Come era stato già preannunciato, i rappresentanti dei lavoratori del Cobas-Santo Stefano si sono riuniti stamane in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura socio-sanitaria di Villalba per richiamare l’attenzione del Gruppo Kos Care (azienda della sanità privata che solo in Italia gestisce 93 strutture) rispetto alle problematiche sollevate nelle ultime settimane e rimaste ancora insolute, come gli orari e i carichi di lavoro, la mancanza di personale e le disparità salariali. Il sit-in di protesta è iniziato intorno alle ore 10, ed è proseguito per tutta la mattinata fuori il polo diagnostico in modalità pacifica - sotto il controllo dalla polizia locale - e sostenuta dai cori di rivendicazione per una situazione che è stata definita “inaccettabile”, sul piano della dignità umana e professionale.
«Se da un lato Kos Care inaugura strutture al passo coi tempi – ha dichiarato Diego Bernacchini, portavoce del sindacato Cobas - dall'altro continua ad applicare politiche sindacali e di lavoro inaccettabili verso i propri dipendenti, attraverso un atteggiamento che ignora i nostri diritti e le nostre esigenze. Oggi protestiamo in rappresentanza del 40% dei lavoratori sindacalizzati che fanno parte del nostro gruppo, e ci rendiamo conto che continueranno ad ignorarci con queste manovre finora adottate. Perché siamo, di fatto, un gruppo che si è costituito partendo dal basso, e quindi una presenza scomoda per loro.»
Non sono mancati i commenti da parte del Sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, e dell'amministratore delegato del Kos, Enrico Brizioli: «Il gruppo applica contratti nazionali di lavoro e di tutela - ha dichiarato Brizioli - quindi anche il loro rinnovo va discusso a livello nazionale. Il consenso dei nostri dipendenti è fondamentale, ma questa manifestazione di protesta rischia solo di dare un senso generale di disagio. Per risolvere i problemi serve maggiore concretezza»
Di seguito, il servizio:
È trascorso poco più di un anno dall’insediamento a Macerata della nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Sandro Parcaroli per far fronte agli obbiettivi fissati durante la campagna elettorale del 2020. Sono molte ad oggi le criticità evidenziate in alcune zone della città, così come gli interventi finora apportati allo scopo di favorire una comunità in grado di riaffacciarsi a livello nazionale e internazionale.
Accoglienza, soluzioni legate all’istruzione e alla cultura, sostegno alle piccole e medie imprese, manutenzione di quartieri rimasti a lungo ad aspettare per una migliore vivibilità. Sono questi alcuni dei punti focali sui quali intende continuare a concentrarsi l’esecutivo per i prossimi 4 anni di mandato.
Per fare il punto della situazione sulle difficoltà di intervento legate alle strade e agli edifici del Quartiere Pace, ai piani di manutenzione per l’edilizia scolastica (che prevedono nuove costruzioni e il riutilizzo dei vecchi edifici), quelli di restauro del cimitero di Macerata, di rigenerazione di impianti sportivi come il campo di San Giuliano e quello di Villa Potenza (attraverso opportune operazioni di riciclo dei materiali), abbiamo ascoltato l’assessore ai Lavori Pubblici, Andrea Marchiori (Lega).
«Tutti dovranno sentirsi cittadini di serie A – ha dichiarato Marchiori – e noi dell’amministrazione ci prendiamo la responsabilità di attuare il programma previsto, in sinergia con la Regione Marche. Il tutto a costo zero per il Comune. Purtroppo abbiamo trovato al nostro arrivo una situazione deficitaria, e il Covid-19 ha ulteriormente rallentato i tempi di realizzazione dei progetti. Le lamentele, infatti, sono ancora tante, ma in 4-5 anni questa città avrà un nuovo volto. C’è bisogno di tempo e fiducia.»
Di seguito l’intervista completa con l’assessore Marchiori:
Ci sono voluti più di 5 anni, ma ora è ufficiale: la Compagnia dei Carabinieri di Camerino avrà una nuova sede, localizzata nella zona intorno a via Roma. È quanto emerso nella conferenza stampa tenutasi stamane presso il Palazzo della Provincia di Macerata, presieduta dal presidente Antonio Pettinari, e alla presenza del Prefetto Flavio Ferdani e del colonnello dei carabinieri Nicola Candido che, insieme, hanno siglato il documento per il comodato d'uso gratuito della nuova caserma.
Una giornata importante per le istituzioni e la cittadinanza, che può finalmente tornare a confidare nella presenza regolare e costante delle forze dell'ordine dopo gli sconvolgimenti causati dal sisma del 2016.
«Stiamo dando oggi un segnale importante e concreto di ripartenza - ha commentato il presidente Pettinari - reso possibile dalla cooperazione dell'amministrazione provinciale, la Prefettura, l'Arma dei Carabinieri e il Ministero degli interni. È un risultato importante anche da punto di vista umano, perché è stato fondamentale garantire la sicurezza di tutti: militari e cittadini. Dopo il sisma, la struttura non aveva riportato danni particolarmente seri, ma si è trovato comunque in zona rossa e non era più raggiungibile. Dovevano essere fatte delle verifiche sull'impianto tecnico, e manutenzioni straordinarie per aggiornare l'utilizzo e scongiurare precarietà varie. Siamo quasi a conclusione del percorso, costato circa 60 milà euro di lavori.»
Una collaborazione "discreta e proficua", come il Prefetto Ferdani ha voluto sottolineare, aggiungendo di proseguire nell'impegno di ricostruzione insieme ai sindaci dellì'Hinterland di Camerino, anticipando la propria presenza questo venerdì presso il Comune di Caldarola. «La soluzione dei containers adottata nel breve termine era diventata insostenibile» - ha dichiarato il colonnello Candido. «Ora avremo provvisoriamente a disposizione il palazzo Sant’Angelo, nel centro storico, e entro dicembre riusciremo a spostare la Compagnia nella nuova sede. Si vedono finalmente i frutti di tanto lavoro, soprattutto perché rispondere alle esigenze della cittadinanza era diventato complicato, a causa dei piccoli spazi in cui eravamo costretti e che ha favorito anche casi di Covid-19. Siamo cautamente ottimisti anche per sistemare prossime strutture: ci sono vari progetti avviati, ma serve ancora l'approvazione ministeriale per alcuni. Contiamo di lavorare ancora per dare un'accelerata all'intero processo.»
Quando la controversa opera di Tennessee Williams, "La dolce ala della giovinezza" (Sweet Bird of Youth) debuttò a Broadway nel 1959, diede in parte ragione di credere che il talento creativo dello stesso drammaturgo americano fosse in fase calante. Ci vollero nel corso del tempo trasposizioni cinematografiche, rivisitazioni e, non l'ultimo, il gusto stesso del regista Pier Luigi Pizzi per ridare lustro e credibilità a un immortale della storia del teatro moderno e contemporaneo.
Posti pieni in platea, balconate un po' più timide. Il pubblico delle occasioni è a rilevanza femminile. Il range di età, con un rapido colpo d'occhio, non volge a favore dei più giovani, comunque accorsi a prender posto all'interno della sempre suggestiva struttura del Teatro Lauro Rossi di Macerata. Ma tant'è: appassionarsi al teatro è un lento esercizio che va coltivato con le opportune costanza e curiosità.
L'attesa si misura in minuti, brusio di chiacchiere leggere e tapping sui cellulari, senza distinzione alcuna fra semplici ammiratori o amanti del teatro di prosa.
Le luci lentamente si spengono. E le prime note di un pianoforte (Stefano Mainetti) danno il via alla pièce. Ad Elena Sofia Ricci viene affidato l'incipit del dramma di Tennessee Williams, nel ruolo della tormentata Alexandra del Lago, star decadente di Hollywood che provata da una notte di alcol e hashish si sveglia e cerca di prendere confidenza con la propria stanza d'albergo. L'interazione con la scenografia da conto allo spettatore della profondità e della scelta di luci forse poco adatta per rendere al meglio i travagli interiori dei protagonisti che man mano si svelano. Finché dallo stesso letto non riprende conoscenza anche il Chance Wayne di Gabriele Anagni, permettendo al pubblico di entrare in confidenza con il gigolò appena rientrato nella sua città natia. Il resto della trama rispetta in maniera convincente la versione di Williams, affidando ai dialoghi quasi scanzonati e i monologhi dolorosi dei due protagonisti il compito di svelare poco alla volta i retroscena di un paio di vite in lotta per restare a galla. Una giovane e disillusa, l'altra adulta ma provata dagli effetti dell'età più dolce. Insieme, fino al tragico epilogo che segnerà il destino di uno dei due.
Dalla platea di spettatori si percepisce la difficoltà di scostarsi dai canoni televisivi, complici alcuni squilli di cellulare e le risatine fuori contesto. I tempi sono diversi, e quelli del teatro a volte sanno essere crudeli. Si deve attendere il secondo atto per scorgere il tipico "sangue e sudore" dal palco, utile a sciogliere e coinvolgere anche il gusto artistico più affinato ed esigente. Gabriele Anagni impone gradualmente la forza del suo personaggio, sfruttando tanto i monologhi quanto le interazioni con gli altri attori. Elena Sofia Ricci in questo sostiene, fa da spalla, si prende il pubblico quando sa di poterlo fare. Confermando di aver fatto del teatro la sua seconda (o, forse, prima) casa.
Una volta chiuse le porte del Teatro Rossi, siamo riusciti - noi di Picchio News - a strappare una breve dichiarazione della stessa Elena Sofia Ricci sulla serata.
Come è andata stasera Elena?
«Direi molto bene. A me piace sempre vivere il palco da spettatrice, per capire le reazioni della gente. E stasera devo dire che il pubblico ha risposto bene, la rappresentazione è piaciuta. Per noi è stata una gioia.»
Siete pronti a ripartire, allora.
«Dopo lo stop che abbiamo dovuto affrontare per via del Covid-19, da oggi e per due mesi siamo davvero pronti. Sperando che non ci fermi più nessuno.»
Quanto è importante per te continuare a lavorare con i giovani e continuare ad aiutarli in questo settore artistico?
«Tantissimo. Io sono un'appassionata di lotte da fare per le nuove generazioni. Bisogna lasciare a chi verrà qualcosa di meglio di quello che stiamo facendo adesso. Ed è anche bellissimo perché i giovani sono pieni di energia e danno tanta soddisfazione. Sono puro "ossigeno", come dice anche Alexandra del Lago.»
Quindi c'è ancora speranza per il teatro?
«Assolutamente, lo spettacolo dal vivo non potrà mai morire. Però dobbiamo lottare.»
Marche, anche i grandi brand sfruttano il Covid. Protagonista, stavolta, una ditta non nuova a slogan irriverenti (spesso di dubbio gusto), vale a dire "Taffo" l'impresa funebre che recentemente ha aperto una propria sede ad Ancona.
In un momento storico difficile come quello che stiamo ancora attraversando, scontrarsi con le leggi di mercato diventa una pura questione di punti di vista. Molti, infatti, sono i brand commerciali che in Italia hanno sfruttato a loro modo l'eccezionalità del dramma Covid-19 per operare una ripartenza economica o riconfermare il proprio ruolo, a seconda dei settori di appartenenza. Anche nelle Marche, in questo senso, sembra aver preso piede nelle ultime settimane una manovra di comunicazione sempre più legata ai temi di interesse nazionale, in primis l'emergenza sanitaria.
Basti pensare all'episodio avvenuto a Pesaro ad inizio novembre, quando la cittadinanza si è svegliata una mattina sotto l'ombra di veri e propri manifesti pubblicitari con tanto di slogan no vax firmati dal gruppo cittadiniliberipesaro.org: “Obbedisci perché finisca, ma è perché obbedisci che non finirà mai”. Un'affissione nel pieno rispetto delle regole, a detta dell'azienda Ica che l'ha autorizzata e per la quale la posizione volontariamente prescelta rimane su un piano neutrale, senza discriminazione alcuna.
Quasi in contemparanea, sui social è apparso un nuovo, esilarante slogan pubblicitario ad opera del rinomato servizio di onoranze funebri, Taffo Funeral Services: "Non vaccinatevi. Siamo pronti anche ad un'epidemia". Una frase che, per sponsorizzare dalla propria sede di Ancona l'attività aperta in tutta la regione Marche, vuole deliberatamante provocare e sollevare polemiche. Un po' come, del resto, è sempre accaduto da parte del noto brand rispetto a tutto ciò che in Italia fa notizia. Si pensi all'occasione colta subito dopo l'affossamento del ddl Zan avvenuto lo scorso 27 ottobre, e per il quale lo schieramento è stato netto, attraverso il messaggio di condoglianze: "Ddl Zan. Ne danno il triste annuncio la comunità Lgbtqi+ e le persone di buon senso tutte".
Con la presentazione della "39^ Rassegna Nuova Musica" avvenuta stamane presso il Teatro Lauro Rossi, l’amministrazione del Comune di Macerata ha voluto fare il punto della situazione sulla cultura di provincia e quella a livello nazionale. Le proposte che la manifestazione ha deciso di portare avanti per il mese di novembre arricchiscono un programma interessante con i nomi di compositori come Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, John Cage, Igor Stravinskij o Karlheinz Stockhausen. Noi di Picchio News, a tal proposito, abbiamo voluto intervistare l’assessore alla Cultura e all’Istruzione, Katiuscia Cassetta.
Che momento è per la cultura in generale e per Macerata?«È un momento di fermento e voglia di ripartire, tutto sembra tornato alla normalità. Ci auguriamo che si possa affrontare l’inverno nel migliore dei modi, attraverso incontri trasversali che coinvolgano arte figurativa, musica e teatro.»
Quali difficoltà si prospettano all’orizzonte?«Mi auguro che non ce ne siano. Ad oggi facciamo i dovuti controlli, e stasera per esempio riparte anche la stagione di prosa con “La dolce ala della giovinezza”, per la regia di Pier Luigi Pizzi e la presenza di una grande attrice come Elena Sofia Ricci. I numeri del botteghino sono buoni, il pubblico ha voglia di partecipare. Però con la pandemia ancora in corso bisogna vivere alla giornata.»
Quali criteri di scelta avete adottato per determinate rassegne rispetto a chi è venuto prima di voi?«Di base spero ci sia un cambiamento, quello che ci caratterizza immagino sia la propensione a comunicare con tutti: forme artistiche, associazioni, interessi culturali. Con molto rispetto, senza utilizzare la cultura per fare politica. Io personalmente la rifiuto come visione.»
Per sua sensibilità, lei accoglie o rifiuta determinati passaggi legati alla discriminazione di genere?«Accolgo, ma la cultura non deve diventare un manifesto politico, altrimenti viene svilita della sua funzione primaria di arricchire e intrattenere. Ciascuno porta avanti la sua idea, ma qui il tempo si deve fermare. Il teatro è spazio di denuncia e riflessione, ma anche di piacere.»
Con la pandemia l’Italia ha dimostrato ulteriormente di avere un rapporto difficile con la cultura. Quanto è importante ciò che viene fatto a livello provinciale per avere risonanza a livello nazionale?«È più dura in provincia, anche se ci sono tante realtà che si organizzano tra di loro. Rispetto alla difficoltà di connettersi con i livelli nazionali e internazionali, continuiamo a sostenere varie manifestazioni, soprattutto per inserire i giovani e farli emergere. Il problema fondamentale è di spazi e risorse, ma l’amministrazione cerca di aiutarli come può. Per il resto, ci affidiamo anche noi ai bandi della Comunità Europea.»
Come intendete continuare a coinvolgere i giovani?«Ho trovato una situazione piuttosto incancrenita quando mi sono insediata, erano più tradizionalisti. Smontare e rimontare non è facilissimo, ed è stato anche un anno complesso a causa del Covid-19. La soluzione in questo senso è includere e coinvolgere di più, sia associazioni locali, sia le realtà produttive.»
Italia ancora una volta regina nello sport! Dopo ben 34 anni dall’ultimo titolo (finale di Helsinki, 23 agosto 1987), il “Blue Team” di Davide Giuliano conquista la coppa del “Campionato europeo di Football americano” alla fine di una grandiosa prestazione contro i padroni di casa della Svezia, battuti 41 a 14 sul campo del Malmö Stadion lo scorso 31 ottobre. Una gioia del tutto inaspettata da parte dei ragazzi della Nazionale, che sono riusciti a riportare anche lustro e attenzione mediatica verso uno sport generalmente poco considerato in patria.
«È una cosa del tutto nuova, e sono felicissimo – ha commentato Stefano Chiappini, 37 anni e “Offensive Lineman” della squadra, per noi di Picchio News – considerando poi che partivamo sfavoriti: gli svedesi erano giganteschi, eravamo a casa loro, davanti al loro pubblico, e dei nostri tifosi ci saranno state forse 15 persone in tutto sugli spalti. Ogni cosa era contro di noi. E invece siamo riusciti a dominarli dal primo secondo fino all’ultimo, riuscendo persino a conseguire il record di punti su una finale europea».
Una vittoria che, a una settimana di distanza, Stefano fatica ancora a metabolizzare, e che mai, in 20 anni di gioco (di questi, 12 con la maglia della Nazionale), avrebbe mai immaginato di raggiungere. «Se me lo avessero detto anni fa – prosegue “lo Zio” dei Dolphins Ancona - probabilmente sarei scoppiato a ridere. Ora invece dico che è appena cominciata la scalata. Ci godremo appieno questo momento: alcuni dei miei compagni sono stati persino chiamati a partecipare a programmi televisivi. Poi verremo celebrati in America con la consueta assegnazione degli anelli al merito sportivo. Presto cominceremo a prepararci per i Mondiali nel 2023, un manifestazione alla quale l’Italia ha partecipato l’ultima volta nel 1999 e solo perché era paese ospitante».
Parlare in questi giorni di discriminazione di genere porta con sé il rischio di gettare altra benzina sul fuoco, più che di smorzare le fiamme. L’affossamento del ddl Zan avvenuto in Parlamento lo scorso 27 ottobre ha sollevato in questo senso polemiche e scontri fra i maggiori partiti politici e i loro sostenitori, testimoniando come certi temi finiscano facilmente con l’essere strumentalizzati. Anche in occasione di un evento più provinciale, come quello tenutosi presso l’Ostello Asilo Ricci di Macerata, e dal titolo “Disabilità e discriminazione di genere”, sollevare dubbi e domande legate ai vertici più alti della politica è inevitabile. Noi di Picchio News abbiamo voluto perciò interrogare sull’argomento la Consigliera Regionale, Anna Menghi (Lega), e il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli (Lega).
Picchio News: Innanzitutto, ddl Zan sì o no?
Anna Menghi: No, almeno così com’è adesso.
P.N.: Non pensa che sia diventato fastidioso assistere alla strumentalizzazione politica di certe tematiche, visto che nel testo della legge Zan sono comprese anche donne e disabili?
A.M.: Purtoppo è una questione prettamente politica e ideologica, un braccio di ferro che ha portato a un conto interno del centrosinistra. Io personalmente contesto il ddl sul punto riguardante la scuola, perché trattare degli argomenti che vanno oltre l’educazione sessuale non lo reputo giusto. Secondo me il rispetto verso la persona viene prima di tutto, al di là dell’orientamento sessuale o della disabilità. Perdere tempo a livello nazionale su pretestuosi dibattiti ideologici non ha senso e lo trovo poco proficuo.
P.N.: Lei porta avanti da tempo battaglie in difesa dei diritti delle donne, anche portatrici di disabilità.
A.M.: Parlarne nella mia città ha sempre un sapore diverso. Purtroppo in questo Paese - e l’attuale governo lo ha dimostrato - la politica sulle donne in generale fa ancora fatica a finire in agenda. Però noi non molliamo, e forse è il momento buono per cominciare a raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti da tempo.
P.N.: Quindi perché affossare un disegno di legge come quello presentato da Alessandro Zan?
A.M.: Io non ho seguito il dibattito parlamentare. In regione di problemi ne abbiamo già abbastanza.
P.N.: Eppure un partito come la Lega di cui voi fate parte ha sempre avuto una visione piuttosto retrograda della donna.
A.M.: La prendo come una simpatica provocazione. Il mio approdo nella Lega è libero e convintamente fatto su un percorso ben preciso, riguardante questa città. Non amo i preconcetti, ma parlare di ciò che conosco. E nella Lega non ho notato questo tipo di atteggiamento. Anzi, il partito ha favorito il Codice Rosso* in merito alla “Violenza sulle donne” - promosso dall’ex ministro dell’Interno, Salvini - votato poi nel 2019 durante primo “Governo Conte”. Quindi dare giudizi a priori credo sia sbagliato e non aiuta nessuno a fare passi in avanti.
P.N.: Però, a livello di sensibilizzazione, andare oggi contro il tema dell’omofobia non rischia di essere un passo falso anche per il tema delle donne e della disabilità?
A.M.: Secondo me no, perché io sono la responsabile del “Dipartimento della disabilità” per la Lega sulle Marche, e stiamo lavorando proprio sulla doppia discriminazione: donne e disabilità. Per il resto, rimane un problema di cultura e di una sinistra che in questo preciso momento cerca temi divisivi.
In seconda battuta, ha risposto rapidamente ai nostri microfoni il sindaco Sandro Parcaroli, intervenuto in rappresentanza della propria giunta all’evento promosso da AISM e dal Consiglio delle Donne.
Picchio News: Quanto è importante il ruolo delle donne per la sua giunta comunale?
Sandro Parcaroli: Importantissimo, abbiamo fatto una giunta di 9 elementi dove ci sono 4 donne che si stanno impegnando su tanti settori importanti. Averle mi dà fiducia e sostegno.
P.N.: E a tal proposito, non si è mai scontrato con il pensiero dei suoi leader politici?
S.P.: Ben venga lo scontro e la condivisione di opinioni.
P.N.: Quindi facciamo maggior posto alle donne?
S.P.: Il posto giusto, penso.
P.N.: E quale sarebbe?
S.P.: Di sedersi tutti insieme e avere idee che noi “maschietti” possiamo o meno condividere. Già ascoltarle per me è importante.
P.N.: Allora, dobbiamo fare un passo indietro noi “maschietti”
S.P.: Il maschietto ha la sua figura, l’importante è che non diventi un “maschione”.
*Al tempo, le ragioni che portarono all’astensione del Pd (e del centrosinistra) furono in sintesi da un parte politiche, principalmente, e dall’altra di merito. Per quanto riguarda le prime, il “Codice rosso” era espressione dell’allora maggioranza Lega-Movimento 5 stelle e il centrosinistra non si era sentito sufficientemente incluso nella lavorazione del testo. Guardando al merito, invece, il Pd non era d’accordo su almeno due punti del provvedimento: l’articolo 2, che prevede l'obbligo per il pubblico ministero di sentire entro tre giorni le presunte vittime – termine temporale giudicato irrealistico – e la mancanza di risorse aggiuntive per potenziare concretamente l’azione di contrasto alla violenza sulle donne.
«È una situazione a dir poco vergognosa!». Si tratta del commento più ricorrente fra i residenti di via Ugo Foscolo, costretti ancora una volta a lamentare il profondo disagio legato alle strisce blu distribuite fra i marciapiedi e la carreggiata a senso unico. Più precisamente, parliamo del tratto che dall’incrocio con Viale Alessandro Manzoni e via V. Alfieri si congiunge con Largo Giovanni Pascoli, tracciando una linea di asfalto di circa 200 metri dove si possono vedere in tutte le ore del giorno le autovetture in sosta “pendente” a 70 centesimi l’ora.
«Saranno almeno 8 anni che riversiamo in questa situazione – ci dice un anziano residente del quartiere, dal ’77 in via Foscolo – e so peraltro che accade anche in altre zone della provincia. Ad oggi non ci sono stati ancora provvedimenti, nonostante la numerose segnalazioni. Sembra che il Comune voglia intascare a tutti i costi altri soldi da noi cittadini.» Eppure, l'intera vicenda sembra perdersi ancora più indietro nel tempo - fino a farci risalire all'ordinanza 9/12/95 in materia di realizzazione dei parcheggi - e sulla stessa è intervenuto anche l'assessore alla Sicurezza e al decoro, Paolo Renna. «Si è costruito troppo e male nel corso degli anni, e a volte i compromessi sono questi. Non abbiamo mai ricevuto una lamentela da parte dei cittadini, ma dalle immagini visionate è chiaro che qualche problematica c'è. E noi siamo pronti a intervenire, se necessario.»
Se poi non dovesse bastare il riferimento all’Art 3 del Codice della Strada in materia di “Definizioni stradali e di traffico” (33. Marciapiede: parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni), a fare da controprova è l’altezza stessa della banchina che si attesta intorno ai 10 cm, rispetto alla strada!. A ciò va ad aggiungersi poi la mancanza di una segnaletica (verticale ed orizzontale) atta a stabilire chi potrebbe o meno parcheggiare in sosta tariffata, e anche quella di una equa alternanza fra aree a pagamento e aree gratuite (articolo 7, comma VIII, del Codice della Strada), sottolineando di fatto l’illegittimità di multe salate che nel tempo si sono accumulate.
Questioni non da poco, se si considerano i 48 € l’anno che molti dei residenti pagano - con il rischio di non trovare sempre parcheggio -, la difficoltà per pedoni e portatori di handicap di usufruire adeguatamente del transito pedonale e la presenza di zone di sosta già riservate a privati.
Si è tenuto oggi pomeriggio l’incontro presso la Sala Consiliare della Provincia di Macerata fra i sindaci dei vari comuni e l’assessore alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici, Francesco Baldelli (FdI). Salutato dai colleghi e dal presidente Antonio Pettinari, Baldelli ha voluto subito centrare l’argomento fondamentale della conferenza: come verranno gestiti gli 11 milioni di euro stanziati dalla Regione?
«Abbiamo deciso di utilizzare dei bandi – ha esordito l’assessore - uno strumento più trasparente per assegnare risorse ai vari progetti che verranno presentati dai Comuni, indipendentemente dalla maglietta che si indossa durante le competizioni elettorali. A differenze delle vecchie “tabelle C”, le decisioni non verranno più prese unilateralmente dalla giunta regionale, ma ogni proposta sarà considerata in maniera imparziale.»
Un vero e proprio cambio di rotta e un passo in più di vicinanza dell’amministrazione regionale rispetto alle singole comunità sul tema della sicurezza stradale, che propone una serie di interventi che muoveranno ben 20 milioni di euro all’inizio del 2022, e altro denaro che sarà erogato nel 2023. «È importante che ci sia una sinergia fra le parti – ha aggiunto Baldelli – in modo da dare una risposta concreta ai cittadini e sostenere adeguatamente anche la piccola e media imprenditoria. Sono stati già stati presentati 215 progetti, 139 di questi finanziati, dando conto a noi della giunta Acquaroli di quanto la provincia Maceratese sia stata reattiva. Parliamo di ben 41 Comuni su 55 per 5 milioni di euro, finora, in investimenti.»
Ma come verranno calcolate esattamente le priorità dei vari Comuni per poter ricevere un adeguato finanziamento? «Dobbiamo smettere di inseguire le emergenze, e per farlo i vari sindaci dovranno avere una visione della propria città proiettata nel futuro. Per un mese apriremo un bando, e noi accoglieremo le domande in senso cronologico . È importante ricordare che per intercettare i fondi questi progetti dovranno essere concreti, non una semplice idea che altrimenti richiederebbe maggior tempo di sviluppo col rischio di essere superata. Abbiamo l’esempio in Europa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e dobbiamo pensare che potremmo essere chiamati nei prossimi anni a rispondere ad appelli di governo dove daremo conto delle nostre capacità virtuose.»
E a proposito della natura di questi 11 milioni stanziati dalla Regione? «Sono stati raccolti attraverso canali di finanziamento, dai ministeri, ai quali poi la regione assegnerà una destinazione. Noi abbiamo deciso di indirizzarli alla sicurezza stradale e vorremmo farlo anche in futuro. Vogliamo che questo sia l’inizio di un nuovo percorso.»
A distanza di quasi 10 giorni dall'affossamento del ddl Zan avvenuto al Senato (con 154 voti contro 131) e imputato a "sovranisti e riformisti", non si sono fatte attendere anche nella Regione Marche le prime reazioni. Fra le varie iniziative, viene segnalata quella di Porto Recanati, dove il prossimo 6 novembre si terrà una mobilitazione pacifica (o sit-in) in Piazza Brancondi, dalle ore 17 alle 19, a favore del disegno di legge contro l'omotransfobia. «È passato solo qualche giorno - si legge nel comunicato diffuso dal gruppo Fiore del Partigiano - da quando i media ci hanno restituito un’immagine del nostro Senato che non avremmo mai voluto vedere: i nostri rappresentanti, i portavoce del popolo, impegnati in uno spettacolo indegno di esultanza da stadio. A Porto Recanati non si è abituati a vedere manifestazioni su questi temi, ma proprio per questo, abbiamo deciso di scendere in piazza e portare una visione moderna e inclusiva della società, perché vogliamo una città accogliente e sicura per tuttə.»
Il 27 ottobre scorso, lo ricordiamo, la tagliola messa in atto da gruppi come Lega e Fratelli d'Italia segnava un pesante stop all'esame sulle "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità", giustificato a detta dei portavoce Salvini e Meloni dall'inammissibilità degli articoli - definiti "pessimi" - legati all'identità di genere, al pluralismo delle idee e alla giornata contro l'omofobia da celebrare nelle scuole.
Contemporaneamente alle iniziative pro-ddl Zan, sono proseguite anche le proteste dei partiti sovranisti, a seguito stavolta della fiducia votata ieri a favore del "dl Infrastrutture", comprensivo dell'emendamento presentato da Alessia Rotta e Raffaella Paita del Pd in merito ai "messaggi sessisti, stereotipi di genere o messaggi lesivi, del credo religioso, dell'appartenenza etnica o discriminatori in merito all'identità di genere. «Una cosa assolutamente inaccettabile, fatta di soppiatto per reintrodurre alcuni elementi della legge Zan», come ha voluto sottolineare il senatore Lucio Malan di Fratelli d'Italia.
MACERATA - Una sincera, nuova soluzione per i cittadini, o l’ennesima colata di cemento legata ad interessi politici? Chi crede che la concorrenza rappresenti il motore del commercio, non può non aver fatto i conti almeno una volta con questo genere di dubbio. Stiamo parlando, nello specifico, del nuovo “maxi centro commerciale” che nel prossimo futuro dovrebbe salutare - dal lato est di via Bramante - la frazione maceratese di Piediripa, già coperta da altre strutture analoghe.
Fra queste, naturalmente, spicca il Val di Chienti, ormai da più di 20 anni punto di riferimento per la cittadinanza, a dispetto delle varie “sorelle concorrenti” che nel tempo le sono cresciute intorno (non ultimo, il CorridoMnia Shopping Park, distante appena 2 km).
È stato spontaneo, quindi, porsi domande sulla presenza o meno di interessi collaterali nascosti dietro l’edificazione di questo nuovo ecomostro, presentato dai fratelli Daniele e Alberto Simonetti, firmato dall’ingegnere Corrado Perugini (già coordinatore provinciale della Regione Marche, per Forza Italia) e l’architetto David Raponi. Soprattutto all’indomani delle dichiarazioni da parte del suo promotore, Mauro Profili: «le catene di negozi in Val di Chienti e CorridoMnia si trasferiranno qui da noi, e porteremo anche nuove insegne».
«Una sparata assurda e inelegante – ha commentato il direttore del Val di Chienti, Gianluca Tittarelli – che dice molto di certi personaggi e della loro concorrenza sleale. Nessuno era tenuto a informarci sulla realtà dell’iniziativa, ma da cittadino ritengo che in un bacino d’utenza come il nostro non serva un’altra apertura del genere, specie dopo gli effetti del Covid-19. Occorre, piuttosto, un altro tipo di intervento sul territorio: magari un potenziamento delle strade, visto che nel corso degli ultimi anni la viabilità è stata messa a dura prova. Al tempo della nostra apertura, per esempio, ci siamo confrontati col Comune e con la Provincia di Macerata per la realizzazione delle rotatorie di Piediripa. Ma oggi, con il CorridoMnia qui vicino, poi l’Ipermercato “Oasi” a Tolentino, “Le Ancore” di Porto Sant’Elpidio e il Cuore Adriatico a Civitanova Marche, davvero vogliamo metterci un’altra realtà commerciale simile?»
Per dar conto ancora una volta dei numeri, si parla si 27.500 metri quadrati di iter urbanistico, di cui 18.000 di vendita, costruito su due piani - più uno interrato con 65.000 metri quadrati di parcheggi per 2.600 posti auto – secondo uno scenario concorrenziale che vorrebbe attirare persino i consumatori dall’Umbria. Per una spesa complessiva stimata sui 60 milioni di euro, e che promette di portarne 6 nelle casse della città e 1,5 in quelle regionali.
«Io non so se queste cose sono mosse da un reale interesse per i cittadini oppure no – continua Tittarelli - Un’idea me la posso anche essere fatta, ma non ho certo gli elementi per dimostrarla. È piuttosto logico, però, pensare a un interesse prettamente politico, perché la gestione di un territorio è di fatto “politica”. Se poi questa fallisce, subentra il mercato: il commerciante più forte resta aperto, il più piccolo chiude. In un simile gioco delle parti ci rimettono sempre tutti. Fra le altre cose, hanno promesso anche 600 posti di lavoro, ma qualcuno lo ha veramente appurato questo?»
Parlare di liberalizzazione del mercato resta, ancora una volta, un’utopia. Specie se quest’ultimo insiste nel viaggiare di pari passo con la politica. E mentre l’approvazione finale del nuovo maxi centro commerciale attende la fine del 2022, il direttore del Val di Chienti non manca di ringraziare i propri dipendenti e la fedele clientela, che negli anni ha contribuito in prima linea a fare della sua realtà - attiva dal 1998 - un punto di riferimento per la provincia.
E alla domanda se sull’attuale vicenda si senta ottimista, risponde: “Lo sono sempre e tanto, altrimenti non farei questo mestiere”.
Il management del'International Airport Ancona ha ufficialmente disposto da ieri sera il licenziamento di 11 lavoratori, andando a colpire nello specifico il personale della security e delle pulizie, delle lavoratrici del check in - loast and found e degli uffici.
"Una vera e propria macelleria sociale", come l'ha definita il sindacato, nel suo ultimo comunicato firmato anche da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti. «E' una doccia fredda e le responsabilità sono da imputare all'azienda ma anche alla politica regionale, debole e inefficace, che non ha saputo prendere in mano la situazione dal momento che è socio di quest'azienda e dirotta numerose risorse pubbliche per lo scalo marchigiano».
Nei giorni scorsi, infatti, l'associazione sindacale aveva fatto esplicita richiesta ai manager di utilizzare ammortizzatori sociali e procedere insieme all'individuazione di soluzioni per la riorganizzazione della struttura aeroportuale. Con gli ultimi sviluppi, però, la presa di posizione drastica è stata inevitabile, annunciando nell'immediato una prima azione di sciopero di 4 ore, prevista il 26 novembre, e non escludendo sit-in di protesta.
Nell'ultima settimana, la società dell'International Airport Ancona aveva rincarato la dose. «Sembra assurdo che dopo tre anni di ammortizzatori sociali il sindacato abbia ancora la sfrontatezza di richiedere proroghe e non abbia compreso la necessità di rispettare i vincoli imposti dalla Commissione Europea in occasione dell’erogazione degli "aiuti di Stato", grazie ai quali è stato possibile salvare l’aeroporto delle Marche».
Si parla, concretamente, di strumentalizzazione da parte del sindacato, che non terrebbe conto degli sforzi compiuti dal 2015 ad oggi per evitare il collasso finanziario e sostenere anche - previo accordo siglato nel 2020 da entrambe le parti - la migrazione dei lavoratori interessati presso società appaltatrici che si sono aggiudicate i servizi di pulizie e sicurezza. Flessibilità poco chiara da una parte, sfrontatezza e arroganza dall'altra. Sul tavolo delle trattative per ora aumentano solamente le tensioni.
Continua a far discutere il tema delle liste d’attesa e dei disservizi della Sanità Pubblica di Regione Marche. Dopo le ultime dichiarazioni da parte dell’assessore Filippo Saltamartini («stiamo lavorando per fronteggiare il lassismo di chi ci ha preceduto»), nuovi casi di assistenza insufficiente sono stati segnalati da parte della cittadinanza di Macerata e provincia. Fra questi, quello di Flabia Machado Achong (28 anni), ragazza residente a Chiesanuova di Treia e in difficoltà rispetto alle condizioni di salute del figlio Christian, di 1 anno e mezzo.
«Il mio bambino soffre già di epilessia focale del lattante – ha dichiarato Flabia – e a questo si è aggiunto, lo scorso giugno, il riscontro di un piccolo soffio al cuore. Mi sono quindi rivolta subito all’Ospedale di Macerata per ricevere assistenza, ma nel corso dell’estate non sono stati in grado nemmeno di aiutarmi con le crisi convulsive. Alla fine ho fatto di testa mia, portando a visitare mio figlio presso il Presidio Ospedaliero "G. Salesi" di Ancona ad agosto, e lì sono stata invitata ad approfondire l’anomalia cardiaca rilevata già dalla cardiologa cui mi ero rivolta inizialmente. Il problema è che, una volta effettuata l’impegnativa, ho di nuovo contattato il CUP di Macerata, che mi ha fissato la prima visita disponibile per il 20 marzo 2023, presso l’Ospedale Torrette!»
Le giustificazioni finora presentate dagli addetti ai lavori - ci spiega Flabia - si legano principalmente alla mancanza di condizioni e strumenti atti a gestire casi come quelli del piccolo Christian, costringendo la mamma – come anche altri pazienti – a rivolgersi alle strutture private.
«Mi toccherà prenotare una visita spendendo 150/200 euro - ha proseguito la ragazza - perché ho bisogno di sapere al più presto se questa anomalia cardiaca è funzionale oppure no. Non ne faccio una colpa a nessuno, ma non è la prima volta che mi scontro con questo genere di problematiche. Ho già dovuto affidarmi in passato a strutture private per via di liste d’attesa infinite o disservizi di vario genere. E questo è un problema che interessa tutti i reparti - non solo quello di pediatria - e coinvolge l’intera Regione. Ad oggi ho alcune persone di riferimento nel settore della sanità pubblica che mi hanno confermato la situazione complessa che stanno vivendo anche loro, e che magari mi aiuteranno a capire a chi posso rivolgermi nell’immediato per il mio caso. Ma è chiaro che la situazione generale rischia seriamente di diventare insostenibile».
È passato appena un mese dalla forte impennata dei prezzi del metano, e già si sono fatte sentire le pesanti reazioni dei consumatori, in una escalation di rabbia e amarezza. Mentre si attendono le contromisure auspicate dal governo Draghi in virtù del “caro-bollette”, la redazione di Picchio News ha voluto spingersi fuori dai confini cittadini per raccogliere quelle che sono le testimonianze della cittadinanza costretta a mettere nuovamente mano al portafogli, e di chi si trova in prima linea a dover rendere conto ai propri clienti dell’ennesimo disagio.
Basta spingersi fino alla Contrada della Pieve e fermarsi presso uno dei distributori Metano Pieve Snc per rendersi conto di quell’incremento del 40% che ha portato il prezzo del gas fino a 1,679 €/kg (solo un mese fa di poco superiore a 1€/kg). «Era inevitabile, dopo un anno di pandemia – ha commentato una coppia di pensionati, fra i vari clienti che ha preso nel tempo come punto di riferimento il distributore in quel di Piediripa (MC) - uno cerca di risparmiare e non inquinare, ma questo ci massacra e crea un forte dislivello sociale.»
«Abbiamo a che fare con dei ladri al governo – risponde invece Elena Ferrara, cittadina e magazziniera di professione – Io abito a Pollenza e passo spesso qui a fare metano. Prima avevamo qualche bonus, ora hanno tolto tutto, si fanno debiti, gli stipendi non aumentano e non si va avanti.» Un rincaro che nessuno riesce a spiegarsi. Il pensiero generale è che la ripresa post-Covid della mobilità, della produzione e delle varie attività abbia influito inevitabilmente anche sul caro-metano così come sul costo delle materie prime (luce e gas, in primis).
«Sono stato costretto a mettere in cassa integrazione i miei dipendenti e a ridistribuire gli orari di lavoro – ha dichiarato Adriano Massaccesi, gestore di Metano Pieve – Qualche altro distributore vende ancora a prezzi più bassi in base ai contratti fatti nel 2020, noi lo abbiamo fatto a prezzo variabile (ieri 41 cents/m³ + IVA, oggi 93 cents/m³ + IVA!). Si pensa che a inizio 2022 il prezzo del metano possa tornare a livelli accettabili, non i 2 € di oggi.»
Spostandoci di pochi metri lungo la contrada,in uno dei vari distributori Ip della zona, c'è chi invoca l'arrivo anche in Italia del “Movimento dei gilet gialli” francesi. Esemplare, in questo senso, anche la testimonianza telefonica da parte dei responsabili della Simonetti Mario Srl, che annovera fra le varie partnership anche l’Ip. «Noi che stiamo in prima linea subiamo i malumori dei cittadini, che cercano naturalmente di risparmiare di più. Noi abbiamo azzerato i nostri margini per salvaguardare la categoria, e confidiamo che verso marzo o aprile del prossimo anno ci sia un miglioramento. Noi siamo danneggiati, e persino sotto covid abbiamo garantito il servizio alla clientela senza farci rimettere i dipendenti. La paura è che nel breve periodo questa inflazione si ripercuota sulla popolazione, soprattutto se a fare da contraltare non ci sarà anche un aumento dei salari.»
Un settore, quello del gas metano, che ha segnato nell’ultimo decennio una vera e propria rivoluzione, soprattutto in virtù di un sensibile abbattimento dei consumi su strada e, contemporaneamente, delle emissioni di Co2. Segnale positivo che, allo stato attuale, rischia però di abbattersi su una cittadinanza già pesantemente provata nell'ultimo anno e mezzo di pandemia.
Una giornata carica di significato quella che ieri, 31 ottobre, ha visto riunirsi presso il Parco della Rimembranza di Castelraimondo il gruppo degli Alpini Val Potenza, il sindaco Patrizio Leonelli e diverse altre autorità civili e militari per celebrare il ricordo dei soldati italiani caduti nella missione Nato Isaf in Afghanistan e in altre missioni estere. Si tratta dell'ottava cerimonia religiosa e civile realizzata con la collaborazione del Comune e del Consiglio Regionale delle Marche, iniziata al mattino con il raduno degli Alpini di fronte al monumento eretto a memoria dei 55 soldati caduti, seguita dal consueto alzabandiera e dalla deposizione della corona d'alloro in onore degli stessi. Una celebrazione composta, toccante e molto partecipata, come lo stesso sindaco Leonelli ha voluto sottolineare nel corso della giornata. «E’ la prima volta che vivo questo momento da primo cittadino del Comune di Castelraimondo, perciò l’emozione e la commozione sono maggiori di sempre. In giornate cariche di significato, come quella di oggi, il mio intervento vuole essere un appello affinché i valori per i quali i nostri giovani militari si sono sacrificati, non smettano mai di essere tramandati di generazione in generazione. Per età, ognuno di questi ragazzi potrebbe essere mio figlio e non posso minimamente immaginare lo strazio che si può provare nel perdere un figlio.»
«Sono trascorsi più di 8 anni - ha concluso Leonelli - da quel 29 settembre del 2013, giorno nel quale questo suggestivo Parco della Rimembranza ha iniziato a prendere la forma che vedete oggi, grazie alla ferma volontà del Gruppo Intercomunale Alpini Val Potenza, sostenuta dal pieno appoggio dell’amministrazione comunale della quale facevo parte anche allora. Da uomo delle istituzioni, posso soltanto dire che ciascuno di noi ha il dovere, nell’esercizio del rispettivo ruolo, di ispirare, ogni giorno, il proprio operato affinché questi giovani angeli che oggi stiamo ricordando e che ci stanno guardando dal cielo, non vedano vanificato il loro estremo sacrificio compiuto per il bene collettivo e, allo stesso tempo, i loro familiari possano trovare, non nelle parole, bensì nelle nostre azioni concrete, le risposte di cui hanno continuamente bisogno e che meritano senza alcun dubbio.»
Siamo al rush finale. I residenti del Comune di San Severino Marche sono pronti ad eleggere (da oggi alle ore 7 fino alle 23, e domani 4 ottobre quando i seggi chiuderanno alle ore 15) il loro prossimo sindaco. In particolare, nella Scuola dell’Infanzia di Cesolo (piazzale Bianconi, che ospita per l’occasione i seggi n. 12 e n.13) ci si aspetta nel corso della giornata un incremento dell’affluenza: nelle prime ore dall’inizio delle votazioni, infatti, la struttura ha registrato solo il 10% (su 900 abitanti, considerando anche le frazioni di Cucchiaio, Torrone, Barbiato e Colmone). Non sono mancati, comunque, i primi commenti a caldo di chi si è recato presto alle sezioni, testimoniando anche una certa sicurezza sia sulle proprie scelte, sia sul risultato finale delle elezioni. “È molto importante oggi venire a votare – ha dichiarato una residente, poco dopo aver lasciato le urne – perché quando si ha fiducia in un candidato e in quello che può fare è giusto dimostrarlo anche attraverso questo diritto e, insieme, impegno civile”.
Anche la sindaca uscente, Rosa Piermattei si è presentata stamattina di buon ora per compiere il proprio dovere. In elegante completo blu elettrico, sorridente e fiduciosa, la candidata per la lista “San Severino Cambia” ha salutato tutti gli addetti ai lavori e anche alcuni concittadini, concedendosi con loro persino qualche battuta prima di recarsi ad un altro impegno personale. “Lo scopo principale è fare bene per San Severino e i suoi abitanti – ha commentato Piermattei, che spera nel bis del primo mandato – al di là della politica e delle tante chiacchiere”.
Si conferma la geografia degli altri seggi scelti per le elezioni amministrative di San Severino Marche: nella sede provvisoria dell’Istituto Tecnico Tecnologico Statale “Eustachio Divini”, ex scuola elementare di piazzale Alessandro Luzio, sono aperte le sezioni 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7; mentre presso la scuola dell’Infanzia di via Gentili sono collocate le n. 8 – 9 – 10 – 11.
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Si è tenuta ieri sera, alle 18.30, presso la Sala consiliare del Comune di Civitanova Marche (piazza XX Settembre) la cerimonia di conferimento di Benemerenza Civica al Gruppo Comunale di Protezione Civile. Una serata degna delle grandi occasioni, nella quale il sindaco Fabrizio Ciarapica, accompagnato dai rappresentanti del Consiglio Comunale, ha voluto ringraziare personalmente i volontari coordinati da Aurelio Del Medico per l’enorme impegno svolto in occasione della crisi pandemica, e non solo.
"È per me motivo di grande orgoglio essere presente qui stasera per ringraziare ciascuno di voi del prezioso servizio fornito in questi anni alla comunità" ha esordito Ciarapica subito dopo l’introduzione da parte del Presidente del Consiglio Claudio Morresi (che ha voluto anche ricordare con un doveroso minuto di raccoglimento l’arcivescovo di Fermo, Luigi Conti, scomparso la scorsa notte).
Un impegno costante, portato avanti senza sosta e con il cuore, e che negli ultimi anni ha saputo far fronte a calamità naturali come il terremoto che nel 2016 ha pesantemente segnato la provincia (fra cui il comune di Castelsantangelo sul Nera), la forte nevicata del febbraio 2020 e, non ultima, l’emergenza da Covid-19.
In ogni circostanza, infatti, non sono mai mancati l’altruismo, la passione e l’abnegazione (anche a scapito della propria incolumità) da parte dei volontari della Protezione Civile, tradottisi in azioni decise - salvataggi, riparo, somministrazioni di cure e di pasti - atte a sostenere e ad assistere (gratuitamente e nel migliore dei modi) la cittadinanza.
"Volevo ringraziare il sindaco per aver organizzato questa serata importante – ha commentato il capo coordinatore Aurelio Del Medico – perché ad oggi, con la pandemia ancora in corso, abbiamo eseguito 410 interventi, somministrato tamponi e superato i 1000 vaccini al giorno. Riconoscere l’impegno di questi ragazzi significa molto, perché sono sempre stati determinanti nei momenti più difficili. Il nostro è un tipo di servizio che bisogna sentire nell’anima se si vuole davvero aiutare la gente: ci vuole amore e sacrificio. Se oggi avessi un solo desiderio da esprimere sarebbe quello di poter fornire a questi miei ragazzi una sede degna del gruppo comunale di Civitanova Marche".
"Noi ci auguriamo che il gruppo di Civitanova Marche possa crescere ancora – ha aggiunto il sindaco Ciarapica – e l’amministrazione comunale vuole impegnarsi a fornire ai volontari tutti gli strumenti di cui hanno bisogno, fra cui la nuova sede. Serve, però, anche uno sforzo corale, che includa il cittadino con le proprie responsabilità: in questo senso la sensibilizzazione presso le scuole sta dando i suoi frutti. Tante buone azioni tutte insieme danno risultati importanti".
Massimo Bartolini, Camilla Bellavita Mussio, Laura Brandi, Francesco Cestola, Damiano Ciarapica, Alberto Conca, Saverio De Blasi, Silvia Del Medico, Francesco Falcioni, Monia Formentini, Roberto Melatini, Gianfranco Mercuri, Marco Muzi, Matteo Papa, Stefano Quatrini, Bruno Renzi, Ludovico Ripari, Francesco Rossetti, Domenico Santoliquido, Biagio Staro, Davide Volponi e, il già citato, Aurelio Del Medico. Sono questi i nomi degli oltre 20 volontari che hanno ricevuto l’attestato di Benemerenza Civica per l’importante lavoro - che hanno svolto e continuano a svolgere - di assistenza e di prevenzione diretto a tutti cittadini, in collaborazione anche con l’amministrazione comunale di Civitanova Marche.
È stato inaugurato ufficialmente ieri, giovedì 30 settembre, il nuovo ristorante “Riva” che, dopo i locali dal sapore brasiliano “Madeira” e “Madeirinho” (già avviati rispettivamente a luglio e a dicembre del 2019), porta ancora una volta la firma del campione della Lube di Civitanova, Robertlandy Simon. Fulcro dell’iniziativa, nonostante i devastanti effetti della pandemia, è il Made in Italy: una scelta decisa e consapevole, capace di unire il talento imprenditoriale di Mauro Alberti e quello dello chef prodige Andrea Giuseppucci. «Di locali insieme a mia moglie ne ho già inaugurati tanti – ha commentato Alberti – ma questo ha un valore diverso. È nato dal progetto di un anno fa, l’ “Imperfecto”, che ha causa del Covid-19 purtroppo è naufragato. La differenza l’ha fatta questo incontro con Giuseppucci, ragazzo giovane e dall’esperienza stellata, con il quale ci siamo subito trovati sulla stessa lunghezza d’onda. La voglia è stata quella di creare una realtà al 100% italiana, con l’obbiettivo di esportarla anche al di fuori del Paese. Il sostegno di Simon, di mia moglie e dei soci è stato senz’altro fondamentale per portare avanti questo grande impegno».
Sito in via Vittorio Veneto 43 (a ridosso di Piazza XX Settembre), con più di 40 coperti su 300 metri quadri di spazio, 10 lavoratori fra cucina e sala, e prenotazioni già confermate per l’intero weekend, il ristorante è pronto ad accogliere la sua clientela garantendo una totale full immersion nella più autentica “tradizione italiana”. Dall’arredamento in marmo a tema marino (coronato da scatti fotografici di grandi icone della “Dolce Vita”) all’offerta culinaria, dalle ricercate attrezzature per la cucina (in bella vista!) fino alla scelta musicale in sottofondo, il “Riva” ha voluto coinvolgere l’intera filiera locale (fra aziende e artigiani) per fare del Made in Italy il proprio punto di forza. Non a caso, persino il nome scelto si lega a un’eccellenza tutta nostrana come lo storico marchio nautico.
Presente al taglio del nastro, anche il sindaco di Civitanova Marche, Fabrizio Ciarapica: « È una grande soddisfazione veder nascere queste iniziative a Civitanova: rappresenta una grande opportunità di crescita per la città. Siamo tutti partecipi di questo progetto, e mi sento di dire con un po’ di orgoglio che se abbiamo imprenditori che hanno voglia di investire qui, allora significa che si sta lavorando bene nel rendere Civitanova sempre più accogliente e attrattiva».
Non manca l’entusiasmo di chi, come Emanuele Pio Danza (lead chef), si occuperà in prima persona della cura di ogni singolo piatto che verrà servito ai tavoli del “Riva”: «Sarà una vera innovazione e una grande sfida per Civitanova, perché è stato tutto studiato per raggiungere grandi obbiettivi. Tutto il personale, in cucina e in sala, è composto da professionisti mai al di sotto delle tre stelle Michelin. Eccellere è la parola d’ordine. Ad avermi convinto a intraprendere questa nuova avventura è stata soprattutto questa bellissima terra che è le Marche».
L’eccellenza di Civitanova si arricchisce di una nuova perla. È il caso di dire: “Benvenuti al Riva”.
Benvenuti nel Made in Italy.