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La sindrome del confronto: quando tutti sembrano felici tranne te

La sindrome del confronto: quando tutti sembrano felici tranne te

Lavoro con i social da anni e c'è una cosa che vedo ripetersi ogni giorno: persone che si sentono sbagliate, inadeguate, perdenti. Non perché la loro vita sia davvero un disastro, ma perché hanno scrollato troppo Instagram.

 Benvenuti nella sindrome del confronto, il male oscuro dell'era digitale. E ottobre è il mese in cui colpisce di più.

 IL MESE DEL CONFRONTO TOSSICO

 Ottobre è il momento peggiore dell'anno per i social. L'estate è finita, le vacanze sono un ricordo, il Natale è lontano. È il mese grigio, quello della routine. E proprio in questo momento i social ti bombardano di vite perfette: viaggi esotici, successi professionali, case da sogno, corpi perfetti.

 LA VERITÀ CHE NESSUNO TI DICE

 Dopo anni nel settore, una cosa l'ho capita: i social sono un teatro. Ognuno recita la parte del vincente mentre nella vita reale siamo tutti un po' confusi, stanchi, imperfetti. Quella ragazza con 50mila follower che viaggia sempre? Magari è piena di debiti. Quel ragazzo che mostra la vita sociale perfetta? Magari si sente solo. Quella coppia che sembra perfetta? Magari litiga ogni giorno.

I numeri mentono. I like mentono. Nessuno posta quando piange, litiga, fallisce. E tu confronti la tua vita vera con le loro bugie patinate.

 L'ALGORITMO COMPLICE

 Molti non sanno che gli algoritmi sono programmati per mostrarti contenuti che generano emozioni forti. E sai quale emozione è fortissima? L'invidia.

Per questo ti compaiono sempre i post delle persone che stanno "meglio" di te. Perché quelli ti fanno fermare, guardare, scrollare di più. L'algoritmo non vuole che tu sia felice, vuole che tu resti incollato allo schermo. Instagram ti mostra la vita perfetta degli altri. TikTok ti bombarda di bellezza e successo. LinkedIn ti fa vedere solo promozioni e riconoscimenti. Ma è tutto costruito per tenerti lì, a confrontarti, a sentirti inadeguato.

 LA NORMALITÀ NON È INSTAGRAMMABILE

 Il vero problema è questo: la vita normale non fa contenuto. Le giornate tranquille non fanno engagement. La quotidianità non genera tanti like.

Così la gente pensa che la propria vita sia sbagliata perché è normale.

Ma la vita vera è fatta di giorni normali, piccole soddisfazioni, routine. La vita eccezionale h24 che vedi sui social semplicemente non esiste. E se esistesse sarebbe estenuante.

COME PROTEGGERSI

Da esperta, ecco cosa suggerisco a chi soffre di questa sindrome: riconosci il momento. Quando ti accorgi che stai confrontando, chiudi l'app. Il confronto è un buco nero, più ci stai più ti risucchia.

Ricorda la regola base. Stai vedendo solo quello che gli altri vogliono farti vedere. Quella foto perfetta ha dietro 50 tentativi. Quel sorriso nasconde magari una giornata pessima.

Fai pulizia. Smetti di seguire chi ti fa stare male. Non è cattiveria, è protezione. I tuoi social devono essere uno spazio che ti fa stare bene.

Sdogana la normalità. Posta anche tu il grigio, il normale, l'imperfetto. Più siamo a mostrare la vita vera, più rompiamo questa illusione collettiva.

LA LEZIONE DI OTTOBRE

Ottobre è il mese perfetto per questa riflessione. Dopo l'estate da postare, torna la normalità. E la normalità fa paura perché non è contenuto social.

Ma è nella normalità che si vive davvero. Nei momenti che non fotografi. Nelle risate che non filmi. Nelle soddisfazioni piccole che non generano like.

La prossima volta che ti senti inadeguato guardando i social, ricordati che stai guardando un film. E nei film tutti sono belli, felici, vincenti. Ma quando finisce il film, tutti tornano a essere umani. Con problemi, insicurezze e giornate grigie.

La differenza è che loro lo nascondono meglio. Tu stai solo vivendo la vita vera.

 

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