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Consumata la farsa della ciclovia, è tempo che chi non ha il coraggio delle scelte faccia un passo indietro

Consumata la farsa della ciclovia, è tempo che chi non ha il coraggio delle scelte faccia un passo indietro

La farsa. La farsa è un "genere teatrale di marcato carattere comico, caratterizzato da vicende burlesche e spesso paradossali". 

Sulla vicenda degli sms solidali e della parte destinata in un primo momento alla realizzazione di una ciclovia, la Regione Marche ha messo in scena esattamente una farsa. E, lo dico senza alcuna remora, buon senso chiederebbe che il presidente Ceriscioli e tutta la sua Giunta rassegnassero immediatamente le dimissioni per manifesta incapacità.

La repentina retromarcia indica due cose: o la ciclovia era un qualcosa in cui non credeva neanche Ceriscioli oppure è bastata un po' di pressione mediatico-popolare per fargli fare dietrofront in ventiquattro ore. Qualsiasi possa essere la risposta, indica una inadeguatezza disarmante da parte della Regione Marche nella gestione post sisma. 

Questione sms. E' evidente che ci sia stata una grossa disinformazione che ha tratto in inganno la stragrande maggioranza delle persone. Il punto cruciale è che la finalità del denaro raccolto con gli sms solidali non era legata alla ricostruzione, ma al sostegno ai territori colpiti dal sisma. E' una questione di primaria importanza perchè la ricostruzione è affidata allo Stato con risorse pubbliche, mentre gli sms erano destinati al "sostegno" delle aree terremotate. Quindi, tanto per capirsi bene, con i soldi degli sms comunque non si sarebbero ricostruite le case. E questo passaggio forse non è stato mai chiarito a sufficienza.

Ora, la scelta della ciclovia dall'Abbadia di Fiastra a Sarnano piuttosto che l'elisuperficie a Visso possono (anzi, devono) essere decisioni sulle quali discutere, ma sono esse stesse uno degli esempi sul come utilizzare quei soldi. Sono idee e soluzioni che possono piacere o non piacere, ma rappresentano alcune delle possibilità di investimento per il sostegno alle zone terremotate. 

A decidere di utilizzare parte di quei fondi per la realizzazione della ciclovia è stata l'assemblea dei sindaci dei Comuni del cratere della provincia di Macerata. A stragrande maggioranza. Ma che con parte di quei soldi si sarebbe realizzata una ciclovia, si sapeva da tempo, dalle anticipazioni del blog di Luca Craia poi riprese dal nostro giornale. Il finimondo però si è scatenato solo ieri. Proteste veementi e la politica pronta a saltare sul carro sempre buono del populismo e del sentimento popolare: "uno scandalo", "una vergogna", "uno spreco", "potevate farci le case" e chi più ne ha più ne metta. Si sono letti più commenti sui social su questa pista ciclabile che sull'elezione di Trump. C'è da dire una cosa, però: che la Regione Marche con questa vicenda della ciclovia è riuscita a risollevare una indignazione collettiva da parte della gente, per mancanza di comunicazione e per scelte discutibili.  Se tutte le proteste e le energie usate per stoppare la ciclovia fossero state messe in campo quando gli animali morivano di freddo perchè non arrivavano le stalle, quando venivano promesse casette che non arrivavano, quando le macerie erano ancora per strada a quasi un anno dal terremoto e via dicendo, forse oggi le cose sarebbero diverse? Difficile da dirsi, ma vista la repentina retromarcia di Ceriscioli e c. di fronte a una protesta popolare unanime, non è da escludere. Peccato, però, che si sia riusciti a essere così uniti e incazzati solo per la ciclovia...

Ma qui scatta la farsa. La politica significa soprattutto avere il coraggio delle scelte. Se si prende una decisione perchè la si ritiene giusta, la si deve portare avanti con convinzione, altrimenti evidentemente si buttano là parole e comunicati stampa tanto per guadagnare tempo. Se non si ha il coraggio delle proprie scelte, bisogna prenderne atto e passare la mano: è un atto di dignità e di rispetto verso una popolazione, quella marchigiana, che non merita di essere sbeffeggiata in questo modo. La ciliegina sulla torta, però, è l'atto finale con cui Ceriscioli annuncia, in buona sostanza, che sì, la ciclovia alla fine era una cazzata: i soldi che sarebbero stati destinati alla ciclovia che avrebbe interessato sette (7) Comuni della provincia di Macerata ora andranno sic et simpliciter tutti ad Arquata "come simbolo del ricordo, della ricostruzione e della rinascita dal terremoto". Così, alla fine, noi maceratesi non prenderemo niente: nè case, nè ciclovia. Anche se fra le righe si legge che per fare la ciclovia si utilizzeranno fondi europei, quelli sì destinati alla ricostruzione. Come direbbe qualcuno... "bene, ma non benissimo".

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