Il silenzio della devastazione: viaggio nella zona rossa di Camerino a otto mesi dal sisma - FOTO
Se ne accorgono dall'estero. Vogliono sapere. Vogliono vedere coi loro occhi. E quando arrivano nelle zone devastate dal terremoto, il commento è unanime: solo vedendo di persona ci si rende conto di quello che è successo. Abbiamo accompagnato allora Cristina Giordano, inviata di Radio Colonia, in una delle città simbolo di una tragedia che ha tolto la casa a migliaia di persone e dove la ricostruzione, così come ovunque, resta un miraggio: Camerino.
Il centro di Camerino da otto mesi ormai è una ghost town. La zona rossa è vasta e impenetrabile. All'ingresso dei varchi di accesso trovi i soldati, come in una zona di guerra. Nella zona rossa puoi entrare solo se autorizzato e accompagnato dai vigili del fuoco: troppo pericoloso accedervi, troppo rischioso.
Entriamo nella zona rossa insieme a Cristina e a Giovanni, un ragazzo che, come tanti, ha visto la sua casa e quella dei suoi congiunti diventare inagibile a seguito delle tremende scosse di ottobre. Insieme a lui, siamo entrati in queste abitazioni, dove Giovanni ha recuperato alcuni effetti personali rimasti in casa ormai da mesi.
Quando entri nella zona rossa, la prima cosa che ti colpisce è il silenzio irreale. Quello che era il cuore di una città vivace e popolata da tanti giovani, oggi assomiglia a un cimitero. Si sente solo il battito d'ali di qualche uccello, nient'altro, tanto che per qualche minuto non riusciamo a parlare neanche fra di noi, inconsciamente preoccupati di rompere una sorta di incantesimo.
Poi cominciamo a girare. Sapete qual è la sensazione? Che in realtà si sia fatto molto rumore per poca roba. I crolli, in fondo, non sono tantissimi. La situazione non appare così drammatica, così come si vuol far apparire all'esterno.
Poi invece entriamo nelle case. E qui ci rendiamo conto che la devastazione non è solo morte e macerie. La devastazione è anche e soprattutto case apparentemente intatte all'esterno e in realtà sventrate al loro interno. Case dove sembra che siano state tirate bombe a mano. Case dove il calendario è ineluttabilmente fermo ad ottobre 2016.
Giovanni ci racconta tutto di quelle tremende ore: Santa Maria in Via, il collegio Granelli: "Era pieno di studenti quella notte. Ricordo le urla di terrore. Per fortuna si sono salvati tutti". Insieme ai vigili del fuoco accediamo anche nella casa di Giovanni, in piena zona rossa. Dentro è tutto com'era quella sera: i libri piegati su loro stessi provano a resistere ancora, ma un'altra piccola scossa farà cadere anche loro.
Questa era Camerino. Ci vorrà tempo, non sappiamo quanto ancora, quanto questa incivile burocrazia costringerà ancora le persone a vivere lontano dalle loro case. Ma Giovanni incarna il carattere di questa gente, della nostra gente: fiero, forte, coraggioso. E da qui Camerino ripartirà, per tornare ad essere, oggi come secoli fa, il cuore pulsante dell'entroterra maceratese.
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