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Politica

Elezioni, l’ultima beffa dei politici. Il 96% delle promesse nei programmi è senza copertura economica

Elezioni, l’ultima beffa dei politici. Il 96% delle promesse nei programmi è senza copertura economica

Al netto di una recessione economica (mondiale) sempre più probabile, e di un autunno nero sul fronte caro vita, la mole di proposte lanciate nel barile dell’informazione da parte delle coalizioni prossime allo scontro sul terreno delle elezioni politiche (25 settembre) evidenzia in molti casi un dato incontrovertibile: la mancanza di un chiaro sistema di reperimento delle risorse necessarie alla loro realizzazione.

Stando ai dati di Pagella Politica, il 96% dei programmi risulta essere senza copertura economica (9 promesse su 10). Tra le 328 proposte isolate nei programmi dei quattro comparti politici più importanti - centrodestra, centrosinistra, Movimento 5 stelle e Azione/Italia Viva - solo in 13 casi viene specificata la fonte dalla quale attingere denaro per realizzarle; in tutti gli altri, l’ambiguità si regge sulla speranza di aumentare le entrate per lo Stato o di risparmiare.

Centrodestra. In linea di massima, l’accordo quadro denominato “Per l’Italia” e sottoscritto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati risulta molto vago e incentrato più sui temi generali che sulle singole modalità di intervento del governo. Infatti, solo 88 delle proposte avanzate nel programma prevederebbero una spesa da parte dello Stato, fra queste: taglio delle tasse (“la riduzione della pressione fiscale per famiglie”, “imprese e lavoratori autonomi”) e interventi di sostegno alle famiglie (“aumento dell’assegno unico e universale”, “innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità”). L’unica formula di risparmio ipotizzato (quindi utile alle casse dello Stato) è la tanto promossa abolizione del reddito di cittadinanza. Nel frattempo, Giorgia Meloni continua a puntare sul clamore di piazza spingendo su Dio, patria e famiglia: no agli immigrati, no all'aborto, no ai diritti civili, no a Peppa Pig.  

Centrosinistra. Anche nel programma sostenuto da Partito democratico e soci (“Insieme per un’Italia democratica e progressista”) risultano 88 le promesse realizzabili come spesa per lo Stato, fra le quali: rendere gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia, rendere gratuiti i libri di testo per le famiglie con reddito medio-basso, introdurre un reddito alimentare, garantire ai giovani una pensione di garanzia e attuare nuove politiche pubbliche di welfare per favorire la transizione ecologica. Le possibilità di risparmio, qui, passano per il recupero dell’evasione fiscale o l’aumento delle imposte di successione sui patrimoni superiori ai 5 milioni di euro. Come copertura, inoltre, il Pd cita spesso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), i cui obiettivi sono già stati decisi dal governo Draghi. Ma che, comunque, non sarebbe in grado di coprire tutte le proposte presentate da Enrico Letta & co.

Movimento 5 stelle. Il progetto “Dalla parte giusta: cuore e coraggio per l’Italia di domani” racchiude in sé già le nove proposte che portarono allo scontro Giuseppe Conte e Mario Draghi, con conseguente crisi e caduta del governo. In linea generale, le iniziative dei pentastellati non entrano mai troppo nel dettaglio, preferendovi sottolineare i potenziali benefici. Quelle che sicuramente prevederebbero una spesa sono circa 61, come quella relativa al riscatto gratuito della laurea, a fronte di sole quattro promesse di entrata che però andrebbero ad appellarsi a nuovi fondi europei, fra cui: l’istituzione di un Energy recovery fund, l’emissione di debito comune, lo scorporo di alcuni investimenti dal computo finale del deficit. Non ultimi, il decantato cashback fiscale - di non chiara attuazione ma che potenzialmente potrebbe agevolare il contrasto all’evasione (con conseguenti nuove entrate per lo Stato), e il “no alla corsa al riarmo”, con riduzione della spesa militare (ma che andrebbe in contrasto con quanto richiesto dalla Nato circa l'aumento degli investimenti in Difesa pari al 2% del Pil).

Azione/Italia Viva. Il “Programma elettorale” dell’accoppiata Calenda/Renzi, checché se ne dica, risulta l’unico con una chiara dichiarazione d’intenti: “nessun programma elettorale contiene mai le coperture finanziarie. Noi invece non fuggiamo dal problema. Perché è venuto il tempo della serietà”, recita il piano che riserva l’ultima pagina proprio alla questione finanziaria. La formula del risparmio viene qui fissata in due punti: la lotta all’evasione fiscale (secondo il principio per cui “ogni euro già recuperato dall’evasione, torni in tasca ai contribuenti”), e un taglio alla spesa della pubblica amministrazione (per “riprendere il controllo della spesa in acquisti”). Peccato, però, che in nessun passaggio del piano risulti comprensibile come ‘la strana coppia’ intenda recuperare le risorse attraverso i suddetti espedienti. Di conseguenza, non risulta chiaro nemmeno quante promesse possano essere realisticamente attuate: quel che si sa, è che in tutto sono 91 quelle che richiederebbero una spesa da parte dello Stato.

Idee poco chiare (le nostre), la solita politica (la loro). Difficile non presentarsi alle urne anche stavolta riducendo questa tornata elettorale all’ennesimo derby calcistico Destra vs Sinistra o all’antica rassegnazione del “votare il meno peggio”. La comunicazione, sicuramente, ha avuto un ruolo predominante nel dispensare confusione fra talk show e canali social. L’informazione, dal canto suo, forse ancora una volta non ha saputo fare la differenza, lasciando nuovamente ai leader politici la libertà di trattare gli italiani come fossero dei bambini a cui raccontare tante belle favole della buonanotte.

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