di Giuseppe Tosoni
"Interessi bancari oggetto di manipolazione": decollano le richieste di rimborso
Stanno pervenendo moltissime richieste di dichiarazione di nullità dei contratti bancari oggetto della manipolazione dei tassi Euribor, accertata dalla Commissione Antitrust della comunità europea dal 29 settembre 2005 al 30 maggio 2008, dalla quale consegue il ricalcolo al tasso legale delle rate che hanno fatto riferimento a valori Euribor compresi in questo intervallo (leggi qui). Ciò sempre se non è scattata la prescrizione decennale che, per i consumatori, decorre dalla chiusura del contratto di mutuo e per le aziende, in ogni caso, dal 14 novembre 2016 data nella quale la Commissione Antitrust ha reso pubblica la decisione mediante la quale ha accertato la manipolazione dei tassi. A seguito di ciò è scaturito un vasto contenzioso, sfociato in una prima decisione della Cassazione (ordinanza numero 34889 del 2023) che si è mostrata favorevole ad accertare la nullità dei contratti indicizzati con i tassi Euribor, anche se conclusi con banche che non hanno partecipato alla manipolazione di tassi. La questione è all'esame della Cassazione che a breve si dovrà esprimere di nuovo: se si dovesse confermare l'orientamento già tracciato anche la giurisprudenza di merito (tribunali locali) non potrà più ritenere la domanda di nullità infondata, per non avere la banca convenuta partecipato al cartello vietato e per non potersi la nullità di questi accordi trasmettersi ai contratti c.d. "a valle". "Le nullità che si possono riscontrare a seguito della manipolazione dei tassi Euribor non sono le uniche - precisa il presidente dell'Associazione Nazionale Tutela Impresa, Giuseppe Tosoni -, ed anzi è possibile che i contratti (di mutuo, di leasing, di conto corrente) prevedano altre nullità che possono portare ad un ricalcolo del dovuto ben diverso da quello richiesto dalla banca, con effetti immediati anche nelle esecuzioni eventualmente in corso che possono essere arrestate a condizione che l’apparente debitore dimostri che a seguito del corretto ricalcolo delle somme dovute non sia debitore come ingiustamente ritenuto". Insomma, i motivi per ricalcolare le somme dovute al sistema bancario o per opporsi a decreti ingiuntivi (che è sempre bene vedere prima che vadano in giudicato), sono molti e, se ben individuati, possono portare ad una riduzione delle somme dovute se non addirittura all’accertamento di un credito in luogo del debito del quale era stato chiesto il pagamento. "Si ricorda che tutti i fideiussori che non siano stati né soci né amministratori delle società che hanno originariamente contratto il debito - precisa ancora Tosoni -, con ogni probabilità possono vedere annullare le fideiussioni anche se a suo tempo è stato notificato un decreto ingiuntivo o se è stata proposta opposizione, a condizioni che la fideiussione sia conforme a quelle predisposte dall'Abi e che non sia stato rilevato nell’opposizione a suo tempo presentata". "In questi casi, infatti, è possibile rimettere in discussione anche decreti e sentenze passate in giudicato e, qualora siano stati venduti beni, è possibile chiedere la restituzione di quanto pagato ed il risarcimento dei danni subiti", conclude Tosoni. È consigliabile sempre interrompere la prescrizione e, soprattutto, rivolgersi ad avvocati specializzati in diritto bancario, che operano da molti anni con successo in tutto il territorio nazionale e che sono già convenzionati con l’Associazione Tutela Impresa la quale sta organizzando - anche nel territorio maceratese - azioni collettive nazionali a costi assolutamente contenuti sia riguardo la manipolazione dei tassi Euribor che riguardo il blocco delle procedure esecutive. Si può contattare l'Associazione Tutela Impresa al numero 800.91.11.70 o inviare una email a info@tutelaimpresa.it per avere una pre-verifica gratuita dei contratti in questione.
Fondo Garanzia mutui prima casa: le agevolazioni 2024 e le soluzioni per lo sdebitamento
La Legge di bilancio 2024 in vigore dal primo gennaio prevede novità per la garanzia per i mutui prima casa. In dettaglio, si interviene sulla disciplina del Fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, prorogando dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 la possibilità di usufruire della garanzia massima dell'80%,a valere sul Fondo medesimo, sulla quota capitale dei mutui destinati alle categorie prioritarie, aventi specifici requisiti di reddito ed età. In particolare si proroga al 31 dicembre 2024 il regime speciale introdotto dal richiamato articolo 64, ai sensi del quale la misura massima della garanzia rilasciata dal Fondo di garanzia per la prima casa è stata elevata, per le categorie prioritarie, dal 50 fino all’80 per cento della quota capitale, qualora in possesso di un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 40 mila euro annue per mutui di importo superiore all’80 per cento del prezzo dell’immobile Le categorie prioritarie sono: le giovani coppie, i nuclei familiari monogenitoriali con figli minori; i conduttori di alloggi Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) e i giovani di età inferiore ai 36 anni. "Per l’anno 2024, siano incluse tra le categorie aventi priorità anche i nuclei familiari che includono tre figli di età inferiore a 21 anni e Isee o che includono quattro, cinque o più figli", sottolinea Giuseppe Toson, presidente dell'Associazione Tutela Impresa. Il Fondo Salva Casa è una misura che permette al debitore di preservare la proprietà della casa attraverso la rinegoziazione del mutuo. Il contribuente in difficoltà nel rimborsare un mutuo ipotecario sottoscritto della casa infatti può salvare l'immobile ed evitare la procedura esecutiva concordando una rinegoziazione o un rifinanziamento con una banca terza, al fine di ottenere la somma necessaria per estinguere il debito, con assistenza del fondo di garanzia per la prima casa. "Alternativa a tale opportunità per salvare la casa dalla vendita all'asta è considerare soluzioni di indebitamento, chiedere prestiti oppure richedere un anticipo del TFR non facilmente realizzabile. Ma un accordo di Saldo e Stralcio è quello principale e più opportuno", puntualizza Tosoni. Si tratta di un accordo che viene stipulato tra i creditori e il debitore (o chi agisce in sua vece) per concordare il pagamento di una somma inferiore a quella di partenza, per la chiusura "a stralcio" della posizione debitoria originale e liberare contestualmente da ogni impegno futuro. I consulenti dell’Associazione Tutela Impresa – www.tutelaimpresa.org - sono a disposizione per assistere gli interessati si può contattare il numero verde 800.91.11.70 o inviare una email a info@ tutelaimpresa.org per avere una pre verifica gratuita.
"Interessi bancari oggetto di manipolazione": al via le azioni collettive per il rimborso
La Procura Generale della Cassazione con l'udienza pubblica dello scorso 27 marzo ha confermato la nullità delle clausole dei contratti di mutuo - finanziamenti - leasing, in cui i tassi di interesse siano stati ancorati al tasso Euribor, ritenuto manipolato - come gia specificato nell'ordinanza 34889 del 13 dicembre 2023 (leggi qui). Ora è da definire soltanto la tipologia e l'entità richiedibile. Il paramento è stato manipolato per effetto di un cartello di istituti bancari, in violazione della normativa Antitrust Italiana ed Europea. La pronuncia sopra citata, pertanto, apre la strada alle richieste di rimborso/risarcimento e sono già iniziate diverse azioni collettive in tutta Italia con le quali i clienti bancari stanno provvedendo a proteggere i propri interessi. L'Associazione Tutela Impresa, da sempre attenta a tali problematiche, ha per tale motivo realizzato valide collaborazioni con importanti studi legali specializzati a livello nazionale con lo scopo principale di portare a conoscenza tale opportunità concreta e di iniziare l'azione di recupero delle somme pagate in eccesso. Ciò consente principalmente di ottenere la riduzione al minimo dei costi necessari come spese vive, di perizia o legali. Pertanto possono essere sottoposti ad una preanalisi "esclusivamente gratuita" i contratti di mutuo/finanziamento stipulati dopo il primo gennaio 1990 completi di tutti gli allegati (atto di erogazione e di quietanza - piano di ammortamento - pagamenti ecc) ed i contratti di leasing e di conto corrente stipulati in qualsiasi momento ma ancora in essere, o estinti, da non più di 10 anni. "Nuove opportunità che possono essere introdotte in aggiunta ad altre eccezioni da rilevare, anche su istanze di sospensione di eventuali azioni di recupero crediti incagliati e su procedure giudiziarie in corso", sottolinea il presidente dell'associazione "Tutela Impresa", Giuseppe Tosoni. "Si può quindi verificare anche la possibilità di bloccare contestualmente le aste immobiliari, purtroppo attualmente in fase espansiva, proprio a causa dei continui e consistenti aumenti dei tassi di interessi bancari", conclude Tosoni. Chi fosse interessato può contattare l'Associazione Tutela Impresa www.tutelaimpresa.org - al numero 800/931170 o inviare una email a info@tutelaimpresa.it - per avere una pre-analisi gratuita dei contratti in questione, per interrompere la prescrizione e valutare l'opportunità di dare inizio alla procedura di rimborso.
"Possibile rimborso sugli interessi dei mutui bancari": l'Associazione Tutela Impresa spiega come fare
La Corte di Cassazione, con ordinanza n.34889 del 13 dicembre 2023, ha dichiarato la nullità del tasso di interesse determinato facendo riferimento al tasso Euribor, parametro che è stato manipolato per effetto di un cartello bancario tra le principali Banche Europee in violazione della normativa Antitrust Italiana ed Europea. Tale pronuncia apre la strada alle richieste di rimborso dei mutuatari. L'Associazione Tutela Impresa, che ormai da anni si occupa di contenzioso bancario e fiscale, ha lo scopo di portare a conoscenza del maggior numero di persone l’opportunità concreta di recuperare anche somme elevate derivanti dagli interessi dei mutui a tasso variabile pagati negli anni 2005 - 2008 con base Euribor. È possibile, pertanto, far valutare anche i periodi precedenti - dal primo gennaio 1999 e successivi a quelli sopracitati - purchè siano stati pagati gli interessi facendo riferimento sempre al tasso Euribor e previa valutazione delle condizioni sottoscritte alla stipula dell'atto notarile e delle eventuali modifiche successive. Tutela Impresa è riuscita ad ottenere collaborazioni con importanti studi legali a livello nazionale - tra cui lo studio Torre & Partners dell’Avv. Antonio Torre e Soluzione Pre Asta, società specializzata nella gestione dei diritti dei debitori - permettendo così ai mutuatari, a prezzi contenuti, di far parte di una azione collettiva (molto più economica rispetto ad altre procedure) in cui verrà fatta una richiesta collettiva per il rimborso degli interessi illegittimamente pagati dai debitori. Tali indebiti sono quantificabili in oltre 40 miliardi di euro, incassati dalle Banche nei contratti di mutuo, di leasing, finanziamenti e derivati, a tasso variabile indicizzati con tassi Euribor compresi nel periodo sopracitato. Il primo passo da fare è quello di bloccare subito la prescrizione, che come noto non decorre fintantochè il rapporto finanziario è in corso. Sono da considerarsi prescritti tutti i diritti derivanti da contratti estinti da oltre 10 anni dalla domanda di rimborso. "Tali nuove opportunità insieme ad altre previste dalla legge e già accettate dai giudici anche dai Tribunali locali, possono rivelarsi utili anche per il blocco delle esecuzioni immobiliari in corso, in quanto trattandosi di una clausola vessatoria contrattuale il debitore può fare istanza al giudice per la valutazione di irregolarità nonché per ridurre la pretesa creditoria avanzata dall’istituto di credito", sottolinea il presidente dell'Associazione Tutela Impresa, Giuseppe Tosoni. "A tal riguardo l'avvocato Torre è intervenuto con successo nel nostro territorio valutando anche l'ipotesi di definizione di una situazione debitoria con il “Saldo e Stralcio” e l'intervento di terze società convenzionate e strutturate per supportare i diritti degli esecutati", conclude Tosoni. Chi fosse interessato può contattare Associazione Tutela Impresa al numero 800.93.11.70 o inviare una email a - info@tutelaimpresa.it - per avere una prefattibilità gratuita dei contratti in questione e per interrompere la prescrizione e valutare l'opportunità di dare inizio alla procedura di rimborso o al blocco/sospensione delle aste.
Immobili all'asta, Tosoni: "Stop ad azioni temerarie da parte di intermediari bancari"
Confermiamo che anche i giudici dei tribunali locali si stanno adeguando alle disposizioni impartite dalla Corte di Giustizia Europea e dalla nostra Cassazione, anche a Sezioni Unite, sospendendo molte procedure giudiziarie di vendita immobili all'asta (qui il precedente articolo). Viene così riconosciuta al debitore esecutato la giusta difesa dalle irregolarità che sono ormai presenti in circa il 70% delle esecuzioni in essere. Infatti quando l'esecutato è un debitore o fideiussore , è consentito difendersi in qualsiasi momento della procedura esecutiva, anche se in precedenza non è mai stata avanzata alcuna azione di difesa, non essendosi mai opposto alle varie preliminari intimazioni, decreti ingiuntivi, pignoramenti ecc. Tra le eccezioni più valide per bloccare la procedura, c'è il difetto di legittimazione attiva del cessionario incaricato. Infatti sappiamo benissimo che le banche quando hanno in bilancio dei crediti "deteriorati" o di dubbio recupero, possono procedere alla cessione degli stessi a favore delle società veicolo di cartolarizzazione (soggetti abilitati dalla Banca d'Italia a tale scopo, ndr). Con l'aiuto delle leggi italiane fiscali, sempre favorevoli a tale sistema, le stesse Banche non rischiano alcuna perdita (al contrario di aziende e privati) in quanto quello che non incassano lo tramutano in credito d'imposta, annullando anche l'obbligo di accantonamenti a riserva previsti per tali crediti incagliati. Ma le cessioni, che poi si moltiplicano appositamente ed ad arte (come avviene per il gioco delle tre carte), non sempre sono autorizzate e regolari. Inoltre stanno pervenendo proprio in questi giorni notifiche di precetti (composti di quattro pagine di cui più di tre descrivono soltanto i passaggi avvenuti tra i vari cessionari) dove vengono chiamate in causa terze persone mai coinvolte in tali debiti. Le stesse vengono fantasiosamente ritenute "eredi" della parte debitrice pur non avendo neanche mai iniziato alcuna azione di successione o di rinuncia alla stessa. Essendo tali azioni (abbinate alla mancanza di totalità del credito), chiaramente discriminatorie ed illegittime, si sta valutando azioni legali anche di carattere penale per l'annullamento delle stesse e porre fine a tali soprusi. È ora, infatti, di cominciare ad arginare in modo più efficace illegittime prepotenze, messe in atto dalle lobby bancarie, troppo spesso lasciate fare non ostacolate. L'associazione Tutela Imprese, di cui sono il rappresentante, è stata sempre molto attiva e concreta su tali ingiustizie e invita chi fosse interessato a presentare tali reclami per iniziare a far parte del gruppo e promuovere un'azione collettiva di difesa Nazionale - Class Action, ai seguenti contatti: numero verde 800 931170 - tel. 0733-816478 - email info@tutelaimpresa.it
Ipoteca, pignoramento Agenzia Entrate: regole da conoscere per un'adeguata difesa
L'Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere, sulla base dei debiti iscritti a ruolo e contenuti nelle cartelle esattoriali, con l'adozione di misure esecutive e cautelari in danno dei contribuenti morosi. I poteri dell'Agenzia sono piuttosto incisivi, ma sono comunque subordinati al rispetto di determinate regole procedurali e limiti sostanziali. Essa non è quindi libera di pignorare. Limiti ipoteca Agenzia delle Entrate Riscossione L'Agenzia delle Entrate Riscossione può iscrivere ipoteca su uno o più immobili del contribuente se e solo il debito complessivo iscritto a ruolo, per il quale si procede, supera i ventimila euro. Se si tratta di unica casa di abitazione e residenza, purché non di lusso, l'immobile può essere ipotecato ma non può essere pignorato ossia non può essere posto in vendita con un'asta pubblica. Dunque, il fatto che si tratti di "prima casa" non esclude la possibilità di un'ipoteca, ma impedisce che ad avviare la successiva eventuale procedura esecutiva immobiliare sia l'Agenzia delle Entrate Riscossione. Quindi l'Agenzia delle Entrate Riscossione può iscrivere ipoteca ma, prima deve obbligatoriamente notificare al debitore una comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria contenente l'avviso che in mancanza di pagamento delle somme dovute entro il termine di 30 giorni si procederà in tal senso. L'omessa notifica della comunicazione preventiva comporta la nullità dell'ipoteca eventualmente iscritta, per violazione dell'obbligo prescritto dalla legge a tutela di diritto di difesa e di contraddittorio endoprocedimentale. Pertanto, sintentizzando, l'Agenzia può iscrivere ipoteca quando è scaduto il termine: - di 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento, entro il quale l'obbligato è tenuto ad effettuare il versamento delle somme richieste; - di 30 giorni decorrenti dal termine per il pagamento delle somme dovute in base all'accertamento esecutivo, dopo i quali le predette sono affidate in carico all'Agente della Riscossione, anche ai fini dell'esecuzione. Il mancato decorso del termine dilatorio di pagamento comporta l'illegittimità dell'iscrizione dell'ipoteca; per verificare il rispetto dei termini, è necessario che la comunicazione di iscrizione contenga l'indicazione della data di notifica della cartella di pagamento. Resta comunque sempre la possibilità di proporre ricorso contro la notifica delle cartelle e degli accertamenti nei termini di legge e ricorrendone i requisiti, la richiesta della sospensione degli atti in questione – nulla opponendo, tali atti diventano esecutivi. Chi è intenzionato ad usufruirne, può contattare l'Associazione Tutela impresa ai seguenti recapiti: info@tutelaimpresa.org o telefonare al 800/931170.
Rottamazione delle cartelle: ipotesi al vaglio del Governo
Uno degli aspetti più problematici e delicati che dovrà affrontare il nuovo governo è rappresentato dalle cartelle esattoriali per tasse, multe e contributi. Dopo il lungo stop a causa del Covid, l'invio sia delle cartelle che degli avvisi di intimazione a pagare è ripreso con buona frequenza, ma ora l'onda lunga rischia di determinare forti problemi di liquidità a famiglie e imprese che si trovano ad affrontare, in un periodo di rincari come quello che stiamo affrontando, pagamenti di cartelle accumulate da due anni. “Al momento, l'ipotesi che prende più piede è quella di procedere con una nuova rottamazione delle cartelle, rivista e corretta tuttavia rispetto alle tre precedenti edizioni”, spiega Giuseppe Tosoni dell’associazione Tutela Impresa. “L'obiettivo è di riordinare e mettere a sistema i diversi intrecci e sovrapposizioni che negli ultimi cinque anni si sono venuti a creare”. "Basti pensare al fenomeno dei cosiddetti "decaduti", ossia i contribuenti che avevano aderito alle sanatorie ma poi non sono riusciti a fare fronte alle scadenze previste. Con la nuova rottamazione si punta a recuperare tutte queste situazioni, in modo da cercare di far ripartire di nuovo il contatore e lasciare più margini a famiglie e imprese a corto di liquidità per il carovita”. “Proprio in quest'ottica – continua il presidente dell’associazione a tutela delle imprese - si profila l'ipotesi di concedere la pace fiscale (segnando una profonda differenza rispetto al recente passato) ai carichi affidati alla riscossione fino al 30 giugno 2022. In sostanza, in questo modo si allargherebbe il raggio d'azione sia alle cartelle inviate ante Covid sia a quelle successive, arrivando ad abbracciare i debiti con il Fisco emersi anche ora con la crisi energetica”. “La nuova rottamazione consentirebbe di pagare il debito per l'imposta, che rimane comunque dovuta, con uno sconto sostanzioso di sanzioni e interessi. La rateizzazione dei versamenti sarebbe in un periodo più ampio rispetto al passato: l'idea di partenza è quella di dieci anni ma le coperture finanziarie necessarie a un'operazione di così lungo respiro potrebbero spingere il prossimo Governo a non andare oltre i cinque anni”. “Per effettuare la richiesta di annullamento, occorre tuttavia rivolgersi agli enti creditori attraverso una richiesta di autotutela. Un'altra strada da percorrere per ottenere l'annullamento della cartella esattoriale, soprattutto qualora non fosse valida, è quella d'impugnare l'atto e rivolgersi a un giudice”. L'Associazione TUTELA IMPRESA offre un preliminare sostegno gratuito al riguardo. Numero Verde 800. 9311 70 – email: info@tutelaimpresa.org
Ipoteca, pignoramento Agenzia Entrate Riscossione: regole da conoscere per un'adeguata difesa
L'Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere, sulla base dei debiti iscritti a ruolo e contenuti nelle cartelle esattoriali, con l'adozione di misure esecutive e cautelari in danno dei contribuenti morosi. I poteri dell'agenzia sono piuttosto incisivi, ma sono comunque subordinati al rispetto di determinate regole procedurali e limiti sostanziali. Essa non è quindi libera di pignorare, iscrivere ipoteca. Limiti ipoteca Agenzia delle Entrate Riscossione. L'Agenzia delle Entrate Riscossione può iscrivere ipoteca su uno o più immobili del contribuente se e solo il debito complessivo iscritto a ruolo, per il quale si procede, supera i ventimila euro. Se si tratta di unica casa di abitazione e residenza, purché non di lusso, l'immobile può essere ipotecato ma non può essere pignorato ossia non può essere posto in vendita con un'asta pubblica. “Dunque, il fatto che si tratti di ‘prima casa’ non esclude la possibilità di un'ipoteca, ma impedisce che ad avviare la successiva eventuale procedura esecutiva immobiliare sia l'Agenzia delle Entrate Riscossione”, spiega il presidente dell’associazione Tutela Impresa Giuseppe Tosoni . “Quindi l'Agenzia delle Entrate Riscossione può iscrivere ipoteca, ma prima deve obbligatoriamente notificare al debitore una comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria contenente l'avviso che, in mancanza di pagamento delle somme dovute entro il termine di 30 giorni, si procederà in tal senso”. “L'omessa notifica della comunicazione preventiva – aggiunge Tosoni - comporta la nullità dell'ipoteca eventualmente iscritta, per violazione dell'obbligo prescritto dalla legge a tutela di diritto di difesa e di contraddittorio endoprocedimentale”. “Pertanto, sintetizzando, l'Agenzia può iscrivere ipoteca quando è scaduto il termine: di 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento, entro il quale l'obbligato è tenuto ad effettuare il versamento delle somme richieste; di 30 giorni decorrenti dal termine per il pagamento delle somme dovute in base all'accertamento esecutivo, dopo i quali le predette sono affidate in carico all'agente della riscossione, anche ai fini dell'esecuzione”. “Il mancato decorso del termine dilatorio di pagamento comporta l'illegittimità dell'iscrizione dell'ipoteca; per verificare il rispetto dei termini, è necessario che la comunicazione di iscrizione contenga l'indicazione della data di notifica della cartella di pagamento”. “Resta comunque sempre la possibilità di proporre ricorso contro la notifica delle cartelle e degli accertamenti nei termini di legge e ricorrendone i requisiti, la richiesta della sospensione degli atti in questione nulla opponendo, tali atti diventano esecutivi”. Chi è intenzionato ad usufruirne, può contattare l'associazione Tutela Impresa all'indirizzo: info@tutelaimpresa.org o telefonare al numero 800 93 11 70
Fisco, Tosoni (Tutela Impresa): "Nuova tempesta di cartelle esattoriali in arrivo"
Almeno 16 milioni sono le cartelle esattoriali che il Fisco è pronto ad inviare già dalla prossima settimana. Si tratta del secondo grande invio dell'anno dopo quello avvenuto tra giugno e luglio scorso. L'arrivo delle lettere, infatti, è previsto fra la fine di questo anno e l'inizio del 2023. Molte di esse potrebbero essere "pazze", ossia non più esigibili sia per decadenza che per prescrizione del tributo, o contestabili per molte altre ragioni. Dalle ultime analisi effettuate è risultato che "le cartelle esattoriali errate sono circa il 56% delle emissioni" spiega il presidente dell'associazione Tutela Impresa Giuseppe Tosoni. "Di queste, per decadenza e prescrizione del tributo ed emissione di cartelle per tributi già pagati, costituiscono il 30%. C'è poi un 12% costituito da quelle imposte successivamente annullate dalle decisione dei giudici tributari e un 8% che riguarda quelle tasse automobilistiche annullate dai giudici di pace". "Si aggiunga infine un 4% relativo alla tassa dei rifiuti su immobili locati, richiesta al proprietario invece che al conduttore, e un 2% circa che riguarda la tassazione calcolata in modo non corretto aggiunge Tosoni. Negli ultimi periodi sono state anche notificate le comunicazioni di irregolarità (quelle emesse ai sensi dell'articolo 36-bis e 36-ter del dpr 600/73 e ai sensi dell'articolo 54-bis del dpr 633/72) per imposte e contributi non versati relativi alle annualità 2018 e 2019, anche in questo caso è necessario verificarne la correttezza decadenziale e notificatoria. Per un importante sostegno a tal riguardo l'Associazioni datoriale Tutela Impresa, in collaborazione con professionisti esperti, presenti anche in tutto il territorio marchigiano, ha già messo a disposizione delle aziende interessate una preanalisi gratuita sulla presenza o meno di eccezioni da formulare. Tale preconsulenza gratuita è estesa anche a posizioni di indebitamento bancario, ivi compresa la soluzione procedure giudiziarie in corso. Circostanze chiariamente apprezzabili e di grande ausilio per aziende e professionisti per consentire la riduzione di indebitamenti troppo elevati e che hanno ormai raggiunto livelli di gravità di difficile recupero. Secondo un'analisi di Pwc - Studio di consulenza TLS - su 60.000 società italiane controllate e con ricavi superiori ai 5 milioni, ben il 18% non è in grado di far fronte ai propri debiti e sono destinate a breve tempo a un default inevitabile. "Tale peggioramento è ancora più consistente ed evidente tra le micro imprese. Per tali ragioni non si può soprassedere ad un'attenta valutazione per instaurare una possibile azione di difesa da addebiti irregolari" conclude Tosoni. Chi è intenzionato ad usufruirne, può contattare l'associazione Tutela Impresa all'indirizzo: info@tutelaimpresa.org o telefonare al numero 800 93 11 70
Il Governo pronto a cancellare 60 milioni di cartelle fino a 5mila euro e bollo auto: sarà vero?
Nel dossier del Decreto Legge ‘Sostegno’ all’esame del Governo e di prossima pubblicazione, si evidenzia la possibile cancellazione delle cartelle esattoriali con importo fino a 5mila euro e relative al periodo 2000/2015. Si estende inoltre tale tolleranza anche al bollo auto multe non pagate fino al 2015, purchè di importo inferiore a mille euro, per il quale omesso versamento deve essere accertato dall’Ente entro la fine del terzo anno successivo a quello del mancato pagamento. Ciò significherebbe stralciare e quindi azzerare, secondo il Governo, circa 60 milioni di cartelle. Una misura ritenuta eccezionale, altro ‘bazooka dalla potenza di fuoco’ che andrebbe a vantaggio di tutti contribuenti, persone fisiche, partite IVA e professionisti. Già in precedenza il Governo Conte si era adoperato a tali benedici, soffermandosi alla cancellazione dei ruoli fino a mille euro ed emessi dal 2000 al 2010. Tale procedura a parere dell’Associazione Tutela Impresa e rappresentata dal Presidente Cav.Rag. Giuseppe Tosoni, andrebbe letta in una altra ottica, cioè da un punto di visto più realistico e dalla parte del contribuente che sminuisce di molto la fumosa presentazione della ‘gradita regalia’. Infatti gran parte delle somme in questione sono già prescritte e nessuna somma con tale caratteristica dovrebbe essere pagata, soprattutto quelle riguardanti INPS (5 anni) e bollo e multe auto (3 anni), ivi comprese quelle superiori agli importi predetti, iscritti da a ruolo da oltre 10 anni. Pertanto il Dpcm in emanazione necessiterebbe di un maggior approfondimento e rettifica per raggiungere l’obiettivo politico prefissato. Inoltre si premette che l’attuale Governo con tale ‘bazooka’ cerca di recuperare il così detto ‘magazzino di imposte’ che dal 2000 al 2019 è rappresentato dalla gigantesca cifra di 955 miliardi, importo che non verrà mai recuperato, come attestato dal Direttore Nazionale dell’Agenza delle Entrate Ernesto Maria Ruffini e dai dati e calcoli emersi dall’analisi effettuata della Corte dei Conti. -153 mld = sono importo dovuti a ditte fallite -119 mld =da contribuenti deceduti ed imprese cessate -109 mld = da nulla tenenti - 69 mld = da pratiche giudiziarie sospese - 410 mld = riscossioni in corso con recuperi parziali - 80 mld = azioni di recupero respinte - 15 mld = rateizzazioni con valutazione sull’effetto recupero Ed ecco il secondo punto di vista, degno ancora di maggior attenzione. Ma tali cifre non dimostrano per l’ennesima volta che gli accertamenti fatti nel corso degli ultimi anni dal Fisco sono stati sproporzionati ed esclusivamente fantasiosi. Se gli stesso fossero stati coerenti e veritieri, i contribuenti avrebbero sicuramente pagato quanto richiesto. A tal riguardo si precisa invece che molti contribuenti, spesso non sono in grado neanche di opporsi e fare ricorso a tali ingiuste illazioni, in quanto i costi per tali difese sono spesso troppo elevati ( contributo unificato, spese dei professionisti), ai quali vanno aggiunti il pagamento anticipato di 1/3 delle maggior imposte accertate. Ad agevolare e promuovere tali ingiustizie sono sicuramente incentivanti anche i premi di produzione che l’Agenzia delle Entrate assegna a favore degli stessi Dirigenti (gestori di accertamenti) a raggiungimento annuale degli obiettivi, tra i quali indici c’è appunto il numero e l’entità degli accertamenti effettuati. Non è il caso di fare una dovuta necessaria riflessione e cominciare a ragionare su una valida ed opportuna riforma fiscale, dove magari si possa intravedere un ‘Fisco più amico’ come in quasi tutte le Nazioni Europee ed annullare le miriadi di leggi attualmente in vigore, molte delle quali addirittura emanate ante Repubblica. A questo punto molti contribuenti si augurano che veramente possa intervenire un Governo di ‘discontinuità’ e quindi attuare una sostanziale e valida riforma, a posto di questi pubblicitari interventi solo di carattere politico e di matrice esclusivamente pseudo assistenzialistica. L’Associazione Tutela Impresa ed i suoi aderenti, si augura quindi che si realizzi quanto prima un definitivo delle norme fiscali, rapportandole ad un più adeguato profilo amministrativo e burocratico.
"Conte incanta gli italiani con bei paroloni politici, ma dove sono i soldi promessi?": la riflessione di Giuseppe Tosoni
Il Cav. Rag. Giuseppe Tosoni, presidente dell'Associazione Tutela Impresa, interviene con un articolo a sua firma per commentare le misure economiche previste dal governo Conte per sostenere le imprese nella difficile situazione conseguente l'emergenza sanitaria del Covid-19. Di seguito il contenuto integrale dell'articolo: "Nella conferenza stampa del 26 aprile scorso il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, ancora una volta ha messo in atto un gioco illusionista. Con il suo ormai famoso bazooka di bei paroloni politici, cerca di incantare gli italiani scioccati, mostrandosi ancora una volta come il salvatore indiscusso ed indiscutibile della Patria. Ma scendendo da questo mondo teorico a quello pratico, si manifestano in maniera evidente le seguenti "anomale parvenze". Pur affermando che le pratiche pervenute all'Inps per la richiesta dei sussidi sono 11.000 (leggasi, invece di 11.000.000), recita il nostro ben amato Presidente, è proprio il caso di dirlo, "abbiamo gia' liquidato quasi 3.5 milioni di bonus da 600 euro...ed alcuni (!!) attendono ancora". All'apparenza sembrerebbe gia' riscossa dai richiedenti questa somma, ma all'atto pratico significa invece che verrà pagata - con molta probabilità - ma non si sa quando. Ma i restanti 7.5 milioni di richiedenti? Definiti assurdamente "alcuni ", che fine dovranno fare? Se ben ricordo, queste somme sarebbero dovute pervenire ai destinatari entro 48 ore dalla richiesta. E ancora, ha tuonato il Presidente Conte nel suo discorso: "L'Inps in un mese ha trattato una mole di lavoro (ricezione 11.000.000 richieste), corrispondente a quella trattata in cinque anni". Questa sì che è una situazione senza precedenti, che ci indica il modo in cui la pubblica amministrazione è abituata a lavorare. Se il lavoro di questo mese solitamente viene portato a termine in ben cinque anni, siamo messi proprio bene. Ma lo sforzo straordinario del Governo non si ferma qui, anzi ancora più evidente si rileva sui 450 miliardi di liquidità, destinati gia' da tempo all'immediato salvataggio delle attività titolari di partite iva. Infatti, è stato assicurato dalla medesima fonte, in data antecedente l'emanazione del D.L. n.23 dell' 08.04.2020, che in 24 ore le banche erano chiamate ad erogare. Altra storica farsa politica che ad oggi si contrappone al reale stato dei fatti, cioe' che soltanto circa 5.000 domande sono state presentate per i "facili " affidamenti fino a 25.000 euro. Considerando che le piccole imprese in Italia sono 4.3 milioni, si deduce che appena lo 0,06% sia stato in grado di adempiere alle miriadi di richieste di documenti, fatte dalle banche a tal riguardo. Ma queste fortunate aziende richiedenti penso non si siano neanche accorte, o hanno dovuto accettare in maniera estorsiva, il famoso punto 9) del modulo per la richiesta di garanzia, che recita testualmente: "ai sensi degli artt 46 e 47 del D.P.R. 445/2000 il sottoscritto, consapevole delle responsabilita' anche penali dichiara di essere a conoscenza e di accettare che, nei casi di revoca totale o parziale dell'agevolazione sarà tenuto al versamento al Fondo di un importo pari all'aiuto ottenuto (vale a dire il 100%) e delle ulteriori sanzioni". Cio' significa che una revoca parziale, magari di soli 100 euro, per aver nel frattempo corrisposto 24.900 euro, obbliga la ditta finanziata al versamento totale di 25.000 euro. A questo punto ci dobbiamo domandare, ma "questo sforzo fin qui straordinario" non era meglio fosse rappresentato con una "normale e tranquilla" operazione , magari condotta da piu concreti politici, con interessamento diretto delle aziende? Una doverosa censura merita, infine, lo schiaffo dato dal nostro Presidente - nell'ultima conferenza stampa - alle volenterose imprese italiane che, magari riconvertendo la propria attività nella produzione di mascherine, si sono viste applicare il tetto massimo di vendita a 50 centesimi a pezzo, prezzo peraltro non concordato con alcuna associazione di categoria. Molte aziende si sono rimboccate le maniche e con ammirevole coraggio, anziche' chiudere le pregresse attività, hanno deciso di affrontare l'insuperabile burocrazia con importanti investimenti, senza licenziare alcuna mano d'opera, vedendosi ora premiati con un'ennesima batosta tra capo e collo. Credo a questo punto che sia indispensabile un rinnovamento del mondo politico, che lasci ampio spazio decisionale a persone meno ambiziose, meno vanitose, magari senza alcun titolo di studio, ma con esperienze dirette nei vari ambiti, sopratutto maturate all'interno di aziende. Sicuramente potranno molto più concretamente sostenere i vari comparti produttivi senza "sforzi straordinari" o "bazooka di sorta".