A raccontarci telefonicamente la disavventura che sta passando in questo momento è Fabrizio Craglia, imprenditore di Tolentino, che si trova a bordo del traghetto Snav partito ieri sera alle 20:00 dal Porto di Ancona e diretto a Spalato, in Croazia.
"Siamo partiti ieri sera e questa notte, intorno alle 3:00, si sono rotti i motori del traghetto e siamo in avaria in mezzo al mare da oltre 12 ore, dovremmo essere in prossimità delle Isole Incoronate, senza avere informazioni su cosa sta accadendo - spiega Craglia -. Ci hanno detto più volte che il rimorchiatore sarebbe arrivato ma ancora non abbiamo visto nulla e siamo in balia del mare mosso e del maltempo. Non ci fanno sapere nulla da allora e se proviamo ad avvicinarci alla cabina del comandante ci dicono di non preoccuparci e di stare calmi perché è tutto sotto controllo."
A bordo del traghetto in questione ci sono circa 300 persone e tra queste anche una delegzione di apapssionati di macchine d'epoca. La Capitaneria di Porto di Ancona rassicura: “Non c’è alcun pericolo. Partiti due rimorchiatori per portarla a destinazione."
Questa mattina, presso la locale stazione dei Carabinieri di Tolentino, i proprietari di due villette autonome ma adiacenti in via Mari hanno denunciato che alcuni ladri, intorno alle ore 23:00 del giorno precedente, tramite l'effrazione di una finestra sita al secondo piano, sono riusciti a entrare in entrambe le abitazioni mentre le stesse vittime erano in casa.
I malviventi hanno messo a soqquadro le due villette, mentre i proprietari erano in casa, e hanno asportato monili e oro, custoditi in entrambe i casi nelle cassaforti, per un valore di 5 mila euro nella prima abitazione e 20 mila euro nella seconda.
I Carabinieri hanno subito avviato le indagini per cercare di risalire all'identità dei malviventi.
"A quasi un anno dalla presentazione della petizione non abbiamo avuto nessuna risposta, nè dal Sindaco e nè dai relativi uffici competenti". Questo il grido di Fiorella Bianchini, rappresentante dei firmatari della petizione contro le delibere di chiusura di via della Nana e via Moje presentata al sindaco di Macerata Romano Carancini lo scorso 15 giugno 2018, in occasione dell'inizio degli "Aperitivi Europei". I cittadini si sono espressi in maniera sfavorevole in quanto "non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B e tutti hanno il diritto di lavorare. Alcuni commercianti della zona si trovano impossibilitati a ricevere clienti in quanto hanno bisogno del transito auto per consegna e ritiro merce".
In vista dell'edizione 2019, nulla è cambiato. Si è ripresentata nuovamente l'ordinanza di chiusura delle due arterie stradali (in allegato al termine dell'articolo le foto, ndr) dalle ore 17:00 alle ore 1:00: "Ora che riviviamo le stesse condizioni dello scorso anno, abbiamo sollecitato di tener presente la suddetta petizione e ancora una volta non abbiamo ricevuto nessun chiarimento in quanto i vari uffici mandano la competenza ad altri come una pallina di ping-pong nonostante la firma messa nell'ordinanza".
Qui sotto in allegato la petizione completa dello scorso 15 giugno 2018 a cui non è stata data alcuna risposta (è stato omesso l'elenco dei firmatari per motivi di privacy, per ingrandire il documento cliccare nella foto in fondo all'articolo):
"Non c'è questione politica, ma semplicemente rispetto per i cittadini di Macerata che non vengono tutelati da chi dovrebbe. Il firmatario della delibera ha riferito di averlo fatto solo perchè sollecitato dai piani alti; - afferma la Bianchini - nella suddetta ordinanza c'è anche scritto che deve essere presente personale per il mantenimento e la rimozione della segnaletica compresa quella di preavviso e deviazione del traffico con oscurazione della segnaletica in contrasto e che le transenne debbano essere munite di luci mobili. Negli anni passati tutto ciò non è mai stato fatto".
Il questore di Macerata Antonio Pignataro continua la sua battaglia contro i negozi di cannabis light, annunciando due nuove chiusure attuate a Civitanova Marche (dell’art. 100 testo unico delle leggi di pubblica sicurezza). I titolari dell’esercizio commerciale sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
“Anche oggi ho applicato la legge chiudendo due negozi di cannabis legale al fine di tutelare le giovani generazioni e per dare una risposta concreta alle tante mamme - afferma Pignataro - e ai tanti papà che si sono rivolti a me preoccupati per i propri figli che in questi negozi acquistavano liberamente cannabis per poi fumarla anche in casa, precisando ai loro genitori che “fumarla ”era ormai legale, perché la legge lo consentiva”.
Per questo il questore lancia il grido d’allarme e si fa portavoce dei ragazzi di San Patrignano e della Comunità Incontro: "La cannabis è l’anticamera dell’inferno, oltre che l'anticamera dell’eroina e della cocaina. A Macerata la filiera istituzionale della giustizia , con l’audace Procuratore Giorgio e dei suoi valorosi Magistrati , e della Sicurezza, con la Polizia di Stato, ha funzionato perfettamente. Oggi, In questa Provincia , per la Magistratura e per la Polizia, è un giorno importante perché hanno fatto prevalere i principi dello Stato di diritto e, soprattutto, hanno fatto prevalere il bene sul male, che avrebbe portato dolore in tante famiglie".
"Avevo promesso alle mamme che avrei chiuso tutti i negozi di cannabis legale: oggi con la chiusura di questi altri due esercizi commerciali ho mantenuto la mia promessa" annuncia Pignataro.
"Vili e criminali logiche economiche non possono rendere l’Italia, “culla del Diritto “, un paese privo di cultura giuridica , legalizzando di fatto , e, dunque, senza un supporto scientifico e, soprattutto, normativo, “la cannabis” alla stessa stregua di quanto si verifica , “per legge", in alcuni Paesi del mondo, in cui liberalizzazione ha portato una devastazione sociale sempre più documentata da dati e lavori scientifici, elaborati unanimamente da innumerevoli e prestigiose università internazionali, che hanno sottolineato come la cannabis crei sulla salute dei nostri figli scenari patologici devastanti, come si sta concretizzando in quei Paesi dove e’ stata liberalizzata" conclude Pignataro.
LEGGI QUI LA POSIZIONE DEL QUESTORE PIGNATARO SULLA CANNABIS LIGHT: "È DROGA A TUTTI GLI EFFETTI"
IL TWEET DI SALVINI: "COMPLIMENTI AL QUESTORE DI MACERATA"
Cerca di sventare il furto nella casa del vicino, ma viene aggredito da un gruppo di quattro malviventi. È quanto avvenuto lo scorso sabato 4 maggio a Matelica, intorno alle ore 22:30, in una zona perifericata del paese, nel quartiere di Regina Pacis.
La banda di furfanti aveva fatto irruzione in un appartamento sito al primo piano di una palazzina condominiale, arrampicandosi su di una canalina e rompendo il vetro di una finestra. Una volta entrati in abitazione, i ladri hanno rivoltato l'appartamento riuscendo a trafugare un totale di 1.500 euro in contanti.
Al momento della fuga, però, un vicino si è accorto del colpo messo a segno dai quattro e ha tentato di fermarli inseguendoli con un bastone. Tre degli uomini appartenenti alla banda (il quarto li attendeva in auto, ndr) hanno prontamente reagito aggredendo l'uomo e causandogli la rottura del setto nasale, per la quale è stato trasportato al pronto soccorso. I tre hanno quindi raggiunto il loro complice a bordo di un'Audi e sono riusciti a fuggire con la ricca refertiva.
“Ciò che è accaduto a Pamela è il frutto di azioni deliberate, malvagie e devastanti e la società non le può tollerare, rischiando che vengano ripetute o emulate. Pamela era una di noi, poteva essere la figlia, la nipote, la parente di ognuno di noi” così l’avvocato Marco Valerio Verni, nonché zio di Pamela Mastropietro, ha iniziato la sua arringa quest’oggi davanti alla Corte d’appello del Tribunale di Macerata per il processo che vede imputato il 30enne nigeriano Innocent Oseghale per l’omicidio della 18enne romana. “Pamela è cresciuta in un contesto di separazione familiare ma non era una ragazza cresciuta allo sbando – ha proseguito Verni -. Non era una tossica, non era una poco di buono, non era una nullafacente e non ha mai fatto del male agli altri, anzi quando era in comunità salvò una sua compagna che aveva tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene.”
“Nell’ottobre del 2017 Pamela entra appunto nella comunità Pars di Corridonia con la diagnosi borderline grave – ha continuato Verni -. Lo stesso psichiatra della comunità disse che Pamela poteva vivere dei momenti di lucidità anche se non si sapeva rapportare bene con la realtà, una caratteristica ben evidente a chiunque entrasse in contatto con lei. Il 28 gennaio del 2018 si allontana dalla comunità, senza soldi, senza cellulare e senza un appoggio.” Su questo punto, il legale della parte civile Mastropietro ha chiesto che venga fatta luce per chiarire se ci sono eventuali responsabilità da parte di terzi.
Su Oseghale l’avvocato Verni ha sottolineato il suo “tentativo di abusare del sacro diritto alla protezione internazionale mentendo sul fatto che fosse il figlio di un politico nigeriano ucciso – ha continuato Verni -. La sua richiesta di asilo era stata respinta e lui avrebbe dovuto lasciare l’Italia ma invece era ancora qui; il tutto perché il provvedimento che respingeva la sua domanda non era stato inviato ancora da Ancona a Macerata.
"Vi prego di tenere a mente, mentre parlo e quando sarete in camera di consiglio a dibattere sulla sentenza, quelle immagini che abbiamo visto in aula sul corpo depezzato, disarticolato, scuoiato e occultato di Pamela. Ciò che le è stato fatto, come disse lo stesso Professor Cingolani durante la sua deposizione, è un unicum al mondo – ha osservato Verni -. Negli ultimi 50 anni, al mondo, sono stati stimati 350 casi di depezzamento: 16 sono quelli simili al caso di Pamela ma in nessuno di questi casi era stata staccata la testa dal tronco. Oseghale ha usato freddezza manuale, visiva e olfattiva in quei momenti. Indiscussa è la lesività delle ferite inferte a Pamela in vita: le due coltellate hanno avuto un ruolo determinante nella morte, come stabilito dai consulenti medici che si sono presentati davanti alla Corte.”
La parte civile Mastropietro è concorde con la richiesta della Procura dell’ergastolo e dell’isolamento diurno per 18 mesi nei confronti di Innocent Oseghale per l’omicidio di Pamela. In conclusione, rivolgendosi alla Corte, Verni ha commentato “dovete emettere una sentenza non solo per il popolo italiano ma per l’umanità tutta. Non stiamo parlando del colore della pelle, stiamo parlando della civiltà contro la barbarie. Siete chiamati a fare la giurisprudenza in un caso che sarà ricordato negli anni per l’orrore e l’atrocità che lo hanno contraddistinto."
L’avvocato Andrea Marchiori, legale del proprietario della casa in via Spalato, ha spiegato come l’immobile “sarà ricordato come il luogo in cui è stato compiuto il delitto del secolo: tutto ciò è dovuto a Oseghale. L'immobile è ancora sotto sequestro, oltre al fatto che veniva usato anche come luogo di spaccio e ‘ostello’ per altri spacciatori. Il tutto ha comportato un deprezzamento dell’immobile e la locataria, Michela Pettinari, non paga l’affitto da mesi e non si può quindi procedere allo sfratto. Sappiamo che non ci sarà mai un risarcimento da parte dell’imputato ma vogliamo che la famiglia di Pamela possa avere giustizia nella condanna e nelle sue motivazioni: per questo concordiamo sull'ergoastolo per Oseghale senza concedere le attenuanti.”
Ultima parte civile al processo è il Comune di Macerata, rappresentato dall’avvocato Carlo Buongarzone. “Oseghale ha causato un grave nocumento e un danno di immagine all’intera Città e alla collettività – ha spiegato -. La domanda è la stessa fatta durante il processo Traini. I due delitti sono collegati in quanto uno e conseguenza dell’altro: senza la condotta di Oseghale non si sarebbe verificato l’atto di Traini. Questo ha fatto passare la città come insicura e pericolosa. Per questi fatti siamo concordi con la richiesta fatta dalla Procura perché Pamela è morta per le due lesioni inferte da Oseghale.”
Incidente questo pomeriggio, quando erano le 16.45 circa, a Montelupone in contrada Peschiera.
Per cause in fase di accertamento, una donna alla guida della propria auto ha perso il controllo del mezzo, che dopo aver urtato violentemente il guardrail è finito fuori strada, restando in bilico sotto la sede stradale.
Sul posto sono accorsi immediatamente i mezzi di soccorso: 118, Vigili del Fuoco e Polizia Stradale.
La donna è stata poi trasportata in ambulanza all'Ospedale di Macerata , le sue condizioni non sono gravi.
Ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per Innocent Oseghale. Questa la condanna richiesta dal procuratore di Macerata Giovanni Giorgio nei confronti del trentenne nigeriano.
"L'ergastolo viene richiesto in virtù dell'occasionalità - ha spiegato il Procuratore -. Se la violenza sessuale è svolta in occasione di omicidio, la richiesta della pena è aggravata e non vengono considerate le attenuanti generiche." Attenuanti non contemplabili secondo la Procura "in quanto l'imputato è stato protagonista di mendaci dichiarazioni, all'inizio ha anche scaricato tutta la colpa su Lucky Desmond, e ha anche calunniato gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Montacuto. Oseghale ha inoltre strumentalizzato Pamela e l'ha indotta ad avere un rapporto sessuale non consapevole."
"Una richiesta che ci aspettavamo - il commento di Umberto Gramenzi, legale di Innocent Oseghale - quella all'ergastolo. Se non dovesse essere provato il delitto della violenza sessuale, la Procura ha chiesto 30 anni di reclusione. La linea della difesa (l'arringa si terrà mercoledì 15 maggio) verterà sugli accertamenti medico-legali fatti e sul contraddittorio, emerso durante le udienze, tra i consulenti della difesa e della Procura. Noi pensiamo che la morfina ritrovata può essere compatibile con la morte per overdose e che bisogna chiarire se le due ferite siano o meno vitali. Noi cercheremo di dimostrate che la violenza non c'era e che il consenso della giovane romana non era viziato".
La penultima udienza prima della sentenza di primo grado nei confronti di Innocent Oseghale si è aperta con l'accoglimento, da parte della Corte d'Assise, dell'istanza della difesa volta alla richiesta di accesso, per esigenze difensive, all'appartamento in via Spalato a Macerata.
Quello di oggi è il giorno delle requisitorie del PM Stefania Ciccioli, del Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, della parte civile della famiglia Mastropietro, della parte civile Villa Potenza e della parte civile del Comune di Macerata. È stato presente in aula anche il Questore di Macerata, il Dottor Antonio Pignataro.
Il Pm, nella sua arringa, dopo aver ripercorso le ultime ore di vita della 18enne romana, come è stato possibile stabilire, nel corso delle indagini, dalle testimonianze e dalle telecamere della città e dei luoghi pubblici in cui Pamela ha avuto accesso, è passato poi alle conclusione della propria tesi.
"C'è la presenza inequivocabile, sui resti della vittima, di lesioni inferte in vita - ha spiegato la Ciccioli -: le due lesioni nella parte basale dell'emitorace destro. Secondo le risultanze medico-legali che si sono succedute durante le udienze del processo nei confronti di Oseghale, la morte di Pamela Mastropietro è da attribuirsi, per certo, alle due lesioni da arma bianca di punta e taglio che hanno interessato il decimo e il nono spazio intercostale. Una tesi avvalorata dai segni di infiltrazione emorragica e dall'assenza del diaframma, utile a comprendere i termini di tali lesioni, e che l'imputato ha volutamente fatto sparire. Tali lesività hanno svolto un ruolo determinante ed essenziale nelle cause della morte di Pamela Mastropietro."
"Ci sono caratteri macroscopici e microscopici che dimostrano il fatto che le ferite siano state inferte in vita - ha proseguito il Pm -. Le due lesioni interessano una zona vitale che causa una emorragia, per la quale, nel giro di 20 minuti, si raggiunge la morte per schock ipovolemico se non si viene curati. A livello microscopico, l'attuazione del funzionamento dei leucociti neutrofili testimonia uno stato del corpo umano che avviene quando un corpo esterno è introdotto nello stesso, ancora in vita. Caratteri che sono stati confermati da tutti i medici legali che sono entrati in contatto con il cadavere, anche dallo stesso Dottor Cacaci, medico della difesa che si è deciso di non sentire in aula - ha proseguito la Ciccioli -. Le indagini immuno istochimiche con i tre marcatori hanno ancora evidenziato la reazione vitale delle ferite."
"Parliamo di una robustezza scientifica duplice della diagnosi di vitalità delle ferite inferte a Pamela e possiamo escludere con serena certezza la morte per overdose - ha proseguito il pm -. L'intossicazione letale da eroina, che è un derivato della morfina, deve raggiungere dei valori che portino a una soppressione respiratoria. La letteratura utilizzata dal Dottor Froldi per risalire alla quantità di morfina nel sangue, indica una concentrazione della morfina stessa talmente bassa da essere incompatibile con l'idea dell'overdose in quanto si attesta su quelle che sono le dosi farmacologiche, le quali non possono provocare reazione tossica."
"Tale tesi che esclude l'overdose, è esclusa anche da elementi macroscopici in quanto non ci sono organi che sono stati intaccati da un edemapolmonare - ha proseguito la Dottoressa -: i polmoni di Pamela erano rosei e con un peso normale; i visceri non erano congesti e il cervello non era ematoso. Non vi è stata quindi overdose."
L'arringa del pm si è poi concentrata nel dettaglio sulle due ferite, "due lesioni avulse, che non hanno nulla di logico e coerente con l'attività di depezzamento che lo stesso Oseghale ha confessato di aver eseguito - ha spiegato -. Le due coltellate sono state infatti inferte nel raptus omicida di Oseghale e non sono da attribuirsi al momento della disarticolazione, eseguita nel dettaglio. Una tesi avvalorata dalle immagini fotografiche proiettate in aula nel corso delle udienze. Il deprezzamento consta di tagli da sezione mentre le lesioni mortali sono dei tagli da infissione, cioè penetranti."
"L'imputato ha anche fatto sparire l'unica parte che poteva ricostruire i tramiti dei fendenti e cioè il diaframma - ha spiegato la Ciccioli -. Pamela è morta dissanguata, non ricevendo alcun tipo di soccorso e Oseghale ha cercato di nascondere le prove della sua responsabilità in vari modi: eliminando tutto il sangue e lavando tutto con la varechina. Una attività manipolatoria posta in essere dall'imputato sul cadavere."
"Attività eseguita dalla stesso anche nelle intercettazioni ambientali in carcere a Marino del Tronto e Montacuto, durante le quali Oseghale ha sempre cercato di sviare le indagini con dichiarazioni contraddittorie - ha spiegato la Dottoressa -. Pamela è stata inoltre costretta con violenza ad avere un rapporto sessuale con l'imputato, che ha anche contattato Desmond e Awelima chiedendo loro se fossero interessati ad avere un rapporto con una donna bianca, come dimostrato dalle intercettazioni. Il rapporto sessuale è stato infatti acclarato dai tamponi vaginali, sulla bocca e sul cavo orale della vittima."
"Pamela era sotto l'effetto della sostanza inoltre e quindi non ha mai potuto esprimere un valido consenso sull'atto sessuale - ha proseguito il pm -. La ragazza è stata uccisa perché voleva sottrarsi a tutto ciò che stava avvenendo nell'appartamento di Oseghale, che ha anche negato di aver avuto rapporti con lei all'interno dell'abitazione. La violenza è stata compiuta abusando della inferiorità psichica della vittima, che l'imputato conosceva bene. Oseghale ha infatti approfittato della condizione di bisogno dell'eroina per avere da lei dei favori sessuali. Pamela ha rifiutato il rapporto e Oseghale non gli ha permesso di uscire, l'ha segregata addirittura in casa, quando lei voleva tornare a Roma."
"Non ci sono purtroppo testimonianze dirette di quanto accaduto ma solo quella di Oseghale, il quale più volte ha cambiato le sue versioni, mentendo - ha esordito il Procuratore Giorgio durante la sua requisitoria -. Abbiamo però la dichiarazione di un ex collaboratore di giustizia che non è condizionata da interessi per benefici."
"Oseghale ha negato di aver visto il corpo nudo della vittima, ma al Marino confessò che la 18enne romana aveva molti nei sui seni e sulla schiena - prosegue Giorgio -. L'imputato durante gli interrogatori disse anche di aver avuto un solo rapporto con Pamela a Fontescodella. Anyanwu confessò invece che l'imputato gli aveva riferito di aver avuto un rapporto sessuale completo con la vittima nella sua abitazione. L'imputato ha sempre visto la vittima come uno strumento per soddisfare la sua voglia sessuale. Ha modificato, nel corso del tempo, le sue versioni, pensando di sottrarsi ai capi a lui imputati e mettendo in atto, insieme anche ad Awelima, una "cultura omertosa."
"Le modalità sadiche inoltre sono poco compatibili con tale delitto in quanto il cadavere di Pamela è stato tagliato in modo difensivo (a voler cancellare le tracce del reato) e non offensivo (testimonianza di un odio profondo e di uno spirito aggressivo)" - ha aggiunto il Procuratore.
"Oseghale ha avuto un rapporto sessuale in casa con la vittima dopo che la stessa ha assunto eroina ed era quindi in uno stato di torpore, come raccontato dal Marino - ha continuato Giorgio -. L'imputato è poi uscito di casa, chiudendo a chiave la porta e lasciando la giovane vittima in casa mentre dormiva. La vittima si è quindi svegliata e, accortasi di essere stata chiusa in casa, verosimilmente ha reagito e una volta trovatasi faccia a faccia con l'imputato, rientrato in casa, è iniziata la colluttazione. La diciottenne romana ha detto a Oseghale che se non l'avesse fatta uscire, lei lo avrebbe denunciato. È quindi iniziata una colluttazione e lei ha graffiato sul collo l'imputato (il DNA di Oseghale è stato trovato sotto le unghie della mano destra di Pamela Mastropietro). Lui a quel punto ha inferto la prima coltellata alla ragazza. Come poi raccontato dal Marino, Oseghale ha iniziato a fare a pezzi Pamela ma accortosi che era ancora viva le ha inferto la seconda coltellata, che, insieme alla prima, è stata la causa della morte della 18enne romana."
La Procura, in conclusione, ha richiesto l'ergastolo per l'imputato e 18 mesi di isolamento diurno, senza le attenuanti generiche in quanto l'imputato "è stato protagonista di mandaci dichiarazioni, scaricando all'inizio la colpa su Lucky Desmond è accusando anche gli agenti di polizia penitenziaria di averlo picchiato."
I Vigili del Fuoco di Camerino sono intervenuti questa mattina a Fiastra, in via degli Orti, per forzare l'apertura della porta di un'abitazione nella quale risiedeva da sola una donna di 91 anni. Al momento dell'ingresso nel domicilio i soccorritori hanno ritrovato l'anziana senza vita sul proprio letto.
L'allarme era stato lanciato dai vicini di casa della signora, preoccupati dal fatto che da un paio di giorni che non si facesse vedere. Sul posto sono intervenuti anche i sanitari del 118 e i carabinieri.
Al termine degli accertamenti svolti dai carabinieri dell'arma locale, intorno alle ore 19:00 di martedì 7 maggio, è stato denunciato per immigrazione clandestina a Porto Potenza Picena un nigeriano di 45 anni, residente a Porto Recanati, in quanto titolare di un provvedimento di espulsione emesso dalla Questura di Macerata e notificato lo scorso 21 marzo. Il provvedimento aveva fatto seguito al rigetto del permesso di soggiorno, a cui l'uomo non aveva ottemperato entro i 10 giorni previsti dalla legge. Nella stessa giornata, alle ore 22:00, i carabinieri di Civitanova Marche hanno denunciato a piede libero per inosservaza dei provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria un trentenne, residente a Porto Sant'Elpidio e pregiudicato, in quanto risultava a suo carico un foglio di via dal Comune di tre anni, emesso dalla Questura di Macerata, e notificato lo scorso 20 luglio del 2017.
Una donna di 39 anni, residente a Porto Sant'Elpidio, è stata denunciata per furto aggravato dai carabinieri di Civitanova Marche per aver asportato capi d'abbigliamento del valore complessivo di 70 euro dall'esercizio commerciale "Il Globo". La donna è stata sorpresa dal personale del negozio mentre tentava di superare le casse senza pagare la merce selezionata.
La refurtiva è stata prontamente recuperata e restituita al proprietario dell'esercizio commerciale.
I carabinieri di Recanati hanno denunciato a piede libero un quarantunenne del posto per furto aggravato. L'uomo, al termine di investigazioni supportate da individuazione fotografica e numerose testimonianze, è stato riconosciuto come responsabile del furto - avvenuto nel pomeriggio di martedì 7 maggio - di un portafogli contenente 230 euro all'interno dello zaino di una donna argentina che si trova in paese per frequentare il campus di lingua italiana.
Intorno alle ore 17:30 di questo pomeriggio (martedì 7 maggio, ndr) lungo l'autostrada A14, all'altezza dello svincolo tra Porto Potenza e Civitanova Marche, si è verificato un incidente che ha coinvolto due mezzi pesanti per ragioni ancora da chiarire. Il loro carico è stato scaricato sulla sede stradale in seguito all'impatto.
Sul posto è intervenuta la medicalizzata di Macerata a cui si sono aggiunte l'ambulanza di Civitanova Marche e quella di Camerano. Necessario anche l'intervento dell'eliambulanza Icaro che ha trasportato all'ospedale Torrette di Ancona uno dei feriti, in codice rosso.
La circolazione in questo momento risulta bloccata in direzione sud: traffico in tilt con code in corso di formazione.
AGGIORNAMENTO
Alle 18:22 si registrano tre chilometri di coda al chilometro 262.6 tra Loreto e Civitanova Marche, in direzione Taranto. Il traffico della corsia Sud è deviato, a doppio senso, nella corsia Nord.
(SERVIZIO IN AGGIORNAMENTO)
Intorno alle ore 15:00 di questo pomeriggio (matedì 7 maggio, ndr) i carabinieri della Compagnia di Camerino hanno tratto in arresto D.L.V. - classe 64’ e residente a Montesilvano (in provincia di Pescara, ndr) e gia’ gravato da precedenti di polizia e sottoposto alla misura della liberta’ vigilata - per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni a carico di una donna di 45 anni che di lì a poco era stata colpita da un fendente alla mano con un coltello a serramanico (ferita che ha previsto una prognosi di 15 giorni, ndr).
La vittima è l'ex compagna, che l'uomo aveva ripreso a perseguitare dopo precedenti episodi di stalking avvenuti in passato, e nonostante la condizione di libertà vigilata nella quale si trovava.
Il pronto intervento dei carabinieri è avvenuto a seguito della richiesta d’aiuto di un commerciante della zona che, accorso presso gli uffici della compagnia carabinieri di Camerino, situati a pochi passi dal luogo dei fatti, segnalava la presenza di una persona, un uomo di 55 anni, armata di coltello che aveva palesato chiari intenti omicidiari nei confronti di una donna.
Immediatamente i militari si sono recati presso il negozio di “frutta e verdura” sito in Via Ottaviani, a Camerino, presso il centro commerciale “Sottocorte Village”, dove una donna, la titolare di un negozio di frutta e verdura, in evidente stato di shock correva verso gli operanti, richiedendo il loro intervento ed informandoli dell’accaduto: un uomo, armato di coltello e con fare minaccioso, voleva uccidere la sua amica nonchè collaboratrice che in quel momento si era rinchiusa all’interno dello stanzino nel retro bottega del negozio per sfuggire al suo aggressore.
L’uomo ha continuato a colpire con inaudita violenza la porta dello stanzino, dove la donna si era rinchiusa a chiave, brandendo un coltello ed urlando: “Apri che ti ammazzo….” alla vista dei militari cercava immediatamente di impedire agli stessi di intervenire in soccorso della vittima.
Gli operanti prontamente hanno fatto irruzione all’interno dell’esercizio dove è nata una colluttazione con l’aggressore, che ha cercato di sferrare dei fendenti all’indirizzo degli stessi.
Una volta disarmato - nonostante lo stesso avesse con vigore cercato di divincolarsi dai militari che cercavano di immobilizzarlo - è stato definitivamente reso inerme e tratto in arresto in flagranza di reato. I due carabinieri coinvolti nella collutazione con l'uomo sono al pronto soccorso per accertamenti.
L’arrestato è stato condotto presso la casa circondariale di Ancona in attesa del rito direttissmo che avra’ luogo domani mattina presso il Tribunale di Macerata.
“Domani la Procura chiederà la condanna del nigeriano Oseghale per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. Le nostre perizie tecniche lo hanno confermato e io sono convinta che fu lui a sferrare alla ragazza, ancora in vita, due fendenti mortali con arma bianca al livello del nono e decimo spazio intercostale”. Ad affermarlo è il medico legale Luisa Regimenti, docente all'Università di Tor Vergata a Roma, candidata alle Europee con la Lega e impegnata in qualità di consulente di parte civile al processo che si sta svolgendo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Macerata per la morte della 18enne romana Pamela Mastropietro, avvenuta il 30 gennaio del 2018.
“Nel corso del processo – aggiunge Regimenti – è stata tra l’altro esclusa, attraverso un’ampia documentazione e i risultati tecnico-scientifici forniti dall’intero pool di esperti voluti dall’avvocato Marco Valerio Verni, la possibilità che Pamela sia morta a causa di una overdose di eroina. In più, ulteriore elemento da tenere presente, potrebbe esserci stato il supporto di una seconda persona, un complice che avrebbe aiutato Oseghale in questa sua raccapricciante azione omicida. Anche perché lo scempio fatto sul corpo della ragazza è stata un’operazione di grande precisione, che perfino un medico legale molto esperto avrebbe avuto difficoltà a svolgere così nel dettaglio e in così poco tempo”.
La Procura, sottolinea inoltre Regimenti, ha revocato il parere favorevole inizialmente espresso sulla necessità di una nuova perizia medico-legale integrativa, chiesta dalla difesa, riconoscendo che “le lesioni alla parete toracica inferiore di destra appaiono caratterizzate da evidenti caratteri macroscopici di vitalità, confermati da tutti quelli che ebbero a vederle sul cadavere, e cioè il professor Tombolini e poi il professor Cingolani”.
“I magistrati – spiega – hanno condiviso la mia tesi, specificando che “le immagini fotografiche proiettate in aula hanno consentito di verificare anche che i colpi inferti al livello del nono e decimo spazio intercostale possono essere qualificati come dei fendenti, privi di correlazione con i tagli effettuati da Oseghale al fine di smembrare il cadavere e che sono stati tutti di tipo trasversale e quindi non da infissione, ma da sezione”.
“Siamo giunti alle battute finali – ribadisce Regimenti – e ci sono elementi solidi e scientifici a supporto dell’ipotesi accusatoria, con perizie tecniche suffragate da valori numerici precisi, emersi al termine di esami istologici e istochimici svolti con sistemi tecnici all’avanguardia e altamente specialistici. La difesa, al contrario, ha espresso solo delle opinioni, fornendo per di più, dei dati errati e fuorvianti, come ad esempio il peso della ragazza, sicuramente sottostimato. Nel complesso – conclude - un atteggiamento dilatorio attuato nel tentativo di allungare il processo e ritardare il momento della sentenza, prevista comunque per il 29 maggio”.
Nella giornata di ieri è stato svolto un servizio mirato finalizzato al controllo sul trasporto dei rifiuti pianificato congiuntamente dal Gruppo Carabinieri Forestale di Macerata e dalle Compagnie Carabinieri di Macerata, Civitanova Marche, Tolentino e Camerino.
Al fine di monitorare il fenomeno i militari hanno predisposto diversi posti di controllo su tutta la provincia, che hanno previsto l’impiego complessivo di 10 pattuglie: Stazione Carabinieri Forestale di Abbadia di Fiastra, Macerata, San Severino Marche e Pievetorina, pattuglie delle Stazioni Carabinieri di Civitanova Alta, Corridonia, Montefano, San Severino Marche, Serravalle e una pattuglia dell’unità radiomobile.
Un illecito è stato rilevato presso il casello autostradale di Civitanova Marche, dove è stato individuato un autocarro che trasportava rifiuti pericolosi, costituiti da elettrodomestici in disuso, senza rispettare le prescrizioni impartite, alla ditta trasportatrice, dall’albo gestori ambientali.
L’autocarro è stato sottoposto a sequestro penale e l’autista deferito all’Autorità Giudiziaria.
Altra irregolarità è stata accertata dai Forestali, nel comune di Treia, dove è stato individuato un soggetto che conferiva ad un’ azienda locale rottami di ferro, considerati rifiuti speciali, utilizzando un rimorchio non autorizzato.
Il rimorchio è stato sottoposto a sequestro penale e l’autista deferito all’Autorità Giudiziaria.
I responsabili rischiano, nel primo caso, la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o l’ammenda da €. 2.600,00 a €. 26.000,00, mentre nel secondo caso il soggetto rischia la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da €. €. 2.600,00 a €. 26.000,00.
In entrambi i casi è prevista la confisca dei mezzi utilizzati per commettere l’illecito.
Intorno alle 13.30 di oggi si è verificato un incidente in superstrada, la Ss 77, tra gli svincoli di Morrovalle e Corridonia all'altezza del distributore di benzina in direzione mare monti.
Per cause da accertare, un'auto si è scontrata contro un autoarticolato per poi ribaltarsi.
Sul posto sono giunti immediatamente gli operatori di emergenza e si stanno formando delle lunghe code. Il bilancio è di un ferito, che è stato trasportato con l'ambulanza all'ospedale di Macerata. Le sue condizioni non sono gravi.
L’Ufficio Immigrazione della Questura di Macerata e la Squadra Mobile avevano segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata ,lo scorso 29 marzo, 5 cittadini extracomunitari di nazionalità cinese quasi tutti residenti in provincia, per il reato di cui all’art. 5 comma 8 bis del D.L.286/98 (Produzione di documentazione falsa) poiché, al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno CE attualmente denominato UE per soggiornanti di lungo periodo, avevano prodotto a corredo dell’istanza una attestazione di superamento del test di lingua italiana risultato contraffatto.
La richiesta di permesso di soggiorno CE può essere presentata da cittadini extracomunitari: regolarmente soggiornanti da cinque anni, che non abbiano riportato condanne per gravi specifici reati, che siano in possesso di un reddito non inferiore all’importo dell’assegno annuo sociale pari a 5.800 euro e di un alloggio idoneo, e che siano in grado di presentare un attestato di superamento del test di conoscenza della lingua italiana ai sensi dell’art.2 bis dello stesso Testo Unico.
Tutti i certificati, apparentemente rilasciati da due Istituti autorizzati dal Ministero dell’Interno e che da accertamenti espletati sono risultati estranei alla vicenda, sono tuttavia ritenuti i successivamente contraffatti come comunicato dagli stessi enti certificatori ed è stato appurato dalle forze dell'ordine che i certificati erano stati scaricati da Internet e successivamente contraffatti con l’inserimento dei dati degli interessati.
I certificati attestanti la conoscenza della lingua italiana, come già detto, vengono rilasciati da Istituti riconosciuti e abilitati dal Ministero dell’Interno e con il nuovo Decreto Salvini, è necessario anche per l’ottenimento della cittadinanza.
Le indagini operate dall’Ufficio Immigrazione e dalla Squadra Mobile della Questura di Macerata, erano scattate in quanto era stato notato un particolare aumento delle richieste di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo da parte di cittadini cinesi provenienti anche da altre province. Inoltre, i cittadini cinesi che avevano presentato le istanze volte al rilascio del permesso di soggiorno non parlavano assolutamente italiano e facendo delle verifiche a campione, era stato notato che i certificati, apparentemente rilasciati dai due istituti di Perugia e Milano (assolutamente ignari), erano compilati in modo da destare forti sospetti circa la loro autenticità. Nel corso delle indagini, era stato accertato dala Squadra Mobile infatti che i suddetti cittadini cinesi, avevano scaricato gli attestati da Internet.
Alla luce di quanto sopra, l’Ufficio immigrazione e la Squadra Mobile hanno proseguito l’attività di indagine su altre decine di istanze presentate nell’ultimo periodo da cittadini cinesi e infatti ulteriori cinque richieste sono risultate contraffatte con lo stesso sistema con cui erano state inoltrate le istanze trattate nel mese di marzo scorso.
A seguito del proseguo dell’attività, sono stati deferiti all’A.G. ulteriori 10 cittadini cinesi di età compresa tra 29 e 49 anni, tutti residenti in provincia.
Tutti gli indagati infatti, già in possesso di permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, hanno presentato presso l’Ufficio Immigrazione istanze di rilascio del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo e, al fine di attestare il superamento del test di lingua italiana, hanno allegato alle rispettive istanze attestati rilasciati da centri autorizzati di Perugia e di Milano.
L’attività di indagine svolta, ha evidenziato la falsità degli attestati che non sono mai stati rilasciati dai predetti istituti. Per questo motivo, sono state rigettate le istanze presentate dai cittadini cinesi i quali recatisi in Ufficio per la relativa notifica del provvedimento di rigetto, sono stati formalmente indagati poiché, al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, producevano a corredo dell’istanza una attestazione di superamento del test di lingua italiana poi risultata contraffatta.
I militari dell'Arma di Potenza Picena, in collaborazione con quelli del N.O.R. M., hanno denunciato all'autorità giudiziaria un uomo di 47 anni residente a Montegranaro, per il reato di danneggiamento seguito da incendio.
Attraverso l'ausilio di telecamere di videosorveglianza e testimonianze, i Carabinieri hanno acclarato che l'uomo è il responsabile dell'incendio di cinque autovetture avvenuto a Potenza Picena il 17 febbraio scorso (Leggi qui).
Nella fattispecie il soggetto avrebbe appiccato il fuoco alla vettura del compagno della sua ex convivente e le fiamme si sarebbero propagate poi alle altre auto parcheggiate.