Oggi, come ogni mattina, i commercianti di corso Matteotti a Macerata si sono svegliati al solito orario ma forse con un pensiero in più. All’apertura del loro negozio hanno infatti dovuto fare i conti con l’assenza di alcuni colleghi, quelli del negozio Max Mara, chiuso sabato, dopo l’ultimo giorno di attività, dopo 25 anni.
Una notizia che era già nell’aria e che ha suscitato molto clamore in città. C’è chi preferisce non parlare e chi invece vuole sottolineare il lavoro quotidiano che svolge con sacrificio e passione per la città che ama.
“Meno pubblicità facciamo alla chiusura e meglio è – commenta qualcuno -. Se continuiamo a parlare male di Macerata è normale che poi la gente decide di non venire più in città.”
C’è chi invece a Macerata vuole continuare a rimanere, “perché questa è la mia città e nonostante siamo insoddisfatti di molte scelte, e soprattutto delle non scelte, noi qui continuiamo a resistere. Macerata dobbiamo farla vivere con le strutture e con i servizi – spiega qualche commerciante -. La crisi è generale ma bisogna fare qualcosa per contrastarla; noi ci svegliamo tutti i giorni per rendere viva la città e molti turisti e visitatori ci dicono che siamo fortunati ad avere un centro storico così bello. Se andiamo fuori, a Roma, New York, Parigi, andiamo nel cuore della città, come è normale che sia. Quindi cerchiamo di fare qualcosa e di offrire dei servizi e delle agevolazioni ai visitatori affinché Macerata torni a vivere: dispiace a noi in primis se le persone vanno via insoddisfatte o se i negozi chiudono perché qui abbiamo investito e vogliamo continuare a investire, resistendo ogni giorno.”
E poi c’è chi è pungente e non nasconde, oltre al dispiacere, anche un pizzico di rabbia. “Siamo rimasti quattro gatti e le motivazioni di questa chiusura sono tante – commentano altri commercianti -. Se chi di dovere non è capace di prendere delle decisione giuste per la propria Città, come dei servizi mirati per turisti e visitatori, è naturale che la gente non è incentivata a venire in centro. Spesso inoltre chi deve accedere al centro storico per effettuare dei servizi necessari alle nostre attività commerciali, come elettricisti, tecnici o muratori, non ha nemmeno modo di farlo in tranquillità. Se vogliamo continuare così, mandando tutti a casa, allora facciamolo.”
Wabi Sabi Culture di San Ginesio è stato selezionato per partecipare a una puntata di “Quattro Hotel”, il programma di SkyUno condotto dal notissimo chef Bruno Barbieri.
L’hotel ginesino in stile giapponese, di cui è titolare Serenella Giorgetti, selezionato insieme ad altre tre strutture delle Marche (una nel pesarese, una nell'ascolano e una nel fermano), sarà protagonista in una delle puntate che andranno in onda su Sky durante le quali le quattro strutture si sfideranno per mostrare le eccellenze dei loro servizi.
Lo chef emiliano questa mattina è arrivato nelle Marche e ha visitato "Il Girasole Eco Family Village" di Marina Palmense a Fermo. Nei prossimi giorni muoverà per dei sopralluoghi negli altri quattro hotel fino a completare il giro delle strutture ricettive.
Una importante occasione di promozione non solo per il territorio ginesino e maceratese ma per tutta la Regione Marche.
Al 15 luglio sono 2.272 le persone che si trovano in autonoma sistemazione e che usufruiscono del Cas: la metà di loro si trova a Camerino mentre l’altra metà in altri comuni. 496 sono gli studenti di cui 130 domiciliati a Camerino mentre 366 in altri comuni. 1.202 sono le persone non più domiciliate nel paese montano. 304 sono le Sae per 634 nuclei familiari e 53 le persone che alloggiano nelle strutture alberghiere. 471 le schede Aesed con inagibilità B, 81 classificate C e 1.411 quelle con danni pesanti (E), per un totale di 1.965 edifici inagibili totali.
Sono state presentate 174 pratiche su 553 per la ricostruzione leggera e 72 progetti su 1.411 per quella pesante. Per la prima sono 74 i cantieri iniziati di cui 54 conclusi. Per quella pesante invece 6 sono i cantieri iniziati e di questi nessuno ancora concluso. Nel centro storico sono 45 gli interventi di messa in sicurezza conclusi, 13 quelli in corso e 80 quelli da ultimare. Nelle periferie e nelle frazioni invece sono 76 quelli conclusi, 21 quelli in corso e 58 quelli da portare a termine.
Le chiese al momento sono tutte danneggiate e per quella di San Venanzio i lavori dovrebbero ripartire a dicembre. Sul fronte scuole, da tre anni a questa parte ci sono state molte inagibilità. Al momento il plesso di San Paolo ospita i licei e gli istituti tecnici mentre l’ipsia è rimasta nella zona delle Vallicelle dato che non ha avuto gravi problemi.
A illustrate i numeri è il sindaco di Camerino Sandro Sborgia che è intenzionato, più che mai, a fare tutto il possibile per ridare a uno dei gioielli della provincia maceratese “tutta l’energia che aveva prima di questa catastrofe.”
“Camerino è stata colpita tutta e indistintamente, dal centro storico, fortemente danneggiato, alle frazioni – spiega Sborgia -. La conformazione della città è molto singolare rispetto al panorama delle realtà che ci sono vicine. Sono ancora cinque le frazioni in perimetrazione, lì il danno è molto diffuso ed è necessario un intervento radicale. Il centro storico è, come ben sappiamo, zona rossa."
“Quando mi sono insediato, a maggio del 2019, ho trovato una situazione molto complessa – ha osservato il sindaco -. C’è una mole di lavoro da affrontare non indifferente ma necessita, al tempo stesso, di essere portata avanti con organicità e intelligenza. Bisogna comprendere quale è la direzione verso la quale si vuole andare e il fatto che, a distanza di tre anni, si era ancora fermi su quale fosse la scelta migliore da prendere, come a esempio quella delle perimetrazioni, la dice lunga sulla visione di chi c’era prima di me. Intendo dire che, a oggi, ho trovato una situazione in cui c’erano ancora delle incertezze su quale doveva essere il cammino per far sì che le persone tornassero nelle proprie case.”
“Noi oggi abbiamo preso una strada e la perseguiremo perché riteniamo che certamente, anche non essendo la migliore, è la più utile per far sì che questo territorio torni a essere vissuto – ha proseguito il primo cittadino -. Possiamo continuare a discutere ma sono passati tre anni e il territorio sconta un periodo di immobilismo che non ci possiamo permettere, considerando che Camerino vive soprattutto di servizi e di Università. Questo perché più il tempo passa e più le possibilità di tornare a vivere il territorio diminuiscono.”
“Il fatto che il territorio fosse già avviato a un percorso di spopolamento non è di certo stato determinato dal terremoto – aggiunge Sborgia -. Già prima c’era una perdita di persone che andavano in altri luoghi; il terremoto ha costituito un fattore di accelerazione di questo processo e ora il problema sta nell’invertire questo fenomeno o quantomeno arrestarlo. Questo non lo possiamo fare discutendo su quale è la cosa migliore; dobbiamo prendere una decisione immediata ed è nostro dovere far sì che nel più breve tempo possibile le persone tornino a casa. Io ora non so quanto tempo ci vorrà ma sono certo che tutto ciò che possiamo fare lo dobbiamo fare. Se la città, a distanza di tre anni, ha ancora il 30% delle messe in sicurezza nel centro storico vuole dire che qualcosa non è stato fatto. Camerino deve subito essere restituita alla gente. Tutto il territorio e tutto il mondo devono sapere che se si viene a Camerino si può entrare. Tre anni sono passati e io credo che sia un tempo ormai sufficiente per dire ‘basta’: ora bisogna andare avanti e fare.”
“Il personale attualmente alle dipendenze del Comune, soprattutto quello relativo ai problemi della ricostruzione, è frutto di una scelta fatta prima del mio arrivo – ha continuato Sborgia -. Io lavoro con le forze che mi sono state messe a disposizione e se mi trovo a non avere ingegneri nell’ufficio tecnico lo attribuisco a chi ha preso determinate scelte prima di me. Sto ora cercando di interagire con l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione per sapere se può esserci una implementazione del personale che è necessario e fondamentale. Attendiamo anche l’arrivo dei 116 tecnici messi a disposizione della Regione Marche dal Commissario Straordinario Piero Farabollini; speriamo che la ripartizione delle unità sia fatto seguendo specifici criteri e mi auguro che venga tenuta in considerazione la situazione che Camerino vive e il danno che ha subito. Già in situazioni ordinarie la città ha una attività non paragonabile a quella di altri comuni che sono stati colpiti dal sisma – ha aggiunto il sindaco -, quindi oltre a quelle attività ordinarie ora si aggiungono i processi straordinari connessi alla ricostruzione e al post-sisma: spero che questi fattori verranno presi in considerazione. Considerando che dobbiamo ancora procedere a una rilevazione dei danni degli uffici pubblici.”
“Ripeto sono passati tre anni e questo non possiamo dimenticarlo: bisogna cercare di fare tutto il possibile e farlo in fretta, questo sarà di certo il mio obiettivo in questi cinque anni” ha concluso Sborgia.
“Il premier Giuseppe Conte è stato attento a tutto ciò che abbiamo detto e ha trattato questioni comuni a tutti – il commento del primo cittadino di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci il giorno dopo la visita del Presidente del Consiglio nel suo paese terremotato -. Che la rabbia c’è ancora perché la ricostruzione è a zero è innegabile e le inefficienze sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo spiegato al premier che questa è una catastrofe e non può essere trattata con norme ordinarie. Se il Commissario è chiamato straordinario bisogna dargli dei poteri che lo siano altrettanto.”
Falcucci ha poi illustrato al premier Conte la metafora del pronto soccorso, per fargli comprendere “la 'storia' dei 138 comuni del cratere che ci ha danneggiato – spiega -. L’impianto del terremoto è completamente sbagliato: se ci sono un codice bianco e un codice rosso in ospedale è giusto sicuramente che abbiano gli stessi diritti ma è innegabile che il trattamento debba essere diverso.”
“Ora, conoscendo i tempi della ricostruzione, ci servono due cose: una legge quadro che normi le emergenze e che non omologhi i terremoti e la costituzione di una zona franca – ha osservato Falcucci -. In primis tutte le ordinanze che si sono susseguite hanno portato il caos e poi devono dirci se la montagna può continuare a vivere. Va poi sanata la situazione di precarietà del personale: dobbiamo stabilizzare questi giovani altrimenti è normale che se vincono un concorso se ne vanno via. Il Presidente Conte ci ha detto che sta lavorando su tutto e ha ascoltato tutte le nostre richieste prendendo appunti. Dobbiamo dare delle risposte a chi qui ha continuato a vivere con dignità, senza dare vita a manifestazioni eclatanti, e il conto deve arrivare a breve perché la pazienza ha un limite.”
Falcucci ha poi fatto riferimento alla mancata attuazione della legge 97 del 1994. “Se fosse stata applicata qui non avrebbero chiuso scuole, ospedali e tanto altro. Una volta Genova, poi Ischia, poi Catania: basta affiancarci sempre a decreti diversi – ha sottolineato il primo cittadino -. Servono incentivi mirati affinché queste aree vengano antropizzare e bisogna dare certezze alle persone che vogliono continuare a vivere in montagna con specifiche agevolazioni: penso che a parlare sia il buonsenso e niente di straordinario.”
“Noi siamo pronti a collaborare purché si facciano le cose – ha concluso Falcucci -. Ora aspettiamo ma speriamo che in questa vicenda non ci sia un comportamento partitico perché abbiamo urgenza e dignità di conoscere il nostro futuro, non tanto per noi ma almeno per le generazioni future.”
"Ho incontrato tanta gente desiderosa di riscatto, stanca ma determinata; cittadini che mi hanno manifestato fiducia e chiesto di non abbandonarli; vigili del fuoco, volontari della Protezione civile cui va sempre la gratitudine mia e di tutto il Governo; primi cittadini orgogliosi della fascia tricolore che indossavano. Con loro mi sono confrontato sulle criticità e per prefigurare la soluzione ai problemi posti dalla ricostruzione - il commento del Presidente del Consiglio sulla sua pagina social -. Ma, soprattutto, ho detto che è finito il tempo delle passerelle. Occorre solo pensare a lavorare, lo dobbiamo a queste migliaia di persone i cui bisogni non hanno colore politico."
"Semplificare le normative vigenti, incluso il codice degli appalti, accelerare le procedure e superare gli ostacoli burocratici: queste saranno le priorità del Governo per far ripartire rapidamente la fase della ricostruzione. Cercherò di avvalermi di una struttura che segua queste aree costantemente, oltre al continuo supporto del Commissario straordinario e del Capo Dipartimento della Protezione civile. A Palazzo Chigi c’è una task force, Investitalia, che affiancherà gli enti locali per dare impulso agli investimenti e anche alla ricostruzione. Ragioneremo, inoltre, sulla predisposizione di un Contratto istituzionale di sviluppo, che potrebbe tornare utile a rilanciare il sistema economico e sociale di queste aree.Tante sono le cose da fare. Tornerò presto" ha concluso il premier.
L’Assessore di Ussita Noemi Orazi, a cui circa un anno fa erano state tolte le deleghe dell’allora primo cittadino Vincenzo Marini Marini, fa il punto della situazione a tre anni del sisma che ha colpito il comune montano nel 2016. Il comune di Ussita ha sicuramente sofferto la mancanza di un sindaco stabile e presente: a metà del 2017 infatti Marco Rinaldi, l’allora primo cittadino, aveva consegnato le dimissioni. Al suo posto era arrivato il Commissario fino a quando Vincenzo Marini Marini non era stato scelto dai cittadini. A fine luglio sono arrivate le dimissioni anche di Marini Marini che ha lasciato quindi il posto al secondo Commissario post-sisma Giuseppe Fraticelli. Una situazione di instabilità che ha contraddistinto Ussita in questi tre anni.
“Sono 90 le casette che si trovano nel territorio di Ussita e circa un centinaio le persone che sono fuori casa e percepiscono il CAS – ha spiegato l’Assessore -. Il campetto è stato sequestrato e il palazzetto anche in quanto soggetti a rischio idrogeologico (R4). Tante ancora le zone rosse: Casali, Sorbo, Calcara, San Placido, Sasso, Pieve, Tempori, Vallazza, Capovallazza, Valle Stretta, Castelfanllentino e Palazzo.”
“Ussita è senza dubbio una delle zone più terremotate del maceratese e dell’intero Centro Italia anche se il sisma qui ha colpito a macchia di leopardo – ha proseguito Orazi -. Ci sono quindi delle aree che non hanno subito considerevoli danni rispetto ad altre e proprio in queste abbiamo cercato di ripristinare acqua e gas per far tornare le persone nelle loro case il prima possibile. Sicuramente tanto è stato fatto e tanto si sta facendo ma la situazione resta comunque complicata.”
“A Frontignano ad esempio sono tornate tantissime persone anche se lì ciò che manca sono le strutture ricettive; queste infatti sono bloccate anche se stanno cercando in ogni modo di riattivarsi – ha proseguito Orazi -. Attualmente il turismo è minimo se pensiamo al periodo precedente al sisma quando si registravano 4mila presenze all'anno: ora non ce ne sono nemmeno un decimo."
“Inoltre non abbiamo una chiesa e non ci sono luoghi per dire la messa; abbiamo un’area sociale di circa 120mila metri quadri che è stata realizzata grazie agli sms solidali – ha proseguito Orazi -. Papa Francesco ci ha donato una somma per costruire un luogo di culto e un’area sociale per i cittadini. Quando fece visita alla nostra comunità infatti, entrò in una Sae e una signora gli disse che non aveva più un luogo in cui poter pregare: fu in quell’occasione che il Pontefice prese la decisione di fare un regalo alla nostra comunità.”
Un progetto che Ussita vuole portare avanti è anche quello della casa di riposo che necessita, per una parte della messa in sicurezza mentre per l’altra di demolizione e ricostruzione totale. “Il 24 agosto, sono state evacuate 23 persone dalla casa di riposo, tra queste anche tre allettati – ricorda Orazi -. Anche l’Hotel Crystal non è più agibile e tutte le persone che lavoravano qui hanno perso il lavoro; in molti inoltre avevano una occupazione negli impianti sciistici e hanno perso tutto. Se non recuperiamo al più presto queste strutture e non diamo lavoro ai cittadini di Ussita rischiamo di andare incontro a un grandissimo problema, quello relativo al totale spopolamento del nostro territorio. Senza le famiglie e senza il lavoro il Comune è destinato a finire e non ce lo possiamo permettere.”
“Ora cerchiamo di guardare al futuro – ha concluso l’Assessore -. Dal Commissario Fraticelli ci aspettiamo che porti avanti tutti i progetti che sono in itinere e che hanno già diverse delibere, che ascolti la popolazione e che sia presente. Questo terremoto ci ha dimostrato che come paesi piccoli valiamo poco e abbiamo un piccolo peso politico, ciò che serve è cercare di portare avanti le nostre ragioni tutti insieme e avere, al contempo, un grande cuore.”
Il pignoramento di 3 milioni di euro del creditore della Società Nuova Via Trento nei confronti del Comune di Macerata, ha creato non pochi malumori nelle file dell'opposizione che oltre a vederci poco chiaro e a chiedere delucidazioni al sindaco Romano Carancini sulla vicenda sono compatte nel parlare di un "danno enorme per la Città". Una nota stampa del Comune, nel pomeriggio, ha comunicato che "le somme dovute dal Comune di Macerata alla Nuova Via Trento, per effetto del lodo arbitrale del 24 luglio scorso, fino alla concorrenza di 3.000.000 di euro circa, sono state pignorate da un creditore della Società Nuova Via Trento attraverso un atto giudiziale notificato ieri al Comune di Macerata. In merito alla vicenda è utile ricordare, come preannunciato dall’Amministrazione comunale, che il lodo stesso sarà oggetto di impugnazione nei termini stabiliti dalla legge, oltre che del giudizio di verifica di giurisdizione dinanzi alla Corte di Cassazione la cui udienza è già fissata per il prossimo 24 settembre."
L'Ente pubblico ha un termine di 120 giorni per completare l'esecuzione del provvedimento giurisdizionale che lo obbliga al pagamento della somma di denaro. E proprio in questo lasso di tempo ricade anche la sentenza della Corte di Cassazione che si pronuncerà tra dodici giorni.
"Ci sarebbe molto da dire anche se la notizia è scarna e da adito a molte considerazioni - le parole del consigliere della Lega Andrea Marchiori -. Anzitutto la stranezza dovuta al fatto che sul sito del Comune viene data una notizia che apparentemente è neutra per l'Ente stesso e inoltre credo che se il Comune deve pagare una somma di denaro, che la paghi al creditore principale o al creditore del creditore non cambia nulla. È la prima volta che sul sito ufficiale viene data notizia di un pignoramento fatto al Comune e in questo caso non per un debito dell'Ente pubblico. Sorge il sospetto che sia stato fatto per gettare discredito sulla Nuova Via Trento e, se così fosse, sarebbe un fatto gravissimo perché il Comune ne è socio ed è anche, stando alla lettura della sentenza, responsabile di ciò che sta accadendo."
"Il Comune si affanna inoltre a ribadire che farà appello al lodo arbitrale, un annuncio che aveva già fatto tempo fa in conferenza stampa. Se si afferma un fatto di questa portata bisogna spiegare che il lodo arbitrale non è appellabile come una sentenza di giudizio ordinario - prosegue Marchiori -. L'organo che andrà a valutare l'appello andrà a valutare la regolarità procedurale: il rispetto delle formalità tipiche. Se noi ci aspettiamo un successo che sia in grado di stravolgere il contenuto della condanna probabilmente diamo la sensazione a chi legge di qualcosa che giuridicamente non tiene. Voci ufficiose sostengono che il procuratore generale presso la Corte di Cassazione avrebbe dato parere negativo al ricorso fatto dal Comune; se così fosse è un ricorso che parte già in maniera sbagliata e attendersi un esito felice è un po' eccessivo."
"Nessuno di noi consiglieri e cittadini credo sia felice che l'Ente sia stato costretto a pagare una cifra che crea nel bilancio una voragine pericolosissima. Dato che però questa è la realtà dobbiamo tirare fuori una considerazione: come si fa a sostenere una responsabilità politica come quella del PD, del sindaco Carancini o dell'Assessore Ricotta che non hanno eseguito quell'opera pubblica prevista nella convenzione ritenendo, con una scelta individuale, di non doverla fare? Una scelta individuale per la quale tutti ci troviamo ora a pagare una condanna. Come si fa a parlare di appello, di ricorso in Cassazione o di pignoramento verso terzi quando nessuno ha mai fatto un esame di coscienza sui propri errori? Senza considerare che tutta questa vicenda noi consiglieri o appartenenti alla Commissione di Bilancio la apprendiamo dalla stampa e nessuno ci ha mai comunicato altro nelle dovute sedi."
"Siamo davanti a un atto grave e non capisco come siamo potuti arrivare a questi livelli - le dure parole della consigliera Deborah Pantana di "Idea Macerata" -. Il primo cittadino è un uomo di legge e le cose le doveva sapere meglio già prima di altri. Quello che è accaduto oggi è un fatto mai successo a Macerata, un atto grave. Mi auguro che il sindaco Carancino, che era già stato informato dai revisori su ciò a cui sarebbe andato incontro, trovi una soluzione con il privato perché non si può essere superficiali in questa occasione: auspico quindi un accordo o una transazione con la Società."
"Parliamo di un danno di notevole entità che la Città sta subendo - il commento di Francesco D'Alessandro della lista "Macerata nel cuore" -. Al di là del fatto particolare che è gravissimo, perché va a toccare le tasche di tutti i cittadini, tutto ciò è frutto di un centro-sinistra che da più di 20 anni detiene il potere a Macerata e la amministra come se fosse qualcosa che gli appartiene, qualcosa di privato. Questo è nocivo perché non c'è una progettualità per la Città. La notizia di oggi di certo non ci stupisce se non fosse che va a pesare in maniera molto conistente sulle tasche dei cittadini stessi. Mi chiedo per quali motivi certi patti non sono stati rispettati e come mai la bretella non è mai stata realizzata? Da un buon amministratore, che dovrebbe essere il cosiddetto buon padre di famiglia, ci si aspetta che aggiusti le cose invece il Sindaco Carancini e il PD continuano a inimicarsi la Città."
"Più che chiedere al Sindaco Romani Carancini di dimettersi non saprei cosa altro dire ancora - il commento sulla vicenda di Anna Menghi, dell'omonimo Comitato delle file dell'opposizione -. Questo è un appello a tutte le forze di opposizione per costruire un’alternativa capace di governare il disastro che il centro-sinistra lascerà dopo più di vent’anni di governo o meglio "sgoverno" della Città."
Le fa eco Paolo Renna, consigliere di Fratelli d'Italia. "Visto il danno che il sindaco ha creato alla Città penso non ci sia altra alternativa se non quella di dimettersi."
“Continuerò a battermi affinché possiate entrare nel nuovo istituto il prima possibile”. Con queste parole il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, ha accolto in aula gli studenti delle prime classi dell’Istituto tecnico tecnologico statale “Eustachio Divini”. Invitato dal nuovo dirigente scolastico, professor Sandro Luciani, che continuerà a mantenere la reggenza della presidenza anche all’Istituto comprensivo “P. Tacchi Venturi”, il primo cittadino settempedano ha assistito al rientro degli studenti in aula dopo le vacanze estive.
Insieme al dirigente scolastico la Piermattei ha poi portato il saluto ai ragazzi e alle ragazze del primo anno, in tutto sette nuove classi. L’Itts, nonostante i disagi legati alla sistemazione provvisoria di aule e laboratori nel plesso “Luzio”, ha mantenuto non solo il numero di iscritti ma ha pure incrementato le presenze delle nuove “matricole”.
Demolito all’indomani delle scosse di terremoto dell’ottobre 2016, il nuovo “Divini” sorgerà al posto della vecchia scuola. Sarà un edificio modello anche per quanto riguarda l’aspetto sicurezza, visto che verrà costruito su isolatori sismici e avrà una struttura prefabbricata in cemento armato e acciaio. Grande attenzione sarà pure posta nei confronti delle tematiche ambientali perché la nuova scuola sarà in classe Nzeb, ovvero ad emissioni pressoché zero.
Oggi è stato il giorno dell’ultima pellicola per il regista Alessandro Valori. 400 persone si sono volute stringere intorno alla famiglia del 54enne, alla moglie Carmen, al figlio Blasco e ai fratelli Alfonso e Federico, presso la Chiesa dell’Immacolata, per dare l’ultimo saluto a un uomo che portato alto il nome di Macerata nelle sale cinematografiche e non solo.
“Oggi abbiamo detto che è il giorno dell’estremo saluto ma non è così, è troppo poco, Alessandro oggi non se ne va. Il fine della fede è solo uno: l’amore – le prime parole dell’omelia di Fra Andrea, cugino del regista scomparso -. Alessandro l’amore lo aveva anche nel suo nome, “colui che difende gli uomini”. Lui questo lo sapeva e l’aveva capito perché tutti gli uomini sono forti quando hanno una loro identità e Alessandro con i suoi film ha voluto raccontare proprio gli uomini e le loro storie; nella sua vita ha incontrato gente per potersi confrontare e per poter ricevere amore.”
“Dio non poteva impedire che il nostro amico morisse? La risposta è “sì”. Abbiamo però ceduto il passo al voler credere che il nostro Dio è possente invece è onnipotente e vulnerabile – ha proseguito Fra Andrea -. Alessandro ha raccontato le persone che vivono a stento nelle borgate più profonde di Roma, ci ha raccontato che le debolezze sono sintomo di dignità e questo è un insegnamento della fede, dell’uomo e dell’amore. Un amore che vuole vivere. Lui ha sempre guardato gli ultimi, la precarietà, il dramma delle famiglie, di chi credeva di essere chissà chi e che riscopre il senso della vita quando si mette ad aiutare quelli che sono in carrozzella", come nel film "Tiro libero".
Fra Andrea, durante l’omelia, ha poi ricordato un episodio personale che lo lega profondamente ad Andrea: il funerale di sua zia, e mamma del regista, Anna Maria. “In quell’occasione ascoltai come spettatore privilegiato in prima fila un dibattito tra Alessandro e una mamma – ricorda -. Lui fece i complimenti a quella mamma, complimenti arrivati nella più totale dolcezza che è espressione della levatura del dolore. Poi disse ‘non so se mia madre è così fiera di me’. Ecco, quella fu la massima espressione di un uomo che ama così tanto da non sapere se è amato. La donna rispose ‘anche tu sei un bravo figlio’ e Alessandro scoppiò in un pianto pieno di gioia. Un momento che mi fece capire ancora di più quanto l’umanità di Gesù Cristo abitasse in lui e nella sua fragilità. Il regista Gesù, in quel caso, ha sciorinato in lui la pellicola più bella: sentirsi amato per ciò che era.”
Poi c’è la famiglia. “Alessandro ha sempre dimostrato il suo grande amore per la famiglia e proprio il successo, quando è condiviso con le persone che si amano, assume un valore immenso. Oggi ci ha voluto raccontare non la storia ultima ma la più bella – ha proseguito Fra Andrea -. Una storia dalla quale potremo attingere perché ci ha detto che Dio è amore anche se non lo si conosce. Anche in una vita fatta di morte, Dio ci può liberare da quei riflettori spenti che in noi generano soltanto solitudine.”
“Papà oggi non è qui a deliziarci con la sua allegria e con l’amore per la vita – il toccante ricordo del figlio Blasco -. Proprio per questo dobbiamo ricordalo perché lui era un uomo che amava la gente anche se la gente non lo amava”. L’emozione del figlio del regista ha poi lasciato il posto alle lacrime.
“Non è facile per nessuno parlare in questo momento nemmeno per noi fratelli che abbiamo l’abitudine di giocare con le parole. Non è facile perché nonostante tutti gli ammonimenti abbiamo perseguito la vanità: ma dobbiamo liberarcene se vogliamo ascoltare e comunicare – le parole del fratello Federico -. Per poterlo fare occorre che il nostro io venga liberato e inizi ad ascoltare il cuore degli altri. Alessandro lo faceva e in questo modo riusciva ad amare; con piccole immagini quotidiane era in grado di fare grandi discorsi e i suoi occhi erano illuminati di entusiasmo, lui era pieno di carità e generosità. Le sue storie quotidiane rimarranno, le sue semplici e limpide storie rimarranno, le parole invece di noi avvocati che se le porti via il vento. Grazie Alessando.”
Un lungo appaluso ha poi accolto l’uscita del feretro dalla Chiesa per rendere omaggio al regista Valori. Presenti al funerale Iginio Straffi, ideatore delle Winx e amico di Valori, l’attore Simone Riccioni che ha collaborato con il regista in molte pellicole.
Il Maggiore Roberto De Paoli è il nuovo Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Macerata. 51 anni originario della provincia di Mantova, sposato e con un figlio, De Paoli arriva dal Comando della Compagnia di Merate, in provincia di Lecco. Laureato in Scienze Amministrative e in Scienze delle Politiche Pubbliche e Giurisprudenza ha conseguito anche un Master in Criminologia.
Insediatosi lunedì 9 settembre presso il comando provinciale del capoluogo, il Maggiore De Paoli, da 30 anni nell’Arma, "vanta alle spalle una ricca esperienza professionale in varie province del Veneto, della Lombardia e in Toscana" ha spiegato il Tenente Colonnello Walter Fava.
“In questi anni ho operato sempre in scenari prettamente territoriali e per me, il comando di Macerata, è la prima esperienza cittadina e quindi nuova – ha spiegato De Paoli -. Ho già potuto apprezzare le bellezze architettoniche della Città e svilupperò le varie attività messe in campo dal Comando in stretta sinergia con la Prefettura e con la Procura.”
“Il controllo del territorio e la prevenzione, mantenendo sempre l’efficienza dei mezzi e la forza per esprimere così la massima operatività, saranno le mie principali occupazioni sulla scorta delle direzioni del Comando provinciale – ha concluso il Maggiore -. Lavoreremo sicuramente sulle problematiche che ho lasciato, come i furti e lo spaccio di sostanze stupefacenti; ho vissuto il ritorno dell’eroina in provincia di Lecce e spero che qui il fenomeno non sia così tangibile quanto è, nella realtà, devastante.”
“Questo non è un terremoto come quelli ai quali eravamo abituati: è stato davvero distruttivo, un vero e proprio cataclisma che ha reso dura la vita di tutti. Un fenomeno che rimane nel pensiero, nella persona. Rimane dentro e ciò che abbiamo vissuto quando ci siamo trovati in quella situazione è qualcosa di davvero difficile da raccontare. Si lavora per tutta una vita e poi, in un attimo, perdiamo il bene materiale più importante per le nostre popolazioni: la casa.” Sono le parole del neo eletto sindaco di Visso, Gian Luigi Spiganti, che commenta ciò che è successo dal 2016 a oggi in uno dei comuni maceratesi maggiormente colpiti dal terremoto. Un comune, come tutti quelli delle aree montane, che deve fare i conti anche con i dissesti idrogeologici.
“Noi siamo sindaci di frontiera e in questo terremoto siamo stati messi da parte senza avere la possibilità di decidere su ciò che poteva essere fatto o meno; ci hanno fatto scegliere solo le aree dove posizionare le casette e poco più – spiega il primo cittadino -. Visso è da sempre una perla delle Marche ed è conosciutissimo in tutta Italia per la sua storia e la sua tradizione: una città che lavora con il turismo e che registrava circa 6mila presenze l’anno negli anni precedenti al 2016. Oggi ormai possiamo parlare solo di un turismo “mordi e fuggi” anche perché non abbiamo più le strutture alberghiere per la ricezione.”
I commercianti si trovano ora tutti raggruppati nei locali “Maestri Artigiani di Visso”. La Città può contare anche due strutture, date per aggregazione, che sono state donate sempre per ricucire il tessuto commerciale. “I locali delle attività commerciali si trovano attualmente in queste due sistemazioni finché non sarà pronta la nuova area Park Hotel dove verranno delocalizzati tutti i commercianti che erano in pizza – spiega Spiganti -. Abbiamo volontariamente deciso di non collocarli nei container perché non vogliamo che rimangano lì per anni. Entro la fine del mese partiranno i lavori nell’area, per un importo complessivo di 8 milioni di euro circa, e appena sarà pronta la struttura i negozi saranno ospitati lì.”
Sul fronte scuole, il sindaco è soddisfatto di ciò che è stato fatto in passato. “Quando si mette in atto una buona ricostruzione poi i risultati si vedono – ha spiegato -. La scuola è stata progettata nel 2004 ed è stata costruita per un ottavo grado; non ha quindi avuto nessun danno serio ed è quindi ripartita subito. Grazie alle donazioni possiamo dire di avere un istituto all’avanguardia e lì si concentrano tutti i ragazzi anche dei comuni limitrofi. Mentre sul fronte chiese è già partita quella della Caritas a Villa Sant’Antonio, hanno posto le fondamenta e lì saranno costruiti un centro aggregativo e una ludoteca, donati dalla Tod’s.”
“Siamo stati isolati con la Valnerina ma ora siamo riusciti a riaprirla. Ora dovrebbero però far ripartire Frontignano, Castelluccio, Monte Prata perché almeno la gente è invogliata a visitare questi luoghi bellissimi – continua il primo cittadino -. Sappiamo ormai che per il centro storico ci vorranno moltissimi anni quindi cerchiamo di non far scappare i turisti offrendo loro quanto di bello la natura ci ha donato. E proprio in questo senso, insieme a Ussita e Castelsantangelo, abbiamo approvato il progetto per una pista ciclopedonale di 12 chilometri che attraverserà i tre comuni.”
Come il sindaco Mauro Falcucci, anche Spiganti pretende dalle istituzioni una risposta. “Dobbiamo dire con sincerità a queste persone che fine debbono fare – osserva il primo cittadino -. E non è un questione di fazioni politiche, la politica lasciamola stare. Ci devono dire quale è il nostro futuro. Se le pratiche rimangono sul tavolo cinque o sei mesi quando ricostruiamo? Il Commissario Errani paragonò il sisma dell’Emilia Romagna a quello delle Marche e sbagliò perché i due fenomeni sono stati completamente diversi – ha proseguito il primo cittadino -. Dovevamo prendere la legge 94 del 1997 e in quel modo, rivedendola, si sarebbe migliorata la condizione delle persone e si sarebbe potuto risolvere qualcosa. Invece siamo andati sempre avanti con ordinanze su ordinanze, l’una che cambiava ciò che era stato detto dall’altra. Così non è possibile.”
E poi c’è il poco potere che viene dato ai primi cittadini dei comuni del cratere. “Possiamo correre dalla mattina alla sera ma se non ci dicono che siamo noi a poter agire possiamo fare ben poco – conclude il sindaco di Visso -. Quando gli elettori mettono quella crocetta sulla proprio scheda non cambiano nulla purtroppo: questa è la verità.”
L’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Macerata organizza, per venerdì 13 settembre, alle ore 17:00, presso il Teatro della Filarmonica, l’incontro “La violenza sugli operatori sanitari”, una tavola rotonda tra le professioni sanitarie e sociali e i rappresentanti delle istituzioni per discutere un fenomeno che troppo spesso si verifica nelle strutture sanitarie e che, dalla violenza verbale può sfociare in quella fisica, come accaduto il 4 settembre del 2013, a Bari, alla Dottoressa Paola Labriola, uccisa con 70 coltellate da un paziente.
“Una tematica cogente in quanto la violenza è presente ed evidente in tutte quelle strutture dove operano le persone che hanno a che fare con l’emergenza/urgenza – le parole del Presidente dell’Ordine dei Medici di Macerata Romano Mari -. Un fenomeno che si manifesta moltissimo e che coinvolge soprattutto le donne, le quali rappresentano un grande arricchimento per la nostra professione. Parliamo di un vero e proprio disagio ed è nostro compito comprendere i fenomeni dai quali hanno origine questi comportamenti. La presenza quest’oggi del Direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni e della Direttrice del Distretto di Macerata Giovanna Faccenda è molto importante e ci permetterà di individuare insieme le misure preventive da offrire alle persone offese e da porre in essere.” Il Dottor Mari ha infine ringraziato Mediolanum e la Fondazione Carima per il supporto dimostrato all’iniziativa messa in campo.
“Un fenomeno, quello che andremo a discutere, che è sempre esistito e che viene perpetrato nei confronti di chi porta aiuto abolendo ogni forma di disuguaglianza – ha aggiunto Cristina Monachesi, Presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Macerata -. La violenza sugli operatori sanitari è un problema molto sentito che richiede la formazione degli stessi ma anche l’educazione dei pazienti.”
Le lunghe liste di attesa, l’incapacità di accesso ai servizi per i quali si ha diritto, il diniego di un farmaco in mancanza di ricetta e il ricevere un paziente da soli e in luoghi altrettanti isolati. Sono alcuni dei motivi illustrati oggi che espongono gli operatori sanitari ad atteggiamenti di violenza verbale e fisica.
“Il tavolo di confronto che partirà con l’appuntamento di venerdì 13 settembre ci auguriamo che diventi un tavolo di lavoro al quale potranno sedersi anche i rappresentanti delle associazioni di volontariato, insieme agli ordini professionali – ha aggiunto Monachesi -. C’è bisogno di rivisitare il rapporto tra medico e paziente ed entrambe le figure devono fare la propria parte: anche i professionisti devono essere portatori di maggiore umiltà ed empatia.”
“Con la caduta del Governo si è interrotto un percorso legislativo che era stato avviato per identificare il medico come pubblico ufficiale e per intensificare i supporti di controlli - ha concluso Monachesi -. Per la giornata della violenza sugli operatori sanitari è stata scelta dal dottor Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, la data del 13 settembre perché ricade nello stesso mese in cui fu uccisa la psichiatra barese Paola Labriola: il 4 settembre 2013”.
“Abbiamo messo in campo un investimento notevole per la sicurezza degli operatori sanitari al pronto soccorso di Civitanova Marche dove è presente il servizio di vigilanza privata – ha spiegato il Direttore Maccioni -. Voglio sottolineare a gran voce una cosa importante: bisogna denunciare perché è un dovere e perché in questo modo è possibile quantificare il fenomeno, averne contezza e combatterlo.” Un rilevamento del 2015 dimostra infatti come solo il 13% degli operatori sanitari che subisce violenza denuncia l'episodio.
“Spesso le persone credono che la sanità debba risolvere tutti i problemi della nazione, non è così – stigmatizza Maccioni -. L’ospedale è inoltre un luogo “indifeso” dove chiunque entra ed esce a proprio piacimento. Dobbiamo lavorare e fare formazione su come approcciare il paziente e soprattutto ai front office devono inserirsi persone preparate, professionali ed empatiche; non bisogna esasperare la situazione ma dovremmo essere tutti un po’ più ragionevoli.”
Presenti alla conferenza stampa anche Sandro Di Tuccio, presidente dell’Ordine degli Infermieri, Luciano Diomedi, presidente dell’Ordine dei Farmacisti e il Dottor Americo Sbriccoli.
All’incontro di venerdì, oltre ai due presidenti Romano Mari e Cristina Monachesi, interverranno il Prefetto Iolanda Rolli, la presidente del Comitato Croce Rossa Italiana di Macerata Rosaria Del Balzo Ruiti, il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Macerata Luciano Diomedi, il presidente dell’Ordine degli Infermieri di Macerata Sandro Di Tuccio, la presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Marche Marzia Lorenzetti, il presidente dell’Ordine delle Ostetriche di Macerata Diana Pica e il presidente dell’Ordine degli Psicologi delle Marche Luca Pierucci.
Nel corso dell’incontro, moderato da Patrizia Ginobili, è previsto anche un omaggio musicale in memoria della dottoressa Paola Labriola con Loredana Giacobbi (voce) e Mauro Rosati (pianoforte).
Circa un mese fa, si è discussa durante il Consiglio Comunale di Belforte del Chienti la proposta arrivata dall’Anci “in cui chiederemo delle leggi ad hoc per la ricostruzione e per fare un quadro generale sulla situazione post sisma delle zone terremotate. Un’opera di sensibilizzazione delle istituzioni per l’adozione di provvedimenti atti a semplificare e snellire il processo della ricostruzione”. A parlarne è Alessio Vita, sindaco di Belforte del Chienti, eletto lo scorso maggio, che ha vissuto solo in questi ultimi mesi la difficile questione legata alla ricostruzione.
“Attualmente, a Belforte, non ci sono Sae e nemmeno zone rosse - spiega Vita -. Sono 115 le persone assistite dal contributo di autonoma sistemazione e che non possono ancora rientrare nelle loro abitazioni, quattro le persone assistite presso altre strutture, sei le persone che hanno spostato la loro residenza dal 2016, due gli edifici pubblici danneggiati, non ci sono invece né scuole, né strade, né attività commerciali inagibili. 295 sono le pratiche attese per la ricostruzione privata mentre 55 quelle presentate.” Sono questi i dati dei lunghi tre anni che anche il comune di Belforte del Chienti ha dovuto vivere negli intricati schemi della burocrazia.
“L’asilo nido e le scuole materna, elementare e media sono tutte agibili e non hanno riportato danni con il terremoto sebbene stiamo comunque portando avanti un lavoro di adeguamento sismico per la scuola media dato che è una struttura molto vecchia e abbiamo bisogno di finanziamenti per ammodernarla e renderla più sicura sismicamente” ha spiegato Vita.
“Sicuramente Belforte del Chienti può ritenersi “fortunato” rispetto a molti altri comuni del maceratese in merito ai danni causati dalle scosse di tre anni fa: inoltre i nostri tecnici hanno sempre lavorato bene e stanno continuando a farlo – osserva il primo cittadino -. Risultano attualmente ancora inagibili, sempre sul fronte delle strutture pubbliche, un’ala del comune (che subito dopo il 30 ottobre era stato spostato nella sede della Pro Loco e della Protezione Civile) e l’ex oratorio che si trova in piazza anche se sono già partiti i decreti e stiamo aspettando i finanziamenti. La Chiesa di Sant'Eustachio è stata subito riaperta dopo la messa in sicurezza della volta mentre la Chiesa di Borgo Sana Maria rimane ancora chiusa.”
"Il nostro impegno è quello di cercare di far tornare a casa il prima possibile le 115 persone che sono ancora fuori - ha concluso Vita -. La cosa importante è non mollare perché ci sono ancora molte pratiche da portare avanti: è dovere delle istituzioni sensibilizzare il governo centrale e riuscire, tutti insieme, a fare la voce grossa in questa situazione."
7 settembre 2019. Una data spartiacque per la Eurosuole spa di Civitanova, guidata dall’Amministratore Delegato Germano Ercoli che ieri, nei locali della sua azienda, insieme a dipendenti, amici e imprenditori, ha voluto festeggiare il coronamento di cinque lunghi anni di lavoro e di sacrificio ma anche di passione e amore. Presenti il primo cittadino della città rivierasca Fabrizio Ciarapica, il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini, il direttore Gianni Niccolò e anche la giornalista del Tg1 e amica del patron della Eurosuole Barbara Capponi.
Arriva nel 2013, con “l’illuminazione di una notte, l’idea un po’ incosciente e un po’ istintiva” di investire oltre 18 milioni di euro in strutture e impianti sofisticati e automatizzati, perché “la fortuna aiuta gli audaci” ha sottolineato il numero uno di Eurosuole, e “ciò ci ha permesso di essere leader nel settore con un’azienda modernissima e con attrezzature e impianti all’avanguardia.”
Un nuovo magazzino specifico per le materie prime gomma, un impianto di spegnimento automatico, la terza linea di mescolazione gomma, l’acquisto di ulteriori 8 presse monostampo bicolore a compressione che si aggiungono alle 16 già attive dello scorso anno, una palestra per i dipendenti. Il tutto su 55mila metri quatri di cui 30 coperti. Lavori che sono stati eseguiti in questi cinque anni senza che la macchina aziendale smettesse di camminare e di produrre.
Ercoli però, se da una parte trova al suo fianco il supporto della famiglia e dei dipendenti, che lo hanno sempre appoggiato, dall’altra condanna aspramente coloro che gestiscono, oggi, la “Res Publica”. “Il politico di razza, quello che viene eletto dal popolo e si impegna e si batte per i bisogni del suo Paese, non esiste più" – sottolinea a gran voce ma anche con rammarico Ercoli, che ha condannato anche l’e-commerce e, in generale, la cultura massificata.
Perché un appello del genere da un imprenditore? “Perché da tanti anni vivo al fronte, perché impiego e rischio le mie sostanze per produrre beni e servizi a beneficio di chi li può acquistare, perché nonostante tutto c’è ancora tanta passione. Ma nonostante ciò e nonostante tutte le angherie che ci propinano i nostri partner europei, la nostra fantasia, la nostra manualità e il nostro know-how non sono facilmente ripetibili e quindi sarà molto difficile stari dietro.”
"Per sancire la conclusione di questi lavori, ho deciso che questa data, il 7 settembre 2019, sarà considerata come una sorta di spartiacque tra passato e futuro, dall'età giovanile all'età matura, sia aziendale sia personale" ha concluso Ercoli.
"Si rinsalda ogni giorno di più il legale di stima e di solidarietà tra Euorosuole e la Città - sono state le parole del sindaco Ciarapica -. Sento sempre, nelle parole di Germano, questo spirito di fierezza e di appartenenza a una squadra di cui mi sento parte e che ha collezionato un successo dietro l'altro. Credo che sia nostro dovere sostenere un'Azienda che investe a Civitanova, che crea occupazione e che cresce sempre di più."
"Germano ci ha oggi dato l'esempio di imprenditore coraggioso che ha voglia di realizzare i propri sogni - ha aggiunto Pesarini -. Si sente dalle sue parole la voglia di lottare e di guardare avanti, prerogativa di noi imprenditori.
“Poco più di 2mila persone sono attualmente fuori casa a San Severino. Le zone rosse iniziali, che hanno interessato le frazioni e non il centro storico, ora sono tutte state riaperte e non sono state fatte le perimetrazioni. A oggi sono 1.113 gli edifici inagibili e 340 le pratiche presentate; 176 quelle finanziate e 96 quelle chiuse. Gli edifici di proprietà comunale sono 140, di cui 75 inagibili. Per il Palazzo comunale e il palazzo dei Governatori sono state presentate le pratiche all’Usr mentre all’ex Lazzaretto, al Chiostro del Santuario Glorioso e a Porta Romana sono stati conclusi i lavori. Siamo poi a buon punto con la ricostruzione dell’ex scuola di Stigliano che ci permetterà di avere due alloggi. Le chiese comunali inagibili sono due, il Duomo e il Santuario Glorioso, mentre quella di San Domenico è agibile. 43 sono le chiese della Curia inagibili mentre 9 quelle fruibili. Tre sono le attività delocalizzate. 103 le Sae consegnate, 7 gli appartamenti mentre 763 famiglie percepiscono il Cas. 27 nuclei sono nelle strutture alberghiere (71 persone), 24 si trovano a San Severino (65 persone) e 3 fuori dal territorio comunale (6 persone)." A tracciare il bilancio, in numeri, è il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, a tre anni di distanza dalla prima scossa che ha colpito il Centro Italia.
“Sul fronte delle strade, sono stati stanziati 6milioni e 100mila euro dall’Anas per il programma degli interventi che interesseranno la viabilità del Comune a seguito degli eventi sismici – ha spiegato il sindaco -. Le opere, finanziate con il terzo e quinto stralcio, consisteranno in lavori di riasfaltatura e di rifacimento del manto stradale oltre al ripristino di ponti, cavalcavia e sottopassi.”
Per quanto riguarda le scuole, “è stato realizzato un istituto provvisorio in via Lorenzo d’Alessandro, composto da 14 classi, un’aula multimediale, la mensa, la cucina e tutti gli spazi necessari al normale svolgimento della didattica – ha osservato la Piermattei -. L’ITTS “Divini”, che rappresenta il nostro pane quotidiano, il nostro gioiello, è stato demolito e ora lo dobbiamo ricostruire in base all’ordinanza 14: i lavori sono già partiti. La parte dei laboratori è a carico della Provincia e c’è stato un appalto prima del terremoto; l’altra parte invece, dove ci sono le aule e la palestra, la stiamo ricostruendo noi del Comune ma dato che ci sono stati dei ritrovamenti di reperti archeologici ci siamo dovuti fermare in attesa delle disposizioni della Sopraintendenza. Mi auguro che i lavori possano ricominciare a breve e che i ragazzi, entro gennaio, possano tornare nella loro scuola. Attualmente sono nell'edificio dell'ex “Luzio”, per il quale abbiamo avuto dei finanziamenti per la ricostruzione e per l’adeguamento. Infine è stato messo in esecuzione il progetto di una parte dei laboratori dell’Ipsia. La scuola dell’infanzia in via Gentili è stata invece realizzata dalle Missioni Estere dei Frati Cappuccini delle Marche, che hanno donato quattro moduli.”
“L’Ospedale ha subito dei piccoli danneggiamenti nella parte dello sportello prenotazioni – ha spiegato il primo cittadino -. Non abbiamo proceduto alla messa in sicurezza ma è stato chiuso in attesa del giusto adeguamento sismico. La questione relativa al nostro nosocomio è una delle mie principali battaglie: quello di San Severino si trova in una posizione bellissima e non ho nulla contro gli ospedali di Macerata e di Camerino. Credo che però bisogna investire dove gli ospedali ci sono già perché sono dei luoghi reali: bisogna evitare le volontà politiche e non calpestare ciò che già c’è. In un comune di 194 chilometri di estensione, composto da 46 frazioni, non credo sia giusto far morire le piccole entità perché altrimenti si spopola tutto il tessuto sociale.”
“Nel mio mandato avevo un obiettivo: avevo in mente molto bene ciò che dovevo fare e conoscevo le ragioni per le quali mi ero candidata; il sisma però, indubbiamente, ha creato molti disagi ai miei “disegni” soprattutto perché lavorando nel privato, io non sono abituata a questi tempi biblici – ha continuato il primo cittadino -. Quando sono stata eletta sindaco è stata un po’ una sorpresa, forse i cittadini hanno apprezzato la novità, ma ciò che avevo in mente l’ho sempre ripetuto: avrei donato cinque anni della mia vita a San Severino perché glielo dovevo, perché qui sono nata ed era giusto che riportassi qualcosa indietro alla Città. Fino all’ultimo giorno lavorerò e poi deciderò se andare avanti con una seconda ricandidatura. Oggi devo pensare al paese; sia la mia famiglia sia il mio lavoro mi hanno sempre insegnato a essere ligia al dovere e se prendo una responsabilità la porto avanti fino alla fine."
“Girarsi ora e guardare indietro fino al 2016 per me è molto difficile – non nasconde la commozione il sindaco Piermattei nel ricordare quei tragici momenti -. È stato drammatico perché ciò che è successo il 24 agosto è stato solo un assaggio. Erano giornate di pioggia e vedevamo cadere, a macchia di leopardo, la Città: non si è mai pronti a vedere la propria casa distrutta. Ero impreparata e ciò che potevo fare era solo stare vicino alla mia popolazione: solo a pensarci mi viene da piangere. Ricordo le vie piene di persone che non sapevano dove andare e dove dormire. Abbiamo allestito cinque campi per cercare di dare un luogo sicuro alla popolazione, composta prevalentemente da anziani, e abbiamo dovuto far capire loro che probabilmente non sarebbero più rientrati a casa. Allo stesso tempo però, credo che proprio nel momento in cui si perde tutto scatta in noi qualcosa, una reazione che, nella drammaticità della tragedia, ci unisce ancora di più."
“Ricordo che il 2 febbraio del 2017 avevo firmato 7.500 ordinanze, tutte a mano, perché all’inizio ero digiuna di questioni relative a una amministrazione pubblica figuriamoci di quelle relative a un terremoto. Ricordo che quella notte, quando erano le quattro circa, mi dissero solo una frase ‘sindaco prenda carta e penna, metta il caschetto e ordini alle persone di uscire dalle case’ e io questo ho fatto.Le istituzioni mi sono sempre state vicine, questo lo devo riconoscere – ricorda la Piermattei -. Tutti abbiamo lavorato, notte e giorno, cercando di fare l’impossibile. Ancora oggi, ogni giorno, passo e controllo come vanno i lavori, se è stato messo un paletto in più: sono sempre stata presente ma mai invasiva perché voglio essere certa di ciò che si sta facendo; ecco forse è un po’ il senso femminile di casa, di controllare che dentro sia tutto al suo posto.”
“Seguo alla lettera tutte le normative che ci sono, ma una volta che le ho seguite mi si deve dare ciò che chiedo. Io non discuto se una legge va bene o va male: la eseguo come mi viene impartito dall’alto ma poi pretendo delle risposte – prosegue il sindaco -. Vista la mole di lavoro che c’era e che c’è ogni giorno ci sono poi state assegnate 12 persone e ho gestito e costruito l’ufficio come se fosse un’azienda privata. Ciò che maggiormente mi preoccupa però è la depressione delle persone, soprattutto degli anziani: proprio per questo costruirò una casa di riposo, da sindaco o da cittadina – conclude la Piermattei -. La vita è una cosa bellissima ed è giusto che tutto abbiano modo di apprezzarla allo stesso modo.”
Una storia di ripartenza e di rinascita. Un vero esempio di come, anche a 90 anni, è possibile ripartire. È ciò che è successo a Duilia Caporaletti, dell'omonimo ristorante a Sant'Angelo in Pontano che un anno fa, il 19 agosto del 2018, è ripartito con la sua attività dopo gli eventi sismici del 2016 che avevano danneggiato l'intera struttura, nelle immediate vicinanze della zona rossa della Città.
Una vista meravigliosa sul balcone di Sant'Angelo in Pontano, che dal mare arriva fino ai Monti Sibillini, è sicuramente stato uno dei motivi che hanno spinto la signora Duilia a portare avanti la sua attività nonostante il dramma vissuto durante il terremoto.
Reso inagibile con la violenta scossa del 30 ottobre del 2016, per circa due anni, il Ristorante Duilia ha dovuto subire uno stop forzato. "Sono stati momenti molto difficili, nei quali si pensa di aver perso davvero tutto - ci racconta la signora Caporaletti -. Poi però siamo riusciti ad avere una struttura dalla Regione Marche e, grazie all'amore per il mio lavoro e a quello per i miei figli, ho deciso di ricominciare e portare avanti l'attività."
"53 anni fa abbiamo aperto il ristorante - ci racconta Duilia -. I miei genitori erano dei contadini e anche io avevo sempre fatto questo lavoro. Un giorno mio marito mi propose di aprire il ristorante e ricordo che ero molto scettica. Tra dubbi e paure abbiamo iniziato e devo dire che il risultato è stato davvero soddisfacente. A 90 anni ancora cucino e faccio le tagliatelle a mano per soddisfare tutti i miei clienti: anche a 90 anni è possibile ripartire."
Duilia è stata ospite anche al Meeting di Rimini dello scorso agosto, accompagnata dal primo cittadino di Sant'Angelo in Pontano Vanda Broglia, ospite dello stand dedicato alla Regione Marche, per raccontare l'esempio di una storia fatta di tradizione, amore e passione e per insegnare a tutti che anche a 90 anni è possibile ripartire.
"Buon Compleanno Sferisterio". 190 anni di tradizione, eventi, musica, giochi e tanto altro ancora. Era il 5 settembre del 1829 quando, con una grande festa, venne inaugurato il teatro all'aperto nel cuore di Macerata: ospite d'onore il poeta Francesco Orlandi che si levò in volo con la sua mongolfiera. Lo Sferisterio è stato progettato nel 1823 dall'architetto neoclassico Ireneo Aleandri, dopo il bando di un concorso di progetto della Congragazione Pallonaria il Circo di quattro anni prima. Giudici furono l'Accademia di belle arti di Bologna e l'Accademia Romana di San Luca.
"Ad ornamento della città, a diletto pubblico. La generosità di cento consorti edificò. MDCCCXXIX". Fu l'iniziativa di un gruppo di privati benestanti cittadini, i Cento Consorti, con a capo Guarnieri Pacifico e il Gonfaloniere Nicola Ranaldi, a permettere l'edificazione dell'opera, per donare alla Città una struttura permanente per il gioco del pallone. Gli stessi di autotassarono, finanziando l'impresa.
Un percorso lungo e difficoltoso quello dell'affidamento dei lavori in quanto inizialmente la realizzazione dell'opera venne affidata all'ingegnere maceratese Salvatore Innocenzi che iniziò i lavori nel 1820. Lavori che però vennero sospesi per tre anni. Nel 1823 venne chiamato il giovanissimo architetto Ireneo Aleandri da San Severino Marche a completare i lavori.
Inaugurato 190 anni fa, per i primi 91 anni, lo Sferisterio ospitò principalmente eventi sportivi ed era in grado di accogliere 10mila persone: tra questi il torneo di pallone a bracciale e le attività atletiche ma anche la corrida, la tombola, l'accensione del globo aerostatico e il circo di cavalli. Nel 1920 l'arena, che durante la Grande Guerra era stata occupata dall'esercito e non era in buone condizioni, fu oggetto di restauro e di sistemazione e venne trasformato in edificio adatto ad accogliere rappresentazioni liriche: appena un anno dopo ci fu infatti il debutto dell'Aida di Giuseppe Verdi, replicata per ben 17 volte con oltre 70mila presenze. L'anno dopo si allestì La Gioconda e nel 1927 il tenore recanatese Beniamino Gigli tenne un concerto per i mutilati e gli invalidi della Grande Guerra. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino a metà degli anni '60 le rappresentazioni furono rarissime.
Nel 1967 si dà il via alla stagione lirica estiva, trasformata nello "Sferisterio Opera Festival" nel 2006 dall'allora direttore artistico Pier Luigi Pizzi, e nel 2012 in "Macerata Opera Festival", dal direttore artistico Francesco Micheli, in carica fino al 2017. Da ottobre 2017 il Macerata Opera Festival ha invece un nuovo assetto: Luciano Messi sovrintendente, Barbara Minghetti direttrice artistica e Francesco Lanzillotta direttore musicale. Nel 2005 anche Musicultura, che si svolgeva a Recanati, approda allo Sferisterio.
(Ringraziamo la Biblioteca Comunale di Macerata "Mozzi Borgetti" per la consultazione dei manuali)
“Abbiamo bisogno di ricostruire velocemente e questo lo stiamo dicendo ormai da svariato tempo anche se sembra che nessuno ci stia ascoltando” il primo cittadino di Monte Cavallo Pietro Cecoli traccia il bilancio della ricostruzione post-sisma del suo paese a tre anni dal terremoto.
Sono dieci le Sae installate e una decina i nuclei familiari che percepiscono il contributo di autonoma sistemazione. Attualmente tutti i cittadini sono rientrati a Monte Cavallo tranne quelli che si appoggiano nelle case di parenti o amici. Tre le attività commerciali inagibili e una di queste ha ottenuto una sistemazione nella piazza della Città grazie a una struttura mobile donata. Sette le chiese della comunità, tutte inagibili, e i cittadini svolgono le funzioni religiose nella struttura donata dalla Caritas di Parma. Sulla ricostruzione i numeri sono pressoché gli stessi degli altri comuni: sono rientrare a casa sei persone (tutte con schede di inagibilità B), mentre per le pratiche E, solo per due abitazioni inizieranno i lavori entro la fine del mese. Danneggiata anche la sede comunale di Monte Cavallo: lo stabile è infatti diviso in due blocchi. Mentre una metà è stata messa in sicurezza, l’altra dovrà essere demolita e ricostruita da capo.
“All’inizio siamo stati tutti divisi e ogni sindaco ha pensato al suo orticello; oggi stiamo notevolmente pagando questo errore e lo stiamo pagando in maniera eclatante – osserva il sindaco -. Penso che se fossimo stati uniti le cose sarebbero andare in un modo diverso, almeno migliore.”
Ciò che lamenta Cecoli è anche la poca importanza data alle istituzioni locali. “Quando accadde questa tragedia, il Governo non doveva nominare il Commissario. La Regione avrebbe dovuto supplire a quest’ultimo, rimanendo, in questo senso, sempre a supporto dei sindaci del cratere e ascoltando le loro esigenze – spiega Cecoli -. Quella che stiamo vivendo è una ricostruzione anomala e che purtroppo è partita male. Voglio augurarmi, per il bene della popolazione e dei comuni vicini, che non finisca peggio perché si sentono tante cose ma poi non si vedono le vie d'uscita.”
Lunedì 16 settembre suonerà la campanella per tutti gli studenti della provincia maceratese e in molti si sono già preparati a sedersi sui banchi provvedendo all’acquisto dei nuovi libri di testo e in tantissimi preferiscono ancora procacciarsi i manuali con il mercato del libro usato.
“Ormai sono dieci anni che abbiamo dato il via a questo progetto e nel tempo l’attività, a dispetto di ciò che si può pensare, è incrementata notevolmente” – ci racconta Annalisa Del Monte, dell’omonima libreria in via XXIV Maggio, uno dei pochi (se non l’unico) luogo in cui è ancora possibile vendere e comprare i libri di testo scolastici usati in Provincia.
“Il libro di testo elettronico o i tablet infatti hanno un uso che è ancora molto limitato; ciò che magari può disincentivare il fenomeno del mercato del libro usato è invece il cambio completo dei manuali negli elenchi dei vari istituti che escono a metà giugno. È proprio in questo periodo dell’anno che inizia la raccolta e abbiamo moltissima richiesta non solo da tutta la provincia di Macerata ma anche da quelle di Ancona e Fermo” – spiega la titolare della libreria nata del 1972 nel cuore di Macerata.
Esattamente come funziona il mercato del libro usato? “Chi vende guadagna il 25% del prezzo del manuale mentre chi acquista lo fa a metà prezzo – spiega la Del Monte -. Il tutto parte con un servizio di prenotazione e, mano a mano che i libri usati vengono portati in libreria, sono poi consegnati agli utenti seguendo questo ordine. Siamo noi a fare la selezione: la prerogativa principale è che il libro non sia segnato con la penna mentre matita ed evidenziatore sono accettati. Poi valutiamo ovviamente se sono completi di tutti gli allegati come ad esempio cd o altro.”
“È difficile parlare di una media precisa di libri venduti perché dipende dalla conformazione della scuola ma sicuramente la richiesta è tanta e, negli anni, è incrementata di molto perché le famiglie si rendono conto che c’è una buonissima possibilità di risparmio in modo semplice, comodo e sereno” spiega la titolare.
“Infine, quando termina la campagna vendita, facciamo il resoconto del venduto anche se prima di quel momento parte il servizio libero e quindi, da una certa data in poi, chiunque può acquistare un determinato libro. C’è anche chi va alla ricerca esclusiva dell’usato e se un libro non ha questa caratteristica non lo acquista” ha concluso la Del Monte.
209 pratiche private presentate su 1200 circa totali. 177 sono state verificate dal comune e rimandare all’Usr che ha rimandato indietro 122 pratiche con istruttoria completa. Su queste 122 sono stati emessi decreti di concessione di contributo per 68 pratiche per un totale di otto milioni e 206mila euro. 54 pratiche sono attualmente in istruttoria presso l’Usr e ci sono lavori reali per 43 di queste. 25 sono le opere concluse e quindi c’è chi ha potuto fare ritorno a casa. Sono ancora 600 gli sfollati. 21 Sae installate tra la zona Morelli (9) e la zona di San Cassiano (12) oltre a 21 appartamenti Erap che sono già stati assegnati.
Sono alcuni dei dati che racchiudono i tre anni del sisma nel territorio di Sarnano. “Posso dire che ora la ricostruzione sta veramente iniziando – le parole del sindaco Luca Piergentili -. I nostri uffici stanno attualmente lavorando su otto pratiche e 32 sono in attesa di verifica. Non c’è quindi un blocco negli uffici comunali. Non posso dire lo stesso per la fase dei finanziamenti, di cui noi non siamo a conoscenza. Certamente, da quanto ci riferiscono i cittadini, le procedure di liquidazione sono molto lunghe.
Sul fronte scuole, spiega il primo cittadino, “la nostra necessità era di quattro istituti e ne abbiamo già conclusi tre: il primo quello donato dal Friuli Venezia Giulia, il secondo dalla Fondazione Andrea Bocelli e della Only The Brave Foundation di Renzo Rosso e il terzo l’asilo nido donato da una ditta privata che ha eseguito i lavori insieme alla Protezione Civile nazionale e alla Regione Marche. Ora stiamo lavorando sulla quarta e ultima scuola, donata dalla fondazione Ania: qui sono già state poste le fondamenta ed è stato eseguito l’impalcato del piano terra. Entro Natale dovrebbe essere finita e ci tengo a ringraziare la Provincia per averci concesso l’area.”
“Le chiese sono tutte di proprietà della Diocesi e anche qui si sta lavorando. La Chiesa di Santa Maria Centrale è stata messa in sicurezza ed è fruibile al culto; la chiesa di San Francesco è attualmente in uso ma sono necessari degli interventi; le Chiese di Sant’Agostino e San Rocco sono fruibili – ha spiegato il sindaco -. Nell’ultima ordinanza relativa ai luoghi religiosi sono state finanziate sei chiese tra cui quella del nostro territorio comunale più antica, l'Abbadia di Piobbico, che è gravemente lesionata e che verrà riparata.”
“Abbiamo ottenuto poi, e sta per partire, la gara per la parte dello stabile del comune lesionato (3 milioni di euro) – ha continuato il primo cittadino -. Un milione e 300mila euro sono invece i finanziamenti destinati al cimitero che, in parte, non è agibile. Come comune stiamo inoltre curando la ristrutturazione del cinema che diventerà un cineteatro dato che quello che attualmente si trova nella parte alta della città è gravemente lesionato; in questo modo le associazioni culturali potranno tornare a lavorare in un’area in grado di ospitare circa 150 persone.”
Sulla questione dei servizi sanitari, Piergentili spiega che sono stati ripristinati tutti da più di un anno. “L’Asur ha reso nuovamente fruibile l’ex ospedale, dove erano presenti degli ambulatori, e l’attività è tornata quella che c’era prima del terremoto. Stiamo ora valutando la possibilità di un maggiore utilizzo di una palazzina a due piani che potrebbe diventare una casa della salute.” Piergentili non ha potuto poi non affrontare uno degli argomenti di maggiore rilevanza del territorio di Sarnano, quello delle Terme di San Giacomo. “A oggi rimane una delle più grandi delocalizzazioni del terremoto sia come valore sia come qualità – spiega il sindaco -. È stata la prima opera pubblica alla quale è stata messa mano e ha rappresentato l’inizio della nostra rinascita. Anche in questo caso l’offerta è aumentata rispetto al periodo precedente al sisma e c’è una grande risposta da parte dei turisti.”
“Sulla Pinacoteca, uno dei luoghi più apprezzati dai turisti, abbiamo subito adoperato una messa in sicurezza propedeutica alla riapertura, mettendo in sicurezza le mura e garantendo l’esposizione delle opere – ha spiegato Piergentili -. Abbiamo quindi portato lì le opere di Santa Maria, che hanno una stanza a loro dedicata. Abbiamo poi riaperto la nostra "stravagante" collezione di martelli e in parte abbiamo riaperto le porte anche di quella delle armi, composta da 520 pezzi (ora solo 80 sono in esposizione). Sempre nello stesso stabile abbiamo riaperto il museo di arte sacra e per questa ultima struttura abbiamo ottenuto un finanziamento di 630mila euro, oltre a quello del sisma, concesso dalla Regione Marche. La volontà è quella di aumentare la nostra capacità espositiva.”
Il comune sta anche lavorando sul Decreto Sicurezza e il progetto che è stato finanziato è quasi pronto: 42 telecamere Ocr saranno disponibili sul territorio di Sarnano. Sono terminati anche i lavori di ristrutturazione del palasport e degli impianti comunali (con un finanziamento regionale di 300 mila euro). “Contiamo di aprire presto la struttura, che può contenere 2mila persone e, a breve, la stessa verrà intitolata al sindaco che in tre mesi l’ha costruita, Ermenegildo Piergentili – ha proseguito il primo cittadino, figlio del compianto ex sindaco -. La struttura è stata ammodernata con un piano in parquet e contiamo di poterla utilizzare per le date zero di band importanti del panorama musicale. Noi cerchiamo di proporci perché più rendiamo il nostro territorio appetibile sul fronte del turismo e maggiore è il riscontro diretto."
“Il tessuto commerciale sembra aver retto bene al sisma, anzi, vi dirò di più, qualche giorno fa una nuova attività ha aperto qui in centro storico – spiega Piergentili -. Ci sono state sì alcune delocalizzazioni ma sempre all’interno del paese. A breve inoltre si costituirà un’associazione di commercianti che sono sicuro supporterà l’Amministrazione con un confronto continuo. Sarnano non è un paese che si è abbattuto o che è morto con il terremoto e ruolo dell’Amministrazione è di sostenere il più possibile la comunità.”
Due sono le zone rosse ancora esistenti nel comune montano. "Piobbico, che è costruita su una frana e conta molti danni gravi e sulla quale è previsto il monitoraggio, e la zona dell’abitato di San Cassiano, dove abbiamo fatto un gran numero di demolizioni - ha spiegato il sindaco -. Anche in quest’ultimo caso parliamo di ricostruzione pesante dove le case dovranno essere demolite e ricostruite da zero.”
“Forse andrò controcorrente rispetto al resto della popolazione e dei miei colleghi ma credo che la situazione, più andiamo avanti, e più peggiorerà perché nel momento in cui saranno presentate tantissime pratiche ci sarà il problema dell’intasamento – ha concluso il sindaco Piergentili -. Ci lamentiamo ora che non si riesce a concludere le pratiche quando sono davvero poche; se domani dovessero arrivare tutte insieme dell’Ufficio ricostruzione sarebbe ancora peggio perché si creerebbe un intasamento vero e proprio. Se il personale affidato ai comuni rimane sempre questo, saremmo sicuramente in difficoltà.”
“Il 93% del territorio è inagibile; parliamo di una ricostruzione al palo dove non c’è prospettiva se non quella dei percorsi socio-solidali. Abbiamo 250 abitazioni inagibili e sul territorio comunale ci sono 210 soluzioni abitative emergenziali”. A scattare la foto, a tre anni di distanza dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, è il primo cittadino di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci.
“Sempre grazie all’approccio sociale e solidale abbiamo ricostruito la scuola, un centro in cui facciamo anche le riunioni, e l’asilo – spiega il sindaco -. Abbiamo poi un locale polivalente che è un’altra donazione fatta da Rubner Haus e, per il resto, il comune si sostanzia nel fatto che tutto procede sui container dati in comodato d’uso da una ditta privata. Le stesse attività commerciali si sono insediate nei container donati da alcune associazioni direttamente al Comune di Pieve Torina mentre molte altre hanno subito delle delocalizzazioni vicino alle soluzioni abitative emergenziali.”
“Abbiamo cercato di mettere in campo dei percorsi sociali e psicologici che fossero legati alla temporaneità dell’evento, una temporaneità che però oggi ci preoccupa perché non c’è nemmeno un briciolo di ricostruzione – denuncia Gentilucci -. Pieve Torina ha tantissime zone rosse nonostante credo che sia uno dei comuni che ha demolito di più e che ha messo in sicurezza di più. Ovviamente l’indice di danno è tale da non riuscire, con queste procedure, a porre in essere delle azioni che siano cogenti e tempestive.”
“Il non aver distinto il cratere in fasce in indice di danno e in percorsi specifici che dovevano funzionare per alcuni territori piuttosto che per altri è il vero danno di questa ricostruzione e di ciò che sta subendo questo pezzo dell’Italia - ha continuato il sindaco -. Io rimango ovviamente qui per lottare per i miei cittadini perché voglio garantire loro dignità dato che è l’unica strada percorribile in momenti come questi, quando la fiducia viene meno. Forme di protesta ne possiamo mettere in atto tante poi però se c’è da denunciare in maniera critica e violenta tutte le inefficienze, molto spesso di ritrovo quasi da solo. E poi va bene la protesta ma insieme a essa deve esserci anche la proposta.”
“Mi chiedo se queste case che abbiamo demolito le vogliono ricostruire velocemente. Dobbiamo cercare di sganciare il sistema dei controlli che non deve essere fatto prima ma ex post: bisogna farlo quindi successivamente alla ricostruzione – spiega Gentilucci -. Una perizia giurata di un tecnico che garantisca la legalità del percorso è ciò che ci serve, altrimenti se ci dobbiamo mettere a controllare ogni singolo computo metrico dove ci sono anche i metri lineari di un battiscopa che deve essere inserito allora non arriviamo più.”
“Qui a Pieve Torina la vita è cambiata davvero e questo sostanzia la differenza tra luoghi del cratere e non. Dove i cittadini tornano nei propri edifici e nei propri locali e dove si mantengono le abitudini di vita, le condizioni del sisma non hanno alterato le condizioni della comunità. Laddove la condizione del sisma ha alterato le condizioni di vivibilità e i cittadini sono costretti ad andare fuori per comprare anche una fettina di carne credo che quello sostanzi la differenza tra un luogo più colpito e uno meno colpito – ha concluso il primo cittadino di Pieve Torina -. Se tutti dobbiamo essere trattati nello stesso modo così come avvenuto da tre anni a questa parte, è evidente che in questi luoghi non c’è ricostruzione e quindi stiamo perdendo ciò che io ebbi a denunciare ormai due anni fa: che avremmo perso un pezzo di Italia vera.”