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Macerata, la rabbia di Jenny per il caro bollette. “Pago il triplo rispetto all’anno scorso per il mio bar”

Macerata, la rabbia di Jenny per il caro bollette. “Pago il triplo rispetto all’anno scorso per il mio bar”

Dal centro storico di Macerata, basta spingersi oltre l’Ipermercato Oasi e, alla rotatoria, imboccare via Cincinelli fino a piazzale Vittime del Terrorismo: è lì che si trova il bar Tutto Pepe, esercizio commerciale inaugurato nei primi mesi del 2020 - in pieno lockdown - dalle socie Jenny Bellocchi e Ljridona Ziberi. Le pratiche di apertura erano già in corso dalla fine del 2019, il resto è stata pura conseguenza: e, ciononostante, le ragazze hanno tenuto botta e sopperito alle difficoltà del momento ridimensionando i consumi e sfruttando al massimo la formula del delivery.

Colazione, pausa pranzo e aperitivo: sono le attività principali portate avanti da Jenny e Ljridona insieme alle loro cameriere (due, che si alternano fra mattina e pomeriggio), oltre allo smercio di prodotti tipici locali ed extra regionali dei quali realizzano anche cestini regalo in occasione delle feste comandate. Oggi, però, anche il loro bar (20 coperti in tutto, posti in piedi esclusi) si ritrova fortemente vessato da quel caro bollette che promette di ‘regalare’ un autunno nero alle tasche degli italiani.

“Questo doveva essere l’anno della ripartenza - racconta Jenny, mentre continua a lavorare - e invece la situazione è peggiorata: oggi mi ritrovo a pagare una bolletta elettrica di ben 4.900 euro, a fronte dei 1.900 dell’anno scorso (stesso periodo). Sono aumenti che si sommano a quelli del carburante e dei beni di prima necessità, rispetto ai quali la guerra russo-ucraina credo c’entri relativamente e, comunque, continuiamo ad assistere impotenti. Anzi, noi per cercare di tamponare la situazione siamo stati costretti ad eliminare l’aria condizionata e rinunciare alla nostra gelateria artigianale”.

Di fronte alla necessità di sopravvivere, anche la ricerca di prodotti di qualità sembra essere diventata una pratica quasi proibitiva, e affidarsi a fornitori dai prezzi ragionevoli un'imposizione senza diritto di replica. “Chiunque faccia il mio mestiere - continua Jenny - rischia di sviluppare idee presuntuose o giudizi approssimativi sull’intera faccenda. A mio modo, penso che la pandemia abbia provocato degli squilibri di bilancio che ora ‘qualcuno’ cerca di riparare a spese nostre: ma se non si prende una strada alternativa, non sarà un bel futuro per l’intera filiera del commercio”.

Nota dolente: le prossime elezioni del 25 settembre. “Penso che non cambierà nulla con un nuovo governo alla guida del paese - ammette la titolare trentanovenne - e a dirla tutta non ci penso nemmeno: sono troppo impegnata a ragionare su come tirare a fine mese e pagare i miei dipendenti. Le questioni politiche sono più grandi di me, e ad occuparsene dovrebbero essere persone utili allo scopo: ma in generale c’è molta indifferenza, opportunismo e menefreghismo. I politici ci chiedono maggiore partecipazione, ma sono loro i primi a non interessarsi di quello che succede qui sulla terra, fra i comuni mortali”.

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