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Macerata, la crisi degli imprenditori agricoli. Lucangeli: “La politica ha fallito, dovremo cavarcela da soli" (FOTO)

Macerata, la crisi degli imprenditori agricoli. Lucangeli: “La politica ha fallito, dovremo cavarcela da soli" (FOTO)

Storia, natura e tradizioni costituiscono di per sé un trittico dai risvolti affascinanti, nonché una preziosa opportunità di conoscenza spesso a portata di mano, qui nelle Marche. Se ci si sposta di appena 7 chilometri fuori i confini di Macerata, fino alla Contrada Valle, la sintesi di cui sopra è rappresentata dalla Tenuta Lucangeli, azienda agricola che da oltre 150 anni si divide fra la produzione propria di prodotti tipici locali (vino, olio, grano e cereali) e l’allestimento di eventi vari: dai ricevimenti per matrimoni ai meeting, fino alla “Rievocazione storica della trebbiatura” nei mesi di giugno-luglio.

Quest’ultima, in particolare, viene organizzata ormai da circa 30 anni, da quando Antonio Lucangeli (classe ’62) è subentrato al padre nel 1990 alla direzione e alla gestione della proprietà. Grazie a lui abbiammo scoperto quanto profonde siano le radici di quello che veniva definito originariamente un piccolo borgo (con tanto di granai, cantine, cappella per le funzioni domenicali, abitazioni prestate agli operai, falegnameria e mulino): radici che partono dai Compagnoni Floriani (intorno al XVI° sec.), passano per i Torlonia e gli Orsini di Roma, e raggiungono nel 1870 la famiglia Lucangeli.

Nella sua veste di imprenditore agricolo, Antonio ammette di essersi scontrato a più riprese con i diversi “alti e bassi” dell’economia italiana, nell’arco di tre decenni. Oggi, nel 2022, una nuova crisi - incentivata soprattutto dagli ultimi due anni di pandemia - rischia di allargare il già sensibile strappo che divide i ricchi dai poveri, i piccoli e medi imprenditori da quelli più grandi. E dove gli spettri del futuro si riflettono nel progressivo e inarrestabile aumento dei costi per luce, gas e reperimento delle materie prime.

“Siamo sempre stati sotto lo scacco delle speculazioni - afferma Antonio - perché se non hai forza imprenditoriale a livello nazionale rischi di subire per primo le variazioni dei prezzi di mercato, con successive perdite ecomiche. Persino quello della siccità è stato un tema trattato fino all’anno scorso come pura e semplice questione localizzata: ques’anno ha avuto maggiore impatto mediatico solo perché è stata estesa a livello nazionale”.

Andando nello specifico, Lucangeli ci segnala come da novembre a luglio le bollette di luce e gas della sua Tenuta abbiano subito un balzo del 50%, incidendo di conseguenza sulla produzione dei circa 100 ettari di terreno ivi presenti (800, in origine). “Io e i miei dipendenti non abbiamo idea di come fronteggiare questa situazione senza andare a penalizzare la nostra clientela. Come molti altri, abbiamo provato ad aumentare nel corso degli anni produzione: ma ognuno segue le proprie regole e, di conseguenza, le difficoltà non scompaiono mai del tutto”.

Si parla, insomma, di un’anomalia squisitamente europea, caratterizzata da tutte quelle criticità di ordine pratico (spese, reperimento materie prime, qualità dei fornitori) che, se affrontate da soli, risolvono ben poco. E’ dunque sul senso di comunità che Antonio individua la reale soluzione alla fatiscente economia marchigiana (quindi italiana); e sul revisionismo di un mercato troppo orientato al profitto immediato e, quindi, poco lungimirante. Un quadro generale che, ovviamente, restituisce alla politica la sua buona dose di responsabilità.

“Oggi paghiamo lo scotto di una globalizzazione fuori controllo - spiega Lucangeli - e rispetto alla quale i vari governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni hanno saputo fare ben poco: in questo senso, c’è stato un totale appiattimento della politica italiana sotto l’ombrello della cosiddetta Comunità Europea. E non mi illudo certo che le cose possano cambiare con un nuovo esecutivo alla guida del paese, dopo il 25 settembre: per fronteggiare l’attuale crisi, noi piccoli e medi imprenditori dovremo cavarcela da sola. Persino durante la pandemia gli interventi e le agevolazioni sono stati insufficienti: l’assistenzialismo è inutile se non è continuativo, al massimo serve ai partiti per autoincensarsi di aver fatto qualcosa. Ma subito dopo, veniamo nuovamente lasciati soli a subire le varie difficoltà, con il risultato che ognuno torna a pensare a sé. E, nel peggiore dei casi, si finisce col farsi la guerra a vicenda”.

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