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Economia Civitanova Marche

In arrivo la 'rottamazione quinquies': "Più ossigeno per contribuenti in difficoltà"

In arrivo la 'rottamazione quinquies': "Più ossigeno per contribuenti in difficoltà"

È attualmente al vaglio del Senato un Disegno di Legge destinato a essere incluso nella Legge di Bilancio 2026, che prevede una nuova forma di definizione agevolata dei debiti fiscali: la cosiddetta “Rottamazione Quinquies”. Si tratta di una misura che, se approvata, "potrebbe rappresentare una concreta opportunità per molti contribuenti in difficoltà economica, oltre a costituire un passo importante per lo smaltimento del cosiddetto 'magazzino fiscale', che ancora oggi ammonta a oltre 1.200 miliardi di euro di crediti non riscossi da parte dello Stato", fa sapere l'associazione Tutela Impresa.

La proposta prevede un’estensione dei tempi per il pagamento dei debiti fiscali fino a dieci anni, con un massimo di 120 rate mensili. A differenza delle precedenti edizioni della “rottamazione”, non è previsto il pagamento di una maxi-rata iniziale, rendendo così la misura più accessibile. Viene inoltre introdotta una maggiore flessibilità: si decade dal beneficio solo in caso di mancato pagamento di almeno otto rate, anche non consecutive. L’agevolazione riguarderà i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate – Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023.

L’Associazione Tutela Impresa (www.tutelaimpresa.org) accoglie con favore l’iniziativa, ma invita i contribuenti "a valutare attentamente la propria posizione prima di aderire alla nuova sanatoria. In particolare, è fondamentale verificare l’eventuale prescrizione o decadenza dei termini e controllare la validità delle notifiche relative a cartelle esattoriali o altri atti ancora sospesi".

A tal proposito, il presidente dell’associazione, Giuseppe Tosoni, richiama l’attenzione su una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20476/2025) che, in modo discutibile, "ha previsto l’obbligo di impugnare le intimazioni di pagamento anche nel caso in cui esse contengano richieste relative a somme ormai prescritte o a cartelle mai notificate. La mancata impugnazione, secondo la Corte, determinerebbe un effetto 'sanante' e una “reviviscenza” del debito, cioè una sorta di riattivazione del credito tributario, anche se originariamente viziato o nullo".

"Questa interpretazione - spiega -  rischia di creare una profonda disparità tra cittadino e Stato, poiché impugnare ogni atto – anche quelli manifestamente illegittimi – comporta costi rilevanti, tra contributo unificato e spese legali, che non tutti i contribuenti possono sostenere. La semplice inerzia, in molti casi dovuta alla difficoltà economica o alla mancanza di informazioni chiare, non può essere equiparata a un’assunzione di responsabilità da parte del cittadino e non dovrebbe autorizzare la riscossione di somme irregolarmente iscritte a ruolo".

 

Per questo, l’Associazione auspica un intervento chiarificatore da parte di altre sezioni della Corte di Cassazione o, se necessario, delle Sezioni Unite, affinché venga corretta quella che appare una pericolosa interpretazione giurisprudenziale a danno del contribuente.

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