
di Barbara Trasatti

Pelle in mostra, emozioni no: la fragilità che i social non raccontano
Estate. Tempo di pelle scoperta, corpi esposti, costumi in bella vista e pose studiate. Scorri il feed e vedi addominali, bikini, piedi nella sabbia, pose “casuali” davanti allo specchio. Sembriamo tutti più liberi, più leggeri, più audaci. Ma solo con il corpo. Perché quando si tratta di parlare davvero, di mostrare chi siamo sotto la superficie… la libertà evapora più in fretta di un ghiacciolo al sole. Ci spogliamo per finta: i corpi si mostrano, le emozioni no Siamo diventati bravissimi a condividere: l’outfit perfetto per l’aperitivo in spiaggia; il tramonto al momento giusto; il selfie “senza trucco” ma con luce strategica. Ma poi, quando si tratta di dire come stiamo davvero, cala il silenzio. Tutti muti o poche parole dette con timore. Come se fosse più scandaloso scrivere “sono fragile” che postare una foto in costume con la caption “libera e selvaggia” Perché è più facile mostrare la pelle che aprire la bocca? Perché ci hanno insegnato che mostrarsi fisicamente è forza. Ma mostrarsi emotivamente è debolezza. Eppure è l’esatto contrario. Il corpo si può filtrare, sistemare, inclinare. Le emozioni no. Quelle, se le mostri, sono vere. E fanno paura. La verità? D’estate ci spogliamo… ma restiamo mascherati Ci nascondiamo dietro emoji e canzoni in sottofondo. Scriviamo caption ironiche per non dire nulla davvero. E se stiamo male? Postiamo il mare. Che “fa bene all’anima”, ma intanto non dice niente di noi. La nuova intimità è invisibile E se provassimo a fare il contrario? A spogliarci un po’ con le parole, non solo con le immagini? A dire che siamo felici senza doverlo dimostrare. A raccontare un momento difficile senza paura del giudizio. A essere sinceri — anche solo in una caption. Perché in fondo, la verità è più sexy di qualsiasi filtro. E tu? Mostri più la pelle o il cuore sui social? Ti sei mai spogliato/a davvero… anche solo con una frase? Raccontamelo, anche in costume (ma con sincerità). Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di un altro dilemma estivo: “Se non lo posti, ci sei stato davvero?” Le vacanze offline esistono ancora o oggi serve una foto geolocalizzata per sentirsi reali? Scoprilo con me, anche senza Wi-Fi!

“Chic & Social” – Postare la vacanza è meglio di farla? Finalmente estate
Ci siamo: ombrelloni, cono gelato, tramonti, piedi nella sabbia, libri mai letti, selfie sulla sdraia. E poi: “Aspetta, scattami una foto mentre guardo il mare, ma come se non me ne accorgessi.” Ecco. È lì che succede. Il confine tra vivere un momento e raccontarlo si sfuma. E la domanda arriva puntuale come il tormentone di stagione: stiamo vivendo la vacanza o stiamo solo costruendo il contenuto? Vacanza vera o vacanza da feed? Ci facciamo il bagno… ma prima una foto. Facciamo un brindisi… ma aspetta, “non bere che faccio una storia”. Il mare è bellissimo… ma dobbiamo trovare l’angolazione giusta per mostrarlo. E se il telefono si scarica? Panico. Senza una storia salvata nelle “Summer Highlights”, il viaggio è come se non fosse esistito. Perché sentiamo il bisogno di postare tutto? Forse perché: Vogliamo sentirci parte di qualcosa; Vogliamo far vedere che stiamo bene; Vogliamo che qualcuno veda, commenti, invidi o almeno metta un cuore; La vacanza postata è una vacanza “validata”. E se non c’è nessuno che guarda… è successa davvero? Ma allora… dobbiamo smettere di condividere? NO. Non serve diventare eremiti digitali. Il problema non è condividere. Il problema è se condividiamo più di quanto viviamo. Una storia ogni tanto? Meritatissima. Il tramonto? Goditelo, poi se vuoi scatta. Ma ogni giorno, ogni piatto, ogni costume nuovo… serve davvero postarlo? Un piccolo esperimento estivo (che non si cancella in 24 ore). Prova così: Vivi un momento. Solo per te; Non prendere in mano il telefono (sì, ce la puoi fare); Poi chiediti: se non lo racconto, ha meno valore? Se la risposta è “NO”… allora quello era un vero momento. E quelli, di solito, restano dentro. Non solo nei feed. E tu? Sei del team “lo condivido” o “me lo tengo”? Quante storie hai fatto in queste prime vacanze di giugno… e quante hai vissuto per davvero? Parliamone, sotto l’ombrellone. Ma senza filtro! Nel prossimo episodio di Chic & Social ci spingiamo ancora più in là (e un po’ più in basso): tutti mezzi nudi, ma attenti a non essere troppo sinceri. D’estate si mostra tutto… tranne le emozioni. Ma perché ci fa così paura spogliarci davvero? Anche solo con le parole.

“Chic & Social” – La gentilezza sui social è sopravvalutata? Forse sì, ma anche no
C’era una volta l’educazione. Poi sono arrivati i commenti. E infine le tastiere, che rendono tutti esperti, giudici, polemici e… cattivissimi. La verità? Sui social, la gentilezza è vista spesso come debolezza. Chi è diretto “dice le cose in faccia”. Chi risponde con garbo “non ha carattere”. Chi dissente con eleganza “non fa abbastanza rumore”. Ma davvero funziona così? O abbiamo solo smesso di distinguere tra essere gentili e farsi mettere i piedi in testa? Perché la gentilezza viene snobbata (ma cliccata lo stesso) Perché non fa notizia: lo scontro attira più dello scambio. Perché il like premia l’estremo, anche se non lo ammettiamo. Perché la voce più alta (scritto in maiuscolo!) è quella che passa, non quella più sensata. Eppure… Hai mai letto un commento intelligente in mezzo a una rissa virtuale e pensato: “Ecco, questo è il tono che vorrei vedere di più online”? La gentilezza colpisce, ma non urla. E forse per questo ci dimentichiamo quanto sia potente. Gentili, sì. Ma non fessi. Essere gentili non vuol dire non avere opinioni. Vuol dire saperle esprimere senza distruggere. Senza umiliare. Senza trasformare ogni discussione in un’arena. Gentile non vuol dire passivo. Educato non vuol dire invisibile. Silenzioso non vuol dire senza spina dorsale. La vera provocazione? Restare eleganti anche quando gli altri non lo sono. È difficile? Sì. Premia subito? No. Ma nel tempo, chi sa parlare con stile viene ricordato. Chi urla, invece, viene silenziato. Prima o poi. E tu? Hai mai provato a rispondere con gentilezza in una discussione accesa? Ti è mai capitato di cambiare tono per “farti notare”? Raccontamelo nei commenti (anche se educati, vanno benissimo lo stesso!). Nel prossimo episodio di Chic & Social, arriva l’estate e con lei… la grande domanda: “Postare la vacanza è meglio di farla?” Siamo davvero capaci di vivere un tramonto senza storie o ci serve condividerlo per sentirlo vero? Ne parliamo, sotto l’ombrellone.

I segreti dei social: tutto quello che nessuno ti dice (ma dovresti sapere)
Scrolli, pubblichi, metti like. Poi ti chiedi: “Perché il mio post bellissimo ha fatto 8 like e quello con la foto sfocata di una brioche ne ha fatti 120?” Benvenuti nel fantastico mondo degli algoritmi. E no, non è tutto casuale. Ci sono piccole cose – gesti, tempistiche, interazioni – che possono cambiare le sorti di un post. Oggi, grazie alla domanda di Manuel, ti svelo qualche trucco (legale) per sopravvivere e brillare nei feed. 1. Il commento vale più del like (e molto più del cuoricino silenzioso) Un like è apprezzamento. Un commento è coinvolgimento vero. L’algoritmo di Instagram (e in parte anche Facebook) dà più visibilità ai post che ricevono commenti entro la prima ora dalla pubblicazione. Trucco chic: coinvolgi con una domanda. Anche banale. Anche ironica. Basta che inviti a rispondere. 2. La condivisione è oro puro Condividere un post nelle storie o via DM lo fa “salire” agli occhi dell’algoritmo. Perché? Perché diventa contenuto che viaggia, che piace. E più viaggia, più Instagram pensa: “Questo interessa, spingiamolo".Trucco chic: crea post che le persone vogliano mandare a qualcun altro. Tipo “Guarda quanto mi rappresenta” o “Questo sei tu alle 7 del mattino”. 3. I salvataggi sono i nuovi like Salvare un post è un segnale fortissimo: vuol dire “mi serve”, “mi ispira”, “lo voglio rileggere”. Instagram adora questo comportamento. Tu dovresti iniziare a chiederlo esplicitamente. Trucco chic: nei tuoi post scrivi “salva il post se ti è utile” oppure “così non te lo perdi”. 4. Le caption lunghe non fanno paura (se sono scritte bene) Il mito del “scrivi poco o nessuno legge” è superato. Se scrivi qualcosa che ha un tono, un punto di vista, una storia, la gente legge. E chi legge… interagisce. Trucco chic: apri con una frase forte, poi vai in profondità. Non scrivere per riempire, scrivi per lasciare qualcosa. 5. L’orario conta (ma non è tutto) Postare nelle ore giuste aiuta. Ma se il contenuto è debole, puoi postare anche all’ora d’oro: nessuno lo noterà. Meglio pensare a chi vuoi che legga, più che quando. Trucco chic: analizza i tuoi post migliori. Che giorno erano? A che ora? Chi ha commentato? 6. L’interazione crea… altra interazione Rispondi ai commenti. Metti like ad altri post. Scrivi nelle storie altrui. I social “premiano” chi non si comporta da isola digitale, ma da persona reale che si relaziona. Trucco chic: se vuoi ricevere, devi dare. Ma fallo con autenticità. Ma quindi è tutto calcolo? No. Ma sapere le regole… aiuta a giocare meglio! Non devi diventare un esperto digitale. Ma sapere che ogni gesto conta, che ogni interazione ha un peso… può aiutarti a comunicare meglio e a non farti schiacciare dal silenzio del feed. Pubblicare senza strategia è come parlare da soli in una stanza vuota. Ma se impari a muoverti nel “dietro le quinte”, ogni tuo contenuto può trovare il suo pubblico. E tu? Usi già questi piccoli trucchi o pubblichi e incroci le dita? Hai un consiglio da aggiungere? Manuel ha lanciato il tema… ma adesso tocca a voi! Nel prossimo episodio di Chic & Social partiamo da una provocazione: “La gentilezza sui social è sopravvalutata.” Davvero essere educati paga? O nel mondo digitale vincono quelli che alzano la voce? Ne parliamo (con stile) .

"Chic & Social" – Realtà o finzione? Sui social, forse siamo tutti nel sogno di qualcun altro
Ti svegli, apri Instagram. Scrolli, guardi, reagisci. Poi posti qualcosa: una frase d’effetto, una foto riuscita, un reel al terzo tentativo. Qualcuno mette like, qualcun altro guarda e non dice nulla. Pochi like e tante visualizzazioni, guardano solo! Ma quel momento — che sembri stia vivendo — lo stai vivendo davvero… o lo stai solo interpretando? La domanda l’ha lanciata Gianluca, lettore attento e un po’ visionario: “E se tutto quello che viviamo sui social fosse finzione? O peggio: il sogno di qualcun altro?” Ed eccoci qui. Perché sì: oggi distinguere ciò che è reale da ciò che è raccontato bene è sempre più difficile. E forse, neanche ci interessa più. I social: palcoscenico, diario o sceneggiatura? C’è chi posta la propria giornata “vera”. Chi condivide momenti costruiti per sembrare spontanei. E chi pianifica ogni dettaglio, caption inclusa, come se fosse la produzione di una serie Netflix. Siamo ancora noi, quando pubblichiamo? O siamo solo la versione più interessante, più saggia, più ordinata (e meno stanca) di noi stessi? La verità adattabile: benvenuti nel feed dei sogni Nei social di oggi: Un litigio può sembrare ispirazione. Una gaffe può diventare ironia. Un dolore può diventare contenuto. E allora: La realtà è ciò che viviamo o ciò che decidiamo di raccontare? E soprattutto: chi ci crede davvero? Forse siamo nel sogno digitale di qualcun altro Pensaci: se tutti pubblichiamo per essere visti, apprezzati, capiti… e poi guardiamo gli altri pensando “che vita perfetta”, stiamo creando una realtà che non esiste per nessuno, ma che tutti vogliono avere. È come se fossimo tutti personaggi secondari nei sogni digitali altrui. E quando proviamo a vivere davvero… ci chiediamo se stiamo postando abbastanza. Un consiglio? Ogni tanto, rompi il copione Posta una cosa fuori stile. Scrivi senza pensare all’effetto che farà. Non cercare approvazione, cerca risonanza. La realtà non è virale. Ma a volte è l’unica cosa che può farci sentire davvero vivi. E tu? Vivi o interpreti sui social? Racconti o riscrivi? Hai mai pensato che la tua vita digitale è il sogno di qualcun altro? Parliamone, ma senza filtri. Nel prossimo episodio di Chic & Social rispondiamo a un’altra richiesta, stavolta di Manuel: "Quali sono i trucchetti, le tips, i segreti nascosti di Facebook e Instagram?" Dal commento che vale più del like, alla condivisione che “pesa”, scopriremo cosa succede dietro le quinte di un post. Perché no, non è tutto così spontaneo come sembra.

Il grande ritorno del testo: sappiamo scrivere sui social?
C’erano una volta i post con le parole. Poi arrivarono le foto. Poi i video. Poi i reel. Poi… le emoji. E infine? Il vuoto. Caption brevi, vaghe, criptiche o peggio ancora: copiate. Ma ora — nel bel mezzo della stanchezza da contenuti veloci — succede qualcosa di inatteso: le persone hanno ricominciato a leggere. E allora ecco la domanda: Sappiamo ancora scrivere davvero, o ci nascondiamo dietro hashtag e frasi da cioccolatino? Il ritorno della parola scritta (ma con stile) Nel 2025, le caption tornano protagoniste. Sui feed vince chi sa raccontare. Chi scrive un pensiero che non sembra uscito da un algoritmo. Chi mette un po’ di sé nel testo, non solo nella foto. E no, non serve fare la poetessa digitale. Non serve nemmeno scrivere tanto. Serve scrivere meglio. Il copy-copiaeincolla è la vera piaga social. Quante volte hai letto la stessa frase, cambiata solo in 3 parole? Quante caption che iniziano con “Mi avete chiesto in tantissimi…” (ma nessuno ha chiesto nulla)? O i grandi classici: “Mood.” “Questa foto parla da sola.” “Chi c’era sa”. Siamo pieni di contenuti muti, che dicono tutto ma in realtà non comunicano niente. Scrivere per farsi leggere, non solo per postare Un buon testo non deve piacere a tutti. Deve parlare a chi vuoi tu. E soprattutto, deve dire qualcosa. Una frase scritta col cuore (o col cervello) può creare connessione, riflessione, perfino affetto o amicizia. Un emoji messa a caso… fa solo rumore. Una mini-sfida per te (senza AI, promesso) Prova a scrivere una caption diversa dal solito. Niente frasi fatte. Niente filtri. Solo una tua idea, un pensiero vero, una frase tua. Semplice, autentica. Se qualcuno si ferma a leggerla fino alla fine, ti scrive, ti commenta, ti risponde… allora hai colpito. E no, non serviva un reel. Servivano le parole giuste. Semplice no? E tu? Usi le parole per raccontare o per riempire? Ti sei mai chiesta se chi ti legge, ti capisce davvero? Raccontamelo (ma con almeno una frase intera). Nel prossimo episodio di Chic & Social raccogliamo la sfida lanciata da un lettore, Gianluca: “E se tutto quello che viviamo sui social fosse finzione? O peggio: il sogno di qualcun altro?” Tra realtà inventate, identità digitali e verità adattabili… proviamo a capire se stiamo vivendo o solo interpretando. Non mancare.

“Chic & Social” – La privacy non esiste (e lo sappiamo benissimo)
Facciamo finta di niente. Ci indigniamo se il telefono ci propone la pubblicità del prodotto di cui parlavamo dieci minuti prima. Urliamo al “complotto”, ci sentiamo spiati, controllati, profilati. E intanto postiamo dove siamo, con chi siamo, cosa stiamo mangiando, con che umore ci svegliamo e persino con chi dormiamo. La verità? La privacy non esiste più. E a noi va bene così. Perché ci fa comodo. Perché è comodo. E perché, sotto sotto, non vogliamo davvero essere invisibili. Siamo trasparenti per scelta, non per errore. Non è più solo colpa delle piattaforme. Siamo noi a voler essere visti. Abbiamo trasformato ogni aspetto della nostra vita in contenuto: la gravidanza nei reel, il lutto in una caption poetica, la crisi in una storia in bianco e nero, la relazione in un carosello di anniversari, frasi, promesse (e a volte vendette). E poi ci stupiamo se l’algoritmo ci conosce meglio di nostra madre? E su! Il paradosso perfetto: tutti urlano “privacy!”, ma nessuno chiude la porta.Viviamo in case digitali con le tende spalancate. E non solo: pretendiamo che gli altri guardino. Se non metti like, mi offendi. Se non visualizzi, ti chiedono “tutto ok?”. Ma poi, se ti chiedono troppo… “eh no, la mia vita privata è mia.” Ti blocco! Serve dirlo? No, non lo è più. L’hai pubblicata tutta. Ma allora siamo complici? Sì. E va bene così. O no? Forse dovremmo smetterla con le lamentele e iniziare a scegliere consapevolmente: cosa vale la pena condividere? Cosa vogliamo davvero che resti nostro? Siamo liberi… o solo troppo esposti? La risposta dà fastidio. Ma è proprio quella che serve. La domanda scomoda (quella vera): vuoi davvero essere invisibile? Perché se la risposta è sì, allora non postare la cena. Non scrivere stati emotivi. Non fare reel mentre piangi. Non pubblicare frasi passivo-aggressive rivolte a qualcuno che "tanto non capirà mai". Ma se vuoi essere visto, sentito, capito… sii onesta con te stessa: la privacy non è il problema. La vanità, forse, sì. E tu? Parli tanto di privacy… ma quanto condividi ogni giorno? Ti va davvero di sparire o vuoi solo scegliere meglio cosa mostrare? Scrivilo nei commenti (almeno questo… è ancora tuo). Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di un grande ritorno: il testo.Le caption, contano di nuovo. Ma sappiamo ancora scrivere? O parliamo per hashtag e ci nascondiamo dietro emoji?

Profili muti e guardoni digitali: tutti guardano, ma nessuno parla
Hai pubblicato un post. Visualizzazioni? Tante. Like? Due (uno è di tua zia). Commenti? Zero. Reazioni? Nessuna. Ma il giorno dopo, qualcuno ti dice: “Ho visto che sei andata in quel posto bellissimo!” E tu pensi: Ma allora mi guardate… eccome se mi guardate! Benvenuti nel grande zoo silenzioso dei social, dove i profili sono muti ma gli occhi sono ovunque. E no, non è una teoria del complotto: è la nuova normalità. I nuovi social? Sempre più passivi, sempre più spettatori. Una volta si commentava. Si metteva like. Si interagiva. Ora si guarda. In silenzio. Con attenzione. Ma senza lasciare tracce. Si guardano le storie fino all’ultimo secondo, senza mettere neanche un cuoricino. Si leggono le caption dall’inizio alla fine.. E poi… niente. Nessun segnale. Nessuna reazione. I social sono diventati il nuovo reality silenzioso, dove tutti spiano tutti, ma nessuno dice mai nulla. Un Grande Fratello, per intenderci! Chi sono i “guardoni digitali”? (Spoiler: tutti) L’ex che controlla ogni tuo passo senza mai interagire. Il collega che non mette like da mesi ma sa esattamente dove sei stata in vacanza. L’amica ‘rosiconaì che “non ha tempo per i social”, ma è tra i primi a visualizzare ogni storia. Siamo tutti guardoni e spiati, allo stesso tempo. È il nuovo modo di esserci: non dichiarato, non impegnativo, ma sempre presente. Ma perché non si interagisce più? Perché si ha paura di esporsi. Perché “mettere like” ormai è quasi una dichiarazione d’intenti. Perché tutti vogliono guardare, ma pochi vogliono farsi vedere. E poi… perché si pensa che dire qualcosa non serva più a nulla. Il risultato? Profili pieni di contenuti, ma deserti di relazione. Come si esce dal silenzio? (Se si vuole…). Inizia tu. Commenta qualcosa di sincero, anche se breve. Metti like quando ti piace, non quando “si deve”. Interagisci con chi ti ispira, non con chi ti aspetta. Perché sui social, come nella vita vera, ogni tanto fa bene ricordare che esserci… vuol dire farsi sentire. E tu? Sei più tipo che guarda senza dire nulla… o che commenta anche solo per dire “ehi, ti vedo”? Raccontamelo (stavolta davvero!) nei commenti. Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di un altro grande tabù: la privacy. Tutti la vogliono, tutti la cercano… ma poi raccontiamo tutto online. Siamo trasparenti, ma guai se il telefono ci ascolta (anche se lo fa). Ci vediamo sabato prossimo.

Tutti content creator… ma di cosa esattamente?
Creiamo contenuti ogni giorno. Chi scrive, chi posta, chi registra, chi fa storie mute, chi parla da solo davanti a uno smartphone in verticale. Chi si chiama creator o blogger e chi ancora arrossisce a definirsi così. Ma la domanda che dovremmo porci tutti è: stiamo solo pubblicando… o stiamo davvero dicendo qualcosa? Il contenuto per il contenuto: il grande inganno digitale Nel 2025, i social sono pieni di contenuti. Letteralmente pieni. Ogni secondo viene pubblicato qualcosa. Ma cosa? Reel estetici, audio motivazionali riciclati, caroselli educativi senza anima.Tutto perfettamente confezionato, ma spesso… vuoto. La verità è che ci siamo convinti che l’importante sia esserci, ogni giorno, ad ogni ora a far vedere tutto quello che facciamo, quasi si fa per far vedere. Ma esserci per forza è molto diverso da esserci con un senso. Il feed come vetrina o come specchio? Postiamo per mostrare qualcosa o per raccontarci? Facciamo contenuti per “andare virali” o per creare connessione? O solo giusto per farlo? La differenza si sente. Un contenuto “giusto” tecnicamente può anche avere successo. Ma quello “giusto” emotivamente lascia il segno. E no, non serve essere geni della comunicazione o aspiranti filosofi digitali. A volte basta raccontare una cosa vera, detta nel tuo modo, senza imitare nessuno. I creator che piacciono davvero nel 2025? Sono quelli che non gridano. Che non copiano. Che hanno qualcosa da dire, anche quando non pubblicano ogni giorno. Raccontano storie, non solo prodotti. Condividono errori, non solo successi. Creano spazi, non solo contenuti. E soprattutto: ascoltano. Un piccolo esercizio “creativo” Oggi, se vuoi, prova a postare qualcosa che racconti davvero un pensiero tuo. Una cosa che ti ha fatto riflettere. Un dubbio. Un’intuizione. Un’esperienza, anche negativa, perché no? Niente effetti. Niente frasi virali. Solo te. Guarda chi ti legge. Chi ti scrive. Quelli sono i tuoi veri “follower” l’abbiamo detto tante volte E tu? Ti senti un content creator… o un creatore di qualcosa che vale davvero la pena condividere? Scrivimelo nei commenti, che sono curiosa! Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di un altro fenomeno (molto silenzioso): i profili muti. Nessuno mette like, nessuno commenta, ma tutti guardano. Cosa succede davvero nei nostri feed? Scoprilo con me!

Tutti in terapia (su Instagram): i social ci curano o ci confondono?
Una volta per andare in terapia si prendeva l’appuntamento, si sceglieva una poltrona scomoda e si parlava (o si piangeva) davanti a uno sconosciuto in toni bassi e luci soffuse. Oggi, invece, basta aprire Instagram per avere la tua dose giornaliera di psicologia da scroll: “Se ti ha fatto male, non era amore”. “Non sei difficile da amare, era solo un narcisista”. “Cura te stessa come se fossi la tua persona preferita”. Sì, i social sono pieni di psicologi digitali, coach motivazionali, e terapisti da 15 secondi. Ma ci stanno davvero aiutando… o ci stanno confondendo le idee Psicologi 2.0: un profilo, una community, un Reel al giorno. Nel 2025, la figura dello psicologo sui social è diventata un vero fenomeno. Profili curati, palette soft, video con tono rassicurante, e frasi da salvare nelle note per quando la vita sembra troppo amara. Tutto fantastico. Ma il rischio? Scambiare i contenuti per terapia vera. Perché un post non può sostituire una seduta. E una frase motivazionale non sempre basta. Il bene che fa (e quello che non fa) I social hanno sicuramente reso la salute mentale più accessibile, meno tabù, più presente nella vita quotidiana. E questo è un enorme passo avanti. Ma attenzione: un Reel non può diagnosticare. Una citazione non è una terapia. Il like non è supporto emotivo. C’è il rischio che i contenuti “terapeutici” diventino solo pillole da consumo rapido che ci illudono di aver fatto un passo, quando siamo ancora fermi. Terapia o trend? La psicologia è diventata pop. E con il pop arrivano anche i filtri, le semplificazioni, le mode. “Mercurio è in retrogrado, per questo ti senti così!” “Non è ansia, è solo il tuo corpo che ti parla!” E se da una parte è bello vedere parole come “autostima” e “confini” diventare comuni, dall’altra… abbiamo ridotto la complessità umana a 90 secondi di audio su TikTok? Una domanda per te (no, non è retorica) Cosa fai quando hai una giornata no? Cerchi un video su Instagram o chiami un’amica? Salvi un post o ti prendi del tempo per te? Ti affidi ai social… o ascolti davvero come stai? Ci fa bene, se lo usiamo bene I social possono essere uno spazio di supporto, di ispirazione, persino di conforto. Ma non devono diventare la nostra unica terapia. Possono accompagnarci, certo. Ma curarci? Quella è un’altra storia. E tu? Hai mai trovato una frase online che ti ha davvero aiutato? Hai mai scambiato un reel per una seduta? Raccontamelo nei commenti! Nel prossimo episodio di Chic & Social torniamo a parlare di creatività digitale: tutti content creator, ma di cosa? Pubblicare non basta. Serve dire qualcosa. E noi, lo stiamo facendo davvero?

Reel, Reel, Reel… ma chi ha il tempo di guardarli tutti? (Soprattutto a Pasqua)
Ci siamo: tavola imbandita, famiglia riunita, tua madre che ti serve per la quarta volta anche se hai detto “basta” tre piatti fa…e nel mezzo di tutto questo? Tu, che scorri freneticamente Instagram mentre mangi la colomba e controlli se il tuo Reel ha fatto almeno 1.000 visualizzazioni. Benvenuti alla Pasqua 2.0, dove il menù è tradizionale ma il feed è congestionato. Reel ovunque. Ovunque. E tu che ti chiedi: “Ma chi ha il tempo di guardarli tutti?” Pasqua tra Reel di risate, pulcini e… overload digitale. Nel 2025, anche a Pasqua, ogni scroll è un déjà vu: reel con i bambini che scartano l’uovo (rigorosamente ripresi con luce naturale). Reel con ricette pasquali, colonna sonora trendy e didascalia “approved”. Reel con le “Pasqua unboxing”: chi ha ricevuto cosa, dove, perché, e con che outfit. Sì, carini. Ma tutti uguali. E soprattutto: infinita ripetizione dello stesso contenuto. Reel, Reel, Reel… ma che fatica seguirli tutti. Quando il contenuto diventa rumore. I Reel sono il nuovo pane quotidiano dei social. Ma attenzione: non tutto il pane è buono. Quanti di questi contenuti ci lasciano qualcosa? Quanti li guardiamo davvero con attenzione e non solo con la mente a metà mentre spezzettiamo l’uovo di cioccolato? Pasqua slow: guarda meno, vivi di più. Quest’anno prova questo: Stacca un po’ dai Reel. Posta meno, ma meglio. Invece di commentare con un cuore, scrivi una frase vera. La nonna sarà fiera. E magari, lo sarà anche l’algoritmo (chi può dirlo). Il Reel perfetto di Pasqua? Forse non è un Reel. Forse è una risata fuori campo. Forse è quella foto sfocata che però racconta un momento vero. Forse è lo spazio che lasci al silenzio, invece che al montaggio. Perché non è detto che se non diventa virale… non valga la pena viverlo. E tu? Sei più tipo da Reel pasquale o da digital detox tra un morso di colomba e uno di uovo al cioccolato? Raccontamelo sulla pagina Facebook di Picchio News. Nel prossimo episodio di Chic & Social entriamo in terapia… anzi, in social-terapia. Tra psicologi su Instagram, video motivazionali e frasi da salvare nelle note, vediamo se i social ci curano o ci confondono. Buona Pasqua, con o senza filtro.

Tutti influencer per un giorno… ma chi ti segue davvero?
Una mattina ti svegli e posti una foto con la luce giusta, la caption profonda e il filtro che “sembra niente ma fa tutto”. I like arrivano, i cuori pure. Qualcuno ti scrive: “Ma che bella energia!” (senza sapere nemmeno che giornata hai avuto). E per un attimo ti senti… un po’ influencer! Sì, perché oggi lo siamo tutti, anche per qualche ora. Ma dietro quel piccolo momento di gloria digitale, la domanda resta: chi ti segue davvero? Chi legge, chi ascolta, chi capisce quello che vuoi dire, e non quello che mostri? Like non è sempre follow. E follow non è sempre “ti vedo”. I social ci illudono: mille follower, mille persone. Ma chi tra loro ti conosce davvero? Chi si accorge se sparisci per un po’? Chi commenta anche quando non pubblichi selfie ma pensieri? A volte basta un post un po’ più vero per fare pulizia. Quelli che restano? Sono i tuoi follower veri. Gli altri erano solo ospiti o “guardoni” di passaggio. Influencer per un giorno, sì. Ma con cosa influenzi? Oggi tutti possono “influenzare”. Ma il punto non è avere seguito. È avere qualcosa da dire. Perché se posti solo per “esserci”, finirai per non dire nulla. Se invece racconti qualcosa che ha un senso, anche solo per cinque persone, hai già lasciato il segno. E non servono collaborazioni o codici sconto. A volte basta un post sincero, un pensiero fuori moda, una frase che ci viene da dentro. Prova a cambiare: oggi niente selfie, solo un messaggio vero. Sì, proprio oggi. Scrivi qualcosa che racconti chi sei, non cosa fai. Un pensiero, un ricordo, un dubbio. E guarda chi reagisce. Chi ti scrive. Chi ti capisce. Quelli sono i tuoi follower veri. Tutti gli altri… sono solo numeri. L’era della microinfluenza autentica. Nel 2025 vince chi crea connessioni, non solo i contenuti. Chi parla con la community, non con l’algoritmo. Chi posta per condividere, non per impressionare. Perché oggi essere seguiti non significa essere visti. E influenzare non significa piacere a tutti. E tu? Ti senti mai un po’ influencer? Hai mai scritto qualcosa che ha fatto riflettere davvero chi ti legge? Raccontamelo nei commenti della pagina Facebook di Picchio News, e tagga qualcuno che ti “segue sul serio”. Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di Reel, Reel, Reel… ma chi ha il tempo di guardarli tutti? Ci vediamo sabato con un bel reality-check!

Il like della nonna vale di più: i social ci avvicinano davvero o ci separano anche a tavola?
C’è chi aspetta il like del brand, chi sogna quello dell’cantante famoso… e poi c’è lei: la nonna, che mette cuori sotto ogni tuo post, anche nella foto dove sei con la faccia a metà, il piatto sfocato e la frase criptica. E allora ti chiedi: forse il like della nonna vale più di tutti gli altri messi insieme. Perché non è strategico, non è interessato, non è dettato dall’algoritmo. È puro amore digitale. Ma davvero i social ci stanno avvicinando alle persone che contano? O abbiamo iniziato a parlare con il mondo e dimenticato chi ci sedeva accanto a tavola? FAMIGLIE CONNESSE, MA DISTANTI Siamo tutti lì: nello stesso salotto, ognuno con il telefono in mano, a commentare foto di sconosciuti ignorando chi ci guarda in faccia. Paradossale, vero? Ma allora, quanti di noi riescono davvero a coinvolgere la famiglia nella propria vita digitale? O meglio: quanti lo vogliono? I social diventano spesso un territorio “nostro”, dove genitori, zii e parenti sono tenuti alla larga. Blocchi silenziosi, profili chiusi, storie “visibili solo ad alcuni”. Ma è davvero libertà… o è distanza? QUEL COMMENTO DELLA ZIA CHE TI FA ARROSSIRE “Che bella che sei… ma stai mangiando abbastanza? Hai il viso un po’ scavato!” “Ma quel ragazzo nella foto chi è?” “Te lo dico con amore, ma con quella frangetta sembri tua madre negli anni ’70.” Sì, a volte i commenti dei familiari sono borderline. Ma se li togliamo dal feed, togliamo anche un pezzo di verità. Perché tra i filtri, i like gratuiti e i follower muti, forse sono proprio loro a ricordarci chi siamo. POSTARE QUALCOSA CHE PARLA DAVVERO DI TE Prova a pubblicare una foto vecchia, una ricetta della nonna, una frase che ti ha insegnato papà. Non per “fare engagement”, ma per vedere chi risponde davvero. Magari ti sorprenderà un commento della zia che non vedi da tempo. Magari quel post sarà l’occasione per mandare un messaggio a chi non si sente da un po’. Magari quel like della nonna ti farà sentire più vista di 300 reaction messe a caso. TORNIAMO A TAVOLA. ANCHE ONLINE. I social non devono per forza dividerci. Possono anche diventare una nuova tavola condivisa, dove si parla, si scherza, si sbaglia e si risponde. Ma per farlo servono contenuti più veri, meno freddi. Servono caption scritte col cuore, non per l’algoritmo. Servono momenti familiari, anche digitali. Perché alla fine, il like della nonna non vale perché è virale… vale perché è vero. E tu? Coinvolgi la tua famiglia nei social o preferisci tenere separate le due vite? Hai mai ricevuto un commento imbarazzante… ma pieno d’affetto? Raccontamelo nei commenti! Nel prossimo episodio di “Chic & Social” cambiamo prospettiva: tutti influencer per un giorno… ma chi ti segue davvero? Scopriamolo insieme!

La nuova censura digitale: protezione o bavaglio?
Hai notato che certi contenuti spariscono, certi profili vengono oscurati senza preavviso, e alcuni post sembrano proprio non arrivare a nessuno? No, non è un complotto (forse). È la nuova censura digitale. Sono le moderazioni invisibili, oggi i social ci dicono che lo fanno per proteggerci. Ma la domanda è: ci stanno davvero difendendo… o semplicemente zittendo? Benvenuti nel lato meno visibile (ma molto potente) dei social del 2025. Il confine tra tutela e silenzio è sempre più sottile Tutti vogliamo piattaforme più sicure: niente disinformazione, meno odio, più rispetto. Ma per ottenere tutto questo, i social stanno alzando filtri e muri, spesso senza spiegarci come funzionano. E così succede che: Ti sparisce la visibilità perché hai usato parole “sensibili”. Il tuo reel non viene mostrato a nessuno perché “non rispetta le linee guida” (quali, esattamente?). Ti segnalano per un’opinione, anche educata, solo perché non è “popolare”. Insomma, più che protezione sembra un algoritmo che decide chi può parlare e chi no. Fact-checking o filtro su tutto? Sulla carta, il fact-checking serve per fermare le bufale. Ma nella pratica, spesso sembra solo una scusa per limitare i contenuti “scomodi”. E no, non parliamo di complottisti o post deliranti, ma anche di opinioni legittime, punti di vista alternativi o semplicemente contenuti non “mainstream”. Chi decide cosa è vero? Chi controlla i controllori?E soprattutto: è ancora possibile esprimere un’idea senza temere un ban? Il famoso “shadowban”: esiste davvero? (Spoiler: sì) Shadowban: quel fenomeno misterioso in cui non vieni bannato ufficialmente, ma nessuno vede più i tuoi contenuti. Non ricevi notifiche, nessuno ti avvisa. Ma i tuoi post iniziano a fare… silenzio. A volte basta una parola sbagliata, un hashtag sospetto o un contenuto poco gradito all’algoritmo. E la cosa peggiore? Non sai nemmeno perché. Protezione o controllo? È giusto segnalare l’odio, la violenza, le fake news. Ma quando il controllo diventa invisibile e insindacabile, si trasforma in un silenzio imposto. E la libertà di espressione – quella vera – inizia a vacillare. Perché se hai paura di postare per non essere penalizzato, non sei più libero. Possiamo fare qualcosa? Forse sì. Usa un linguaggio chiaro ma personale. Non rinunciare alla tua voce, ma scegli come usarla con intelligenza. Costruisci comunità vere, fuori dai numeri e dentro le relazioni. Sii critico: non tutto ciò che viene rimosso è pericoloso, e non tutto ciò che resta è innocuo. E tu? Hai mai avuto la sensazione che qualcuno (o qualcosa) ti stesse facendo tacere sui social? Ti è mai sparito un post “scomodo”? Raccontamelo nei commenti, se hai il coraggio. Nel prossimo episodio di “Chic & Social” torniamo a qualcosa di più intimo (e dolce): parliamo di nonne, famiglie e like dal cuore vero. I social ci avvicinano davvero o ci separano anche a tavola? Non perderlo!

Commentare con classe: esiste ancora l’arte del dialogo sui social?
Siamo sinceri: da quanto tempo non leggi un commento intelligente sotto un post? E no, non vale la tua amica che scrive “Bellissima!” sotto ogni foto. Oggi sui social è più facile trovare un flame, una frecciatina passivo-aggressiva o una valanga di emoji senza senso che un vero scambio di idee. È sparita l’arte di commentare con stile? Oggi su “Chic & Social” proviamo a riscoprire il piacere di interagire online senza trasformare ogni conversazione in una rissa da tastiera. DA COMMENTI A COLPI BASSI: COSA È SUCCESSO AI SOCIAL? Un tempo un commento era un modo per aggiungere valore a un contenuto, fare domande, creare connessione. Oggi, troppo spesso, è: L’attacco gratuito: “Chi ti credi di essere?”, “Questo è ridicolo” e via di seguito. Non importa il post, qualcuno dovrà pur arrabbiarsi. L’ironia acida: “Wow, che originale… non l’avevo mai vista questa foto al tramonto”. Il monologo personale: persone che usano i commenti per raccontare la propria vita, anche quando nessuno gliel’ha chiesto. Tutto questo perché sui social siamo spesso più veloci a giudicare che a dialogare. COME SI COMMENTA CON CLASSE (ANCORA NEL 2025)? La buona notizia? Esistono ancora persone che sanno commentare con intelligenza e garbo. E tu puoi essere tra queste! ✔️ Ascolta prima di rispondere: leggi davvero il post, anche i commenti sotto al post, non solo il titolo o la foto. ✔️ Aggiungi valore: un commento non deve essere solo un’opinione, ma può arricchire la conversazione o offrire un nuovo punto di vista e interazione con altri utenti. ✔️ Sorridi (anche tra le righe): l’ironia va bene, ma quella sana, non quella che affila i coltelli. ✔️ Sii breve ma incisivo: un commento brillante in due righe spesso vale più di un romanzo. PERCHÉ IL BUON SENSO È ANCORA IL TREND MIGLIORE Non importa quanti follower hai o quanto sei “esperto” del settore: un commento fatto con classe ti distingue sempre dalla folla. Vuoi un consiglio bonus? Prova a chiudere i tuoi commenti con una domanda vera, di quelle che invitano a una risposta. Le conversazioni più interessanti nascono sempre da un semplice: “E tu cosa faresti?”. MENO ARROGANZA, PIÙ RELAZIONI In un mondo dove tutti parlano e pochi ascoltano, commentare con rispetto e personalità è un superpotere. Perché sì, il web può ancora essere un luogo di confronto civile (ma tocca a noi renderlo tale). E tu? Riesci ancora a trovare dialoghi costruttivi online o ti sembra tutto un’arena da leoni da tastiera? Raccontamelo nei commenti! Nel prossimo episodio di “Chic & Social” entriamo in un terreno scivoloso: la nuova censura digitale. I social ci proteggono davvero o ci stanno zittendo? Scoprilo con me!