L'episodio è avvenuto nella notte tra martedi e mercoledì quando alcune telefonate avevano allertato la sala operativa della Polizia Stradale segnalando un veicolo fermo nella corsia di sorpasso all'interno della galleria di Cupigliolo, nel tratto di superstrada compreso tra Colfiorito e Foligno.
Recatisi immediatamente sul posto, gli uomini della Stradale, sinceratisi che non vi fosse pericolo per la salute dell'occupante, provvedevano dapprima alla messa in sicurezza del tratto di strada con opportune segnalazioni agli utenti e poi procedevano all'identificazione dell'uomo.
Secondo le ricostruzioni l'uomo avrebbe imboccato contromano la superstrada non accorgendosi di nulla e una volta all'interno della galleria di Cupigliolo avrebbe avuto un guasto all'auto che si è piantata nella corsia di sorpasso.
Il conducente, in palese stato di alterazione psicofisica, si è poi rifiutato di sottoporsi alla prova dell'alcoltest collezionando quindi il ritiro della patente per guida in stato di ebbrezza, la denuncia alle autorità, il sequestro del veicolo, e la sanzione amministrativa per la guida nel senso di marcia contrario
Grazie alla sinergia tra le forze di polizia e la telerilevazione del traffico, si è potuto intervenire in una situazione di grande pericolo evitando che, anche a causa della scarsa visibilità, la situazione degenerasse con conseguenze per gli altri utenti della strada.
L'avvento delle tecnologie digitali ha portato notevoli cambiamenti in molti aspetti della nostra vita e in particolare nei modi di comunicare e socializzare. Se le app di messaggistica e i social rappresentano i luoghi virtuali in cui ciò si esprime maggiormente, in realtà altri ambiti sono stati influenzati in tal senso: ne è un esempio il mondo dei videogiochi. Ciò che un tempo era considerato un passatempo solitario e isolante, infatti, oggi ha assunto una dimensione sociale completamente nuova, aprendo nuove opportunità di socializzazione e connessione. Vediamo in che modo.
La nascita del multiplayer online
Uno dei principali cambiamenti apportati dalle tecnologie digitali è stata la possibilità di giocare online con altre persone provenienti da tutto il mondo. I giochi multiplayer online hanno rivoluzionato il concetto di socializzazione nei videogiochi, consentendo agli utenti di connettersi e collaborare o competere in tempo reale. In questo modo, la dimensione sociale dei videogame si è estesa al di là del semplice divertimento individuale, aprendo le porte a nuove amicizie e interazioni, come dimostra la nascita di vere e proprie community attorno ai titoli di maggior tendenza (vedi MOBA come Fortnite e League of Legends) e sulle piattaforme di casino, che hanno trasformato il modo stesso di intendere lo svago.
Nella sale digitali, per esempio, oltre alla possibilità di giocare ai passatempi più tradizionali sono state nel tempo introdotte nuove funzioni e contenuti informativi finalizzati a supportare curiosi e appassionati nell'utilizzo dei servizi e nell'apprendimento delle strategie e delle regole su cui si basa il gioco, come nel caso del calcolo dei punti che determina la graduatoria poker nelle diverse versioni disponibili. Questi elementi hanno permesso non solo di avvicinare nuovi giocatori ma anche di alimentare discussioni e confronti all'interno di forum specializzati, migliorando così l'aspetto della socializzazione.
La formazione di comunità di giocatori
Le tecnologie digitali hanno favorito dunque anche la formazione di comunità di giocatori online, i quali si sono organizzati in gruppi, clan o gilde, condividendo interessi comuni e obiettivi di gioco. Attraverso forum, chat e piattaforme di messaggistica, i gruppi si sono trasformati a loro volta in vere e proprie comunità virtuali, nelle quali i membri possono discutere strategie di gioco, scambiare consigli e condividere esperienze.
Le comunità di giocatori hanno creato uno spazio di socializzazione in cui i giocatori si sentono accolti e possono interagire con altre persone con cui condividono una passione comune.
La collaborazione e la competizione tra giocatori
Dal punto di vista dell'interazione sociale, i videogame online hanno aperto le porte a nuove espressioni, in cui la collaborazione e la competizione sono diventate elementi centrali. I giocatori possono unirsi per affrontare sfide comuni in modalità multiplayer cooperativa, stimolando la comunicazione e il coordinamento di squadra oppure sfidarsi in modalità multiplayer competitiva, mettendo alla prova le proprie abilità e cercando di superare gli avversari. Queste dinamiche sociali hanno contribuito a creare una vivace atmosfera di gioco, in cui i legami sociali si sviluppano e si rafforzano quotidianamente stimolando un confronto che pur partendo da un contesto ludico anima i rapporti sociali sul territorio virtuale.
L'ascesa dello streaming e del gaming professionale
Dallo scambio tra giocatori che potremmo definire "amatoriali", si è giunti negli anni a un altro cambiamento significativo nel contesto dei videogiochi, ossia l'emergere dello streaming e del gaming professionale. Attraverso piattaforme come Twitch, oggi i giocatori possono trasmettere le proprie sessioni di gioco in tempo reale, consentendo agli spettatori di seguire e interagire con loro attraverso la chat. Questa forma di intrattenimento ha ampliato ulteriormente la dimensione sociale dei videogiochi, creando una comunità di spettatori e fan che seguono i giocatori professionisti o semplicemente desiderano divertirsi e interagire con altri appassionati di giochi anche soltanto assistendo alle azioni di chi è più esperto, un po' come accade quando si guardano eventi sportivi di rilevanza nazionale e internazionale.
Lo streaming e il gaming professionale hanno dato vita a una nuova forma di socializzazione virtuale, in cui i giocatori possono connettersi con una vasta audience e condividere le proprie esperienze di gioco in tempo reale. Gli spettatori a loro volta possono commentare, porre domande e instaurare conversazioni con i giocatori tramite la chat, creando un senso di partecipazione e coinvolgimento.
La socializzazione oltre i confini virtuali
Le varie forme di socializzazione descritte nei punti precedenti vanno però anche oltre i confini virtuali dei videogame, facendoci comprendere come il digitale è spesso soltanto alla base delle nuove modalità di comunicazione e interazione tra persone. Servizi come Discord, per esempio, hanno permesso ai giocatori di creare gruppi di chat vocali o testuali per interagire con altri utenti anche al di fuori del contesto di gioco e ciò ha portato alla nascita di amicizie durature e di comunità ancora più solide, in cui i membri possono condividere non solo l'esperienza di gioco, ma anche altri interessi, hobby e discussioni più ampie.
Ciò dimostra che non sempre ciò che è virtuale deve essere inteso come qualcosa di immateriale e colpevole di allontanare le persone, ma che anzi un uso corretto della tecnologia può essere addirittura in grado di favorire l'interazione sociale, avvicinando chi ha interessi simili e abbattendo le barriere di ogni genere, un passo avanti di grande importanza che può solo fare bene se gestito mettendo al centro dell'attenzione gli individui.
Quando rivolgiamo i nostri pensieri alla possibilità, un giorno, di dover affrontare malattie, ricoveri o interventi chirurgici, paura e preoccupazione prendono il sopravvento, per la propria incolumità e per le conseguenze economiche e familiari che questi eventi potrebbero comportare.
In questi casi, è sempre bene tenere a mente che esistono diversi modi per preservare il benessere psicofisico e far fronte agli imprevisti della vita. Se per ciò che riguarda l’aspetto finanziario ci si può informare sui benefici derivanti dalla sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria, per tutti gli altri ambiti si possono mettere in atto delle strategie che fungano, in via preventiva, come preparazione per ciò che sarà.
Per chi, per esempio, si trovasse ad affrontare un intervento chirurgico di qualsivoglia natura, ecco una serie di consigli per vivere i giorni pre-operatori con serenità ed arrivare pronti ed informati al giorno dell’operazione.
1 . Fare sempre domande
Spesso la vita frenetica all’interno degli ospedali ci frena dal fare domande più approfondite rispetto alla natura degli interventi da affrontare, per la paura di “rubare” del tempo a medici e infermieri impegnati in quella o quell’altra emergenza. Questo è avvenuto soprattutto dopo il Covid, un periodo in cui personale sanitario e volontari erano stremati dal carico lavorativo a causa della pandemia.
Il consiglio, in ogni caso, è quello di prepararsi le domande da porre al proprio medico prima della visita pre-operatoria, in modo da tornare a casa con tutte le informazioni necessarie.
2 . Informare il personale sanitario
Se, da un lato, è necessario ricevere delle risposte esaustive riguardo il proprio stato di salute, d’altra parte anche il personale sanitario deve essere informato sulla storia clinica del paziente. Non dimenticare nulla: porta con te referti di visite mediche precedenti, così come analisi del sangue e tutto ciò che, seppur a tuo avviso non importante, può servire al tuo medico.
3 . Prepara la mente
Preparati psicologicamente all’operazione prendendoti cura della tua salute mentale. Medita ogni giorno, concentrati sulla respirazione, prenditi del tempo per te e per ciò che ti fa stare bene per promuovere il rilassamento.
4 . Prepara il corpo
Come la mente, così anche il corpo va preparato a ciò che dovrai affrontare. Se sei un fumatore, valuta la possibilità di smettere di fumare, se non in maniera permanente e definitiva, almeno nelle 48 ore che precedono l’intervento o per i giorni successivi. In questo modo aiuterai il sistema immunitario a rimanere saldo nel pre e post operatorio.
5 . Attento ai peli
Sebbene si possa pensare che rimuovere i peli possa facilitare il personale sanitario che troverebbe così “pulita” la parte del corpo su cui intervenire, operare con il rasoio potrebbe rendere più sensibile la pelle all’insorgere di infezioni.
6 . Regalati un bagno caldo
Non serve solo a promuovere il rilassamento, ma ti aiuterà anche a pulire bene il corpo in vista dell’operazione. Chiedi al tuo medico se può essere necessario intervenire anche con un sapone neutro ma antisettico.
7 . Mantieni una temperatura corporea mite
Secondo il National Institute for health and care excellence (NICE), i pazienti che si mantengono al caldo prima e dopo gli interventi chirurgici vanno incontro ad un minor rischio di contrarre infezioni rispetto a chi non segue questo accorgimento.
8 . Sii gentile con te stesso e con gli altri
Un’operazione può essere fonte di preoccupazione e stress. Sii sempre gentile con te stesso e non pretendere troppo né da te né dagli altri, anch’essi investiti di una grande responsabilità. Se necessario, rivolgiti ad un terapeuta per trovare il modo migliore di affrontare le tue preoccupazioni.
A pochi giorni dalla devastante alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna, la situazione è ancora lontana dall'essere rientrata sotto controllo. La commovente stretta di aiuti attorno alla popolazione in ginocchio prosegue, fra volontari accorsi da tutta Italia per spalare fango e donazioni per le persone colpite.
"Quello che appare dai social o dalla televisione non rende l’idea – racconta emozionato Mattia Morganti, di ritorno da Forlì con il gruppo di soccorritori partito da Pesaro (leggi qui) - macchine distrutte, case e strade allagate, ci vorranno anni per sistemare tutto. La situazione è drammatica, soprattutto se si pensa che tutta l’acqua si sta spostando verso il mare, con altre inondazioni in arrivo nelle zone di Ravenna. C’è ancora tanto bisogno di aiuto”.
Per cercare di comprendere la questione da un punto di vista più tecnico, dalle cause antropiche alle soluzioni nel breve e lungo termine, abbiamo raggiunto il professor Marco Materazzi, docente di idrogeologia all’Università di Camerino.
"L’alluvione in Emilia è diversa da quella di Senigallia dello scorso settembre: se la seconda era stata provocata da una grande quantità d’acqua caduta in poco tempo al termine di un lungo periodo di siccità, la prima è stata causata da diverse settimane di pioggia consecutive. Un evento più lungo e dal risultato comunque devastante: quando è arrivata la pioggia più forte ha trovato i terreni già saturati e i danni sono stati perfino maggiori".
"Si consideri poi che quelle aree, a livello di altitudine, si trovano al di sotto del livello del mare e che dunque l’acqua fa più fatica a defluire in mare- prosegue Materazzi - Per quanto riguarda le cause antropiche molto pare essere avvenuto per via del cedimento della rete di canali artificiali, non adeguatamente manutenuti o comunque inadeguati a reggere quella portata d’acqua".
"Il fatto che ci siano stati due eventi di questa entità in meno di un anno significa che la frequenza sarà sempre più alta: l’innalzamento delle temperature porterà sempre più fenomeni naturali violenti e dovremo imparare ad adattarci ad essi - spiega il docente -. La correlazione con il riscaldamento globale è ovvia, specialmente ora per i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, un mare chiuso che si è surriscaldato di più rispetto agli oceani negli ultimi anni".
"Per quanto riguarda le soluzioni, nel breve termine si parla come al solito di pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua, lavori che richiederebbero non più di qualche mese - continua -. Nel lungo periodo si sta discutendo di 'vasche di laminazione', naturali o artificiali, per far defluire le future piene. Si tratterebbe di riconsegnare alcune aree di naturale espansione al fiume, dove può fuoriuscire senza far danni, oppure di vere e proprie vasche di espansione costruite artificialmente con entrate modulate e argini. Questi interventi richiedono anni per essere praticati".
"Nella provincia di Macerata le aree a rischio sono quelle prossime ai fiumi Chienti e Potenza e ai corsi d’acqua in generale, soprattutto nei tratti medio bassi dei corsi d’acqua. Anche le zone interne non sono al sicuro in caso di forte pioggia. Le criticità sono uguali più o meno ovunque: se prima le piene erano ogni 50 anni, oggi possiamo aspettarcele ogni 5/10 anni - conclude Materazzi - Dobbiamo imparare a convivere con questa realtà, il problema non sparirà e rimarrà sempre un certo rischio residuo a prescindere dagli interventi preventivi".
"Ha lottato sino alla fine come sempre, adesso è in pace". Con queste parole l'amica Francesca Chaouqui ha annuncianto su Twitter la morte della giornalista, saggista Maria Giovanna Maglie, mancata questa mattina a Roma, all'ospedale San Camillo Forlanini.
La giornalista, nata a Venezia, si era trasferita a Roma nei primi anni '60. Laureata in Filosofia alla Sapienza, sino al 1987 aveva lavorato per l’Unità come inviata in America Latina, occupandosi di politica internazionale. Lasciata l’Unità per divergenze ideologiche con il Partito Comunista Italiano, nel 1989 fu assunta in Rai.
Nel 1990 fu inviata per il Tg2 allo scoppio della prima guerra del Golfo. Divenne poi corrispondente da New York fino al 1993. Seguirono varie collaborazioni con diverse testate, Il Giornale, Il Foglio, Radio Radicale, e Radio24. In seguito ha partecipato, da opinionista, a trasmissioni televisive di politica e intrattenimento.
Lei stessa aveva parlato dei suoi problemi di salute, iniziati alla fine del 2022: "Ero in tv, la notte della maratona elettorale, ospite a Quarta Repubblica (il talk show condotto da Nicola Porro, ndr). A un certo punto mi si è come spenta la luce. Ho avuto un malore che ho cercato di mascherare. Ho concluso il collegamento e poi ho spiegato che avevo bisogno di staccare. Non so nemmeno se ne siano accorti gli spettatori".
Seguì un delicato intervento al cuore con delle complicanze nel post operatorio, un lungo ricovero e problemi di salute che si sono susseguiti sino alla notte scorsa, quando è stata nuovamente ricoverata per delle complicazioni all'ospedale San Camillo Forlanini, dove è deceduta poche ore fa.
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, "Chiedilo all'avvocato". Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato maggiormente le problematiche relative alla responsabilità medica e nello specifico in ambito sportivo. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana, alla domanda posta da un lettore di Macerata che chiede: "Il medico sportivo può essere responsabile della morte di un atleta per infarto?"
A tal proposito risulta utile portare una recente vicenda risolta poi in Cassazione che ha riguardato proprio un atleta al quale era stato rilasciato il certificato di idoneità sportiva agonistica nonostante alcune anomalie riscontrate durante la visita specialistica cardiologica.
I giudici di merito hanno chiaramente evidenziato che già gli esiti degli Ecg avrebbero dovuto ingenerare nel medico il sospetto della sussistenza di una cardiopatia ischemica, per cui sarebbe stato necessario svolgere esami strumentali maggiormente specifici rispetto ad un semplice ecocardiogramma.
È stato correttamente sottolineato, pertanto, che, stante la presenza di elementi diagnostici indicativi con certezza di ischemia miocardica inducibile e di aritmie ventricolari complesse, il medico avrebbe dovuto astenersi dal rilasciare nel 2012 e nel 2013 il certificato di idoneità allo svolgimento di attività sportiva agonistica sulla base dei "Protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico".
Quanto alla sussistenza del nesso causale tra la condotta omissiva colposa e il decesso si è chiarito che, a fronte di un tracciato ECG patologico, il medico non avrebbe dovuto rilasciare il certificato di idoneità alla pratica agonistica bensì indirizzare il paziente ad una completa valutazione cardiologica, in modo da prevenire future aritmie.
L'omesso riconoscimento dell'idoneità alla pratica sportiva agonistica lo avrebbe indotto a non proseguire gli allenamenti intensi, idonei a provocare "una discrepanza ossigenativa su una parte del muscolo scheletrico".
Si è conseguentemente attribuita la morte dell’atleta, avvenuta per arresto cardiaco improvviso nel corso di attività sportiva, alla scarsa ossigenazione di una parte del tessuto miocardico - circostanza ascrivibile all'ischemia del miocardio non diagnosticata - aggravata dal superamento di una certa soglia di sforzo fisico, che aveva innescato le aritmie ventricolari maligne.
L'impiego esigibile della media diligenza e perizia medica avrebbe dovuto comportare, non già la superficiale diagnosi che aveva dato luogo al rilascio del certificato di idoneità sportiva, bensì l'effettuazione di esami maggiormente approfonditi che avrebbero evitato, con ampio margine di probabilità, la morte del predetto, la quale invece, avveniva improvvisamente durante l’attività fisica espletata.
In altri termini, i giudici di merito hanno accertato che la morte improvvisa dell’atleta poteva e doveva essere scongiurata mediante un diligente e oculato comportamento professionale del medico, per cui, quello diverso da lui tenuto, nel caso concreto, si palesava, sotto il duplice profilo della negligenza e dell'imperizia, colposo ed eziologicamente incisivo sul determinismo dell'evento mortale, avendo consentito l'automatica ammissione del soggetto all'attività sportiva, incompatibile con la sua situazione clinica.
Di contro, è razionalmente credibile che la sua morte sarebbe stata evitata, se non avesse svolto l'allenamento (Sez. 4, n. 38154 del 05/06/2009, R.C., Rv. 245781-2, secondo cui risponde di omicidio colposo il cardiologo, che attesti l'idoneità alla pratica sportiva agonistica di un atleta, in seguito deceduto nel corso di un incontro ufficiale di calcio a causa di una patologia cardiologia - nella specie, "cardiomiopatia ipertrofica" - non diagnosticata dal sanitario per l'omessa effettuazione di esami strumentali di secondo livello che, ancorché non richiesti dai protocolli medici, dovevano ritenersi necessari in presenza di anomalie del tracciato elettrocardiografico desumibili dagli esami di primo livello; Sez. 4, n. 18981 del 09/03/2009, Giusti, Rv. 243993).
Pertanto, in risposta al nostro lettore si può affermare che: "E’ responsabile di omicidio colposo il medico sportivo che rilascia un certificato di idoneità sportiva agonistica nonostante le riscontrate anomalie cardiache nell’atleta deceduto a seguito di infarto durante un allenamento" (Cass. Pen., Sez. IV, sentenza n. 20943/2023). Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
Continua l’impegno del Soccorso Alpino e Speleologico Marche nelle aree colpite dal maltempo a supporto della popolazione.
Numerosi gli interventi effettuati per soccorso o evacuazione, resi estremamente complessi da continue precipitazioni e smottamenti, in particolar modo nella zone extra urbane, in cui le strade sono tuttora interrotte per crolli e frane, impedendo il passaggio dei mezzi di soccorso.
Nelle prime ore della mattina di ieri, 20 tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico hanno cercato di raggiungere a piedi alcune case isolate nelle località dell'Appennino, ma il raggiungimento di queste non è stato facile per l’assenza di strade agibili.
Mentre in pianura, più precisamente a Cesena, da ieri notte operano più forze del Soccorso Alpino e Speleologico, tra cui una squadra marchigiana composta da 10 tecnici di Soccorso in Forra: uomini e donne specializzati in ambiente calamitoso allagato, che hanno provveduto al recupero di persone in abitazioni allagate, persone impossibilitate a muoversi e alla ricerca di dispersi.
Oggi, sul territorio, è presente una squadra di tecnici alpini, in supporto ai colleghi del Soccorso Alpino e Speleologico Emilia-Romagna. Le squadre presenti si coordinano con il dipartimento Protezione Civile, la Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna, il 118 e i Vigili del Fuoco.
Osmany Juantorena chiude in bellezza la stagione disputata fra Cina e Turchia: dopo la finale persa con lo Shangai, l’ex azzurro ha trionfato con lo Ziraat Bankkart per 3-1 contro l’Halkbank Ankara, conquistando il terzo titolo di fila per la propria squadra e tracciando un record assoluto nel campionato turco.
Osmany aveva già vinto in Turchia nella stagione 2013/2014 proprio nell’Halkbank Ankara, formazione che quest’anno ha eliminato la Lube Civitanova in Champions. Una vittoria che permette al campione di togliersi più di un sassolino dalla scarpa: ora lo sguardo è rivolto al domani per l’imminente ritorno nel campionato italiano con il Modena. Di seguito l’intervista a Juantorena.
Anzitutto complimenti per la vittoria del campionato. Che effetto fa vincere l’ennesimo titolo in carriera? “Sono molto contento. Dopo aver scelto di lasciare la Lube è stato un anno difficile: sono stato lontano dalla mia famiglia e anche in Cina non è andata bene. Ci tenevo tanto a portare a casa questo scudetto, avevo già vinto con l’Halbank e ripetere con lo Ziraat ha un valore enorme. È come vincere con l’Inter e poi con il Milan. Il fatto che Bankkart sia la prima squadra della storia turca a vincere tre scudetti di fila, poi, mi riempie d’orgoglio, specialmente pensando che Ankara era la favorita”.
Il campionato turco è sempre più quotato. Che differenze hai trovato dal punto di vista tecnico con la Superlega? “Il campionato turco è buono e di qualità, appena sotto a quello italiano come dimostrato dal match fra Civitanova e Ankara. Qui ci sono tanti stranieri che fanno la differenza e alzano il livello, però l’Italia rimane su un gradino più alto da un punto di vista tecnico e tattico”.
Domani Trento e Civitanova si sfidano per lo scudetto. Immaginavi di vedere la Lube tornare subito in finale scudetto dopo la rivoluzione estiva? “Nessuno si aspettava di vederli in finale. Quando erano sotto 2-0 con Verona li avevo dati per spacciati, e deve essere stata una sorpresa anche per loro riuscire a rimontare. Meritano di essere lì, hanno continuato a giocare bene anche con le spalle al muro. Mando a loro un grande in bocca al lupo”.
Tu sei un doppio ex, dove pende di più il tuo cuore? Trento o Civitanova? “Nonostante ci sia qualche ruggine con la proprietà della Lube dopo la rottura dell’anno scorso, vorrei che vincessero comunque i cucinieri. Abbiamo passato sette anni insieme e se saranno loro a vincere faranno la storia della pallavolo italiana conquistando il quarto scudetto di fila. Un bel traguardo che gli auguro di raggiungere”.
Infine una domanda sull'immediato futuro, un ritorno in Italia è immaginabile? “Stavo per rinnovare qui in Turchia quando è arrivata all’ultimo una chiamata importante dall’Italia: dal prossimo anno entrerò fra le fila del Modena. Non potevo rifiutare l’offerta, ero troppo curioso di tornare per questa nuova avventura.
Se c’è una piattaforma capace di accontentare gli utenti a seconda dei loro gusti, quella è sicuramente Netflix. L’importante servizio di streaming è una miniera d’oro per chiunque ami passare le serate a vedere i grandi cult della cinematografia mondiale oppure le nuove uscite. Al giorno d’oggi diamo ormai per scontata la sua presenza, in quanto nel giro di pochissimo tempo ha saputo colonizzare le nostre vite, diventando un passatempo imprescindibile, al punto che tutti hanno un abbonamento Netflix.
Il suo catalogo è immenso, ricco di esclusive e di vecchie pellicole, ma pochi sanno che in realtà il catalogo cambia da Paese in Paese, quindi quello che trovi in Italia non è detto che ci sia nella versione statunitense. Per poter vedere ciò che offrono o ti colleghi dagli Stati Uniti o usi la migliore VPN in circolazione, che ti consente di restare comodamente seduto nella tua città italiana, ma di essere con il pc dall’altra parte del mondo.
Questa è soltanto una delle curiosità sul mondo Netflix che sono presenti sul web. Se ne vuoi scoprire altre continua a leggere l’articolo!
La nascita di Netflix e il suo nome curioso
Netflix è stato fondato nel 1997 da Reed Hastings e Marc Randolph. Inizialmente, i fondatori si sono concentrati su un servizio di noleggio di DVD per posta, che consentiva ai clienti di ricevere comodamente a casa il film scelto. Il concetto di base era quello di eliminare la necessità di recarsi fisicamente in un videonoleggio oltre che di togliere da mezzo le fastidiose multe per le consegne in ritardo ed è proprio da una multa che nasce l’idea dell’azienda.
Tuttavia, nel corso degli anni, i fondatori hanno compreso l'importanza di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e di offrire un'esperienza di streaming online. È così che Netflix è diventato un servizio di streaming leader nel settore dell'intrattenimento. C’è, però, da chiedersi: perché il nome Netflix? La scelta è sicuramente interessante e particolare, in quanto inizialmente si chiamava "Kibble", ma i fondatori volevano qualcosa di più evocativo. Il nome "Netflix" è stato scelto per richiamare l'idea di un "network" televisivo su Internet, con una vasta selezione di contenuti disponibili per gli abbonati. Proprio com’è adesso.
Il giorno più popolare per lo streaming
Il venerdì è universalmente considerato come il giorno in cui le persone si preparano per il weekend e si rilassano, poiché il giorno successivo non si lavora. E cosa c'è di meglio che rilassarsi sul divano e guardare i propri programmi preferiti? Netflix ha rilevato che il venerdì sera è il momento in cui molti utenti trascorrono più tempo a guardare serie TV e film. L'idea di immergersi in un mondo di intrattenimento e avventure prima del fine settimana sembra essere particolarmente allettante per molti abbonati.
Una delle ragioni per cui il venerdì è così popolare potrebbe essere il fatto che molte nuove uscite di serie TV o film avvengono proprio in quel giorno. Gli utenti di Netflix attendono con ansia l'arrivo di nuovi episodi delle loro serie preferite o di film molto attesi, creando un'atmosfera di attesa e coinvolgimento che li porta ad aspettare con ansia il prodotto.
La spesa di Netflix per i contenuti
Lo sappiamo, Netflix è principalmente famoso per i suoi contenuti e le grandi librerie che rendono indecisi i tantissimi utenti. Chiaramente l'acquisizione di tutti questi contenuti richiedono un investimento significativo da parte dell'azienda. Nel corso degli anni, Netflix ha dedicato miliardi di dollari per fornire una varietà di opzioni di streaming ai suoi abbonati, soddisfacendo ogni singolo gusto.
Nel 2018, Netflix ha speso circa 12 miliardi di dollari per contenuti originali. Questo enorme investimento è ciò che consente a Netflix di produrre serie come "Stranger Things", "The Crown" e "Ozark", che hanno ottenuto un grande successo di critica e di pubblico. Inoltre, l'azienda acquisisce anche i diritti di distribuzione di film e serie TV provenienti da altre fonti, ampliando così la sua libreria di contenuti disponibili.
Il budget speso da Netflix per i contenuti riflette il suo impegno nel fornire un'ampia gamma di opzioni di intrattenimento di alta qualità ai suoi abbonati. Questo investimento massiccio consente all’azienda di competere sul mercato dello streaming e di attirare talenti di prim'ordine nel settore dell'intrattenimento.
Il logo di Netflix e il suo famoso suono
Da cosa si riconosce un’azienda? Ovviamente dal logo. Si tratta della caratteristica essenziale per ogni tipo di attività e che consente di essere riconoscibile in ogni parte del mondo. Il logo Netflix ha avuto una serie di modifiche nel corso degli anni: è passato dal solo testo “Netflix” color rosso su sfondo bianco ad un testo rosso acceso con sfondo bianco.
Ma ciò che rende ancora più riconoscibile Netflix è il famoso suono che viene riprodotto quando accedi al servizio. Questo suono è noto come "TUDUM" ed è stato creato appositamente per l'azienda. È un breve jingle di circa un secondo che si sente quando si apre l'app o si accede al sito web di Netflix. Il suono è diventato così iconico che è stato adottato come nome per l'evento annuale di presentazione dei nuovi contenuti di Netflix, chiamato "TUDUM: A Netflix Global Fan Event".
Prevenire i rischi e garantire che vi sia un ambiente di lavoro sicuro richiede un approccio a tutto campo e la cooperazione tra tutti i membri dell’organizzazione. Per approfondire la questione della sicurezza sul lavoro, è essenziale comprendere la differenza che intercorre tra rischio e pericolo.
Un rischio è rappresentato dalla probabilità che un determinato evento si manifesti e causi danni mentre il pericolo si riferisce a una situazione potenzialmente dannosa per la salute e la sicurezza. Prevenire i rischi sul posto di lavoro permette anche di fare si che il pericolo non si manifesti, proprio per questo esistono diverse strategie che tutte le imprese possono adottare per garantire un luogo di lavoro sicuro e privo di incidenti, in azienda deve poi essere preposto un responsabile capace di identificare rischi e pericoli, identificare le misure di sicurezza, preventivare le loro messa in atto.
I fattori determinanti per prevenire i rischi e i pericoli sul luogo di lavoro
Per mantenere un luogo di lavoro che sia sicuro e prevenga quelli che possono essere i rischi di incidenti, è fondamentale che vi sia un’adeguata formazione e istruzione a livello aziendale su quelle che sono le norme di sicurezza e le procedure standard operative da portare avanti, solo in questo modo è possibile fare in modo che i lavoratori capiscano quali sono i potenziali pericoli e rischi e sappiano gestirli in modo sicuro.
In secondo luogo, le aziende possono implementare controlli di sicurezza, come l'uso di equipaggiamento di protezione individuale (EPI) e la manutenzione regolare delle attrezzature e dei macchinari. Questi controlli aiutano a ridurre il rischio di incidenti sul lavoro e proteggono i dipendenti dalle conseguenze negative.
Distinguere tra rischio e pericolo
L’esatta definizione di pericolo e rischio rappresenta un aspetto fondamentale per la gestione della sicurezza sul lavoro e il decreto legislativo 81/2008, proprio per questo, li distingue in modo netto. Il pericolo è un proprietà intrinseca di un qualsiasi fattore che può causare danni e danneggiamenti mentre, invece, il rischio rappresenta la probabilità che un determinato pericolo si manifesti e causi danni in determinate condizioni.
Il pericolo si può eliminare solo eliminando l’agente di pericolo stesso mentre il rischio dipende dalla combinazione di determinati fattori ed è per questo che devono essere creati protocolli standardizzati che li evitino.
La valutazione del rischio
I processi di analisi e stima che costituiscono la valutazione del rischio sono di fondamentale importanza sul luogo di lavoro poiché hanno lo scopo di identificare e documentare tutti i possibili pericoli presenti in uno specifico ambiente di lavoro. In questo modo analizzandone quelle che sono le probabilità di accadimento e l’entità del danno che ne consegue è possibile adottare le misure necessarie per ridurre i rischi sul luogo di lavoro e poi stabilire una programma completo di implementazione.
La valutazione dei rischi, come definita dall'art. 2, comma 1, lett. q) del D.Lgs. 81/2008, ha come obiettivo primario quello di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, individuando le misure di prevenzione e protezione adeguate e sviluppando un programma di miglioramento delle condizioni di lavoro nel tempo. Sebbene il metodo di calcolo del rischio non sia specificato per legge è bene specificare che può variare in base alle caratteristiche del ciclo produttivo.
Tuttavia, qualsiasi metodo venga adottato, deve essere idoneo all'individuazione di misure di riduzione del rischio coerenti con il tipo di attività svolta. Di solito, la valutazione del rischio avviene attraverso l'attribuzione di parametri discreti alla probabilità e alla gravità degli eventi legati al pericolo in esame.
La definizione delle fasce di rischio
Una volta determinati i rischi è possibile classificarli secondo uno schema preciso ovvero:
- Rischio molto basso: il rischio presente non richiede alcun intervento e può essere considerato accettabile;
- Rischio basso: i pericoli potenziali sono insignificanti o controllabili e le azioni correttive possono essere valutate in fase di programmazione e pianificazione dei lavori;
- Rischio medio: è un livello di rischio che richiede l'attenzione del datore di lavoro e deve essere tenuto sotto controllo. Sono necessari interventi tecnici, organizzativi o procedurali per ridurre il rischio, da programmare nel medio termine;
- Rischio alto: è un livello di rischio non accettabile che richiede interventi tempestivi per risolvere il problema;
- Rischio molto alto: è un livello di rischio non accettabile che richiede l'interruzione immediata dell'attività lavorativa e l'adozione di misure urgenti per eliminare il rischio.
Risale a questa mattina il ritrovamento del corpo senza vita di Stefano Mastropietro nella sua abitazione sita in via via Niobe, zona Morena periferia sud di Roma. Il 44enne era il padre di Pamela Mastropietro, la giovane di 18 anni violentata, uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata.
Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo è stato trovato dagli agenti di polizia intervenuti, riverso a terra nel proprio sangue. Il decesso risalirebbe a diversi giorni prima. Sono in corso gli accertamenti delle forze dell'ordine che ad ora hanno ipoizzato un malore come causa del decesso con conseguente caduta. Il magistrato ha comunque disposto l'autopsia per vagliare ogni possibile opzione.
"Almeno tu ora puoi riabbracciarla! Vi mando un grandissimo abbraccio angeli. Amore di mamma, accogli il tuo papà tra le tue braccia". Questo l'ultimo saluto di Alessandra Verni sul proprio profilo Facebook, ex moglie di Stefano e madre di Pamela.
Fino al 15 maggio sono aperti degli spazi utili alla prevenzione e alla diagnosi della salute femminile. Si tratta di una iniziativa promossa da Fondazione Onda e il partner Amica delle donne di Prodeco Pharma.
L’iniziativa ha avuto origine il 15 aprile e si conclude il prossimo 15 maggio. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la cura del sé attraverso una ricerca di benessere a 360 gradi, nonché a una maggiore attenzione dell’ambiente in ordine di sostenibilità sociale.
Ma soprattutto coinvolgere l’universo femminile a fare presa con maggiore consapevolezza nei confronti delle tematiche istituzionali, sanitarie e assistenziali, sociali e scientifiche-accademiche.
Un obiettivo audace che mira a elargire dei Bollini Rosa ai nosocomi che si distinguono per il loro virtuosismo in ottica della salute al femminile. Sebbene,questo sia solo un punto di inizio a cui seguiranno altre iniziative.
In che cosa consiste l’iniziativa e perché va seguita
L’iniziativa non è solo di ordine didattico e informativo, bensì mira a coinvolgere le donne attraverso un piano ben strutturato di servizi gratuiti di tipo clinico e diagnostici.
All’interno vengono conteggiati esami e visite nei sopracitati ospedali che vantano i Bollini Rosa. Si tratta perlopiù di esami strumentali, di visite specialistiche e altri servizi gratuiti, i quali vengono sostenuti da un'offerta più generalizzata.
Inparticolare, attività quali farmacie, parafarmacie ed erboristerie Amica delle Donne, sempre in collaborazione con Prodeco Pharma, offrono delle promozioni mirate. In tal senso le utenti potranno richiedere esami, indagini cliniche, consulenze alimentari e altre attività diagnostiche.
nfine, non manca un programma di scontistica riservata all’iniziativa. Difatti, presso i vari punti vendita dislocati sul territorio si può godere di molteplici promozioni, nonché di uno sconto pari al 20% per quanto riguarda l’acquisto di un protocollo di prevenzione.
Prevenzione e la diagnosi: un impegno lungo una vita
Oltre all’iniziativa valida fino al 15 maggio, nei prossimi mesi sono già fissati altri appuntamenti degni di nota. Per esempio, durante i mesi di giugno e di luglio, avrà luogo la campagna informativa “Serena d’Estate”.
La finalità è quella di sensibilizzare le donne nei confronti di quelle problematiche stagionali che si manifestano all’insorgere del periodo estivo. Con l’occasione verranno forniti degli utili suggerimenti e verranno fatte delle promozioni speciali per acquistare dei prodotti sostenibili ed efficaci.
Invece a novembre, sempre in collaborazione con la Fondazione Onda si terrà un altro H-Open Week incentrato sulla Giornata contro la violenza sulle donne. Prodeco Pharma si dispone come sempre al fronte, manifestando i suoi intenti sul network di Amica delle donne.
Anche in questa occasione si avrà la possibilità di discutere e di fare dibattito intorno a un problema di ordine sociale, che pare essere sempre più diffuso. Proprio per questo motivo è necessario ampliare l’attenzione nei confronti dell’argomento.
Fondazione Onda, Prodeco Pharma e il network Amica delle donne contribuiscono a formare una rete di interazioni nel mondo femminile, al fine di promuovere convegni, info point e luoghi di riferimento in cui le donne possano essere ascoltate e soprattutto essere sostenute. Un mondo ideale in cui tutti vorremmo farne parte, non solo alcune volte all’anno, bensì lungo tutta la nostra esistenza.
Haaland contro Osimhen, le loro prestazioni sembrano confermarlo: almeno per il momento, quella per il titolo di attaccante più forte d’Europa sembra una corsa ben definita. La sfida tra numeri 9 vede da un lato il nuovo re dei marcatori in Premier League e dall’altro il capocannoniere della Serie A.
Domenica 30 aprile il norvegese classe 2000 ha messo a segno la sua 50esima rete stagionale. Un gol pesantissimo che gli ha permesso di agguantare Cole e Shearer, finora detentori del record di gol stagionali nel massimo campionato inglese. Dall’altro lato, il nigeriano del Napoli viaggia a medie ben più inferiori, ma ha trascinato gli azzurri alla vittoria del terzo scudetto della loro storia, contro ogni pronostico anche se non ha influenzato più di tanto quote della Champions League con i partenopei fuori dalla competizione. Chi è più forte, dunque, Haaland oppure Osimhen? In una intervista sui migliori attaccanti secondo Pampa Sosa, l'ex Napoli ha provato a dare una risposta.
Una sfida a colpi di gol
Guardando ai freddi numeri, che però dicono molto sulle performance di un attaccante, sembra non esserci storia. Il titolo di miglior marcatore di Premier in una singola stagione è di Haaland anche se questa non può ancora dirsi conclusa. Ma non solo: l’ex Borussia Dortmund ha sfondato il muro dei 50 gol in tutte le competizioni, diventando il primo giocatore di un club inglese a riuscirci dal 1931. Un record che, come confermato dal suo allenatore Pep Guardiola, “era talmente vecchio che Churchill non era ancora primo ministro”.
Anche le statistiche per la Scarpa d’Oro parlano chiaro: Haaland è ormai ad un passo dal vincerla. L’unico rappresentante della Serie A per questo trofeo individuale è proprio Osimhen. Il 24enne ha già siglato 26 reti nel 2022/2023: nel mirino ci sono i 30 gol con il Napoli. In stagione, Osimhen ha messo la sua firma in otto partite consecutive: neanche a dirlo, un primato per un calciatore azzurro. I numeri di Haaland sembrano inarrivabili, ma l’ex Lille sembra su quella scia. L’unico che nei prossimi anni potrebbe insidiare il trono di bomber mondiale sembra proprio Osimhen.
El Pampa Sosa su Haaland: “Per adesso è irraggiungibile”
Proprio quello sugli attaccanti più forti d’Europa è uno degli argomenti principali dell’intervista di Fulvio Collovati a El Pampa Sosa. Tra nomi come Lewandowski, Benzema e Vlahovic, l’ex attaccante del Napoli sembra non avere dubbi. “In questo momento Haaland è superiore a tutti, fa paura”.
Osimhen è davvero tanto lontano da certi livelli? El Pampa si dice sicuro che Osimhen faccia “altrettanto paura”, che sia “verso quella strada”. Attualmente, però, Haaland sembra quasi irraggiungibile: “È veramente forte, un animale, capisce dove può cadere il pallone... Sembra un robot”.
Di centravanti promettenti, insomma, il Vecchio Continente sembra essere pieno. L’Italia, tuttavia, fa fatica a scoprire un numero 9 a cui affidare le sorti dell’attacco. A tal proposito, El Pampa elogia Retegui (“Fa gol, è quella la cosa importante per un attaccante”) ma sottolinea le difficoltà del campionato italiano e dei suoi difensori. “Vedo errori da parte di difensori che hanno una posizione del corpo continuamente sbagliata. Si cerca di fare il compitino. Vedo che gli attaccanti arrivano in zona gol facilmente”. Che sia per questo che i nostri bomber segnano più in Serie A che nelle competizioni intercontinentali? Sosa sembra non avere dubbi e lancia una provocazione: “Se io avessi l’opportunità di fare gol oggi farei tranquillamente tra i 18 e i 20 gol a stagione. Senza rigori”.
L'azione dei prezzi del Nasdaq 100 suggerisce un rinnovato interesse per i titoli tecnologici statunitensi. Una notizia di un certo rilievo, in termini di borsa valori e di investimenti, visto che durante gli ultimi 12-18 mesi l'indice tecnologico aveva ottenuto ricavi modesti, per non parlare di un trend negativo che è durato per la maggior parte dell'anno da poco concluso. Ora però i guadagni del Nasdaq contrastano nettamente con le prestazioni relativamente deboli quest'anno degli indici statunitensi S&P 500 e Dow Jones Industrial Average (Wall Street 30), suggerendo che si è verificata una certa rotazione settoriale.
Cos'è il Nasdaq 100? Il mercato azionario del Nasdaq è un mercato globale per la compravendita di titoli. Fondato nel 1971 dalla National Association of Securities Dealers (NASD), il Nasdaq ha introdotto un sistema di trading computerizzato che ha permesso di effettuare transazioni rapide e trasparenti. La definizione di questo nuovo standard ha attirato le aziende tecnologiche emergenti, come Apple, Amazon, Google, Microsoft, Oracle, Intel e altre, a essere quotate per il trading di azioni pubbliche. Si tratta dell'indice azionario legati a quei titoli che fanno parte del settore tecnologico avanzato.
L'indice Nasdaq 100, dopo essere stato in perdita nel 2022, è riuscito a produrre guadagni di prezzo a due cifre entro il primo trimestre del 2023. Questi guadagni sono in netto contrasto con le performance relativamente deboli quest'anno degli indici statunitensi S&P 500 e Dow Jones Industrial, appena nella media sul lungo periodo. Il fallimento degli sportelli finanziari più piccoli Silvergate, First Republic e Silicon Valley Banks, ha suscitato timori per una mini crisi bancaria che ha portato alla debolezza delle banche più grandi che costituiscono alcuni dei componenti dell'indice S&P 500 e Dow Jones Industrial. A sua volta, c'è un suggerimento che ora stiamo assistendo a una rotazione settoriale da parte degli investitori verso i titoli tecnologici trovati all'interno dell'indice Nasdaq 100.
Confronto della forza relativa: Nasdaq 100 vs S&P 500
Nel 2022 il Nasdaq 100 ha costantemente sottoperformato il Dow, mentre nel 2023 tale tendenza sembra essersi invertita. Come evidenziato nei mesi scorsi, la media mobile semplice a 50 giorni (50MA) (linea verde) ha recentemente superato la media mobile semplice a 200 giorni (200MA) (linea blu). Questo crossover della media mobile è comunemente indicato come la "croce d'oro" in termini di analisi tecnica. Il suggerimento è che segna l'inizio di una nuova tendenza al rialzo a lungo termine in un mercato, in questo caso il Nasdaq 100. Mentre abbiamo visto alcuni guadagni a breve termine da seguire nell'indice, il Nasdaq 100 ora commercia anche in territorio di ipercomprato. Il segnale di ipercomprato suggerisce che i seguaci del trend che cercano un ingresso lungo potrebbero avere l'opportunità di farlo attraverso un pullback dei prezzi a breve termine o un consolidamento laterale.
Meta, Tesla e Nvidia hanno effettuato un poderoso avvio per quanto riguarda questo 2023. In un'analisi azionaria statunitense più ampia, i titoli tecnologici hanno spinto al rialzo indici come l'S&P 500, mentre i titoli rimanenti in generale hanno avuto difficoltà a recuperare il ritardo. Volendo isolare le performance del prezzo delle azioni dei titoli tecnologici per il 2023, analizziamo i dati di Meta, Nvidia e Tesla. È probabile che gli utili e la forward guidance di Tesla abbiano un effetto sull'indice data la sua importanza e l'aumento di circa il 50% quest'anno.
Analizzando inoltre i dati del titolo tecnologico Netflix, la nota piattaforma di streaming video, bisogna porre l’attenzione su un rispettabile apprezzamento del 12,8% dall'inizio dell'anno non è andato altrettanto bene quest'anno con entrate che dovrebbero battere la stampa del quarto trimestre, ma si prevede che la redditività subirà un duro colpo con gli analisti che prevedono un calo dell'EPS a $ 2,86 da $ 3,53.
La stagione degli utili avrà un impatto sui mercati azionari poiché l'indice è una funzione dei prezzi delle azioni e i prezzi delle azioni sono influenzati dal futuro contesto economico. Pertanto, i mercati rimarranno concentrati sull'attuale rapporto sugli utili, ma terranno anche d'occhio la forward guidance relativa alle prospettive economiche e all'inasprimento delle condizioni finanziarie, che in genere non favorisce i titoli in fase tendenzialmente rialzista.
Per ora, la recente compressione dei prezzi tra 12.950 e 13.350 potrebbe essere sintomatica della perdita di slancio dell'indice, aprendo la porta verso un pullback a breve termine. Che cos'è un pullback? Un pullback è una pausa temporanea o un calo della tendenza generale di un asset. Il termine è talvolta utilizzato in modo intercambiabile con il termine "ripiegamento" o "consolidamento".
Un altro fattore di supporto per un possibile trend ribassista è la divergenza negativa che è apparsa sull'RSI, evidenziando un massimo più basso sull'indicatore mentre i prezzi hanno raggiunto un massimo più alto. Il supporto attualmente si trova a 12,950 con una mossa considerevole necessaria per raggiungere il prossimo livello significativo di 12.250.
Il 29 aprile intorno alle 18.30 alcuni testimoni hanno visto un ultraleggero precipitare nella Val Torre (Udine): a perdere la vita nel drammatico incidente il capitano dell'Aeronautica Alessio Ghersi, pilota in servizio presso il 313 gruppo addestramento acrobatico “Frecce Tricolori” originario di Domodossola. A bordo anche un parente dell'uomo, anch'egli deceduto nello schianto. I testimoni che hanno lanciato l'allarme al numero unico per le emergenze nell'immediatezza del fatto, hanno raccontato di aver visto il velivolo precipitare avvolto da una nuvola di fumo sprigionatasi dopo una fiammata o un'esplosione. Il pilota delle Frecce Tricolori, 34enne una moglie e due figli piccoli, recentemente aveva preso parte alla sua quinta stagione acrobatica con la pattuglia nazionale. Ghersi avrebbe concluso il tradizionale periodo di addestramento della formazione proprio oggi a Rivolto. L'evento, che si sarebbe dovuto tenere per l’apertura della stagione acrobatica, è stato sospeso dall'Aeronautica Militare in segno di lutto. Sarà ora la procura di Udine e l'Agenzia nazionale per il volo a dover accertare le cause dell'incidente aereo in cui ha perso la vita il pilota di Domodossola.
Parlare del fenomeno degli hikikomori è complesso a prescindere dall’angolatura da cui lo si guarda. In primo luogo, si tratta di una realtà molto recente in Italia, poco conosciuta e ancora molto stigmatizzata; in secondo luogo, si tratta di una condizione per sua natura difficile da individuare. Hikikomori è infatti chi decide di ritirarsi dalla società volontariamente, rifiutando ogni forma di interazione e, dunque, di aiuto. A nulla è servito cercare la sponda dell’amministrazione comunale di Macerata, priva di qualsiasi dato e non in grado di fornire supporto nelle ricerche.
L’unico studio che ad oggi è riuscito a raccogliere statistiche concrete sulla situazione italiana è quello del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con il Gruppo Abele: su un campione di oltre 12.000 studenti fra i 15 e i 19 anni, è emerso che il 2,1% attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori (stimati quindi 54mila studenti su scala nazionale); "il 18,7% degli intervistati afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44mila ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67mila giovani) sarebbero a rischio grave".
Va sottolineato infatti che i più colpiti sono i giovani in età adolescenziale che, carichi di una sfiducia generale verso il mondo e verso il futuro, sviluppano questa forma di disagio adattivo che si traduce in un ritiro sociale volontario. La pressione del giudizio sociale esteso a ogni ambito della personalità individuale, il rifiuto di una società ingiusta ed immorale, la fuga dalle ansie, dal senso di inadeguatezza e dalla vergogna, sono fra le prime cause dell’isolamento degli hikikomori. Non è sempre facile convincere chi, nelle sue elucubrazioni, rimane lucido e razionale, pur sovrastimando paura e rischio.
Se a ciò si aggiunge un’incomunicabilità di fondo con le generazioni precedenti, spesso incapaci di comprendere adeguatamente la situazione e intervenire correttamente, ecco che il quadro appare più chiaro. Il rapporto con la famiglia segue spesso un pattern in linea con il vecchio modello patriarcale: una madre iperprotettiva e molto ansiosa a cui viene delegata la maggior parte dell’onere educativo, e un padre autoritario e distante emotivamente.
«“Hikikomori" è un termine coniato in Giappone che letteralmente significa "porsi in disparte", "isolarsi", "ritirarsi"». A parlare è Valeria Tinti, psicologa e psicoterapeuta referente nelle Marche per l’associazione nazionale "Hikikomori Italia". «L'aspetto centrale è un forte disagio sperimentato nei contesti sociali e il desiderio irresistibile di evitarli; ciò innesca un processo che può portare con tempi e modalità variabili all'isolamento fisico vero e proprio, anche se non necessariamente si raggiunge questa condizione più estrema. Non di rado infatti la persona riesce a mantenere gli impegni di studio o lavoro e anche una minima vita sociale, ma questo le provoca comunque sofferenza».
Facciamo chiarezza: cosa significa esattamente "hikikomori"? Rientra nello spettro delle malattie mentali? «La condizione hikikomori non è riconducibile a nessuna psicopatologia riconosciuta. Tale condizione non andrebbe confusa con i sintomi di una depressione grave o di una psicosi, inoltre non si tratta di una dipendenza patologica, in questo caso infatti l'uso di Internet e delle tecnologie rappresenta una compensazione rispetto alla mancanza di relazioni e si può considerare un fattore protettivo in quanto salvaguarda un minimo di interazione con il mondo esterno».
In Italia quando si è iniziato a prendere consapevolezza del fenomeno? C’è sempre stato e ora è aumentato o è una problematica nuova? «In Giappone la comparsa e la prima diffusione del fenomeno risalgono alla fine degli anni 80, mentre in Italia i casi riscontrati sono più recenti. Come ogni altro sintomo, la tendenza all'isolamento sociale volontario è la forma esteriore attraverso la quale si manifesta un malessere interiore e relazionale ed è condizionata dal contesto sociale e dall'epoca storica in cui si presenta. La cultura di appartenenza influenza strettamente le forme sintomatiche che il malessere delle persone utilizza per esprimersi, pertanto in società e in epoche differenti hanno particolare diffusione sintomi specifici. Il ritiro sociale volontario oggi sembra rappresentare una delle modalità di elezione attraverso le quali si manifesta la difficoltà delle persone a crescere all'interno del sistema sociale di stampo occidentale, a partire dal piccolo gruppo sociale che rappresenta la famiglia fino ai gruppi sociali più allargati».
Quali possono essere le cause per l’isolamento volontario e quali le soluzioni? «Alcuni fattori riguardano la società odierna e le forti pressioni che esercita sugli individui verso la realizzazione sociale, imponendo standard prestazionali elevati ed alti livelli di competizione. Questi aspetti possono mettere in difficoltà chiunque ma alcune persone, per fragilità personali legate alla propria storia, al sistema familiare e ad esperienze negative con il gruppo dei pari (per esempio essere vittima di bullismo), giungono a non tollerarli e pertanto rinunciano a perseguire qualunque obiettivo di realizzazione sociale, ritirandosi dai giochi. Per cercare di abbordare il problema, anche quando come spesso accade le ragazze e i ragazzi isolati rifiutano di intraprendere una psicoterapia in prima persona, occorre partire dal sensibilizzare gli ambienti di vita che la persona frequenta o frequentava, innanzitutto la scuola, e da un percorso di supporto o di psicoterapia per i genitori. Anche quando la persona direttamente interessata svolge un proprio percorso di cura, sembra molto importante che i genitori possano intraprendere parallelamente una propria psicoterapia o avvalersi per lo meno di un supporto psicologico».
Per comprendere meglio la centralità della relazione con la famiglia abbiamo raggiunto anche la psicologa Lucia Callarà, coordinatrice del gruppo di mutuo aiuto per genitori a Porto Sant’Elpidio per l’associazione Hikikomori Italia.
Quanto è diffuso il fenomeno degli “hikikomori” nella provincia di Macerata (o, in mancanza di dati, nel sud delle Marche)? «Per quanto riguarda il sud delle Marche abbiamo un numero approssimativo di famiglie partecipanti ai gruppi gratuiti di Auto Mutuo Aiuto (AMA). Le famiglie partecipanti nello scorso anno sono state circa una ventina. Nel gruppo online dei genitori tuttavia ci sono molte più famiglie iscritte all'associazione Hikikomori Italia. Una stima precisa di quanti ragazzi e ragazze siano in isolamento sociale volontario ad oggi non siamo in grado di darla. Ci capita di vedere alcune famiglie, ma non possiamo quantificare il numero dei giovani isolati. Sicuramente è grande il numero “sommerso”, poiché la nostra Associazione nelle Marche, nonostante gli eventi di sensibilizzazione che organizziamo, è ancora poco conosciuta».
Come viene percepito il tema a livello sociale, tanto nella famiglia quanto nelle istituzioni scolastiche e amministrative? «Il tema dell’isolamento sociale e la nostra associazione sono ancora poco conosciuti nel territorio che noi dell’Associazione chiamiamo “Marche Sud”. In alcune scuole marchigiane ci sono dei progetti dedicati. Ultimamente alcuni comuni nella zona Marche Sud si sono interessati organizzando eventi di sensibilizzazione. È assai preziosa la collaborazione tra i comuni, le scuole, i servizi e la nostra associazione. È importante fare rete. Spesso sono proprio le famiglie partecipanti ai gruppi AMA dell’Associazione a sensibilizzare diffondendo informazioni e organizzando degli incontri per far conoscere il fenomeno poiché sono in molti ancora a saperne poco o nulla. Istituzioni, scuola e famiglia devono collaborare insieme per poter essere utili per i ragazzi. La nostra associazione, fondata nel 2017 da Marco Crepaldi, oggi è presente in quasi tutte le regioni italiane, a testimonianza del fatto che il problema dell’isolamento sociale degli adolescenti e dei giovani è significativo».
Come può un genitore rendersi conto in tempo delle condizioni del proprio/a figlio/a? Quale percorso deve intraprendere per assisterlo/a adeguatamente? «L’importante è non patologizzare, ma neanche minimizzare. Si tratta pur sempre di un disagio, di un malessere che va preso seriamente. È sicuramente un segnale che indica che qualcosa non sta andando. Quando le assenze scolastiche iniziano ad aumentare e il ragazzo (o la ragazza) inizia ad isolarsi in camera, in questo caso è importante che la famiglia cerchi il dialogo e il sostegno di un esperto».
L'associazione Hikikomori Italia offre gratuitamente ai genitori associati la possibilità di frequentare dei gruppi di auto mutuo aiuto, che si tengono una volta al mese nelle città di Fano, Ancona e Porto Sant'Elpidio. Questi gruppi esperienziali non sostituiscono di certo un intervento di supporto psicologico o di psicoterapia, ma permettono di iniziare a riflettere sulla propria problematica, confrontandosi con altre persone che vivono un disagio simile al proprio, e di trovare nuove modalità per comunicare e relazionarsi in famiglia. Anche per le ragazze e i ragazzi in isolamento sociale volontario l'Associazione offre la possibilità di ricevere aiuto gratuitamente: si può richiedere di usufruire di un ciclo di cinque sedute on-line di consulenza con un professionista esperto e/o di partecipare ad un gruppo di supporto psicologico che si svolge on-line una volta ogni 15 giorni (il gruppo è riservato a persone maggiorenni).
I genitori interessati a ricevere informazioni o a partecipare ai gruppi di auto mutuo aiuto possono scrivere all'indirizzo marche.psi@hikikomoriitalia.it, mentre per il gruppo di supporto psicologico on-line per ragazze e ragazzi isolati l'indirizzo email di riferimento è gruppi@hikikomoriitalia.it.
Il gioco di carte di Burraco è, ai giorni nostri, una delle attività più popolari in Italia. Ma a cosa è dovuta tutta questa popolarità, e da dove ha avuto origine? E’ proprio quello che cercheremo di spiegare in questo articolo.
Le Origini del Gioco di Burraco
Prima di andare a spiegare come mai questo gioco di carte è diventato così apprezzato nel Bel Paese, ci sembra giusto dare una rapida occhiata alla sua storia ed alla sua evoluzione nel corso del tempo. Stando a diverse fonti scritte, questo gioco ha visto le sue origini nell’America del Sud, e più precisamente in Uruguay.
A differenza di quanto si vedrà poi nel gioco di burraco online a soldi in Italia, questa attività si è sviluppata principalmente come variante di altri giochi di carte molto conosciuti: la Pinnacola e la Canasta.
Il nome “Burraco” deriva molto probabilmente da una parola portoghese, che tradotta sta a significare “Setaccio”, ovvero il processo che il giocatore effettua per setacciare le carte migliori, ottenendo così le combinazioni più adatte alla sua mano.
Il Burraco in Italia e nella vita degli italiani
Come detto in precedenza, questo gioco di carte ha avuto origine, molto probabilmente, in Uruguay. Come e quando è arrivato in Italia?
Con grande probabilità, il Burraco è letteralmente sbarcato in Italia nel secondo Dopoguerra, grazie a quel costante viavai di flussi migratori che hanno caratterizzato quel periodo storico.
Anche in questo caso, come molti altri giochi di carte popolari in Italia, la principale zona di diffusione è stata il Sud, ed in particolare la regione della Puglia.
Diverse fonti raccontano come il Burraco fosse più un passatempo portato avanti soprattutto dalle donne, che se ne servivano come metodo di svago nei salotti e nei bar.
Grazie ad un rapido passaparola poi, questo gioco prese piede anche nel resto della Penisola, con le sue inevitabili modifiche alle regole e varianti.
Sarà solo alla fine degli Anni ’80 che, grazie alla fondazione della Federazione Italiana del Gioco del Burraco (FIBUR), verranno redatte delle regole ufficiali e verranno organizzati i primi veri tornei competitivi.
Da quel momento in poi, il Burraco subì un incremento di popolarità incredibile, non solo nella fascia più bassa della popolazione, ma anche nelle élite borghesi e politiche. Giulio Andreotti e Luciano Pavarotti infatti erano grandi appassionati di Burraco.
Il gioco del Burraco Online
Grazie allo sviluppo di internet ed alle recenti innovazioni tecnologiche, questo gioco di carte si è inevitabilmente diffuso anche online.
Sono diverse le possibilità tramite cui ognuno di noi può fruire di questa attività in rete: la prima consiste semplicemente nel cercare il gioco del Burraco su internet, accedendo a diverse app e siti web che ne consentono il gioco in maniera completamente gratuita, sfidando un’intelligenza artificiale.
Il secondo caso è quello prediletto dagli italiani, ovvero quello dei casinò online: una volta creato il proprio conto di gioco, si potrà accedere ai classici giochi d’azzardo con carte, tra cui appunto proprio il Burraco.
Grazie alla “Modalità Demo”, i giocatori potranno testare questa attività senza spendere neanche un centesimo, per poi depositare denaro sul proprio conto e cercare di vincere soldi veri, oppure iscrivendosi ai periodici tornei organizzati da questi siti web.
Conclusioni
Inutile dire che il gioco del Burraco è stato uno dei giochi di carte che ha visto una tra le più rapide esplosioni di popolarità in assoluto. In nemmeno un secolo, è passato dall’essere una semplice variante di altri due giochi di carte, ad essere una delle attività più famose e giocate in tutto il mondo.
Sicuramente il suo sbarco su diverse piattaforme online ha fatto sì che sempre più persone ne venissero a conoscenza, e potessero quindi appassionarsi ad un’attività dal divertimento intramontabile.
Al servizio di un mercato in fermento, CAMA lavora per fornire competenze solide e preparare i suoi studenti al vero contesto lavorativo del digital marketing.
L’Italia tende ad essere piuttosto lenta ad afferrare le rivoluzioni tecnologiche. Una di queste è certamente il marketing digitale: nel nostro mondo iper-connesso e social, la presenza online di personal brand, PMI e grandi aziende è ormai quasi obbligata.
La differenza tra “essere online” e avere una presenza professionale è molto profonda e quel divario può essere colmato solo da veri professionisti, soprattutto oggi che il mercato della formazione online sul marketing è travolto da una grande quantità di corsi fuffa, senza i minimi requisiti di qualità.
L’obiettivo di CAMA - l’Accademia di Marketing Digitale nata dall’idea di Marco D’Oria - è formare figure che sappiano padroneggiare le competenze necessarie al mondo digital, una necessità sempre più sentita da piccole e grandi aziende. Sempre più aziende si stanno digitalizzando e questo richiede grandi adattamenti e trasformazioni, ma il mercato offre troppe figure professionali non adeguatamente formate per colmare il gap tra domanda e offerta.
Colmare questo gap è importante, anche per la ripresa economica del nostro Paese, e CAMA lo fa offrendo agli studenti una formazione di alto livello, modellata sulle necessità del mercato attuale del lavoro.
Il percorso accademico di CAMA è strutturato su 6 sessioni di studio lungo 6 mesi, in cui lo studente riceverà 20 corsi specifici e i relativi esami di verifica. Le sessioni sono così distribuite:
Sessione 1 - Graphic Design
Sessione 2 - Marketing Strategico
Sessione 3 - Web Design
Sessione 4 - Seo Management
Sessione 5 - Social Media Advertising
Sessione 6 - Media Design
La percentuale di successo nell’inserimento degli studenti di CAMA a livello professionale è altissima: oltre il 90% trova un’occupazione nei sei mesi successivi al corso.
CAMA offre infatti ai suoi studenti un servizio di job placement eccellente. Questo prevede, già durante il percorso, un affiancamento allo studente per iniziare a costruire il proprio personal brand e migliorare la propria presenza online, così da muoversi più rapidamente verso il mondo del lavoro.
A fine percorso i nuovi digital marketer hanno anche accesso al progetto ALUMNI, il quale agevola il contatto tra loro e le aziende partner in cerca di personale.
Per poter competere nel mondo digitale attuale servono copywriter, social media manager, content manager, grafici, videomaker, strategist, advertiser e altre figure che possono avere un impatto importante - nel bene e nel male - sui brand e le prestazioni d’azienda.
Ciò che rende unica l’accademia è il metodo, che permette di ottenere oltre 20 competenze digitali in soli sei mesi, affiancando ai corsisti un tutor personale che prepara obiettivi su misura e segue i suoi assistiti fin quando questi sono raggiunti. Oltre ai corsi e al tutoring, ci sono anche laboratori continui con esperienze attive e concrete, per poter cementare le abilità apprese con la pratica sul campo.
CAMA permette di avere un impatto positivo su tutto il mercato nazionale, ed è un buon approdo per chi cerca un salto di livello nella propria formazione o un cambio di carriera in linea con i tempi attuali.
"Questo succede quando due visionari si incontrano" : è questo il titolo dell'evento che l’Istituto Universitario IUSVE di Venezia e Verona ha organizzato in occasione del X° anniversario della fondazione del Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia (SCRIVI), nell'ambito del Convegno Nazionale "Nuovi orizzonti per le scienze criminologiche".
Un evento che avrà come protagonisti l'avvocato e professore Guglielmo Gulotta ed il professore Emilio C. Viano. Quella del 29 Aprile sarà "una sorta di intervista reciproca tra loro", si legge nella presentazione inserita nel sito IUSVE "durante la quale si confronteranno nell’Aula Magna del Campus di Venezia - Mestre il 29 aprile 2023 dalle 14,30 alle 18."Tutti quelli che, come chi scrive, hanno avuto la fortuna ed il privilegio di frequentare il Master in Criminologia allo IUSVE, diretto dal Prof. Marco Monzani, giurista e criminologo, membro del comitato Scientifico e del Board of Directors dell’International Society of Criminology (ISC), hanno imparato, grazie a lui, a conoscere questi due grandi nomi delle scienze criminogiche mondiali.Ma perché definirli "visionari"? Poichè "nei loro rispettivi ambiti (la vittimologia per Viano e la psicologia giuridica per Gulotta), sono stati dei veri e propri pionieri e precursori, oltre che maestri, dando vita e facendo crescere queste due scienze che oggi rientrano, grazie a loro, tra le principali scienze criminologiche". Il professor Gulotta è considerato uno dei più importanti avvocati penalisti d’Italia. Tra le altre cariche, è direttore Scientifico della Scuola di Alta Qualificazione in Psicologia Interpersonale, Investigativa, Criminale e Forense e direttore della collana di Psicologia Giuridica e Criminale per Giuffrè editore. Il professor Emilio C. Viano, giurista e criminologo, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Hans Von Hentig, il più alto riconoscimento della Società Mondiale di Vittimologia ed il Premio SCRIVI nel 2014. In occasione del convegno, un altro evento importante e significativo caratterizzerà la giornata del 29 aprile: nella mattinata, dalle 9 alle 13, si terrà in Aula Magna la consegna del "Premio SCRIVI 2023", assegnato ogni anno ad uno studioso che, con il suo lavoro e i suoi studi, ha contribuito allo sviluppo di tematiche di interesse criminologico e vittimologico.
Quest'anno il premio verrà consegnato al colonnello Giorgio Stefano Manzi, ufficiale dell’Arma dei carabinieri, docente presso la Scuola Ufficiali di Roma, già comandante del reparto analisi criminologiche del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche. La cerimonia di conferimento del premio avverrà presso l’aula magna dello IUSVE, al termine di una lectio magistralis del colonnello.
Martedì 25 aprile è stata pubblicata da Pietro Orlandi su Facebook una lettera scritta a mano, fatta pervenire all'indirizzo di sua madre che l'ha trovata nella sua cassetta delle lettere in Vaticano. Nel condividerne la foto, il fratello di Emanuela Orlandi ha scritto queste parole."Oggi nella cassetta della posta di mia madre in Vaticano è stata lasciata a mano questa lettera in una busta - si legge nel post -. La stupidità di chi l’ha lasciata e presumo scritta è che voleva far credere che fosse stata spedita da altra città, quindi fuori dal Vaticano, perché si è anche preoccupato di mettere un francobollo ma non c’è nessun timbro, quindi...Peccato lascia solo il nome Luciano Dei (sembra, ma probabilmente falso) e nessun contatto".
"Questa è la conseguenza di chi ha voluto giocare a fare il giornalista. Mi si può offendere come vogliono, non mi interessa, ma leggere 'll Vaticano è stato anche troppo paziente..." oppure "dovrai rispondere a Dio delle tue cattiverie"...beh", aggiunge Orlandi. Tutti certamente conoscono la storia di Emanuela Orlandi, della sua scomparsa avvenuta oramai 40 anni fa, e la lotta del fratello Pietro, che da allora, insieme alla sua famiglia, ha fatto della ricerca della verità sul caso di sua sorella una ragione di vita. La lettera accusa Pietro Orlandi di falsità e di aver abusato della "pazienza del Vaticano". Una lettera recapitata ad una madre, a proposito di "pazienza", a cui è stata portatata via una figlia, cittadina vaticana, e che da quarant'anni attende di sapere "perchè" e cosa sia successo. Una madre e un fratello che da 40 anni chiedevano e attendevano risposte. L’indignazione espressa nella lettera riguarda quanto riferito de relato da Pietro su Karol Wojtyla nelle ultime interviste. Più volte Pietro, ufficialmente, aveva ribadito che le sue parole non contenevano un'accusa nei confronti di Wojtyla. Le parole, riportate da molti media fuori contesto, se contestualizzate sono chiaramente da ricondurre ad una narrazione svolta durante l'intervista a DiMartedi su La7 .
In particolare Pietro aveva raccontato di come, in sede di audizione con il Promotore di Giustizia Diddi, tra le altre cose avesse invitato il pg a fare luce sulle frasi oggi "incriminate", riferite a Pietro Orlandi da soggetti dell'ambiente Vaticano (leggi qui). Moltissimi i commenti e le reazioni degli utenti al post. Molti i credenti tra di loro, la maggior parte schierata a difesa di Pietro, se pur non manca chi lo ha apertamente contestato.