A cinque giorni di distanza dai fatti, finalmente arriva la spiegazione di RisorgiMarche in merito ai fatti contestati dal signor Federico Superiori, disabile di Sarnano, in occasione del concerto di Paola Turci ai Piani di Ragnolo (qui)
Come noto, Superiori asseriva di non essere stato messo nella possibilità di poter assistere al concerto, malgrado avesse seguito tutte le indicazioni per i disabili riportate sul sito dell'evento.
Andiamo per ordine. Questo è quanto viene riportato oggi da RisorgiMarche: "Non esiste alcun caso disabili per il concerto di Paola Turci a #RisorgiMarche, giovedì scorso a Piani di Ragnolo, come veicolato da un sito d’informazione locale (noi, ndr) e subito ripreso da alcuni aspiranti santoni del web (Luca Craia e il suo blog Laperonza, ndr).
All'uomo in questione, infatti, che pretendeva di raggiungere con la propria auto direttamente l’area concerto dedicata al pubblico, è stato vietato l'accesso come previsto dalle più elementari norme di sicurezza e dalla recente circolare del Capo della Polizia emanata dopo i noti fatti di Torino: nessun mezzo può circolare o sostare nell’area dedicata al pubblico ad eccezione di quelli delle forze dell’ordine o dell’assistenza autorizzata.
L’uomo, nonostante le spiegazioni fornite dal personale di servizio e di assistenza, ha insistito per muoversi autonomamente nell’area dove era posizionato il pubblico, rifiutandosi di usufruire del previsto accompagnamento da parte del personale di Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, 118 e Anpas, il solo autorizzato al trasporto dei disabili motori.
Quando la situazione è degenerata, considerata l'ostinazione nel voler entrare con la propria autovettura nell’area dove era già assiepato il pubblico, lo stesso uomo è stato invitato dalle forze dell’ordine ad allontanarsi per oggettive ed evidenti ragioni di sicurezza ed incolumità pubblica".
Quindi, il fatto c'è stato e viene confermato dalla stessa organizzazione: Superiori racconta la sua versione e qui ne viene fornita un'altra. Con la stessa conclusione però: il disabile non ha potuto assistere al concerto. Bene. Quindi la notizia allora è vera, qualcosa è successo ai Piani di Ragnolo. Ma la cosa ben più curiosa è che alla mail inviata da Superiori all'organizzazione per assistere al concerto, è stato risposto il giorno dopo. Quantomeno anomala la coincidenza che la risposta sia arrivata dopo che era stata sollevata la questione relativa alla sua mancata partecipazione. Ma ancora più curioso è quanto poi scrive lo stesso Superiori commentando il post di RisorgiMarche: "Ieri ho partecipato al concerto di Bungaro arrivando con la mia auto" (screenshot in allegato). Ma come? Quanto "previsto dalle più elementari norme di sicurezza" funziona per Paola Turci e non per Bungaro?
Ancora Superiori, sempre sul profilo di RisorgiMarche, scrive oggi "Riguardo al concerto di Paola Turci, credo si sia trattato di una persona al cancello, un volontario della Protezione Civile, non informato. L'organizzazione di RisorgiMarche è perfetta, i concerti sono bellissimi, Neri è fantastico e i concerti sono veramente emozionanti". Quindi, anche dopo la nota dell'organizzione, non solo non smentisce quanto accaduto ai Piani di Ragnolo, ma lo conferma. Ribadendo che l'evento è ottimo e bellissimo.
La questione, purtroppo, appare diversa. E' un po' come "chi tocca i fili muore". Ogniqualvolta si vanno a toccare certi sistemi, c'è il rischio di essere messi alla gogna. E' evidente che noi non dobbiamo scusarci con nessuno. Noi abbiamo dato voce alla protesta di un disabile, documentata con tanto di mail inviata all'organizzazione. Dopo quattro giorni, l'organizzazione ha ritenuto opportuno dare la sua versione dei fatti, con un tono francamente sopra le righe rispetto alla portata dell'accaduto: la perfezione non è di questo mondo, può capitare che qualcosa vada storto. Nessuno da queste colonne ha mai messo in discussione RisorgiMarche o la sua valenza artistica e sociale per dare vita alle zone colpite dal terremoto. Ma non si può pretendere in alcun modo che se qualcosa non funziona o se qualcuno muove un appunto, si scateni la caccia all'uomo e si vogliano impartire lezioni di giornalismo. Fra l'altro, l'attacco frontale alla vicepresidente del consiglio regionale Marzia Malaigia, rappresenta un atto politico che ha avuto l'inevitabile effetto di scatenare odio e insulti verso l'esponente di una forza politica che altro non aveva fatto che chiedere maggior attenzione verso le persone disabili.
RisorgiMarche sappia che il nostro compito è quello di fare informazione e dare voce a chi non ne ha. Se aver dato voce a un disabile per RisorgiMarche significa "speculare su queste situazioni", forse potrebbe essere la stessa speculazione di chi si dà visibilità attraverso il dramma del terremoto. Solo che noi lo facciamo gratis.
Era atteso come l'evento clou dell'estate maceratese e non ha tradito le attese. Centinaia di giovani e meno giovani non sono mancati all'appuntamento con uno dei dee jay storici, entrato di diritto nella storia della musica degli anni '80 e '90: Fargetta.
Ma la serata non è andata come ci si aspettava per un imprevisto. A causa molto probabilmente di un esposto "preventivo", sono arrivati intorno a mezzanotte e mezza dei controlli che hanno messo in dubbio addirittura l'esibizione di Fargetta.
Facce tese fra gli organizzatori, movimenti febbrili, telefonate, fin quando all'una, in netto anticipo sulla tabella di marcia, Fargetta sale in console e inizia a suonare la sua musica. Ogni minuto che passa il volume sulla pista diventa sempre più basso. Lo stesso Fargetta a un certo punto chiede cosa stia succedendo e, da grande professionista qual è, gira addirittura le sue casse monitor verso la pista per dare la possibilità a tutti di poter ballare. Il volume delle hit degli anni '80 e '90, magistralmente mixate da Fargetta, dopo qualche minuto è al livello di un concerto per oboe e clarinetto. L'unico vero "rumore" che si sente, sono i cori dei ragazzi animati dal mitico dj alla console. Che le cose non vadano come devono andare si capisce lontano un chilometro. La musica, quasi un sottofondo, continua. Fino alle due, poco più. Poi, sulle note quasi beffarde di We are the champions, Mario Fargetta saluta e la musica si spegne. Definitivamente.
In barba a chi per questo evento aveva investito migliaia di euro. In barba a chi aveva pagato un biglietto per passare una serata di divertimento e musica in piscina.
Si è inevitabilmente scatenato un vespaio, soprattutto c'è stata la comprensibile rabbia di chi è arrivato tardi e si è trovato a pagare l'ingresso per una manciata di minuti. E proprio su questo interviene Stefania Cittadini, gestrice del ristorante e della piscina de La Filarmonica. "Comprendiamo in pieno le ragioni di chi ha pagato il biglietto ed è potuto restare solo per pochi minuti. Per questo abbiamo deciso di rimborsare tutti gli ingressi dopo l'una. Presentando il biglietto qui a La Filarmonica entro mercoledì, restituiremo l'intero importo dell'ingresso. Non abbiamo potuto fermare la biglietteria, in quanto eravamo tutti impegnati con la polizia amministrativa a presentare la documentazione che ci veniva richiesta e anche per non creare problemi di ordine pubblico all'ingresso dove si sarebbero ammassate decine di persone. Per quanto ci riguarda, io e la Brp Eventi di Roberto Buratti abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare sotto l'aspetto dei permessi e delle autorizzazioni. Essendo l'ultima serata, ed avendo un ospite d'eccezione, speravamo in una maggiore elasticità. Invece,ci siamo scontrati con una burocrazia inflessibile contro la quale nulla abbiamo potuto.
E' evidente che era tutto già programmato e previsto, tanto che i controlli sono arrivati ben prima dell'orario in cui avremmo dovuto spegnere la musica. Viene da pensare che ci sia stato qualcosa di prevenuto verso Roberto Buratti, al quale rinnovo e confermo la più totale stima e rispetto per la professionalità con cui svolge il suo lavoro. Tre serate in una stagione estiva non credevamo potessero diventare un problema di ordine pubblico... Abbiamo cercato di far restare i nostri ragazzi a Macerata, abbiamo organizzato navette per garantire la massima sicurezza negli spostamenti. Malgrado questo, evidentemente abbiamo dato fastidio. Mi spiace dire che probabilmente quanto successo ieri sera è un colpo mortale per lo sviluppo di Macerata: se qualcuno aveva una mezza idea di investire qualcosa qui, deve purtroppo scontrarsi con la realtà che lo circonda".
La farsa. La farsa è un "genere teatrale di marcato carattere comico, caratterizzato da vicende burlesche e spesso paradossali".
Sulla vicenda degli sms solidali e della parte destinata in un primo momento alla realizzazione di una ciclovia, la Regione Marche ha messo in scena esattamente una farsa. E, lo dico senza alcuna remora, buon senso chiederebbe che il presidente Ceriscioli e tutta la sua Giunta rassegnassero immediatamente le dimissioni per manifesta incapacità.
La repentina retromarcia indica due cose: o la ciclovia era un qualcosa in cui non credeva neanche Ceriscioli oppure è bastata un po' di pressione mediatico-popolare per fargli fare dietrofront in ventiquattro ore. Qualsiasi possa essere la risposta, indica una inadeguatezza disarmante da parte della Regione Marche nella gestione post sisma.
Questione sms. E' evidente che ci sia stata una grossa disinformazione che ha tratto in inganno la stragrande maggioranza delle persone. Il punto cruciale è che la finalità del denaro raccolto con gli sms solidali non era legata alla ricostruzione, ma al sostegno ai territori colpiti dal sisma. E' una questione di primaria importanza perchè la ricostruzione è affidata allo Stato con risorse pubbliche, mentre gli sms erano destinati al "sostegno" delle aree terremotate. Quindi, tanto per capirsi bene, con i soldi degli sms comunque non si sarebbero ricostruite le case. E questo passaggio forse non è stato mai chiarito a sufficienza.
Ora, la scelta della ciclovia dall'Abbadia di Fiastra a Sarnano piuttosto che l'elisuperficie a Visso possono (anzi, devono) essere decisioni sulle quali discutere, ma sono esse stesse uno degli esempi sul come utilizzare quei soldi. Sono idee e soluzioni che possono piacere o non piacere, ma rappresentano alcune delle possibilità di investimento per il sostegno alle zone terremotate.
A decidere di utilizzare parte di quei fondi per la realizzazione della ciclovia è stata l'assemblea dei sindaci dei Comuni del cratere della provincia di Macerata. A stragrande maggioranza. Ma che con parte di quei soldi si sarebbe realizzata una ciclovia, si sapeva da tempo, dalle anticipazioni del blog di Luca Craia poi riprese dal nostro giornale. Il finimondo però si è scatenato solo ieri. Proteste veementi e la politica pronta a saltare sul carro sempre buono del populismo e del sentimento popolare: "uno scandalo", "una vergogna", "uno spreco", "potevate farci le case" e chi più ne ha più ne metta. Si sono letti più commenti sui social su questa pista ciclabile che sull'elezione di Trump. C'è da dire una cosa, però: che la Regione Marche con questa vicenda della ciclovia è riuscita a risollevare una indignazione collettiva da parte della gente, per mancanza di comunicazione e per scelte discutibili. Se tutte le proteste e le energie usate per stoppare la ciclovia fossero state messe in campo quando gli animali morivano di freddo perchè non arrivavano le stalle, quando venivano promesse casette che non arrivavano, quando le macerie erano ancora per strada a quasi un anno dal terremoto e via dicendo, forse oggi le cose sarebbero diverse? Difficile da dirsi, ma vista la repentina retromarcia di Ceriscioli e c. di fronte a una protesta popolare unanime, non è da escludere. Peccato, però, che si sia riusciti a essere così uniti e incazzati solo per la ciclovia...
Ma qui scatta la farsa. La politica significa soprattutto avere il coraggio delle scelte. Se si prende una decisione perchè la si ritiene giusta, la si deve portare avanti con convinzione, altrimenti evidentemente si buttano là parole e comunicati stampa tanto per guadagnare tempo. Se non si ha il coraggio delle proprie scelte, bisogna prenderne atto e passare la mano: è un atto di dignità e di rispetto verso una popolazione, quella marchigiana, che non merita di essere sbeffeggiata in questo modo. La ciliegina sulla torta, però, è l'atto finale con cui Ceriscioli annuncia, in buona sostanza, che sì, la ciclovia alla fine era una cazzata: i soldi che sarebbero stati destinati alla ciclovia che avrebbe interessato sette (7) Comuni della provincia di Macerata ora andranno sic et simpliciter tutti ad Arquata "come simbolo del ricordo, della ricostruzione e della rinascita dal terremoto". Così, alla fine, noi maceratesi non prenderemo niente: nè case, nè ciclovia. Anche se fra le righe si legge che per fare la ciclovia si utilizzeranno fondi europei, quelli sì destinati alla ricostruzione. Come direbbe qualcuno... "bene, ma non benissimo".
La scelta di destinare oltre 5 milioni di euro provenienti dagli sms solidali che gli italiani hanno destinato a favore delle popolazioni colpite dal terremoto sta facendo discutere animatamente. E sono davvero poche le voci che si sono levate a difesa di questa decisione.
Una di queste voci "controcorrente", rispetto al comune sentire è quella di un sindaco: Franco Ceregioli, primo cittadino di Sarnano, uno dei paesi più colpiti dal sisma. Lo stesso Ceregioli ha dichiarato apertamente il suo punto di vista affermando "Nella conferenza dei sindaci dei comuni della provincia di Macerata ricadenti nel cratere, abbiamo discusso dell'utilizzo dei fondi derivanti dagli sms solidali.Considerato che la ricostruzione passerà attraverso risorse pubbliche e che si è deciso che i fondi ricavati dalle donazioni tramite sms fossero utilizzati per iniziative di rilancio economico e turistico dell'area del cratere, sono stati individuati una serie di interventi da realizzare nelle varie parti del territorio.
Per quanto riguarda la nostra area l'assemblea ha approvato uno degli interventi più consistenti, destinando oltre 5 milioni di euro per la realizzazione di una pista ciclabile che parta dalla Abbadia di Fiastra e arrivi fino a Sarnano, coinvolgendo il territorio di sette comuni del cratere.Questo investimento (che fa parte di un più ampio progetto di un anello ciclabile che parte da Civitanova Marche per arrivare a Sarnano e quindi ad Amandola ed infine a Porto San Giorgio) sarà di fondamentale importanza per il rilancio turistico del nostro entroterra, in quanto il turismo legato al vasto mondo delle biciclette è in continua espansione e il nostro territorio offre da questo punto di vista delle possibilità uniche".
A seguito di questo intervento, si è scatenato un vero e proprio vespaio che ha indotto l'avvocato Ceregioli a spiegare ulteriormente perchè ha condiviso la scelta di spendere denaro per una pista ciclabile che parta dell'Abbadia di Fiastra e arrivi fino a Sarnano.
"Alcune premesse. Innanzitutto" dice Ceregioli "nella riunione in questione, come primo punto abbiamo approvato il primo stralcio di opere pubbliche per circa 60 milioni di euro. Sarnano c'è dentro per l'edilizia scolastica, per il centro disabili di Gabella (1200000 euro per la ricostruzione) e con l'ex ospedale (per circa 2000000 di euro). Si tratta ovviamente solo del primo stralcio, a cui me faranno seguito altri secondo un ordine di priorità che ogni ente si è dato. Secondo punto: tutta la ricostruzione, pubblica e privata, viene finanziata dallo Stato (nelle sue varie articolazioni), così come pubblici sono i fondi dell'emergenza, dei contributi per l'autonoma sistemazione, delle casette, delle delocalizzazioni delle imprese, etc.Nell'incontro di venerdì scorso a Sarnano, l'ing. Spuri ha chiarito benissimo le varie questioni relative alla ricostruzione privata, i cui fondi sono garantiti dallo Stato mediante il meccanismo del credito d'imposta bancario.Detto questo, passiamo agli sms.In primo luogo (non è per giocare con le parole), ma la loro finalità non era legata alla ricostruzione, bensì al sostegno ai territori colpiti dal sisma.Non vanno pertanto messi sullo stesso piano i costi per la ricostruzione (che avverrà, o meglio, che è iniziata ad attuarsi con risorse pubbliche) e quelli per il sostegno alle aree terremotate.Il sisma, oltre ad aver distrutto e danneggiato le case (e, ripeto, per questo i fondi sono pubblici), ha anche messo in ginocchio l'economia di tutto un territorio, ed anche su questo bisogna intervenire.Tutto è prioritario e tutto si lega: ricostruzione (per far rientrare le persone nelle proprie case) e rilancio economico (per non far morire un territorio).Certo, presa fuori contesto, una pista ciclabile può sembrare un'eresia, ma contestualizzata al fatto che la ricostruzione sarà (come è giusto che sia) garantita dal pubblico, ha tutt'altra chiave di lettura.La Regione ha proposto un piano di utilizzo dei fondi ricavati con gli sms in linea con le finalità di rilancio dei territori, individuando una serie di interventi che potessero avere ricadute positive dal punto di vista economico.Questa pista ciclabile (quella Abbadia di Fiastra/Sarnano ne sarebbe un primo stralcio) era già stata individuata ante sisma come un progetto strategico di rilancio turistico di questa parte dell'entroterra marchigiano, e per questo la Regione ha proposto di inserirla in questo piano. Si tratta infatti non di un progetto legato al classico (e comunque rispettabilissimo) cicloturismo domenicale, bensì ad una nuova visione di un territorio che, attraverso questa opera che assume anche una forte valenza simbolica, si caratterizza come centro di un turismo legato alle attività all'aria aperta (il c.d. outdoor), capace di attirare turismo da fuori Regione e, soprattutto, dall'estero, fortemente orientato a queste nuove forme di turismo.Ovviamente tutto è opinabile:- invece della ciclabile si poteva fare un altro intervento (... ma anche di quest'altro ipotetico intervento si sarebbe potuto dire lo stesso, secondo il moto principio del c.d. "benaltrismo" ... c'è sempre "ben altro" da fare);- la cifra è troppo alta (ma 5 milioni di euro sarà all'incirca quello che il comune di Sarnano avrà speso a fine anno per i contributi per l'autonoma sistemazione);- etc. etc..Quello che non si dovrebbe fare (ma comprendo bene che non sia semplice, soprattutto per chi ha avuto la casa danneggiata o, peggio, distrutta) è confondere il piano della ricostruzione con quello del rilancio economico: è giustissimo, direi sacrosanto, pretendere una rapida ricostruzione (e se ci sono delle cose che non vanno - e per carità, ci sono - dobbiamo tutti lavorare per migliorarle), ma è altrettanto doveroso continuare a progettare il futuro come facevamo prima del terremoto.Personalmente - premesso che tutti i giorni, pur con i miei innegabili limiti, lavoro per la ricostruzione e che il mio sogno sarebbe quello di poter cancellare con un colpo di spugna questi ultimi 11 mesi e poter rivedere ognuno dentro la propria abitazione - ritengo che questo progetto (ovviamente insieme a tanti altri sui quali, anche con altri comuni, stiamo lavorando) possa contribuire a farci rialzare ed a guardare con un po' più di fiducia al futuro. ... ne avevamo bisogno prima del terremoto ... ne abbiamo ancora più bisogno adesso!".
Le diciannove scosse di terremoto tutte sopra magnitudo 2 registrate sabato mattina nell'arco di tre ore, dalle 4.54 alle 7.57, tutte con epicentro nel comune maceratese di Monte Cavallo, hanno inevitabilmente riacceso l'apprensione, solo sopita ma mai spenta, nelle popolazioni che da ormai quasi un anno convivono con questo "mostro".
Su quanto avvenuto ieri mattina, interviene, sempre puntuale e disponibile, il sismologo dell'Ingv Alessandro Amato, una delle maggiori autorità italiane in campo di terremoti.
"Chiaramente stiamo parlando sempre di aftershocks, in particolare dei terremoti del 26 e 30 ottobre. Per verificare quanto fossimo dentro o fuori dalla zona già attiva, ho fatto il seguente esercizio: visto che l'epicentro del terremoto più forte di stanotte (M3.5) è stato a 0 (zero) km da Monte Cavallo, ho fatto un'estrazione dell'ultimo anno di sismicità dal sito cnt.rm.ingv.it , con centro Monte Cavallo, raggio 10 km e magnitudo minima 2.0. Escono circa 1800 eventi, quasi tutti a est (nordest e sudest) perché sono quelli della sequenza principale. Attenzione: la forma della distribuzione epicentrale della mappa è in quel modo (semi-circolare) perché segue il criterio di estrazione, se avessi allungato il raggio avremmo trovati molti più epicentri.
Quello che emerge è che quella specifica zona non ha avuto molta attività nei mesi passati. Qualcosa sì ma poco. Se guardassimo i terremoti più piccoli troveremmo certamente più eventi. Cosa significa? Che questo settore non ha avuto forti terremoti finora, ma (MA!) non è detto che debba averli. Peraltro siamo quasi nella zona della sequenza del 1997 (Colfiorito, Cesi, Sellano) Una zona che si attiva con uno o più eventi di magnitudo 3 o giù di lì è abbastanza frequente in molte regioni d'Italia. Non abbiamo (nessuno ha) modo per capire se un'attività di questo tipo sia sintomo di qualcosa di più forte. Quindi, nessun allarme ma vale la solita raccomandazione: case sicure, verifiche se non siamo certi, consapevolezza. Queste raccomandazioni valgono, come scritto in altre occasioni, sempre in ogni regione sismica italiana". E Amato aggiunge che le scosse proseguiranno ancora, inevitabilmente: "Di certo non è una questione di giorni. Se L'Aquila è durato 2-3 anni, questo sarà più lungo ancora. Ma il punto non è questo, perché si tratta di una durata in cui il numero (e la magnitudo, in media) dei terremoti va a diminuire, pur con qualche ripresa qua e là. Il problema è se può riprendere con terremoti forti. E questo non è per niente facile da capire. Per ora non ci sono elementi che lo fanno pensare".
E' stato solo un periodo di calma apparente, di sostanziale pietismo per la tragedia del terremoto e verso chi si trova ancora oggi costretto a fare chilometri su chilometri avanti e indietro per andare a lavorare. Ma è tutto finito.
Gli autovelox lungo la superstrada 77, incubo degli automobilisti, sono nuovamente attivi. La comunicazione arriva ufficialmente dai diversi Comuni che si sono accordati per riattivare quelli che vengono definiti "servizi di polizia stradale" lungo la Superstrada 77 Valdichienti. I Comuni di Montecosaro, Corridonia, Tolentino, Belforte del Chienti, Serrapetrona, Caldarola e Camerino informano quindi che torneranno i controlli attraverso la strumentazione dell'autovelox per garantire il rispetto dei limiti di velocità.
E in tempi di vacanze, in tempi in cui c'è traffico diretto soprattutto verso la costa, non è difficile immaginare che le casse dei Comuni saranno corroborate decisamente dall'utilizzo degli autovelox. Azzardiamo un suggerimento, visto che quasi tutti i Comuni sono nel cratere sismico: perchè non destinare una parte degli introiti alla ricostruzione?
Sul segretario regionale del Partito Democratico Francesco Comi aleggia una leggenda che lo dipinge nel quotidiano come... non propriamente di manica larga. E forse tanto leggenda non è, visti i numeri che riguardano la sua gestione del Pd da quando è stato nominato segretario regionale. Così come nella vita di tutti i giorni, Comi è molto attento nelle spese (diciamo quasi tirchio, non me ne volere...), la stessa gestione economica oculata ha utilizzato per il partito.
In questi ultimi tre anni, il debito del partito è sceso di 350mila euro (ammontava ad oltre 800mila euro prima della segreteria Comi) con l'obiettivo di azzerarlo in cinque anni e il Pd è l'unico partito locale a mettere i suoi bilanci certificati on line. Tutto vero, quindi, e la conferma arriva da Giorgia Sampaoli, tesoriera del Pd Marche, che spiega il cambio di rotta in otto punti.
"1. TRASPARENZA. BILANCI TUTTI ON LINE. I bilanci del PD Marche, a partire dalla segreteria Comi, per volere del segretario, sono da sempre pubblicati on line nel sito del partito, pubblicazione che fa solo il PD Marche e che garantisce la trasparenza nella gestione.2. BILANCI CERTIFICATI. I bilanci del PD Marche sono frutto del lavoro della Tesoriera e del Comitato di Tesoreria, sono revisionati dai revisori interni e certificati da un Revisore dei Conti esterno che ne garantisce la correttezza e la conformità alla legge ed approvati dagli organismi del Partito.3. AUTONOMIA DEI TERRITORI. Il Partito Regionale è economicamente indipendente dal partito nazionale, dalle federazioni provinciali e dai circoli locali. Dopo l'eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti ciascuna struttura territoriale provvede al proprio bilancio in modo autonomo. Solo in caso di necessità il partito regionale supporta le strutture locali.4. EREDITÀ PESANTE. GESTIONE RIGOROSA. La segreteria Comi ha ereditato un partito regionale fortemente indebitato, con un'esposizione superiore ad 800.000 euro. Il segretario in accordo con la tesoreria ha quindi deciso di intraprendere una gestione austera, a "pane e acqua".5. RIDOTTO DEBITO DI 350.000 IN TRE ANNI. In soli tre anni la posizione debitoria si è ridotta di quasi 350.000 euro. Sono state tagliate tutte le spese, ridotte a zero le indennità del segretario e dei membri della segreteria, eliminate le indennità dei funzionari di partito, venduta auto, ridotto il personale.6. NESSUNA VERTENZA SINDACALE. La riduzione del personale da sei a due unità, anche attraverso la cassa integrazione (la prima in Italia autorizzata per un partito), è avvenuta con la collaborazione degli ex dipendenti che hanno condiviso il progetto di risanamento finanziario.7. OBBIETTIVO ESTINZIONE DEBITO IN 5 ANNI La Segreteria Comi attraverso la gestione rigorosa del partito regionale delle Marche si è posta l'obbiettivo di estinguere in soli 5 anni il pesante debito accumulato nel passato.8. GRUPPO DIRIGENTE GENEROSO. Tale opera di risanamento della gestione finanziaria, dettata dalla segreteria e dalla direzione regionali, è stata possibile anche grazie alla contribuzione generosa e puntuale di quasi tutti gli eletti che hanno rispettato gli impegni presi con il partito regionale.Nessun partito locale, oltre al Pd Marche, ha bilanci on line e certificati".
A tre giorni dalle elezioni amministrative, abbiamo fatto il punto della situazione con il segretario regionale del Pd, il tolentinate Francesco Comi, alle prese con risultati certamente non esaltanti. E Comi, solitamente mite e remissivo e schivo alle polemiche, stavolta non le manda a dire.
Comi, alle elezioni amministrative il Pd non è andato bene...
No. Inutile tergiversare. Meglio al primo turno, dove abbiamo confermato le città in cui governavamo, male ai ballottaggi dove la nostra proposta è rimasta isolata. Ora occorre impegnarci in un seria e non strumentale analisi sulle cause di questi risultati, ritrovare il senso di appartenenza comune, rafforzare in fretta una proposta politica che faccia riemergere il Pd come la vera forza del cambiamento
Hanno pesato le divisioni?
Ha pesato prima di tutto l'astensionismo poi le divisioni. Come dice Renzi: "le polemiche nel centrosinistra fanno vincere il centrodestra". Dal risultato elettorale dei ballottaggi emerge con chiarezza un dato che non può e non deve essere nascosto: il centrosinistra diviso ha subito una sconfitta parziale ma significativa. Il centrosinistra, non Renzi o il Pd soltanto. Si sono persi quasi tutti i capoluoghi di provincia e soprattutto le città simbolo che storicamente appartenevano alla sinistra ma tentare come si sta facendo di liquidarla come una sconfitta di Renzi o del Pd è sbagliato e non aiuta a capire e a trarre le conseguenze da questa tornata amministrativa.
Ricci, Morani e Carrescia chiedono ancora il congresso anticipato nelle Marche
"Che noia. Sono tre anni che faccio il segretario ed ad ogni occasione, mediamente ogni 60 giorni, chiedono il congresso anticipato: lo hanno fatto persino dopo la vittoria alle elezioni europee del 2014 e dopo la vittoria alle regionali del 2015. La loro azione di logoramento va avanti da anni e sta nuocendo soprattutto al governo regionale. Sono degli irresponsabili.
Pensando all'attacco di Ricci verrebbe da dire "chi mena per primo mena due volte"
Probabilmente Ricci, responsabile del PD nazionale per gli enti locali, sindaco di pesaro, vice presidente nazionale dell'anci, pensa in questo modo di schivare la sua quota di responsabilità. E poi è strano che dal suo privilegiato osservatorio nazionale veda solo la sua regione e solo qui proponga un congresso anticipato. In un partito un gruppo dirigente divide sempre la responsabilità dei successi e degli insuccessi. Ognuno per la sua parte.
Quindi?
Sto cercando responsabilmente di guidare un partito in una fase difficile, con un terremoto alle spalle, una seria crisi occupazionale seria, tanta sfiducia e mi aspetto che ognuno faccia la sua parte invece di fare solo polemica. Il congresso non è un tema mio ma di tutto il gruppo dirigente regionale. Gli unici soggetti titolati ad esprimersi sono infatti gli organismi regionali del pd e questi hanno già valutato due mesi fa loro richiesta come non opportuna e largamente minoritaria.
Non posso mica mettere al primo punto dell'odg di ogni direzione o assemblea regionale "congresso straordinario" solo per far contento qualcuno. Lo farò quando me lo chiederà la maggioranza regionale o quando lo chiederà la direzione nazionale. Fino ad allora lavorerò responsabilmente.
Ricci dice che il Presidente è solo, che non è supportato dal partito e dalla Giunta ma soprattutto che il governo regionale è inefficiente
Ricci pensa ai rimpasti. Ma questo non è il momento di pensare agli organigrammi. Personalmente cerco di dare una mano in tutti i modi al presidente e come me tutt'a la giunta ed il gruppo consiliare fanno altrettanto. Se Ricci è tanto preoccupato della solitudine del Presidente venga a tenergli compagnia con noi magari si sentirà meno solo.
Sei da tutti sempre stato considerato un grande incassatore ma questa volta sembri veramente arrabbiato...
Sono deluso da certe persone. Vorrei parlare e affrontare i problemi seri non queste stupidaggini.
Sono uno dei tanti terremotati che soffre il dramma del distacco dalla propria casa, dalle proprie abitudini, dalla propria città. Vedo intorno a me tante difficoltà a ripartire, tanta disperazione, ma anche tanta buona volontà delle istituzioni locali e regionali, di semplici cittadini. Queste polemiche non le sopporto più.
Farwa Zulfiqar, la "farfalla" della moda maceratese, corona il suo sogno: la sua collezione è in vendita nella capitale mondiale della moda, a Milano. Un percorso neanche troppo lungo, vista la giovane età di Farwa, originaria del Pakistan: una ragazza piena di talento e grandissima forza di volontà. Doti che, inevitabilmente, dovevano regalarle grandi soddisfazioni.
"E' bello svegliarsi ogni mattina e iniziare nuovi percorsi per cercare di realizzare i propri sogni in questo mondo pieno di difficoltà. Dopo tantissimi ostacoli e tante delusioni" dice Farwa "anche questa volta finalmente sono riuscita a incoronare il mio più grande sogno.
Vendere a Milano è il sogno di ogni stilista, e per la prima volta finalmente potete trovare la mia collezione nel cuore di Milano, presso “MadZone” (concept store) in Via Brera.
L’amore per la mia terra e la passione riscoperta in Italia mi portano a creare abiti unici. Come ogni donna nel mondo è unica, così ogni pezzo della collezione è unico. Collezioni che amo definire “opere che nascono dal cuore”. I miei capi raccontano la rivincita della donna Orientale verso una società che ha sempre provato ad ostacolarla. Oggi invece, mi sento libera di mostrare al mondo la mia più profonda essenza".
Abiti di straordinaria bellezza e grandissima qualità: impossibile non innamorarsene.
"Ogni abito è fatto al cento per cento a mano. Sono per lo più abiti da cocktail" dice Farwa aggiungendo "le trasparenze sono dei concetti fondamentali di ogni mia collezione, poi vengono i ricami. La collezione è composta da 8 pezzi, realizzata interamente con tulle e pizzi 3D.
I colori sono delicati e le stoffe leggere, dettagli che esaltano la femminilità. Abiti creati nel piccolo laboratorio dove Arte, Design e Artigianalità si incontrano per dare forma a queste opere.
Il punto di forza della collezione è l'unicità di ogni singolo pezzo che produco, Gli abiti sono dedicati alla donna che vuole sentirsi unica, soprattutto la donna araba. Cerco di esaltare la loro bellezza. Le sfide affrontate finora mi fanno comprendere a pieno il vero valore di ogni piccolo particolare di quello che realizzo".
La giovane stilista parla poi delle sue origini e di come l'Italia l'abbia influenzata.
"La mia origine Pakistana e il fatto di vivere in Italia sono una fonte d'ispirazione continua che mi permette di creare un ponte, un melting pot dove s'incontrano le due culture, fino a creare una mescolanza dal fascino unico. Ho sempre lavorato con il velo e le sue trasparenze, attraverso questi veli faccio un continuo gioco velando e riVelando la mia personalità, la coscienza di essere una donna libera.
Libertà che viene sottolineata anche attraverso il mio logo, dove il corpo della farfalla (Farwa il mio nome, significa farfalla in urdu) da l'idea di essere libera, cerca di volare in alto alla ricerca di nuove essenze, di nuovi profumi. Alla ricerca di nuovi petali su cui posare, di nuove corolle da annusare per raggiungere l'essenza piu' profonda.
Tutto questo è stato reso possibile dalla donna che amo più nella mia vita: la mia “Mamma”. Senza di lei non sarei mai riuscita a raggiungere i miei scopi, i miei sogni".
Una scossa di terremoto non particolarmente forte, ma avvertita distintamente dalla popolazione, è stata registrata dai sismografi questa mattina alle 9.23 ed ha avuto magnitudo 3.2.
La particolarità dell'evento è che non fa parte della sequenza attivatasi il 24 agosto scorso, ma è localizzato in una struttura diversa. A spiegarlo è il sismologo di Ingv, Alessandro Amato.
"Il terremoto di questa mattina in Umbria (zona Trevi, Castel Ritaldi, Campello sul Clitunno, Montefalco) alle 9.23, di magnitudo 3.2, è avvenuto in una struttura diversa da quella della sequenza iniziata il 24 agosto 2016, come si vede dalla mappa (dal sito cnt.rm.ingv.it). L'epicentro" spiega Amato "è localizzato circa 25 km più a ovest, in una zona già attiva in questi mesi, lungo una fascia a minore pericolosità ma con terremoti storici non trascurabili, come ad esempio quello del 1832 a Foligno".
Sul versante, invece, della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016, la situazione appare in deciso miglioramento. "Prosegue la diminuzione del numero degli eventi. Ormai siamo a pochissimi (tra 1 e 5) di magnitudo ≥2 ogni giorno. Anche l'aftershock del 24 giugno (3.5 al confine tra Umbria e Marche, più o meno nella zona dei terremoti del 26 ottobre) non ha alterato molto il trend. Molti i giorni in cui l'energia rilasciata rimane sotto la soglia di 10E14 Nm (i pallini neri), avvicinandosi ai valori di prima del 24 agosto (il primo pallino nero in basso a sinistra).
Da notare che, negli ultimi 30 giorni, dei 19 terremoti di M≥3 avvenuti in Italia e dintorni, solo 6 sono localizzati nell'area della sequenza del 2016-17. Anche questo è un segnale di ritorno alla normalità, che peraltro ci ricorda che di zone sismiche ce ne sono parecchie" conclude il sismologo di Ingv.
Hanno aperto la caccia all'uomo. Obiettivo: chi ancora scrive di terremoto, mostrando le cose per quelle che sono. Mostrando ritardi, inadempienze, promesse mancate e tutto quanto di assurdo e umiliante verso le popolazioni colpite dal terremoto stanno patendo, quando il calendario si avvicina velocemente alla ricorrenza del primo anno dal sisma.
Siamo partiti in pochi. Qualcuno si è accodato, poi ha mollato. Siamo rimasti in pochi. Anzi, siamo rimasti in due a raccontare la triste verità di una ricostruzione mai iniziata, della deportazione di un popolo, dello spopolamento attuato scientificamente nei piccoli Comuni dell'entroterra. Siamo rimasti noi e Luca Craia con il suo coraggioso blog L'ape ronza. Pochi altri, isolati casi, scevri da scelte redazionali di persone che vivono quotidianamente questo scempio e possono raccontarlo così com'è. Il resto è un assordante silenzio.
Così, viene messa in atto la strategia dello screditamento di chi prova ancora a scuotere le coscienze. Ultima tappa in ordine di tempo, la questione inequivocabile e indiscutibile dei braccialetti con i quali vengono contrassegnati i terremotati in un camping. "Notizie false", "bufala", "siti non attendibili" e giù a vomitare veleno (ovviamente, chi ha scritto determinate affermazioni in profili pubblici, ne risponderà nelle sedi competenti, ndr), cercando di screditare chi fa sapere alla gente come stanno le cose. Veramente. Senza servizi patinati che non fanno capire quello che realmente succede da queste parti. Se poi arriva anche La Repubblica a scrivere un articolo in cui si legge testualmente "Terremoto, la ricostruzione nel caos: in strada il 92 per cento delle macerie. Le promesse mancate: interventi in ritardo, poche casette consegnate. I sindaci: la burocrazia ci soffoca, così le comunità spariranno", allora è facile comprendere che non ci si può più nascondere e che quello che diciamo da quasi un anno è tutto drammaticamente vero.
Oltre 3600 casette ordinate, meno di 300 quelle consegnate 188 delle quali quelle effettivamente abitate. Le stalle in inverno mai consegnate. Ricostruzione pesante che appare una irraggiungibile chimera. Ordinanze del commissario straordinario che si susseguono correggendo le precedenti e creando una confusione che rende impossibile anche solo pensare di poter iniziare i lavori. La perla della "dimenticanza" sul pagamento della successione sulle macerie. In tutto questo caos, dove i nostri anziani muoiono come mosche (sì, come dice la tizia che commenta da Luca Craia, non abbiamo dati ufficiali per poterlo dimostrare numeri alla mano, ma basta farsi un giro per i Comuni del terremoto e per quelli dove i terremotati sono stati trasferiti per averne compiuta certezza o farsi un giro sul sito dello Spi Cgil dell'Umbria), dove la gente si suicida per la disperazione, dove il consumo di ansiolitici ha raggiunto livelli impressionanti (numeri dei sanitari marchigiani, signora tizia, ndr), qual è la priorità del nostro Governo? Lo ius soli, lasciato marcire in Parlamento e improvvisamente rispolverato a quasi due anni dal primo via libera della Camera dell'ottobre 2015. Nessun giudizio di merito, ma solo di opportunità, visto che il diritto a risiedere nella terra dove sono nati, oggi in realtà lo stanno perdendo i terremotati.
Ma non basta. Sempre La Repubblica oggi ci fa sapere che "Cantone e l'Antimafia indagano sui subappalti per casette e macerie. Nel mirino la gara da un miliardo per moduli abitativi, bandita dalla Consip. Al lavoro anche le cinque procure del cratere". In pratica, prima ancora che parta la ricostruzione, già ci sono casini. E pensare che il commissario Errani e il suo staff hanno studiato tutto un sistema di rimborso (quello che ancora non esiste, ndr) per evitare che il denaro passasse per le mani dei terremotati, come se di questa gente non ci si possa fidare. Ed ecco puntuale il karma. Scrive Repubblica "Era il 2014 quando la Consip, la centrale pubblica degli acquisti, bandì una maxi gara da 1,18 miliardi di euro e 18.000 moduli abitativi per conto della Protezione Civile. Ad agosto del 2015 hanno aperto le buste e in due lotti su tre si è classificato primo il Cns, il Consorzio che raggruppa più di 200 aziende nel settore dei servizi. Un mese fa i finanzieri del Nucleo speciale anticorruzione, su mandato di Cantone, hanno bussato alle porte delle sedi del Consorzio a Bologna e a Roma. Hanno preso contratti e documenti relativi a una fornitura pagata a due ditte di Terni, dall'importo tutto sommato modesto ma di cui non riescono a capire il senso.
La storia, assai intricata, è questa: dopo aver vinto la gara Consip, il Cns ha affidato a sette sue associate il compito di produrre materialmente le casette. Quelle ordinate dalla Regione Umbria erano sotto la responsabilità delle aziende Gesta e Kineo, le quali hanno comprato impianti e kit di montaggio da due imprese ternane, la Cosptecnoservice (che fa parte del Cns) e la Italstem. La questione si è ancor più complicata perché poi c'è un terzo soggetto, la Vipal, che sostiene di vantare un credito dalle da 2,8 milioni di euro per le casette. Quattro passaggi, da Cns a Vipal, che portano ad alcuni interrogativi: chi le ha fatte le casette a Norcia? Perché il colosso Cns ha avuto bisogno di cercare sul territorio professionalità e impianti?". E ancora "Il sistema dei subappalti si percepisce bene sulla rimozione delle macerie. La cornice è il solito decreto legge 189 dell'ottobre scorso che stabilisce che siano le municipalizzate dei rifiuti a occuparsi della raccolta e del trasporto dei detriti, "direttamente o attraverso imprese di trasporto da essi incaricate". Il subappalto, appunto. La norma è stata pensata per velocizzare i tempi, e per fare in modo che l'intera filiera sia protetta. Il risultato, almeno per il momento, non è quello atteso: dopo quasi un anno dal primo terremoto del 24 agosto il 92 per cento delle macerie è ancora a terra. E problemi potrebbero aversi anche sul versante della trasparenza. Perché è vero che a lavorare con le macerie sono le municipalizzate ma è altrettanto vero che a guadagnare saranno decine di aziende private. E lo faranno senza troppi controlli. Ecco come Giuseppe Giampaoli, direttore della Cosmari, una delle tre società che le raccoglie nelle Marche, spiega la procedura: "È evidente che da soli non possiamo farcela quindi ci affidiamo ai subappalti. Sotto una certa cifra possiamo darli a trattativa privata ma cercheremo di fare gare di evidenza pubblica a cui inviteremo tutte le migliori aziende del settore. Le difficoltà maggiori le abbiamo con il sollevamento delle macerie perché i nostri mezzi ordinari non sono attrezzati". Al momento, sul sito Internet, non risultano gare in corso. Le cifre non sono basse: il costo per lo smaltimento è di 50 euro a tonnellata a cui vanno aggiunti circa 12 euro per il trasporto. Il business del detrito gira dunque attorno ai 120 milioni di euro.Parte di questo denaro sarà distribuito non tramite gara (come quella che si appresta a fare la regione Lazio per la macerie private) ma tramite subappalti. Un punto che non è sfuggito alle cinque procure del cratere (Rieti, Fermo, Macerata, Spoleto e Ascoli), che per questa materia sono coordinate dalla Direzione nazionale antimafia". Un buon inizio, non c'è che dire.
Intanto, in questa provincia di Macerata dove si sono riscontrati il 70 per cento dei danni del terremoto, non si muove niente. Dice Remo Croci "Nulla è cambiato. Tutto è rimasto così nei paesi colpiti dal terremoto! Il 92% delle macerie ancora per strada. I tempi della burocrazia hanno paralizzato tutti i Comuni del Cratere Sismico. Tutte le promesse dei politici non sono state mantenute. Oggi nessuno di loro è più tornato in questi territori. Una vergogna di tutta la classe politica italiana". A parte chi le promesse non le ha mai mantenute, da queste parti adesso arrivano tutti, persino i vacanzieri del fine settimana a farsi i selfie su un luogo di dolore come l'hotel crollato o la scuola distrutta. Ma delle promesse non mantenute non ne parliamo più. Cose italiane.
Provano a darci il contentino dei concerti in luoghi ancora preservati dalla devastazione umana, francamente poco proponibili e difficilmente accessibili, dove si riscontreranno inevitabilmente problemi di parcheggio e di logistica. A noi non basta, perchè non vorremmo che questi teatrini servano solo a dare una immagine diversa a chi, da mesi, non riesce - o non vuole? - a dare risposte. Allora riprendo le poche righe scritte da una terremotata che racchiudono quel (poco) che resta delle nostre speranze:
"Ho provato a spiegartelo, ma tu non vuoi capire.. Mi dici "va bene i motociclisti, i concerti, i calciatori famosi e gli altri personaggi della televisione che sono venuti... va bene tutto, ma io rivoglio solo la mia casa... la mia vita, i miei giorni e i miei ricordi... rivoglio i sacrifici di tutta una vita... miei e della mia famiglia... rivoglio quello che il terremoto mi ha tolto... del resto non mi importa... di quello che non avevo e che soprattutto non volevo, prima del terremoto, a me non importa nulla... ci stanno dando tutte cose che servono più a loro che a noi... tutto tranne quello che il terremoto ci ha tolto".E no. Proprio non vuoi capire! O forse ha capito".
Se ne accorgono dall'estero. Vogliono sapere. Vogliono vedere coi loro occhi. E quando arrivano nelle zone devastate dal terremoto, il commento è unanime: solo vedendo di persona ci si rende conto di quello che è successo. Abbiamo accompagnato allora Cristina Giordano, inviata di Radio Colonia, in una delle città simbolo di una tragedia che ha tolto la casa a migliaia di persone e dove la ricostruzione, così come ovunque, resta un miraggio: Camerino.
Il centro di Camerino da otto mesi ormai è una ghost town. La zona rossa è vasta e impenetrabile. All'ingresso dei varchi di accesso trovi i soldati, come in una zona di guerra. Nella zona rossa puoi entrare solo se autorizzato e accompagnato dai vigili del fuoco: troppo pericoloso accedervi, troppo rischioso.
Entriamo nella zona rossa insieme a Cristina e a Giovanni, un ragazzo che, come tanti, ha visto la sua casa e quella dei suoi congiunti diventare inagibile a seguito delle tremende scosse di ottobre. Insieme a lui, siamo entrati in queste abitazioni, dove Giovanni ha recuperato alcuni effetti personali rimasti in casa ormai da mesi.
Quando entri nella zona rossa, la prima cosa che ti colpisce è il silenzio irreale. Quello che era il cuore di una città vivace e popolata da tanti giovani, oggi assomiglia a un cimitero. Si sente solo il battito d'ali di qualche uccello, nient'altro, tanto che per qualche minuto non riusciamo a parlare neanche fra di noi, inconsciamente preoccupati di rompere una sorta di incantesimo.
Poi cominciamo a girare. Sapete qual è la sensazione? Che in realtà si sia fatto molto rumore per poca roba. I crolli, in fondo, non sono tantissimi. La situazione non appare così drammatica, così come si vuol far apparire all'esterno.
Poi invece entriamo nelle case. E qui ci rendiamo conto che la devastazione non è solo morte e macerie. La devastazione è anche e soprattutto case apparentemente intatte all'esterno e in realtà sventrate al loro interno. Case dove sembra che siano state tirate bombe a mano. Case dove il calendario è ineluttabilmente fermo ad ottobre 2016.
Giovanni ci racconta tutto di quelle tremende ore: Santa Maria in Via, il collegio Granelli: "Era pieno di studenti quella notte. Ricordo le urla di terrore. Per fortuna si sono salvati tutti". Insieme ai vigili del fuoco accediamo anche nella casa di Giovanni, in piena zona rossa. Dentro è tutto com'era quella sera: i libri piegati su loro stessi provano a resistere ancora, ma un'altra piccola scossa farà cadere anche loro.
Questa era Camerino. Ci vorrà tempo, non sappiamo quanto ancora, quanto questa incivile burocrazia costringerà ancora le persone a vivere lontano dalle loro case. Ma Giovanni incarna il carattere di questa gente, della nostra gente: fiero, forte, coraggioso. E da qui Camerino ripartirà, per tornare ad essere, oggi come secoli fa, il cuore pulsante dell'entroterra maceratese.
Il sindaco Pasqui attacca duramente l'opposizione comunale che si è fatta sentire nei giorni scorsi con volantini e accuse verso l'amministrazione comunale.
Ieri sera si è tenuto infatti un consiglio comunale infuocato a cui hanno assistito anche il presidente della regione Ceriscoli, il dott. Spuri ed il braccio tecnico del commissario Errani per quanto riguarda le scuole, dott. Renzetti. Ed oggi il primo cittadino si toglie degli enormi macigni dalle scarpe:
"Ringrazio Ceriscioli, Spuri e Renzetti per aver contribuito a sbugiardare una opposizione che fa solo rumore ma non racconta la verità. E' stata infatti finalmente fatta chiarezza in merito al luogo in cui sorgerà il nuovo plesso scolastico Betti, indicando lo stesso che io avevo dichiarato essere l'unico utilizzabile, in linea con l'ordinanza commissariale n. 14. Al riguardo dunque l'opposizione mi ha fatto solo perdete tempo - affermando l'esatto contrario e la non conformità del luogo alla citata ordinanza - e soprattutto ha rubato del tempo prezioso ai cittadini.
Inoltre è stato fatto circolare un volantino del PD con scritte all'interno moltissime menzogne. Per PD intendo in primis i consiglieri di opposizione Marco Fanelli, Caprodossi ed il capo dell'opposizione Fabio Troiani per bocca dei quali il partito si esprime in consiglio comunale.
Una di queste bugie riguarda la chiesa di Santa Maria in Via. Non è assolutamente vero, e ci tengo a precisare "assolutamente", che il Ministero abbia bacchettato l'amministrazione comunale. Al contrario, in una lettera inviata nella persona della dott.ssa Pasqua Recchia, il Ministero ha espresso l'imbarazzo per il mancato rispetto da parte della Soprintendenza dei termini che erano stati concordati. Ed il Sottoscritto è stato sollecitato, essendo l'unico ad averne il legittimo potere, a realizzare una galleria per entrare nella zona rossa ed iniziare a rimuovere le macerie. Il nostro ufficio tecnico ha però fatto sapere che senza la messa in sicurezza non si può di certo iniziare alcuna galleria. Come amministrazione abbiamo sollecitato con diverse lettere l'organo competente che, in molti casi, non ha fornito alcuna risposta. Noi abbiamo fatto quello che si doveva fare.
Altra menzogna riguarda il ruolo del comune verso i commercianti: nel volantino si parla di un aiuto a loro solo da parte della Regione Marche mentre, pur essendoci una collaborazione da parte della stessa, sono i 300 mila euro messi a disposizione dall'amministrazione comunale per le tensostrutture ad aver permesso ai commercianti di essere "in rianimazione". Questo termine non mi piace ma indica esattamente la situazione di sopravvivenza in cui si trovano, anche se noi vorremmo molto di più per loro.
Ed anche per mantenere l'ufficio del giudice di pace a Camerino le cifre necessarie stanno uscendo dal bilancio comunale. E quello dell'amministrazione è l'unico intervento in atto.
Le cose da dire sono tante. Le bugie raccontate dall'opposizione molte di più. E parlerò ogni quindici giorni in incontri con la collettività che si terranno a partire da giovedì prossimo presso la sede della Contram. Questa amministrazione ci sta mettendo tanta fatica ma sta raggiungendo anche tanti risultati".
Ed aggiunge, sfindando apertamente l'opposizione: "Se queste cose non fossero vere io mi dimetterei. Ora dunque si dimettano loro! E lo facciano per il bene della collettività, lasciando spazio a dei successori che, mi auguro, dedichino davvero del tempo a stare in comune e al servizio dei cittadini. Perchè io non ho mi visto questa opposizione in comune nè soprattutto nei difficili momenti del terremoto. Camerino è un territorio che ha molto da dire e e che dirà la sua. Ed ha bisogno di un timoniere che riporti l'arcobaleno. Il timone è ben saldo. I cittadini non hanno nulla da temere. Il resto sono solo parole, o meglio, menzogne".
Le campane che suonano a festa, il rombo assordante dei motori, l'odore acre e pungente della benzina, decine di palloncini bianchi che volano in cielo, ragazzi e ragazze in lacrime che si abbracciano cercando di consolarsi l'un l'altra, l'applauso scrosciante delle centinaia e centinaia (si stimano fossero circa 1500) di persone che erano lì per salutarlo per l'ultima volta.
In questi flash si racchiudono i funerali di Nicolò Ceselli, celebrati questo pomeriggio a Tolentino nella chiesa dello Spirito Santo. Una struttura che, seppur grande, non è riuscita a contenere tutta la gente che, però, ha potuto partecipare alla cerimonia funebre grazie a degli altoparlanti sistemati all'esterno.
Il rito è stato celebrato da don Andrea Leonesi il quale ha voluto portare il saluto del vescovo monsignor Marconi, impossibilitato a partecipare essendo impegnato a Roma.
Sulla bara bianca il casco di Nicolò, la maglia della nazionale italiana indossata da Lorenzo Tizi e firmata da tutti gli amici, la sciarpa del Caldarola. All'esterno, centinaia di mezzi a due ruote arrivati da tutta la provincia per salutare un amico con la grande passione per le due ruote.
"Tacere e pregare" ha detto don Andrea, ribadendo più volte nella sua omelia - "la più difficile, quando ci si trova di fronte a tragedie come questa" - l'importanza di non guardare solo alla vita terrena e portando ad esempio i campioni del calcio, oggi adorati e che hanno tutti ai loro piedi, e una canzone di Vasco Rossi.
Diversi amici hanno preso la parola al termine della funzione religiosa per ricordare Nicolò. Tutti con la voce rotta dal pianto. "Questa volta è veramente dura. Supereremo anche questa con il sorriso e la tenacia che ci hai insegnato" ha detto un'amica. "Ti porteremo per sempre con noi. Anche se siamo arrivati ai saluti, è il momento di restare uniti. Ti vogliamo salutare con un sorriso, come tu avresti fatto, perchè siamo sicuri che da lassù ci stai guardando e tutte queste lacrime non ti fanno di certo piacere. A presto mattacchione, già ci manchi un casino" ha detto invece il portavoce degli amici di Nicolò di Caldarola.
"Ehi Nico, siamo tutti qui per dirti due parole. Niente di che. Volevamo solo dirti che, malgrado tutto, resterai sempre nei nostri cuori. Dimenticarti è impossibile e non lo vogliamo perchè è stata una fortuna averti come amico. Ci hai sempre dato la forza di alzarci e continuare il nostro percorso. Sei stato la nostra roccia e hai sempre avuto un sorriso invidiato da molti. Per tutto quello che sei stato e che hai fatto per noi ti ringraziamo di cuore. Proteggici da lassù. Ti vogliamo tanto bene. Ciao campione" e ancora "Nicolò è sempre stato il pezzo mancante nel puzzle del nostro cuore. Quando c'era Nicolò c'era sempre festa. L'amicizia salva l'uomo e non c'è niente di più forte dell'amicizia, tranne la morte. La morte ha portato via Nicolò. Il nostro Nicolò, non solo un amico ma un fratello. Sostituiremo questo pezzo di puzzle con il nostro amore. Un giorno ci ritroveremo tutti insieme, lassù, e torneremo ad essere un gruppo e a volerci bene come fratelli. Sempre e per sempre noi, ci mancherai. Ciao Nico, insegna agli angeli la passione per le due ruote".
A salutare Nicolò anche gli zii. "Un giorno di grande dolore ma anche di speranza" ha detto la zia "Mi sforzo di trovare un senso che ora non comprendo e chiedo a Dio di custodirmi in questo mistero. Da questa tragedia sto imparando che l'amore di Dio si manifesta in tutti i modi possibili e immaginabili. Cari ragazzi, voglio dirvi che la vita è come una partita di calcio: per giocarla bisogna rispettare le regole del gioco. Le regole vi possono solo aiutare e non date retta a chi vi dice che le regole vi rendono prigionieri e schiavi. E adesso basta, perchè se Nicolò fosse qui direbbe come al solito 'sei la solita pallosa zia!'...".
Lo zio a nome di tutta la famiglia ha voluto ringraziare tutti per l'affetto ricevuto in questi giorni. "In tanti che ci vengono a portare il loro saluto dicono 'non ho parole', 'non doveva succedere', "le moto sono pericolose', 'la vita è una grande fregatura', 'non può esserci un Dio, perchè altrimenti queste cose non accadrebbero'. Il pericolo non è la moto, non è la bicicletta o gli sci. Il vero pericolo è quando si insinua nelle parole che la vita non ha senso. Questa è la radice del male. Per favore: vi chiediamo con forza di spezzare questo vortice infernale. Il male è potente, si insinua con queste tentazioni. Noi siamo tutti vincitori in Gesù e dobbiamo prenderne coscienza. Nicolò è stato desiderato dai suoi genitori e dalle nostre famiglie. Nicolò è stato amato. Nicolò scoppiava di vita. Nicolò, siete voi che ce lo testimoniate, ha vissuto questa vita a tutto, con gusto, con passione. Nicolò è rinato a nuova vita domenica scorsa, giorno di Pentecoste. Volete bene a Nicolò? Allora non perdete tempo a compiangerlo. Usatelo. Pregatelo, perchè possa intercedere con lo Spirito Santo affinchè venga in nostro soccorso".
All'uscita del feretro, un caloroso, lungo, sincero applauso, poi il suono delle campane a festa per Nicolò rinato a nuova vita e il lancio dei palloncini bianchi in cielo. Il corteo è stato aperto dalle decine e decine di moto e motorini e ha imboccato la strada verso il cimitero comunale. Dietro il feretro con dentro un altro striscione degli amici e un pallone, insieme al pensiero di tutti i presenti: buon viaggio piccolo angelo...
Il giudizio politico su Matteo Salvini spetta agli elettori. Un commento sul tour di ieri in provincia di Macerata del leader della Lega Nord è invece doveroso per chi osserva da esterno il quadro politico a pochi giorni dalla consultazione elettorale amministrativa di domenica prossima.
E le considerazioni da fare sulla visita di Salvini a Civitanova, Corridonia e Tolentino sono diverse. A cominciare dall'opportunità politica. Infatti, volenti o nolenti, sia che lo si ami sia che lo si odi, il dato oggettivo è che Salvini è un animale da campagna elettorale. Maglietta con slogan d’ordinanza o nome della città in cui arriva indossata sopra qualsiasi vestito, quindi l’inseparabile iPad sotto braccio così da fotografare e postare sui social-network in tempo reale, Salvini ha ridato fiato a un partito fondamentalmente morto con un’astuta operazione di “camouflage postmoderno, quel tipico camaleontismo che permette ai politici di pescare nel torbido ricavandone sempre qualcosa di utile per loro” (Tonguessy).
Il tour maceratese è stato, però, a tinte chiare e scure. Non si può parlare certo di una grande partecipazione popolare a Civitanova (e su questo il centrodestra civitanovese dovrebbe interrogarsi), anche se a parziale giustificazione può esserci l'orario infausto, mentre a Corridonia e Tolentino di gente ad attenderlo ce n'era decisamente di più, anche qui in orari non certo favorevoli. Difficile comprendere la fenomenologia di un così diverso approccio popolare, soprattutto tenuto conto che i temi immigrazione e abusivismo fanno parte dei cavalli di battaglia del salvinismo e sono al centro del programma elettorale del centrodestra.
Che però, proprio per questo, a Civitanova non si è "vergognato" di Salvini. Accanto al leader leghista, sul palco c'era Fabrizio Ciarapica, il candidato sindaco sostenuto anche dalla Lega e in piazza non si sono certamente nascosti gli altri alleati della coalizione di centrodestra. Insomma, arriva un leader nazionale a sostegno del candidato sindaco e appare opportuno quantomeno fare presenza. Scontato, no?
No. A Corridonia, dove la Lega corre in beata solitudine appoggiando il candidato sindaco Baldassarri, c'erano solo militanti e simpatizzanti del Carroccio. E così anche a Tolentino. Dove, però, la Lega è in coalizione con altre quattro liste e appoggia un candidato sindaco come Giuseppe Pezzanesi che leghista proprio non è. Eppure, anche a Tolentino è sembrato che ci sia la stessa situazione di Corridonia, ovvero che la Lega corra da sola. Nessun rappresentante di altre liste di coalizione presente, ma soprattutto l'assenza più pesante e impossibile da non notare è stata quella del candidato sindaco. Una cosa del tipo "vengo a sostenere la tua candidatura, ma tu non ti fai neanche vedere". Impegni istituzionali avranno impedito al candidato sindaco di Tolentino di salutare Salvini? O, molto più probabilmente, il candidato sindaco ha accuratamente evitato di accostare il suo nome a quello del leader leghista per non perdere consensi dalla parte 'moderata' della coalizione? Ma allora, la Lega fa parte o no della medesima coalizione?
Insomma, parafrasando il titolo del libro di Achille Campanile, "Comunali, amore mio non ti conosco"... anche se poi anche i voti leghisti alla fine, mica fanno schifo a nessuno!
Ci risiamo. E cercano di far passare la cosa come normale. Quando di normale in tutto questo non c'è proprio niente, se non la totale assenza (incapacità?) delle istituzioni di gestire la situazione.
Ieri ad Arquata è tornata la riffa. Una bella botta di culo e via: se sei fortunato sarai estratto e avrai la tua casetta. Se sei sfigato aspetti. Dopo la prima lotteria di Norcia a gennaio (almeno lì però, questo va detto, dopo pochi mesi qualche casetta era arrivata), ieri la stessa incredibile, vergognosa situazione si è ripetuta ad Arquata. Il tutto, venghino venghino siore e siori, anche con la suspence della sorpresa. E stavolta all'oscena rappresentazione si è aggiunta la disperazione dei terremotati, le loro lacrime, le loro grida, i litigi fra gente che aspettava quel momento come una liberazione e che invece si è trovata di fronte all'ennesima, triste, indegna modalità di gestione dell'emergenza.
La sensazione, che fa accapponare la pelle, è metaforicamente quella di un osso lanciato in mezzo a un branco di cani affamati che si azzuffano per prenderlo. A questo hanno ridotto i terremotati. Ci hanno preso anche la dignità, per tanti l'unica cosa rimasta dopo il sisma. Ci costringono a mendicare quello che sarebbe nostro diritto, o a sbranarci tra di noi. Che infinita, orrenda, presa per il culo.
E in mezzo a tutto ciò, mentre la gente si litigava un posto dove dormire e incrociava le dita per essere sorteggiata, risuonano beffarde anche le parole del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole, che aveva lanciato un appello per l’assegnazione al parroco, don Nazzareno Gaspari, di una delle abitazioni da 60 metri quadrati, invece che una singola da 40 metri quadrati, in modo da poter avere un ufficio in cui svolgere attività pastorale. E certo che venti metri in più incidono sulla vita spirituale di questa gente... scherziamo?
I commenti della gente di Arquata sono eloquenti: “È da aprile che aspettiamo”, “è l’ennesima presa in giro”, “come ci sentiamo? Arrabbiati e depressi, ecco come ci sentiamo!”, “Siamo arrivati qui, aspettando, di 15 giorni in 15 giorni”. Una signora mostra ai giornalisti la confezione di un ansiolitico: “Io dal 24 agosto sto così”.
Però c'è di che stare tranquilli. Sentite il sindaco Petrucci: “Non c’è stato accordo per la divisione, per cui dovremo procedere con l’estrazione a sorte. Se poi entro qualche giorno i cittadini vorranno accordarsi per scambiare le destinazioni non ci sono problemi”. Quindi, nessun problema: i terremotati potranno scambiarsi le stanze, gli spazi, come fanno i ragazzini con le figurine da collezione.
Ma ormai stiamo scivolando ogni giorno di più nell'imbuto del dimenticatoio. In queste nostre zone la rabbia, l'indignazione stanno lasciando il passo allo sconforto. A poche settimane da quello che sarà il primo anniversario di una delle più grosse tragedie mai capitate in Italia, il dibattito politico è concentrato su legge elettorale e altre amenità simili. Cose che, come potete benissimo immaginare, sono la priorità assoluta delle migliaia di sfollati che ancora oggi attendono una risposta concreta che vada al di là dell'ospitalità in un albergo (quando va bene che non si viene sballottati da un posto all'altro), del Cas per pagare l'affitto o della vita in un container con i bagni in comune. Tutto questo, oggi, appare solo come una elemosina. A proposito di elemosina: ma in provincia di Macerata, sì, quella provincia che conta il 70 per cento del totale dei danni del sisma, quanto bisognerà attendere ancora per vederne una di casetta e magari fare un'altra bella lotteria?
Intanto nei salotti buoni di quell'Italia che oramai del terremoto non si ricorda neanche più, ci si indigna per Totò Riina (magari la questione andrebbe approfondita giuridicamente piuttosto che su facebook e coi mal di pancia), ci si indigna per la legge elettorale, ci si indigna per il calcio.
Qui da noi ci hanno fatto stancare anche di indignarci, di incazzarci, di lamentarci, di reclamare i nostri diritti. Con le lotterie ci stanno strappando anche la dignità. L'ultima cosa che ci era rimasta.
C'è chi ha scelto di stare in prima fila a sfilare, per rappresentare un territorio devastato dal terremoto. C'è, però, anche chi è rimasto a casa, insieme ai suoi concittadini terremotati, insieme alle macerie che da nove mesi sono ancora per le strade, sottolineando con un gesto tutta l'amarezza di chi si trova quotidianamente a dover fare i conti con un'emergenza senza fine.
Le fasce tricolori del terremoto si sono divise sulla scelta di andare a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale per la festa della Repubblica. E chi è rimasto a casa lo ha deciso per scelta convinta. Condivisibile, aggiungiamo noi.
Le parole del sindaco di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci, racchiudono il senso di un gesto che ha un enorme valore politico: "Il mio 2 giugno sarà qui. E' giusto trascorrere la festa della Repubblica dove le macerie sono ancora intatte, non dove ci hanno dimenticati".
Anche Gianluca Pasqui, che pure ricopre un incarico importante (anche se ad oggi appare solo una formalità) come quello di coordinatore dei sindaci del cratere, ha scelto di non esserci: "A Roma? La parata? No, sono andato oggi a Roma per incontri istituzionali, lasciamo perdere le parate", spiega il primo cittadino di Camerino, ancora oggi alle prese con una zona rossa che impedisce di fatto l'accesso al centro e dove solo da pochi giorni si è iniziato a spostare le macerie. Gianluca Pasqui che è alle prese con le difficoltà di un grande centro come Camerino dove soltanto da poco hanno iniziato a spostare le macerie.
E non c'era neanche Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso, fra i più attivi e di certo uno che non le manda a dire: "La mia non è stata una polemica, come ho letto, ma è stata una critica, esplicitata con un comportamento. Non è un rifiuto di parlare con le istituzione. Al contrario, ho tutta l'intenzione di parlare con le istituzioni. Come potrei altrimenti lavorare alla ricostruzione? Ci parlerò, ci lavorerò insieme, criticherò le decisioni che non mi convinceranno ma sempre nel pieno rispetto dei ruoli e delle procedure democratiche. Che non prevedono l'obbligo di "festeggiare" insieme. Ho tanti doveri, non quello di festeggiare".
Nove mesi. Il tempo in cui si completa il percorso per far nascere una vita. Ma anche il tempo in cui una intera provincia deve ancora vedere partire un abbozzo di ricostruzione.
Fin da subito ci siamo occupati in maniera critica della questione sisma e, con malcelata soddisfazione, vediamo che l'argomento oggi è cavalcato anche da chi fino a poco tempo fa se ne era altamente fregato.
Il 24 agosto 2016 ci fu (e già cominciamo ad usare il passato remoto invece del passato prossimo) la prima forte scossa di magnitudo 6 con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto. Colpiti duramente i Comuni di Castelsantangelo sul Nera e, anche se in misura inferiore rispetto a quanto accadrà il 26 e il 30 ottobre, Visso e Ussita.
Un interno inverno è trascorso senza che in provincia di Macerata sia arrivata una casetta o una stalla per riparare gli animali. Un inverno dove, incredibile ma vero, c'è stata anche la neve in montagna. Sì, la neve in montagna. Un fatto anomalo, vista la sorpresa con cui è stata accolta dalle autorità competenti, di cui però, magari, bisognava prendere atto fin da agosto: in montagna nevica. E parecchio pure. Magari cominciate a pensarci per i prossimi mesi: visto mai che il prossimo inverno nevichi di nuovo...
Il povero Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera, aveva chiesto fin da subito le casette per i suoi concittadini. Sette casette. Ad oggi non ne ha vista arrivare neanche una. Eppure, a qualcosa come una quindicina di chilometri dal suo paese devastato, c'è stato un terremoto diverso. Un terremoto di cui ogni giorno si sente ancora parlare nei media. Un terremoto che ha inglobato la stragrande maggioranza delle donazioni. Un terremoto da cui le persone sono già fuori. da tempo. A quindici chilometri, forse meno, da Castelsantangelo c'è il confine con l'Umbria, una linea immaginaria che dallo scorso agosto, e in maniera anche più netta dopo, separa un territorio dove il terremoto sembra essere già un ricordo da una provincia, quella di Macerata, dove si sono registrati il 70 per cento dei danni del sisma e dove ancora non si è visto nulla. Assolutamente nulla, se non lo straordinario buon cuore, la generosità e la solidarietà di tantissimi italiani grazie ai quali esiste ancora un abbozzo di struttura sociale.
Norcia, Cascia, Amatrice: questa la direttrice e la localizzazione che hanno gli italiani del terremoto di agosto - ottobre. La provincia di Macerata, distrutta nel suo entroterra più bello e caratteristico, non c'è mai. Non esiste. Intanto, visto che già da quelle parti si è visto poco, provano a portarci via anche gli uffici dell'ente Parco dei Sibillini. La soluzione a questo punto è semplice: dobbiamo trasferirci tutti in Umbria? I ritardi e l'abbandono dell'entroterra maceratese, si inseriscono in una strategia ben definita di spopolamento di zone con pochi voti, con gente anziana, che alla burocrazia costa più tenere in vita che spostare verso la costa? La risposta oggi è sic et sempliciter "sì", è una vera e propria strategia. Qualche sindaco prova a lottare, ad alzare la voce, a protestare. Ma non c'è unità di azione neanche fra i primi cittadini dei Comuni terremotati: vanno tutti random, ognuno per la sua strada, senza una strategia comune che possa portare risultati concreti. Ma poi quali risultati, se in realtà, la ricostruzione non inizierà neanche fra un anno? E parliamo di iniziare, non certo di concluderla.
In questo discorso si inserisce la questione della microzonazione sismica. La microzonazione, infatti, può mettere in discussione la costruzione in qualsiasi zona e persino la possibilità di riparare case con danni lievi. In sostanza, anche case con danni lievi o non danneggiate potrebbero dover essere rilocalizzate, ovvero demolite e ricostruite in zona diversa. L’ordinanza 24 del 12 maggio del commissario straordinario Vasco Errani regola tutte le procedure per la microzonazione. Vediamo i tempi: i Comuni devono affidare gli studi di microzonazione entro 30 giorni dall’entrata in vigore dell' ordinanza; tale termine è prorogato di altri 30 giorni per i Comuni che utilizzano la procedura dell’art 36 del decreto legislativo 50/2016 (affidamento diretto per importi inferiori a 40.000 euro). Se trascorso tale termine i Comuni sono inadempienti, interviene la Regione che affida i lavori nei successivi 15 giorni. E già così siamo a 75 giorni (ipotetici).
Superata questa fase, i lavori sono stati assegnati: la norma prevede che entro 150 giorni (cioè 5 mesi) dall’incarico, i tecnici devono consegnare lo studio al gruppo di lavoro il quale, una volta acquisiti i risultati, li analizza e quindi consegna alla Regione lo studio della microzonazione ultimato. La Regione adotta gli studi e li utilizza per la pianificazione e progettazione. Quindi i Comuni recepiranno gli studi e finalmente potranno riprendere le attività della ricostruzione. Siamo arrivati a sette mesi, a cui poi vanno aggiunti gli inevitabili ritardi all'italiana. Se tutto dovesse filare liscio, saremmo arrivati a dicembre, pieno inverno, periodo nel quale risulterebbe impossibile poter dare il via a lavori di edilizia.
Paradossalmente, secondo questa ordinanza, la Regione e i Comuni dovrebbero fermare tutto ciò che è in corso: tutto fermo fino alla fine della microzonazione. Esiste la soluzione del carotaggio per progetto e prima della costruzione, anche se costoso (30/40 euro al metro lineare con costi che possono raggiungere i 2000 euro). I tecnici, inoltre, sottolineano come la ricostruzione dovrà rispondere alle NTC 2008 che già prevedono la caratterizzazione e modellazione sismica e geotecnica di ogni sito di progetto, per ogni edificio. Non sarà la microzonazione di terzo livello, a scala comunale, per quanto dettagliata, ad accertare ogni aspetto geologico o a dare il dato tecnico tale da soddisfare il progetto esecutivo.
Quindi, se l'ordinanza non sarà modificata, i tempi sono ancora tutti da decifrare. Nell'ordine di anni. Molti anni. Ma questo a nove mesi dal sisma, oggi pare che riguardi solo quello spicchio d'Italia che si chiama provincia di Macerata. Anzi, l'entroterra della provincia di Macerata.
Errare, certamente, è umano. Perseverare no. Specialmente quando si parla di argomenti estremamente delicati e che vanno a toccare persone già tremendamente provate e in difficoltà.
Così, se all'indomani dell'emendamento presentato alla "manovrina da " dalla senatrice Camilla Fabbri e dal deputato Marco Marchetti del Pd per l'inserimento delle imprese della provincia di Pesaro-Urbino tra le beneficiarie degli aiuti per i danni indiretti del terremoto", anche da diversi esponenti del loro stesso partito erano arrivate note di disappunto, oggi la senatrice Fabbri torna ancora sull'argomento e insiste: "I danni indiretti da terremoto vanno riconosciuti anche alla provincia di Pesaro".
Replicando alle dichiarazioni del vice capogruppo del Pd in consiglio regionale Fabio Urbinati ("Ritengo quanto mai inopportuno l'emendamento firmato dalla senatrice Camilla Fabbri e dal deputato Marco Marchetti del Pd per l'inserimento delle imprese della provincia di Pesaro-Urbino tra le beneficiarie degli aiuti per i danni indiretti del terremoto") la senatrice Fabbri afferma "Si resta stupiti a leggere le dichiarazioni del vice capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, rispetto all'emendamento presentato alla "manovrina", in discussione alla Camera, per riconoscere anche alle imprese della provincia di Pesaro-Urbino un ristoro economico a causa dei danni indiretti del sisma.
Danni indiretti - tengo a precisare - che le imprese devono certificare come successivi al terremoto e da esso determinati. Urbinati stesso riconosce come tutto il territorio della Regione abbia subito le conseguenze del sisma, ma poi critica l'emendamento da me sostenuto, probabilmente per ragioni politiche piuttosto che di merito, come conferma la chiusura del suo ragionamento che richiama infatti il congresso del partito.Ricordo ad Urbinati che, come riconosciuto, esistono le conseguenze economiche appunto indirette, capaci di abbattere i fatturati delle attività anche se non direttamente distrutte dal sisma. Una situazione che merita una risposta soprattutto se questa stessa risposta, come nel caso dell'emendamento in questione, non sottrae risorse al ristoro e all'aiuto previsti per le zone direttamente colpite e che insistono nell'area del cratere.Alla Regione Umbria è stata riconosciuta la possibilità del ristoro per danni indiretti nella sua interezza, dunque non si capisce perché ciò non debba valere anche per la nostra Regione. A meno che Urbinati non voglia collocare la provincia di Pesaro-Urbino al di fuori delle Marche! La sua presa di posizione polemica, per altro, appare irragionevole anche rispetto alla critica rivoltami: quella di aver tutelato gli interessi del territorio che conosco e che cerco di rappresentare con responsabilità, dando risposta ai suoi bisogni e alle sue necessità.Le istituzioni e i rappresentanti politici dovrebbero essere impegnati soltanto nello sforzo di rendere possibile la ricostruzione e la ripresa della nostra Regione Marche, a partire dalle popolazioni direttamente colpite, senza alimentare uno scontro fra territori e comunità, ma favorendo l'unità e il sostegno reciproco".
L'assemblea dei soci del Cosmari si è presa una decina di giorni per decidere in merito alla determinazione delle indennità degli amministratori. La controversa vicenda, venuta alla luce solo qualche giorno fa (qui) ha aperto un vivace dibattito politico che si è concretizzato nell'assemblea di questo pomeriggio.
Da una parte i favorevoli alle indennità e alle cifre scaturite dalla proposta di delibera, dall'altra i contrari. Fra i favorevoli i sindaci di Macerata, Tolentino, Potenza Picena, Cingoli (in pratica i Comuni che vedono loro rappresentanti all'interno del CdA), sostenitori del fatto che chi ricopre un ruolo di responsabilità abbia diritto ad essere remunerato. Inoltre, le indennità ai componenti del consiglio di amministrazione sono anche previste dallo Statuto del 2015. Va però sottolineato il gesto di generosità da parte del CdA che ha affermato di rinunciare alle indennità retroattive per il 2015.
Palpabile la tensione fra CdA e alcuni Sindaci, con l'inevitabile affondo (a microfoni spenti) alla stampa brutta e cattiva che avrebbe distorto la realtà dei fatti. Insomma, anche stavolta c'è chi non ha voluto mancare di esprimere i propri rancori personali dentro una vicenda che, invece, sta interessando molto l'opinione pubblica.
L'ampio dibattito, dopo l'approvazione del bilancio consuntivo del 2016 (nel quale sono stati già previsti 85mila euro complessivi per le indennità, ndr), si è concluso con la decisione di prendersi qualche giorno di tempo per arrivare a una soluzione condivisa. Che alla fine, molto probabilmente, sarà quella di un taglio netto alle cifre previste con la cifra restante destinata a un fondo di riserva.
La parola fine, comunque, sarà scritta soltanto alla prossima puntata.