel 2022, una nuova crisi - incentivata soprattutto dagli ultimi due anni di pandemia - rischia di allargare il già sensibile strappo che divide i ricchi dai poveri, i piccoli e medi imprenditori da quelli più grandi. E dove gli spettri del futuro si riflettono nel progressivo e inarrestabile aumento dei costi per luce, gas e reperimento delle materie prime. “Siamo sempre stati sotto lo scacco delle speculazioni - afferma Antonio - perché se non hai forza imprenditoriale a livello nazionale rischi di subire per primo le variazioni dei prezzi di mercato, con successive perdite ecomiche. Persino quello della siccità è stato un tema trattato fino all’anno scorso come pura e semplice questione localizzata: ques’anno ha avuto maggiore impatto mediatico solo perché è stata estesa a livello nazionale”. Andando nello specifico, Lucangeli ci segnala come da novembre a luglio le bollette di luce e gas della sua Tenuta abbiano subito un balzo del 50%, incidendo di conseguenza sulla produzione dei circa 100 ettari di terreno ivi presenti (800, in origine). “Io e i miei dipendenti non abbiamo idea di come fronteggiare questa situazione senza andare a penalizzare la nostra clientela. Come molti altri, abbiamo provato ad aumentare nel corso degli anni produzione: ma ognuno segue le proprie regole e, di conseguenza, le difficoltà non scompaiono mai del tutto”. Si parla, insomma, di un’anomalia squisitamente europea, caratterizzata da tutte quelle criticità di ordine pratico (spese, reperimento materie prime, qualità dei fornitori) che, se affrontate da soli, risolvono ben poco. E’ dunque sul senso di comunità che Antonio individua la reale soluzione alla fatiscente economia marchigiana (quindi italiana); e sul revisionismo di un mercato troppo orientato al profitto immediato e, quindi, poco lungimirante. Un quadro generale che, ovviamente, restituisce alla politica la sua buona dose di responsabilità. “Oggi paghiamo lo scotto di una globalizzazione fuori controllo - spiega Lucangeli - e rispetto alla quale i vari governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni hanno saputo fare ben poco: in questo senso, c’è stato un totale appiattimento della politica italiana sotto l’ombrello della cosiddetta Comunità Europea. E non mi illudo certo che le cose possano cambiare con un nuovo esecutivo alla guida del paese, dopo il 25 settembre: per fronteggiare l’attuale crisi, noi piccoli e medi imprenditori dovremo cavarcela da sola. Persino durante la pandemia gli interventi e le agevolazioni sono stati insufficienti: l’assistenzialismo è inutile se non è continuativo, al massimo serve ai partiti per autoincensarsi di aver fatto qualcosa. Ma subito dopo, veniamo nuovamente lasciati soli a subire le varie difficoltà, con il risultato che ognuno torna a pensare a sé. E, nel peggiore dei casi, si finisce col farsi la guerra a vicenda”.

17/09/2022 10:00
Mogliano, "una truffatrice come insegnante di sostegno". La protesta delle mamme alla scuola Adriani

Mogliano, "una truffatrice come insegnante di sostegno". La protesta delle mamme alla scuola Adriani

Un inizio di anno scolastico tutt’altro che sereno in quel di Mogliano. A testimoniarlo è Vanessa Tarducci, proprietaria dell’ambulatorio veterinario 'Le Coccinelle' e madre di una bambina di tre anni e mezzo, quindi al primo di asilo presso la Scuola Infanzia A. Adriani (IC Giovanni XXIII). Previa segnalazione avvenuta il 13 settembre (un giorno prima il ritorno ufficiale tra i bachi) da parte di un’altra mamma, Vanessa è venuta a conoscenza di un fatto che ha dell’increscioso: fra i docenti assegnati al sostegno dei circa 87 bambini ospiti nella struttura è presente anche Elisabetta Piccinno, originaria di Maglie (Lecce) e già condannata per truffa. Piccinno era saltata agli onori della cronaca nei primi anni 2000 rendendosi protagonista di una maxi truffa da 5 milioni di euro: la donna si era spacciata al tempo per avvocato e membro di una inesistente commissione del tribunale di Macerata, riuscendo ad acquistare a prezzi più che vantaggiosi svariati beni mobili e immobili. Risultato: nel 2012, dopo un lunga serie di indagini, Piccinno viene arrestata e condannata dal tribunale ordinario di L’Aquila a 4 anni e 8 mesi di detenzione presso il carcere di Camerino per i reati di truffa, esercizio abusivo della professione, falsità materiale e sostituzione di persona. Scontata la pena, la ‘falsa avvocatessa’ si trova oggi con un altro processo a suo carico: stavolta con l’accusa di aver impiegato lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno all'interno della ditta El.Gi.srl di cui risulta titolare. Anche Vanessa, nel marzo 2022, è venuta a conoscenza di questo ennesimo risvolto giudiziario: e nel piccolo comune di Mogliano le voci non tardano a diffondersi in maniera capillare. Ecco allora spiegato tutto il clamore e l’avversione da parte del gruppo di mamme dell’A. Adriani, che non hanno potuto fare a meno di domandarsi: “chi ha deciso di assegnare la gestione dei nostri bambini a una pregiudicata?” “Mi sono subito messa in contatto con la segreteria della scuola - racconta la donna - che ha confermato di aver ricevuto la comunicazione direttamente dal MIUR USR Marche (ex Provveditorato). Lì sono stata rimandata, tramite scambio di email, al funzionario responsabile delle assegnazioni Sergio Petetta, il quale mi ha spiegato che le destinazioni degli insegnanti di sostegno avvengono in maniera automatica, e che il controllo ulteriore del casellario giudiziario di ogni docente diventa di competenza del dirigente della singola struttura scolastica. Ma quando ho provato a chiedere ulteriori informazioni alla segreteria della A. Adriani, mi è stato detto che la nuova dirigente scolastica non era ancora reperibile, in alcuna maniera”. Risulta evidente, a questo punto, la presenza di una vera e propria falla nel sistema amministrativo legato alle istituzioni scolastiche della provincia (e forse della regione), rappresentata dalla mancanza di opportuni controlli a monte degli insegnanti e dei loro profili (anche penali). La scappatoia per Piccinno, in questo caso, passerebbe per una condanna già scontata e un’altra ancora da mettere: in mezzo, la possibilità di poter insegnare senza alcuna difficoltà apparente. “Mi è stato spiegato - aggiunge Vanessa - che il MIUR può esercitare dei controlli dopo 15 giorni  dall’assegnazione del docente, più un ulteriore passaggio procedurale attraverso l’ufficio contenzioso. Ma nel frattempo, i nostri bambini rimangono a contatto con una truffatrice: come è possibile che nessuno abbia controllato prima e che una persona del genere abbia accesso alle strutture pubbliche senza problemi? Per quel che ne sappiamo, Piccinno potrebbe aver falsificato anche i propri dati per essere inserita in graduatoria. Lo trovo inconcepibile: persino nei concorsi pubblici si fanno accertamenti sui precedenti penali degli iscritti. Ora alcune mamme sono preoccupate per questa situazione, e non hanno escluso la possibilità di trasferire i propri figli in un’altra scuola a Corridonia”.

15/09/2022 20:00
Macerata, multe e bollette sempre più online. Cittadini anziani disorientati: "E' tutto più difficile"

Macerata, multe e bollette sempre più online. Cittadini anziani disorientati: "E' tutto più difficile"

Burocrazia e tecnologia, un binomio che in Italia si muove tutt’altro che in maniera armonica. L’efficienza maturata circa taluni metodi di pagamento - si guardi al recente, definitivo approdo al Pos per i commercianti - smaschera in ancora troppe occasioni il mancato passo evolutivo che da anni ci si attende nel comparto della pubblica amministrazione. In termini di semplificazione, s’intende. In un comune come quello di Macerata, per esempio, circa 11 mila persone di età superiore ai 65 anni (1/4 della popolazione) debbono scontrarsi quotidianamente con vari disservizi, per lo più legati al pagamento di bollette e contravvenzioni stradali. Su quest’ultima formula sanzionatoria, in particolare, alcuni cittadini hanno voluto sottolineare come - recentemente - i verbali emessi dalla polizia locale non rechino più con sé, oltre alle motivazioni, la possibilità di estinguere il pagamento dovuto tramite il codice Iban solitamente riportato sul verbale stesso. Nelle avvertenze, infatti, si viene rimandati direttamente alla consultazione del sito onoline www.comune.macerata.it, previo possesso e visualizzazione del “Vademecum per effettuare il pagamento PagoPa per preavvisi e verbali non notificati”. Si tratta di una serie di passaggi (otto per la precisione) da seguire allo scopo di finalizzare al meglio l’operazione, ma che nella sua relativa intuibilità non tiene troppo in considerazione le difficoltà nelle quali potrebbe incorrere il contravventore di turno. Soprattutto se di età superiore ai 65 anni, sprovvisto di dispositivi elettronici (computer o cellulare), poco aggiornato sul loro utilizzo e costretto a risolvere il tutto nella finestra dei canonici 5 giorni prima incorrere in un aumento delle spese di notifica e accertamento. “Non avendo la vista buona mi viene difficile pagare una multa tramite il cellulare - spiega Franco (nome fittizio) di 72 anni - e se i miei figli o nipoti non possono darmi una mano, diventa un guaio. A casa non ho un computer e per pagare multe e bollette mi sono sempre recato direttamente agli uffici postali: spostare tutta la burocrazia sui dispositivi elettronici, senza una via di mezzo, rischia di essere un serio problema per persone come me. Come se non facessimo già abbastanza trafile per ogni cosa”.

13/09/2022 13:21
Caro bollette, l’autunno nero di famiglie e imprese. Nelle Marche rincaro del 296% in sette mesi

Caro bollette, l’autunno nero di famiglie e imprese. Nelle Marche rincaro del 296% in sette mesi

1 miliardo e 238 milioni di euro. E’ quanto hanno dovuto spendere i marchigiani per il consumo di energia elettrica nel periodo compreso fra gennaio e luglio 2022, a fronte dei 313 milioni di euro del 2021 (stesso periodo). Un aumento più che considerevole, se si calcola la differenza minima di richiesta di elettricità da parte di famiglie e imprese: 4.237 Mwh (2021) contro i 4.349 Mwh (2022). Con quest’ultimo dato si parla di un plus della domanda di appena il 2,7% in sette mesi, che normalmente non potrebbe giustificare un rincaro di 925 milioni (296%). E anche sul fronte gas le cose non vanno meglio. Come già individuato nei mesi scorsi, e recentemente confermato dagli ultimi studi del CNA Marche, il comparto imprenditoriale maggiormente colpito dalla crisi risulta il manifatturiero, seguito a ruota da commercio, trasporti, alberghi, ristoranti e bar. Qui, nello specifico, si parla di costi per l’energia più che quadruplicati. Per scendere ancora più nel dettaglio, ricorriamo anche degli ultimi dati forniti da Arera (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) che sottolinea come “per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia-tipo nell'anno in corso (compreso tra il 1° ottobre 2021 e il 30 settembre 2022) sarà di circa 1.071 euro, +91% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente (1° ottobre 2020 - 30 settembre 2021). Nello stesso periodo, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.696 euro, con una variazione del +70,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente”. Insomma, il rischio per l’imminente autunno è quello per i marchigiani (e gli italiani) di subire incrementi per luce e gas superiori al 100% rispetto allo scorso trimestre. Questo, però, dipenderà dai futuri accordi internazionali, estremamente vincolati dagli sviluppi della guerra fra Ucraina e Russia, e - di conseguenza - dal destino che il Cremlino vorrà riservare all’Europa delle sanzioni, che passa necessariamente per i gasdotti Nord Stream 1 e 2. Nel frattempo, i livelli delle quotazioni del gas si sono raddoppiati, andando a incidere sempre più sulla volatilità dei prezzi nei mercati delle materie prime energetiche (petrolio, carbone e gas naturale). Nel corso dell’anno, il governo Draghi - forte del proprio sostegno a Bruxelles circa il costante invio di armi alla resistenza ucraina - è intervenuto più volte con azioni di contenimento alla variazione dei prezzi, senza esorcizzare però del tutto lo spauracchio di un ulteriore incremento delle tariffe a partire dal prossimo ottobre. Allo stato attuale, dunque, l’unico appiglio utile alla sopravvivenza di famiglie e imprese rimane il decreto "Aiuti bis" (D.l. n. 115 del 9 agosto 2022). Fra gli aspetti più interessanti, spicca il Bonus bollette 2022, che punta a un rafforzamento del bonus sociale energia elettrica e gas per gli utenti domestici che vertono in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute; alla riduzione dell’Iva al 5% e degli oneri generali di sistema sulle bollette del gas metano per utenze domestiche e non domestiche; al pagamento rateizzato delle bollette senza interessi; azzeramento degli oneri generali di sistema per le forniture elettriche domestiche e non domestiche, in bassa tensione per altri usi, con potenza fino a 16,5 kW. A fare da èco ci sono i Bonus sociali luce e gas, potenziati dal governo grazie all'innalzamento del livello limite ISEE per l'accesso (passato da 8.265 euro a 12.000 euro, 20.000 euro se famiglie con più di 3 figli). Le famiglie beneficiarie sono così diventate oltre 3 milioni per il bonus elettrico e oltre 2 milioni per il bonus gas. Chiaramente, per potervi accedere occorre possedere i seguenti requisiti: avere indicatore ISEE non superiore a 12.000,00 euro; avere almeno 4 figli a carico (famiglia numerosa con valore ISEE massimo 20.000 euro); essere titolare di Reddito di cittadinanza o Pensione di cittadinanza; utenti con patologie gravi e certificate che necessitano di apparecchi elettrici di tipo medico. Ancora, il decreto prevede: la sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di elettricità e gas, e l’istituzione di un organo giuridico che permetta al fornitore di variare a sua discrezione le condizioni anche economiche del contratto; prezzi agevolati a partire al 1° gennaio 2023 per le categorie vulnerabili (redditi bassi, persone con disabilità, titolari di utenze in isole minori o in strutture abitative di emergenza dopo eventi calamitosi, persone over 75); eventuali contributi in busta paga da parte delle aziende per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale. Un prospetto significativo, ma che dovrà fare i conti con il prossimo cambio di governo in Italia e, di conseguenza, anche dei rapporti internazionali dentro e fuori l’Unione Europea. Le uniche certezze passano, al momento, per i consigli pratici da parte di esperti e addetti ai lavori, su come incassare al meglio i prossimi rincari: 2 gradi in meno da segnare sui riscaldamenti (limite 19°), lume di candela preferibile a qualche lampadina e imparare a cucinarsi la pasta a fuoco spento.

13/09/2022 10:00
Elezioni, l’ultima beffa dei politici. Il 96% delle promesse nei programmi è senza copertura economica

Elezioni, l’ultima beffa dei politici. Il 96% delle promesse nei programmi è senza copertura economica

Al netto di una recessione economica (mondiale) sempre più probabile, e di un autunno nero sul fronte caro vita, la mole di proposte lanciate nel barile dell’informazione da parte delle coalizioni prossime allo scontro sul terreno delle elezioni politiche (25 settembre) evidenzia in molti casi un dato incontrovertibile: la mancanza di un chiaro sistema di reperimento delle risorse necessarie alla loro realizzazione. Stando ai dati di Pagella Politica, il 96% dei programmi risulta essere senza copertura economica (9 promesse su 10). Tra le 328 proposte isolate nei programmi dei quattro comparti politici più importanti - centrodestra, centrosinistra, Movimento 5 stelle e Azione/Italia Viva - solo in 13 casi viene specificata la fonte dalla quale attingere denaro per realizzarle; in tutti gli altri, l’ambiguità si regge sulla speranza di aumentare le entrate per lo Stato o di risparmiare. Centrodestra. In linea di massima, l’accordo quadro denominato “Per l’Italia” e sottoscritto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati risulta molto vago e incentrato più sui temi generali che sulle singole modalità di intervento del governo. Infatti, solo 88 delle proposte avanzate nel programma prevederebbero una spesa da parte dello Stato, fra queste: taglio delle tasse (“la riduzione della pressione fiscale per famiglie”, “imprese e lavoratori autonomi”) e interventi di sostegno alle famiglie (“aumento dell’assegno unico e universale”, “innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità”). L’unica formula di risparmio ipotizzato (quindi utile alle casse dello Stato) è la tanto promossa abolizione del reddito di cittadinanza. Nel frattempo, Giorgia Meloni continua a puntare sul clamore di piazza spingendo su Dio, patria e famiglia: no agli immigrati, no all'aborto, no ai diritti civili, no a Peppa Pig.   Centrosinistra. Anche nel programma sostenuto da Partito democratico e soci (“Insieme per un’Italia democratica e progressista”) risultano 88 le promesse realizzabili come spesa per lo Stato, fra le quali: rendere gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia, rendere gratuiti i libri di testo per le famiglie con reddito medio-basso, introdurre un reddito alimentare, garantire ai giovani una pensione di garanzia e attuare nuove politiche pubbliche di welfare per favorire la transizione ecologica. Le possibilità di risparmio, qui, passano per il recupero dell’evasione fiscale o l’aumento delle imposte di successione sui patrimoni superiori ai 5 milioni di euro. Come copertura, inoltre, il Pd cita spesso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), i cui obiettivi sono già stati decisi dal governo Draghi. Ma che, comunque, non sarebbe in grado di coprire tutte le proposte presentate da Enrico Letta & co. Movimento 5 stelle. Il progetto “Dalla parte giusta: cuore e coraggio per l’Italia di domani” racchiude in sé già le nove proposte che portarono allo scontro Giuseppe Conte e Mario Draghi, con conseguente crisi e caduta del governo. In linea generale, le iniziative dei pentastellati non entrano mai troppo nel dettaglio, preferendovi sottolineare i potenziali benefici. Quelle che sicuramente prevederebbero una spesa sono circa 61, come quella relativa al riscatto gratuito della laurea, a fronte di sole quattro promesse di entrata che però andrebbero ad appellarsi a nuovi fondi europei, fra cui: l’istituzione di un Energy recovery fund, l’emissione di debito comune, lo scorporo di alcuni investimenti dal computo finale del deficit. Non ultimi, il decantato cashback fiscale - di non chiara attuazione ma che potenzialmente potrebbe agevolare il contrasto all’evasione (con conseguenti nuove entrate per lo Stato), e il “no alla corsa al riarmo”, con riduzione della spesa militare (ma che andrebbe in contrasto con quanto richiesto dalla Nato circa l'aumento degli investimenti in Difesa pari al 2% del Pil). Azione/Italia Viva. Il “Programma elettorale” dell’accoppiata Calenda/Renzi, checché se ne dica, risulta l’unico con una chiara dichiarazione d’intenti: “nessun programma elettorale contiene mai le coperture finanziarie. Noi invece non fuggiamo dal problema. Perché è venuto il tempo della serietà”, recita il piano che riserva l’ultima pagina proprio alla questione finanziaria. La formula del risparmio viene qui fissata in due punti: la lotta all’evasione fiscale (secondo il principio per cui “ogni euro già recuperato dall’evasione, torni in tasca ai contribuenti”), e un taglio alla spesa della pubblica amministrazione (per “riprendere il controllo della spesa in acquisti”). Peccato, però, che in nessun passaggio del piano risulti comprensibile come ‘la strana coppia’ intenda recuperare le risorse attraverso i suddetti espedienti. Di conseguenza, non risulta chiaro nemmeno quante promesse possano essere realisticamente attuate: quel che si sa, è che in tutto sono 91 quelle che richiederebbero una spesa da parte dello Stato. Idee poco chiare (le nostre), la solita politica (la loro). Difficile non presentarsi alle urne anche stavolta riducendo questa tornata elettorale all’ennesimo derby calcistico Destra vs Sinistra o all’antica rassegnazione del “votare il meno peggio”. La comunicazione, sicuramente, ha avuto un ruolo predominante nel dispensare confusione fra talk show e canali social. L’informazione, dal canto suo, forse ancora una volta non ha saputo fare la differenza, lasciando nuovamente ai leader politici la libertà di trattare gli italiani come fossero dei bambini a cui raccontare tante belle favole della buonanotte.

11/09/2022 10:00
Macerata, Roi Group inaugura la nuova stagione ripartendo dalle radici. “Siamo proiettati nel futuro” (FOTO e VIDEO)

Macerata, Roi Group inaugura la nuova stagione ripartendo dalle radici. “Siamo proiettati nel futuro” (FOTO e VIDEO)

‘Grande overture’ per Roi Group, l’azienda leader nella selezione e diffusione di idee innovative per favorire, nelle persone e nelle organizzazioni, lo sviluppo di nuove abilità nel campo delle scienze umane. Sono stati inaugurati ieri pomeriggio i nuovi uffici presso la Galleria del Commercio, nel centro storico di Macerata, alla presenza dei soci e dei vari compagni di viaggio che, dal 2011, affiancano Marcello Mancini (presidente e Ceo) e Sara Pagnanelli (vicepresidente). Tappeto rosso, brindisi e taglio del nastro, tradizionali formule di buon auspicio volte ad accompagnare - insieme agli auguri dei vari ospiti d’eccezione come Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpica di kayak individuale - l’ingresso della società in una nuova stagione imprenditoriale, fatta di sfide, obbiettivi rinnovati e che dalle radici maceratesi intende proiettarsi verso l’imminente futuro in termini di crescita ed espansione. “E’ una tappa molto importante per l’intera attività aziendale - ha dichiarato Pagnanelli - perché ripartiamo dalle nostre radici, con questa nuova sede a Macerata. Tornare nel cuore della città ha un grande significato: quando ci interfacciamo con i nostri partner nazionali e internazionali ci teniamo a raccontare la nostra identità riferendoci alle bellezze culturali e architettoniche del centro storico. Costruendo così un ponte fra passato e futuro”. “Siamo partiti dieci anni fa come una piccola start up di eventi legati al business e alla crescita personale - ha aggiunto Mancini - fino ad espanderci e raggiungere grandi aziende e brand in tutto il mondo. Con la pandemia ci siamo riformati, convinti che dai momenti di crisi possano nascere sempre delle opportunità. Noi ci teniamo ad arricchire di nuovi strumenti il lavoro di persone e imprese, auitandoli così a diventare la migliore versione di se stessi”. “Un atleta per avere successo - ha affermato Idem - deve crescere e imparare molto nell’arco della sua carriera. Sviluppare un atteggiamento vincente, nonostante le difficoltà, è il requisito migliore: bisogna conoscere se stessi, le proprie motivazioni, avere consapevolezza di ciò che per noi è importante realizzare in questa vita”. In seconda battuta, si è svolto il preannunciato convegno presso il Cinema Italia, dal titolo "Cambiare per crescere: saperi, tecnologie, mindset per progettare il futuro" (leggi qui). Ad intervenire sono stati lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone (ideatore della "Terapia Breve Strategica"), il docente, scrittore e sociologo della comunicazione Andrea Fontana, il giornalista e docente di marketing e comunicazione Riccardo Scandellari e la stessa Josefa Idem in qualità di speaker e motivatrice. Di seguito, il servizio:

09/09/2022 10:00
Macerata, i giovani bocciano la politica e le elezioni. “A nessuno importa di noi, non cambierà nulla” (FOTO e VIDEO)

Macerata, i giovani bocciano la politica e le elezioni. “A nessuno importa di noi, non cambierà nulla” (FOTO e VIDEO)

Mancava la loro voce, in questa campagna elettorale che anticipa le urne del 25 settembre: quella dei giovani. In particolare, degli studenti universitari: generazioni di mezzo che fra studio, vita sociale e aspettative si ritrovano costantemente impegnati ad inseguire il sogno di un’autorealizzazione personale e professionale. In un paese, come l’Italia, che puntualmente si ricorda di loro solo quando in ballo ci sono ‘le poltrone’. Sono gli eterni esclusi, ignorati dalla politica e tagliati fuori dalle scelte che contano: fanno parte di quei circa 6 milioni di cittadini che si ritroveranno anche questa volta nell’impossibilità di esercitare il proprio voto, discriminati dalle vecchie normative perché fuori sede (quindi lontani dal proprio seggio) o perché non hanno ancora ottenuto la cittadinanza. Ancora, sono quelli a cui non viene ceduto il passo a fronte di un paese vecchio non solo da punto di vista anagrafico; gli inascoltati rispetto alle loro esigenze; i qualche volta rassegnati e disillusi. E, più di tutto, i disinteressati al futuro politico del paese. Secondo gli ultimi dati de Il Sole 24 Ore, il 70% di questi giovani - studenti e non - afferma che andrà a votare. Il 60% di loro non sa per chi. L’area di centrosinistra è quella nella quale si riconoscono maggiormente (45%), diversamente che da centrodestra (28%), Movimento 5 Stelle (15%), Azione/Italia Viva (12%). Solo l’1% si fida davvero della politica nostrana, mentre il 90% è convinto che i vari leader non conoscano i reali problemi dei giovani. Ancora, il 46% è convinto che il tema più cruciale sia il lavoro; il 63% è favorevole alle centrali nucleari; il 48% si oppone alla flat tax, mentre l’87% è d’accordo con il salario minimo; lo ius scholae è ben voluto dal 52%. Facendo incursione nelle varie facoltà dell’Università di Macerata, noi di Picchio News abbiamo voluto raccogliere le testimonianze e le opinioni di alcuni ragazzi prossimi alla sessione di esami autunnale o in preparazione per il nuovo accademico. Alcuni hanno ammesso di non stare seguendo con particolare attenzione la campagna elettorale; altri sfrutteranno gli ultimi 20 giorni per rileggere i programmi dei vari partiti: c’è chi sceglie di non esprimersi sul voto o promette scheda bianca. Ma senz'altro hanno tutti le loro idee. “La politica dovrebbe poterci offrire maggiori opportunità - afferma Marco, studente di Giurisprudenza - e coinvolgerci anche sul piano europeo. Si parla spesso di cambiamento, ma del quale noi giovani non siamo mai protagonisti”. “Mi sto tenendo abbastanza informato, mentre preparo gli esami - dichiara Francesco, Scienze politiche e relazioni internazionali - ma nessun partito oggi mi ispira particolare fiducia. Siamo fermi da 30 anni con la soluzione del ‘votare il meno peggio’, il che è piuttosto emblematico della partecipazione alla vita politica che gradualmente si è ridotta in tutta Italia, e non solo tra i giovani”. “Ora come ora mi auguro che non vinca nessuna coalizione estremista” - dichiara Pàmela, Accademia delle belle arti indirizzo moda. “Il problema è che, comunque vada, non credo cambierà qualcosa: noi per ‘loro’ restiamo i bamboccioni o quelli che non sono disposti a lavorare (tanto e con poco guadagno). I giovani dovrebbero essere sicruamente più attivi, e la vecchia classe politica farsi finalmente da parte. Abbiamo idee migliori e maggiori capacità per concretizzarle”. Di seguito, il servizio:

07/09/2022 10:00
Macerata, la rabbia di Jenny per il caro bollette. “Pago il triplo rispetto all’anno scorso per il mio bar”

Macerata, la rabbia di Jenny per il caro bollette. “Pago il triplo rispetto all’anno scorso per il mio bar”

Dal centro storico di Macerata, basta spingersi oltre l’Ipermercato Oasi e, alla rotatoria, imboccare via Cincinelli fino a piazzale Vittime del Terrorismo: è lì che si trova il bar Tutto Pepe, esercizio commerciale inaugurato nei primi mesi del 2020 - in pieno lockdown - dalle socie Jenny Bellocchi e Ljridona Ziberi. Le pratiche di apertura erano già in corso dalla fine del 2019, il resto è stata pura conseguenza: e, ciononostante, le ragazze hanno tenuto botta e sopperito alle difficoltà del momento ridimensionando i consumi e sfruttando al massimo la formula del delivery. Colazione, pausa pranzo e aperitivo: sono le attività principali portate avanti da Jenny e Ljridona insieme alle loro cameriere (due, che si alternano fra mattina e pomeriggio), oltre allo smercio di prodotti tipici locali ed extra regionali dei quali realizzano anche cestini regalo in occasione delle feste comandate. Oggi, però, anche il loro bar (20 coperti in tutto, posti in piedi esclusi) si ritrova fortemente vessato da quel caro bollette che promette di ‘regalare’ un autunno nero alle tasche degli italiani. “Questo doveva essere l’anno della ripartenza - racconta Jenny, mentre continua a lavorare - e invece la situazione è peggiorata: oggi mi ritrovo a pagare una bolletta elettrica di ben 4.900 euro, a fronte dei 1.900 dell’anno scorso (stesso periodo). Sono aumenti che si sommano a quelli del carburante e dei beni di prima necessità, rispetto ai quali la guerra russo-ucraina credo c’entri relativamente e, comunque, continuiamo ad assistere impotenti. Anzi, noi per cercare di tamponare la situazione siamo stati costretti ad eliminare l’aria condizionata e rinunciare alla nostra gelateria artigianale”. Di fronte alla necessità di sopravvivere, anche la ricerca di prodotti di qualità sembra essere diventata una pratica quasi proibitiva, e affidarsi a fornitori dai prezzi ragionevoli un'imposizione senza diritto di replica. “Chiunque faccia il mio mestiere - continua Jenny - rischia di sviluppare idee presuntuose o giudizi approssimativi sull’intera faccenda. A mio modo, penso che la pandemia abbia provocato degli squilibri di bilancio che ora ‘qualcuno’ cerca di riparare a spese nostre: ma se non si prende una strada alternativa, non sarà un bel futuro per l’intera filiera del commercio”. Nota dolente: le prossime elezioni del 25 settembre. “Penso che non cambierà nulla con un nuovo governo alla guida del paese - ammette la titolare trentanovenne - e a dirla tutta non ci penso nemmeno: sono troppo impegnata a ragionare su come tirare a fine mese e pagare i miei dipendenti. Le questioni politiche sono più grandi di me, e ad occuparsene dovrebbero essere persone utili allo scopo: ma in generale c’è molta indifferenza, opportunismo e menefreghismo. I politici ci chiedono maggiore partecipazione, ma sono loro i primi a non interessarsi di quello che succede qui sulla terra, fra i comuni mortali”.

05/09/2022 15:23
La politica italiana al tempo di Tik Tok. Ovvero, leader a caccia di voti tra i giovani (prendendoli in giro)

La politica italiana al tempo di Tik Tok. Ovvero, leader a caccia di voti tra i giovani (prendendoli in giro)

Carlo Calenda, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi. Sono i tre nomi che hanno segnato il corso di quest’ultima settimana, quella che di fatto ha aperto ai 30 giorni finali prima delle elezioni del 25 settembre. Tre nomi per tre persone con altrettante storie diverse, il cui comun denomitore dal 29 agosto è uno solo: Tik Tok. La piattaforma ByteDance è diventato improvvisamente il social network più ambito di questa campagna elettorale, forse perché a maggio 2022 il numero di italiani registrati è stato di circa 16 mln (il 76% in più rispetto all’anno precedente). Una cifra importante, se si considera che quasi 1/3 è costituito dai giovani, solitamente avezzi all’uso di Tik Tok per condividere contenuti, dai più leggeri (balletti, tutorial) ai più impegnati (idee, consigli, riflessioni).   Si potrebbe riassumere questa sorta di nuova declinazione della politica nostrana con la ben nota massima - spesso erroneamente attribuita a Niccolò Macchiavelli - per cui “il fine giustifica i mezzi”. Ma qual è esattamente questo fine? Coinvolgere i giovani come se da loro dipendesse il futuro dell’Italia? Rispolverare la facciata di una politica vecchia e stantia? Non è chiaro. C’è da dire che, in anticipo sugli altri, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle erano già approdati nelle scorse settimane sulla nota piattaforma digitale: ma il lato grottesco dell’intera faccenda è che, mentre questi ultimi hanno preferito insistere con una comunicazione più dal taglio istituzionale e fissata sugli argomenti pregnanti del loro programma (Alessandro Zan che parla dei diritti civili o Giuseppe Conte della legge Salvamare), i nuovi arrivati sono sembrati più preoccupati di tener fede alla loro maschera carnevalesca di cera. Ecco allora un Berlusconi ricorrere al vecchio espediente delle barzellette in posa da televendita e al proprio sorriso smagliante "copyright 1994"; un Matteo Salvini che da 'solerte genitore' bacchetta i ragazzi sull’uso delle droghe ("la cannabis è merda, la droga è morte”) o un Renzi che snocciola il proprio curriculum - da capo clan boyscout a presidente del Consiglio nel 2014 - con simpatia e fresca verve giocando fra il suo pseudo inglese e il corsivo di Elisa Esposito, rispetto a un Calenda più impacciato e in cerca di credibilità con un “non so ballare, sembro un orso ubriaco”. Di fronte a questa sostanziale deriva, è quasi inevitabile non lasciar trasparire dai cellulari una generale presa per i fondelli nei confronti di quei 5 mln di giovani iscritti di cui sopra. Del resto, anche Enrico Letta lo aveva asserito nelle ultime ore - “Tik Tok è una cosa seria” - facendo quasi da èco a una Giorgia Meloni che nel suo sostenuto esordio telematico si era affidata all'evergreen “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. Questo prima di deviare su temi che finora hanno spaziato dagli animali domestici allo sport come soluzione alle devianze giovanili (bypassando completamente i punti più controversi del programma di Fratelli d'Italia: scuola, lavoro, legge 194). Un vero e proprio esodo, dunque, quello dei partiti e dei loro leader, che però non sembra tener conto del pensiero reale dei ragazzi: e cioè che dei politici, a loro, non gliene frega proprio nulla. Li vedono e "skippano". Al massimo, si divertono a definirli cringe, boomer, o a prenderli in giro come fanno già gli adulti. Forse, allora, la chiave della credibilità oggi si nasconde dietro la megalomania di questi neo influencer: quella di lasciare che i giovani esprimano le loro idee rispetto alla politica nostrana, raccontino delle loro aspettative e desideri, o di ciò che li spaventa maggiormente. Insomma, meno video e più attenzione all’ascolto: a quel punto, qualcosa è possibile che cambi anche per noi. (foto: ANSA)

04/09/2022 10:00
Strage di via Carini, 40 anni dopo. Ecco perché è importante ricordare il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa

Strage di via Carini, 40 anni dopo. Ecco perché è importante ricordare il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa

Una raffica di Kalashnikov AK-47 può bastare per uccidere un uomo. Ma per riservare lo stesso destino alle sue idee e azioni, serve l’indifferenza e l’oblio. In occasione del 40° anniversario dalla scomparsa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa – occorsa con l’attentato mafioso in via Carini il 3 settembre 1982 – il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha scelto di riportare l’attenzione pubblica su uno dei pensieri più esaustivi del fu Prefetto di Palermo: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”. Una riflessione (al tempo) volta a smuovere le coscienze e auspicare un futuro degno di essere vissuto per le nuove generazioni, pacifico e scevro da ogni paura dal punto di vista sociale e civile. Dalla Chiesa aveva abnegazione nello svolgere il proprio lavoro e buon senso nell’esporsi a livello mediatico. Lui, che durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alla Resistenza contro il nazifascismo; che posto al comando della Legione carabinieri di Palermo condusse in prima persona quelle indagini operate dalla seconda metà degli anni ’60 e i cui risultati finirono nel famoso “Rapporto dei 114” (riferito alle cosche mafiose di Cosa Nostra); che nel pieno degli anni ’70 guidò il contrasto al terrorismo brigatista, forte anche delle rivelazioni fornite dal pentito Patrizio Peci. Finchè non fece ritorno a Palermo nella primavera del 1982 (sotto il governo Spadolini) nelle vesti di prefetto, con la promessa da parte dello Stato di “poteri speciali” utili a portare avanti la lotta contro Cosa Nostra. Poteri che, in realtà, non gli furono mai concessi. Eppure, nel limite delle proprie possibilità, dalla Chiesa portò avanti le sue inchieste, puntando alla pancia delle pubbliche amministrazioni (colpevoli, secondo lui, di favorire le infiltrazioni criminali all’interno delle istituzioni) e riuscendo persino a redigere il cosiddetto “Rapporto dei 162” (nel quale veniva ricostruito l’organigramma delle famiglie mafiose palermitane). L’ostracismo locale e nazionale, però, non tarda a manifestarsi. Il generale piemontese viene presto isolato dai suoi  colleghi, trovandosi per questo costretto anche a fare i conti con la muta ostilità dei politici siciliani. Le sue azioni vengono d’un tratto sminuite e derise, e - non ultimo - anche il suo secondo matrimonio con Emanuela Setti Carraro finisce con l’essere strumentalizzato (lei di 30 anni più giovane). Per capirci, in un’intervista al Manifesto (agosto 1982) un anonimo funzionario della questura di Palermo dichiarò: “Dalla Chiesa farebbe bene ad andarsi a sciacquare le palle al mare e a non rompere i coglioni qui da noi”. Era chiaro che la precisa e minuziosa strategia del gen. aveva suscitato il panico tra i mafiosi e i loro garanti nascosti tra le fila della politica - Democrazia Cristiana in prima linea - e della magistratura: sua l’espressione “ingiustizia che assolve” usata per definire le sentenze dei giudici sospettosamente indulgenti nei confronti di taluni criminali. Abbastanza da decretarne la condanna a morte, insieme alla moglie e l’agente di scorta Domenico Russo. Un destino tragico e silente, comune a tutti coloro che in quegli anni - da sotto una toga, da dietro una divisa o con una penna in mano - avevano la sfortuna di costituire un’anomalia all’interno del complesso sistema italiano: colpa di quell’ostinata propensione a “servire lo Stato, preservare le leggi, combattere per la giustizia civile in nome della collettività”. Una serie di requisiti che lo stesso dalla Chiesa esigeva da ogni giovane aspirante carabiniere a dispetto di sacrifici e rinunce, e che in qualche modo andrebbero reintegrati all’interno di una società come quella attuale che, nonostante i potenti mezzi a disposizione, dell’opportunismo e dell’omertà sembra voler insistere nel farne i pilastri della propria identità (e non solo in riferimento al "cancro mafia").  Il suo discorso (forse) più emblematico, il compianto generale originario di Saluzzo (CN) lo tenne il primo maggio 1982, all’indomani del brutale assassinio per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. “Se esiste un potere, questo è solo dello Stato e delle sue istituzioni e delle leggi. Non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti. Potere può essere un sostantivo nel nostro vocabolario, ma anche un verbo. Ebbene io l’ho colto in questo senso e lo voglio sottolineare in tutte le sue espressioni […]. Poter convivere, poter essere sereni, poter guardare in faccia l’interlocutore senza abbassare gli occhi, poter ridere, poter parlare, poter sentire, poter guardare in viso i nostri figli e i figli dei nostri figli senza avere la sensazione di doverci rimproverare qualcosa”.

03/09/2022 10:00
Macerata, si spaccia per Francesco Gabbani in cambio di gift card e ricariche. Truffa social per una fan

Macerata, si spaccia per Francesco Gabbani in cambio di gift card e ricariche. Truffa social per una fan

“Ma il pescatore poi chi è” recita il ritornello della nota canzone. Ma stavolta a finire truffato dalla rete è stato Francesco Gabbani: o meglio, una sua inguaribile fan. Proprio in occasione del concerto di stasera all’arena Sferisterio, Maria Rossi (nome fittizio), residente a Macerata, si è messa in azione via social nella speranza di poter incontrare dietro le quinte il proprio beniamino: ma il risultato è stato quello dell’ennesimo imbroglio architettato dai furbetti del web che si nascondono dietro i nomi dei big della musica o del cinema. Dopo essersi recentemente iscritta a uno dei fan club più attivi su facebook (“Francesco Gabbani supporter Sicilia”, gruppo con quasi 20mila iscritti), Maria è stata presto contatta in via privata tramite Telegram da quello che credeva verosimilmente essere il cantante originario di Carrara: nome utente, @Francescogabbani_21. Dopo i primi scambi di battute, complimenti e ringraziamenti vari, la conversazione telematica ha preso però una piega sospettosa: in particolare, nel momento in cui il presunto Gabbani si è sbilanciato nei confronti della stessa Maria chiedendole come favore estemporaneo una ricarica tramite gift card per effettuare acquisti su Steam (nota piattaforma digitale legata al mondo dei videogiochi). La cortese disponibilità della donna - insieme alla promessa di libero accesso alle quinte dopo il concerto allo Sferisterio - è venuto a costare l’esborso di ben 100 euro, in ricariche da 50 l’una. Una volta effettuata la transazione economica, a far cadere ogni ombra di dubbio è stato il rimando da parte del “profilo fake” al presunto contatto telegram del managament dello stesso Gabbani: @Managementvipmeetandgreetsection, al quale Maria avrebbe dovuto fornire ulteriori dati sensibili al fine di ottenere la tessera vip utile ad accedere al retropalco. A nulla è valsa neppure la segnalazione della truffa fatta direttamente all'entourage del cantautore attraverso i contatti del sito ufficiale, di cui non è pervenuta alcuna risposta. “Non m’importa di aver perso dei soldi - ammette la donna - ma ho voluto subito denunciare alle autorità competenti quanto accaduto affinché non capiti ad altre persone. Siamo semplici fan, e nel nostro entusiamo, ci auguriamo spesso di poter conoscere di persona, un giorno, il nostro musicista o attore preferito. Purtroppo ci sono troppi delinquenti e approfittatori nel mondo dei social, e ora ne so qualcosa per diretta esperienza: ma questo, certamente, non mi impedirà di continuare a manifestare il mio amore per la musica e di sostenere il mio cantante preferito”.  

02/09/2022 15:59
'Marche Storie', Garavaglia saluta la seconda edizione del festival. “Obbiettivo: aumentare le risorse” (FOTO)

'Marche Storie', Garavaglia saluta la seconda edizione del festival. “Obbiettivo: aumentare le risorse” (FOTO)

Una formale conferenza in salsa Lega quella che oggi pomeriggio ha animato l’Auditorium della biblioteca comunale Mozzi Borgetti di Macerata in occasione del lancio della seconda edizione del 'Marche Storie' (promosso dall'assessorato alla cultura della Regione Marche), al via ufficiale domani 2 settembre e che durerà fino al 18.  “Cultura e turismo, un binomio per la crecita” è lo slogan scelto per il 2022, e che nel lavoro sinergico di associazioni e istituzioni locali trova il suo comun denominatore nelle tipicità (artigianato, spettacoli, grastronomia), bellezze naturali e ‘storie’ dei 101 comuni marchigiani aderenti all’iniziativa (circa il doppio rispetto alla prima edizione dell’anno scorso). A salutare i vari sindaci, rappresentanti e addetti ai lavori il ministro del turismo Massimo Garavaglia, accompagnato dal presidente della provincia Sandro Parcaroli e l’assessore regionale Giorgia Latini (in rappresentanza anche del governatore della Regione Francesco Acquaroli, assente all’incontro). Presenti fra il pubblico anche i vari collaboratori della rassegna, tra cui: Alessandro Battiato (Ass. Gli Stronati), Daniela Tisi (dirigente settore beni e attività culturali Regione Marche), Gino Sabatini (pres. Camera di Commercio), Giordano Nasini (Coldiretti Macerata), Giorgio Menichelli (Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo), Piero Celani (Amat) e Paolo Notari (direttore artistico del festival). “E’ importante valorizzare ciò che abbiamo - ha esordito in apertuta Parcaroli, ponendo l’accento sulla partecipazione di Borgo Villla Ficana - e per farlo occorre fare squadra e coinvolgere la comunità. Dopo la stagione di successo allo Sferisterio e le varie iniziative culturali, continuiamo ad impegnarci per rilanciare il nostro meraviglioso territorio”. “Fondamentale il lavoro di supporto e coordinamento della Regione - ha aggiunto Latini - insieme alle varie realtà locali. Gli obbiettivi quest’anno sono due: emozionare i turisti che verranno a farci visita, e informare. Molti giovani si sono appassionati all’iniziativa, e hanno svolto un grande lavoro di ricerca: è il segnale che c’è fermento, consapevolezza e voglia di trasmettere anche alle nuove generazioni la bellezza delle nostre tradizioni. Quest’anno vogliamo, inoltre, premiare i 10 migliori borghi, aiutandoli a promuovere le loro tipicità anche con varie convenzioni”. In chiusura, le osservazioni del ministro Garavaglia, che si è espresso anche in termini di mercato e profitto. “Le Marche sono la sintesi dell'Italia: trovi tutto quello che vuoi in poco tempo ed entro pochi chilometri. I nostri borghi rappresentano un bel prodotto che dobbiamo saper vendere, di cui dobbiamo prendere coscienza e saper raccontare. La proposta di Marche Storie in questo senso è emblematica: la Regione ha lavorato bene in questi ultimi anni grazie a una campagna integrata, rivolta a mare ed entroterra. L'autenticità di questi territori, però, è la chiave vincente. Noi del ministero del turismo continueremo a sostenere la filiera della qualità attraverso nuovi investimenti; importante sarà anche diventare sempre più inclusivi e attrattivi, soprattuto rivolgendoci ai giovani in termini di sostenibilità e digitalizzazione. Al netto del tema del caro energia, questi sono i pilastri del futuro”.

01/09/2022 17:47
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