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Cronaca Macerata

L'arringa della parte civile Mastropietro, Verni: "Una sentenza per l'umanità intera che farà la giurisprudenza"

L'arringa della parte civile Mastropietro, Verni: "Una sentenza per l'umanità intera che farà la giurisprudenza"

Ciò che è accaduto a Pamela è il frutto di azioni deliberate, malvagie e devastanti e la società non le può tollerare, rischiando che vengano ripetute o emulate. Pamela era una di noi, poteva essere la figlia, la nipote, la parente di ognuno di noi” così l’avvocato Marco Valerio Verni, nonché zio di Pamela Mastropietro, ha iniziato la sua arringa quest’oggi davanti alla Corte d’appello del Tribunale di Macerata per il processo che vede imputato il 30enne nigeriano Innocent Oseghale per l’omicidio della 18enne romana. “Pamela è cresciuta in un contesto di separazione familiare ma non era una ragazza cresciuta allo sbando – ha proseguito Verni -. Non era una tossica, non era una poco di buono, non era una nullafacente e non ha mai fatto del male agli altri, anzi quando era in comunità salvò una sua compagna che aveva tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene.”

“Nell’ottobre del 2017 Pamela entra appunto nella comunità Pars di Corridonia con la diagnosi borderline grave – ha continuato Verni -. Lo stesso psichiatra della comunità disse che Pamela poteva vivere dei momenti di lucidità anche se non si sapeva rapportare bene con la realtà, una caratteristica ben evidente a chiunque entrasse in contatto con lei. Il 28 gennaio del 2018 si allontana dalla comunità, senza soldi, senza cellulare e senza un appoggio.” Su questo punto, il legale della parte civile Mastropietro ha chiesto che venga fatta luce per chiarire se ci sono eventuali responsabilità da parte di terzi.

Su Oseghale l’avvocato Verni ha sottolineato il suo “tentativo di abusare del sacro diritto alla protezione internazionale mentendo sul fatto che fosse il figlio di un politico nigeriano ucciso – ha continuato Verni -. La sua richiesta di asilo era stata respinta e lui avrebbe dovuto lasciare l’Italia ma invece era ancora qui; il tutto perché il provvedimento che respingeva la sua domanda non era stato inviato ancora da Ancona a Macerata.

"Vi prego di tenere a mente, mentre parlo e quando sarete in camera di consiglio a dibattere sulla sentenza, quelle immagini che abbiamo visto in aula sul corpo depezzato, disarticolato, scuoiato e occultato di Pamela. Ciò che le è stato fatto, come disse lo stesso Professor Cingolani durante la sua deposizione, è un unicum al mondo – ha osservato Verni -. Negli ultimi 50 anni, al mondo, sono stati stimati 350 casi di depezzamento: 16 sono quelli simili al caso di Pamela ma in nessuno di questi casi era stata staccata la testa dal tronco. Oseghale ha usato freddezza manuale, visiva e olfattiva in quei momenti. Indiscussa è la lesività delle ferite inferte a Pamela in vita: le due coltellate hanno avuto un ruolo determinante nella morte, come stabilito dai consulenti medici che si sono presentati davanti alla Corte.”

La parte civile Mastropietro è concorde con la richiesta della Procura dell’ergastolo e dell’isolamento diurno per 18 mesi nei confronti di Innocent Oseghale per l’omicidio di Pamela. In conclusione, rivolgendosi alla Corte, Verni ha commentato “dovete emettere una sentenza non solo per il popolo italiano ma per l’umanità tutta. Non stiamo parlando del colore della pelle, stiamo parlando della civiltà contro la barbarie. Siete chiamati a fare la giurisprudenza in un caso che sarà ricordato negli anni per l’orrore e l’atrocità che lo hanno contraddistinto."

L’avvocato Andrea Marchiori, legale del proprietario della casa in via Spalato, ha spiegato come l’immobile “sarà ricordato come il luogo in cui è stato compiuto il delitto del secolo: tutto ciò è dovuto a Oseghale. L'immobile è ancora sotto sequestro, oltre al fatto che veniva usato anche come luogo di spaccio e ‘ostello’ per altri spacciatori. Il tutto ha comportato un deprezzamento dell’immobile e la locataria, Michela Pettinari, non paga l’affitto da mesi e non si può quindi procedere allo sfratto. Sappiamo che non ci sarà mai un risarcimento da parte dell’imputato ma vogliamo che la famiglia di Pamela possa avere giustizia nella condanna e nelle sue motivazioni: per questo concordiamo sull'ergoastolo per Oseghale senza concedere le attenuanti.

Ultima parte civile al processo è il Comune di Macerata, rappresentato dall’avvocato Carlo Buongarzone. “Oseghale ha causato un grave nocumento e un danno di immagine all’intera Città e alla collettività – ha spiegato -. La domanda è la stessa fatta durante il processo Traini. I due delitti sono collegati in quanto uno e conseguenza dell’altro: senza la condotta di Oseghale non si sarebbe verificato l’atto di Traini. Questo ha fatto passare la città come insicura e pericolosa. Per questi fatti siamo concordi con la richiesta fatta dalla Procura perché Pamela è morta per le due lesioni inferte da Oseghale.”

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