Per sei anni rettore Unicam e candidato con 35mila preferenze alle ultime Politiche 2018 con il centrosinistra. Flavio Corradini scenderà in campo per le Regionali 2020. “È giunto il momento in cui si deve ragionare in maniera altamente professionale, efficace ed efficiente soprattutto perché si amministrano soldi pubblici”. Corradini scenderà in campo per le primarie del centrosinistra e sfiderà l’attuale Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli.
“Più esattamente sto cercando di costruire un movimento, un insieme di persone appassionate di politica e non necessariamente coinvolte nel mondo del partito – ha spiegato Corradini -. Persone che abbiano interesse nel far crescere la Regione Marche e da affiancare ad altre forze che alle prossime regionali vorranno condividere il progetto di una colazione di centrosinistra. Vogliamo partecipare alle primarie (parla sempre al plurale Corradini, ndr.) e confrontarci con il PD perché questo movimento ha un progetto in testa ben definito e molta voglia di fare: sicuramente con un approccio un po’ inusuale rispetto a quello dei vari partiti."
L'obiettivo è quello di portare i cittadini consapevoli a votare l’anno prossimo. “Ci sono già nomi e istituzioni ma per annunciarli ci sarà il suo tempo” ha proseguito Corradini. “Noi vogliamo dare una disponibilità e un’opportunità, sperando che ci sia una pluralità di programma”.
“Vogliamo concentrarci su poche tematiche ma portanti e prioritarie. Stiamo vivendo una situazione di insofferenza sotto tanti punti di vista: in primis la crisi che ha colpito il nostro Paese. Dobbiamo tornare a dare linfa al lavoro e ai sistemi produttivi che, nel nostro territorio regionale, si qualificano soprattutto con le piccole e medie imprese. Questo assetto va coccolato, curato e affiancato con sostegni economici indirizzati allo sviluppo e all’innovazione – ha osservato Corradini -. Poi la natura ci ha messo alla prova. Per quanto riguarda il sisma, si può fare molto, molto, molto e non è accettabile vedere dopo tre anni una situazione di assoluto stallo come quella che stiamo vivendo. Il ruolo della Regione Marche in questo senso è fondamentale perché è il ponte diretto tra i nostri sindaci e il governo centrale che stabilisce le politiche e dispone le risorse economico finanziarie. Non far crescere una parte così importante come l’area colpita dal cratere significa abbassare l’economia della Regione Marche: dobbiamo tornare a riqualificare questi luoghi.”
“Poi c’è il tema della sanità che, da una parte e dall’altra, in molti mi fanno notare – prosegue Corradini -. E ancora il settore dell’associazionismo e del volontariato che mi tocca particolarmente: lo vivo come strumento dello stare insieme, soprattutto nel mondo delle politiche giovanili. E poi il terzo settore, che i nostri economisti ci insegnano quanto rappresenti il pilastro dell’economia: va incentivato e non trascurato.”
Corradini ha spiegato poi quanto sarà fondamentale il mondo della formazione, dell’Università e della qualificazione del personale. “Un tema che ho vissuto per tutta la vita in prima persona e che diventa strategico e trasversale in ogni settore. È nostro dovere anticipare il cambiamento del mercato del lavoro che si sta affacciando velocemente all’orizzonte: tutto questo può generare lavoro e dobbiamo incentivare la formazione, insieme all’approccio culturale, per cambiare e stare al passo con i tempi.”
“Vogliamo discutere un progetto di sviluppo con modalità diverse e azioni più efficaci – ha concluso -. Questa è la nostra alternativa: un progetto nuovo e concreto, basato sull’idea, sul monitoraggio della stessa e sull’analisi dei risultati, che vorremmo confrontare all’interno della coalizione e che speriamo verrà sostenuto da tutti. Senza dimenticare infine un costante dialogo con le istituzioni per il reperimento delle risorse e per poter portare avanti idee e progetti: è importante rafforzare il rapporto con la Commissione Europea, con le Aree Vaste, con le autonomie locale e con il Governo, per far crescere sempre di più la nostra Regione e farla tornare a essere ciò che rappresentava fino a poco tempo fa.”
"Un'idea che mi era venuta già da qualche tempo. Poi, negli anni, la rotonda dell'uscita dell'A14 era stata occupata da altri soggetti e quando è stata modificata e ingrandita, un annetto fa, mi sono fatto avanti e ho parlato con i proprietari che attualmente hanno la concessione dal Comune e abbiamo stipulato un contratto di 12 anni." L'imprenditore di Potenza Picena Germano Ercoli non ha nascosto ieri la sua soddisfazione, durante la cerimonia del taglio del nastro della rotatoria Goldenplast, che si trova all'ingresso e all'uscita dell'A14 a Civitanova Marche.
Un biglietto d'ingresso alla Città di mile metri quadrati colorato e verde. "Ritengo che quella del progetto sia stata un'idea brillante perché abbiamo portato il nome di Goldenplast a Civitanova con un'installazione unica in Italia."
"È stata progettata a rombo, secondo le richieste della Società Autostrade per l'Italia, e sui quattro lati si può vedere il nome della Goldenplast, scritto in quattro lingue diverse: italiano, inglese, tedesco e russo- ha spiegato Ercoli -. Il pavimento a terra è formato dai sassi bianchi arrivati da Carrara e i quattro blocchi bianchi in travertino, dove campeggia il logo dell'Azienda, sono della Cava San Pietro dell'amico Umberto Antonelli: abbiamo quindi attinto anche a realtà locali."
"Nella parte soprastrante c'è l'esposizione dei colori, per rimandare ai granuli della nostra produzione, e infine abbiamo posizionato al centro un bosco di piante che hanno reso ancora più bella questa rotonda - ha concluso Ercoli -. Credo che ci troviamo davanti a un'opera che dà un grande segnale di modernitò e di ciò che ormai Civitanova rappresenta per il turismo e per il business a livello nazionale e internazionale."
"Siamo davvero orgogliosi che a sposorizzare questa rotatoria, che rappresenta l'ingresso nella nostra Città, sia l'Azienda della Famiglia Ercoli - il commento del Sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica -. Ancora una volta la Goldenplast ha dimostrato un grande attaccamento alla nostra Città, soprattutto in un momento in cui le grande aziende preferiscono delocalizzare. Avere un imprenditore civitanovese che investe sulla Città è per noi motivo di grande vanto."
“Una sentenza piena di errori e contraddizioni macroscopici che hanno portato a una decisione che rispettiamo ma che impugneremo senza ombra di dubbio, chiedendo la sospensione dell’esecutività della sentenza. Noi siamo qui con il solito spirito di collaborazione e c’è la volontà di trovare delle soluzioni”. Il Sindaco di Macerata, Romano Carancini, seduto al tavolo insieme a quasi tutta la sua Giunta con le oltre 100 pagine della sentenza emessa dal Collegio Arbitrale in merito alla vicenda di via Trento sotto agli occhi, ha analizzato, punto per punto, le motivazioni dei Giudici. Il primo cittadino ha inoltre stigmatizzato i cosiddetti “leoni da tastiera” che, come ha spiegato lui stesso, “mi aspettano sotto casa”. “Penso che queste persone violente non debbano avere modo di affrontare temi istituzionali come questo”.
“Si tratta di una sentenza di cento pagine molto tecnica, che manifesta al suo interno enormi contraddizioni e che si smentisce continuamente – ha continuato Carancini -. Una materia che forse non doveva essere giudicata dal Collegio Arbitrale ma dal Giudice Amministrativo: in primis perché è un atto pubblicistico e in secondo luogo perché c’è un rapporto con un soggetto privato”.
Carancini ha poi spiegato nel dettaglio quale è la cifra esatta del risarcimento. “La condanna è di 2.873.633, 90 euro (di cui circa 2 milioni e 100 mila euro per via Trento e circa 700 mila euro per l’area ex Vam), a questi si aggiungono 109 mila euro (interessi calcolati forfettariamente per tutto il periodo) e le spese del contenzioso – ha illustrato -. Una condanna che, ci tengo a chiarire, non produce effetti negativi sul bilancio comunale perché questa somma è coperta dai fondi che noi avevamo previsto.”
“I fatti inoltre sono tutti, e ripeto tutti, relativi al periodo precedente al mio insediamento – ha chiarito il primo cittadino -; noi abbiamo ereditato il tutto perché non c’è un solo atto che riguarda la Giunta Carancini (l’ultimo è del marzo del 2010). La NVT chiede inoltre una condanna a otto milioni di euro e sono state riconosciute solo un terzo delle somme. La partita non è finita: questo è solo il primo tempo. Inoltre la realizzazione della Bretella tra via Trento e la parte sottostante non ha alcun rilievo rispetto alla condanna.”
“Le convenzioni stipulate nell’accordo di programma del progetto, tramite il piano di recupero, prevedevano nel 2002, in termini di volume, 66mila metri cubi, 35mila metri cubi fuori terra e 31mila metri cubi interrati, per un valore di 7 milioni di euro – ha illustrato nel dettaglio Carancini -.Tra questi benefici pubblici c’era la Bretella che doveva essere in rilevato. Oggetto della condanna sono l’edificio a punta (C) e la bretella contigua. La parte sottostante della palazzina e la presenza della Bretella (che era anche in pendenza), essendo entrambe interrate, non facevano volume (una impostazione tra l’altro approvata anche nel progetto). La Bretella in questo modo non era però in regola.”
“Nel 2007 – prosegue il primo cittadino – viene modificato il piano di recupero e quindi anche la previsione contrattuale della Bretella che da essere contigua viene spostata. I metri cubi interrati quindi non erano più gli stessi e si sarebbe dovuto comunicate a NVT che il piano era stato modificato. Nel marzo del 2010 NVT chiede il permesso a costruire sulla base del progetto iniziale e non si accorge delle discrasie. Il Collegio, nella sua decisione, ha stabilito che l’opera è abusiva, per 100 mila metri cubi, quindi non commerciabile e non vendibile. In questo senso si configura il danno.”
“L’opera però non può essere abusiva perché non è completata – osserva Carancini -: nonostante l’Amministrazione Comunale sostenga questa tesi, il Collegio se ne infischia. Oltre a ciò, nelle pagine della sentenza, il Collegio stabilisce che se la palazzina dovesse diventare commerciabile, il Comune non dovrebbe pagare la somma a NVT: una condanna quindi condizionata e relativa, oltre che ipotetica dato che l’opera non è stata completata.”
“L’Amministrazione Comunale inoltre non aveva le fideiussioni ed è strano che il Collegio si sia dimenticato di questo e si sia anche dimenticato di decidere sull’ordine di rilascio delle stesse – ha proseguito il Sindaco -. Anche il professionista che ha redatto il progetto doveva accorgersi che le cose erano cambiate.”
“Credo che il Collegio non abbia compreso la vocazione di quel progetto privato e alcuni errori penso possano essere scaturiti dalla formazione di un Giudice civile che ha arbitrato su un caso amministrativo” ha osservato il primo cittadino.
“L’Amministrazione deve reagire in maniera equilibrata rispetto al fatto che quel piano di riqualificazione non esiste – ha concluso Carancini -. Noi siamo qui con il nostro solito spirito di collaborazione e certamente impugneremo la sentenza davanti alla Corte d’Appello di Ancona, chiedendo la sospensione esecutiva della stessa. In conclusione anche il fatto che le spese legali siano state compensate credo che rappresenti un’ulteriore discrasia sull’esito, provvisorio, della vicenda.”
IL CENTRODESTRA: "SI DIMETTA"
Nessun caso di meningite virale all'Ospedale di Macerata. Se ne registrano invece dieci nel capoluogo di Regione (i pazienti sono ricoverati presso i reparti di neurologia di Jesi e Senigallia e presso il reparto di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona) e uno presso il nosocomio Fermano. I Direttori Sanitari, in tutti e undici i casi, tranquillizzano la popolazione e chiedono di non creare allarmismo su una malattia che "può presentarsi normalmente, soprattutto in questo periodo dell'anno."
In seguito alle analisi di laboratorio e all'indagine epidemiologica sui luoghi frequentati e sulle attività svolte recentemente dalle persone che hanno contratto la meningite virale non è stato riscontrato alcun fattore espositivo comune che potesse indirizzare le autorità sanitarie verso una causa ben definita ed è stato escluso il rischio di epidemia.
"I principali sintomi della meningite virale sono il forte mal di testa, la febbre alta e, in alcuni casi, il vomito: generalmente il paziente colpito fa anche fatica a muovere il capo" è il Primario dell'Unità Operativa di Malattie Infettive dell'Ospedale di Macerata, il Dottor Alessandro Chiodera, a trattare l'argomento e spiegare, nel dettaglio, quali sono i sintomi della malattia e in quale caso è necessario recarsi dal medico.
"Le meningiti virali infettive sono moltissime e aumentano soprattutto in questo periodo dell'anno: d'estate infatti i casi sono maggiori proprio perché il contagio avviene, solitamente, con la trasmissione del Virus Toscana, trasmesso a sua volta da insetti pappataci o dagli enterovirus - ha proseguito il Dottor Chiodera -. Il virus Toscana è un tipo di virus non molto conosciuto, trasmesso da flebotomi (pappataci) e associato a casi di meningite e di meningoencefalite nell'uomo, soprattutto nei mesi estivi. Non c'è però mai una epidemia perché il virus può attaccarsi come può non farlo: c'è dunque chi può avere un'infezione mentre ad altri la puntura può non causare alcun effetto.""Quando in Reparto arriva un paziente con una sospetta meningite, la prima cosa da fare per diagnosticare la malattia è la puntura lombare - conclude il Primario -. La meningite virale si cura da sola e nel giro di una settimana: non ci sono infatti delle specifiche terapie e i pazienti guariscono spontaneamente. Solo in rari casi, la malattia può peggiorare e interessare il cervello."
“Come fedele servitore dello Stato non posso commentare atti processuali che non conosco eeche che hanno portato i giudici del Tribunale del Riesame di Ancona a disporre la restituzione di parte dei prodotti sequestrati, quindi non posso pronunciarmi su un qualcosa che non conosco. Sarà mia cura documentarmi". Così il Questore di Macerata Antonio Pignataro sulla decisione della sezione Riesami e Appelli di Ancona che ha rimescolato le carte sulla questione della cosiddetta cannabis light. I Giudici dorici, lo scorso 10 giugno, hanno stabilito che i prodotti a base di cannabis “al fine di sortire un effetto stupefacente, debbano avere un quantitativo minimo di principio attivo tetraidrocannabinolo (THC) pari almeno allo 0,5%”.
"Al momento, posso dire che la sentenza della Corte di Cassazione in Sezioni Unite è chiara e va assolutamente rispettata in uno Stato di diritto, in quanto garantisce libertà e sicurezza e fiducia nelle Istituzioni - ha spiegato il Questore Pignataro -. Sento comunque il dovere di sottolineare che i giudici di legittimità nell’ultima pronuncia a Sezioni Unite hanno più volte ribadito che il valore percentuale di principio attivo non rileva in alcun modo per la determinazione dell’effetto stupefacente. Sorprende pertanto come la pronuncia del Riesame di Ancona parli della percentuale dello 0,5% di principio attivo (Thc) e non della capacità ad indurre effetti stupefacenti (peraltro nell’ambito del principio di offensività)."
"Inoltre vorrei ricordare come le Sezioni Unite affermino con forza il principio secondo cui la commercializzazione di derivati della cannabis (foglie e infiorescenze, resine, olio) è vietata a prescindere e rappresenta illecito penale perseguibile ai sensi dell’art.73 dpr 709/90 che elenca tassativamente le condotte illecite tra cui la vendita e la cessione di sostanze stupefacenti" conclude il Questore Pignataro.
La decisione della sezione Riesami e Appelli di Ancona rimescola le carte sulla questione della cosiddetta cannabis light. I Giudici dorici hanno stabilito che i prodotti a base di cannabis “al fine di sortire un effetto stupefacente, debbano avere un quantitativo minimo di principio attivo tetraidrocannabinolo (THC) pari almeno allo 0,5%”. Una notizia che riapre il caso sulla questione portata avanti dal Questore di Macerata Antonio Pignataro contro il commercio della cosiddetta cannabis light.
In seguito alla decisione dei Giudici di Ancona è così tornata in commercio la quasi totalità dei campioni di cannabis del negozio “Mari-ka” in corso Garibaldi, sequestrata nel giugno del 2018. Il titolare del negozio, rappresentato dal legale Carlo Alberto Zaina, potrà ora riaprire il suo shop.
In base agli esami tossicologici, eseguiti dal Professor Rino Froldi su incarico del pm, sulle varie sostanze sequestrate dai pm del capoluogo di Regione dunque, sotto la soglia dello 0,5% non si può parlare di droga perché l’effetto psicotropo non c’è.
Lo scorso 10 luglio, dopo la pronuncia del 30 maggio, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione avevano reso noto come “la commercializzazione al pubblico di cannabis sativa L. e, in particolare di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della varietà di canapa non rientra nell’ambito della legge, che qualifica come lecita solo l’attività di coltivazione di canapa di alcune varietà ammesse dalla legge, che elenca tassativamente i derivati della coltivazione che possono essere commercializzati, per cui la cessione, la vendita e la commercializzazione del pubblico dei derivati sono condotte che integrano il reato di cui all’articolo 73 Testo unico sugli stupefacenti, anche a fronte di un contenuto di THC inferiore allo 0,6%, salvo che i derivati non siano privi di efficacia drogante, secondo in principio di offensività”.
La decisione del Tribunale dorico crea ora un precedente e riapre il caso della cannabis light e del principio drogante contenuto in essa.
"Abbiamo aspettato la decisione delle Sezioni Uniti della Corte di Cassazione per vedere se le motivazioni avrebbero chiarito la questione ma così non è stato perché le motivazioni adottate dalle Sezioni Unite non spostano ciò che si sapeva fin dall'inizio - il commento del legale Carlo Alberto Zaina -. Il Tribunale di Ancona ha fatto un ragionamento corretto ed elementare. Si tratta di una sentenza corretta che applica la norma. Oltre alla questione della soglia dello 0,5% si può inoltre abbinare, di volta in volta, il controllo dello specifico peso del THC contenuti nei prodotti."
Una prima con i fiocchi (rossi) quella che è andata in scena ieri allo Sferisterio. Un’atmosfera magica ha caratterizzato il debutto del Macerata Opera Festival 2019 con la Carmen di Bizet.
Nelle prime file il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il Questore Antonio Pignataro, il primo cittadino Romano Carancini, il Presidente della Provincia Antonio Pettinari, i comandanti provinciali dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza, l’imprenditore Adolfo Guzzini (che ha partecipato al progetto dell’illuminazione dello Sferisterio) accompagnato dalla famiglia, Gianluca Pesarini, Presidente di Confindustria Macerata, la Presidente di Fondazione Carima Rosaria Del Balzo Ruiti, la Direttrice Artistica Barbara Minghetti e molte altre personalità.
Una Carmen che si sta avvicinando al sold-out anche per la seconda replica. Oggi in scena la prima del Macbeth.
“Benvenuti”. Intimorita forse dalla divisa o dalla macchina fotografica, con un accenno di sorriso, una ragazza africana al quinto piano dell’Hotel House, ci ha accolto così in quella che per lei è la sua casa.
C’è chi sale con in mano le bombole di gas, chi scende i sedici piani con la bici in mano. Poi materassi, frigoriferi, vetri rotti. Mozziconi di sigarette, uno stecco di gelato, della frutta caduta forse accidentalmente da un canestro, una bustina di “Gaviscon”. Tutto sopra a una moquette verde che ormai non c’è più e avvolto da pareti che hanno dimenticato il loro colore originario. E poi tanti bambini, circa 400, che ridono e scherzano rincorrendosi su e in giù per le scale. Per capire a che piano siamo basta girarsi sulla destra, dove dall’uno al sedici, con un pennarello nero o bianco, i numeri sono scritti sul muro.
I cassonetti della spazzatura sono colmi fino all’orlo e ce n’è altrettanta all’interno dell’edificio. Un unico ingresso e un porticato con supermercati, lavanderia, due bar e qualche altro negozietto. Una volta dentro all’edificio il forte odore entra subito nelle narici ed esce dopo qualche ora che si è lasciato l’Hotel House.
I Carabinieri sono tutti schierati per procedere con una delle tante operazioni di tipo amministrativo che eseguono durante i mesi all’Hotel House: un lavoro giornaliero e costante per garantire la massima sicurezza agli inquilini del palazzone multietnico. La stazione di Porto Recanati, i Forestali, i Cinofili da Pesaro e la Polizia Municipale; tutto sotto gli occhi vigili del Quinto Elinucleo di Pescara che sorveglia da lontano la zona con l’elicottero.
All’Hotel House vivono circa due mila persone nel periodo estivo, un sesto della popolazione di Porto Recanati. 17 piani, 480 appartamenti, oltre 40 etnie diverse che ogni giorno si mescolano, si incontrano e si salutano salendo e scendendo a piedi i sedici piani. L’ascensore è fuori servizio da anni, come la corrente elettrica in alcuni punti. Il condominio ha anche un milione di euro di debiti in merito al pagamento dello stipendio dei vecchi portinai ed è attualmente sprovvisto di un amministratore.
Per alcuni 60 metri quadri è la misura dell’umanità mentre per molti altri dell’illegalità. Un tavolo, qualche sedia, una cucina spartana, il bagno e alcuni materassi. Per acquistare un appartamento, soprattutto se al sedicesimo piano, possono bastare appena 3.500 euro. Circa un centinaio dei locali sono stati acquistati negli anni ’70 da persone che vivevano fuori Regione. Un mutuo necessario per accaparrarsi uno degli appartamenti di quello che doveva essere un grande palazzo a vocazione turistica. Così non è stato. Negli anni è andato tutto scemando e i proprietari degli immobili non ne hanno voluto più sapere nulla, lasciando i mutui da pagare alle banche.
“Procediamo quotidianamente con controlli di tipo amministrativo per vedere se chi si trova all’interno degli appartamenti è l’effettivo titolare dell’immobile e se è regolare sul territorio nazionale – ci spiega il Maggiore Enzo Marinelli, Comandante della Compagnia di Civitanova Marche che ci ha accompagnato, insieme al luogotenente Giuseppino Carbonari e ai suoi uomini, in questo viaggio -. Un’attività che viene intensificata soprattutto nel periodo estivo quando molti appartamenti vengono dati in subafitto o spesso, occupati abusivamente.”
L’Hotel House, come ci insegnano le cronache locali, è stato anche teatro, anni fa, di omicidi. “Leggendo la cronistoria dell’Hotel House ci sono stati questo tipo di episodi – racconta il Maggiore Marinelli -. Noi cerchiamo ogni giorno di tenere alta l’asticella del controllo per fare in modo che determinate criticità legate allo spaccio di sostanze stupefacenti non portino a gravi e violenti scontri tra bande contrapposte. Scontri che possono culminare anche nel peggiore dei modi.”
“Il 2015 sicuramente ha segnato una svolta per la storia del condominio – prosegue il Comandante -. È stata messa in campo un’attività interforze da parte della Prefettura, che ha sempre dimostrato una grandissima attenzione per la situazione dell’Hotel House, dei Vigili del Fuoco, dell’Asur, della Polizia. Abbiamo “mappato” gli appartamenti in modo da avere un quadro certo e preciso di chi li occupava. Da quel momento, molti soggetti che sono stati muniti del foglio di via obbligatorio, si sono allontanati e hanno lasciato l’edificio. Dall’altro lato noi abbiamo proseguito con le attività preventive.”
Mentre parliamo con il Maggiore siamo al quinto piano. Gli uomini del Comandante fanno allontanare una giovane coppia dall’appartamento che stava occupando abusivamente e i due vengono portati in caserma. Non ci risparmiano alcune parole non proprio al miele perché siamo lì a testimoniare quanto accaduto. “Giornalista testa di c***o”. Mentre loro scendono, noi cerchiamo di raggiungere a piedi il penultimo piano e incontriamo i sorrisi dei tanti bambini che forse, come unico gioco, hanno questo sali e scendi dalle scale. Una donna incinta, un gruppo di ragazzi che forse sta andando al mare, chi porta una cesta di frutta. In questo marasma di persone e di odori il cane antidroga fiuta qualcosa: un giovane viene perquisito. Non c’è niente nel suo zaino e i suoi documenti sono ok.
“Qui c’è un problema di carattere sociale, soprattutto perché attualmente il condominio è sprovvisto anche di un amministratore in quanto il precedente è morto circa un mese fa – ci spiega il Maggiore Marinelli -. La Prefettura, il Comune e gli altri attori pubblici hanno avviato delle attività per far rivivere l’Hotel House nel rispetto delle regole della civile convivenza. Bisogna continuare su questa strada anche se tutti sappiamo che quella che abbiamo ancora da percorrere è molto lunga. Rispetto a qualche anno fa c’è certamente stata una inversione di tendenza che, negli anni, potrebbe portare a un notevole miglioramento: è fondamentale continuare tutti insieme in questa direzione perché l’alternativa sarebbe l’abbattimento.”
Il 70% delle persone vive regolarmente all’interno dell’Hotel House, ci sono famiglie regolari sul territorio nazionale che hanno anche un lavoro. Il 30% invece vive in clandestinità svolgendo attività illegali come lo spaccio e i reati contro il patrimonio. Molti altri invece restano qui per un periodo, prendono la residenza è poi se ne vanno all’estero.
Sono proprio gli ultimi piani quelli più difficili da tenere sotto controllo. “Qui gli inquilini cambiano ogni giorno – ci spiega il Maggiore Marinelli -. Le scale esterne sono inagibili e quindi sono state chiuse ma nonostante ciò c’è un grande via vai di persone.” C’è infatti chi lascia sul campanello della porta una targhetta con il proprio nome e numero di telefono per rivendicare la proprietà dell’appartamento.
Proprio al sedicesimo piano i Carabinieri sono intervenuti e, alla fine dei controlli di rito, hanno portato in Caserma un cittadino clandestino e altre persone sprovviste del contratto di affitto dell’appartamento e con documenti falsi.
Scendiamo, sempre vigili e attenti che nulla possa caderci in testa mentre stazioniamo nel cortile del palazzo. Le persone fermate vengono portate tutte in Caserma e lì i Carabinieri controlleranno la loro posizione. I militari lo sanno, alcuni di loro sono delle facce viste e riviste. Molti altri invece potrebbero non avere nemmeno un nome o un paese di origine perché all’anagrafe non sono mai stati registrati. Molti di loro l’anagrafe non sanno nemmeno cosa sia.
Nell’Hotel House convivono l’illegalità e l’umanità, convivono gli spacciatori e le donne incinte, convivono gli occupatori abusivi degli appartamenti ma anche 400 bambini. Forse sono proprio loro che bisognerebbe tutelare maggiormente sperando che la prossima volta che li andremo a trovare possano offrirci un bel caffè sul loro divano di casa.
Giovedì 22, venerdì 23, sabato 24 e domenica 25. Il 48° Festival del Vino Cotto di Loro Piceno ha le sue date per l'edizione 2019.
Una manifestazione che attrae da 48 anni moltissimi giovani e non provenienti da ogni parte della Regione. Una "istituzione" delle feste cittadine che ha portato il nome di Loro Piceno in tutte le Marche.
Proprio lo scorso 11 giugno il primo cittadino lorese Robertino Paoloni aveva spiegato che bisognava ancora definire le date del Festival del Vino Cotto e che bisognava risolvere alcune problematiche in merito all'organizzazione. Alla fine "alea iacta est". Il Festival del Vino Cotto si terrà la penultima settimana di agosto e Loro Piceno si sta già preparando a ospitare i tanti visitatori che arriveranno in Città in occasione dell'evento estivo.
Il 48° Festival del Vino Cotto è organizzato dal Comune di Loro Piceno insieme alle associazioni loresi dei Divin Cotti, il Varco e l'Associazione Culturale San Lorenzo.
È stata eseguita nella giornata di oggi, all'obitorio di Camerino, l'autopsia sul corpo di Jules Gusso Nantsop, il 27enne trovato morto venerdì pomeriggio, intorno alle 19:00, nella sua stanza in uno dei container "Le Cortine" a Camerino. A dare l'allarme erano stati alcuni amici di Nantsop che si era preoccupati per lui non avendolo visto a una sessione di esame. A fare la tragica scoperta i Carabinieri di Camerino.
Il medico legale, il Professor Cristian D'Ovidio dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Chieti, dopo i dovuti accertamenti, ha confermato la tesi degli inquirenti: il giovane, originario del Camerun e studente della Facoltà di Geologia dell'Università di Camerino, è morto per una grave insufficienza cardiaca.
La salma del giovane, dopo le pratiche di rito, verrà rimpatriata nel suo paese di origine per procedere alle esequie. La Comunità Camerunense si sta adoperando per celebrare, nella giornata di domani, una messa in suffragio del giovane.
(Foto della pagina Facebook YF HIGH Definition)
"Non ne possiamo più e quello che è successo oggi è l'ultimo di una serie di incidenti che si potrebbero benissimo evitare se, chi di dovere, si impegnasse a prendere i giusti provvedimenti" i residenti di via Cincinelli, nel quartiere Corneto, a Macerata, dopo l'investimento avvenuto oggi, denunciano una situazione che oramai va avanti da anni e sulle quale nessuno interviene per prevenire episodi come quello occorso oggi alla 79enne investita nei pressi della rotatoria dell'arteria del capoluogo, ricoverata ora all'Ospedale Torrette di Ancona in prognosi riservata.
"L'ultimo incidente è appunto quello che è successo questa mattina ma, nemmeno un anno fa, una bambina era stata colpita di striscio da una vettura mentre passeggiava lungo via Cincinelli - ci spiegano i residenti -. Il semaforo dell'attraversamento pedonale è ormai fuori funzione da mesi e nessuno è mai venuto a ripararlo. Per non parlare di quello rallentatore che è spento ugualmente da diverso tempo. Non che quando fossero accesi la situazione era migliore in quanto, essendo un semaforo rallentatore, spesso accade che gli automobilisti, allo scattare del giallo, invece di arrestare la marcia, accelerano. Un circostanza che si verifica in entrambe le direzioni di marcia ma, in particolare, se si percorre via Cincinelli da sud in direzione del centro Città."
"Sarebbe opportuno adoperarsi per installare un semaforo più adeguato, che sia in grado di rilevare la velocità e multare gli automobilisti privi di senso civico, soprattutto nei pressi dell'attraversamento pedonale - continuano i cittadini -. Poi c'è la rotatoria, che è solo un "palliativo" per chi procedere da Macerata in direzione sud: la corsa rallenta nei pressi dell'intersezione stradale ma, superara questa, le vetture riprendono puntualmente a marciare con velocità sostenuta."
"Quello che però è necessario per tutti noi residenti di via Cincinelli, è la creazione di un marciapiede perché il tragitto per arrivare dalle abitazioni alle strisce pedonali è completamente sprovvisto di protezioni - osservano -. Siamo oltre 25 famiglie e questo è un centro abitato: non è possibile che le auto sfreccino a folle velocità superando anche gli 80 chilometri orari. È evidente che la segnaletica orizzontale non è più sufficiente."
La richiesta dei residenti di via Cincinelli è di fare in modo che la sicurezza e la prevenzione su strada siano l'imperativo per chi di dovere. "Chiediamo all'Amministrazione comunale, o a chi di competenza, di intervenire immediatamente perché non possiamo rischiare ancora episodi come quello di oggi."
"Sono entrati in due, uno era fuori ad aspettarli, avevano il volto coperto e si sono subito diretti alla cassa - così Marcello, il titolare del 'Sì con Te' di viale Giacomo Brodolini a Tolentino, racconta quanto avvenuto questa mattina nel suo esercizio commerciale -. I due rapinatori, introdottisi nel supermercato quando c'erano circa una trentina di persone, erano armati di coltello e l'hanno utilizzato per minacciare la casseria e farsi consegnare il denaro che c'era all'interno del registratore. Solo poche parole 'apri la cassa', che non sono però bastate alla dipendente, trasportata in Ospedale perché in forte stato di shock, per capire l'accento dei malviventi, comunque bianchi."
"È successo tutto in un attimo: sono passati circa trenta secondi dall'ingresso dei due nel supermercato fino alla loro fuga - prosegue il proprietario del 'Sì con Te' -. Hanno preso i quattro mila euro che erano nella cassa e sono scappati. L'operatore del reparto macelleria ha provato a inseguirli ma correvamo troppo velocemente e sono spariti in un attimo: probabilmente avevano un'auto pronta ad aspettarli in qualche via limitrofa al supermercato."
Il blitz dei rapinatori è stato interamente registrato dagli occhi delle telecamere di videosorveglianza interne all'attività, ora nelle mani dei Carabinieri di Tolentino, i quali dovranno cercare di risalire all'identità dei malviventi.
"Debora Pasqualini, la cassiera vittima della rapina, è sotto shock e le ho subito detto, dopo la visita in Ospedale, di tornare a casa; forse si prenderà un periodo di ferie perché è rimasta traumatizzata da quanto accaduto - ha concluso Marcello -. Non è la prima volta che capita un episodio del genere. Tredici anni fa una situazione analoga si era verificata nel mio supermercato: dei malviventi, in quell'occasione armati di pistole e sempre a volto coperto, sono entrati e hanno portato via i soldi della cassa."
Jules Gusso Nantsop avrebbe dovuto sostenere un esame ieri pomeriggio ma proprio perché non si è mai presentato alla Facoltà di Geologia dell'Università di Camerino, che frequentava da poco tempo, gli amici hanno iniziato ad avere dei sospetti.
Lo studente universitario di 27 anni, arrivato in Italia nel dicembre del 2018, è stato ritrovato nel letto della propria camera in una delle casette del complesso "Le Cortine" della Città montana privo di vita nella serata di ieri, intorno alle 19:00.
I sanitari del 118, giunti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giovane, morto probabilmente per un arresto cardiaco.
Nell'abitazione non ci sono segni di effrazione e i Carabinieri di Camerino sono piuttosto certi che il decesso sia avvenuto per cause naturali. Ad ogni modo le indagini per escludere ogni altra causa della morte proseguono incessantemente e lunedì, all'obitorio della città montana, verrà effettuata l'autopsia sul corpo del 27enne.
La comunità camerunense della Provincia ha già avvisato i genitori del giovane e, dopo l'esame autoptico, il corpo di Jules Gusso Nantsop verrà rimpiatriato nel paese africano per procedere ai funerali.
(Foto della pagina Facebook YF HIGH Definition)
“È mia intenzione fare chiarezza sul progetto dei parcheggi del Varco sul mare e sulla riconversione completa del centro Città: un’idea progettuale che prevede una riqualificazione a 360 gradi.” Il primo cittadino di Civitanova Marche, Fabrizio Ciarapica, risponde alle critiche, mosse negli ultimi giorni, in merito al progetto dei parcheggi del Varco sul Mare.
“Quella che è stata proposta dal privato è una riqualificazione complessiva e completa che porterà senza dubbio vantaggio e maggiore valorizzazione alle attività della Città – ha spiegato il Sindaco -. Del progetto complessivo da 12 milioni, che rimane ancora solo un’idea, l’interrato che verrebbe realizzato al Varco sul mare rappresenta solo il 20% del valore complessivo delle opere. La restante parte riguarda la pavimentazione di Piazza XX Settembre, la riqualificazione di Lido Cluana e dei giardini e la creazione di due chioschi. Il restauro riguarderebbe poi l’arco del Varco sul mare e le sue zone verdi. Poi ci sono i parcheggi: 200 posti interrati e 100 posti nella parte superiore.”
“È un progetto importante destinato a una Città che è sempre più ambiziosa e attrattiva e che vuole avere una visione lungimirante: un’idea che crea ricchezza, lavoro e opportunità – ha proseguito Ciarapica -. In Consiglio ci sono alcune posizioni contrarie che credo non abbiano approfondito il progetto: abbiamo quindi l’obbligo morale di portarlo avanti solo dopo che sarà digerito dalla maggioranza, senza creare strappi. Con la dichiarazione di pubblico interesse ci apriamo una porta per parlare di questo tipo di intervento e avremmo l’opportunità di indire la gara e quindi procedere. Invito tutti ad alzare l’asticella del ragionamento soprattutto perché ogni modifica e cambiamento possono essere discussi in seguito.”
“Poi c’è l’idea che il privato posso guadagnare troppo – ha continuato il primo cittadino -. I calcoli sono stati eseguito sulla base di un conto economico e certificato che si basa sugli incassi della Civita.s. I posti auto che passerebbero da bianchi a blu, su 1.745, sarebbero 888. Alla Civita.s rimarrebbe la gestione dei parcheggi a pagamento di Civitanova Alta e San Marone. Dunque i parcheggi a pagamento rimarrebbero 1.345, di cui 331 al Varco sul mare e 126 in corso Dalmazia. Costi, tariffe e vie sono comunque dettagli perché ripeto, il progetto può essere modificato dopo. Ciò che è necessario è che il Consiglio Comunale accetti la dichiarazione di pubblico interesse di un’idea di un privato, che potrebbe poi essere eseguita da chiunque tramite la gara, che conferisce lungimiranza e attrattività a Civitanova Marche.”
Il calcio come ponte. Via Soccer dà vita a programmi di scambio culturale personalizzati creando una piattaforma di lunga amicizia e collaborazione tra club, scuole e Città con persone che hanno una passione condivisa. 24 studenti, insieme a quattro accompagnatori, della città di Taicang, hanno fatto visita oggi alla Guardia Costiera di Civitanova Marche all'interno del programma promosso dalla Via Soccer.
"Per Civitanova questo è un progetto zero e noi vediamo la Città come una realtà sulla quale investire fortemente - ha spiegato Dario Marcolini di Via Soccer -. Il gemellaggio principale è con la sede centrale di Taicang e Macerata ma considerando che la città cinese conta un milione di abitanti e ha dei grandi e importanti distretti, siamo intenzionati ad aprire il progetto ad altre città della nostra provincia. L'intento è quello di creare una sorta di rete dove tutto il territorio lavora nella stessa direzione e dove ci si aiuta a vicenda: ognuno dovrebbe mettere in comune le risorse che posside e creare una connessione a 360 gradi."
In tre anni, tra Taicang e Macerata, sono passate 730 persone: un dato rilevante che punta alla direzione di un sempre più importante miglioramento. La Via Soccer, che si occupa principalmente dello sviluppo del calcio in Cina è anche consulente per il governo cinese e per gli scambi con l'Italia e con l'area maceratese.
Nella mattinata di oggi, i 24 studenti, insieme ai 4 accompagnatori, primo gruppo di tre che visiteranno le meraviglie maceratesi nelle prossime settimane, hanno visitato la sede della Guardia Costiera di Civitanova Marche e hanno avuto l'opportunità di salire a bordo della Charlie Papa 839. "Cerchiamo di dare un'idea a 360 gradi di quella che è la vera Italia e di quello che è il Made in Macerata e il Made in Marche - ha spiegato Marcolini -. Il gruppo, in questi giorni, visiterà il Monte Conero, potrà assistere a lezioni di cucina e si potrà quindi avvicinare a quella che è la cultura italiana. Il Governo cinese è molto contento del progetto perché questo, per i ragazzi, non è solo un viaggio vacanza ma è un viaggio dopo il quale i giovani tornano migliorati nel loro Paese."
Venti minuti di discussione davanti al Pubblico Ministero della Corte di Cassazione per la richiesta di annullamento dell'ordinanza del Tribunale del Riesame delle misure cautelari nei confronti di Luca Traini. La richiesta dell'avvocato Giancarlo Giulianelli è stata appunto quella della modifica delle stesse in quanto "abbiamo contestato l'esistenza dell'aggravante dei motivi razziali e l'omesso riconoscimento dell'incapacità di intendere e di volere del Traini al momento del fatto" aveva spiegato lo scorso 26 giugno.
"L'esito si avrà probabilmente domani, al massimo lunedì: attendiamo quindi il parere del Pubblico Ministero - ha spiegato il legale -. Sono moderatamente fiducioso come lo ero in partenza: se conta il diritto, Luca Traini dovrebbe stare ai domiciliari con il braccialetto elettronico; se invece contano altre circostanze come il clamore mediatico la strada si fa più difficile."
"Ho chiesto l'annullamento dell'ordinanza del Tribunale del Riesame che riteneva che anche gli arresti domiciliari non potevano essere concessi a Traini in base a quella che io penso essere una illazione - ha proseguito Giulianelli -. Ripeto, se valgono le norme del codice di procedura penale, non ci sono altre ragioni, al di fuori del clamore mediatico, per negare la misura degli arresti domiciliari al mio assistito. Nella migliore delle ipotesi, si tratterà di un annullamento con rinvio." Se verrà annullata l'ordinanza, la Corte di Cassazione disporrà la trasmissione degli atti al giudice del Tribunale del Riesame.
La Corte d'Assise di Appello di Ancona, nel frattempo ha fissato per il 26 settembre l'udienza di secondo grado del processo nei confronti del 29enne maceratese che il 3 febbraio del 2018 sparò a sei persone di origine africana a Macerata. Traini è stato condannato dalla Corte d'Assise di Macerata, lo scorso 3 ottobre, a 12 anni di reclusione per le accuse di strage aggravata dall'odio razziale e porto abusivo d'arma.
Sono arrivate oggi le motivazioni della sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, pronunciatasi lo scorso 30 maggio, sulla cannabis light.
Una lotta, quella al contrasto dei negozi di cannabis light, che il Questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha portato avanti sin dal suo insediamento.
Il Tribunale del Riesame di Ancona aveva revocato il sequestro preventivo disposto dal G.i.p. del Tribunale dorico nell'ottobre del 2018, in un negozio di Ancona, di 13 chili di foglie ed inflorescenze di cannabis nell'ambito del procedimento penale a carico del titolare dell'attività, originario di Civitanova Marche, per il reato di cui all'art. 73, comma 1, 2, 4 e 80, comma 2, d. P. R. n. 309/1990.
Il ricorso ai giudici del "Palazzaccio" era stato presentato dalla Procura di Ancona.
"La commercializzazione al pubblico di cannabis sativa e, in particolare, di foglie, infiorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicabilità della legge 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà ammesse e iscritte al catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/ 53/ Ce del Consiglio, del 13 giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati di predetta coltivazione che possono essere commercializzati, sicché la cessione, la vendita e in genere, la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione di cannabis sativa, quali foglie, infiorescenze, olio, resina, sono condotte che integrano il reato di cui all’art. 73 dpr 309/90 anche a fronte di un contenuto inferiore di Thc ai valori indicati dall’art. 4, commi 5 e 7, legge 242 del 2016, salvo che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività". Queste le motivazioni conclusive della sentenza degli "ermellini".
Il dibattito tra gli operatori balneari di Civitanova Marche e l’Amministrazione Comunale in merito alla stagione turistica 2019 è arrivato ieri nelle stanze di palazzo Sforza, dove alcuni membri della Giunta hanno incontrato gli operatori, accompagnati dal legale Paola Medori. Sono stati tanti i malumori nati durante l’incontro (alcuni protagonisti hanno anche abbandonato palazzo Sforza) originatisi principalmente dal fatto che i circa 20 operatori della zona nord del lungomare della città rivierasca, che hanno dato mandato all’avvocato Medori per cercare di stabilire se ci sono o meno responsabilità da parte dell’Amministrazione e quindi azioni risarcitorie, si sentono “abbandonati” rispetto ai loro “vicini”.
Malumori che vanno avanti da qualche tempo ma che hanno trovato il massimo punto di rottura con la Giunta Comunale durante la cerimonia della Bandiera Blu, durante la quale il lungomare nord è stato chiuso, impedendo ad avventori e turisti di poter raggiungere quella zona. A questo si è aggiunto il divieto di balneazione che ha interessato, nei giorni scorsi, il tratto di mare che va dallo chalet G7 al Golden Beach. “Un confronto, quello di ieri, che non ha dato le risposte desiderate” commentano gli operatori, rappresentanti dal legale Medori.
“Le esternazioni dell’avvocato Paola Medori, riportate oggi dagli organi di Informazione a seguito dell’incontro di ieri che si è svolto a palazzo Sforza con gli operatori balneari del lungomare nord, evidenziano la non conoscenza delle problematiche della nostra realtà territoriale, delle attività già programmate e della capacità economica di finanziare le opere da parte della Pubblica Amministrazione. Essere accusati di procedere di maniera improvvisata denota, purtroppo, oltre che superficialità, scarsa conoscenza dei progetti dell’attuale Giunta da parte dell’avvocato Medori, che ha dimostrato superficialità anche nelle considerazioni evidenziate nel corso dell’incontro in Comune, cui ero presente” con queste parole l’Assessore ai Lavori Pubblici Ermanno Carassai ha commentato quanto accaduto ieri.
“Le opere programmate da questa Giunta, già finanziate e appaltate in parte, e i lavori che inizieranno dopo la stagione estiva per non cagionare impedimenti alle attività economiche presenti sul lungomare nord e alla cittadinanza, credo che non si possano liquidare con le parole sterili pronunciate dal legale – ha proseguito Carassai -. Portare a compimento il ripascimento delle scogliere, con un rilevante impegno economico da parte della collettività, opera in gran parte eseguita proprio in questo biennio; il completamento e la riqualificazione della pista ciclabile con il collegamento ai comuni di Potenza Picena e Porto Sant’Elpidio, grazie alle somme messe a disposizione in gran parte dalla regione Marche, non si possono certo catalogare come improvvisazione.”
“Purtroppo, durante la festa della Bandiera blu, sono emerse delle difficoltà nonostante fosse stato redatto un piano di sicurezza e di viabilità e l’Amministrazione sta verificando e adottando i provvedimenti del caso. Si tratta in ogni caso di un episodio isolato che nulla ha a che fare con gli investimenti messi in programma per la riqualificazione del litorale – ha continuato l’Assessore -. Ritengo sia necessario instaurare un nuovo rapporto di collaborazione e di comunicazione con gli operatori, nella speranza che non si verifichi la difesa ad oltranza degli interessi di parte e non della collettività.”
“L’avvocato Medori e alcuni operatori non ricordano volutamente la situazione del tratto iniziale del lungomare nord, prima dell’intervento portato a compimento dall’Amministrazione comunale con sindaco Mobili, e purtroppo non rammentano nemmeno il vuoto di interventi nel periodo successivo. È proprio vero che molto spesso la memoria cancella ciò che non fa comodo ricordare” ha concluso l’Assessore Carassai.
Dichiarazioni che non hanno di certo fatto piacere al legale Medori. “È singolare che un’Amministrazione, invece di rispondere agli operatori, concentri la propria attenzione e le proprie affermazioni nei confronti di un professionista che sta semplicemente svolgendo il mandato affidatogli. Senza tenere conto che nel piano triennale dei lavori pubblici, quelli relativi al lungomare Nord sono previsti per il 2021.”
“Il malumore esternato non è quello dell’avvocato Medori ma degli operatori – ha proseguito il legale –: malumori inoltre che sono precedenti all’episodio della Bandiera Blu. In tal senso proprio l’annuncio, che poi non si è rivelato reale, del fatto che i lavori sul lungomare nord sarebbero iniziati ad aprile, ha lasciato gli operatori con tante domande e poca chiarezza. A tutta questa situazione si sono poi aggiunte le ultime due vicende, in ordine di tempo: quella relativa alla Bandiera Blu e quella del divieto di balneazione. Ieri, abbiamo anche portato sul tavolo del Comune delle proposte da poter realizzare a breve termine come l’illuminazione pubblica o un’adeguata segnaletica stradale sul tratto interessato. Piccole cose che forse potevano anche essere fatte anche prima dell’estate.”
Uno dei gioielli del territorio maceratese lasciato al totale abbandono e alla totale incuria. Il Lago di Caccamo, che si estende sui territori comunali di Caldarola e Serrapetrona, soprattutto negli ultimi tempi, invece che essere menzionato per la sua bellezza e per il fatto di essere uno dei paradisi della nostra Provincia, è salito più volte alla ribalta delle cronache locali per l’incuria e soprattutto per la moria di carpe che avviene nelle sue acque.
“È importante che il Lago di Caccamo ritrovi la sua dignità e, la nostra richiesta, è quella di provvedere a un intervento immediato da parte della autorità competenti” spiega la Deborah Pantana.
Senza dimenticare che la moria di carpe che ha caratterizzato il bacino ha provocato, in passato, un forte stop della pesca. “Noi abbiamo fatto della nostra passione un lavoro – spiegano i pescatori -. Ormai non è più possibile praticare la nostra attività né a livello sportivo né agonistico. A causa della moria delle carpe l'attività agonistica della pesca è stata infatti completamente cancellata per evitare che il virus si propaghi nelle varie attrezzature che utilizziamo. Questo è un grandissimo disastro per l’ambiente e per tutti i turisti che frequentano il Lago. In questo senso anche tutto il Fiume Chienti e la Vallata sono a rischio perché ancora non si è in grado di stabilire l’origine di questo fenomeno così tragico. È importante tutelare la salute pubblica e non è possibile accettare che sempre più carcasse di carpe permangano nel Lago di Caccamo. Chiediamo che si provveda il prima possibile a opere di analisi e di bonifica per far fronte a questo dannoso fenomeno. Vogliamo capire cosa è successo per limitare i danni e risolvere la situazione, che ormai va avanti da questa primavera, nel miglior modo possibile.”
Proprio in merito alla moria dei pesci, è stato affisso un avviso della Regione Marche sulle sponde del bacino che "rassicura" sulla “viremia primaverile delle carpe della popolazione di ciprinidi nel bacino idrico artificiale del Lago di Caccamo”. Nella comunicazione regionale si spiega che “la malattia non è trasmissibile all’uomo e non ha implicazioni per la sicurezza alimentare”. Nonostante ciò la Regione Marche e l'Asur hanno prescritto di attuare delle misure sanitarie come "la disinfestazione delle attrezzature utilizzate per l'attività di pesca, il divieto di utilizzo di esemplari delle specie ittiche pescate nel Lago di Caccamo per il ripopolamento di altri siti e la rimoazione, laddove possibile, degli esemplari di pesci rinvenuti morti per il successivo avvio alla distruzione."
“Ciò che chiediamo è un incontro con i vari sindaci dei Comuni interessati e la società Enel, per valutare ogni tipo di soluzione da adottare e ridare dunque dignità al Lago di Caccamo – spiegano all’unanimità la Consigliera Pantana e i pescatori del luogo -. Crediamo che sia importante che, chi di competenza, dimostri un interessamento per quella che è una bellezza del nostro territorio. Un interessamento volto al miglioramento ambientale, a una rivalutazione del bacino come attrazione turistica e sportiva e di svago per le famiglie. Alla Regione infine chiediamo che venga fatta chiarezza sulle cause che hanno provocato la moria di carpe, in collaborazione con le competenti autorità forestali, per far tornare a splendere, come una volta, il Lago di Caccamo.”
Durante la conferenza stampa di presentazione delle nuove strumentazioni e dei nuovi percorsi messi in atto dall’Ospedale di Macerata, il Direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni ha voluto dedicare un momento particolare all’infermiere di Civitanova Marche Mauro Orsili che, lo scorso 30 giugno, presso la Piscina Sea.Son di Trodica di Morrovalle, ha praticato la manovra di rianimazione cardio-polmonare al bambino di quattro anni che ha rischiato di annegare.
“Sono onorato di questa convocazione e ringrazio tutti i presenti per l’accoglienza – le parole di un emozionato Orsili al quale non sono stati lesinati applausi da parte dei presenti -. Preferisco mantenere un profilo basso su questa vicenda. Credo di aver fatto il mio dovere trovandomi nel posto giusto al momento giusto, questo anche grazie all’Asur che mi ha permesso di essere in grado di operare in ogni situazione.” Orsili infatti si trovava presso la piscina di Trodica di Morrovalle con la figlia di otto anni quando la bambina ha lanciato l’allarma al papà. “Il piccolo di quattro anni aveva la testa sott’acqua e non tornava su. L’abbiamo subito tirato fuori dalla piscina e ho praticato la manovra di rianimazione cardio-polmonare. Non c’è stata risposta per 12 minuti, la gente era pietrificata. Poi fortunatamente il bambino ha iniziato a buttare fuori l’acqua e si è ripreso senza riportare danni cerebrali.”
“Mi piacerebbe che questa mia ‘esperienza’ serva da lezione – ha concluso Orsili -. È importante che chiunque sia in grado di eseguire queste manovre e, magari, salvare la vita di qualcuno.”