Teatro Lauro Rossi, in scena il futuro della cultura. Ass. Cassetta: “Qui non esiste la discriminazione di genere”
Con la presentazione della "39^ Rassegna Nuova Musica" avvenuta stamane presso il Teatro Lauro Rossi, l’amministrazione del Comune di Macerata ha voluto fare il punto della situazione sulla cultura di provincia e quella a livello nazionale. Le proposte che la manifestazione ha deciso di portare avanti per il mese di novembre arricchiscono un programma interessante con i nomi di compositori come Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, John Cage, Igor Stravinskij o Karlheinz Stockhausen. Noi di Picchio News, a tal proposito, abbiamo voluto intervistare l’assessore alla Cultura e all’Istruzione, Katiuscia Cassetta.
Che momento è per la cultura in generale e per Macerata?
«È un momento di fermento e voglia di ripartire, tutto sembra tornato alla normalità. Ci auguriamo che si possa affrontare l’inverno nel migliore dei modi, attraverso incontri trasversali che coinvolgano arte figurativa, musica e teatro.»
Quali difficoltà si prospettano all’orizzonte?
«Mi auguro che non ce ne siano. Ad oggi facciamo i dovuti controlli, e stasera per esempio riparte anche la stagione di prosa con “La dolce ala della giovinezza”, per la regia di Pier Luigi Pizzi e la presenza di una grande attrice come Elena Sofia Ricci. I numeri del botteghino sono buoni, il pubblico ha voglia di partecipare. Però con la pandemia ancora in corso bisogna vivere alla giornata.»
Quali criteri di scelta avete adottato per determinate rassegne rispetto a chi è venuto prima di voi?
«Di base spero ci sia un cambiamento, quello che ci caratterizza immagino sia la propensione a comunicare con tutti: forme artistiche, associazioni, interessi culturali. Con molto rispetto, senza utilizzare la cultura per fare politica. Io personalmente la rifiuto come visione.»
Per sua sensibilità, lei accoglie o rifiuta determinati passaggi legati alla discriminazione di genere?
«Accolgo, ma la cultura non deve diventare un manifesto politico, altrimenti viene svilita della sua funzione primaria di arricchire e intrattenere. Ciascuno porta avanti la sua idea, ma qui il tempo si deve fermare. Il teatro è spazio di denuncia e riflessione, ma anche di piacere.»
Con la pandemia l’Italia ha dimostrato ulteriormente di avere un rapporto difficile con la cultura. Quanto è importante ciò che viene fatto a livello provinciale per avere risonanza a livello nazionale?
«È più dura in provincia, anche se ci sono tante realtà che si organizzano tra di loro. Rispetto alla difficoltà di connettersi con i livelli nazionali e internazionali, continuiamo a sostenere varie manifestazioni, soprattutto per inserire i giovani e farli emergere. Il problema fondamentale è di spazi e risorse, ma l’amministrazione cerca di aiutarli come può. Per il resto, ci affidiamo anche noi ai bandi della Comunità Europea.»
Come intendete continuare a coinvolgere i giovani?
«Ho trovato una situazione piuttosto incancrenita quando mi sono insediata, erano più tradizionalisti. Smontare e rimontare non è facilissimo, ed è stato anche un anno complesso a causa del Covid-19. La soluzione in questo senso è includere e coinvolgere di più, sia associazioni locali, sia le realtà produttive.»
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