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Politica Macerata

Anna Menghi: “No al ddl Zan così com’è”. Parcaroli: “La donna deve avere il posto giusto”. INTERVISTA

Anna Menghi: “No al ddl Zan così com’è”. Parcaroli: “La donna deve avere il posto giusto”. INTERVISTA

Parlare in questi giorni di discriminazione di genere porta con sé il rischio di gettare altra benzina sul fuoco, più che di smorzare le fiamme. L’affossamento del ddl Zan avvenuto in Parlamento lo scorso 27 ottobre ha sollevato in questo senso polemiche e scontri fra i maggiori partiti politici e i loro sostenitori, testimoniando come certi temi finiscano facilmente con l’essere strumentalizzati. Anche in occasione di un evento più provinciale, come quello tenutosi presso l’Ostello Asilo Ricci di Macerata, e dal titolo “Disabilità e discriminazione di genere”, sollevare dubbi e domande legate ai vertici più alti della politica è inevitabile. Noi di Picchio News abbiamo voluto perciò interrogare sull’argomento la Consigliera Regionale, Anna Menghi (Lega), e il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli (Lega).

Picchio News: Innanzitutto, ddl Zan sì o no?

Anna Menghi: No, almeno così com’è adesso.

P.N.: Non pensa che sia diventato fastidioso assistere alla strumentalizzazione politica di certe tematiche, visto che nel testo della legge Zan sono comprese anche donne e disabili?

A.M.: Purtoppo è una questione prettamente politica e ideologica, un braccio di ferro che ha portato a un conto interno del centrosinistra. Io personalmente contesto il ddl sul punto riguardante la scuola, perché trattare degli argomenti che vanno oltre l’educazione sessuale non lo reputo giusto. Secondo me il rispetto verso la persona viene prima di tutto, al di là dell’orientamento sessuale o della disabilità. Perdere tempo a livello nazionale su pretestuosi dibattiti ideologici non ha senso e lo trovo poco proficuo.

P.N.: Lei porta avanti da tempo battaglie in difesa dei diritti delle donne, anche portatrici di disabilità.

A.M.: Parlarne nella mia città ha sempre un sapore diverso. Purtroppo in questo Paese - e l’attuale governo lo ha dimostrato - la politica sulle donne in generale fa ancora fatica a finire in agenda. Però noi non molliamo, e forse è il momento buono per cominciare a raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti da tempo.

P.N.: Quindi perché affossare un disegno di legge come quello presentato da Alessandro Zan?

A.M.: Io non ho seguito il dibattito parlamentare. In regione di problemi ne abbiamo già abbastanza.

P.N.: Eppure un partito come la Lega di cui voi fate parte ha sempre avuto una visione piuttosto retrograda della donna.

A.M.: La prendo come una simpatica provocazione. Il mio approdo nella Lega è libero e convintamente fatto su un percorso ben preciso, riguardante questa città. Non amo i preconcetti, ma parlare di ciò che conosco. E nella Lega non ho notato questo tipo di atteggiamento. Anzi, il partito ha favorito il Codice Rosso* in merito alla “Violenza sulle donne” - promosso dall’ex ministro dell’Interno, Salvini - votato poi nel 2019 durante primo “Governo Conte”. Quindi dare giudizi a priori credo sia sbagliato e non aiuta nessuno a fare passi in avanti.

P.N.: Però, a livello di sensibilizzazione, andare oggi contro il tema dell’omofobia non rischia di essere un passo falso anche per il tema delle donne e della disabilità?

A.M.: Secondo me no, perché io sono la responsabile del “Dipartimento della disabilità” per la Lega sulle Marche, e stiamo lavorando proprio sulla doppia discriminazione: donne e disabilità. Per il resto, rimane un problema di cultura e di una sinistra che in questo preciso momento cerca temi divisivi.

In seconda battuta, ha risposto rapidamente ai nostri microfoni il sindaco Sandro Parcaroli, intervenuto in rappresentanza della propria giunta all’evento promosso da AISM e dal Consiglio delle Donne.

Picchio News: Quanto è importante il ruolo delle donne per la sua giunta comunale?

Sandro Parcaroli: Importantissimo, abbiamo fatto una giunta di 9 elementi dove ci sono 4 donne che si stanno impegnando su tanti settori importanti. Averle mi dà fiducia e sostegno.

P.N.: E a tal proposito, non si è mai scontrato con il pensiero dei suoi leader politici?

S.P.: Ben venga lo scontro e la condivisione di opinioni.

P.N.: Quindi facciamo maggior posto alle donne?

S.P.: Il posto giusto, penso.

P.N.: E quale sarebbe?

S.P.: Di sedersi tutti insieme e avere idee che noi “maschietti” possiamo o meno condividere. Già ascoltarle per me è importante.

P.N.: Allora, dobbiamo fare un passo indietro noi “maschietti”

S.P.: Il maschietto ha la sua figura, l’importante è che non diventi un “maschione”.

 

*Al tempo, le ragioni che portarono all’astensione del Pd (e del centrosinistra) furono in sintesi da un parte politiche, principalmente, e dall’altra di merito. Per quanto riguarda le prime, il “Codice rosso” era espressione dell’allora maggioranza Lega-Movimento 5 stelle e il centrosinistra non si era sentito sufficientemente incluso nella lavorazione del testo. Guardando al merito, invece, il Pd non era d’accordo su almeno due punti del provvedimento: l’articolo 2, che prevede l'obbligo per il pubblico ministero di sentire entro tre giorni le presunte vittime – termine temporale giudicato irrealistico – e la mancanza di risorse aggiuntive per potenziare concretamente l’azione di contrasto alla violenza sulle donne.

 

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