La guerra in Europa orientale peserà in modo considerevole sulle tasche delle aziende italiane attive nell'export verso Russia e Ucraina. Le Marche saranno tra le regioni più penalizzate di tutto il Paese. A dirlo è Gerardo Villanacci, professore ordinario di Diritto Privato all'Università Politecnica delle Marche e autore di Giustizia Cinica, edito da Pendragon e con la prefazione del direttore del Corriere della Sera, Lucio Fontana.
Le sanzioni inflitte alla Russia di Putin stanno già avendo una pesantissima ricaduta con il prezzo del barile ai massimi dalla crisi del 2008, gli aumenti fuori controllo di gas, luce e carburanti che hanno indotto aziende importanti del Maceratese, come la cartiera di Tolentino, a chiudere pur di contenere le perdite. Ma le sanzioni saranno utili o rischiano di essere solo un boomerang per l'Italia?
"Per ripristinare la pace, non vi è alternativa alla diplomazia. Per sollecitarla, le sanzioni internazionali rappresentano una via. Bisogna però scongiurare effetti indesiderati. I provvedimenti sanzionatori già approvati e quelli annunciati, inducono a ritenere che questa volta è stata intrapresa una strada corretta", spiega Villanacci.
Gli effetti indesiderati riguardo le azioni che potrà intraprendere la Russia, al momento, sono un rischio calcolato da parte della comunità internazionale: "Le sanzioni possono evitare conseguenze irreparabili per l’intero globo, a condizione che si prenda atto che quelle precedenti, non a caso qualificate smart sanctions, hanno portato ad una politica ancora più espansiva da parte della Russia".
Le aziende messe in ginocchio dalla guerra in Ucraina rischiano di essere la punta dell'iceberg di quanto potrà avvenire nei prossimi mesi: "Per giungere ad un ripensamento della Russia, se non ad un collasso della governance attuale, bisogna essere consapevoli e pronti a sopportare considerevoli disagi e danni economici, anche rilevanti, causati dalle sanzioni".
I venti di guerra spirano gelidi anche sulle Marche, con una crisi che investirà le aziende attive nell'export con la Russia: "Con il loro ottavo posto, le Marche sono una delle regioni più importanti tra quelle partner commerciali della Russia. Il blocco dell’interscambio dell’Italia con la Russia è giunto a pesare 21,7 miliardi, 5,4 quello con l’Ucraina. Le Marche, con 231 milioni di euro di export nei primi 9 mesi dello scorso anno, ne risentiranno pesantemente".
"Siamo dovuti andare via da Kiev giovedì sotto i bombardamenti, è davvero triste e non crediamo ancora a quello che sta accadendo. Adesso con mia mamma ci troviamo in stallo a Leopoli, dove siamo arrivate dopo un viaggio infinito, e poi non sappiamo cosa ne sarà di noi".
A parlare è Nataliia Chulaievska, giovane dottoressa ucraina che a Kiev è stata costretta a lasciare parte della sua famiglia: "Mia nonna è anziana e non autosufficiente, quindi non è potuta andar via da casa. Mio papà è rimasto con lei per non abbandonarla, è stata la decisione più difficile della nostra vita".
Mentre Mosca prosegue la sua avanzata verso la capitale ucraina, sono decine di migliaia i civili che quotidianamente abbandonano le proprie vite per cercare riparo dai bombardamenti verso l'Europa. Con i corridoi umanitari prospettati da russi e ucraini che fin qui non hanno prodotto i risultati sperati.
Il destino di Nataliia è ancora incerto: "Non sappiamo dove andremo né se potremo tornare a casa in futuro. La mia paura è vivere nell'incertezza di aver perso tutto e nella convinzione che sarà difficile ricominciare altrove. Io sono una cardiologa e non so neppure se la mia laurea sarà riconosciuta. Non parlo altre lingue oltre ucraino e inglese: con mia mamma dovremo imparare anche quelle".
Il rincaro choc di carburante, gas e luce sta mettendo in ginocchio l'intero Paese. A pagare il conto più salato le aziende del territorio, come la cartiera di Tolentino, che dopo l'emergenza Covid si trovano adesso con l'acqua alla gola e la possibilità di ricorsi di massa a Cassa integrazione, licenziamenti e chiusure (almeno momentanee). Diversi gli impianti che nel corso dell'ultimo fine settimana hanno deciso di abbassare le saracinesche per contenere i costi, con il gasolio che ha superato quota 2 euro al litro e il metano arrivato addirittura a 3 euro.
Per il “carburante verde”, c'è chi ancora tenta di mantere dei prezzi competitivi a fronte dell'aumento dei costi favoriti anche dal conflitto ucraino. Come nel caso di un distributore di Mogliano. Qui il costo del metano a 1,55€ ha spinto tantissimi maceratesi a spostarsi sul territorio per un pieno di quello che presto rischia di essere definito come il nuovo "oro verde". "Noi siamo in fila da mezz'ora e siamo arrivati da Civitanova, sulla costa i prezzi sono insostenibili", hanno raccontato degli automobilisti.
Da Kharkiv, da Mariupol ma soprattutto da Kiev. Sono decine di migliaia gli ucraini in fuga dalle città bombardate dall'esercito russo che da dieci giorni a questa parte arrivano a Leopoli. Un percorso obbligato verso Occidente al riparo dai colpi di carro armato e verso i confini con Ungheria, Slovacchia, Polonia e Romania.
Proprio a Leopoli, divenuta città baluardo di frontiera distante appena 100 chilometri dal confine polacco, da 21 anni vive con la sua famiglia Enzo Esposito. Da alcuni giorni, per questioni di sicurezza, è rientrato in Italia con parte della sua famiglia. Ma la figlia medico "continua a lavorare nell'ospedale cittadino insieme al marito perché i soldati hanno bisogno della loro presenza", spiega Enzo, che ha appena riabbracciato sua figlia più piccola dopo un viaggio della speranza in pullman durato due giorni e mezzo.
"Da tanti anni si sapeva che le mire del Cremlino erano quelle di prendere anche Odessa per arrivare in Transnistria (regione delle Moldavia indipendente dal 1992, ndr). Noi siamo in guerra dal 2014, ma da alcune settimane la situazione era peggiorata e i civili erano già stati messi in allerta. Il compagno della figlia più piccola è rimasto lì a pattugliare Leopoli", racconta Enzo.
"Negli ospedali stanno già accogliendo feriti che arrivano dal fronte. I medici di tutti i reparti sono stati riconvertiti per essere impiegati in medicina generale per prestare cure ai militari feriti che sono trasportati presso i nosocomi. Tutte le attività lavorative sono state sospese. C'è una enorme accoglienza da parte dei cittadini di Leopoli verso i profughi: tutti gli alberghi sono aperti gratuitamente per loro, così come gratuiti sono gli spostamenti".
Cinque milioni. Questa la massa umana di profughi ipotizzata dalle Nazioni Unite con dati elaborati quando l'avanzata russa non aveva ancora raggiunto questa profondità di azione. Ma al momento i campi profughi restano solo una ipotesi: "I campi disperderebbero energie che al momento servono per pattugliare le strade. È solo per questo che non sono stati realizzati".
Gli ucraini si preparano a una imponente invasione perché "la Russia ha intenzione di conquistare Odessa e avere un percorso libero per spostarsi tra la parte orientale e quella occidentale del Paese. Putin non è distante dagli atteggiamenti hitleriani, appartiene alla categoria di dittatori folli che si sono lasciati prendere la mano dal se stesso negativo. E la paura è che voglia lasciare una sua impronta sulla storia".
Madre, figlia, fidanzato, cane e gatto in fuga dalla guerra e salvati sul confine tra Ucraina e Slovacchia. Sono loro i protagonisti del trasporto straordinario che proprio in queste ore ha visto in prima linea la spedizione partita da Matelica e giunta ai confini della guerra. I tre adesso saranno ospitati nel B&B di uno dei promotori dell'iniziativa.
La conferma arriva da Fabio Barboni, tra gli organizzatori della spedizione: "Ieri notte abbiamo scaricato tutte le provviste e i materiali raccolti per i profughi e siamo riusciti a convincere una famiglia a salire sul nostro van per essere ospitati da noi nelle Marche. Erano estremamente provati".
Una missione umanitaria nata per caso grazie a un post su Facebook da parte di Ives-Heidi Van Couwenberghe-Bosmans, ragazzo belga proprietario di un B&B a Matelica. Da quel momento Fabio, Ives e Leonardo hanno radunato le forze e in poche ore, grazie all'intervento della comunità ucraina nelle Marche e dall’Associazione il Lume di Treia, hanno caricato il proprio furgoncino a Morrovalle dirigendosi al confine con l'Ucraina.
"Siamo partiti senza sapere chi caricare, poi lungo il viaggio un contatto ucraino ci aveva indicato delle persone da prelevare al confine tra la Slovacchia e l'Ucraina. Ma il nostro contatto è saltato e abbiamo dovuto cambiare i programmi e accogliere chi era lì e aveva bisogno - racconta Fabio. Tutto è stato fatto con fondi privati per lasciare sul posto beni di prima necessità e tornare indietro con gli amici ucraini che vorranno venire nelle Marche".
"Per i tre ucraini in fuga dalla guerra ci siamo già attivati per effettuare i pass sanitari e richiedere tutta la documentazione necessaria che consenta loro di poter accedere alle cure mediche e a un codice fiscale di riferimento", ha aggiunto Fabio, che ha coordinato la spedizione dall'Italia e promosso un crowfunding destinato ai bisogni della popolazione ucraina.
"Con il caro energia e carburanti, le spese sono aumentate a dismisura. Il prezzo del gasolio, arrivato a superare quota 2 euro al litro in autostrada, rappresenta di certo il danno maggiore. Non nego che mi preoccupa non quanto si è verificato fin qui ma quanto potrà accadere con la guerra".
A parlare è Manuele Maggi, ogni giorno in viaggio per lavoro tra la Puglia e le Marche. "Per lavoro mi sposto quotidianamente e per i nostri tre mezzi, solo nell'ultimo mese, c'è stato un aumento superiore a mille euro per le spese relative al gasolio", spiega Maggi.
Il caro prezzi non è però l'unica minaccia attualmente sul campo per agenti di commercio e imprenditori: "I margini di guadagno si stanno riducendo ancora di più sui nostri prodotti con l'aumento dei costi delle materie prime. Nonostante il mio settore di riferimento non abbia subito una crisi durante la pandemia, è pur vero che siamo pronti a tempi bui".
La preoccupazione si sposta adesso sul fronte dell'est Europa, con il pericolo di una guerra che coinvolga tutto l'Occidente: "Riteniamo gli impatti più impegnativi per chi lavora su strada non si siano ancora concretizzati. La protesta degli autotrasportatori che hanno bloccato alcuni porti o autostrade in Italia, è solo l'inizio. Eliminare accise ancestrali dal costo dei carburanti può essere un primo passo per calmierare i prezzi e dare una mano nell'immediato a milioni di lavoratori".
"In Italia si spinge tanto sulla minaccia della catastrofe nucleare, ma qui negli Stati Uniti nessuno gli sta dando grande peso. È molto difficile che Putin possa sganciare una bomba per il Donbass scatenando così le forze NATO. Si comincia a dubitare della sua sanità mentale".
A parlare in collegamento via Skype da Washington è Iacopo Luzi, giornalista marchigiano di Voice of America (VOA News), agenzia di stampa statunitense. "Qui alla Casa Bianca è come se ci trovassimo a Kiev riguardo gli aggiornamenti in tempo reale sui negoziati. Ma più che alle bombe e a una possibile guerra, si punta molto sulle pesanti sanzioni a Mosca".
"A differenza dell'Europa, negli Stati Uniti non c'è una esasperazione delle informazioni, come avvenuto per il Covid. La Russia credeva di trovarci divisi ma invece sta compattando tutto l'Occidente. E la popolarità di Biden è in netta ascesa: le difficoltà nell'agenda nazionale stanno trovando un contrappeso nei successi all'estero", spiega il giornalista fermano.
"La NATO ha mosso truppe soprattutto sul fianco est come prevenzione e in difesa di una possibile avanzata russa. Nessuno vuole fare una guerra diretta a Putin, ma è pur vero che la NATO ha attivato un piano speciale per muovere le truppe in modo rapido sul territorio in previsione di possibili attacchi. Anche l'intelligence americana è rimasta spiazzata dalle mosse di Mosca", ha aggiunto dalla Casa Bianca il collega di Voice of America.
"Come Caritas abbiamo chiesto un coordinamento per la gestione dell'emergenza riguardante la guerra in Ucraina. Ancora le informazioni sono frammentarie e non sappiamo bene davvero a livello sociale cosa arriverà da noi. In questo momento è importante mantenere la calma per organizzare al meglio il da farsi".
A parlare è Marco Malacari, responsabile della Caritas diocesana di Civitanova, al termine dell'incontro di coordinamento per affrontare l'emergenza dei profughi in arrivo dall'est Europa. La riunione si è protratta per tutto il pomeriggio presso Palazzo Sforza - Cesarini e ha visto in prima linea associazioni di categoria, protezione civile, prefettura e classe politica locale.
"Le sedi Caritas che abbiamo in Ucraina ci descrivono la situazione, ma restano racconti parziali. Tutta questa assenza di beni di prima necessità al momento non è segnalata. L'attenzione massima da parte nostra è sul bisogno reale degli ucraini. Al momento non ci sono ancora dei canali ufficiali che ci abbiano confermato che la merce che spediremo arriverà dove ce n'è di bisogno", spiega Malacari.
"Offriremo servizi differenti rispetto alle necessità che saranno richieste. In tal senso l'esperienza del terremoto ci ha aiutato a capire cosa possa servire e cosa no, evitando gli sprechi. Adesso attendiamo il via libera della prefettura, ma nel frattempo abbiamo messo a disposizione dei numeri di telefono da contattare per avere informazioni e registrare proposte per eventuali disponibilità di donazioni o di volontari", ha aggiunto il responsabile della Caritas di Civitanova Marche.
"Sono fiducioso che i negoziati vadano a buon fine, mi sento ottimista perché credo che le divergenze possano essere risolte attraverso il dialogo". A parlare è Ivan Zaytsev, campione della Lube Civitanova e italiano di sangue russo, ospite a Otto e Mezzo su LA7.
"Alla base della nostra comunità dovrebbe esserci sempre l'uguaglianza, che nel caso dei conflitti viene posta in secondo piano. I miei genitori vivono in Russia, mio papà si trova a 30 km dal confine con l'Ucraina e mi aggiorna sempre su tutto quello che succede. Gli elicotteri passano sopra la sua testa per dirigersi a Kharkiv", ha spiegato preoccupato l'opposto della nazionale italiana.
"Il sentimento di chi non vuole questa guerra è più diffuso di quello che si possa pensare. I miei nonni hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale e ci hanno liberato dal nazismo. Nel mio paese c'è il sentimento che questa non sia una guerra dei russi. Non so se Putin durerà. Innocenti e civili però pagheranno come in tutti i conflitti", ha aggiunto ancora il pallavolista di Civitanova.
Sull'esclusione della nazionale russa e delle squadre di calcio russe dalle competizioni internazionali da parte della FIFA: "Per vincere una partita ci sono delle regole da rispettare. E quando c'è di mezzo una guerra noi sportivi non possiamo fare finta di niente. Lo sport è una piccola goccia ma le persone ci seguono e siamo un esempio. Tutti i nostri figli devono sapere che non è una guerra dei loro padri ma solo di un unico uomo".
Il post pubblicato quest'oggi da Zaytsev sui propri social ha scatenato delle reazioni anche in Russia: "Le mie dichiarazioni sono arrivate anche in Russia scatenando non poche polemiche. È estremamente chiara la mia posizione come quella di molti altri sportivi. Abbiamo una grandissima responsabilità che va affrontata senza paura di essere giudicati in un modo diverso da quello che si vuole sentire".
Le Marche si preparano ad accogliere gli ucraini in fuga dalla guerra. Caritas Diocesana e comuni stanno al momento lavorando per adottare tutte le contromisure necessarie ad affrontare l'ingente numero di profughi che dall'est Europa si sta muovendo in direzione dell'occidente.
Nel pomeriggio di martedì si terrà al Comune di Civitanova un incontro tra il sindaco Ciarapica e i rappresentanti della Caritas Diocesana locale. Una riunione di coordinamento necessaria per non farsi trovare impreparati di fronte a quella che rischia di essere una emergenza umanitaria a tutti gli effetti. Secondo le stime fornite dall'ONU, sarebbero 4 i milioni di civili in fuga dai bombardamenti di Putin.
Anche le altre regioni si mobilitano in questa direzione. Come conferma Palazzo Chigi con una nota pubblicata questa sera attraverso il proprio profilo Twitter, "sono stati stanziati 10 mln di euro per consentire di organizzare ed attuare gli interventi più urgenti e, con decreto-legge, è stato previsto il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri in Italia".
Sudore. Sacrificio. Spirito di squadra. A volte, anche brutti infortuni. Nella testa dei giocatori, battaglia sportiva per guadagnare quell'ultima yard che potrà fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Il football è anche questo, il football non è solo questo.
Per conoscere più da vicino questo sport, in questa puntata di "Storie", la rubrica di "Picchio News" disponibile ogni sabato sui nostri canali, siamo andati al Campo della palla ovale dedicato a Nelson Mandela ad Ancona. Qui abbiamo raggiunto Stefano Chiappini.
Laziale di nascita ma maceratese d'adozione, Stefano di giorno fa il magazziniere in una società di Pollenza ma in campo è uno degli uomini di linea della nazionale italiana di football americano che lo scorso 31 ottobre, con una storica vittoria in finale contro i padroni di casa della Svezia, si è laureata campione d'Europa dopo 34 anni.
"Due o tre volte la settimana prendo la macchina, allaccio gli scarpini, metto su il casco e vengo ad allenarmi con gli Ancona Dolphins, una delle società storiche del football italiano. Noi non abbiamo i vantaggi del calcio: giochiamo per passione. E vincere l'Europeo è stato come vivere un sogno ad occhi aperti".
I membri della Comunità Ucraina nelle Marche e i cittadini maceratesi scenderanno fianco a fianco in piazza sabato mattina alle ore 11 al grido di "Stop War". Migliaia gli ucraini attesi nelle principali piazze della regione.
Piazza Cesare Battisti a Macerata si prepara a ricevere i cittadini che pacificamente intenderanno dimostrare la loro vicinanza al popolo ucraino. Ad annunciarlo è Marina But, componente della Comunità ucraina marchigiana.
Poche parole in questi attimi di fortissima tensione: "Non posso parlare al telefono, devo lasciarlo libero per le notizie che arrivano dalla mia famiglia", spiega la But. "Scenderemo in piazza insieme a tutti i componenti della nostra comunità per chiedere di fermare la guerra. Sfileremo con solo bandiere del nostro popolo, purtroppo tutti abbiamo ancora le famiglie lì e la situazione è tragica".
Nel corso delle ultime ore gli appelli anche da parte del presidente della Regione Acquaroli e del sindaco di Macerata Parcaroli per porre fine a un bagno di sangue che mira a ridisegnare i confini della geografia internazionale e che porterà con sé gli strascichi di una guerra per l'energia che si preannuncia ancora lunga.
Passo affaticato, fiatone come sottofondo naturale nel corso della nostra passeggiata nel silenzio assordante del centro storico di Sant'Angelo in Pontano. Per questa puntata di "Storie" siamo venuti a conoscere Claudio che vive in questo piccolo borgo di mille anime dell'entroterra maceratese.
I palazzi puntellati e le transenne che interdicono il transito nei vicoli ciottolati, ricordano quanto il terremoto si sia fatto sentire in queste zone. Ma Claudio, che di mestiere fa il falegname, a questi continui sali e scendi ci è ormai abituato: "Prima il fiatone non ce lo avevo, adesso faccio spesso fatica a respirare. Purtroppo non ho più recuperato le capacità che avevo prima e mi è stato detto che non potrò recuperarla più".
Claudio ha 58 anni, ma i segni che 9 mesi di Covid hanno prodotto sul suo corpo, portano a credere che possano essere molti di più (qui le immagini del suo ritorno a casa). E' un miracolato, Claudio. Miracolato per ben quattro volte, tante quante il suo cuore ha smesso di battere nel corso dei mesi trascorsi tra l'ospedale di Civitanova e quello di Macerata.
"Il mio incubo chiamato Covid è cominciato il 30 ottobre del 2020. Ricordo che tutto partì da una colica renale e da medici che non compresero subito la gravità della situazione - racconta Claudio. Per una settimana mi lasciarono a casa prima di ricoverarmi d'urgenza in terapia intensiva e oggi vi racconto gli effetti che il long term Covid può avere su pazienti anche sani".
Sono i suoi occhi a presentare il conto per la prima richiesta di attenzione. Occhi pieni di voglia di vivere, occhi che raccontano frammenti di dolore di vite passate. Occhi blu come il mare quelli di Mattia De Minicis. E questa è la storia di nonna Pierina e di un nipote che, attraverso la musica, cerca di aiutarla per combattere l'avanzamento dell'Alzheimer.
Mattia lo abbiamo conosciuto tra le vie dei negozi di Civitanova, dove con nonna Pierina seduta in auto alle sue spalle cerca di regalare un po' di sorrisi a passanti e amici che incontra lungo la sua avventura. "Da quando è scoppiata la pandemia, con il blocco dei concerti, ho deciso di tornare alla strada. Qui mi sento vivo e cerco di regalare emozioni, in attesa di tornare alla normalità".
Fa questa vita da 12 anni, Mattia, figlio d'arte proprio nel mondo della musica: il papà Stefano è stato il fondatore del Festival "Jazz non solo jazz" di Fermo. Ritmo che gli scorre nelle vene e che traduce in melodie attraverso soprattutto ukulele, clarinetto e flauto da naso. Ritmo che gli ha permesso di essere notato da artisti attenti al sociale come Roy Paci e Tonino Carotone.
"Da quando nel 2009 abbiamo scoperto la malattia di mia nonna, ho cercato di starle vicino in tutti i modi. Grazie alla musica riusciamo a farla interagire e cerchiamo di farla restare presente e tra noi anche con la mente. E quando i segnali di avanzamento della malattia diventano più visibili, noi suoniamo insieme", racconta Mattia.
Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai smesso di credere nei propri sogni, questa è la storia di una nonna che grazie a suo nipote continua a vivere.
"In Africa mi hanno rubato tutto, lì facevo il dj ed ero parecchio conosciuto. Ma sono stato tradito da persone alle quali volevo bene ed è per questo che sono salito su un barcone per venire in Italia". Comincia così il racconto di Osas, ragazzo nigeriano di 27 anni arrivato alla Caritas di Civitanova dopo aver affrontato la traversata del Mediterraneo.
E' timido, Osas. Parliamo in italiano, ma l'emozione spesso lo tradisce. Lo riportiamo nella sua lingua: si scioglie e ci racconta la sua vita. "Ero un dj in Nigeria, suonavo in diversi locali e insegnavo ai ragazzi un lavoro che potesse permettere loro di uscire dalla povertà. Avevo 20 anni quando mi sono ritrovato senza niente all'improvviso e senza futuro".
Viaggi su carretti della speranza per attraversare il deserto. Poi la Libia, il mare e la Sicilia ad accoglierlo nel nuovo mondo. Una promessa di futuro per la quale tanti ragazzi della sua età hanno perso la vita in fondo al Mediterraneo. Ma l'arrivo in Italia non è stato semplice, ci raccontano: "All'inizio ha girovagato un po', Osas, fino a stabilirsi alla Caritas di Civitanova due anni e mezzo fa. Molti credevano fosse un ragazzo problematico".
Oggi Osas si occupa anche di preparare il pasto a chi sta peggio di lui e restituire un po' dell'affetto che ha ricevuto dal direttore della struttura, Marco Malacari, e da tutto il personale. In segno di gratitudine, in questi anni Osas ha lavorato come volontario senza percepire alcuno stipendio. La svolta di vita si chiama "Progetto Policoro", come racconta Beatrice Ciavarella, impegnata nel centro di Civitanova: "Lo scopo del progetto della CEI è quello di aiutare i giovani disoccupati a migliorare la propria condizione". Su cosa desidera nel suo futuro, Osas ha le idee chiare: "Lavorare, mettere dei soldi da parte e farmi una famiglia, provando a riabbracciare anche la mia che non vedo da sette anni".
Per questa prima puntata di “Storie di Cucina” siamo andati alla scoperta del Ribona, un vino bianco realizzato nell’entroterra maceratese. Qui abbiamo fatto visita alla Cantina Saputi, una delle più importanti di tutto il territorio e attiva dal 1962. Con Andrea e Leonardo abbiamo seguito un fil rouge che dai campi ci ha condotti fino in tavola. E quindi come nasce, cresce e viene lavorato il vitigno. E quante sono le distinzioni in seno alle caratteristiche enologiche di ogni singola bottiglia. Ma soprattutto quanto amore e quanta passione c’è dietro ad ogni calice.
Dal campo alla tavola non solo dunque per conoscere uno dei vini marchigiani più apprezzati e che sta prendendo sempre più piede anche all’estero, ma per combinare sapori e profumi dei prodotti tipici marchigiani nel corso di una degustazione.
Ci accompagnerà in questo nostro viaggio Mirko Salvatori, sommelier ed esperto culinario. Insieme a lui abbiamo conosciuto la famiglia Saputi e il piccolo Pongo, la mascotte della cantina. E allora mettetevi comodi, allacciate le cinture e che il viaggio abbia inizio nella nebbia delle colline di Colmurano.
Se anche voi siete ristoratori, agricoltori, allevatori o viticoltori e volete far conoscere i vostri prodotti, scriveteci a redazionepicchio@gmail.com oppure inviate un messaggio Whatsapp al 3421682258 o telefonate al 0733 1653692. Sarete ricontattati da parte della redazione di “Storie” o di “Storie di Cucina”.
Se questo spettacolo in scena nel teatro dell'assurdo fosse un film, si chiamarebbe "Gioco di Ombre". Un teatrino ambulante con picchi da commedia napoletana nel quale solo uno Scherlock Holmes della contemporaneità potrebbe riuscire a leggere tutti gli indizi che si stagliano dietro la quarta fumata nera consecutiva per le elezioni del Quirinale.
Non c'è un partito politico che si stia distinguendo per il suo buon operato. E le ragioni di questo stallo non sono da ricercarsi nell'attuale Governo di unità nazionale messo in piedi con Draghi al comando, quanto nelle elezioni che hanno travolto la politica italiana nel marzo del 2018. Una data che sembra essere preistoria nella fluidità e nel trasformismo degni del Connubio cavouriano cui ci ha abituati la classe dirigente del nostro Paese.
Nelle ultime elezioni, il centrodestra compatto (Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e UdC) aveva ottenuto 137 senatori e 265 deputati. Il centrosinistra (PD e altre liste minori) 60 senatori e 122 deputati. Il Movimento Cinque Stelle, da solo, 112 senatori e 227 deputati. Un boom assoluto (il 32%) dimenticato - più o meno volontariamente - da molti commentatori politici.
La storia recente ha raccontato come le amministrative degli ultimi quattro anni e la fragilità politica del Movimento, abbiano innescato uno scisma all'interno della classe politica che sta tentando, adesso, di rimettere in piedi la contrapposizione centrodestra - centrosinistra. Andando alla ricerca del presidente migliore per riscrivere una nuova legge elettorale, di cui fin qui si fatica a parlare di fronte le telecamere ma che sarà il secondo atto, dopo l'elezione al Quirinale.Il primo passo resterà invece la suddivisione dei 40 miliardi di euro in arrivo nel 2022 con la seconda rata del PNRR. Una poca chiarezza sull'utilizzo della prima tranche sulla quale cadde il Governo Conte - bis per mano di Matteo Renzi; fondi dei quali oggi non si sente più parlare in Parlamento. Perché è questo che si sta disperatamente cercando di addentare per restare a galla nel mare di merda in cui gli italiani continuano a galleggiare a vista chiedendo aiuto alle istituzioni.
Prassi in un sistema democratico del quale la stessa politica se ne infischia. E se ne infischia da dentro i suoi palazzi. Se ne infischia davanti le telecamere. E ai colleghi che chiedono se sia giusto questo stallo delle cose, i politici scaricano altrove le loro responsabilità. I nomi di questo scempio vanno ricordati. Nell'ordine: Matteo Renzi, Matteo Salvini - un personaggio che studia da leader ma che continua ad essere divisivo nella sua personale battaglia contro Giorgia Meloni -, Luigi Di Maio - entrato in Parlamento come trasformatore e diventato trasformista. Un centrosinistra, in blocco, inesistente.
Ultimo, e non ultimo, Silvio Berlusconi. Di lui ci eravamo dimenticati, perso tra senilità e divertimenti da Paese del Bengodi, prima che il suo nome sbucasse tra le ombre della politica italiana per l'elezione al Quirinale. Un teatro dell'assurdo nel quale anche un pluricondannato può concedersi il lusso di candidarsi a tale onore. Dimenticando che la fase acuta di instabilità politica della storia recente italiana è attribuibile proprio al suo (non) operato degli ultimi 20 anni.
Inoperosità che hanno costretto l'Italia a Mario Monti, prima, e Mario Draghi, poi. Con il Napolitano bis al Quirinale e la stessa richiesta che in queste ore preme sulle spalle di Sergio Mattarella. Per una politica che continua a non saper scegliere, con una pandemia in atto, i venti di guerra che spirano più forti che mai dall'Est Europa e la popolazione in ginocchio. E, sinceramente, di questo gioco di ombre fatto di nomi bruciati e teatrini quotidiani davanti le telecamere, il popolo ha ormai il voltastomaco.
Un altro nulla di fatto. Come da pronostici è arrivata la terza fumata nera per l’elezione del presidente della Repubblica nelle votazioni del Quirinale. Trionfano ancora le schede bianche, che scendono a 412. Prosegue il braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra.
Nessun nome ha raggiunto la maggioranza dei due terzi, fissata a quota 673, ma dal prossimo voto — che si terrà domattina alle 11 — per eleggere il Capo dello Stato basterà il 50% più uno delle preferenze. Nella terza giornata di votazioni ancora in cima alle liste di gradimento il presidente uscente Sergio Mattarella con 125 voti.
Endorsement importante anche per Guido Crosetto, con le sue 114 schede, molte di più dei 63 grandi elettori di Fratelli d’Italia, che aveva proposto il nome. Cresce anche il giurista Paolo Maddalena, sostenuto dagli ex grillini di Alternativa C’è, passato dai 39 voti di ieri ai 61 di oggi. A quota 52 c'è Pierferdinando Casini, tra i nomi più chiacchierati insieme a Draghi e Mattarella proprio per il Quirinale.
Intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera, Crosetto ha subito smentito la propria disponibilità per guidare il Colle. Proseguono nel frattempo a Roma gli incontri tra i vertici dei principali partiti politici italiani per trovare una intesa che sta spaccando dall’interno le varie forze di Governo e che sarebbe ricollegabile anche alle indiscrezioni relative alla “sospensione” del Green Pass.
L’avvento della pandemia sta generando ancora più difficoltà comunicative tra famiglie e figli in età adolescenziale. Dal sempre più diffuso vamping al fenomeno dell’hikikomori, si tenta di recuperare in Rete le mancanze di una quotidianità limitata da quarantene e assenza di socialità. Un fenomeno che sta prendendo piede in modo importante anche nelle Marche, come sottolineato dalla Caritas di Macerata.
“C’è un maggiore isolamento da parte dei più giovani e una fragilità degli adolescenti cresciuta nel corso degli ultimi due anni”, spiega Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Messina e saggista.Pira è anche autore di “Figli delle App”, un volume nel quale ha condotto vari studi per cercare di fotografare questi fenomeni: “Nelle famiglie ogni comunicazione si esplicita tra Facebook e gruppi Whatsapp e questo determina un maggiore isolamento comunicativo. E’ così che dilagano vamping e hikikomori”.
“Se con il vamping si tende a vivere in modalità “vampiri” sfruttando maggiormente le ore notturne incollati davanti a smartphone e videogames, il fenomeno dell’hikikomori è ancor più preoccupante. Si tratta di persone che hanno scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale, spesso cercando livelli che possono raggiungere il totale isolamento o confinamento”, spiega Pira.
Un fenomeno già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni '80 e che da un ventennio si sta diffondendo tra Europa e Stati Uniti, con picchi raggiunti proprio nel corso degli ultimi due anni, con l’età dei ragazzi coinvolti che si sta gradualmente abbassando. “Si cerca nell’online ciò che non si riesce a trovare nella vita reale e questo comportamento si esplicita in due segmenti: una costruzione di un “Io iperfluido” dove noi non siamo quello che rappresentiamo nella nostra vita ma ci costruiamo un profilo per ottenere consenso; un nascondersi nell’opacità dell’anonimato dietro profili falsi”. Entrambi fenomeni riconducibili al mondo dei social network.
“E se preadolescenti e adolescenti trascorrono tantissime ore su Instagram e WhatsApp, è TikTok il social che sta coinvolgendo sempre più bambini dai 7 ai 12 anni. Atteggiamenti alla ricerca di condivisione con spinte che possono essere legate all’emulazione e che possono esplicitarsi in patologie psicologiche. Sono tante le ragazze nelle scuole che si sottopongono a diete assurde e lo fanno solo per stare dietro a challenge di TikTok. E stanno nascendo centri anche per curare questi tipi di patologie mentre sono in corso studi interdisciplinari con psicologi, pediatri ed esperti di comunicazione per tentare di arginare il fenomeno.
Un ultimo passaggio riguarda la sessualità, con l’iperconnessione che sta allargando quel divario tra vita reale e mondo virtuale: “Quello riguardante la sessualità è a mio avviso il dato più sconcertante: sono sempre di più infatti i ragazzi che creano profili falsi sui vari social network per avere i loro primi rapporti sessuali online anziché di persona. E questo lo si fa anche per diminuire la pressione riguardante queste esperienze che però si vivono una volta sola nella vita”.
Nuovo focolaio Covid nel reparto di Nefrologia dell’ospedale “Generale Provinciale” di Macerata. Sono quattro in totale i pazienti risultati positivi ai tamponi effettuati questo pomeriggio all’interno del nosocomio.
Il focolaio avrebbe avuto inizio nella giornata di sabato, quando un 60enne dializzato, ricoverato nel reparto di Nefrologia e risultato positivo, era stato trasferito al pronto soccorso. Erano subito state avviate tutte le procedure d’urgenza per sterilizzare la camera nella quale era ricoverato l’uomo e mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari che avevano definito l’evento come “prassi quotidiana causata da Omicron”.
A distanza di qualche giorno le positività riscontrate anche per altri quattro pazienti, tutti vaccinati e che non presenterebbero sintomi evidenti. Sono in corso le nuove operazioni di sanificazione del reparto, ma non è escluso che il numero di positivi possa adesso estendersi.Si tratta di un nuovo focolaio dopo quello che, nel mese di novembre, aveva già colpito il reparto di Pneumologia del “Generale Provinciale”: allora i casi Covid registrati furono 8 in tutto.