Passeggia col il cane nella zona di Collevario, quando vede sfrecciare accanto a lei in strada la bicicletta del fratello guidata da un ragazzo straniero. Si mette al suo inseguimento e riesce a far scappare il ladro e a recuperare la bici.
E' successo l'altra sera a Macerata. Una ragazza era appena uscita per portare fuori il suo Lindo, quando si è accorta della bici guidata da un giovane di colore. La ragazza si è messa a correre ma non è riuscita a raggiungerlo. Ma non si è data per vinta. Ha raggiunto il vicino centro immigrazione e ha visto la bicicletta abbandonata su un prato.
Quando stava per chiamare le forze dell'ordine, ha visto tornare lo straniero a riprendere la bici e lo ha fermato. Alla domanda "Di chi è questa bicicletta?", il ragazzo prima ha risposto "Mia" poi è scappato a gambe levate, prima che sul posto arrivassero i carabinieri.
Una scena da film, proprio da Ladri di Biciclette, con tanto di lieto fine: il mezzo a due ruote è stato recuperato e riconsegnato al legittimo proprietario.
Mentre proseguono gli accertamenti sul corpo ritrovato venerdì pomeriggio in una insenatura del fiume Chienti in contrada Pianarucci a Tolentino, si fanno strada diverse ipotesi.
Quella più battuta, ma solo mediaticamente, è quella che il cadavere possa appartenere a Renata Rapposelli, pittrice di Ancona di 64 anni scomparsa lo scorso 9 ottobre. Ipotesi suggestiva, anche se al momento è impossibile fare un qualche accostamento tra la donna rinvenuta cadavere a Tolentino, e Renata Rapposelli.
Della pittrice non si hanno notizie dal 9 ottobre, dopo essere stata riaccompagnata nei pressi di Loreto dall’ex marito Giuseppe Santoleri, indagato con il figlio Simone per omicidio in concorso e occultamento di cadavere.
Nessuna conferma arriva anche dagli investigatori che questa mattina hanno recuperato il corpo, in avanzato stato di decomposizione e ricoperto di fango. L’unica certezza, ripetono, è che si tratti di una donna. I vestiti, anch’essi decomposti, non sono per il momento confrontabili con quelli indossati dalla pittrice. Un campione dei tessuti, comunque, è stato acquisito per gli accertamenti, come pure, ovviamente un campione del dna. Ai piedi, la donna ritrovata calzava scarpe sportive. Il luogo del rinvenimento è peraltro distante dalla statale 16 che l’ex marito della pittrice dice di aver percorso fino a Loreto. Per raggiungere Tolentino, la strada ‘naturale’ è da Civitanova Marche verso l’interno.
Il primo esame del corpo della donna trovato in contrada Pianarucci però, presenta diversi particolari che riconducono alla pittrice anconetana, ma il corpo è talmente deteriorato da rendere impossibile fornire indicazioni certe.
Al momento della scomparsa, Renata Rapposelli indossava una giacca scura, pantaloni leopardati, scarpe da ginnastica e una grande borsa bianca e nera. Aveva anche una collanina con il Tao al collo. E anche il corpo della donna trovata a Tolentino è stato trovato con scarpe da ginnastica ai piedi e, anche se hnon ancora confermato, il Tao al collo. Questi sono i punti di contatto.
Che però poi non collimano con, ad esempio, i tempi. Secondo il primo rilievo del medico legale, il cadavere trovato a Tolentino appartiene a una donna morta da almeno due mesi, incompatibile con i 30 giorni dalla scomparsa della pittrice. Inoltre, sempre i primi rilievi, parlano di una donna di giovane età, ben diversa quindi dai 64 anni della Rapposelli.
Insomma, al momento, sembra possibile tutto e il contrario di tutto. Di certo, l'episodio di Tolentino ha riportato in tanti alla memoria un macabro episodio che ha visto come teatro l'entroterra maceratese. Molti, infatti, ricordano l’omicidio di una giovane prostituta albanese, assassinata e poi chiusa in un sacco dell’immondizia nella frazione Appennino di Pieve Torina. Il cadavere della donna venne ritrovato il 25 settembre del 1999 privo della testa e delle mani. La ragazza, Enkebida Bequiri, venne uccisa tra il 15 e il 17 settembre del 1999. Una vicenda che sconvolse l'intera provincia.
E mentre a Tolentino venerdì veniva rinvenuto il cadavere dell'ancora ignota donna, non molto distante, alle porte di Terni degli operai al lavoro sulla diga di Recentino trovavano tra la melma del fiume Nera dei resti umani. Solo la parte inferiore di un corpo, in avanzato stato di decomposizione, appartenente a un uomo. Delle restanti parti del corpo nessuna traccia. Ma quei resti sembrerebbero avere già un nome grazie alla tessera sanitaria trovata all’interno di una tasca dei pantaloni.
Si tratterebbe di un etiope di 22 anni, richiedente asilo con problemi mentali, che era stato accolto in una struttura ricettiva a Stroncone. La zia del ragazzo – residente a Roma – ha fatto denuncia di scomparsa ai carabinieri a settembre.
E' di una donna il cadavere ritrovato nel pomeriggio di venerdì in una insenatura del fiume Chienti in contrada Pianarucci a Tolentino, ai margini della strada che porta all'Abbadia di Fiastra.
Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, è stato recuperato questa mattina dai vigili del fuoco e trasportato all'obitorio dell'ospedale di Macerata, dove, dopo l'autopsia, si potranno avere le prime risposte sull'età, l'etnia e le cause della morte della donna.
Secondo i primissimi accertamenti svolti dal medico legale, la donna sarebbe morta da diverse settimane, probabilmente mesi. Inoltre, sarebbe di carnagione chiara e indosserebbe dei vestiti leggeri, a conferma del fatto che il decesso possa risalire al periodo estivo. Nulla di sicuro sull'età, ma dai vestiti potrebbe trattarsi di una giovane. Improbabile anche che si tratti di qualcuno del posto, dato che non ci sono denunce di scomparsa che possano ricondurre a qualcuno che veniva cercato dai familiari nella zona del maceratese.
Con il passare delle ore, prende sempre più corpo l'ipotesi che il corpo della donna non sia finito in quel posto casualmente. Si tratta di un anfratto difficile da raggiungere, tanto che gli stessi carabinieri si sono fatti strada a colpi di accetta per potersi aprire un varco. Il luogo è fondamentalmente inaccessibile e appare estremamente improbabile che una donna, da sola, sia arrivata fin lì per poi scivolare e precipitare in fondo al dirupo.
Ecco che allora si fa sempre più strada l'ipotesi del delitto. Da escludere quasi con certezza, infatti, la possibilità che il corpo sia stato trascinato a valle dal fiume: l'avanzato stato di decomposizione in cui si trova, lo avrebbe fatto arrivare a Tolentino praticamente a brandelli.
Allora, forse qualcuno ha gettato il corpo della donna in quell'anfratto di contrada Pianarucci, ma doveva evidentemente essere qualcuno che conosceva bene la zona e sapeva che da quelle parti non si passa molto frequentemente. Il medico legale ora darà risposte in merito alla causa della morte e da lì arriveranno riscontri che potranno aiutare gli inquirenti a seguire piste più concrete.
La questione delle SAE per i terremotati lunedì era finita sui tg nazionali. Una sorta di scandalo nazionale, condito da diverse spiegazioni, non ultima quella che le ditte responsabili della posa delle casette non avrebbero personale a sufficienza per montarle.
Il consorzio fiorentino Arcale, affidatario di una fetta del maxi appalto Consip, è finito sul banco degli imputati. A fronte delle 1521 casette da consegnare, ad oggi ne sarebbero state fornite solamente poco più di 250. E a dire questo a Il Giornale è l'assessore regionale Angelo Sciapichetti: "il Consorzio Stabile Arcale ci ha detto che non trova operai da mandare quì". Su 1500 SAE, in tutta la regione ne sono state consegnate 260. E mentre è già partito lo scontro a suon di carte bollate tra l'amministrazione regionale e le ditte, per la prima volta il presidente del Consorzio Stabile Arcale Giorgio Gervasi, spiega la sua versione dei fatti. Che non collima affatto con quella della Regione.
Lo abbiamo incontrato all'Hotel Cosmopolitan di Civitanova, dove ha accettato di raccontarci la versione di Arcale, mostrandoci anche tutti i documenti in suo possesso.
"Siamo vittime di una strumentalizzazione politica, non posso pensare a niente di diverso. Arcale è l'ultima ruota del carro ed è facile che diventi il capro espiatorio di tutta la vicenda": esordisce così Gervasi che poi inizia a snocciolare numeri.
"Sono state consegnate 537 Sae al primo novembre. In cinque giorni ne sono state consegnate altre settanta. Abbiamo al lavoro nei cantieri circa 500 persone: non abbiamo mai dichiarato di non avere operai sufficienti per portare avanti il lavoro. Nel mese di novembre contiamo di consegnare fra 350 e 400 Sae".
Da cosa dipendono i ritardi allora? "I ritardi dipendono dai tempi di urbanizzazione delle aree, dalla scelta delle aree e dalla burocrazia che deve rispettare dei passaggi formali. Le urbanizzazioni, infatti, vengono realizzate con il Codice degli appalti in regime ordinario e non di emergenza. E' stata una scelta politica: noi avevamo segnalato fin dall'inizio che avrebbe potuto comportare gravi problemi. E i problemi sono arrivati.
Devo precisare che le urbanizzazioni fanno capo alla Regione. Il Comune pensa solo alla scelta delle aree. Da lì in poi fa tutto capo alla Regione. Noi dal momento in cui ci vengono consegnate le aree, abbiamo sessanta giorni per consegnare a nostra volta le Sae. A questo punto, la Regione deve completare la parte finale delle urbanizzazioni di secondo livello prima che i cittadini possano prendere possesso della casetta. Se non ci consegnano le aree, come fanno a dire che la colpa dei ritardi è la nostra?".
Nello specifico, Gervasi spiega, ad esempio la situazione di San Severino. "A San Severino il 19 giugno inizia l'urbanizzazione. Per il 4 settembre doveva essere consegnata tutta l'area per permettere il montaggio delle oltre 100 Sae previste. Invece, il 4 settembre ci viene consegnato un primo pezzo di area per 29 Sae; il 18 settembre un secondo pezzo per circa altre 40 Sae e, infine il 9 ottobre l'ultima area. Ci è voluto il tempo dal 4 settembre al 9 ottobre per prendere possesso dell'intera area. Il primo lotto di Sae è stato consegnato il 3 novembre, un secondo sarà consegnato il 17 novembre. Il terzo e ultimo sarà consegnato per l'8 dicembre. A quel punto, dipenderà dal tempo necessario a completare le urbanizzazioni di secondo livello. Per quanto ci riguarda, cercheremo di accontentare il sindaco che ci ha chiesto di poter consegnare il terzo lotto con qualche giorno di anticipo per consentire a tutti i suoi concittadini di poter entrare nelle casette prima di Natale. Ce la metteremo tutta".
Altra nota dolente: la questione Visso, dove il sindaco ha più volte detto di voler portare in giudizio Arcale per i ritardi. "Porto l'esempio dell'area Visso Cesare Battisti. Il progetto esecutivo è stato approvato il 19 maggio. L'urbanizzazione è iniziata il 13 luglio e l'area è stata consegnata ad Arcale il 30 ottobre. Come ribadisco, noi a quel punto abbiamo 60 giorni per consegnare le Sae e successivamente sono necessarie le opere di urbanizzazione secondaria. E' responsabilità di Arcale se le casette non arriveranno per Natale? Per farci entrare nell'area sono passati novanta giorni. Del ritardo dal 2 agosto al 30 ottobre, chi ne risponde? Questi che vi dico sono dati ufficiali della Protezione Civile, non di Arcale".
La Regione dice che applicherà delle penali. Si è vociferato anche di una possibile revoca dell'incarico ad Arcale. "Sì, ci hanno applicato delle penali che ritengo illegittime per ritardi di 5, massimo 10 giorni e le abbiamo contestate. Spesso, per accelerare i lavori consentiamo alle imprese delle urbanizzazioni di entrare nelle aree mentre noi stiamo lavorando, con comprensibili disagi per i nostri operai. Vedremo se la Regione vorrà trovare una soluzione bonaria, ma noi siamo pronti ad andare davanti a un giudice. La questione della revoca, invece, è assolutamente improponibile. Qualora venisse percorsa questa strada, ci si troverebbe di fronte al blocco totale delle Sae per mesi e mesi. Comunque, appare evidente che il problema non sono i dieci giorni di ritardo di Arcale, ma i tre mesi per la consegna delle aree".
In questo quadro, ora va considerata anche la possibilità che arrivino pioggia e neve a rallentare ulteriormente i lavori e di conseguenza la consegna delle casette. E il rischio concreto di aspettare ancora per diversi mesi la consegna delle Sae.
Non verrebbe a Macerata solo per incontrare i sindaci Pd, ma per una visita istituzionale a seguito di un invito. Fonti vicine al commissario Paola De Micheli dicono che sarebbe stata invitata a Macerata in Prefettura per un evento previsto intorno alle 13, mentre prima sarà a Montegallo.
Insomma, il commissario (come il suo predecessore) ha certamente qualche evidente problema di comunicazione. E già questo diventa un grosso problema, quando ci si trova a gestire una situazione delicata come quella della ricostruzione post sisma. E proprio in merito alla visita di Paola De Micheli a Macerata, torna ad intervenire anche il comitato Terremoto Centro Italia che, per primo, aveva lanciato la notizia dell'incontro del commissario con i sindaci Pd.
"Domenica 5 novembre alle ore 12:30 il commissario De Micheli incontrerà alcuni sindaci area Pd; nelle ultime ore, dopo la nostra denuncia" si legge in una nota del comitato "si sono affannati ad invitare altri sindaci, ma non se ne comprende la ratio.
Abbiamo però delle certezze: la gestione dei tributi e della no TAX area non considerano affatto le reali esigenze dei terremotati e delle aziende colpite dal sisma.
Il cratere è stato ingrandito per fini elettorali, gli sgravi fiscali “aperti” a chi viene da fuori, ma per chi sta soffrendo da più di un anno, solo briciole! Andiamo a dirlo alla De Micheli ed ai suoi sindaci compiacenti .
Ci vediamo domenica alle ore 12 in Piazza della Libertà a Macerata per sostenere civilmente le ragioni dei terremotati".
La scelta della sede dell'ospedale unico ognuno la racconterà come vuole. Date le imminenti elezioni politiche non vi è alcun dubbio che in tanti tenteranno di strumentalizzarla a proprio favore o contro l'avversario di turno.
Ma per onore della verità è bene che ai cittadini siano chiarite 3 verità inequivocabili.
Innanzitutto, la scelta della sede dell'ospedale unico provinciale non è stata fatta dalla Regione Marche, che, come noto a tutti, è composta in larga maggioranza, circa il 60%, dal Partito Democratico.
Secondo punto: la scelta della sede dell'ospedale unico provinciale è stata fatta dalla conferenza provinciale dei sindaci, che, anche in questo caso è noto a tutti, è composta in larga maggioranza, circa il 60%, da amministratori di centrodestra.
Terzo, ma non ultimo: anche il sindaco di Tolentino ha concorso a questa scelta condividendo in ogni passaggio con i suoi colleghi i criteri di scelta.
Sul piano politico questa vicenda politica ci dice alcune cose, anzi parecchie cose. E' chiaro, in primis, che la Regione Marche ottiene il risultato, storico e inimmaginabile alla vigilia, di convincere tutti i sindaci a optare per un grande e futuro (chissà quanto prossimo) ospedale unico provinciale di primo livello (oltre quello di Camerino che rimarrà).
E ancora: il sindaco Romano Carancini, grazie sopratutto ai sindaci di centrodestra più importanti (Civitanova e Camerino, tanto per dirne un paio) determina la scelta di Macerata come sede prediletta. Delle città più grandi, Giuseppe Pezzanesi, sindaco capofila dei comuni del centrodestra e quindi socio di maggioranza della Conferenza dei Sindaci, con l'abilità e la spregiudicatezza di un giocoliere, mentre da un lato vota insieme ai colleghi le scelte per decidere dove fare l'ospedale, dall'altro dichiara oggi di essere contrario e lancia fulmini e saette per una Tolentino "defraudata" da un risultato che, a rigor di logica, doveva essere ben diverso dalla scelta della Pieve.
Però, siccome al cuor non si comanda, in soccorso di Tolentino parte Francesco Comi. Quella che resta pur sempre la sua città, non può restare a bocca asciutta.
Da vecchio e navigato lupo del mare della politica, Comi, segretario regionale del PD, annusata l'aria del tradimento da parte di molti sindaci si affretta a chiudere con il Presidente della Regione un accordo che assicura a Tolentino: subito 5 milioni di euro, e poi altre risorse, per rifare un nuovo ospedale cittadino e per mantenere i servizi esistenti prima del terremoto; il mantenimento del PPI, il nuovo consultorio ed un nuovo reparto di diagnostica (tac e risonanza magnetica telecomandata) nella palazzina dell'ex farmacia.
E vissero felici e contenti. Forse...
C'è silenzio. Lassù a mille metri di altezza c'è silenzio e fa freddo. Fa freddo anche in una mattina di ottobre dove il cielo è terso e le nuvole non esistono. Qui, a Gualdo di Castelsantangelo sul Nera, c'è ancora gente. Ma ci sono ancora, apparentemente indelebili, i segni del terremoto che ha devastato oltre un anno fa questa piccola frazione.
Difficile trovare una casa rimasta in piedi. Anzi, è praticamente impossibile. Risalendo la strada da Castelsantangelo, incontri solo macerie. Zone rosse e macerie. Tutto com'era oltre un anno fa. Esattamente com'era un anno fa. A parte undici casette di legno, dove hanno trovato riparo una manciata di cittadini.
Abbiamo provato a chiedere loro come vanno le cose. Nessuno ha voglia di parlare. Un'anziana signora ci dice "noi siamo stati fortunati... laggiù c'è gente ancora in mezzo a una strada". Lo stesso ribadisce un'altra signora che esce dalla sua casetta: "Non c'è niente da dire... c'è chi dorme ancora nelle roulotte...". Le casette sono quasi un quartiere nuovo, tre in basso e otto un po' più in alto. Manca ancora un'area di aggregazione, dove poter trascorrere qualche momento insieme per una partita a carte e per fare quattro chiacchiere. "Ci hanno promesso che presto sarà completata anche quella" ci dicono.
Difficile non pensare a quando, fra pochi giorni, qui farà buio alle 4 del pomeriggio. Quando le temperature scenderanno a picco e il freddo si farà pungente. Ma qui il freddo, quel freddo che ti entra dentro, fino all'anima ed è difficile da combattere e scacciare non arriva con l'inverno. CI siamo chiesti quante difficoltà incontra questa gente per andare a fare la spesa, per comprare un giornale o un pacchetto di sigarette... Non siamo riusciti a darci risposte. Qui c'è una intera comunità a rischio.
Nel tempo che siamo rimasti, abbiamo incontrato appena 4-5 persone e 3 militari che si sono fermati al ristorante dell'Erborista, unico luogo di aggregazione rimasto, una tappa che bisognerebbe fare non foss'altro per dare un segnale di vicinanza a queste persone. Perchè oggi niente rompe un silenzio che fa più rumore di una folla urlante. Non sappiamo se esistano ricette o bacchette magiche per trovare una soluzione per questa gente. Ma sappiamo che non si può perdere altro tempo.
In questi giorni una polemica (una delle tante a dire il vero....) aleggia intorno alle montagne di Camerino e al sindaco Gianluca Pasqui. Un articolo di un periodico locale, ripreso poi anche da una pagina Facebook, racconta di un intervento del Primo Cittadino durante la messa delle 11.30 di domenica 1 ottobre, nel tendone vicino al complesso collegiale Mattei (che ora sostituisce le chiese distrutte dal terremoto della parrocchia di San Venanzio). Intervento fatto prima della benedizione di Don Marco Gentilucci e - secondo l'articolo - con stupore dello stesso sacerdote e dei presenti. Il discorso viene descritto come prolisso e dal sapore politico, "uno spot gratuito per sé e per le elezioni prossime venture". Oltretutto, sempre secondo quanto riportato nell'articolo, Pasqui avrebbe monopolizzato la funzione religiosa, parlando per decine di minuti e arrivando a lasciare tornare a casa gli stremati fedeli solo intorno all'una.
Un fatto di per sè gravissimo: un sindaco che si appropria del microfono durante una messa senza che nessuno lo abbia invitato e parla a lungo solo per fare mera propaganda politica di fronte a una platea allibita, costringendo il parroco a rimandare addirittura la benedizione finale... Inaudito.
Senza voler entrare nel merito politico della vicenda e senza voler esprimere alcun giudizio sulle capacità amministrative del sindaco Pasqui, abbiamo voluto vederci chiaro, perchè se i fatti fossero stati veramente quelli descritti, come minimo lo stesso Pasqui avrebbe dovuto rimettere il suo mandato da primo cittadino. Così, ci siamo rivolti a don Marco Gentilucci, ossia il parroco che ha celebrato la messa quel giorno, chiedendogli di raccontarci come erano andate le cose.
Che non sono proprio così come vengono raccontate. A questa celebrazione era stata invitata una delegazione di Cesano Maderno, da tempo gemellata con la parrocchia di Camerino, per ringraziarla del contributo di 13mila euro donati per un progetto a favore della Scuola dell'Infanzia di Camerino.
Come si fa in questi casi, con l'autorizzazione ecclesiastica del Vescovo, don Marco Gentilucci ha invitato il sindaco Pasqui per fare un saluto e dire due parole per l'occasione. E così è stato: Pasqui è salito sul pulpito, ha salutato la delegazione e ha presentato la realtà che sta vivendo Camerino e i suoi abitanti in questo periodo difficile. L'intervento è durato in tutto 5-6 minuti, così come quello dell'altro parroco Don Daniele, anche lui invitato a parlare.
Per il parroco non si è quindi trattata affatto di "una commistione tra sacro e profano" come descritta nell'articolo, ma di una "prassi doverosa per ringraziare una comunità che ha donato tempo e soldi alla causa di Camerino". Come dire, in questi casi almeno un "grazie" è d'obbligo. Così come dovrebbe essere un obbligo raccontare i fatti per come sono realmente avvenuti. Leggere all'inizio delll'articolo che si è trattato di un "supplemento di indagine giornalistica", dopo aver parlato con don Marco lascia basiti. Molto più del comportamento, a questo punto istituzionalmente e moralmente corretto, del sindaco.
Un altro capitolo di una vicenda che diventa sempre più complessa. E giocata sulle spalle di una donna di 95 anni.
Come avevamo scritto venerdì sera, questa mattina la signora Peppina Fattori dovrebbe lasciare la casetta di legno a San Martino di Fiastra per andare a vivere momentaneamente a Castelfidardo a casa della figlia Gabriella. Tutto questo malgrado, improvvisamente, lo "sfratto" dell'anziana sia stato congelato per qualche giorno.
Infatti, la famiglia della signora Fattori, assistita dall’avvocato Bruno Pettinari, ha avviato con il Comune le procedure per chiedere la sanatoria presentando un’istanza per il dissequestro della casetta e il sequestro è stato per ora bloccato in attesa della decisione del Riesame, prevista per la prossima settimana.
Curiosamente, i familiari della signora Peppina, fino a questa mattina alle 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione della sospensione del sequestro da parte delle autorità preposte (nello specifico l'ufficiale giudiziario) mentre avevano appreso la notizia da un organo di stampa, come confermato dal genero della donna nel video allegato a questo articolo. Inquietante come qualcuno si sia premunito di avvertire prima un giornale che la famiglia dell'anziana, segno sempre più evidente della pressione mediatica che grava sulla vicenda. Resta però gravissimo che la famiglia non fosse stata informata.
Comunque, per ora nonna Peppina va a Castelfidardo: il segnale della famiglia di voler rispettare quanto prescritto è chiaro. Ma tutto questo solo fino al 7 ottobre, quando all'anziana è stato promesso che ritornerà a San Martino nel giorno del 73esimo anniversario da quando, giovanissima, si trasferì a Fiastra.
Poi, cosa succederà è ancora tutto da capire.
Esattamente dieci giorni fa scadeva il mandato di Vasco Errani come commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. Un mandato che non è proseguito e che oggi è passato nelle mani di Paola De Micheli.
Ma, la domanda che ci siamo posti e alla quale abbiamo cercato (inutilmente) di dare una risposta è: qual è stato il compenso ricevuto da Errani per un anno da commissario? Dopo aver cercato su diversi siti della presidenza del Consiglio dei ministri e dopo aver visitato decine di pagine, alla fine siamo riusciti a trovare la pagina dedicata ai commissari di governo nelle sezioni dedicate alla trasparenza.
Dopo dodici mesi dalla sua nomina, ad oggi, scaduta, il compenso lordo dell'ex governatore emiliano risulta come "Provvedimento in corso di definizione" (http://presidenza.governo.it/DICA/1_AFFARI_GENERALI_/amministrativi_vigilanze/di%20tabella_compensi.pdf). Da quanto abbiamo compreso, la pagina dedicata a "Retribuzioni dei Commissari straordinari del governo" non viene aggiornata dal 14 ottobre 2016.
Allora abbiamo deciso di andare ancora più a fondo. Partiamo dal principio. Con decreto del Presidente della Repubblica del 9 settembre 2016, articolo 1 comma 1, "Ai sensi dell’articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, il signor Vasco Errani è nominato, a decorrere dalla data del presente decreto, per il periodo di un anno, rinnovabile, Commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016". Nello stesso decreto, all'articolo 3 comma 1 si legge "Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è determinato il compenso spettante al Commissario straordinario nei limiti stabiliti dall’articolo 15, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111".
Bene. Siamo andati quindi a vedere cosa prevede il decreto legge del 6 luglio 2011 (http://www.gazzettaufficiale.it/gunewsletter/dettaglio.jsp?service=1&datagu=2011-07-06&task=dettaglio&numgu=155&redaz=011G0146&tmstp=1310024972485). E questo è l'articolo 15 comma 3: "A decorrere dal 1° gennaio 2012, il compenso dei commissari o sub commissari di cui al comma 2 è composto da una parte fissa e da una parte variabile. La parte fissa non può superare 50 mila euro, annui; la parte variabile, strettamente correlata al raggiungimento degli obiettivi ed al rispetto dei tempi di realizzazione degli interventi ricadenti nell'oggetto dell'incarico commissariale, non può superare 50 mila euro annui. Con la medesima decorrenza si procede alla rideterminazione nei termini stabiliti dai periodi precedenti dei compensi previsti per gli incarichi di commissario e sub commissario conferiti prima di tale data. La violazione delle disposizioni del presente comma costituisce responsabilità per danno erariale".
Dunque, sappiamo che, al massimo, il compenso può essere di 50mila euro, più una parte variabile di compenso "strettamente correlata al raggiungimento degli obiettivi" anch'essa con un tetto di 50mila euro. Ora, sarebbe quantomeno doveroso conoscere, per trasparenza e chiarezza verso i terremotati, a quanto ammonta il compenso dell'ex commissario Errani, soprattutto per quello che riguarda la parte variabile.
Infatti, quello che ci si chiede è quali fossero gli obiettivi da raggiungere, dato che di ricostruzione ad oggi non se ne parla affatto e che solo dopo oltre un anno ci si sta avvicinando soltanto alla fine della fase emergenziale. Insomma, ci piacerebbe sapere a Errani quanto è finito in tasca, ma soprattutto se ha ricevuto una parte di compenso variabile per i risultati raggiunti: zero.
Che la ricostruzione non sia ancora iniziata è un dato di fatto. Che ci siano ritardi enormi su tutta la gestione post-terremoto è altrettanto certo. Ma è anche altrettanto certo che su argomenti tanto delicati, si rischia facilmente di sfociare nella speculazione e nel sensazionalismo a tutti i costi, non raccontando quelli che invece sono i fatti concreti.
Nello specifico, parliamo della notizia circolata in questi giorni secondo cui la Regione Marche avrebbe acquistato immobili lungo la costa per concretizzare il diabolico piano dello spopolamento delle aree interne. Se ne sono sentite di tutti i colori, con la conseguenza di esasperare ulteriormente la gente terremotata, già comprensibilmente provata di suo. In realtà le cose non stanno come sono state descritte. Le abitazioni lungo la costa fanno parte della disponibilità abitativa richiesta dalla Regione. In concreto: non è stato ancora acquistato alcun immobile, ma si ha una fotografia completa delle case messe a disposizione su tutto il territorio.
Come spiega la Regione Marche "L’Erap non ha acquistato alloggi, ma – sulla base delle disposizioni nazionali – ha provveduto ad acquisire la disponibilità abitativa sul territorio da destinare ai terremotati che hanno subito danni gravi alle proprie abitazioni, incrociando le disponibilità locali con le esigenze dei terremotati residenti. I sindaci hanno a disposizione un fotografia reale delle possibilità abitative per i propri cittadini che necessitano di un alloggio e ogni Comune ha la sua graduatoria. Quindi non si tratta di trasferire un terremotato da un paese a un altro, ma di assicurare a più interessati possibili un’abitazione nel proprio comune di residenza, favorendo il ritorno delle persone ai loro paesi".
E già così la cosa è decisamente più chiara. La Regione spiega anche che "si è trattato di un’indagine necessarie per trovare una sistemazione alle famiglie danneggiate e un’operazione di rilevazione che rappresenta, di fatto, il più imponente piano abitativo delle Marche degli ultimi quarant’anni. Il decreto legge 9 febbraio 2017, convertito in legge 45/2017 (uno dei tre decreti emanati per la gestione del terremoto) ha previsto la possibilità di acquistare alloggi invenduti a favore delle famiglie con immobili fortemente danneggiati. L’operazione - che è stata fatta, in meno di sei mesi (dall’emanazione del decreto legge, convertito poi in legge) - ha consentito di individuare 523 alloggi nei comuni del cratere e 439 fuori cratere. Complessivamente sono state censite 962 abitazioni disponibili, per un valore complessivo di 123 milioni di euro, sulla base delle 1.596 abitazioni segnalate (non tutte sono risultare idonee a seguito delle verifiche). Le 523 abitazioni permanenti individuate all’interno del cratere, per dare un termine di paragone, sono circa un terzo delle Sae che saranno installate nei comuni del cratere.
Va considerato, infine, che – a ricostruzione conclusa – gli alloggi resteranno ai Comuni come alloggi di edilizia residenziale pubblica a favore delle famiglie meno abbienti residenti, generando, per altro, un indotto economico a favore del settore edilizio di enorme valore e grande ricaduta economica. Quella operata dall’Erap, in definitiva, è stata un’operazione accorta e imponente, svolta in tempi rapidissimi, che segnerà positivamente anche il futuro dell’edilizia residenziale pubblica marchigiana, oltre naturalmente a dare un’immediata risposta alle famiglie, dentro e fuori cratere, che hanno avuto gravi danni alle abitazioni”. Insomma, al di là del terrorismo mediatico, le cose sembrerebbero stare in maniera ben diversa. Ma bisogna raccontarle per come sono realmente.
Sequestrati a Potenza Picena dai finanzieri della Compagnia di Civitanova Marche 736 bancali in legno contraffatti oltre all’attrezzatura per imprimere a caldo il marchio registrato EPAL. Due soggetti denunciati a piede libero.
I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Civitanova Marche, nell’ambito delle attività di controllo economico del territorio, hanno individuato in Potenza Picena un’azienda che commercializzava pallet di ignota provenienza, sostituendo alcuni componenti ed apponendovi il marchio di qualità EPAL, creando ingenti danni all’economia ed alle imprese che operano nel settore.
I pallet certificati EPAL rispondono ad uno standard europeo di qualità in quanto prodotti secondo precise regole ecologiche e igienico-sanitarie, permettendo alle merci di mantenersi inalterate durante lo stoccaggio e il trasporto.
Nell’azienda individuata dai finanzieri sulla base di risultanze investigative e dai riscontri acquisiti nel corso del controllo, venivano lavorati bancali di ignota provenienza sostituendo alcune parti ed apponendovi il marchio a caldo EPAL, che ne certifica l’originalità.
La frode commerciale veniva eseguita in un laboratorio dislocato a Potenza Picena ove i finanzieri hanno rinvenuto 736 bancali sui quali era già stato apposto senza alcuna autorizzazione il timbro a caldo EPAL.
Nel corso dell’intervento è stato inoltre sequestrato l’utensile per la marchiatura a caldo e la piastra metallica riportante il marchio registrato EPAL
Due soggetti, un italiano e un romeno, sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica per il commercio di merce contraffatta e prodotti industriali recanti false indicazioni.
Questa operazione conferma il costante impegno della Guardia di Finanza nella tutela del corretto funzionamento dei mercati e nella tutela dei consumatori, la quale, ricostruendone l’intera filiera del falso, è riuscita ad interrompere un traffico di materiale alterato e dannoso, attraverso il sequestro di beni e macchinari oltre che della merce illegale.
Sarà molto probabilmente Maria Elena Boschi a succedere a Vasco Errani, ma con poteri diversi rispetto a quelli dell'ex presidente della Regione Emilia. Secondo le indiscrezioni del Fatto Quotidiano, alla scadenza del mandato di Errani il prossimo 9 settembre, il Governo dovrebbe nominare la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio coordinatrice dei quattro presidenti della Regioni colpite dal sisma (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo) i quali, invece, vedranno accresciute le proprie competenze. In pratica, la figura del commissario alla ricostruzione dovrebbe essere bypassata.
Resta comunque molta confusione su cosa stia realmente accadendo fra Errani e il Governo. Da un lato sembra che Errani non sia intenzionato a dimettersi e che, quindi, alla scadenza del mandato sia il Governo a non rinnovargli l'incarico, considerando conclusa l'esperienza come commissario straordinario del sisma 2016. Uno dei portavoce di Errani, infatti, ha dichiarato al Fatto in merito alle paventate dimissioni: "Non sappiamo quale sia la fonte di questa notizia, non c’è nessuna volontà personale di Errani di abbandonare, siamo a una scadenza e con il governo e le Regioni si dovrà fare insieme un bilancio e valutare se e come proseguire”.
Resta fermo che nessuno ha smentito il fatto che dal 9 settembre, comunque stiano le cose, Errani non sarà più il commissario del sisma 2016.
A parte il sindaco di Arquata, quando si è diffusa la notizia non c'è stata propriamente una levata di scudi dei sindaci. I primi cittadini del terremoto puntano ad avere maggiori poteri sia per loro che per i presidenti di regione. Errani in questi dodici mesi ha voluto perseguire il modello Emilia che non poteva essere rapportato al sisma 2016. Qui, nelle zone specialmente dell'entroterra maceratese, i collegamenti sono difficili, le strade impervie e il terremoto ha spezzato letteralmente i collegamenti con parte dell'Umbria per la chiusura della Valnerina, fondamentale arteria di raccordo.
Errani, malgrado si fosse intuito da subito, ha insistito nel continuare a proporre ordinanze che poi, puntualmente, venivano corrette dopo qualche mese, creando una confusione inaccettabile non solo nei cittadini ma anche nei professionisti, lasciando inattese le richieste giunte quasi unanimi di un testo unico che raccordasse definitivamente tutta la struttura normativa della ricostruzione.
Certamente non tutte le responsabilità possono e devono ricadere sul Commissario, ma i numeri sono impietosi e coinvolgono inevitabilmente anche lui e la sua struttura: ad oggi solo il 10 per cento delle macerie è stato rimosso, di quaranta aree individuate per le casette ne sono state consegnate neanche un terzo, sono stati assegnati appena 400 moduli abitativi a fronte del quasi 3800 richiesti. Non se lo sono inventato i terremotati: dopo il sisma erano state fatte delle promesse. precise. Con tempistiche altrettanto precise. Tutte clamorosamente disattese. Sull’Espresso Fabrizio Gatti ha fatto il paragone col terremoto del ’97 nelle Marche e in Umbria, calcolando che rispetto ad allora i tempi di intervento sono aumentati del 366 per cento.
Certo. Ci sono stati più terremoti, in tempi diversi, che hanno aggravato una situazione già difficile. Ma chi gestiva l'emergenza (non Errani, in questo caso), non ha neanche immaginato che in montagna nell'entroterra maceratese d'inverno nevica. Nevica tanto. Non se n'è accorto nessuno e non sono arrivate le stalle.
I riflettori su questo terremoto si sono spenti quasi fin da subito. Nessuno ricorda la diaspora che sta avvenendo da paesi come Castelsantangelo, Ussita, Visso che rischiano di scomparire se non si fa qualcosa in fretta. Se non si riporta la gente a casa, è inutile fare le scuole o le sedi dei Comuni. A meno che quella dello spopolamento programmato non sia una strategia che qualcuno vuol perseguire sistematicamente.
Errani non ci mancherà. Non ci mancherà perchè in questi dodici mesi, francamente, la ricostruzione non è esistita. Speriamo solo che ci sia una svolta seria e decisa e che le prossime elezioni politiche non diventino un altro strumento per ritardare ulteriormente la ricostruzione e per fare sciacallaggio sulla pelle dei terremotati.
Come avevo avuto modo di scrivere, la polemica (violenta e sinceramente inspiegabile) nata intorno al sindaco di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci, rischiava di far perdere di vista le vere responsabilità sugli enormi problemi e sulle difficoltà che vivono da un anno i terremotati.
Ed è proprio questo concetto che viene ribadito e sottolineato dai residenti di Castelsantangelo che sottolineano come non c'era alcuna volontà di prendere di mira il sindaco Falcucci e come la lettera scritta per chiedere di evitare passerelle il 24 agosto quando saranno consegnate le prime Sae è cosa distinta dall'episodio relativo al manifestino affisso in cui veniva comunicata la prossima rimozione del bagno nell'area camper. Un po' quello che mi sono permesso di scrivere, conoscendo la serietà e la caparbietà di Falcucci e come in un anno sia stata una delle poche voci di vera protesta verso le istituzioni su ritardi e mancanze verso i terremotati.
Ma a questo punto, la cosa più importante è il pensiero della gente, dei residenti di Castelsantangelo, espressi dalla signora Angela Cesaretti, una delle firmatarie della lettera di protesta "Noi qui non vi vogliamo".
"Non siamo un gruppo, né un comitato, ne' una associazione. Siamo un gruppo spontaneo" spiega la signora Cesaretti "che ha condiviso e poi sottoscritto la lettera inviata alle istituzioni.Siamo rammaricati per la polemica che si è sollevata, per la confusione a mezzo stampa di due eventi differenti. Il primo la nostra lettera di protesta alle istituzioni "alte", in cui, tra le altre cose, esplicitamente sosteniamo il Sindaco nella sua fatica e nella sua attività.
Il secondo, una diatriba già esistente tra il sindaco ed alcuni residenti che "campeggiano" dal 30 ottobre scorso nella unica area camper del paese, circa il pagamento della elettricità e delle altre utenze. Non ne conosco le vicende specifiche, gli antefatti e quindi non mi permetto di entrare nel merito, anche perché non sono portavoce di nessuno, esprimo solo dei chiarimenti rispetto alla lettera condivisa ed inviata.Nella nostra lettera, che vi chiediamo di pubblicare per intero, a scanso di ulteriori equivoci, si parla del malessere di tutti noi terremotati di Castelsantangelo sul Nera, chi è in camper, chi è sulla costa e chi è in affitto in giro per il centro Italia, ed il riferimento a chi è in camper è generico, nulla a che vedere con la questione specifica sopracitata.La lettera è nata su altri presupposti, di certo non quello di criticare il sindaco Falcucci, che in questo dramma del sisma ha fatto quello che il 'sistema' gli ha permesso e gli permette di fare.L'unico riferimento alle utenze dell'area camper della lettera è quello al "fantomatico avviso", visto di persona, circa la rimozione dei bagni, che riportava l'affermazione che la regione Marche rimuoveva i bagni pubblici perché l'emergenza era finita!A quel punto, vista l'assurdità della comunicazione circa la fine dell'emergenza, ripeto, non nei confronti del Sindaco, ma per la responsabilità della Regione, lo abbiamo commentato.Esprimiamo comunque il nostro rammarico, ed in questo caso mi assumo la responsabilità di essermi arrogata il diritto di essere portavoce del gruppo di sottoscrittori, perché questa polemica in atto fa perdere di vista i veri responsabili di questo strazio che stiamo vivendo.È la diaspora del popolo dei Sibillini come qualcuno ha già scritto e sta avvenendo nella più totale apatia istituzionale.Ricorda il film "Mediterraneo" quando l'attendente Farina nascosto nel tino delle olive in salamoia non vuole tornare in Italia?Afferma: "Loro si sono scordati di noi? Ecco, noi adesso vogliamo scordarci di loro!"Questo era sinteticamente il pensiero dei sottoscrittori circa la possibile presenza di politici per inaugurare le prime 11 SAE dopo un anno, nel massimo rispetto delle istituzioni dello Stato, ma non delle azioni dei suoi rappresentanti.Leggere la lettera per intero, non per saccenza, può permettere di uscire da questa sterile polemica" conclude la signora Cesaretti "che permette a chi ha le vere responsabilità di rimanere ancora una volta dietro le quinte".
Di seguito il testo integrale della letteraAi rappresentanti del Governo, della Regione Marche e dei partiti politici tuttiScriviamo in qualità di residenti e non a Castelsantangelo sul Nera (MC), uno dei 113 comuni colpiti dal sisma.Ci è giunta notizia che per il 24 agosto prossimo alcuni Vostri rappresentanti potrebbero essere presenti QUI nel nostro Comune, per inaugurare ad un anno dall’inizio degli eventi sismici le prime 11 SAE, ancora in fase di costruzione.A questo punto sentiamo la necessità di esprimere la nostra opinione.NOI QUI NON VI VOGLIAMO!Le motivazioni sono le seguenti:NOI QUI, che eravamo 280 esistenze e che ora siamo 280 sfollati, come in tempo di guerra, anonimi numeri di un conteggio istituzionale, senza peso elettorale, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che viviamo al margine delle sconfinate zone rosse, tra le frane, le macerie immobili da mesi, le strade sbarrate e non possiamo neanche andare a camminare nei nostri sentieri, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, sparpagliati per tutto il centro Italia, che per ritrovare un senso di famiglia e di paese abbiamo solo telefono, sms e whatsapp, e che quando ci sentiamo la prima cosa che ci chiediamo è: “Dove stai?”, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che ci hanno fermato, controllato ed identificato centinaia di volte per poter circolare nel nostro paese, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che stiamo vedendo i nostri anziani lasciarsi andare a demenza, tristezza, nostalgia e disperazione, sopraffatti dalla consapevolezza che non torneranno mai più a morire nelle loro case, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che i nostri bambini sfiniti hanno viaggiato per ore e ore nei pulmini sulla costa per raggiungere la scuola distante troppi chilometri, o che hanno resistito dentro tensostrutture dall’aria densa ed irrespirabile, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, una manciata di ostinati, che sopravvivono in camper e roulotte dal 30 ottobre, a combattere il freddo ed il caldo, a fare i turni per la doccia, perché l’acqua calda nei soli due container della protezione civile non basta per tutti, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che abbiamo visto morire i nostri animali, imprigionati dalla neve alta e che le stalle le abbiamo viste arrivare a giugno e luglio, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che abbiamo trascorso le notti invernali di vento e neve senza elettricità ad accendere e spegnere le stufe, dovendo decidere se rimanere intossicati o sentire freddo, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che chi ve lo ha fatto fare a rimanere in paese? tra le scosse, le macerie e il freddo; potevate andare nei comodi “non luoghi”, alberghi o camping sulla costa;NOI QUI, che quando ci siamo abituati ai “non luoghi” camping e alberghi sulla costa, facendoli diventare le nostre piccole comunità, ci avete trasferito di nuovo e disseminato in altri “non luoghi”, come dei pacchi in consegna ritardata.NOI QUI, a fare centinaia di chilometri al giorno, tutti i giorni, per poter andare a lavorare nelle aziende rimaste in piedi, alzandosi a notte fonda e rientrando a sera inoltrata, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, a viaggiare con le strade ingombre di neve, che “tanto lassù non ci vive più nessuno”, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, paralizzati da studi di fattibilità, ipotesi di progetto, fasi previsionali e niente di concreto, QUI non vi vogliamo;NOI QUI, che ringraziamo gli italiani che ci hanno aiutato e sostenuto concretamente, loro si! fin da subito e sempre;NOI QUI, che in 11, dopo un anno, primi assegnatari delle prime “casette”,ci sentiamo in imbarazzo nei confronti degli altri compaesani, perché le loro non si sa ancora quando arriveranno, e se arriveranno prima del prossimo inverno;NOI QUI, a vedere i nostri sindaci sfiancati, barcamenarsi tra la rabbia, l’impotenza ed i vostri vacui progetti, nel timore di veder svanire le briciole di promesse che di tanto in tanto gli elargite;NOI QUI, ultima notizia di questi giorni, che ci avete comunicato che l’emergenza è finita! grazie! noi non ce ne eravamo accorti! e che quindi i bagni e le docce pubblici usati da chi è in camper e roulotte verranno portati via!NOI QUI NON VI VOGLIAMO!NOI QUI abbiamo esaurito la pazienza e vostre eventuali visite le vivremmo come una provocazione, quindi vi chiediamo la cortesia di non esasperare oltre i nostri animi.NOI QUI vogliamo le SAE subito per tuttiNOI QUI vogliamo che tornino i bambiniNOI QUI vogliamo che tornino gli anzianiNOI QUI vogliamo che tornino le attività commercialiNOI QUI vogliamo che tornino i proprietari delle seconde case, nostri compaesani di altra generazioneNOI QUI vogliamo che tornino i turistiNOI QUI vogliamo che tornino gli italiani che ci hanno aiutatoNOI QUI vogliamo veder tornare le nostre opere d’arteNOI QUI vogliamo circolare liberamente nelle nostre strade e sulle nostre montagneNOI QUI vogliamo la no tax area, unica possibilità per far ripartire l’economia e scongiurare lo spopolamentoNOI QUI vogliamo piani di ricostruzione chiari, scanditi e definitiNOI QUI, CASTELSANTANGELO SUL NERA, non Sant’Angelo o Castel Sant Angelo, che neanche le istituzioni scrivono correttamente il nostro nomeNOI QUI, E’ CASTELSANTANGELO SUL NERA, PROVINCIA DI MACERATA, MARCHE, ITALIANOI QUI NON VI VOGLIAMO! NOI QUI NON CE NE ANDIAMONel salutarVi lasciamo a Cesare Pavese, uno dei poeti preferiti dalla nostra compaesana Anna, l’arduo compito di spiegarVi il senso della nostra appartenenza; ancora speriamo possiate capire…"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".(C.Pavese, La luna e i falò 1950)Anna Maria Alfani, Marco Alfani, Sergio Alfani, Paola Angeli, Antonella Barbonari, Cinzia Blanchi, Franco Brizi, Alessia Brignardello, Massimo Brignardello, Paolo Brignardello, Ada Buschittari, Augusta Caldarelli, Gloria Caprari, Angela Carucci, Eraldo Carucci, Maria Teresa Carucci, Alessandro Cesaretti, Angela Cesaretti, Benedetto Cesaretti, Anna Cianconi, Giulio Cianconi, Adele Costantini, Angelo Cristiani, Mario Davidde, Teresa Di Antonio, Pietro Francioni, Franco Lelli, Roberto Lelli, Antonella Liberti, Giovanni Liberti, Rita Liberti, Mariangelo Marinelli, Valentina Marinelli, Domenico Marzoli, Marisa Marzoli, Domenico Marzoli Capocci, Gianfelice Marzoli Capocci, Nadia Natali, Emanuela Petrucci, Domenico Piccinini, Sonia Pierangeli, Salvatore Piergiovanni, Cinzia Quattrini, Antonio Riccioni, Carlo Riccioni, Eraldo Riccioni, Paolo Riccioni, Angela Ridolfi, Beatrice Rossi, Benedetta Rossi, Emanuele Smarchi, Orlando Smarchi, Anna Tarragoni, Antonello Urbani
No Luca, stavolta non sono d'accordo. Io sto con Mauro Falcucci.
La vicenda relativa alla questione dell'avviso di spostamento del bagno nell'area camper di Castelsantangelo ha subito una strumentalizzazione di portata enorme di cui restano ancora misteriosi i motivi.
Innanzitutto, stiamo parlando di uno dei pochissimi sindaci del cratere maceratese che, dal 24 agosto scorso, non solo ci ha sempre messo la faccia ma ha anche avuto la forza e il coraggio di protestare vivacemente contro le istituzioni. Non credo che la memoria mi inganni, ma di tutti i sindaci del cratere, solo Falcucci e Pazzaglini hanno avuto la forza di protestare verso le istituzioni, denunciando ritardi e carenze. Non ne ricordo altri. Se sbaglio correggetemi.
Allora, riporto, per correttezza di informazione, alcune dichiarazioni di Mauro Falcucci riportate sul nostro giornale. 2 giugno, festa della Repubblica: Falcucci non va a Roma ma resta a Castelsantangelo: "Il mio 2 giugno sarà qui. E' giusto trascorrere la festa della Repubblica dove le macerie sono ancora intatte, non dove ci hanno dimenticati".
Primo giugno, ipotesi spostamento sede del Parco dei Sibillini a Norcia: "''Visso - scrive il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci in una lettera indirizzata al presidente del Parco nazionale dei Sibillini, al sindaco di Visso, al presidente della Comunità del Parco - è la sede naturale del Parco'' e riportare l'ente a Visso è ''non solo auspicabile, ma necessario per dare un segnale di reale vicinanza e collaborazione".
27 aprile 2017: "'se noi sindaci - dice in una lunga nota Falcucci - siamo inadempienti o incapaci di gestire l'emergenza ci commissarino, altrimenti lo stesso provvedimento venga applicato ad altri, ma quanto prima!''. ''La nostra comunità - continua - non merita di essere strumentalizzata e piegata a esigenze politico elettorali''. Falcucci aveva chiesto un incontro urgente all'assessore regionale alla Protezione civile delle Marche per fare il punto della situazione, ma la convocazione non c'è stata, al contrario di quanto accordato ai Comitati.
10 aprile 2017: "Il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci invita ''il Governo, il Commissario, la Regione a velocizzare gli interventi, per contrastare la desertificazione della montagna''.''Questa - dice - è una guerra, i nostri paesi sono stati 'bombardati' dal terremoto, non si affronta una guerra con procedure ordinarie. Otto mesi dopo le scosse del 24 agosto ''stiamo quasi al punto di partenza. Anche noi sindaci avremo fatto degli errori - ammette - e ci prendiamo le nostre responsabilità, ma abbiamo visto più decreti che casette, i borghi sono svuotati, le chiese di Castelsantangelo tutte crollate o inagibili''.
12 gennaio 2017: "E' "amareggiato e sorpreso" per la consegna delle prime casette ai terremotati di Norcia Mauro Falcucci,sindaco di Castelsantangelo sul Nera. "La consegna a Norcia riguarda il terremoto del 24 agosto - dice -, ma noi dopo quel primo sisma avevamo già individuato un fabbisogno di 11 SAE e l'area, nella disponibilità del Comune, nella frazione di Nocria, dove posizionarle". "Era stato fatto tutto. Non ci possono essere terremotati di serie A e di serie B, confido che la Regione Marche si attiverà immediatamente per sanare questa disparità di trattamento inaccettabile". Nessuna polemica da parte dell'assessore alla Protezione civile Sciapichetti: "i sindaci sono in prima linea dal 24 agosto. La Regione sta lavorando 24 ore su 24, stanno partendo gli appalti per i lavori di urbanizzazione delle aree indicate dai Comuni. E questa è una partita che si vince con il gioco di squadra, lavorando tutti insieme".
31 agosto 2016: "Ci dicano come dobbiamo morire, perchè qui ci viviamo 365 giorni l'anno''. Castelsantangelo sul Nera, a 20 chilometri in linea d'aria da Arquata del Tronto, si ritrova con 300 domande di sopralluogo sugli immobili, tutto inagibile, e una domanda precisa: ''Ci spieghino perchè i nostri paesi non sono stati inseriti nel cratere, anche se mi risulta che la Regione Marche ha inviato alla Presidenza del Consiglio un elenco di 60 comuni marchigiani. Vogliamo sin da subito tutte le esenzioni che ci spettano. Che cosa aspettano?''.
Questi sono solo dei flash, ma ce ne sono numerose altre, delle dichiarazioni e delle proteste lanciate da Mauro Falcucci, l'unico che si sta sgolando da mesi per chiedere al governo che all'interno del cratere venga fatta una sacrosanta differenziazione fra i Comuni più colpiti e quelli meno danneggiati dal terremoto. E' oggettivamente inammissibile che tutti i 138 Comuni vengano trattati allo stesso modo. Che poi, Castelsantangelo essendo uno dei Comuni del cratere del 24 agosto non abbia ancora ricevuto una casetta a differenza, ad esempio, di Norcia, è tutto dire.
Ma veniamo al caso specifico che ha scatenato una serie di reazioni francamente esagerate e fuori luogo rispetto alla vera portata della questione. Per la quale, personalmente, ritengo che Mauro Falcucci abbia tutte le ragioni del mondo. Di cosa stiamo parlando. Dunque, stiamo parlando di un avviso (grossolano e scritto male, questo è fuor di dubbio) nel quale si avvisavano le persone che occupano l'area camper di Castelsantangelo del fatto che il bagno a disposizione di tutti lì presente sarebbe stato smantellato. Ed era solo un avviso.
Subito si è scatenata una campagna del "dagli all'untore" contro Falcucci che, disgraziato, avrebbe privato i terremotati che vivono nei camper del bagno a loro disposizione. E, come ormai consuetudine, dopo ventiquattro ore neanche, Angelo "Cuor di Leone" Sciapichetti, secondo un trend consolidato che caratterizza questa giunta regionale, ha subito fatto dietrofront dicendo che il bagno non sarebbe stato smantellato.
A questo punto ho fatto i conti e i paragoni con la mia situazione personale. Sfollato, trovata una autonoma sistemazione, oggi pago le utenze (acqua esclusa, come tutti i residenti del cratere), Tari e quant'altro. Sarebbe bello che oggi qualcuno mi spiegasse, ci spiegasse, per quale motivo chi occupa l'area camper (dove le autorità chiudono entrambi gli occhi, vista la situazione, in quanto l'area è provvisoria e non ci si portebbe certo sostare vitanaturaldurante) dovrebbe avere a disposizione, oltre al contributo di autonoma sistemazione, anche le utenze che, invece, tutti gli altri terremotati del cratere pagano. Fra l'altro, certo che non si tratta di una situazione agevole, ma da quanto abbiamo appreso, si tratta di famiglie che fino a poche settimane fa vivevano negli alberghi e che oggi hanno scelto di spostarsi in camper nell'area di Castelsantangelo. E i camper sono dotati di servizi autonomi che possono essere tranquillamente utilizzati. Dove è lo scandalo? Perchè in tutte le altre aree che erano state attrezzate per gli sfollati, questi bagni provvisori sono stati smantellati e non si è scatenata nessuna caccia all'untore e non ci sono state richieste di dimissioni ai sindaci?
Fra l'altro, Mauro Falcucci ha dichiarato pubblicamente di essere d'accordo con la lettera scritta dai suoi concittadini alle Istituzioni, in cui si invitano politici et similia ad evitare inutili passerelle il 24 agosto all'inaugurazione delle prime undici casette.
Ho la sensazione netta che, più ci si avvicina alle elezioni, più ogni situazione rischia di essere strumentalizzata ad uso e consumo dei giochi politici che qualcuno vuol fare sulla pelle dei terremotati. Personalmente, ho la massima stima verso Mauro Falcucci, uomo e sindaco che dal 24 agosto scorso ogni giorno parte da Fano la mattina per andare nel suo paese (dove ha perso la casa) e si fa 320 chilometri per stare vicino alla sua gente.
Di queste persone dobbiamo chiedere le dimissioni, mentre taciamo supini di sindaci che stanno accettando tutto e di più, mente la gente a un anno dal terremoto ancora non sa di quale morte dovrà morire? No. Io sto con Falcucci e con quei sindaci coi coglioni che chiedono con forza giustizia per la loro gente. Anzi, dico di più. Visto l'andazzo, dimettiti sul serio Sindaco. Goditi la pensione e non avvelenarti il sangue con chi vuol giocare sulla pelle della tua gente.
E mentre il focus si sposta (volutamente?) su un sindaco che dal 24 agosto sposta letteralmente le macerie con le sue mani, già non si parla più di chi ha definito i terremotati "gentaccia". Misteri gloriosi.
Se c'erano ancora dei dubbi su quale sia la situazione nelle zone terremotate dell'entroterra maceratese praticamente a un anno di distanza dalla prima scossa devastante del 24 agosto scorso, si può guardare questo filmato.
Sabato 5 agosto, in località Monastero di Valfornace, è stato documentato un crollo del tetto di un capannone in diretta. Non c'erano state scosse. E il video documenta come dopo un anno non siano neanche state messe in sicurezza situazioni di una pericolosità estrema come quella documentata nel video.
La struttura era dell'azienda agricola di Albano Liberti: "lì sotto c'era tutto il nostro lavoro".
E sono immagini che stridono con i sorrisi e le strette di mano che in quegli stessi momenti venivano dispensate proprio a Valfornace dai rappresentanti delle istituzioni per la riapertura di qualche negozio.
Come si legge in rete, sono "Immagini forti, da brividi. Una pugnalata al cuore" e c'è tanta rabbia perchè il video documenta la situazione a un anno di distanza dal sisma. "Siamo stati lasciati soli": si può affermare il contrario?
Dopo la prima versione di replica a quanto pubblicato dalla pagina Con Arquata, per Arquata (qui), riportata dalla pagina Genziana Project, sul profilo della vicepresidente della Giunta Regionale delle Marche compare una nuova nota dove la dottoressa Anna Casini spiega la sua versione dei fatti. Che non è propriamente congrua con quella precedente. Anche in questo caso, la riportiamo integralmente, in modo che i lettori possano farsi ognuno la propria idea
"Mi trovo a dovermi difendere da un'accusa che mi rappresenta come una politica lontana dalla realtà e soprattutto supponente nei confronti dei terremotati, di cui invece ben conosco il disagio e di cui posso capire la frustrazione. Mentre ero in Consiglio Regionale sono stata chiamata da un collega consigliere che mi ha chiesto di uscire a salutare due sue ospiti di Arquata. Sono uscita con piacere contenta anche di aver approvato una norma che semplificherà le procedure urbanistiche, norma scritta in base alle esigenze dei cittadini, dei sindaci e dei tecnici. Appena arrivata mi è stato detto che le signore lamentavano il mancato coinvolgimento nella stesura della norma e quando mi sono avvicinata le signore mi hanno verbalmente aggredita con battute ingenerose e ironiche soprattutto quando ho chiesto loro se fossero residenti ad Arquata. Sentendomi minacciata, peraltro in un luogo istituzionale, ho chiesto che le signore venissero allontanate.
Ho vissuto direttamente il terremoto ad Accumuli il 24 agosto e dal 24 agosto ho sentito il dovere non soloIstituzionale di lavorare ogni giorno inclusi sabato e domenica per le zone terremotate e se molte risorse sono state ottenute è anche per merito della mia tenacia. Sono stata ad Arquata il 24 agosto all'alba e ci sono rimasta per settimane, ci sono stata (può confermarlo Angelo Lavia) con la Salaria chiusa e con due metri di neve, ci sono stata alla consegna dei lavori delle platee di Pescara con i vigili del fuoco che spalavano la neve e ho seguito i lavori per aprire la slavina che aveva bloccato diverse persone a Colle, ero domenica pomeriggio a Spelonga a controllare i lavori delle sae. Convinta dell'importanza di una critica costruttiva nei confronti dell'operato delle istituzioni, credo tuttavia che sia lecito difendersi quando si diventa bersaglio di insulti ingiustificati".
Siamo veramente nei Casini. Quanto riportato dalla pagina Con Arquata, per Arquata in merito a quanto accaduto martedì 1 agosto in consiglio regionale lascia basiti. No, sconvolge. E, francamente, se la storia non fosse stata riportata dall'amico Luca Craia nella sua Aperonza, non ce ne saremmo accorti in tanti. "Allontanate questa gentaccia" avrebbe detto la vicepresidente della Regione Marche, rivolta a due terremotate che avevano seguito la seduta del consiglio regionale.
La storia è raccontata nei dettagli da Con Arquata, per Arquata e la riportiamo integralmente. Ognuno, poi si faccia la propria opinione. In calce, per completezza di informazione, riportiamo anche la replica della vicepresidente della Giunta Casini, affidata alla pagina Genziana Project.
"In tanti ci chiedono dettagli su cosa è accaduto martedì 1 agosto quando Maria Luisa Fiori ed Eleonora Tiliacos sono andate a seguire una seduta del Consiglio Regionale ad Ancona. Ci hanno scritto anche giornalisti, dandoci riprova che alcune testate seguono la nostra pagina, il che ci fa piacere, perché è un’opportunità in più per dare voce a tutto ciò che riguarda il post sisma. Ve lo raccontiamoBene, ecco qui i fatti, in sintesi. Niente di epico, niente di troppo importante. Una situazione strana, di amarezza, soprattutto per Maria Luisa Fiori, che oltre ad essere consigliera del comitato è terremotata al 100% e quando andrà nelle SAE avrà vista sulla sua prima e unica casa distrutta.
Maria Luisa ed Eleonora hanno voluto seguire la seduta perché si parlava della legge 156, quella che dovrebbe portare semplificazione amministrativa nella ricostruzione, dal punto di vista edilizio in senso stretto; la legge è stata approvata, dopo lungo dibattito in cui sono emerse critiche e perplessità da parte dell’opposizione, con proposte di emendamenti (in parte poi bocciati) soprattutto da parte dei consiglieri Sandro Bisonni (Gruppo Misto) e Giuseppe Giorgini (Movimento 5Stelle).Nel corso del dibattito, Giorgini ha richiamato l’attenzione sul fatto che in sei giorni la legge era stata presentata e ora andava a votazione, senza poter permettere una più accurata valutazione da parte dei gruppi consiliari e una qualche partecipazione pubblica alla decisione. La vicepresidente della Regione Marche, Anna Casini, ribatteva che tutti i comitati di cittadini del cratere erano stati infomati dando parere favorevole al provvedimento. Al che Giorgini ha replicato che tra il pubblico erano presenti rappresentanti di comitati ignari della sostanza della legge in discussione. Anna Casini ha guardato verso il pubblico in alto, con aria interrogativa e dubbiosa; abbiamo allora alzato la mano, per farci individuare. La Casini, rivolta a Eleonora, ha domandato: “Lei è residente?”. Consapevole che il pubblico non ha diritto di parola, e per non intralciare la discussione che nel frattempo stava riprendendo, Eleonora non ha risposto alla domanda.Dopo la votazione sulla legge 156, l’assemblea si è sciolta per una pausa (era ormai ora di pranzo), prima di riprendere la discussione degli altri punti all’ordine del giorno.Camminando nei corridoi dirette al bar per prendere un caffè prima di rimettersi in viaggio verso Ascoli, Maria Luisa ed Eleonora hanno visto, a una trentina di metri di distanza, la vicepresidente Anna Casini che dialogava con il consigliere Giorgini. Si sono fermate a distanza, perché già la domanda rivolta in aula dalla vicepresidente faceva presagire polemiche che intendevano evitare. Con sorpresa abbiamo visto la vicepresidente muoversi verso di loro; le ha salutate e poi ha ripetuto la sua domanda ad Eleonora, che ha precisato di non essere residente ma solo originaria di Arquata, e indicando come residente Maria Luisa. Maria Luisa, con tono pacato e sorridendo, ha detto testualmente: “Sono nata, cresciuta e pasciuta nel principato di Arquata, quello che voi avete un po’ dimenticato”. La vicepresidente ha detto: “Sì, a lei la conosco. E perché vi avremmo dimenticati?”. Al che Maria Luisa ha risposto: “Non ha visto come stiamo ancora messi, a un anno dal terremoto?”.A queste parole la Casini ha cambiato tono, interrompendo Maria Luisa. Rivolta a Giorgini, rimasto qualche metro distante, e girando le spalle a Maria Luisa, ha detto ad alta voce: “Questa gente tenetevela voi”.Mentre Maria Luisa sbalordita ha ribattuto che non c’è alcun bisogno di essere gestiti da nessuno, la vicepresidente rivolgendosi alla sorveglianza ha ordinato: “Allontanate questa gentaccia”. Come se due persone venute ad assistere a una seduta consiliare, come prevede la legge, e in particolare una terremotata di Arquata del Tronto, fossero presenze inquinanti, sgradevoli e sgradite. “Gentaccia”.Questa è la cronaca dei fatti, tal quale, suffragabile da molte testimonianze. Qua finisce, in fondo non ci si aspettava di essere amati per aver lanciato la petizione sulla ciclabile; ma non ci aspettavamo un tentativo di umiliazione a freddo.La nostra presenza è stata discreta, civile, come deve essere. Rispettiamo le istituzioni, conosciamo le regole di comportamento. Noi le conosciamo, ve lo assicuriamo.
Nota a margine: la solidarietà di alcuni dipendenti della Regione Marche, che alla chetichella hanno raggiunto le "gentacce" mentre procedevano verso l’uscita. Da loro sorrisi, baci, abbracci, implicite scuse per il trattamento che ci era stato riservato. Grazie…
Il nostro appello a questo punto è: assistete numerosi ai consigli regionali, affinché le alte cariche si abituino alla presenza dei cittadini. Non lasciate tante sedie del pubblico vuote, con l’eccezione dei giornalisti e di qualche militante di partito. Intervenite numerosi, sempre più numerosi".
La versione della Casini, pubblicata da Genziana Project, è la seguente:
La presa di posizione la prendo qui. Io non ho avvicinato nessuno ma sono state le due signore che sono venute all'ingresso del consiglio regionale dive insieme a me erano anche un messo, due guardie giurate e un dipendente della Regione, che potranno testimoniare. Pensavo si volessero congratulare perché avevamo appena approvato, su mia proposta una legge di snellimento urbanistico condivisa nel merito in numerose riunioni con sindaci tecnici e comitati e utilissima per risolvere il problema dei piccoli abusi e delle aree per mettere camper e roulotte, invece sono stata aggredita. Mi dispiace ma la versione raccontata manca di un passaggio l’aggressione verbale davanti all'aula consiliare a me che ero uscita per salutare. Sul mio profilo tutti possono leggere il mio impegno per la gente terremotata e le risorse che ho ottenuto per il cratere e penso anche che chi legge sappia valutare sia me che le due signore che non mi risulta siano esperte di urbanistica.
E' andata male ai quattro giovani che la notte scorsa hanno tentato di mettere a segno una rapina al bar Monia di Camporotondo di Fiastrone.
I fatti si sono verificati intorno all'una, quando il locale stava chiudendo e all'interno non c'erano più clienti. Un malvivente incappucciato e pistola in pugno è sceso da un'auto e si è diretto verso l'ingresso del bar.
I movimenti del rapinatore sono stati però notati da due donne che erano sedute su una panchina. Le due si sono nascoste e hanno avvertito i carabinieri.
Nel frattempo, il malvivente è entrato nel bar e ha intimato la titolare Anna Albani, moglie dell'ex sindaco del paese Giorgio Diletti, di consegnargli i soldi. La donna ha reagito e ha prima tirato addosso al giovane il caffè in polvere che stava macinando. Per tutta risposta, il malvivente ha esploso alcuni colpi dalla pistola ad aria compressa, uno dei quali ha raggiunto la donna ad un braccio ferendola. Malgrado fosse ferita, la signora Anna è riuscita a scaraventare addosso al rapinatore due bicchieri, uno dei quali ha colpito in pieno il giovane che poi si è dato alla fuga. La barista è stata medicata in ospedale a Macerata: fortunatamente le sue condizioni non sono gravi.
Ad attenderlo fuori c'erano altri quattro complici in un Maggiolone scuro, tre ragazzi e una ragazza. L'auto è ripartita di gran carriera, ma mentre la banda tentava la fuga, è stata intercettata dai carabinieri all'altezza del Ponte degli Schiavi. All'interno dell'auto c'erano tutti giovanissimi, italiani, sembra ospiti di una comunità della zona: addirittura, il ragazzo che col volto travisato e armato è entrato nel bar risulta essere minorenne. Ha appena sedici anni.
All'interno dell'auto i carabinieri hanno trovato anche numerosi gratta e vinci, frutto probabilmente di un furto messo a segno sempre nel bar di Camporotondo circa tre giorni fa.
La posizione dei quattro giovani è al vaglio delle autorità competenti.
C'è il tutto esaurito allo Sferisterio. Meno male. E c'è il tutto esaurito, tanto che non c'è neanche posto per un critico che presenzia all'opera per scrivere la sua recensione su un giornale.
O perlomeno per il maestro Massimo Paolella, esperto musicale e opinionista delle opere messe in scena allo Sferisterio per la nostra testata. Innanzitutto, il ringraziamento pubblico va proprio al maestro Paolella che, con estrema competenza e rara capacità di sintesi, riesce sempre a dare il suo punto di vista critico su quello che vede e che sente. Senza freni o censure.
Il maestro Paolella sabato scorso, per un imprevisto dell'ultimo minuto, non ha potuto prendere parte alla prima della Madama Butterfly. Per questa sera avevamo chiesto un biglietto a suo nome, come qualsiasi altra testata del mondo, per la seconda della Madama Butterfly. Ma qualcosa è andato storto.
L'accredito a nome Massimo Paolella per Picchio News non è stato concesso perchè, così ci scrive l'ufficio stampa dello Sferisterio, "Avevamo già inserito la vostra testata fra quelle accreditate sabato scorso per la prima di "Madama Butterfly" ma il biglietto a nome Paolella non è stato ritirato. Il momento era concitato dato che si trattava di una prima, ma non ci risulta di aver ricevuto un avvertimento per l'assenza".
Scusate. Scusate se una persona ha un problema all'ultimo momento e magari l'ultima cosa che pensa è quella di avvertire che non sarà presente a un'opera lirica. Forse perchè ha qualcosa di più importante cui pensare. Ma fa niente. Siamo certi che la mancata concessione dell'accredito al maestro Paolella sia dipesa solo dall'afflusso di pubblico che non ha consentito di ricavare un posto in più per il nostro inviato e non sia certo dipesa da una critica precedente, oggettiva e non propriamente entusiasta, del maestro Paolella. Riproveremo per le prossime serate dell'opera. Intanto, per questa sera, il biglietto lo abbiamo acquistato. E ne scriveremo comunque.
Nel frattempo, però, possiamo già avvertire i nostri lettori che non saremo presenti e non vi potremo raccontare il concerto del 20 agosto allo Sferisterio di Thom Yorke e Jonny Greenwood. L'ufficio stampa dello Sferisterio oggi ci scrive testualmente " la società (Indipendente) che ha organizzato l’evento di beneficenza ha messo a disposizione alcuni accrediti per la stampa. Ogni testata tv, radio, web, locale e nazionale può richiederne uno, il costo del singolo biglietto è di 100 euro (non ci sono omaggi). Chi fosse interessato all’accredito può inviare una mail entro il 31 luglio. Dopo tale data nessuna richiesta sarà presa in considerazione.
Tutte le richieste saranno poi inviate alla produzione che rilascerà gli eventuali accrediti, secondo disponibilità. Abbiamo previsto un contingente esclusivamente per la stampa marchigiana. Chi otterrà l’accredito riceverà un link per acquistare il biglietto online". Insomma, per lavorare bisogna spendere cento euro. E se si è fortunati nel trovare posto. Bene: alla società che organizza il concerto però bisognerebbe chiedere se conosce il significato tecnico della parola "accredito". Noi, nel dubbio, abbiamo preferito non accreditarci.